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Con gli stranieri in classe gli italiani peggiorano nei test

da Tecnica della Scuola

Con gli stranieri in classe gli italiani peggiorano nei test
di P.A.
I risultati di uno studio riportati da Pietro Ichino
Il Corriere della Sera riporta oggi in un articolo a firma di Pietro Ichino i risultati di uno studio condotto dal senatore di Scelta Civica con Rosario Ballatore e Margherita Fort («The Tower of Babel in the Classroom », www.andreaichino.it), da cui emerge che sostituendo un nativo con un immigrato in una classe della seconda elementare, la frazione di risposte corrette dei nativi nei test Invalsi si riduce del 12% in italiano e del 7% in matematica (dati relativi al 2009-10). La buona notizia è che questo sensibile effetto negativo (comparabile ad esempio a quello di avere genitori disoccupati o con un diploma non superiore alla scuola superiore) sparisce nelle quinte elementari: la scuola italiana riesce ad integrare gli stranieri ma in tempi relativamente lunghi, che devono assolutamente essere accorciati. È sorprendente che nel nostro Paese ci si debba dividere tra chi urla sconsideratamente contro l’immigrazione (tra l’altro dimenticando che gli studenti stranieri sono mediamente meno di 2 per classe e che solo il 6% delle classi supera la soglia del 30% di immigrati) e chi, per reazione, nega, o è costretto a negare, un’eventualità tutt’altro che remota: quando anche un solo straniero entra in una classe l’integrazione non può avvenire immediatamente — come per un colpo di bacchetta magica — e può avere un impatto sugli apprendimenti dei compagni. Si rischiano accuse infamanti di razzismo suggerendo che forse non sia una buona idea gettare allo sbando gli immigrati nelle classi senza una guida specifica e che meglio sarebbe, come accade in altri Paesi, disegnare percorsi diversificati di integrazione graduale, da definire a seconda delle situazioni.

Carrozza all’Ansa: “Moralizzare i concorsi”

