Collaborazione e compresenza in ambito scolastico

Collaborazione e compresenza in ambito scolastico

di Gino Lelli e Andrea Sorcinelli [1]

Lavorare insieme a scuola

Nell’ambito scuola ci sono varie tipologie di collaborazioni per la realizzazione di obiettivi inerenti all’attività didattica e alla delega di particolari responsabilità, che implicano la cooperazione tra:

  • insegnanti di una o più classi,
  • insegnanti e direzione,
  • insegnanti ed educatori,
  • educatori e direzione,
  • insegnanti, educatori e direzione.

Il lavorare insieme può essere saltuario o continuativo, durevole o di breve durata, poco o molto impegnativo. Nell’arco dell’anno scolastico, ciascun insegnante procede autonomamente con la propria programmazione didattica per poi incontrare i colleghi nel momento degli scrutini o degli esami. Sono presenti, inoltre, attività collettive inerenti alla programmazione, alla verifica della stessa, di aggiornamento e il lavoro didattico viene organizzato e coordinato insieme per quanto concerne i progetti la cui realizzazione necessita del concorso di varie discipline.

Lavorare all’interno di un gruppo conduce gli insegnanti a nuove consapevolezze e atteggiamenti, al superamento della tendenza all’individualismo, nonché a superare i timori di intrusione. La piena circolazione delle informazioni, l’utilizzo al meglio delle competenze dei singoli, la verifica dei risultati intermedi, sono elementi che favoriscono il conseguimento dell’obiettivo che si è posto il gruppo di lavoro.

Lo scambio delle informazioni

Lo scambio di informazioni tra insegnanti può riguardare vari argomenti quali la struttura sociometrica del gruppo classe:

  • studenti “popolari”, che hanno una forte influenza sugli altri e che potrebbero dunque essere di aiuto agli insegnanti, se questi riescono a ottenere la loro fiducia e la loro collaborazione,
  • studenti che appaiono isolati rispetto agli altri compagni, non hanno amici, non interagiscono,
  • studenti rifiutati dagli altri per ragioni varie, quali aspetti particolari del carattere o del modo di comportarsi.

Può concernere, inoltre:

  • studenti particolarmente dotati in determinate discipline,
  • studenti che hanno qualche disabilità motoria, sensoriale o mentale,
  • studenti che presentano aspetti caratteriali difficili e/o con situazioni familiari complesse,
  • tematiche sensibili per gli studenti che potrebbero essere trattate e diventare oggetto di discussioni di gruppo,
  • informazioni su tecniche e metodologie didattiche,
  • argomenti trattati dall’insegnante che tramite i colleghi gli ritornano come

feedback di gradimento degli allievi (entusiasmo, coinvolgimento e così via).

Aggiustamenti alla programmazione e condivisione

La programmazione iniziale deve essere sottoposta periodicamente a verifica sia personale, sia collegiale, allo scopo di scoprire presto eventuali inadeguatezze e di poter così introdurre i necessari correttivi.

Ad esempio, un insegnante si può accorgere che l’arco temporale previsto per la spiegazione di alcuni argomenti o di talune attività è troppo breve in rapporto alle capacità effettive degli allievi e che occorre distribuire meglio nel tempo quanto è stato programmato, rinunciando talora anche ad alcuni contenuti ritenuti non essenziali per lasciare più spazio agli altri.

Può, inoltre, rendersi conto che:

  • sono state trascurate fasi intermedie sulle quali ci si dovrebbe invece soffermare adeguatamente,
  • alcune condizioni giudicate necessarie per una sperimentazione non sono attuabili,
  • tematiche che si pensava potessero riscuotere interesse negli alunni non sono risultate affatto coinvolgenti e che vanno omesse,
  • un certo progetto, al momento dell’attuazione, si è rivelato di fatto non realizzabile,
  • un determinato argomento complesso può essere arricchito con nuovi “perché”, nuove possibilità di excursus, nuove attività di ricerca che non erano state immaginate nella programmazione iniziale.

La valutazione ha sicuramente momenti individuali dove un insegnante riflette autonomamente su quanto ha realizzato in classe, su quanto ha dovuto trattare velocemente, rinviare o accantonare determinati argomenti. Tali valutazioni possono essere condivise negli incontri collegiali con i colleghi, possono avvenire confronti di esperienze tra insegnanti sia sui ritmi di apprendimento della classe, sia sulle modalità didattiche e metodologiche. In tali incontri, inoltre, vengono comunicati i risultati di sondaggi compiuti (attraverso discussioni di gruppo o tramite questionari) per studiare le risposte degli allievi relative ai diversi aspetti della vita di classe, oppure raccogliere le loro valutazioni a proposito del grado di interesse per le varie attività didattiche in cui sono stati coinvolti, della comprensibilità e della rilevanza (nel loro mondo psicologico) delle conoscenze che stanno acquisendo, dell’adeguatezza dei metodi utilizzati.

La compresenza

La possibilità di lavorare insieme nell’attuazione di quanto è stato programmato non prende soltanto la forma del riunirsi periodicamente con i colleghi per verificare ed eventualmente aggiornare la programmazione, scambiarsi le impressioni e le informazioni, omogeneizzare gli atteggiamenti e i comportamenti, ma può prendere anche la forma di una concreta compresenza in una classe.

