Quelli a cui la riforma piace

da La Tecnica della Scuola

Quelli a cui la riforma piace

Secondo Compagnia delle opere, Diesse, Disal e Il Rischio educativo, il ddl potrebbe rappresentare l’alba di un ‘buon’ giorno e rivelarsi foriero di novità se Parlamento e Miur non ne modificheranno le linee di fondo: pollice alto per autonomia, offerta formativa, assunzioni e formazione, dirigenza, edilizia e semplificazione amministrativa. Positivo pure il giudizio dei Comuni: inversione di tendenza, dopo tanti anni di tagli.

Non solo critiche e contestazione. C’è anche a chi la riforma della scuola piace. Sono un gruppo di associazioni: la Compagnia delle opere, Diesse, Disal e Il Rischio educativo. E sostengono, assieme, che il testo del ddl sulla scuola “opportunamente scelto come strumento legislativo al posto di un decreto legge per consentire un aperto confronto, potrebbe rappresentare l’alba di un ‘buon’ giorno e potrebbe rivelarsi foriero di novità per una ‘buona’ scuola se le aule parlamentari e le stanze ministeriali non ne modificheranno le linee di fondo durante l’iter di approvazione”.

Le associazioni apprezzano le “disposizioni in materia di autonomia scolastica, offerta formativa, assunzioni e formazione del personale docente, dirigenza scolastica, edilizia scolastica e semplificazione amministrativa’ ovvero i giusti ‘ingredienti’ che, se opportunamente tradotti in legge, valorizzati e finanziariamente supportati, possono consentire ai soggetti educativi di fare scuola”.

Secondo le associazioni, la traduzione normativa del disegno di legge dovrà “dimostrare la volontà di trasformare un’ autonomia a oggi solo funzionale in autonomia reale, svincolata da inopportune procedure burocratiche e da eccessivi vincoli centralistici”, “definire con maggior precisione, gli spazi di responsabilità della nuova dirigenza e i relativi controlli di ‘contrappeso'”, “snellire le procedure per l’alternanza scuola-lavoro e introdurre forme di esperienze lavorative anche nel biennio degli istituti tecnici e professionali”, introdurre “opportuni controlli sulla qualità dei docenti assunti”, chiarire le modalità di accertamento del merito degli insegnanti “attraverso procedure semplici che garantiscano corresponsabilità dei soggetti coinvolti nel giudizio e trasparenza di azione” ed estendere la detrazione fiscale per le paritarie anche agli alunni della scuola superiore.

Anche ai Comuni, la riforma non dispiace. Almeno, secondo il delegato Anci all’Istruzione, politiche educative ed edilizia scolastica, Giovanni Di Giorgi, sindaco di Latina: rappresenta una “positiva inversione di tendenza che vede, dopo tanti anni di tagli, l’incremento degli investimenti nel sistema educativo di istruzione e formazione del nostro paese. Un’iniezione di risorse umane, tecnologiche e finanziarie è, infatti, auspicata da tempo dai Comuni per promuovere la qualità del servizio scolastico e per migliorare le condizioni degli edifici dove tale servizio si svolge”.

“Positivo anche – aggiunge Di Giorgi – il previsto potenziamento dell’autonomia scolastica e le finalità che in tale contesto si intendono perseguire. Tra queste, di particolare interesse degli enti locali, una maggiore aderenza al territorio, la promozione del rispetto della legalità e dell’ambiente, dei beni e delle attività culturali e dei beni paesaggistici, il potenziamento delle iniziative di contrasto del fenomeno della dispersione scolastica, il potenziamento degli interventi per l’inclusione e la valorizzazione della scuola come comunità del territorio”.

“Le norme sull’edilizia scolastica – prosegue Cristina Giachi, vicesindaco di Firenze e presidente della commissione Istruzione dell’Anci – proseguono opportunamente nel percorso di finanziamento della riqualificazione del patrimonio edilizio e nella semplificazione delle norme e delle procedure, anche se lo sforzo economico non raggiunge ancora i livelli necessari e neppure le cifre, pur insufficienti, annunciate all’inizio della legislatura. Particolarmente positiva la previsione del potenziamento dell’apertura pomeridiana delle scuole e la possibilità, anche in considerazione delle complesse normative antincendio, di riduzione del numero degli alunni per classe”.