da Tecnica della Scuola

Carrozza all’Ansa: “Moralizzare i concorsi”
di P.A.
Piano nazionale ricerca pronto entro l’anno. Da legge di stabilità attendo indirizzo su ricerca. “No al valore legale del voto”. La ministra dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza è la protagonista oggi del Forum all’Ansa.
“Penso che quello dei programmi tagliati e dell’aggiornamento sia un problema enorme: per esempio la storia contemporanea non viene studiata, ho constatato di persona che alcuni studenti non sapevano nulla sull’assassinio di Kennedy o sul ’68. Il problema si vede anche sulle scienze: ieri, nella cerimonia al Quirinale, si è parlato della lotta alle malattie genetiche, tutti i nostri studenti devono conoscere il Dna altrimenti non si può conoscere la contemporaneità”. Ha poi annunciato il “Piano nazionale della ricerca” che sarà pronto entro l’anno e dovrà essere organizzato all’insegna della competitività, riferendosi al più vasto programma di ricerca varato dall’Unione Europea. ”Il documento sarà pronto entro il 2013 e siamo già partiti con un impegno a livello nazionale e a livello europeo, soprattutto in vista del programma Horizon 2020”. Mobilità e servizi sostenibili per le città, oppure sistemi per raggiungere i territori italiani più isolati, le zone di montagna: sono esempio delle ”sfide” al centro del Piano Nazionale della Ricerca 2014-2016, ha detto Carrozza. “Va moralizzato il tema dei concorsi. Servono concorsi nazionali con commissioni nazionali e responsabilità diretta dei commissari”, ha ancora detto Maria Chiara Carrozza. La ministra, riferendosi alle polemiche di questi giorni sul concorso universitario di cardiologia alla Sapienza, ha aggiunto “è inaccettabile che un docente dica di un ricercatore ‘mi accompagnava a casa’, dovrebbe caso mai essere il contrario e cioè che sia il professore ad aiutare il giovane”. “E sono in particolare le facoltà di medicina quelle da cui mi arrivano le maggiori doglianze sui concorsi”, ha aggiunto il ministro ribadendo l’importanza di arrivare a concorsi trasparenti. “A matematica, ad esempio – ha aggiunto – queste cose non succedono”. In Italia “bisogna studiare bene una lingua straniera, tanto che vorrei che non si doppiassero più i programmi in tv”. “Penso che quello dei programmi tagliati e dell’aggiornamento sia enorme: per esempio la storia contemporanea non viene studiata, ho constatato di persona che alcuni studenti non sapevano nulla sull’assassinio di Kennedy o sul ’68. Il problema si vede anche sulle scienze: ieri nella cerimonia al Quirinale, si è parlato della lotta alle malattie genetiche, tutti i nostri studenti devono conoscere il Dna, altrimenti non si può conoscere la contemporaneità” Parlando poi del valore legale del titolo di studio ha detto: “Sono contraria al valore legale del voto di maturità e di laurea. Sono contrarissima a dire che bisogna dare valore al voto, soprattutto se abbiamo commissioni che dipendono dalla soggettività”.
“Va moralizzato il tema dei concorsi. Servono concorsi nazionali con commissioni nazionali e responsabilità diretta dei commissari”. “Il percorso per accedere all’insegnamento dovrà avere come primo pilastro la formazione, poi ci dovrà essere una pista unica che porta al concorso”, ha detto il ministro dell’Istruzione spiegando che naturalmente ci sono anche le “graduatorie ad esaurimento” perché vanno tenuti presenti i diritti acquisiti. Per quanto riguarda i tirocini formativi (Tfa), il ministro ha detto che è importante stabilire prima “il numero di professori di cui abbiamo bisogno, per non formarne di più che poi non possono entrare in ruolo”. Sull’ingresso dei prof il ministro sta quindi lavorando: “Ho trovato stratificazioni di normative – ha concluso – ma ho capito anche che sono state illuse molte persone che si ritrovano un titolo che non possono spendere”. “Rifiuto lo slogan che chiudere sia un valore: va chiuso qualcosa per aprire qualcos’altro, abbiamo bisogno di tante università. Piuttosto servono Piani strategici a livello regionale”: Così il ministro rispondendo al governatore dell’Abruzzo, Gianni Chiodi, favorevole alla chiusura di alcuni atenei (Bari, ‘Dalla legge di stabilità mi aspetto un chiaro indirizzo sulla ricerca e l’innovazione”, ha aggiunto il ministro Carrozza. “L’aria in Consiglio dei ministri è buona. Abbiamo lavorato sui provvedimenti. Mi auguro che il governo duri almeno per gestire la presidenza italiana della Ue, siamo già un po’ in ritardo”, ha spiegato. Tornare al voto “con questa legge elettorale sarebbe una occasione persa, il risultato sarebbe simile. La politica dovrebbe fare passi avanti. D’altra parte non ho visto una programmazione, proposte credibili. Dovrebbero emergere idee nuove: non sento nulla, il quadro è desolante. Non ho sentito nulla, c’è un silenzio assordante, liti sui nomi più che sui contenuti. Il governo, invece, ha varato molti decreti”. “Dal Pd è arrivata una immagine terrificante, brutta e ci vorranno mesi di lavoro per recuperare questa situazione disastrosa. A chi interessa la data del congresso? La gente vuole risposte concrete”.

Radio Vaticana: la scuola inizia con 167mila precari e 62mila trasferimenti

da Tecnica della Scuola

Radio Vaticana: la scuola inizia con 167mila precari e 62mila trasferimenti
di P.A.
E’ iniziato il nuovo anno scolastico da poco più di una settimana e riemergono i problemi: non solo i genitori sono costretti a portare da casa per i loro figli carta igienica, sapone, e quant’altro serve, ma spesso nelle classi si assiste a una girandola di insegnanti. E’ quanto sostiene Radio Vaticana che ha dedicato uno ”speciale” proprio all’inizio del nuovo anno scolastico
L’emittente della Santa Sede ricorda che già la Fondazione Agnelli nel 2011 calcolava che più del 14% degli insegnanti va incontro alla probabilità di cambiare scuola.

