AA.VV. (a cura di A. Caputo), Filosofia e Istituti Tecnici

Per una didattica (possibile) della filosofia nella scuola secondaria superiore tra innovazione culturale e riforme scolastiche

di Carlo De Nitti

La “filosofia per tutti”, ovvero il “diritto alla filosofia” – come lo chiama Beatrice Centi, presidente della Consulta nazionale di Filosofia – di tutti gli studenti scuole di ogni ordine e grado all’insegnamento filosofico è un argomento di grande importanza, tanto nel dibattito teoretico tra gli studiosi di Didattica della filosofia, quanto nei documenti ministeriali più recenti sulla materia, ma soprattutto nelle prassi sperimentali della scuola “militante”, che avverte cogente la necessità di superare lo stato delle cose, inadeguato al tempo presente.

Di tutto ciò rende analiticamente ragione il volume Filosofia e Istituti Tecnici. Esperienze e questioni, che ha visto la luce in questo 2023, curato da Annalisa Caputo per i tipi di Mimesis edizioni nella collana “Filosofie”. Esso costituisce la raccolta degli interventi che hanno animato una tavola rotonda, tenuta a Bari il 7 maggio 2022 ed intitolata “Filosofia e istituti tecnici: un futuro possibile?” in cui gli esperti hanno discusso – come scrive Beatrice Centi – <<sull’importanza di insegnare filosofia in tutte le scuole […] perché riteniamo che l’educazione scolastica debba essere presente sempre anche un percorso finalizzato alla formazione della persona […] tutti i giovani hanno diritto alla filosofia, di conoscerla nelle forme che meglio si integrano con la specificità delle diverse scuole, di praticarla come componente fondamentale della formazione personale>> (pp. 15 – 16 passim).

L’espressione “Istituti tecnici” é una sineddoche: in questa locuzione, sono ricompresi anche gli istituti professionali, come scrive la curatrice (p. 10), ovvero tutti quegli istituti scolastici di indirizzo “non liceale”. Com’è noto, tutti gli indirizzi liceali, anche dopo i DD.MM. 87, 88 e 89 del 2010,sono i soli destinatari dell’insegnamento filosofico, come definito fin dai tempi della Riforma Gentile, che – forse, è bene ricordare che tale riforma costituisce ancora l’architrave dell’istruzione secondaria superiore in Italia – quest’anno compie cento anni.

La curatrice del volume, Annalisa Caputo – docente dell’Università degli Studi Aldo Moro di Bari, che tanti lavori ha dedicato alla didattica della filosofia – nella sua Cornice (pp. 19 – 33) esamina i ministeriali Orientamenti per l’apprendimento della Filosofia nella società della conoscenza (2017), che, pur non prescrittivi, danno la percezione degli intendimenti presenti, e ribadisce che <<“più filosofia per tutti” dovrebbe poter significare “più capacità interrogativa e dialogica per tutti”>> (p. 25). E’ la (una delle) mission che permea tutte le sperimentazioni di cui si discute, effettuate in tutte le scuole di ogni ordine e grado, comprese quelle del circuito carcerario, ad esempio, in Irpinia.

Nei quattro capitoli che compongono questo interessante volume – Dall’esperienza di “lnventio” (pp.35 – 75), Dall’esperienza di “Amica Sofia” (pp. 77 – 101), Dall’esperienza di Philosophia ludens (pp.103 – 124), Dalla scuola all’università (pp.125 – 146) – tutti gli Autori sottolineano l’assoluta positività di quanto realizzato in termini di competenze maturate dalle studentesse e dagli studenti quanto a capacità di porre domande, di approcciarsi criticamente a quanto proposto, anche con tecnica ludica. Come scriveva Gianni Rodari, per imparare non è necessario né obbligatorio annoiarsi…

Tutte le sperimentazioni hanno come comune denominatore la necessità di puntare sul “dialogo” come via regia di accesso al studentesco ed alla filosofia, come modo per far sì che tutte le studentesse e gli studenti – nelle scuole come nelle università – possano uscire da uno stato di minorità causato dal mancato accesso al sapere filosofico. L’utilizzo del metodo ludico non fa certo venir meno la serietà ed il rigore scientifico, anzi lo potenzia. In ogni caso, è indispensabile ripensare la formazione dei docenti.

In alcuni passaggi di tutti i contributi del volume – non certamente gli unici – è ampiamente esplicitato il senso di quanto testé scritto.

