Oltre un milione di lavoratori alle elezioni sindacali

da ItaliaOggi

Oltre un milione di lavoratori alle elezioni sindacali

Al voto dal 3 al 5 marzo, servirà a pesare la rappresentatività delle sigle. All’ultima tornata, affluenza dell’80%

Antimo Di Geronimo

Dal 3 al 5 marzo prossimo un milione di lavoratori della scuola saranno chiamati alle urne in tutte le scuole per il rinnovo delle Rsu (rappresentanze sindacali unitarie). Le date sono contenute in un protocollo firmato il 28 ottobre scorso tra i rappresentanti dell’agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (Aran) e delle confederazioni sindacali rappresentative del pubblico impiego: Cgil, Cisl, Uil, Confsal (che comprende lo Snals) Cgu-Cisal ( che comprende la federazione Gilda-Unams), Usb, Usae e Cse. L’Ugl non lo ha firmato perché era assente. L’appuntamento elettorale è particolarmente importante perché serve a misurare la rappresentatività delle sigle sindacali dei vari comparti della pubblica amministrazione. E dunque, anche della scuola. All’ultima tornata ha partecipato l’80% del personale, un dato di gran lungo più alto del tasso di sindacalizzazione della categoria. A differenza del settore privato, dove non esiste una legge che detta le regole per misurare la rappresentatività dei sindacati, nel settore pubblico i calcoli seguono regole molto severe, che sono fissate direttamente dalla legge. Nel caso specifico, dal decreto legislativo 165/2001, il quale prevede che per ottenere il requisito della rappresentatività, i singoli sindacati di comparto devono raggiungere almeno un tasso del 5%. Che va calcolato facendo la media tra i voti riportati alle elezioni delle Rsu e il numero degli iscritti. Chi non raggiunge la soglia del 5% resta fuori.

La rappresentatività si calcola sommando il dato elettorale, ossia il numero dei voti attribuiti all’organizzazione sindacale di riferimento nelle elezioni Rsu, che inciderà nell’ordine del 50%. Il restante 50% sarà misurato tramite il computo degli iscritti. il mancato raggiungimento della soglia del 5% comporta l’esclusione dai tavoli negoziali e dalle prerogative sindacali (distacchi e permessi).

I distacchi e i permessi ormai sono ridotti al lumicino. Perché hanno subito due decurtazioni molto incisive. La prima, operata dal governo Berlusconi, che ha cancellato il 15% dei distacchi e la seconda, adottata dal governo Renzi, che ha ridotto di un ulteriore 50% quello che era rimasto dopo il taglio del governo precedente. Resta il fatto, però, che la kermesse elettorale, che si rinnova ogni tre anni, è un momento di grande importanza perché consente ai lavoratori del pubblico impiego di scegliere i loro rappresentanti presso le scuole di servizio e di legittimare le organizzazioni sindacali, direttamente, con un semplice voto di preferenza.

Le consultazioni riguarderanno tutto il pubblico impiego, che occupa nel suo insieme 3.343.999 persone. Di questi, 1.005.840 unità lavorano nella scuola (al netto dei dirigenti scolastici che sono 7.482). La fonte dei dati è la ragioneria generale dello stato. L’elaborazione è dell’Aran, è aggiornata al 16/12/2013 e riguarda il 2012. Le statistiche, peraltro, descrivono un dato preoccupante: dal 2007, anno in cui è stato sottoscritto l’ultimo contratto collettivo nazionale di lavoro, la scuola ha perso 124.921 addetti passando da 1.138.243 agli attuali 1.013.322 (compresi i dirigenti scolastici). Va detto subito, peraltro, che le procedure elettorali prevedono una disciplina differente a seconda che si tratti di dipendenti a tempo indeterminato oppure di precari.

I precari, infatti, hanno solo il diritto di voto (cosiddetto elettorato attivo). Sempre che siano in grado di vantare un contratto di lavoro almeno fino al 30 giugno. I supplenti brevi, infatti, non hanno nemmeno quello. Per contro, i docenti e i non docenti di ruolo hanno diritto sia a candidarsi (cosiddetto elettorato passivo) che a votare. La diversità di trattamento rischia di scatenare l’ennesimo contenzioso seriale. Ma tant’è. Resta il fatto, però, che i numeri del fenomeno sono tutt’altro che trascurabili. E riguarda sia i docenti che il personale Ata (amministrativi, tecnici e ausiliari). Sempre secondo le statistiche del 2012, i docenti a tempo indeterminato su posto comune sono 605.789 e i docenti di sostegno di ruolo sono 62.301. Ma i precari sono 121.734. I lavoratori del settore Ata, di ruolo, sono 184.563 e i precari sono 18.402.