Conversando con un mio ex alunno

Conversando con un mio ex alunno

di Maurizio Tiriticco

 

A proposito della mia prima puntata relativa ai problemi della FORMIS, Massimo Palozza mi scrive: “Delle tre dimensioni, quella che più mi preoccupa è quella Sociopolitica. Sarà difficile far entrare in testa a certi colleghi, e anche DS, che le competenze di un docente non si limitano alla disciplina insegnata e che non basta saper fare la programmazione e usare una LIM per pensare di aver compreso anche la dimensione umana che li circonda e dalla quale loro stessi provengono. Grazie dell’articolo, Maurizio”!

E io rispondo. La dimensione sociopolitica è quella più difficile da acquisire! Ricordiamo tutti la scarsissima visibilità nelle nostre scuole di una disciplina come l’Educazione civica! Fu anche rinnovata nei suoi contenuti, nel 1995, con il Ministro Giancarlo Lombardi e il Sottosegretario Luciano Corradini come “Cultura costituzionale” ma… come se nulla fosse! E oggi c’è Cittadinanza e Costituzione, ex Legge 222/2012. Ne sai qualcosa? Il fatto che in quasi tutte le scuole questa disciplina, che poi disciplina non è, sia ignorata, è un segnale allarmante della povertà culturale di tutto il nostro “Sistema nazionale di istruzione e formazione”. Che bella parola: Sistema!

Il fatto poi – e sono cattivo e me ne assumo la responsabilità – che tanti insegnanti ignorino la Carta costituzionale e il loro stesso contratto di lavoro è significativo. Che cosa significa “ruolo”, che cosa significa “funzione” per un qualunque lavoratore e quali conseguenze ne derivino è una questione fondante, ma…. Ma un Paese che ancora non è del tutto guarito dal fascismo e… una scuola che a tutt’oggi non si è ancora liberata da Gentile non sono cose di poco conto.

Ed è anche morta la grande ricerca pedagogica, che di fatto prima di tutto è – anzi era – una ricerca civile… Che ne è della Misurazione e valutazione nel processo educativo di Aldo Visalberghi? De La Difficile scommessa di Raffaele Laporta o della ricerca di un Mario Mencarelli o di un Luigi Volpicelli? Per non dire della Lettera di Don Lorenzo: una grande lezione di cultura pedagogica? Bruner, Gardner, Morin, gli “stranieri”, hanno “fatto una capatina” nel nostro orizzonte scolastico, ma nulla più.

In tale contesto così povero, il didatticismo spicciolo e di maniera dell’Indire e le incursioni dell’Invalsi creano solo diffidenza e resistenza: e non potrebbe essere diversamente. E non solo. L’assenza di una cultura pedagogica civile e fondante provoca una seconda assenza nell’ambito della cultura della valutazione, che costituisce a tutt’oggi uno dei nodi irrisolti del nostro Sistema scolastico. Ma la responsabilità di tutto ciò è in alto. Sono anni che abbiamo ministri incolti sotto il profilo pedagogico, che varano leggi dettate dal Mef che affliggono la scuola, invece di rinnovarla: ministri che da vent’anni cianciano di competenze ma che continuano a licenziare i nostri diciannovenni con diplomi che non certificano nulla. E’ per tutta questa serie di ragioni che il solo parlare di didattica innovativa (non c’è documento del Miur che non sentenzi sulla didattica laboratoriale) resta… purtroppo un solo parlare!

Possiamo sperare che nell’intricato labirinto di una 107, stando all’esercizio delle deleghe, si trovino spazi e tempi per orientare la nostra istruzione superiore a un effettivo apprendimento per competenze? Sia chiaro che non basta l’enunciato di un diploma a cambiare un intero percorso quinquennale! Del resto già l’attuale legge 425 che risale al lontano 1997 prescrive un diploma che certifichi competenze, ma…non è dal tetto che si costruiscono le case.