Un passo nel vuoto? Un’occasione, comunque!

Un passo nel vuoto? Un’occasione, comunque!

di Maurizio Tiriticco

 

E’ molto amaro il giudizio che Tullio De Mauro ha espresso sulla Buona scuola: «Mi sembra vaga. Quali risorse? Quali tempi? Ho l’impressione che sia un passo nel vuoto”. Così ha sintetizzato il suo pensiero in una sua recente intervista (http://www.panorama.it/news/politica/tullio-de-mauro-scuola-renzi-vaga-cosi-passo-nel-vuoto/) e le argomentazioni sono più che puntuali. Ed io non mi sono espresso diversamente nei miei recenti interventi.

Il fatto è che il documento del PD non affronta i problemi strutturali che ancora non permettono alla nostra scuola non tanto di diventare Buona – perché di un generico buonismo non sappiamo che farcene – ma di diventare un vero e proprio SISTEMA EDUCATIVO DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE. E non è un caso che sia il centro-sinistra che il centro-destra siano stati – e lo sono ancora, almeno penso – di questo avviso. Le leggi di riforma di Berlinguer (la legge 30/2000) e della Moratti (la legge 53/2003), pur se lontane mille miglia per quanto concerne i contenuti e le finalità degli studi, convergono sul fatto che in una società avanzata l’istruzione riguarda tutti e per tutta la vita e che sarebbe miope pensare alla scuola come ad un’istanza educativa che riguarda la sola età evolutiva.

In effetti, occorre pensare in grande, se si vogliono affrontare i problemi reali che riguardano un sistema. Ma, quando alla pagina 130 della Buona scuola ripercorriamo i 12 punti che costituiscono il clou dell’intero documento, non ritroviamo nessuno di quelli che riguardano la struttura portante, l’organizzazione del SISTEMA. La nostra scuola non necessita solo di un maquillage, ma di un riordino complessivo, che non riguarda tanto lo stanziamento di fondi quanto la progressiva realizzazione di una idea diversa di scuola, che permetta a tutti, nessuno escluso, di raggiungere quelle competenze che oggi sono estremamente necessarie per cimentarsi con la società che ormai tutti sappiamo essere fondata sulla conoscenza. E, se questo è vero, il maquillage può rendere più sicuro e accogliente un edificio – e l’edilizia costituisce un problema, lo sappiamo – ma è bene chiedersi che cosa si fa, come e cosa si insegna e si apprende al suo interno.

Ovviamente, se vogliamo pensare in termini di sistema, quindi di struttura e di organizzazione, occorre darsi anche cadenze temporali non immediate. Ma occorre avviare un processo di progressivo riordino dell’intero sistema. Sono espressioni che possono far tremare le vene e i polsi, soprattutto se si preferisce lavorare sui ritocchi che, pur “belli” e accattivanti, rischiano sempre di lasciare il tempo che trovano. Quindi occorre lungimiranza e ragionare in termini di piano. E ciò non rinvia affatto ai piani quinquennali dell’Unione sovietica di Stalin, ma anche alla nostra stessa cultura politica. In un momento difficile per il nostro Paese, alla fine degli anni Quaranta, il Ministro della Pubblica Istruzione Guido Gonnella varò un vero e proprio piano decennale! E l’innalzamento dell’obbligo di istruzione e la riforma della scuola media non nacquero per incanto, ma furono la risultante di un pensiero politico lungimirante e che veniva da lontano. Per non dire di esempi più recenti. La Conferenza sulla scuola del 1990 – ministro Mattarella – produsse materiali interessanti perché si potesse pensare in grande. E che dire del Libro Bianco del 2007? Purtroppo nel nostro Paese accadono cose strane: la memoria è sempre corta; e il governo che viene ricomincia tutto da capo! So bene che è estremamente difficile per un politico “pensare alla grande”. Purtroppo “il tutto e subito” è l’offa che garantisce il voto! E il voto come è noto, ha tempi brevi! Però, se il Governo Renzi si è proposto i fatidici 2mille giorni” e vuole dare segnali di discontinuità, non può non guardare lontano! E non deve limitarsi alla Buona scuola! Ma mirare almeno ad una Scuola diversa!

E proprio oggi, in un momento così difficile, abbiamo bisogno di lungimiranza, non di illusori maquillage! Non abbiamo bisogno di una Buona scuola, ma di una Scuola Certa! Che serva veramente al Paese perché possa compiere quel balzo in avanti in termini di cultura, istruzione, competenze! Anche per non essere più bacchettati dalle ricerche internazionali che da molti anni ormai ci bocciano inesorabilmente. Si salvano solo i friulani! Forse perché sono bilingui?

