Nuovo Isee

da Superabile

Nuovo Isee, Anffas critica il “trionfalismo” sul monitoraggio: troppi punti oscuri

Il presidente Speziale replica al ministro Poletti: “Campione è significativo, ma tante criticità, soprattutto per pluridisabili: in alcuni casi Isee schizzato da 0 a 13 mila euro. E pochi comuni hanno adeguato propri regolamenti per accesso a servizi. Caos e iniquità a danno delle persone con disabilità”

ROMA – Troppi “punti oscuri” nei primi dati sul nuovo Isee e troppe criticità a spese delle persone con disabilità: Anffas smorza così l’entusiasmo con cui il governo, in particolare il ministro Poletti, ha presentato la prima parte del monitoraggio relativo all’applicazione del nuovo misuratore economico. Monitoraggio che però, contrariamente a quanto contestato dal comitato “Stop al nuovo Isee”, sarebbe per Anffas “significativo” in quanto a consistenza del campione, ma “critico” per le conclusioni che se ne traggono. Ed ecco, in sintesi, i “punti oscuri” rilevati dal presidente Roberto Speziale”.

Pluridisabilità fa schizzare in alto l’Isee. Primo, “ancora ci sono situazioni assolutamente critiche che colpiscono fortemente le persone con disabilità ed i loro nuclei familiari”. In particolare, le “condizioni di pluridisabilità che hanno fatto schizzare verso l’alto l’Isee delle persone che ne sono affette, arrivando anche a vedere situazioni in cui da Isee ristretto pari a zero si è passati, pur considerando le franchigie, ad un Isee in cui, calcolandosi tutte le provvidenze correlate all’invalidità (a causa della mancata esecuzione delle sentenze del Tar Lazio del febbraio scorso), si arriva anche a 13 mila euro, con le conseguenze negative per accedere alle prestazioni sociali agevolate.

I Comuni non adeguano i regolamenti. Secondo, sono pochi i comuni che stanno adeguando i propri regolamenti per l’accesso ai servizi. Condizione fondamentale, questa, visto che “oltre a ciò che l’Isee rileva, sono poi le scelte regionali e dei Comuni che determinano le condizioni di accesso alle prestazioni. Da questo punto di vista – fa notare Speziale – i dati rilevati dal Ministero fotografano una situazione in cui sono pochissimi i Comuni che hanno adeguato i propri regolamenti. Con preoccupazione, inoltre, Anffas rileva che da queste prime scelte si sta profilando un orientamento pericoloso: soglie di esenzione ridotte o addirittura pari a zero, percentuali di compartecipazione al costo elevate rispetto a livelli Isee molto bassi, prestazioni non considerate come sociosanitarie e ascrivibili quindi non all’Isee ristretto ma all’Isee ordinario”.

Falsa rappresentazione delle condizioni di vita delle persone con disabilità. Infine, c’è una preoccupazione “tecnica”, che ha a che fare con la capacità dell’Isee di misurare effettivamente le condizioni economiche dei nuclei con disabilità. In particolare, “le famiglie con minori con disabilità, per cui non è applicabile l’Isee ristretto”. Per Speziale, “questa situazione, unita ad un non corretto utilizzo del moduli per la Dsu per le persone con disabilità che stiamo registrando in vari casi lungo il territorio nazionale, determina ancora più una falsa rappresentazione delle vere e, purtroppo precarie, condizioni di vita delle persone con disabilità, rendendo più oneroso l’accesso alle prestazioni sociali agevolate”.

Sullo sfondo di tutte queste considerazioni critiche, c’è la “nostra ferma contrarietà nei confronti della scelta del governo di non dar seguito, fino ad ora, alle sentenze emesse dal Tar Lazio che, invece, hanno severamente messo in discussione, dichiarandole illegittime, parti importanti del nuovo Isee – conclude Speziale – Addirittura il Governo ha espresso la volontà di impugnare, nel termine ordinario che scadrà fra qualche mese, le tre sentenze del Tar Lazio, con la chiara conseguenza di continuare ad aggravare di giorno in giorno la situazione di caos generata dal DPCM 159/2013. Caos, ma anche e soprattutto iniquità, ancora una volta a danno delle persone in condizione di maggiore vulnerabilità, come le persone con disabilità. Basti pensare al fatto che ancora l’Inps genera Isee più alti perché continua a calcolare le provvidenze economiche per invalidità civile che invece il Tar ha dichiarato non computabili, tanto da indurre i vincitori dei ricorsi al Tar a provare a far presentare la Dsu direttamente presso l’Inps, minacciando l’Istituto dei danni che dovessero generarsi per il mancato rilascio dell’Isee conforme alle sentenze”.