Stime, inoltre, che fanno emergere come sarebbero circa 200 mila gli insegnanti che ogni anno cambiano cattedra. I precari sono 167 mila, 62 mila i trasferimenti registrati al 1° settembre 2013.

”L’Ocse, da almeno 15 anni – sottolinea ancora la radio del vaticano – sostiene che uno dei pilastri dell’efficacia dell’insegnamento è la stabilità del corpo docente, sia a livello di singolo gruppo degli alunni, sia a livello di istituzione scolastica. Questo che dovrebbe essere un obbiettivo di qualità del nostro sistema, è, di fatto, ignorato.

Paradossalmente l’immissione in ruolo mette in moto tutta la gamma delle opportunità contrattuali per cambiare posto; cioè, l’insegnante ha sette possibilità di cambiare posto per interessi personali, legittimi, evidentemente”.

 I sindacati, si legge nello speciale, parlano di un’istruzione ‘a spezzatino’, disomogenea tra Nord e Sud e tra città e campagne. Secondo il coordinatore nazionale del Gilda, Rino Di Meglio, intervistato dalla radio, ”bisognerebbe che chi governa tenesse in maggior conto l’interesse primario dei bambini ad aver un insegnante stabile che resti almeno per tutti il ciclo didattico”.

 Per quanto riguarda la responsabilità di dirigenti scolastici nella formazione delle classi e nella discontinuità didattica, per Di Meglio, ”i dirigenti scolastici hanno una responsabilità limitata: se si eccettua qualche caso di scarsa esperienza, di errori, direi che loro sono con le spalle al muro perché il sistema è complicato”.

 Inoltre, a proposito dei 69 mila insegnati che entreranno nei prossimi tre anni con il decreto del ministro Carrozza, Di Meglio ha spiegato che ”eccetto quelli che poi verranno nominati per il sostegno, che sono le uniche vere stabilizzazioni, per il resto si tratta semplicemente di turnover. Quindi inciderà minimamente sulla questione del precariato, che resterà endemico. La spesa ridicola, prevista dal Decreto per la stabilizzazione – 105 milioni – dimostra che il governo con un po’ più di coraggio avrebbe potuto non dico risolvere, ma avviare finalmente verso la soluzione del sistema del precariato. Se avessero speso 200 milioni, ne avrebbero stabilizzati 130 mila. In questo modo – conclude il sindacalista – si sarebbe limitato di molto il fenomeno del precariato e della discontinuità didattica”.

 Per Gianni Nicolì, responsabili dell’ufficio scuola e università dell’Age (Associazione italiana genitori), ”la scuola italiana soffre di problemi cronici e di problemi nuovi. La continuità didattica è collegata alle nomine che vengono fatte in primavera. Però, per la questione delle graduatorie molte di queste poi vanno ristabilizzate all’inizio di ogni anno scolastico. Questo crea agli alunni, alle famiglie e alle scuole stesse un disagio organizzativo di cui si risente. Negli ultimi anni si è cercato di limitare questo danno, ma ci deve essere ancora uno sforzo significativo da parte del ministero e dei sindacati per consentire alle famiglie un avvio normale e corretto dell’anno scolastico”.
Un ruolo importante, per Nicolì, lo svolgono anche i genitori che ”non sono clienti della scuola, ma componente scolastica; questo lo sappiamo fin dal 1974. Noi dell’Age siamo fortemente impegnati perchè il genitore si assuma nella scuola i suoi diritti e i suoi doveri. Per cui i genitori devono essere bene accolti nella scuola, collocati nel loro ambito, non possono ovviamente sostituire il lavoro dei docenti , devono poter dare il loro contribuito e quindi ci devono essere nel mondo giusto”

Collaboratori del dirigente: quanti possono essere?

