L’altra istruzione

da Superabile

L’INCHIESTA  L’altra istruzione

Quel che resta

In Italia sono una settantina e vengono scelte soprattutto per insoddisfazione verso i percorsi tradizionali. Molte si appoggiano a un centro di riabilitazione. Poi ci sono gli Istituti per l’istruzione dei sordi, le scuole per ciechi e quelle integrate, mentre la filosofia steineriana propone la pedagogia curativa. Ma Belgio, Germania e Olanda preferiscono le scuole differenziali, che spesso rappresentano un’eccellenza

Michela Trigari

Angela ha lasciato la Calabria per iscrivere la figlia disabile alle medie del centro “La nostra Famiglia” di Bosisio Parini (Lecco) «dopo un’esperienza non buona con la scuola ordinaria». Ana, invece, residente a Pesaro ma originaria della Moldavia – dove ha frequentato le scuole speciali per non udenti –, ha scelto l’Istituto statale per l’istruzione dei sordi di Padova «per via della possibilità di seguire le lezioni anche in lingua dei segni». Nell’Italia dell’integrazione scolastica quasi nessuno ne parla, forse perché sono poche o forse perché sono un tabù, ma le scuole speciali, quelle cioè per bambini e ragazzi con disabilità, esistono ancora: sono una settantina (24 solo in Lombardia). A frequentarle circa 1.800 alunni, anche stranieri, su 189.500 studenti disabili nella fascia d’età dell’obbligo formativo, e solo lo 0,3% sono private (dati 2012 dell’Agenzia europea per i bisogni speciali e l’educazione inclusiva). La normativa italiana infatti – dalla legge 118 del 1971 alla legge 517 del 1977 – non le ha abolite: ha semplicemente spinto affinché l’istruzione avvenisse nelle classi “normali” della scuola pubblica, vietando le classi differenziali all’interno del sistema scolastico ordinario e istituendo la figura dell’insegnante di sostegno. Così le scuole speciali sono sopravvissute, dal nido alle superiori fino ai corsi di formazione professionale. Ma le più numerose sono le primarie. Molte si appoggiano a un centro di riabilitazione o a una comunità alloggio, soprattutto quelle per ragazzi con disabilità gravi o plurime

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