500 emendamenti, un solo grido: più soldi

da Corriere della Sera

500 emendamenti, un solo grido: più soldi

Fra le   proposte: più geografia e ginnastica e niente accise sugli alcolici, bensì sulle bevande gassate

Valentina Santarpia

Corsa contro il tempo per discutere in Commissione cultura alla Camera gli emendamenti al decreto scuola, quello approvato il 9 settembre scorso e che dovrà essere convertito in legge entro 60 giorni. Martedì prossimo, tra una settimana, il provvedimento arriverà in Aula e la commissione punta per allora alla scrematura delle modifiche proposte dai gruppi parlamentari. Sono quasi cinquecento in tutto gli emendamenti presentati, 180 solo da parte del Movimento Cinque stelle: una cifra enorme che è stata poi ridotta già lunedì dopo la scelta di dichiararne 129 inammissibili per problemi di copertura finanziaria oppure per incompatibilità di temi. L’idea di fondo che ha guidato le scelte della commissione è stata quella di evitare che il decreto, come molti altri che lo hanno preceduto, si trasformasse in un carrozzone su cui traghettare tutte le questioni irrisolte del mondo scolastico. E soprattutto aspetti troppo delicati per essere disciplinati senza un adeguato dibattito: come la durata massima delle specializzazioni mediche, che infatti non è stata considerata una modifica valida da discutere in questa sede.  Dall’aumento dei fondi per il diritto allo studio alle modalità dell’orientamento per le scelte degli alunni, restano comunque in piedi tantissime ipotesi di modifica del decreto. Vediamo le più importanti.

I SOLDI- Uno dei primi emendamenti riguarda gli investimenti: mentre il decreto prevede 15 milioni dal 2014 per il cosiddetto welfare scolastico, uno degli emendamenti stanzia invece dieci volte tanto, ipotizzando una spesa di 150 milioni, a partire già da quest’anno, per l’attribuzione di contributi e benefici a favore degli studenti delle scuole pubbliche. La copertura? Si troverebbe, stando all’ipotesi che dovrà essere sottoposta al vaglio del Parlamento, nella riduzione delle esenzioni fiscali e del Fondo per la tutela dell’ambiente. Diversi emendamenti propongono anche l’aumento del fondo per le borse di studio, che il decreto fissa a 100 milioni all’anno. Mentre per quanto riguarda i proventi derivanti dalle multe anti-fumo, che vengono estese anche a chi viene beccato ad accendersi una sigaretta nei cortili delle scuole, si chiede di modificare la destinazione: i soldi non dovrebbero andare più allo Stato, per essere usati per campagne anti-tabagismo, ma alle scuole stesse, perché siano impiegati per attività formative. Infine, vengono richiesti più fondi anche per i libri scolastici -proposto lo stanziamento di 50 milioni ai Comuni per l’erogazione di libri di testo gratuiti per tutti gli studenti della scuola primaria- e per il wireless: 15 milioni invece che i dieci previsti.

SPORT E SALUTE – Nelle scuole più attività fisica e meno snack: è questo il senso di alcuni emendamenti, che vanno nella direzione di considerare l’attività motoria e l’educazione alimentare come parte fondamentale dell’attività scolastica. Ad esempio viene introdotta la possibilità di rendere obbligatorie almeno due ore di ginnastica alla settimana, e di definire per legge le modalità di insegnamento e i titoli che i docenti dovranno possedere per insegnarla. E anche l’ipotesi di vietare l’introduzione nelle macchinette automatiche di cibi molto grassi e poco salutari e di promuovere invece una dieta mediterranea ricca di cereali, frutta, verdure, olio extravergine d’oliva e yogurt.

PIU’ GEOGRAFIA PER TUTTI – Un’ora di insegnamento di geografia generale ed economica negli istituti tecnici professionali: è quanto prevede il decreto Carrozza, cercando di superare una lacuna creata dalla riforma Gelmini. Ma un emendamento punta ad aumentare le ore di geografia anche nei licei, assegnandole due ore a settimana sia nella prima classe del biennio che nella seconda, mantenendo a tre le ore di storia. Bocciata invece la proposta di introdurre una nuova materia: l’emendamento sull’educazione sentimentale e sessuale è stato giudicato inammissibile.

