Costruire il benessere a scuola

Costruire il benessere a scuola: la mediazione come strumento di regolazione del clima scolastico

Mariacristina Grazioli

Nell’ambito delle pratiche di accompagnamento verso un nuovo sistema di prassi educative e organizzative del sistema scolastico, la ricerca verso attività significative per il miglioramento del clima scolastico ha necessità di una nuova visione. Tra queste le frontiere della mediazione nella classe e a scuola rappresentano un’avanguardia assoluta da esplorare.

In Italia la complessità sociale che riverbera sul microsistema scolastico ha raggiunto livelli tali da richiedere un intervento sistemico. Non è più procrastinabile l’idea che la cura del clima scolastico sia relegata a una mera aspirazione: il benessere a scuola, come peraltro il benessere personale, va messo al centro dell’azione organizzativa.

Oggi occorre una presa di coscienza collettiva sulla nuova cultura della mediazione, da intendersi come strumento essenziale per pacificare i contesti, prima ancora che per pacificare i conflitti.

La mediazione è fondamentale per garantire un’azione riflessiva destinata a elevare la qualità del lavoro professionale, e capace di attribuire una nuova consapevolezza alle relazioni tra le persone che vivono contesti strutturati.

L’azione mediativa – come nuovo scenario culturale- è prioritariamente finalizzata alla prevenzione dei conflitti e alla riduzione delle tensioni, e questa opportunità consente il cambiamento oggettivo del senso profondo dell’agire scolastico. La mediazione assume quindi il valore di una vera occasione di rimodulazione del pensiero costruttivo, al fine di dare strumenti attivi di composizione dei conflitti e gestire la complessità in senso generale.

La stratificazione “plurilivello” negli ambienti scolastici (e i relativi elementi di distonia) rappresentano solitamente un elemento negativo; purtroppo ora assistiamo – con la ripresa della scuola in presenza dopo le urgenze emergenziali- a sostanziali dialoghi mancati, a zone d’ombra, a setting educativi “erosi”.

Mediare- inteso come strumento concreto ed organizzato presso ciascuna istituzione scolastica e come prassi di comunità- potrà ascriversi a utile area di approfondimento delle motivazioni profonde del «fare» professionale; l’atto “mediativo” costruisce senso di comunità a produce consapevolezza e perciò esso stesso è anche atto formativo.

Il “conflitto” nella nuova società pandemica può offrirsi come “occasione”? Certo, se lo sguardo istituzionale consente questa sorta di “ribaltamento delle visioni”. Ma occorre che il conflitto o la conflittualità in genere diventi un oggetto di un intervento collettivo, una presa in carico dell’intera organizzazione. In tal senso l’esperienza professionale della mediazione -come attività preordinata alla composizione delle situazioni di crisi tre persone e tra contesti- rappresenta un nodo indiscutibile di riflessione permanente e garantisce una “auto conduzione” verso pratiche assai significative.

Agire in un’ottica di mediazione consapevole e partecipata, genera un’ attenzione valoriale per il Sistema; dunque le persone che abitano le nuove architetture educative se ne assumono una responsabilità formale e sostanziale e possono avvicinarsi al concetto di mediazione come azione trasversale, fondamentale per la relazione pedagogica , per lo sviluppo dei diritti di cittadinanza attiva a livello istituzionale e per imprimere all’ organizzazione una forte evoluzione nel senso della coesione interna ed esterna.

L’azione scolastica in senso “mediativo” consente anche di sanare un essenziale senso di deprivazione del potere educativo, oggi sempre più diffuso in capo alla famiglia, offrendo scenari utili al cambiamento di prospettiva. In tal senso, la scuola «mediativa» non toglie spazio alla scelta educative delle famiglie, ma si affianca ai loro progetti di vita, creando un eco-sistema virtuoso, dove parlare di «comunità educante» ha finalmente un senso tangibile e un significato concreto.

La mediazione, come prassi di composizione dei conflitti, consente alle scuole di agire sull’ impatto sociale e, dunque, agisce a livello di immagine sociale. La mediazione sposta l’attenzione dall’oggetto educativo al percorso didattico soggettivo. Si esce dunque dalla logica del prodotto didattico e si attribuisce maggiore attenzione alla comprensione profonda delle motivazioni di ciascuno e ciò al fine di raggiungere una reale personalizzazione educativa.

