Il contributo dei docenti per il miglioramento continuo

“Voci di scuola”
Atto primo: il contributo dei Docenti per il Miglioramento continuo

a cura di Mariacristina Grazioli

La scuola è ancora una istituzione universalistica a matrice costituzionale, destinata alla crescita delle persone – di tutte le persone – nessuna esclusa. Le aule, quelle del fare quotidiano, quelle in cui si è alla continua ricerca delle “parole giuste” (che arrivano solo dopo lunghi anni di studio e applicazione, nel pieno di un percorso professionale difficile per impegno personale e riconoscimento sociale) sono indubbiamente luoghi di cultura. Quelle stesse aule chiedono agli insegnanti di applicare il pricipio di autovalutazione su se stessi, soprattutto quanto il sistema li pone dinnazi alla “sfida” del percorso di assunzione dell’ambito “ruolo”.

E’ cosi che, da un momento formale scaturito da un labortorio formativo, si offra l’opportunità di rilettere sulla sostanza delle cose; capita allora che si abbia l’occasione di ascoltare con autenticità la cultura delle aule, i pensieri ad alta voce dei docenti su quale sia il senso profondo del loro impegno professionale. Nella comunità di pratiche formative nascono delle “perle” di riflessione, o quelle “giuste parole” che vale la pena di leggere, per non perderesi, per ritrovarsi, per tenersi ancorati al senso della scuola cresciuta e alimentata dalla nostra migliore letteratura pedagogica.

“Il laboratorio Il miglioramento continuo: i documenti strategici della scuola e il contributo dei docenti in servizio mi ha dato l’opportunità di riflettere e fare più chiarezza sul mondo organizzativo – burocratico della scuola e su tutte le varie sfaccettature che caratterizzano l’azione di insegnamento: mi ha permesso di comprendere ulteriormente l’importanza che assume l’aspetto comunicativo – relazionale e la collaborazione all’interno della scuola e di quanto sia dovere di tutti gli insegnanti lavorare in un’ottica di miglioramento e, quindi, di cambiamento e valorizzazione del contesto, micro e macro, in cui si è chiamati ad agire. Insegnare significa lasciare il segno, vestire i panni dell’insegnante sociale che passa dall’azione didattica all’azione strategica, intesa come capacità di valutare le diversità, cioè le risorse degli alunni, sostenere questi ultimi nel loro percorso di crescita, sviluppare un continuo aggiornamento professionale e personale, ma, soprattutto, la capacità di lavorare secondo i principi di collaborazione e negoziazione attraverso i quali cocostruiamo saperi. Inoltre, quando si parla di innovazione didattica in un’ottica di cambiamento, bisogna tener conto dei modelli socio-economico, culturale, istituzionale (educativo) e collettivo/individuale e dei vari contesti che ciascuno di noi vive (lifewide learning), compresi gli alunni, in un’ottica di lifelong learning. Per favorire l’innovazione bisogna fare uno sforzo collettivo, bisogna garantire una scuola orientata e proiettata al futuro, bisogna dare le chiavi per il futuro a tutti gli alunni”.
Chiara del Mastro

“Grazie a questo laboratorio ho potuto avere uno scorcio di differenti visioni di un mondo per me abbastanza nuovo come la scuola e l’insegnamento. Insegnando da poco ho ancora molto da imparare su argomenti come i sistemi di monitoraggio (tra cui INVALSI) e l’autovalutazione come il RAV, valutazione alunni, competenze, ruolo del docente e suo contributo nell’istituto. Quello che mi ha toccata di più sono le riflessioni sulle dinamiche relazionali a scuola e la resistenza al cambiamento.
Mi trovo totalmente in accordo con la definizione “il miglioramento avviene attraverso il cambiamento” e mi hanno colpita molto le frasi della docente “quello che faccio io riverbera sul mio vicino, lavorare nel noi, dall’io al noi”. Il riferimento alla solitudine professionale mi ha fatta riflettere. Tanti nuovi docenti come me questo anno sono entrati in un gruppo lavorativo vario e già consolidato di insegnanti che si conoscono da anni e che utilizzano metodi e strategie didattiche consolidate. Come nuovi arrivati ci siamo trovati talvolta in difficoltà nello svolgere un lavoro collaborativo in quanto siamo portatori di nuovi punti di vista e metodi e il cambiamento spaventa. Per quanto mi riguarda io farò del mio meglio per applicare azioni strategiche atte a negoziare e mediare e sosterrò sempre un atteggiamento di apertura e confronto continuo con i colleghi per cooperare e costruire conoscenze da mettere a disposizione del gruppo alunni, in quanto ritengo che non si debba perdere di vista il punto che è quello di essere al servizio dei ragazzi e si deve svolgere il proprio compito pensando a ciò che è meglio per loro.
Un ambiente in cui si è sempre disponibili a mettere in discussione e rivalutare il proprio operato e a modificarlo al bisogno ritengo possa essere un ambiente sano in cui agire per il bene comune degli studenti e il benessere del corpo docenti, un ambiente in continuo miglioramento è l’unico a cui bisognerebbe puntare. Porterò quindi le mie azioni verso la negoziazione come progetto di miglioramento, dentro ad un processo collaborativo aperto a variazioni.
Mi è piaciuto molto il riferimento al “docente facilitatore” che è capace di scambiare competenze e di lavorare in gruppo, un comportamento a cui sicuramente si deve puntare e verso il quale agirò”.
Azzurra Ceccarelli

