Il bluff del governo Renzi ……….sulla scuola

“Il bluff del governo Renzi ……….sulla scuola”
(lettera aperta del Segretario Generale dell’Ugl Scuola)

Negli ultimi tempi alcuni mass media hanno ripetutamente utilizzato l’espressione “più dura l’Ugl”, quasi tutte le volte che si è parlato di riforma del sistema scolastico e quindi di “Buona Scuola”, ma se con detta frase intedevano evidenziare la fermezza delle posizioni da noi assunte in merito alla riforma della scuola, allora dobbiamo preannunciare che se la situazione non cambierà, la nostra azione sindacale sarà ancora più determinata ed incisiva.
E’ evidente come ci troviamo a dover fronteggiare le prepotenze di un governo sordo e miope, che non solo non ascolta le parti sociali, ma fa approvare una riforma importante e delicata come quella della scuola, ricorrendo al voto di fiducia e quindi ad un provvedimento unilaterale, ignorando il significato della parola “democrazia”.
Un governo che proprio sulla riforma del sistema dell’istruzione, ha messo in campo un indecoroso bluff, buttando fumo negli occhi e attribuendosi meriti che non ha, cercando di confondere, per fortuna senza riuscirci, anche gli addetti ai lavori.
Neppure lo sciopero che di recente ha interessato il comparto scuola e che ha fatto rilevare un’astensione dal lavoro che si aggira intorno al 65%, certamente un risultato eclatante anche in considerazione del delicato e difficile momento che il paese sta attraversando è stato sufficiente per “far cambiare rotta” alla squadra di governo.
Le innumerevoli richieste di modifica presentate nel percorso parlamentare del ddl scuola e nel caso della nostra Organizzazione Sindacale tramite il Vice Presidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati, On. Renata Polverini, non sono bastate a fermare la marcia del governo che procede su un percorso inadeguato.
Per meglio chiarire il perchè del nostro dissenso, occorre tornare indietro di qualche tempo, facendo un breve escursus e mettendo in risalto alcune situazioni che hanno determinato il nostro niet al percorso di riforma.
Oramai è ben noto come da alcuni anni si stia proseguendo con continue riduzioni agli organici (soprattutto quello di diritto) del personale della scuola, ma anche agli stanziamenti economici per il funzionamento degli istituti, tanto da mettere in difficoltà tutte le scuole, ma in particolare quelle che non avendo i laboratori, non hanno potuto barcamenarsi utilizzando anche i contributi delle famiglie.
Il governo era consapevole che a seguito dei numerosi ricorsi per la stabilizzazione dei precari, la Corte Europea avrebbe accolto le istanze dei lavoratori e quindi ha ben pensato di procedere alle immissioni in ruolo, intestandosi un merito che non ha e che di fatto era solo la conseguenza di quanto disposto dalla recente sentenza della Corte Europea, avendo premura, con una leggina dell’ultim’ora, di cambiare le carte in tavola, modificando le regole per le immissioni in ruolo e calpestando alcuni diritti acquisiti dai lavoratori.
Utilizziamo il termine “diritti acquisiti” in quanto la stabilizzazione dei precari è la conseguenza del fatto che il dicastero di viale Trastevere sia ricorso al conferimento di contratti a tempo determinato per più di tre volte e su posti vacanti in organico di diritto e che detta violazione del dettato normativo sia avvenuta nella provincia dove l’aspirante è incluso nelle graduatorie.
Di conseguenza viene riconosciuto che in quella provincia c’era una necessità e che non si trattava di situazioni straordinarie ma come si suol dire di “ordinaria amministrazione”.
Infatti, l’Ugl Scuola, da sempre, ha chiesto che le immissioni in ruolo venissero fatte tenendo conto dei posti in organico di diritto, ovviamente non quello determinato a seguito dei tagli e con i parametri di un decennio dopo.