Lombardia: la “Buona scuola” partirà con 4.650 studenti in meno? Ledha: “Pronte lettere di diffida”

Migliaia di ragazzi con disabilità rischiano di non poter frequentare le lezioni perché privi dei servizi di assistenza alla comunicazione, assistenza educativa e trasporto. Ledha denuncia la grave mancanza di responsabilità delle istituzioni e annuncia ricorsi in tribunale

ROMA – “Già al primo giorno del prossimo anno scolastico in Lombardia potrebbero mancare all’appello 4.650 studenti. Sono i bambini e i ragazzi con disabilità sensoriale delle scuole di ogni ordine e grado e i giovani con disabilità che frequentano le scuole superiori. Nonostante l’allarme lanciato da più di un anno dalle associazioni delle persone con disabilità, né il Governo, né la Regione Lombardia, né le vecchie e nuove Province, né la Città Metropolitana di Milano hanno trovato il modo di garantire il diritto allo studio a questi bambini e ragazzi, che rischiano di restare privi dei servizi di assistenza alla comunicazione, assistenza educativa e trasporto. Una condizione che li costringerebbe a restare a casa o a ridurre di molto la frequenza scolastica”. A denunciare la situazione è la Ledha, Lega per i diritti delle persone con disabilità. L’organizzazione ha diffuso un articolato appello in cui denuncia “la grave mancanza di responsabilità delle persone che oggi ricoprono importanti incarichi istituzionali” e si mette “al fianco delle migliaia di famiglie che vorranno rivolgersi alla magistratura per vedere rispettato il diritto dei loro figli di andare a scuola, come tutti gli altri alunni e studenti. Abbiamo predisposto le lettere/diffida da inviare alle Province e a Città Metropolitana di Milano – spiega Donatella Morra, referente Ledha scuola – con cui le famiglie potranno chiedere l’attivazione di questi servizi. Qualora il servizio non venisse attivato sarà possibile procedere con un ricorso in tribunale”.

Ledha chiede un appuntamento urgente ai vertici delle istituzioni coinvolte: Raffaele Cattaneo, presidente del Consiglio Regionale della Lombardia, Daniele Bosone presidente dell’Unione Province Lombarde e Giuliano Pisapia Sindaco della Città Metropolitana di Milano. Parallelamente, Ledha ha chiesto alla Fish – Federazione Italiana Superamento Handicap – di continuare ad attivarsi presso il Presidente del Consiglio e il Ministro dell’Istruzione per risolvere la questione.

A oggi nessun ente pubblico (Comuni, Province o Città Metropolitana di Milano) accetta ufficialmente le domande di attivazione di questi servizi per il prossimo anno scolastico, non avendo approvato nessun atto amministrativo che ne preveda l’organizzazione. Inoltre non c’è nessun capitolo di bilancio che stanzi le risorse necessarie. Risultato: se qualcosa non cambierà nei prossimi giorni, quei bambini e quei ragazzi saranno costretti a rimanere a casa o a frequentare con un orario ridotto.

“Si tratta di servizi che la legge 104 del 1992 prevede come diritti esigibili e gratuiti, che devono essere garantiti, indipendentemente dai problemi gestionali o economici degli enti pubblici – spiega Donatella Morra -. Per questo motivo Ledha, tramite le sue associazioni, ha iniziato una campagna di informazione a tutte le famiglie coinvolte, offrendo il supporto necessario per rivolgersi alla magistratura nel caso le istituzioni continuino a non trovare una soluzione a questo problema”.

Paradossale la situazione a Milano, come riferisce Ledha. “Il Comune (sindaco Giuliano Pisapia) ha avvisato con una lettera le famiglie che non potrà più sostenere il servizio di trasporto e assistenza educativa nelle scuole superiori perché di competenza della Città Metropolitana. Le stesse famiglie, però, hanno ricevuto un’altra comunicazione da parte della Città Metropolitana (sindaco Giuliano Pisapia) che le informa che gli uffici non riceveranno neanche le domande di attivazione del servizio perché nessuno ha attribuito loro questa competenza”.


