Supplenti, stipendi in ritardo «Col rischio che non arrivino mai»

da la Repubblica

Supplenti, stipendi in ritardo «Col rischio che non arrivino mai»

Il sindacato Flc Cgil denuncia: «Il Mef non stanzia risorse sufficienti». E anticipa che in Legge di stabilità si prevede che i 60 milioni destinati alle supplenze vadano direttamente all’erario, invece di essere destinati a ristorare questo capitolo di spesa

E ci risiamo, verrebbe da dire. Anche quest’anno decine di migliaia di supplenti si ritrovano con le tasche vuote. E’ iniziato da appena due mesi l’anno scolastico, e i professori chiamati a rimpiazzare i colleghi assenti si sono ritrovati di nuovo ad affrontare l’annoso problema di sempre, ovvero le buste paghe vuote. «Colpa delle scuole», dicevano negli anni scorsi dal ministero delle Finanze. Ma oggi, che le scuole sono state «liberate» da questo compito ed è proprio lo Stato a pagare direttamente i supplenti, il problema si ripropone identico. «Emerge con tutta evidenza – denuncia la Flc Cgil – che la responsabilità, che finora era stata scaricata sulle istituzioni scolastiche, è dell’Amministrazione centrale».

La Finanziaria

E la situazione potrebbe anche peggiorare, con stipendi rinviati nei mesi: perché nella legge di stabilità viene scritto nero su bianco che i 60 milioni destinati alle scuole per le supplenze dovranno essere girati all’erario. L’idea di base è che, visto che la legge 107 elimina di fatto le supplenze, quei soldi non devono essere più destinati alle scuole, e vanno risparmiati. Ma la riforma non aveva previsto che l’organico potenziato, che dovrà coprire i buchi delle supplenze secondo il disegno del legislatore, non sarebbe entrato in vigore prima di novembre: secondo le previsioni, le nomine avverranno la seconda settimana di novembre, e non è detto che non ci siano ulteriori ritardi dovuti a rinunce e riassegnazioni di istituti. Intanto però l’anno scolastico è iniziato, i prof- quando necessario – si sono assentati, i supplenti sono stati ingaggiati. Ma quando saranno pagati? «Il MEF vuole incassare queste risorse quando è impellente il pagamento degli stipendi al personale precario, che da settembre non ha ricevuto ancora un euro a fronte del lavoro svolto», sottolinea ancora il sindacato, pronto a denunce e decreti ingiuntivi.