Da Napoli a Roma fino a Milano, così i licei testano l’alternanza scuola-lavoro

da Il Sole 24 Ore

Da Napoli a Roma fino a Milano, così i licei testano l’alternanza scuola-lavoro

di Ludovica Ciriello

Da quest’anno, in base alla legge 107/2015, un totale di mezzo milione di studenti (contro i circa 10mila degli anni passati) varcheranno portoni di aziende e uffici per svolgere le ore di «alternanza scuola-lavoro»: 200 ore per gli studenti del liceo; 400, invece, per gli allievi di istituti tecnici e professionali. Se negli istituti tecnici e professionali l’alternanza è una prassi consolidata da anni, differente è la situazione nei licei, il cui ruolo, storicamente, è quello di preparare i ragazzi alla scelta del percorso universitario. Da quest’anno, invece, l’alternanza scuola-lavoro si inserisce, a pieno titolo, nel percorso di formazione di tutti gli allievi

A Napoli, il Liceo Vico punta sulle professioni culturali
Quello che c’è in comune tra tutte le Regioni italiane, data la scarsità dei fondi messi a disposizione dal governo, è il tentativo di valorizzare le risorse esistenti. È il caso della maggior parte dei licei napoletani, dove – soprattutto in ragione dello scarno tessuto imprenditoriale presente su territorio – non mancano difficoltà nell’individuazione delle aziende ospitanti. Un esempio è quello del Liceo Vico, che ospita tre indirizzi liceali: linguistico, classico e scientifico (1260 alunni in totale, circa 750 da mandare in stage): «Dopo le prime esperienze avviate l’anno scorso si è creata una grande fame di stage», spiega Clotilde Calderoni, dirigente scolastica dell’istituto. Già prima della Riforma Renzi, infatti, numeri ridotti di allievi hanno avuto modo di sperimentare esperienze lavorative o attività di azienda simulata. Se, generalmente, questo tipo di occasione veniva resa disponibile per studenti rientranti nella fascia dell’eccellenza, al liceo Vico, invece, questa possibilità è sempre stata aperta anche a giovani apparentemente meno motivati perché, dice la D.S. Calderoni «è proprio a questi ragazzi che può servire di più. Dopo gli stage, infatti, tornano completamente trasformati: entusiasti». Uno degli escamotages trovati dalla scuola napoletana, per garantire l’alternanza, è quello di trasformare alcune delle attività pomeridiane – già presenti in programma – in veri e propri tirocini: il corso teatrale pomeridiano è stato, a esempio, trasformato in uno stage, per circa sessanta ragazzi, a cura del Living Theatre (discendente da quello londinese). Ci sono poi esperienze del tutto nuove, pensate in seguito alla legge 107/2015, e strettamente legate al mondo della cultura e dell’arte. La dirigente scolastica ha infatti organizzato, per i suoi allievi, ore di “lavoro” nel giornalismo televisivo – grazie ad un accordo chiuso con alcune televisioni locali, in particolare con Julie Tv – o, ancora, presso l’Accademia del Teatro Bellini di Napoli e, infine, con il prestigioso Teatro San Carlo di Napoli. Al di là delle difficoltà nell’incontrare aziende disponibili ad accogliere i ragazzi, dice la professoressa Calderoni «questo tipo di esperienza, in enti di stampo culturale, ci sembra più coerente con il percorso liceale e dunque più utile per i nostri allievi”. Purtroppo, però, aggiunge «la consistenza dei finanziamenti non è ben chiara. Le linee guida del Miur indicano finanziamenti per una quota pro capite che, nel caso dei licei, è pari a 25/30 euro. Quindi, purtroppo, non c’è da largheggiare».