Mai avremmo pensato, pur consapevoli della necessità dell’attuazione di un organico dell’autonomia, di proporre che le immissioni in ruolo venissero fatte su una procedura di fatto sconosciuta, certi che il potenziamento non basterà a fronteggiare le esigenze delle scuole.
Quindi si è proceduto alle immissioni in ruolo, prevedendo “più fasi”.
Il ministro sostiene che l’anno scolastico è iniziato con il corpo docente al completo, ma la realtà è che le immissioni in ruolo hanno coperto appena il 50% del fabbisogno e che i posti rimanenti saranno destinati ai supplenti, con il risultato che il precariato non sarà eliminato, ma potremmo dire che ci troviamo di fronte ad un aumento dello stesso.
Inoltre, le immissioni in ruolo sono state fatte su base nazionale, dando luogo ad un vero e proprio esodo in particolar modo verso il nord, mettendo in serie difficoltà i lavoratori e le loro famiglie, incrementando il ricorrere alle sacrosante prerogative della legge 104, ma anche un aumento delle assenze per salute, che però siamo sicuri sia dovuto semplicemente ad una casualità.
Così facendo si è determinata la necessità di nominare nuovi supplenti, con un danno per la didattica, ma anche con aggravio per la spesa pubblica.
Nelle scuole regna sovrana l’incertezza, infatti ai dirigenti scolastici, la riforma da una parte ha consegnato maggiore discrezionalità e potere decisionale, ma dall’altra gli ha negato anche il diritto di nominare i supplenti in caso di assenze brevi, che si somma al divieto di sdoppiare le classi in caso di assenza del docente; ci troviamo di fronte ad una situazione di particolare rilevanza giuridica che potrebbe dar luogo a numerosi contenziosi, ma anche ad assistere impotenti all’inefficienza del servizio erogato dalla scuola pubblica che, invece, dovrebbe essere rivalutato e potenziato.
Gli errori (o per meglio dire orrori) sono stati molteplici, basta riflettere sul fatto che qualche “sapientone”, aveva ben pensato di revocare gli esoneri ed i semi esoneri ai collaboratori vicari e, se è vero che qualsiasi addetto ai lavori ha giudicato tale modus operandi assurdo ed inadeguato, l’unica conclusione che possiamo trarre è l’evidenza dell’estraneità e della poca conoscenza del funzionamento del sistema scolastico italiano, proprio di chi mira a riformarlo, avvalorando quanto sostenuto dall’Ugl Scuola in merito al
fatto che la riforma partorita dal governo Renzi non valorizzerà la scuola, ma l’attuale compagine governativa mira solo ad un fattore economico e quindi di risparmio.
Infatti, riteniamo che le risorse che il governo dice di aver reperito ed investito per la scuola, in realtà sono solo i risparmi derivanti dal mancato rinnovo del ccnl di categoria oramai scaduto da quasi un decennio, o dai risparmi sugli stanziamenti economici inerenti il fondo dell’istituzione scolastica, o al continuo posticipo degli scatti di anzianità (gradoni) con ritardi sulle progressioni della carriera del personale della scuola, ecc.; insomma non si sta solo cercando di realizzare una riforma a costo zero per l’Amministrazione, ma tutti gli investimenti, in realtà, sono fatti con le spettanze economiche non corrisposte ai lavoratori comunque continuano ad essere tartassati.
Se ci addentriamo nei meandri delle legge 107, rileviamo una restrizione della libertà di insegnamento e, nonostante l’Ugl Scuola possa concordare con il riconoscimento di un sistema meritocratico, riteniamo indispensabile che lo stesso venga determinato da criteri equi e trasparenti e non discezionali.
Certamente, con un simile scenario, i ricorsifici stanno giustamente affilando le lame; non vogliamo neppure pensare a cosa potrebbe accadere se la magistratura dovesse dichiarare illegittimo il sistema utilizzato dal governo per le immissioni in ruolo, a cui si aggiungerebbero i ricorsi inerenti la vicenda del diploma magistrale, gli ulteriori ricorsi per la stabilizzazione, ecc.