da Tecnica della Scuola

Collaboratori del dirigente: quanti possono essere?
di Lucio Ficara
Dalla lettura coordinata del decreto 165/2001 e del CCNL si evince che i collaboratori possono essere quanti si vuole, ma solo due possono essere retribuiti con il fondo di istituto.
Ma quanti collaboratori possono essere nominati dal dirigente scolastico? Quanti collaboratori può nominare il dirigente scolastico in uno stesso anno scolastico? È la domanda che si pongono molti docenti, quando gli viene comunicato, in sede di collegio docenti, che più di due docenti sono stati nominati per aiutare il dirigente scolastico nell’assolvimento di compiti specifici. Bisogna riflettere e tenere conto che alcune scuole, soprattutto quelle formate da più plessi, con un organigramma complesso e ramificato, necessitano di un vero e proprio staff dirigenziale, formato a volte, anche da una decina di figure delegate a ruoli di responsabilità. Proprio la complessità organizzativa di certe scuole, richiedono, da parte del dirigente scolastico, la collaborazione di un sempre maggior numero di collaboratori. É lecito quindi nominare, da parte del capo d’istituto, più di due collaboratori e affidargli compiti specifici?  La risposta che dà piena legittimità al dirigente di nominare tre, quattro, anche un numero maggiore di collaboratori è scritta nel decreto legislativo n. 165/2001. Infatti, come previsto espressamente dal comma 5 dell’art. 25 del suddetto decreto, il dirigente scolastico, nello svolgimento delle proprie funzioni organizzative e amministrative può avvalersi di docenti di sua fiducia e da lui stesso individuati, a cui, potrebbe affidare, con delega scritta l’assolvimento di compiti specifici. Nel comma 5 del su citato articolo si ricorda che il dirigente scolastico è comunque coadiuvato dal responsabile amministrativo, che sovrintende, con autonomia operativa, nell’ambito delle direttive di massima impartite e degli obiettivi assegnati, ai servizi amministrativi ed ai servizi generali dell’istituzione scolastica, coordinando il relativo personale. Quindi in sostanza il dirigente scolastico potrebbe nominare, se lo volesse, più di due collaboratori, affidandogli compiti specifici, come ad esempio la responsabilità di un plesso scolastico. Quello che invece non è previsto, è poter retribuire, con il fondo d’Istituto le collaborazioni che eccedono le due previste dall’ordinamento legislativo scolastico. A tal proposito ricordiamo l’art. 34 e l’art. 88 comma 2 lettera f del contratto collettivo nazionale scuola. Nell’art. 34 è scritto che il dirigente scolastico può avvalersi, nello svolgimento delle proprie funzioni organizzative ed amministrative, di docenti da lui individuati ai quali possono essere delegati specifici compiti. Ma c’è anche scritto che tali collaborazioni sono riferibili a due unità di personale docente, che possono essere retribuite, in sede di contrattazione d’istituto, mentre nel su citato art. 88 è evidenziato che i compensi da corrispondere al personale docente ed educativo, non più di due unità, della cui collaborazione il dirigente scolastico intende avvalersi nello svolgimento delle proprie funzioni organizzative e gestionali. Tali compensi non sono cumulabili con il compenso per le funzioni strumentali al piano dell’offerta formativa di cui all’art. 33 del CCNL. Per cui, si giunge alla logica conclusione, che il dirigente scolastico può nominare quanti collaboratori desidera, ma può retribuirne soltanto due con il fondo d’istituto, gli altri svolgeranno i propri compiti o nella qualità di funzioni strumentali, se il collegio dei docenti lo consentirà, oppure svolgeranno il loro compito a titolo gratuito.

Carrozza: basta col valore legale del voto di laurea e di maturità

da tuttoscuola.com

Carrozza: basta col valore legale del voto di laurea e di maturità

Sono contraria al valore legale del voto di maturità e di laurea. Sono contrarissima a dire che bisogna dare valore al voto, soprattutto se abbiamo commissioni che dipendono dalla soggettività”. Se confermata e precisata la dichiarazione fatta dal ministro Maria Chiara Carrozza nel corso di un forum organizzato dall’agenzia Ansa romperebbe clamorosamente con un totem della sinistra, quello del valore legale del titolo.

