Scuola senza pace, i Cobas indicono due giorni di blocco degli scrutini

da Corriere.it

Scuola senza pace, i Cobas indicono due giorni di blocco degli scrutini

Nonostante gli avvertimenti del Garante il movimento sindacale autonomo proclama uno sciopero di due giorni degli insegnanti con date variabili da regione a regione

di Redazione Scuola

Vanno avanti lo stesso. Nonostante gli avvertimenti del garante. Blocco degli scrutini e di tutte le attività della scuola per due giorni consecutivi successivi alla fine delle lezioni: lo hanno indetto i Cobas auspicando che l’azione di lotta riceva l’adesione anche degli altri sindacati del settore. I Cobas hanno anche programmato per il 7 giugno una manifestazione nazionale contro la «Buona Scuola» del governo. Le due giornate di blocco delle attività variano da regione a regione a seconda del termine delle lezioni. Secca la risposta del Garante. «Premesso che chi si muove fuori dalle regole danneggia solo e soltanto studenti e famiglie, e a loro dovrà spiegare le ragioni di un eventuale blocco illegale degli scrutini, l’Autorità come annunciato nei giorni scorsi, valuterà la legittimità dell’atto di proclamazione nelle prossime ore e lo farà con rigore a tutela degli utenti». Lo ha detto Roberto Alesse, presidente dell’Autorità di Garanzia per gli scioperi, commentando il blocco di due giorni degli scrutini annunciato dai Cobas. «Detto questo – conclude Alesse – il Garante fa rispettare la legge dell’accordo sulla scuola, non fa polemica con sindacati più o meno rappresentativi».

La protesta

«Avremmo preferito una convocazione unitaria – precisa il portavoce dei Cobas Piero Bernocchi – ma riteniamo che vadano rotti gli indugi per dare con urgenza un forte segnale che tranquillizzi i docenti e che dimostri la legittimità della forma di lotta proposta: e per questo abbiamo indetto, auspicando fortemente che anche gli altri sindacati facciano lo stesso, il blocco degli scrutini e di ogni attività scolastica per tutto il personale per due giorni consecutivi, a partire dal giorno seguente la fine delle lezioni, differenziata per Regioni. E precisamente: l’8 e 9 giugno in Emilia-Romagna e Molise; il 9 e 10 in Lazio e Lombardia; il 10 e l’11 in Puglia, Sicilia e Trentino; l’11 e 12 in Liguria, Marche, Sardegna, Toscana, Umbria, Campania e Veneto; il 12 e 13 in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Val d’Aosta; il 17 e 18 in l’Alto Adige».

Cisl e Uil rinviano la decisione

Blocco degli scrutini? «Abbiamo un confronto in atto. Aspettiamo l’esito e poi si vedrà». Il segretario generale della Cisl, Francesco Scrima, per il momento congela l’ipotesi di aderire all’azione di lotta indetta dai Cobas. «Ci siamo incontrati con il Governo. Abbiamo un confronto in corso e un appuntamento (forse la prossima settimana) con il ministro Giannini. Ci aspettiamo – ha dichiarato il sindacalista – un atto di responsabilità da parte del Governo rispetto alle rivendicazioni del mondo della scuola. Tutto dipende dalle risposte che arriveranno dall’Esecutivo». Dello stesso avviso Massimo Di Menna (Uil): «Abbiamo già deciso, tutti e cinque i sindacati (Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Gilda e Snals, ndr) di aspettare che il Governo affronti con noi le tre questioni cruciali: precari, poteri dei dirigenti scolastici, tutele contrattuali. Se non ci saranno risposte dall’Esecutivo e modifiche in Parlamento continueremo la mobilitazione e andremo a ulteriori scioperi che potrebbero coinvolgere anche scrutini, ma nel pieno rispetto della legge». Potrebbe essere questa la risposta dei sindacati se il Governo continuerà a restare sordo alle loro richieste.

Le risposte di Renzi ai prof via Twitter

Conciliante il premier Matteo Renzi che su Twitter ha ingaggiato un botta e risposta con i prof dicendosi aperto alle critiche e disposto ad accogliere eventuali suggerimenti. Ma si badi: il confronto sui punti più caldi e contestati della sua Buona Scuola il premier ha scelto di farlo direttamente con i singoli docenti, non con i loro rappresentanti di categoria. «Sto leggendo le risposte dei prof (alla sua ormai celeberrima lezione alla lavagna, ndr). Faremo tesoro di suggerimenti e critiche. La scuola è LA sfida per riportare l’Italia a fare…l’Italia». Segue un lungo scambio di domande, a volte anche aperte contestazioni, e risposte: chi è assunto può essere licenziato dopo tre anni? «Leggenda metropolitana», risponde Renzi. «Politici e mafiosi non aspettano altro che il preside-manager per infiltrarsi anche nella scuola», scrive una prof calabrese. E Renzi ribatte: «Cosa c’entrano i dirigenti con la mafia? Superficiale il giudizio sui presidi». Ma tu «di cosa ti preoccupi, dei prof o delle elezioni?», chiede a un certo punto un utente. «Le elezioni politiche – twitta il premier sorvolando sule Regionali del prossimo 31 maggio – ci saranno nel 2018. Quelle europee nel 2019. La scuola c’è sempre».

Come funziona il blocco degli scrutini

Nonostante per il momento restino isolati nel loro strappo in avanti, i Cobas sono consapevoli che per legge un scrutinio per essere valido deve prevedere la presenza di tutti gli insegnanti che formano il Consiglio di classe. Dunque basta l’assenza di un solo prof per bloccare gli scrutini. «Ricordiamo ai presidi che non è possibile procedere ad alcuno scrutinio finale prima che siano terminate le lezioni (comma 7, art.192 del DLgs 297/1994) e che non si possono spostare d’ufficio scrutini già convocati nei giorni di sciopero (attività antisindacale) e che saremmo costretti a perseguire eventuali illegalità in tal senso». «Restiamo in attesa di una nuova convocazione da parte del “cattivo maestro” Renzi – prosegue Bernocchi – affinché spieghi, fra l’altro: come potrebbe un preside con centinaia di docenti nei vari plessi – che vede, al più, due o tre volte l’anno in collegio docenti – giudicarne le capacità didattiche; come lo potrebbero fare addirittura i genitori e gli studenti, assegnando aumenti salariali ad un 10% di “migliori” docenti; con quali doti medianiche un preside «ingaggerà» dagli Albi territoriali docenti mai visti e conosciuti; perché dovrebbero essere i cittadini, e non lo Stato, a finanziare le scuole con il 5 per Mille» I Cobas, sulla base delle risposte che arriveranno, valuteranno «come proseguire la lotta, anche oltre i due giorni di blocco già indetti. Di questo discuteremo con i lavoratori nelle giornate di mobilitazione unitaria tra il 18 e il 20, in occasione del voto sul Ddl alla Camera». Infine, è in programma una manifestazione nazionale domenica 7 giugno o in alternativa decine di manifestazioni cittadine nella stessa giornata.