Digitale, Italia in ritardo: solo il 12% dei giovani è nel settore (la media Ue è del 16%)

da Il Sole 24 Ore

Digitale, Italia in ritardo: solo il 12% dei giovani è nel settore (la media Ue è del 16%)

di Claudio Tucci

Nonostante l’elevata domanda di competenze digitali nel mondo del lavoro, in Italia si registra la percentuale più bassa su scala Ue di giovani occupati nel settore digitale: il 12% contro il 16% della media europea; secondo la Commissione Europea, anche in Europa il divario tra il numero di posti di lavoro offerti e il numero di persone con le giuste competenze digitali cresce del 3% ogni anno.

Sviluppo competenze digitali
Il tema dello sviluppo delle competenze digitali nella scuola e nella formazione professionale è al centro del programma europeo «eSkills for Jobs 2015-2016», presentato ieri a Roma, a palazzo Chigi. Il programma, promosso dalla Commissione Europea, è coordinato in Italia da Anitec (Associazione Nazionale Industrie Informatica, Telecomunicazioni ed Elettronica di Consumo) e, a livello comunitario, da DigitalEurope, l’associazione europea dell’industria delle tecnologie digitali.

Professioni Ict
A livello europeo, le professioni Ict sono date in crescita del 27% e si riscontra una necessità di figure sempre più specifiche: dal data scientist al chief technology officer, dallo sviluppatore mobile ai big data architect. In Italia l’80% dei computer all’interno delle scuole si trova in aule dedicate e solo il 10% invece è allocato nelle classi a disposizione di alunni e soprattutto di professori che lo utilizzano per aggiornare il registro elettronico. Un altro dato rilevante è che in Italia solo il 52% degli alunni frequenta una scuola con il 90% dei computer funzionanti mentre in Europa si parla del 76%. Sempre secondo le stime della Commissione, il gap in tutta l’Ue passerà dai 275.000 posti di lavoro nel 2012 a mezzo milione l’anno prossimo e 900.000 entro il 2020. Si evidenzia inoltre che nel 2015 si è verificata una riduzione del 2,2% del budget dedicato dalle imprese italiane agli investimenti in Ict.

Puntare su formazione insegnanti
Quella digitale è una rivoluzione della conoscenza che va ben oltre la tecnologia e tocca il modo in cui il sapere si crea, si alimenta, e si diffonde. «Per questo – ha sottolineato la ministra dell’Istruzione, Stefania Giannini – bisogna puntare non solo sulle tecnologie a scuola, ma anche sulla formazione degli insegnanti, sulle nuove competenze dei docenti e sull’allineamento tra scuola e società. Il digital divide è parte del cultural divide che puntiamo a colmare attraverso la Buona Scuola». Per il Governo «questo settore è strategico. Perché solo attraverso un processo di digitalizzazione le nostre imprese potranno adeguatamente competere in un contesto internazionale e, contestualmente, creare le condizioni migliori per attrarre investimenti esteri», ha spiegato Claudio De Vincenti,
sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. E Sandro Gozi, sottosegretario con delega agli Affari Europei, ha messo in evidenza come «credere nell’innovazione tecnologica oggi
significa avere più posti di lavoro domani».

«Come Anitec siamo lieti e onorati di poter coordinare per l’Italia, anche nel biennio 2015 e 2016, un programma così importante per lo sviluppo del Paese e la creazione di nuovi posti di lavoro», ha aggiunto il presidente di Anitec, Cristiano Radaelli. «Investire nella diffusione di competenze digitali è un fattore di valenza strutturale per innovare l’economia europea – ha aggiunto Elio Catania, presidente di Confindustria Digitale -. Purtroppo questa consapevolezza è ancora troppo bassa in Italia. Da qui l’importanza di un’iniziativa come eSkills for Jobs. La trasformazione digitale delle attività industriali e della Pa rappresenta per l’Italia la chiave per riuscire a colmare in tempi stretti i ritardi di competitività accumulati in questi anni».