Su questa prospettiva potrebbe invece crearsi una larga convergenza politica e parlamentare, da ‘larghe intese’. Ma occorrerà attendere gli sviluppi del dibattito che certamente si aprirà nella sinistra.

Nell’intervista il ministro si occupa anche di altri problemi, a cominciare dallo scarso collegamento tra i programmi e il mondo del lavoro. Per la responsabile del Miur infatti “occorre che ci sia un patto tra chi si iscrive all’università e gli atenei stessi” in modo da “avere ben chiaro cosa si vuole fare”.

A propositi degli atenei il ministro insiste sulla moralizzazione dei concorsi universitari: “Servono concorsi nazionali con commissioni nazionali e responsabilità diretta dei commissari”. Per quanto riguarda la scuola Carrozza sottolinea l’esigenza di introdurre lo studio di una seconda lingua straniera e auspica che non si doppino più i programmi in tv.

Napolitano: Basta tagli alla cieca per l’istruzione

da tuttoscuola.com

Napolitano: Basta tagli alla cieca per l’istruzione

Tuttoscuola offre ai suoi lettori l’audio del Capo dello Stato

“La scuola negli ultimi anni ha sofferto delle ristrettezze provocate dalla crisi generale e ha sofferto – diciamo la verita’ – di incomprensioni e miopie, di rifiuti e tagli alla cieca – piu’ che di una necessaria lotta contro gli innegabili sprechi – da parte dei responsabili della cosa pubblica.

Come si può ascoltare in questo AUDIO, cosi’ il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, alla cerimonia di inaugurazione dell’anno scolastico. Il Capo dello Stato ha pero’ sottolineato che “si sta ora comprendendo che bisogna cambiare strada: e’ questo il segno della giornata di oggi qui al Quirinale, e’ questo il segno nel quale inizia il nuovo anno scolastico”, come gia’ e’stato dimostrato dai provvedimenti varati dal governo promossi dal ministro Carrozza “con una passione e determinazione di cui desidero darle atto”.

Per il Presidente Napolitano “rafforzare l’istruzione a tutti i livelli, sviluppare la ricerca scientifica, rendere piu’ elevata e moderna la formazione dei giovani e’ decisivo per superare la crisi, per combattere la disoccupazione, per competere nel mondo d’oggi, per costruirci il futuro che l’Italia puo’ riuscire a darsi”. L’Italia purtroppo e’ ancora indietro, rispetto ai Paesi europei, per il numero di diplomati e laureati e dunque “e’ a rischio il progresso realizzatosi nel lungo periodo precedente”. Un ritardo particolarmente grave al Sud.

“Il potenziamento del sistema scolastico laddove si presenta piu’ debole – ha sottolineato il Capo dello Stato – e’ uno degli elementi del rinnovato impegno che l’attuale governo sta dedicando all’istruzione”, a cominciare dagli interventi di edilizia scolastica.

Per il Capo dello Stato e’ dunque necessario “investire perche’ la gia’ notevole professionalita’ dei nostri docenti si rafforzi. E’ giusto premiare il merito, incentivare chi lavora nella scuola a fare sempre meglio”.

Napolitano ha spronato gli studenti a ritenere che la loro formazione e’ il perno del loro successo e che una buona formazione, e’ ancora possibile in italia. “Non cosi’ in tutto il mondo, non dimentichiamolo. Ci sono Paesi nei quali lo stesso poter andare a scuola e’ una fortunata condizione della cui importanza noi qui non siamo consapevoli”.

Il futuro della scuola: non sprecare l’occasione delle ‘larghe intese’

da tuttoscuola.com

Il futuro della scuola: non sprecare l’occasione delle ‘larghe intese’ 

L’attuale governo si regge, si sa, su un equilibrio precario, dovendo mantenere la fiducia di forze politiche come il Pd e il Pdl, che durante la campagna elettorale si erano presentate come alternative l’una all’altra.