Pensate a quante volte lo stato soccombe in giudizio ed alle relative spese processuali che non fanno altro che incrementare un debito pubblico già gigantesco; eppure tutto questo si potrebbe evitare con leggi chiare, concrete e condivise.
Ma non è ancora finita, perchè l’iter della fase “C” risulta essere davvero poco comprensibile, allo stesso modo come è tutto da verificare quanto previsto per il progetto da attuare per le scuole dell’infanzia e primarie (almeno per il momento escluse da tutto e tutti).
A fronte di tutto questo, con le GAE non ancora esaurite e con tantissimi aspiranti già in possesso dell’idoneità all’insegnamento, il governo sta lavorando all’indizione di un nuovo concorso che certamente non annullerebbe le GAE, creando una sorta di doppio canale, ma determinerebbe l’esclusione degli aspiranti che hanno già conseguito detta idoneità, i quali
nonostante i sacrifici economici (e non solo) sostenuti nell’arco degli anni, vedrebbero sfumare la possibilità di continuare ad insegnare.
Per non parlare del fumo negli occhi che il governo butta, tutte le volte che parla del bonus o carta elettronica di cinquecento euro per le spese di formazione dei docenti, somma già in partenza insufficiente a svolgere delle serie e mirate attività di aggiornamento che certamente non possono essere fatte con gli spiccioli, a cui si aggiunge che le spese sostenute vanno rendicontate, e non vogliamo neppure pensare a cosa potrebbe succedere se il tutto dovrà essere sottoposto anche alla Corte dei Conti.
Tra l’altro, il documento di riforma sembra essersi completamente dimenticato del personale amministrativo, tecnico e ausiliario che viene appena menzionato come se fossero lavoratori di serie “B”.
Un’altra cosa che riteniamo a dir poco mortificante sono i contenuti di alcune circolari del Miur, che sono solamente la conferma di una situazione assurda: chi ci governa non conosce il reale funzionamento delle istituzioni scolastiche.
Dopi i numerosi solleciti in merito alle problematiche legate alla sostituzione del personale assente per brevi periodi, l’amministrazione, con una nota dello scorso 30 settembre, ha stabilito:
– per il personale docente, la questione viene rimandata a dopo la conclusione del piano straordinario di assunzione, fatto che rappresenta una vera e propria assurdità perché le lezioni sono già iniziate da qualche settimana;
– per il personale amministrativo, tecnico e ausiliario, la decisione viene affidata ai dirigenti scolastici, sui quali viene dunque scaricata tutta la responsabilità.
Anche in merito all’edilizia scolastica e ai presunti meriti che il governo si attribuisce per aver stanziato le risorse (comunque insufficienti) per la messa a norma delle scuole, ci sarebbe tanto da dire: oltre il novanta per cento dei plessi scolastici non sono a norma e spesso ci troviamo ad assistere a crolli di soffitti, ecc., situazioni a rischio per alunni ed addetti ai lavori, che si sarebbero potute evitare e che per il futuro, devono essere necessariamente scongiurate mediante maggiori investimenti ed una giusta attività di prevenzione.
A noi non sembra che tutto questo possa essere definito “La Buona Scuola”, ma con rammarico dobbiamo affermare che se il governo non effettuerà una rapida inversione di marcia, ben presto dovremo dire “c’era una volta…..la scuola”, quella scuola pubblica che deve necessariamente erogare ad alunni e famiglie un servizio di qualità e che sia competitiva anche oltre frontiera.
Invece, continuando in questa direzione, la scuola perderà la centralità ed il ruolo sociale di primaria importanza che la stessa deve avere, con ripercussioni negative e disastrose per le prospettive di sviluppo e crescita del nostro paese e di conseguenza per i giovani che, oggi più che mai, necessitano di essere valorizzati e di maggiori certezze.
Roma, ottobre 2015

Giuseppe Mascolo
Segretario Generale Ugl Scuola