<<L’idea stessa della filosofia nei tecnici e professionali – disciplina “liceale” per definizione, insieme al latino – può generare un fraintendimento, su cui è bene fare chiarezza. Inventio non vuole andare verso una “liceizzazione” dell’istruzione tecnica e professionale, che tenti, attraverso pillole di storia della filosofia, di scimmiottare il curricolo liceale. Al contrario, si tratta di proporre specifiche attività nate in seno alla ricerca filosofica – e che dunque ne adottano contenuti, metodi, linguaggi, nozioni – orientate allo sviluppo delle due competenze umane irrinunciabili, qualsiasi sia la formazione di base e la futura professione degli studenti: il pensiero e il dialogo, che […] trovano nello strumento del dialogo filosofico una perfetta identificazione>> (pp. 39 – 40).

<<La filosofia dialogica infatti è innanzitutto un legame con se stessi, che si esprime nel principio di inclusione, in un’ottica auto-etica, in cui si fondono identità e principio di autorealizzazione vissuti soggettivamente, ma è anche benessere personale e legame con la comunità, che si manifesta nell’insopprimibile esigenza della socialità e del confronto intersoggettivo. L’intenzionalità filosofica peraltro consente di mettere in questione la realtà, stimolando l’analisi critica e il confronto delle idee, accettandone la relativa soggettività che le rende costantemente esposte alla ridefinizione dei criteri ermeneutici. Ragione di più per riconoscere a tutti il diritto alla filosofia come uscita dalla minorità, esercizio di rigore logico che struttura il pensiero; sguardo critico rivolto alle radici della realtà e delle culture, per esorcizzare i fondamentalismi che – come fantasmi del passato – si aggirano tuttora minacciosi nell’attuale scenario geopolitico>> (p. 83).

<<PhL risponde indirettamente anche ad alcune richieste dell’attuale didattica per competenze. Infatti possiamo considerare ogni gioco un compito sfidante/autentico, perché ogni laboratorio rappresenta una sfida, come abbiamo detto, a se stessi, agli altri, alle domande, agli Autori della filosofia. Inoltre, ogni gioco può essere letto come un compito di realtà, perché i gruppi producono sempre qualcosa di concreto (che potremmo chiamare, con il lessico delle competenze, un compito-prodotto) che diventa “ponte” tra quanto fatto in classe e quanto gli studenti e le studentesse faranno al di fuori dell’orario scolastico. In alcuni casi, questo prodotto è un testo, in altri una definizione, in altri una drammatizzazione, in altri un’elaborazione grafica. Le possibilità sono molteplici e dipende dal tipo di gioco che si sceglie>> (p. 105).

<<Ri-pensare la formazione significa anche non perdere di vista i bisogni formativi dei docenti, che cosa li nutre profondamente in quanto professionisti, cosa li rende in grado di proporre una formazione a servizio dell’essere umano […] Il pensiero filosofico non può sottrarsi dinanzi a ciò, anzi deve guidare e supportare la riflessione dei singolie il luogo per apprendere a pensare cin rigore e profondità è prima di tutto la scuola>> (p. 145).

Con un non nostalgico esercizio della memoria (memoria minuitur nisi eam exerceas, raccomandava Cicerone) a chi scrive – antico studente di filosofia dell’Università degli Studi di Bari (1979 – 1983), attualmente nel “pronaos” della quiescenza come dirigente scolastico, par hasard, di un istituto di istruzione secondaria superiore (tecnico e professionale insieme) barese – chiede venia a chi legge se conclude queste righe, rammemorando gli insegnamenti di un grande Maestro, alla cui venerata memoria gli è sempre gradito ripensare con infinita gratitudine: Giuseppe Semerari(Taranto, 04.01.1922 – San Giovanni Rotondo, FG, 21.09.1996). Egli, già nella seconda metà del secolo scorso: 1) sosteneva la cogente necessità del superamento del modello gentiliano di didattica della filosofia e dell’identificazione di essa con la sua storia; 2) proponeva che lo studio della filosofia divenisse un diritto di tutti gli adolescenti, affinché potessero diventare cittadini attivi, liberi e responsabili; 3) dedicava, sulla Rivista internazionale di critica filosofica “Paradigmi” – da lui fondata nel 1983 e diretta fino alla prematura scomparsa – una sezione intitolata “Università e scuola” tematizzata sulla didattica della filosofia; 4) organizzava, con i suoi eccellenti collaboratori, nell’ambito dei suoi corsi indimenticabili universitari, seminari con valorosi docenti liceali di filosofia, collegando il mondo della ricerca accademica con quello della scuola e della ricerca didattica.

Attualissimo! Classico è quell’autore che “non ha ancora finito di dire ciò che ha da dire” (Italo Calvino).