Nuovo Isee, ecco tutti i numeri del ministero: “Per i disabili è più vantaggioso”

Il testo integrale del documento pubblicato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali sulle dichiarazioni Isee elaborate nei primi tre mesi del 2015: in tre casi su quattro il nuovo Isee è più basso o uguale rispetto a quello che sarebbe stato calcolato con le vecchie regole

ROMA – La “gran parte” delle persone con disabilità e delle loro famiglie che hanno richiesto la dichiarazione Isee in questo 2015 ha trovato “le nuove regole più vantaggiose” rispetto a quelle che era in vigore dodici mesi fa: il nuovo Isee insomma conviene, e conviene soprattutto alle persone con disabilità. E’ questo il principale concetto che emerge dal documento pubblicato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e relativo ad un campione di 22 mila dichiarazioni Isee (il 2% del totale) richieste nei primi mesi dell’anno. Il quaderno “Tre mesi di nuovo Isee. Prime evidenze” fa il punto della situazione generale e poi si sofferma sulla situazione delle famiglie in cui è presente almeno una persone disabile, mettendo in evidenza – pur con alcuni distinguo – che il nuovo Isee è favorevole e neutro rispetto a quello precedente in tre casi su quattro. Per le famiglie con maggiori disponibilità economiche (oltre 30 mila euro di Isee) invece la presenza di disabili cresce.

Nel documento viene specificato, peraltro, che per particolarità tecniche legate allo strumento il vecchio Isee è anche sovrastimato rispetto a quello effettivo e che dunque i vantaggi reali dovrebbero essere perfino maggiori di quelli evidenziati nell’analisi. Un’analisi che arriva nel pieno di una polemica rovente sul tema fra il governo e alcune associazioni di persone disabili, anche in seguito alle sentenze del Tar del Lazio che – tuttora inapplicate – hanno bocciato l’Isee proprio relativamente alle nuove norme nei casi di disabilità. Ecco il testo integrale del quaderno del Ministero relativamente alla parte dedicata alle famiglie con persone disabili:

Gli effetti della riforma sui nuclei di persone con disabilità o non autosufficienti sono molto diversi che sulla popolazione complessiva o sui nuclei con minori. Nel caso dei disabili, la distribuzione è visibilmente modificata per effetto dell’introduzione delle nuove regole, con l’azzeramento e la sostanziale riduzione dell’ISEE per una consistente quota della popolazione. Gli ISEE nulli passano infatti da un decimo a un quarto della popolazione, con un incremento di due volte e mezzo; sotto i 3.000 euro si concentra con le nuove regole circa il 44% dei nuclei con persona con disabilità a fronte del 29% che si sarebbe avuto con le vecchie regole. Viceversa per la parte più «ricca» della popolazione avviene il contrario: oltre i 30.000 euro di ISEE (dove oggi si concentra il 6,7% della popolazione) la quota di nuclei con persone con disabilità o non autosufficienti è circa il doppio con le nuove regole rispetto alle vecchie (con le quali sarebbe stata del 3,3%). Va comunque sottolineato che l’ISEE pre-riforma è qui sottostimato perché, per tutti coloro che hanno optato per un nucleo ristretto (operazione non possibile con le vecchie regole), il vecchio ISEE è calcolato su un nucleo familiare incompleto (si tratta del 16% dei nuclei con disabili nel I trimestre). Quindi i vantaggi (non solo nella parte bassa della distribuzione) legati all’introduzione delle nuove regole sono significativamente maggiori di quelli evidenziati nei dati. L’effetto sulla parte bassa della distribuzione dei redditi è chiaramente dovuto alle nuove modalità di calcolo in presenza di una persona con disabilità: non più una maggiorazione della scala di equivalenza, come accadeva prima, ma un sistema di franchigie e detrazioni di spese, operazione chiaramente più favorevole per i redditi bassi e che più che compensa l’inclusione dei trattamenti esenti prevista dal legislatore (tanto da azzerare l’ISEE a un quarto dei nuclei). L’effetto sulla parte alta della distribuzione è invece solo parzialmente dovuto al venir meno della maggiorazione della scala di equivalenza, dovendosi anche tener conto della diversa rilevanza del patrimonio, d’impatto significativo soprattutto per la popolazione anziana non autosufficiente.

