Poche, iperspecializzate, eccellenti: le scuole per disabili esistono ancora

da Redattore sociale

Poche, iperspecializzate, eccellenti: le scuole per disabili esistono ancora

Sono circa 70 in tutta Italia, ma la maggior parte si trova al Nord. Gli studenti sono 1.800. In alcune le liste d’attesa sono molto lunghe. L’inchiesta del numero di aprile di SuperAbile Inail magazine, che dedica la copertina ad Alex Zanardi

ROMA – Esistono ancora ma nessuno ne parla, quasi fossero un “tabù”. Eppure per alcuni sono l’alternativa più efficace a un percorso formativo deludente. Sono le scuole speciali dedicate ai bambini e ai ragazzi con disabilità. Appena una settantina di istituti, sparsi su tutto il territorio nazionale (anche se una quota consistente si trova in Lombardia), a cui sono iscritti circa 1800 studenti. A loro è dedicata l’inchiesta “L’altra istruzione” del numero di aprile di SuperAbile Inail magazine. Un viaggio alla scoperta dei percorsi di formazione dedicati: dagli Istituti per sordi alle scuole per ciechi fino alla pedagogia curativa di ispirazione steineriana.

Poche ma iperspecializzate. La legislazione italiana non ha mai formalmente abolito le scuole speciali, ha solo spinto affinché l’istruzione dei ragazzi disabili avvenisse nelle classi “normali” della scuola pubblica, vietando le classi differenziali all’interno del sistema scolastico ordinario e istituendo la figura dell’insegnante di sostegno. Così alcune di loro sono sopravvissute, dal nido alle superiori fino ai corsi di formazione professionale. Le più numerose sono, però, le primarie. Molte si appoggiano a un centro di riabilitazione o a una comunità alloggio, soprattutto quelle per ragazzi con disabilità gravi o plurime. Tra i casi raccontati dall’inchiesta quello dei centri “Medea-La nostra famiglia” per cui le liste d’attesa sono molto lunghe. Per poter frequentare una delle loro  scuole c’è chi arriva anche a trasferirsi, come è accaduto alla signora Anna che ha lasciato Reggio Calabria per far studiare la figlia nell’istituto in provincia di Lecco: “Federica ha dei problemi di udito che risolve con le protesi e un lieve ritardo cognitivo – riferisce –. La materna e la primaria pubbliche frequentate nella nostra città non offrivano risposte adeguate e così, per le medie, abbiamo optato per quelle del centro di riabilitazione La nostra Famiglia di Bosisio Parini. Qui lavorano molto sull’autonomia, come anche sull’istruzione, e le classi sono omogenee per grado di disabilità. Siamo contenti dei risultati”. Una storia simile a quella di Vanessa, che ha deciso di iscriversi all’Istituto tecnico commerciale “Antonio Magarotto” di Padova, un istituto statale per l’istruzione specializzata dei sordi, “perché nelle scuole comuni l’insegnante di sostegno o l’assistente alla comunicazione è presente pochissime ore e quindi non avrei potuto seguire la maggior parte delle lezioni”. Anche se sono poche, dunque, le scuole speciali riescono a fornire strumenti di formazione iperspecialistici. E, in alcuni casi, si configurano come delle vere e proprie eccellenze nel campo della didattica. Uno scenario molto diverso da quanto accade negli altri Paesi europei come Belgio e Germania, dove le scuole speciali sono quasi la regola.
Alex Zanardi, campione “insuperabile”: “Voglio tornare a correre in macchina”. La copertina diSuperAbile Inail di aprile è dedicata, invece, ad Alex Zanardi, che si racconta in una lunga intervista. Il campione ripercorre le tappe della sua vita dall’incidente che l’ha reso disabile fino alle nuove sfide nel mondo dello sport paralimpico e della conduzione televisiva. Oggi è presidente della Fondazione Vodafone e a ambasciatore del marchio Bmw: “È un fatto che mi onora perché, comunque tu la voglia vedere, sono una persona disabile – racconta – e pensare che la Bmw, che non ha mai avuto un ambasciatore del brand, abbia scelto di essere rappresentata da un ‘handicappato’ vuol dire tanto”. Proprio con la casa automobilista Zanardi sta mettendo a punto un progetto ad hoc per realizzare un altro dei suoi sogni, quello di tornare a correre in macchina partecipando ad alcune gare con la Z4 GT3. L’ultima di una lunga serie di sfide tutte portate avanti con grande coraggio, manche con molta serenità. D’altronde, come confessa lui stesso: “In questa  vita un po’ diversa, ma non nuova, mi trovo molto comodo”. (ec)