“Il laboratorio (…) si è rivelato molto utile e interessante poichè ha fornito spunti sotto vari punti di vista: su un piano prettamente nozionistico, quindi dal punto di vista della mera conoscenza, si è trattato di un utile ripasso nonchè approfondimento delle informazioni relative al RAV, del SNV e in generale al funzionamento della scuola sotto un profilo organizzativo e burocratico; questo a maggior ragione in quanto la figura del formatore, ovvero un dirigente scolastico, permetteva di ragionare su meccanismi ed esigenze scolastiche da prospettive diverse e di più ampio respiro rispetto a quelle solite di un docente. Su un piano più filosofico e orientativo rispetto a propositi e prospettive future, l’incontro è stato ugualmente ricco di contenuti in quanto noi docenti in anno di prova siamo stati stimolati a riflettere sul tipo di missione che ci attendeva, nel presente e nell’avvenire: se infatti la passione per l’insegnamento e la dedizione a questo lavoro rappresentano un requisito imprescindibile per poterlo svolgere in maniera adeguata, non è scontato che ciò sia sufficiente: è necessario anche porsi delle domande “scomode” sul tipo di docente che si desidera essere e su quale sia il compito a cui si vuole adempiere svolgendo questo mestiere. Personalmente sono stato stimolato a riflettere su queste tematiche, che già sentivo “mie” e senz’altro molto vicine, e si è rafforzata in me la convinzione che al di là del sapere disciplinare e contenutistico, che resta comunque importantissimo e impegnativo da trasmettere in maniera efficace e che quindi richiede una grande dose della nostra attenzione, è ancora più importante dedicarsi al saper essere e al diventare da parte degli studenti degli individui maturi, completi e autonomi sotto tutti i profili della personalità, con l’obiettivo quindi di formare dei cittadini più consapevoli e capaci di agire nell’interesse individuale ma anche della collettività. Questa è una sfida che si presenta come particolarmente ardua ma, in un contesto come la società attuale mossa da un forte individualismo e da cambiamenti che avvengono continuamente e a grande velocità, richiede necessariamente al docente la capacità di mettersi in discussione e reinventarsi se necessario dal punto di vista professionale per portare a termine questo compito al meglio. Questa riflessione dal punto di vista filosofico si è rivelata poi ancora più attuale e interessante quando svolta in parallelo all’analisi di meccanismi quali il RAV e le prove INVALSI, i quali assolvono ad esigenze necessariamente più pratiche ed impersonali e ricordano perciò quanto sia importante trovare il miglior compromesso possibile tra tutte queste istanze. In ultimo, esplorare il funzionamento dell’apparato scolastico sotto questa prospettiva ha suscitato in me la curiosità per la carriera da dirigente scolastico che senz’altro approfondirò nei prossimi anni”.
Roberto Blois

“Durante il laboratorio Il miglioramento continuo: i documenti strategici della scuola e il contributo dei docenti in servizio ho avuto la possibilità di riflettere sul valore della collaborazione e negoziazione tra tutte le figure che intervengono ogni giorno sul mondo organizzativo della scuola. Nell’osservazione dei doveri che un docente applica ogni giorno in qualità di dipendente pubblico, è fondamentale che si agisca verso un’ottica di miglioramento e valorizzazione sia del macrocontesto che del micro. Dobbiamo ricordare che la scuola rappresenta l’istituzione più vicina al mondo socioproduttivo, perciò essa ha il dovere di orientare i propri studenti trasmettendo i saperi delle discipline. La scuola rappresenta un servizio che si prefigge di raggiungere dei traguardi di competenza e degli obiettivi di miglioramento previsti dagli ordinamenti vigenti. Per farlo, occorre possedere adeguati strumenti didattici e metodologici all’interno di una cornice collaborativa in grado di creare un sapere co-costruito che sappia rispondere alla complessità sociale. Infatti l’innovazione didattica coinvolge il paradigma socio-economico, culturale, istituzionale collettivoindividuale con coi ognuno di noi ha a che fare quotidianamente. A tal proposito è bene offrire una didattica che sia strategica in cui noi insegnanti lasciamo il segno intercettando conoscenze, competenze, novità, significati e coerenza e agendo come “docenti sociali”. Sono questi gli ingredienti essenziali per il futuro dei cittadini del domani”.
Arianna Costanza

Ecco le voci di alcuni docenti che hanno preso molto sul serio la loro professione: l’insegnamento.
E’ bello leggere le loro riflessioni “di cuore e di ragione” e ringraziali del loro spendersi tutti i giorni per la nostra comunità educante.