P. Sollecito, Gli altri siamo noi

“GLI ALTRI SIAMO NOI”: GLI SGUARDI “EMPATICI” DI PATRIZIA SOLLECITO

di Carlo De Nitti

Può non essere peregrina l’idea che, per presentare la poetica di un’Autrice come Patrizia Sollecito e la sua prima silloge di versi, rammemorare, per evidente associazione mentale, un testo che alla poesia è molto prossimo quale quello di una canzone, in particolare, di una  del 1991: Gli altri siamo noi, scritta, cantata e portata al meritato successo canoro da Umberto Tozzi. Da quelle parole emerge una dimensione empatica dell’esistenza che non può non essere tale, se non mediante un processo di identific-azione e di scambio di ruoli, quali esiti di un processo che ha il suo abbrivo negli sguardi di ognuno verso tutti/e, verso il mondo, la natura.  

Cos’è uno sguardo, se non il modo attraverso cui io irrelati iniziano a relazionarsi, a cum-prendersi, a divenire un io ed un tu – tanti io e tanti tu – a tendere verso la costituzione di un/ tanti  noi/ voi, in una dimensione assolutamente diversa da quella primigenia? Lo sguardo è la forma di apertura al dialogo ed all’empatia: “dialogo” non significa necessariamente “accordo” ma, di sicuro, riconoscimento e legittimazione reciproci in un medesimo orizzonte di senso, all’interno del quale, per dirla con le parole di Antoine de Saint-Exupéry (1900 – 1944), ci si “addomestica” reciprocamente.

Lo sguardo empatico costituisce la cifra peculiare di e c’è il tuo sguardo, la prima silloge di trenta poesie che Patrizia Sollecito – personalità poliedrica, docente eccezionalmente versatile ed ispirata scrittrice – regala ai lettori, da augurare tantissimi, questa estate mediante i tipi di WIP edizioni di Bari:<<Voglio regalare parole / che rompano il sentirsi anonimi / per diventare clessidre / che abitano il tempo>> (Clessidre, p. 43) il tempo in cui si vive e con-vive, guardandosi. <<La poesia / è nell’urgenza del dare / fra le labbra e le intese / nel verde dei prati / e nel rosso generoso dei papaveri. / Qui si adagia leggera / canto nitido e fertile>> (Sottobraccio, p. 39).

Rendono particolarmente preziosa questa raccolta di versi la traduzione nella musicale lingua spagnola ed una serie di acquerelli entrambi dovuti a Carmen Ciocca, nonché Il canto per la nuova umanità di Anna Santoliquido, presidente dell’Associazione internazionale “Donne e Poesia”.

Lo sguardo è l’atteggiamento filosofico – che Patrizia Sollecito convintamente ed universalmente pratica – che le consente di accogliere empaticamente in sé l’altro, socializzando il suo “mondo interiore”: <<Se ti vedo, sorrido. / Se mi guardi e sorridi / so che esiste / la vita di dentro>> (Sorriso, p. 19).

Essa costituisce il noi latente nell’io e nel tu, alla maniera del vento che << libera il noi / nascosto nell’io e nel tu / nel respiro delle nuvole / è il nostro appartenerci>> (Il vento, p.17).
Tale coappartenenza ha il suo livello primigenio in ciò che il filosofo Edmund Husserl (1857 – 1938) chiamava pre-categoriale, negli sguardi e nei silenzi, nella dialettica silenzi / parole e buio / luce, nel mondo della vita, Lebenswelt:<<Amo silenzi con i varchi / spio dalle crepe / il sopraggiungere della luce>> (Silenzi, p. 23).

Quella luce accompagnata dalla parola più vera, la parola interiore: <<Ti riveli. / Sei parola di tenacia nel sentire. / Parola di fraternità / che disegna le fisionomie del buio / per forarlo di rosei albeggi […] Canto sacro / della terra, delle acque, del cielo / risveglio della nuova umanità>> (Parola interiore, p. 51). Generata e ri-generata dagli sguardi reciproci carichi di empatia: <<E ci fu il tuo sguardo / a donarmi unità. / Frantumi di me raccogliesti sorridendo. / Manciate di parole mi gettasti del grembo. / All’incrocio del mio dolore eri lì>> (Il tuo sguardo, p. 53). E reciprocamente: <<Scuoti le apparenze, / ritrovati / come approdo e ripartenza. / Disegna il tuo esserci al mondo. / Scrivimi, invece, una poesia che parli di te>> (Scrivimi un verso, p. 27).

Gli sguardi empatici di Patrizia Sollecito – e di chi desideri collocarsi sulla sua medesima lunghezza d’onda – hanno quali protagoniste d’eccezione le donne, probabilmente più capaci di un pensiero “lungo” che non segua necessariamente la razionalità epistemica di stampo moderno, cercando, invece, quella ragionevolezza si nutre di phronesis e di originaria potenza muliebre. <<Seguo le tue linee femminili […] la poesia del vivere / ti ridisegna e ti svela. / Si nutre di sogni arditi / la tua forza. / Non patteggi / con l’usura del tempo / scavi canali / e segreti […] Partigiana della tenerezza / nei sentieri impervi della violenza / fai rotolare ad ogni passo / parole nuove. / La tua energia / alimenta sogni di speranza / confini>> (La forza al femminile, pp.73 – 75).

Questo limpido protagonismo femminile rivela una diversa consapevolezza e forza che – e Patrizia Sollecito, anche come docente, lo sa bene – accomuna le donne di tutto il mondo. Testimonia questa consapevolezza lirica Io: <<Permetto a pochi / di affacciarsi nei miei pensieri / temo polvere e disordine. / Non amo le ombre / neppure le penombre / abbraccio le mie fragilità>> (Io, p. 85).

Patrizia Sollecito non si rifugia, di certo, nel suo ego solipsistico: <<Mi nutro di affetti / credo nell’amicizia / sentimento di tener da e vitale energia / di straordinario e di quotidiano. / Musicale armonia, ritmo di jazz, / imprevedibile. / Come me>> (Ibidem).

Straordinario e quotidiano non sono due dimensioni irrelate della vita: Lo straordinario può essere quotidiano ed il quotidiano straordinario.

Come gli sguardi “empatici“ di Patrizia Sollecito: quotidianamente straordinari, per innervare di sé tutte le vite, in qualsiasi luogo si incontrino, di una nuova humanitas. Affinchè tutti possiamo DirCi di Sì, come era intitolato un precedente volume dell’Autrice (2018) per i tipi della medesima e benemerita casa editrice, in collaborazione con Pasquale Adamo, Mental Coach e Trainer di PNL.

Tout se tient nella poesia di Patrizia Sollecito: <<Voglio andare controvento / oltre la quiete, / parlare di possibilità / oltre la rassegnazione. / Voglio indicare la pienezza oltre la mancanza. / Credo nei risvegli / nei mondi corallini interiori / e nell’amore>> (Oltre, p. 25).