In maniera più specifica occorre prendere consapevolezza che i tempi sono maturi per cambiare visione istituzionale e per realizzare scelte strategiche: è bene che i sistemi educativi operino una scelta di struttura al fine di integrate la prassi della mediazione a qualunque livello. La missione dirigenziale ha tutto l’interesse ad orientarsi sulle azioni necessarie per lo sviluppare un modus operandi nuovo: occorre una nuova funzione professionale, capace di abilitare condotte riflessive nell’ organizzazione e per l’organizzazione. A livello di classe anche i docenti traggono interesse ad abilitarsi alle tecniche mediative, ed in generale ad avere a disposizione team, gruppi o referenti che supportano la funzione docente alle prese con la complessità del sistema scuola.

Il mediatore inserito a più livelli nel microclima scolastico interviene su tutti i campi e su tutte le dimensioni, ma soprattutto interviene sulle persone che abitano a pieno diritto le scuole: studenti, docenti, famiglie.

Un primo livello di intervento va necessariamente nella direzione della diffusione della cultura della mediazione e del sostegno dell’agito mediativo tra ruoli, tra funzioni, tra soggetti e persone in una visone di pari che si autoregolano.

È importate chiarire che la mediazione è una strategia ma soprattutto una scelta personale che richiede una volontà precisa, ossia quella di accrescere il potere e le linee di dominio di ciascuno incrociando le prospettive tra pari. La mediazione a livello culturale rinuncia all’idea della gerarchia tra le soluzioni o, meglio ancora, critica l’idea dell’unicità della soluzione. L’atteggiamento mediativo punta alla piena consapevolezza che possano coesistere più soluzioni ad un problema e che, in modo altrettanto consapevole, si possa agire con un pieno diritto di scelta responsabile. Il cuore propulsivo della mediazione risiede in una condizione di libertà, ossia quella per cui i soggetti in conflitto possono trovare, o meno, un accordo considerato conveniente per entrambi.

Il mediatore sa agire con consapevolezza ed intenzione tra due situazioni differenti, le parifica nelle loro asimmetria ipotetica, non assume mai la funzione di giudice e sviluppa la funzione di conduzione verso una esplorazione coerente con l’obiettivo della composizione.

In questa ottica, nel sistema scolastico la prima grande area dove potere sperimentare il percorso di mediazione con concretezza è la classe. Qui la pratica di mediazione sostiene un percorso di controllo e sviluppo del clima tra pari in un’ottica di benessere. Il circuito virtuoso della mediazione genererà un senso di partecipazione collettiva al senso di stima di sé delle persone che di mettono in gioco nella dimensione mediativa.

I temi chiave delle mediazioni sono riconducibili a delle azioni chiare e consapevoli. La prima è l’ascolto al fine di trarre le condizioni essenziali per agire sulla complessità dei conflitti. l’ascolto contribuirà alla ricerca delle soluzioni e potrà abilitare la successiva azione di traduzione delle posizioni e riformulazione delle istanze. Attraverso un dialogo attivo, privo di pregiudizi, il mediatore attribuisce potere a tutte le parti e delinea gli aspetti asimmetrici delle questioni. Dunque il cuore dell’azione mediativa è rappresentata dal dialogo pacificante, un dialogo dove il mediatore promuove un incontro dialogante generativo di nuove posizioni in seno all’organizzazione scolastica.

La mediazione come prassi di composizione dei conflitti restiuisce di una immagine sociale di scuola pacificante, dialogante, generativa di senso. In questa prospettiva l’auspicio è che i vertici nazionali facciano tesoro delle esperienze internazionali, in particolare di quelle francesi, che hanno già sperimentato il modus operandi. Auspicabile anche è una azione di sensibilizzazione dei territori alla pratica, con attività formative capillari di valorizzazione delle professionalità che, nel contesto scuola dell’emergenza, hanno – talvolta silenziosamente ma efficacemente- offerto il servizio di mediazione come atteggiamento istituzionale e professionale e infine personale.