L’effetto delle nuove regole è evidente anche sui movimenti nell’ordinamento. A trarre vantaggio dal nuovo ISEE è infatti quasi il doppio dei nuclei familiari che invece sarebbero favoriti dalle vecchie regole (58% vs. 31%). Rispetto alla popolazione complessiva, invece si riduce sensibilmente l’area di chi rimane stabile (uno su dieci). Quanto alle statistiche di sintesi, gli effetti distributivi prima commentati si manifestano chiaramente sulla mediana, che si riduce di quasi il 30%. La media invece cresce, poco meno che nella popolazione complessiva (+7,4%), ma sostanzialmente per effetto dei valori ISEE più elevati: infatti, considerando la media per i soli valori ISEE inferiori a 30.000 euro, l’incremento è dimezzato (+3,6%). Come già osservato, comunque, questi dati sottostimano significativamente l’ISEE calcolato con le vecchie regole, quando il nucleo ridotto non era possibile. Dato il significativo numero di queste dichiarazioni (il 16%) è presumibile che calcolando correttamente il vecchio ISEE osserveremmo con il passaggio al nuovo regime una riduzione nei valori medi oltre che mediani. Ma vi è pure un effetto patrimonio, anch’esso già commentato, che è di natura trasversale e indipendente dal mutamento delle regole relative alla disabilità, mutamento che qui possiamo evidenziare

Nell’analisi della nuova disciplina, gli effetti del diverso trattamento delle persone con disabilità possono essere isolati da quelli delle modifiche operate con riferimento alla componente patrimoniale – modifiche di natura generale e trasversale a tutti i gruppi di popolazione. Per far ciò è necessario confrontare il nuovo ISEE con un ISEE “ibrido” in cui la parte patrimoniale si calcola con le nuove regole (cioè si prende l’ISP vigente), mentre si calcola con le vecchie regole solo la parte reddituale (ISR pre-riforma) e la scala di equivalenza. Infatti, come già evidenziato, le modifiche nel nuovo ISEE con riferimento alle persone con disabilità non agiscono sui patrimoni, ma solo sui redditi (con l’introduzione dei trattamenti esenti, da un lato, e di franchigie e detrazioni di spesa, dall’altro) e sulla scala di equivalenza (con l’eliminazione della maggiorazione della scala di equivalenza, pari nella vecchia disciplina a 0,5). Resta comunque, in caso di nucleo ristretto, la sottostima anche dell’ISEE ibrido. Operando tale confronto, il favore della nuova disciplina è ora evidente in tutti gli indicatori. Non solo la mediana è sensibilmente inferiore (del 35%), ma anche il 3° quartile (il valore che separa il quarto di popolazione più ricco) si riduce di oltre il 5%. Si riduce anche la media (di quasi il 5%), in misura più accentuata se considerata per gli ISEE inferiori a 30.000 euro (-7,8%). Infine, il nuovo ISEE è più favorevole per due terzi dei nuclei di persone con disabilità ed è meno favorevole per meno di un quarto, un rapporto che è quasi di 3 a 1. Resta stabile circa il 12% dei nuclei.


Nuovo Isee, le famiglie con disabilità replicano al ministero: “Per noi solo svantaggi”

Per Guerra, “65% delle famiglie disabili favorita da nuovo Isee è favorevole”. Ribatte Bonanno: “Tanti disabili non hanno ancora fatto Isee”. Una mamma: “Mio Isee passa da 16 mila a 22 mila euro solo per indennità. Dovrò pagare io i servizi che salvano mia figlia da morte sociale”

ROMA – “La ricerca è stata condotta su un campione così esiguo, appena il 2% della popolazione Isee, da render perfino assurde le percentuali rilevate”: per Chiara Bonanno, una delle promotrici del comitato “Stop al nuovo Isee”, occorre quindi “un’analisi molto più guardinga di quella entusiasta che, invece, la Guerra fa sul suo profilo”. Anche perché, continua Bonanno, “tante famiglie con disabilità non rientrano nel campione, perché devono ancora compilare l’Isee, in attesa che le sentenze del Tar siano applicate”.