Tuttavia non solo l’esito delle elezioni è stato tale da impedire la formazione di una maggioranza omogenea, ma una serie di circostanze, e l’autoesclusione del Movimento 5 Stelle dal negoziato politico, hanno indotto il rieletto presidente Napolitano a dare continuità all’operazione già avviata con la nascita del governo Monti: quella di fare appello alle due più importanti formazioni politiche, Pd e Pdl, perché diano il loro sostegno a un governo impegnato, in primo luogo, a far uscire il Paese dalla crisi economica e occupazionale, e in secondo luogo a (tentare di) definire e condividere alcuni obiettivi e regole per migliorare il funzionamento delle nostre istituzioni: la crisi attraversata dal nostro Paese è così grave da poter essere affrontata solo in uno spirito di collaborazione e di maggiore coesione nazionale.

La stessa considerazione si potrebbe fare, a nostro avviso, anche con riferimento alla politica scolastica. Ecco perché.

Rassegna Stampa 25 settembre 2013

in primo piano

 
   
Avvenire  del  25-09-2013  
SCUOLE, 8 MILIONI PER IL COMODATO D’USO [solo_testo] pag. 10  
il Sole 24 Ore  del  25-09-2013  
IN CAMPO DOTE DA 850 MILIONI (M.Frontera) [solo_testo] pag. 45  
la Repubblica  del  25-09-2013  
CONCORSI TRUCCATI, INTERVIENE IL MINISTRO “NEGLI ATENEI CAMPAGNA PER LA MORALITA'” (C.Zunino) [solo_testo] pag. 20  
il Messaggero  del  25-09-2013  
CARROZZA: IL VOTO DI MATURITA’ NON DEVE AVERE VALORE LEGALE (A.Campione) [solo_testo] pag. 10  
   

ministro

 
   
Corriere della Sera  del  25-09-2013  
NEL PD A RISCHIO L’INTESA SULLE REGOLE L’IPOTESI DI SEPARARE LEADER E CANDIDATO (M.Guerzoni) [solo_testo] pag. 15  
L’Unita’  del  25-09-2013  
CONGRESSO PD INTESA FATTA SU REGOLE E CALENDARIO (V.Frulletti) [solo_testo] pag. 6  
Giorno/Resto/Nazione  del  25-09-2013  
PD, LITE PER LE STANZE : BERSANI RESTA SENZA (S.g.) [solo_testo] pag. 9  
il Messaggero  del  25-09-2013  
CONGRESSO, DEMOCRAT VERSO L’INTESA IPOTESI CARROZZA PER LE PRIMARIE (N.b.m.) [solo_testo] pag. 6  
la Stampa  del  25-09-2013  
PD VERSO LA TREGUA, INTESA SULLE REGOLE (F.Schianchi) [solo_testo] pag. 13  
il Giornale  del  25-09-2013  
ORA BERSANI CANDIDA LETTA PER SFILARE LA “DITTA” A RENZI (L.Cesaretti) [solo_testo] pag. 6  
Libero Quotidiano  del  25-09-2013  
GLI UOMINI DI LETTA NEL CAOS: NON TROVANO L’ANTI-RENZI (B.Romano) [solo_testo] pag. 12  
La Notizia (Giornale.it)  del  25-09-2013  
CONTRO RENZI IL PARTITO DEMOCRATICO VA IN CARROZZA (L.Mazzei) [solo_testo] pag. 4  
La Padania  del  25-09-2013  
CULTURA, LA LEGA CONTRO LE MARCHETTE “SINISTRE” [solo_testo] pag. 7  
il Manifesto  del  25-09-2013  
“NO AL VALORE LEGALE DELLA LAUREA” [solo_testo] pag. 6  
   

ministero

 
   
