Per una scrittura figurata
di Antonio Stanca
Pur non credente ha voluto cimentarsi in un’opera di tipo religioso, di genere cattolico perché così gli ha suggerito il suo spirito di ricercatore a seguito del casuale incontro con un testo dedicato agli Angeli ed estratto dalla Bibbia. L’evento gli ha riportato alla mente degli interrogativi che sempre si era posto e lo ha stimolato a cercare una risposta convinto che è proprio dell’uomo l’amore per la conoscenza, che è un aspetto della sua natura, un’espressione del suo spirito. Ha ottenuto la risposta mediante la compilazione di un saggio intitolato de coelesti hierarchia ed edito, a Gennaio del 2016, dall’Editrice Salentina (pp.77, € 25,00). L’autore, di origine friulana ma residente nella provincia leccese, si chiama Glauco Lèndaro Camiless, è stato docente nelle Accademie di Belle Arti di Foggia, Bari e Lecce, ha scritto molto circa la storia della grafica e dell’incisione ed ha fondato, insieme ad altri studiosi e ad artisti figurativi e letterari, una casa editrice impegnata nella pubblicazione di opere di poesia, di arte figurativa e di saggistica.
Di questo suo saggio Camiless ha messo a disposizione della Comunità Emmanuel di Lecce 100 copie da vendersi al prezzo simbolico di €10,00. La somma ricavata dovrà essere impegnata dalla Comunità per il progetto “Villaggio Solidale”.
Camiless è ora in pensione ma continua ad applicarsi nello studio e nella ricerca. Altre opere ha pubblicato prima di questo saggio e sempre originale, sempre particolare è riuscito. Stavolta più che mai poiché l’impegno dell’autore non si è limitato alla valutazione degli argomenti in esame ma ha compreso pure la loro figurazione.
Col saggio Camiless intende inserirsi nel dibattito di un problema che è ancora aperto in ambito religioso, quello degli Angeli, della loro origine, della loro natura, della loro forma, del loro modo di essere, di fare. Nei quattro capitoli principali discute di quella che potrebbe essere la scrittura, la musica, la forma degli angeli buoni e quella degli angeli cattivi, ribelli a Dio. E lo fa sulla scorta di documenti, citazioni, riferimenti, collegamenti tra autori ed opere che dal passato più remoto giungono al presente più attuale. Molte, precise sono le conoscenze che il Camiless mostra anche se in breve e chiara, ordinata la maniera con la quale le espone. Non trascura, inoltre, di aggiungere, nel modo più modesto possibile, la propria opinione. Questo percorso storico, critico precede in ogni capitolo quello figurativo. L’autore, cioè, dopo aver esposto quanto è avvenuto, cosa si è pensato, scritto circa il tema esaminato, passa ad illustrarlo mediante disegni da lui creati e che si riferiscono nel primo capitolo alla scrittura degli angeli, nel secondo alla loro musica, nel terzo al loro aspetto e nel quarto all’aspetto degli angeli cattivi. Sono disegni, figure che Camiless produce a riprova di quanto viene detto. Egli vuole dare corpo all’idea, forma al pensiero, vuol far vedere quelle che sono soltanto ipotesi, in questo caso quel che è invisibile, che può non esistere. É un’operazione originale, è un esperimento che potrebbe servire a risolvere la crisi che sta attraversando la scrittura in tempi come gli attuali che presso il pubblico dei lettori le hanno fatto preferire quasi completamente l’immagine. Farla accompagnare dalla figurazione dei suoi contenuti è una maniera che già altre volte, da altri autori è stata tentata per renderla interessante, per rivalutarla ma non è una via facile da percorrere. Che l’abbia fatto Camiless e altri prima di lui non significa che il loro è un modo per risolvere il problema ma soltanto che sono comparsi degli esempi sui quali riflettere.
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