Ciò può accadere frequentemente nella scuola dell’infanzia, quando, ad esempio un maestro si prende cura dei bambini più piccoli e un altro di quelli di età maggiore, anche se in questo caso si tratta prevalentemente di una compresenza di tipo puramente fisico, dato che ognuno dei due gruppi viene impegnato in attività diverse.

Possono verificarsi situazioni di interazione educativa, sia quando le diverse attività dei sottogruppi sono le componenti di un progetto complessivo che le vede più tardi unificate (ad esempio la preparazione di una festa della scuola), sia quando l’attività proposta all’intero gruppo viene svolta in collaborazione da due o più insegnanti (per esempio uno legge una filastrocca mentre l’altro contemporaneamente la rappresenta mimicamente; oppure uno dirige il coro e l’altro suona il pianoforte).

Nella scuola primaria e nella scuola secondaria di primo grado, vi può essere la compresenza di più insegnanti nelle fasi dell’esecuzione di un progetto, quelle in cui occorre mettere insieme le varie risorse o nella fase iniziale e intermedia dell’elaborazione di qualche unità tematica complessa, quando i vari “perché” possono trovare una risposta in campi disciplinari diversi.

Questa compresenza può verificarsi anche nella scuola secondaria di secondo grado, quando sono trattate tematiche e/o discussioni di gruppo su argomenti generali che presentano una pluralità di aspetti.

La compresenza può verificarsi anche in forme diverse da quelle di trovarsi contemporaneamente nella stessa aula, può cioè essere attuata in momenti successivi nella stessa area disciplinare, ad esempio dividendo il programma in moduli che sono trattati da diversi insegnanti.

Un esempio può essere l’esperienza attuata da alcuni insegnanti di discipline diverse in una scuola secondaria di primo grado dell’Emilia Romagna che si è svolta nella seguente modalità: uno dei libri di narrativa adottati in una classe è stato letto ad alta voce, a turno, nella classe, via via da tutti gli insegnanti, ognuno di loro ha letto e commentato con gli allievi almeno un capitolo del libro.

Così facendo, agli occhi degli alunni, l’immagine di ogni docente si è arricchita di nuovi aspetti, inoltre, alcuni insegnanti, percepiti come scostanti o antipatici, sono stati poi visti in un’ottica diversa e più positiva.

Le compresenze di più docenti, sia della stessa area disciplinare, sia di aree disciplinari diverse, possono essere realizzate inoltre con due o più classi riunite e, in certi casi, anche con tutte le classi dell’istituto scolastico.

Un esempio può essere l’incontro di due o più classi con qualche esperto, quale uno psicologo (che affronta argomenti rilevanti per preadolescenti o adolescenti, come lo sviluppo sessuale, i rapporti di amicizia con i coetanei, i rapporti con gli adulti, le tossicodipendenze, e così via), oppure con un testimone privilegiato di un’epoca, di un evento importante, di una certa professione.

In tali casi, nella fase di preparazione dell’incontro, durante il suo svolgimento e dopo la sua conclusione, insegnanti di varie discipline e di classi diverse collaborano proficuamente fra loro.

Conclusioni

Nell’intervento educativo lo scambio di informazioni e le varie collaborazioni sono importanti.Nel corso di tali esperienze la conoscenza reciproca si approfondisce, si verifica un arricchimento di informazioni e culturale nonché l’opportunità di riflettere sul proprio operato e di confrontarlo con quello dei colleghi, così da poterlo eventualmente migliorare. Vengono, inoltre, messe a fuoco le diverse componenti della professionalità di un insegnante, lacune incluse.

Lo scambio di informazioni consente, poi:

– di ricevere suggerimenti utili,

– una maggiore conoscenza delle caratteristiche degli allievi, di come questi vivono l’esperienza didattica,

– di migliorare la performance personale e di essere più consapevoli.

La consapevolezza può riguardare la necessità di realizzare un maggiore equilibrio tra:

–   attività che mettono in gioco la razionalità e altre che sollecitano la fantasia,

– attività che sollecitano una convergenza, portano cioè alla formazione di un’opinione condivisa da tutti e altre che favoriscono invece la divergenza, ovvero l’emergere di valutazioni individuali diverse che rivelano la presenza di capacità creative e la graduale formazione di uno stile personale,

–   attività individuali e attività svolte in gruppo,

–   lezioni classiche e discussioni o dibattiti,

–   l’adottare modalità didattiche diverse e più proficue,

–   l’adottare atteggiamenti diversi e più ottimali con gli alunni.

La gestione del gruppo classe da parte dell’insegnante deve essere di ascolto verso gli allievi e di guida consapevole e autorevole.

Bibliografia

·      Bresciano P., “Progettare e strutturare l’unità di apprendimento: Elaborare l’UDA per le prove dei concorsi scuola”, Varisco, Brescia, 2022

·      D’Alonzo L., “Come fare per gestire la classe nella pratica didattica. Metodi e strategie, unità di lavoro guidate e schede di autoformazione”, Giunti Edu, Firenze, 2017

·      Selleri P., “In classe. Costruire e gestire il benessere a scuola”, Carocci, Roma, 2019

·      Triani P., “La collaborazione educativa”, Morcelliana, Brescia, 2018

·      Tuffanelli L., Ianes D., “La gestione della classe. Autorappresentazione, autocontrollo, comunicazione e progettualità”, Erickson, Trento, 2011


[1] Gino Lelli, Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli Studi “Carlo Bo” di Urbino. Andrea Sorcinelli, Sociologo.