Aspettando che il gallo canti

Aspettando che il gallo canti


di Stefano Stefanel

Qualche giorno fa un mio breve intervento dal titolo Prima che il gallo canti cercava di evidenziare alcuni punti sospesi della scuola italiana prima che fossero sommersi dalle inevitabili polemiche successive ai provvedimento ministeriali in via di emanazione (un decreto e un disegno di legge, così so io). Poiché è tutto slittato di qualche giorno  intervengo su alcuni argomenti che mi stanno a cuore e che animano i dibattiti di nicchia senza scaldare però alcuna opinione pubblica. Premetto che condivido integralmente Per una scuola che attui la Costituzione di Franco De Anna. E trovo corrette le posizioni di Antonio Valentino e Fabrizio Da Crema pubblicate sul sito www.pavonerisorse.it


POTERI E COMPETENZE


Ho letto però con attenzione le tesi di Corrado Mauceri e la Legge di iniziativa popolare con annessi e connessi richiami alla Costituzione e alla Democrazia (protette e difese solo dai fautori di quella legge e non da tutti gli altri, me incluso). L’articolo 25 del d.lgs 165/2001 scrive: “Il dirigente scolastico assicura la gestione unitaria dell’istituzione, ne ha la legale rappresentanza, èresponsabile della gestione delle risorse finanziarie e strumentali e dei risultati del servizio. Nel rispetto delle competenze degli organi collegiali scolastici, spettano al dirigente scolastico autonomi poteri di direzione, di coordinamento e di valorizzazione delle risorse umane. In particolare, il dirigente scolastico organizza l’attività scolastica secondo criteri di efficienza e di efficacia formative ed è titolare delle relazioni sindacali.” Non capisco cosa ci sia di poco chiaro in questo passaggio del decreto, che sta alla base anche del successivo d.lgs 150/2009, che viene derubricato spesso a “incidente di percorso” perché legato al nome di Renato Brunetta e non considerato legge dello Stato.

Il dirigente scolastico ha “autonomi poteri”, gli organi collegiali solo “competenze”. Una cosa è il potere, un’altra la competenza. Nell’ambito dell’autonomia decisionale (che non è arbitrio e non è discrezionalità) il dirigente scolastico esercita la sua funzione, è l’unico organo di gestione, ha il potere di firma e per questo risponde dei risultati del servizio. Gli Organi collegiali non  hanno alcun potere (e infatti non gestiscono nulla), ma solo competenze che vanno esercitate in base a quello che dice la norma. Ad esempio i Collegi docenti non hanno alcuna competenza per bocciare le Riforme (come ai tempi della Moratti) o per deliberare contro La Buona Scuola (come hanno fatto le 200 scuole citate dai fautori della LIP). Non hanno alcuna competenza per stipulare contratti, fare nomine, ecc. Hanno competenze tecnico-professionali chiare che riguardano il Pof, i curricoli, ecc. 

Dire che il Dirigente scolastico e gli Organi collegiali sono soggetti equo ordinati significa non voler leggere la realtà normativa. Quindi è chiaro ed evidente che la LIP elimina la figura del Dirigente scolastico. Quando la LIP sarà legge non avrò più poteri, ma finché è in vigore il d.lgs 165/2001 li ho. Il problema non è di volontà, perché quei poteri io devo esercitarli rispettando le leggi ed applicandole, anche quelle che non piacciono a coloro che si sono autoproclamati difensori della Costituzione contro i suoi distruttori. Però in Italia – per fortuna – è la Corte Costituzionale che dice se una legge è in linea o meno con la Costituzione, non gruppi autoproclamatisi. 


L’ART. 117 DELLA COSTITUZIONE 

L’articolo 117 della Costituzione modificato e confermato da un referendum non piace a molti perché collide con un’idea di scuola tutta statale. Non è possibile però continuare ad invocare la Costituzione e non voler leggere gli almeno due elementi di grande innovazione (che negli Annio Settanta non c’erano):

– l’autonomia scolastica
– la legislazione esclusiva e concorrente delle Regioni nell’istruzione

Negare l’autonomia delle scuole per quello che è va semplicemente contro la Costituzione. Poi ovviamente ci sono i contributi alle Scuole private (che non sono “oneri” e per questo non contraddicono l’articolo 33: sono al massimo una scelta sbagliata) e l’idea che lo Stato deve gestire scuole di ogni ordine e grado dovunque, mentre l’articolo 33 della Costituzione dice: La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi”. E infatti lo fa, ma non è detto che deve farlo dovunque e che non possa applicare al sistema statale un’idea più ampia di “pubblico” (che non coincide con “statale”).

L’articolo 117 della Costituzione viene considerato di valore inferiore all’articolo 33 da coloro che non vogliono modificare niente, ma questa è una scelta personale che non può toccare chi lavora nella scuola e deve rispettare tutta la Costituzione per come è scritta e non per come qualcuno vorrebbe fosse scritta. 


IO ADORO GLI ANNI SETTANTA

Negli Anni Settanta ho frequentato il Liceo che oggi dirigo. Quindi li amo come poche altre cose. A quel tempo però centravanti dell’Inter era Cappellini e del Milan Sormani. I due dovrebbero oggi essere signori settantenni: chi li metterebbe in campo oggi ? Chi metterebbe due settantenni al posto di Icardi e Pazzini, che sono due giocatori che non mi dicono niente? Questa banalmente la questione quando si citano cose del passato per parlare dell’oggi. Molte norme sulla scuola risalgono ai tempi di Cappellini e Sormani per questo sono inapplicabili, stanche e preda di qualsiasi difensore di Lega Pro (non c’è più la serie C). La LIP vuole riportarci al passato. A me il passato piace, ma non voglio farci tornare i ragazzi di oggi, che devono vivere questo presente.

Ritengo però che il richiamo al passato sia un modo per farci tornare autarchici e rimanere fuori dall’Europea e dai suoi parametri. Tutta l’Europa fa una scuola diversa dalla nostra: solo un passatismo che diventa legge può farci uscire dal confronto e tenerci stretti i nostri diplomi, il nostro valore legale, i nostri programmi, il nostro modo di valutare, il nostro assemblearismoprivo di responsabilità. 


UN GRAZIE A REGINALDO PALERMO

Ringrazio Reginaldo Palermo per l’ospitalità che dà ai miei interventi su PavoneRisorse. Ma lo ringrazio anche perché su Facebook mi ha difeso da atteggiamenti aggressivi, da prese in giro, da insulti malamente mascherati. Lo ringrazio da qui perché su Facebook tengo una atteggiamento che mi porto dietro dagli Anni Settanta quando riuscivo a stare in mezzo al “movimento” senza prenderle né dagli autonomi né dalla polizia.