Nidi d’infanzia, quel cono d’ombra della scuola italiana

da Tecnica della Scuola

Nidi d’infanzia, quel cono d’ombra della scuola italiana
di A.G.
Le strutture pubbliche sono la metà di quelle indicate dall’Ue. Le private devono fare i conti con la mancanza di regolamentazione a tutela del personale che vi opera. E ciò malgrado adottino progetti pedagogici, siano aperti quasi tutto l’anno, anche per 12 ore al giorno. Da Pescare parte una petizione on line, rivolta ai neo responsabili del Miur e delle Pari Opportunità.
Lo sviluppo dei nidi d’infanzia in Italia risulta davvero sofferto. Certo, ci sono realtà, come l’Emilia Romagna dove siamo vicini alla media Ue. Ma la presenza dei servizi pubblici (predisposti dai Comuni) per l’accoglimento dei bimbi da zero a tre anni rimane davvero bassa: mediamente si arriva a coprire poco più del 15 per cento dell’utenza potenziale. Mentre l’Eu ha posto come obiettivo minimo il doppio.
 E quando subentrano i nidi privati, questi devono fare i conti con una adeguata mancanza di regolamentazione a tutela del personale che vi opera (non esiste un loro contratto collettivo nazionale di lavoro). Inoltre costano troppo e non sono riconosciuti dal ministero dell’Istruzione.
Da alcuni giorni questi temi sono stati riassunti in un una petizione online, ‘postata’ sul sito internet change.org, rivolta ai neo ministri dell’Istruzione, Università e Ricerca e delle Pari Opportunità: l’autrice è Stefania Saponara, rappresentante di Pescara del Gruppo Nazionale Nidi d’Infanzia, da dieci anni titolare di un nido privato.
“Ogni Nido – si legge nel testo della petizione – ha un progetto pedagogico, progetti educativi e relative programmazioni didattiche, non è quindi un semplice servizio di accadimento”. L’iniziativa serve, quindi, a far comprendere come il Nido (che accoglie bimbi da 3 a 36 mesi) sia troppo costoso a differenza della scuola dell’infanzia (dai 3 anni in su), semi-gratuita a livello comunale e statale e meno costosa a livello privato perché incentivata dallo Stato. Per di più è aperto quasi tutto l’anno (molti chiudono solo qualche settimana ad agosto e lavora fino a 12 ore al giorno). Quanto al personale, si legge ancora nel testo della petizione, le educatrici assunte in un nido sono laureate e il CCNL applicato loro è quello per le Scuole dell’ Infanzia: non esiste, cioé, un contratto specifico per questo settore. Di conseguenza ogni nido deve trovare un giusto riadattamento per la propria attività. Altra questione, quella per cui il ministero ha previsto la possibilità di anticipare l’ingresso alla scuola dell’infanzia a settembre per bambini che compiono 3 anni entro il mese di aprile dell’anno successivo – quindi anche a 2 anni e 4 mesi – in un regime di rapporto numerico di un educatore ogni 30 bambini, quando – ad esempio in Abruzzo – nei nidi il rapporto è di un educatore ogni 6 bambini (fino a 18 mesi) e di uno ogni 9 bimbi (dai 18 ai 36 mesi).