Lettera aperta al Presidente della Repubblica

Lettera aperta dei Genitori di Scuola Cattolica al Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella

Stimatissimo Presidente della Repubblica Italiana,
lunedì 19 Settembre ci incontreremo a Sondrio in occasione della cerimonia di
inaugurazione dell’anno scolastico.
Non avremo certamente modo di parlarci, io dal pubblico in rappresentanza dei
genitori della scuola cattolica e Lei dal palco d’onore in rappresentanza di tutti noi
cittadini e delle Istituzioni, ed allora metto per iscritto quanto vorrei dirle.
La cerimonia di inizio anno scolastico non è una parata celebrativa ma segna
ufficialmente l’inizio di un altro anno di avventure nel mondo della bellezza
dell’apprendere per milioni di studenti e di studentesse.
Non deve essere e non sarà un anno sprecato della vita di questi giovani.
Questo è quanto ogni genitore desidera più di ogni altra cosa per i propri figli e non
c’è genitore che non abbia uno sguardo pieno di desiderio per il bene del proprio
figlio o figlia.
La scuola ha tra i tanti compiti anche questo: destare lo stupore e riempire di bellezza
la mente ed il cuore affinché i ragazzi ne vengano afferrati.
È vero, ci sono tanti problemi nella scuola, ma noi genitori vogliamo, nonostante tutte
le lacune evidenziate in questi giorni dai mass-media e purtroppo molte vere, ancora
fidarci dei nostri insegnanti e dirigenti che come sempre sapranno offrire il meglio di
sé stessi per non tradire la propria vocazione.
Noi infatti siamo qui pronti a lavorare per ricostruire con tutti i soggetti della scuola,
quel patto educativo famiglia-scuola che si è rotto nel corso di questi travagliati anni
di continue riforme.
Già la riforma, la buona scuola. C’era molta aspettativa positiva con la speranza che
fosse la volta buona; ancora non è detto che non lo sia, anche se si fa fatica a vedere
un progetto oltre a quello legato, anche legittimamente, alle sole immissioni in ruolo
degli insegnanti.
Ma che delusione, Signor Presidente, per noi genitori delle scuole pubbliche paritarie
non trovarci praticamente nulla che dia un po’ di riconoscimento ad un importante
pezzo del sistema nazionale di Istruzione, così come previsto dalla legge 62/2000 e
dalla Costituzione.
Si tratta pur sempre di 968.000 studenti, qualche decina migliaia di insegnanti,
dirigenti, personale amministrativo e circa 13.000 scuole sparse su tutto il territorio
nazionale, alcune volte le sole a presidio di zone particolarmente isolate.
Un mondo che viene da lontano e che reclama laicamente la parità scolastica come
un diritto civile dei cittadini, riconosciuto anche nella Costituzione Italiana, da
esercitare nelle scuole che hanno la funzione sociale di svolgere un servizio pubblico.
Noi genitori ci domandiamo: è lecito che un giovane cittadino italiano sia
discriminato solo perché disabile? Può un ragazzo o una ragazza diversamente abile
chiedere di avere lo stesso trattamento che ha un suo coetaneo nella scuola statale?
Può una famiglia essere costretta a rinunciare alla scuola che ritiene più adatta ad educare e formare il proprio figlio solo perché non ha sufficienti risorse economiche?
Vede Presidente, essere cittadini europei per noi vuol dire avere gli stessi diritti dei
cittadini degli altri Paesi del continente. Ed invece assistiamo alla strana
consuetudine tutta italiana per cui ci si deve obbligatoriamente allineare solo ad
alcune normative decise dall’Europa ma non ad altre, e tra queste vi è quella che
tutela il pluralismo educativo garantito a tutti ugualmente.
Negli altri Paesi la libera iniziativa della società civile di fondare e gestire scuole
viene fortemente sostenuta culturalmente ed economicamente mentre in Italia il
Parlamento e la politica in genere non muove un dito se in 5 anni chiudono 350
scuole. Tanto che ormai in molte province italiane la possibilità di scelta è tramontata
forse per sempre, alla faccia della libertà ma anche della lotta alla dispersione
scolastica che si dice di voler combattere.
Per ultimo Signor Presidente, proprio in questi giorni stiamo assistendo ad uno degli
effetti più devastanti della legge sulla Buona Scuola: è quello dell’esodo di molti
docenti, formatisi per anni nella Scuola Paritaria, dalla stessa alla Scuola statale, per
motivi certamente comprensibili di sicurezza del posto di lavoro e di una maggior
retribuzione. Risultato questo di scelte politiche e burocratiche che finiscono per
annullare la libertà di insegnamento.
Di queste e tante altre questioni ancora aperte (ad esempio il tema dell’educazione
alle pari opportunità, le scuole dell’infanzia, i centri di formazione professionale), ma
tutte molto preoccupanti, vorrei parlarle. Non potremo farlo a Sondrio ma Le chiedo
la cortesia di un momento di confronto presso il Quirinale, la casa di tutti gli Italiani.
La sfida è grande e noi vorremmo sentire il garante della Costituzione Italiana
schierarsi per il riconoscimento dei diritti e della libertà di educazione di tutti i
genitori, prima che sia troppo tardi e si debba solo constatarne la fine. Per fare un
passo avanti, per sentirci uniti e impegnati per il presente ed il futuro dei nuovi
cittadini.
Buon anno scolastico anche a Lei, Presidente.

Roberto Gontero
Presidente Nazionale
Associazione Genitori Scuole Cattoliche