Riassumo brevemente ciò di cui il nostro Sistema educativo (in termini di competenze di cittadinanza) di istruzione (generalista) e di formazione (al lavoro) necessita in una prospettiva di tempi che non possono essere immediati. Purtroppo la cattiva politica vuole tutto e subito, anche per la cattura veloce del consenso! Ma la buona politica non può non guardare lontano!

1)   La generalizzazione della scuola dell’infanzia. E, perché no? Una riscrittura di quegli Orientamenti del ’91 che i successivi aggiornamenti, dalla Moratti in poi, non hanno affatto innovato, oggi sarebbe più che mai necessaria. E’ passata un’intera generazione e l’infanzia di oggi non è quella di ieri.

2)   L’attuazione reale dell’obbligo di istruzione decennale con relativa certificazione delle competenze di cittadinanza (come richiesto dalla Raccomandazione europea del 24 aprile 2008) e di quelle culturali (come indicate e definite dal dm 139/2007), in corrispondenza con il livello 2 del Quadro Europeo delle Qualifiche (European Qualifications Framework), che il nostro Governo ha fatto proprio (Accordo del 20 dicembre 2012). Il che comporta una rivisitazione dell’intero percorso decennale con la conseguente istituzione di un curricolo verticale continuo e progressivo che vada oltre le attuali separatezze tra scuola primaria, scuola secondaria di primo grado, primo biennio della scuola secondaria di secondo grado: separatezze che discendono da sovrapposizioni normative che si sono realizzate in tempi successivi e che oggi non corrispondono più alle esigenze di EDUCAZIONE, FORMAZIONE e ISTRUZIONE, finalizzate a garantire a ciascuno il suo personale SUCCESSO FORMATIVO (dpr 275/99, art. 1).

3)   Conclusione degli studi secondari a 18 anni di età con conseguente rivisitazione dei curricoli, delle discipline di insegnamento e delle discipline che costituiranno materia della certificazione delle competenze conseguite dall’alunno, in corrispondenza con il livello 4 del citato Quadro Europeo delle Qualifiche. La riduzione di un anno comporterà la rivisitazione e una ridistribuzione delle discipline di insegnamento degli ultimi due anni del percorso obbligatorio nell’ottica di mirate attività di orientamento.

4)   Superamento dell’attuale separatezza culturale dei tre percorsi di istruzione secondaria di secondo grado, in forza della quale, com’è noto, le iscrizioni degli alunni avvengono più in forza della loro estrazione sociale che delle loro motivazioni e aspettative. L’esame terminale dovrà essere centrato sull’accertamento e sulla certificazione delle competenze da ciascun alunno conseguite. E tale certificazione consentirà sia l’accesso a studi ulteriori (università, istruzione tecnica superiore, altro) che al mondo del lavoro.

5)   Generalizzazione di attività di alternanza scuola-lavoro in tutti i percorsi.

6)   Formazione continua in servizio degli insegnanti perché l’insegnamento/apprendimento sia fondato essenzialmente su attività laboratoriali che pongano al centro l’iniziativa attiva, motivata e consapevole dell’alunno.

7).   Rivisitazione delle modalità di attuazione delle attività di insegnamento/apprendimento concorrenti tra istruzione generalista, di competenza delle Stato, e istruzione e formazione professionale, di competenza delle Regioni, in regime di sussidiarietà complementare e/o integrativa. Si tratta di rendere più efficaci e più produttive quei percorsi che comportano il conseguimento sia delle qualifiche triennali (livello terzo dell’EQF) che dei diplomi di qualifica quadriennali (livello quarto dell’EQF).

Un’altra questione, che va oltre i contenuti della Buona scuola, riguarda il prossimo esame di Sato conclusivo dei percorsi dell’istruzione secondaria superiore. Com’è noto, vanno a regime i provvedimenti avviati con l’anno scolastico 2010/11. Ed è fondamentale che insegnanti e studenti sappiano per tempo con quali prove e con quali modalità dovranno misurarsi.

In conclusione, a mio avviso – ma, penso non soltanto mio – l’occasione che viene data al Paese di discutere sul documento della Buona scuola è preziosa! Però, non possiamo limitarci soltanto alle tematiche, pur interessanti, che vi sono indicate. Allargare l’orizzonte e sapere che il cielo non si limita alla punta del naso non è solo importante, ma è determinante! Almeno a mio avviso.

Ma anche ad avviso di Tullio De Mauro! Maestro mio e di noi tutti!