Il liceo Mamiani di Roma e l’orientamento universitario
Anche lo storico liceo Mamiani di Roma (anch’esso ospitante tre indirizzi liceali), per sopperire alle difficoltà incontrate, ha dovuto far ricorso ad alcuni stratagemmi: in primo luogo, spiega il docente Prudenzi (incaricato di organizzare le esperienze di alternanza) «la nostra scuola ha potuto contare su un’ampia rete di ex alunni riuniti nell’Associazione Terenzio. Abbiamo chiesto loro collaborazione per individuare aziende ospitanti. Molti dei nostri ex alunni sono, infatti, dirigenti d’azienda o manager e il loro apporto ci è stato fondamentale». Se per il terzo anno, spiega poi Prudenzi, è stato avviato un discorso, prevalentemente, di formazione – per far sì che, soprattutto tramite esperienze di azienda simulata, gli studenti acquisiscano i rudimenti necessari ad approcciarsi a una realtà lavorativa (ad esempio, per quel che riguarda la sicurezza sul posto di lavoro) – gli allievi degli ultimi due anni, forti delle conoscenze acquisite, escono dalle mura scolastiche per andare a “lavorare” in azienda. Prudenzi si è mosso anche su una linea diversa rispetto a quella dell’inserimento aziendale, scegliendo di creare una forte collaborazione tra la sua scuola e alcune delle principali Università della Capitale. La Sapienza, Roma Tre e Roma Due ospiteranno, infatti, alcuni degli studenti del Mamiani per veri e propri stage di ricerca, presso numerosi dipartimenti (da Psicologia del Linguaggio a Economia, da Medicina a Fisica e così via): «Mini-progetti universitari pensati per avvicinare i ragazzi al mondo accademico – dice Prudenzi e aggiunge – in alcuni casi, gli studenti potranno appoggiarsi anche a lavori di ricerca più ampi, di cui cureranno da soli una piccola parte». In questo caso, conclude Prudenzi, «il discorso di orientamento universitario e quello di scuola-lavoro si fondono in maniera perfetta».

A Milano, il liceo Tito Livio porta gli studenti in corsia
Al Nord, dove dovrebbe essere più facile trovare aziende disponibili ad accogliere e formare studenti di liceo, ci sono casi come quello del Liceo classico Tito Livio di Milano la cui dirigente scolastica, Amanda Ferrario, spiega: «Trovare aziende interessate ad accogliere i ragazzi, per noi, non è stato poi così difficile. Per riuscirci è bastato ricorrere all’aiuto della rete genitoriale». Anche a Milano, dunque, l’aiuto esterno è stato fondamentale. A Genova, ad esempio, alcuni ragazzi della Tito Livio, saranno accolti da un’azienda che si occupa di marketing e comunicazione; altri ancora potranno lavorare in giornali o aziende legate al mondo della grande distribuzione. Ed anche per quel che riguarda il problema dei fondi a disposizione del progetto alternanza scuola-lavoro, la dirigente spiega che – oltre a quelli garantiti dalla legge – sarà fondamentale il contributo volontario dei genitori. Tra i progetti più dispendiosi rientra ad esempio quello che darà la possibilità, a circa 50 ragazzi, di svolgere un soggiorno linguistico all’estero (alcuni a Dublino, altri in Gran Bretagna): oltre a perfezionare la conoscenza della lingua, gli studenti lavoreranno in enti museali e turistici, svolgendo prevalentemente attività di front-office. Come nel caso del Liceo Mamiani di Roma, poi, anche la professoressa Ferrario ha deciso di chiedere la collaborazione del mondo accademico: alcuni dei suoi studenti saranno così accolti dall’Università Bocconi, per svolgere attività di formazione e orientamento alla scelta universitaria.
L’esperimento più grande per questi studenti milanesi sarà, però, legato al mondo della Sanità: gli allievi del Tito Livio, infatti, avranno l’occasione di affrontare tirocini in alcuni tra i principali ospedali della città (come il Fatebenefratelli) nel corso dei quali collaboreranno con il personale ospedaliero sia per quel che riguarda il lavoro nei laboratori che quello gestionale-amministrativo e, infine, potranno trascorrere alcune delle loro ore di alternanza scuola-lavoro, persino, in corsia.