Non occorre quindi dar credito, secondo Bonanno, all’ottimismo e l’esultanza di Maria Cecilia Guerra, una delle ispiratrici del nuovo misuratore economico, che così ha annunciato, nei giorni scorsi, le prime rilevazioni, definendo il nuovo Isee “una riforma davvero più equa. Il monitoraggio effettuato dal ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali sui dati relativi al milione e passa di dichiarazioni Isee presentate nel primo trimestre di quest’anno – continua Guerra – conferma la bontà della riforma avviata da gennaio”. E riporta due dati in particolare: il primo riguarda le famiglie con disabilità: “per circa quattro quinti di questi nuclei – riferisce Guerra – le nuove modalità di definizione dell’Isee sono più favorevoli (65,4%) o indifferenti (11,7%) rispetto alle vecchie. Gli Isee pari a zero passano da un decimo a un quarto della popolazione, con un incremento di due volte e mezzo; sotto i 3.000 euro si concentra con le nuove regole circa il 44% dei nuclei con persone con disabilità, a fronte del 29% che si sarebbe avuto con le vecchie regole”.

L’altro dato positivo riguarda l’emersione delle false dichiarazioni: “nei primi tre mesi di quest’anno – riferisce Guerra – le dichiarazioni dei richiedenti Isee con patrimonio mobiliare nullo sono crollate di quasi due terzi, passando dal 72,7% del primo trimestre del 2014 al 24,1 per cento. E il valore medio dichiarato è molto cresciuto. Se un anno fa meno di un cittadino su tre dichiarava di avere un conto corrente al momento della richiesta di Isee, ora oltre tre quarti lo fanno senza indugio”.

Ribatte Bonanno: “la senatrice non rileva però che l’emersione dei conti correnti dichiarati è dovuta alla legge Monti, che ha vietato la percezione in contanti degli importi di pensioni e di ogni importo in denaro, costringendo così migliaia di pensionati ad aprire un conto corrente”. Non solo: “la maggior parte delle persone non autosufficienti, soprattutto quelle che a causa delle maggiori somme percepite per far fronte ad una disabilità molto più grave, e che quindi sarebbero state con il nuovo Isee calcolate come più ricche, non hanno ancora fatto l’Isee, in attesa dell’applicazione delle sentenze per la quale il Governo è stato recentemente diffidato”.

E Sabina, una mamma caregiver, riporta la propria situazione come emblematica della ricaduta effettiva che la riforma dell’Isee sta avendo sulle famiglie con disabilità: una riforma tutt’altro che equa, secondo Sabina Beretta, visto che “è stata penalizzante per la maggioranza delle famiglie con disabilità e degli stessi disabili, cui ha tolto anche il diritto di usufruire dei servizi essenziali, utenti che fino allo scorso anno ne avevano beneficiato”. Ed ecco i numeri, relativi al caso personale di Sabina e di tanti come lei: “Io, a fronte di un Isee di 16 mila euro del 2014, quest’anno mi ritrovo con un Isee di 22mila. Questo grazie al governo, che mi ha obbligata a inserire nel computo l’assegno di accompagnamento di mia figlia e la sua pensione d’invalidità”. Non solo: “Sono stata obbligata ad aggiungere nel computo anche una somma accantonata in un libretto postale che è di proprietà di mio papà, ma nel quale risulto cointestataria perché papà ha 94 anni e non è nelle condizioni di poter gestire quei pochi risparmi che ha messo da parte. Per il resto – continua – sono una dipendente comunale, con una misera reversibilità in quanto vedova precoce, per cui il reddito familiare, rispetto allo scorso anno, è rimasto invariato”. Quali saranno le conseguenze pratiche di questo aumento dell’Isee, Sabina può solo prevederlo: “Probabilmente a settembre mia figlia perderà tutti quei servizi che il Comune le erogava per via di un Isee contenuto: parlo del trasporto e della compartecipazione del centro diurno. Ed io mi ritroverò ancora una volta a dovermi svenare per mantenergli quel minimo indispensabile che la protegga da una morte sociale”.