ORIENTAMENTO – Il decreto allarga la platea degli studenti a cui destinare le politiche di orientamento: non più solo gli studenti di ultimo anno delle superiori, ma anche quelli del quarto anno. Le modifiche proposte in Commissione cultura prevedono di ampliare ancor di più il raggio di azione: dovranno essere, se gli emendamenti saranno accolti dal Parlamento, indirizzati anche gli studenti dell’ultimo anno delle scuole medie. E ad essere coinvolti nell’azione di orientamento dei ragazzi non potranno essere solo le agenzie del lavoro e le camere di commercio ma anche le associazioni di categoria, gli enti pubblici e quelli privati, nell’ottica di fornire agli studenti maggiori informazioni possibili sul quadro generale del lavoro nel Paese. In questo senso viene ipotizzata anche una massiccia campagna di informazione sull’apprendistato e sulle sue possibilità di inserimento immediato nel mondo delle professioni.

EDILIZIA SCOLASTICA – Non solo mutui, ma anche leasing finanziari per ricostruire le nostre scuole: ecco una delle novità che potrebbero essere introdotte in materia di edilizia scolastica. Un’agevolazione in più per permettere allo Stato di ricorrere agli aiuti della Banca d’investimenti d’Europa, alla Banca di sviluppo del consiglio d’Europa e alla Cassa depositi e prestiti per 40 milioni annui. Ma questi soldi dovrebbero essere spesi rendicontando ogni sei mesi sullo stato di avanzamento dei lavori al Parlamento: è quanto prevede un’altra proposta di modifica.

BISOGNI EDUCATIVI (SPECIALI)- I dieci milioni stanziati per migliorare le conoscenze degli studenti in che direzione devono andare? Secondo il decreto approvato un mese e mezzo fa, dovrebbero servire a migliorare gli apprendimenti generali, che in base ai dati Invalsi e Ocse-Pisa sono particolarmente bassi in alcune regioni. Ma per molti deputati invece no, devono essere indirizzati a colmare le lacune dei ragazzi con bisogni educativi speciali, in aumento vertiginoso nelle classi di ogni ordine e grado. Evitando così che i problemi siano delegati solo agli insegnanti di sostegno, già pochi e inadeguati rispetto alle esigenze.

PRESIDI LEADER – Come si diventa presidi? Diverse le modifiche proposte all’articolo 17 del decreto, che è quello che regola l’accesso alla carriera da dirigente scolastico. Le più singolari: quella che prevede il reclutamento su base regionale, per cui l’aspirante preside deve essere residente da almeno cinque anni nella regione in cui si candida, e l’emendamento che ipotizza che il candidato debba aver frequentato un master in leadership scolastica, per dimostrare di avere doti organizzative e da trascinatore.

BONUS MATURITA’ – Va bene abrogarlo, come prevede il decreto scuola. Ma perché togliere una chance a quegli studenti che avrebbero potuto entrare nei corsi di laurea a numero chiuso se solo avessero potuto sfruttare l’alto voto di maturità? E’ questo il senso di una serie di emendamenti che, pur rispettando l’abolizione del bonus maturità, che dava un punteggio in più ai candidati alle facoltà a numero chiuso, prevede la possibilità di immatricolare comunque in sovrannumero gli studenti che sono risultati fuori dalle graduatorie in quanto non hanno più potuto «giocarsi» la carta del punteggio aggiuntivo. Una sorta di sanatoria per venire incontro a quanti, forse contando proprio sul bonus maturità, non avevano dato il massimo ai test, risultando così esclusi dai corsi.

SALVIAMO LA BIRRA – Per evitare l’aumento delle accise sugli alcolici, individuato dal decreto come lo strumento per trovare i fondi per la scuola, i deputati si sono sbizzarriti: da una tassa sulle bevande analcoliche frizzanti  fino a proporre di assoggettare all’Iva comune alcuni prodotti postali, che invece usufruiscono di aliquote agevolate. Ma con l’accortezza di specificare che l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni dovrebbe vigilare per evitare che l’aumento dell’imposta venga traslato dagli operatori postali sui prezzi al consumo. E che quindi per salvare i bevitori si penalizzino gli utenti dei servizi postali.