Italia Oggi  del  25-09-2013  
LIBRI, PARTE IL COMODATO (A.Ricciardi) [solo_testo] pag. 37  
il Sole 24 Ore  del  25-09-2013  
NOTIZIE IN BREVE – LIBRI IN COMODATO, FONDI PER 8 MILIONI (Eu.b.) [solo_testo] pag. 22  
la Gazzetta del Mezzogiorno  del  25-09-2013  
LIBRI IN COMODATO D’USO SCOPPIA LA POLEMICA (A.Fanizzi) [solo_testo] pag. V  
Libero Quotidiano  del  25-09-2013  
BIMBI PIU’ ASINI SE C’E’ UNO STRANIERO IN CLASSE (G.Tedoldi) [solo_testo] pag. 15  
La Padania  del  25-09-2013  
CON GLI STRANIERI IN CLASSE IL RENDIMENTO COLA A PICCO (A.Ballarin) [solo_testo] pag. 11  
La Padania  del  25-09-2013  
LA PROPOSTA DI ZAIA: INTEGRAZIONE POSSIBILE CON LE “CLASSI PONTE” [solo_testo] pag. 11  
la Repubblica – ed. Milano  del  25-09-2013  
ADDIO MAESTRO SOLO DONNE ALLE ELEMENTARI (T.De giorgio) [solo_testo] pag. 1  
Avvenire  del  25-09-2013  
SCUOLA, PIU’ FORMAZIONE UMANISTICA (G.Ladolfi) [solo_testo] pag. 19  
L’Unita’  del  25-09-2013  
LA SCUOLA FA STORIA (F.Mascagni) [solo_testo] pag. 18  
La Padania  del  25-09-2013  
MARONI, 10 MILIONI PER LA MOBILITA’ E IL SOSTEGNO DEGLI STUDENTI DISABILI [solo_testo] pag. 2  
il Giornale – ed. Milano  del  25-09-2013  
TAGLIO DEI FONDI ALLE SCUOLE PRIVATE LA REAZIONE DI GENITORI E CURIA [solo_testo] pag. 1  
la Repubblica – ed. Milano  del  25-09-2013  
FONDI ALLE PRIVATE, IL COMUNE FRENA SUI TAGLI (Z.Dazzi) [solo_testo] pag. 9  
OGGI  del  02-10-2013  
RIVOLUZIONE IN FAMIGLIA (A.Mazzi/F.Vecchioni) [solo_testo] pag. 8/9  
Il Tempo – Cronaca di Roma  del  25-09-2013  
UN’INSTALLAZIONE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE [solo_testo] pag. 2  
Corriere della Sera – ed. Roma  del  25-09-2013  
SOLA FRA I MASCHI, PARTE LA DIFFIDA (G.De santis) [solo_testo] pag. 1  
il Messaggero – Cronaca di Roma  del  25-09-2013  
BAMBINI MALTRATTATI LE MAESTRE TORNANO LIBERE (A.Pierucci) [solo_testo] pag. 37  
Latina Editoriale Oggi  del  25-09-2013  
DOVE NASCE LA SICUREZZA LA MISSION DELLA “CABOTO” [solo_testo] pag. 30  
la Repubblica – ed. Milano  del  25-09-2013  
DAL COLLEGIO SAN CARLO AL QUIRINALE CON UNA DELLE PAGELLE MIGLIORI D’ITALIA (T.De giorgio) [solo_testo] pag. 9  
la Repubblica  del  25-09-2013  
I PROF CHE CI FANNO INNAMORARE DELL’ARTE (C.Augias) [solo_testo] pag. 28  
la Repubblica  del  25-09-2013  
TWEET E NOTIZIE, ECCO IL NUOVO REPUBBLICA@SCUOLA [solo_testo] pag. 20  
Corriere della Sera  del  25-09-2013  
EMOZIONA IL CORAGGIO DEI BAMBINI CHE SFIDANO LA NATURA PER STUDIARE (P.Mereghetti) [solo_testo] pag. 45  
Avvenire  del  25-09-2013  
CARROZZA: CONCORSI IN UNIVERSITA’ DA MORALIZZARE OLTRE LE BARONIE (B.Benvenuti) [solo_testo] pag. 10  
Giorno/Resto/Nazione  del  25-09-2013  
ATENEI PROPOSTA DEL MINISTRO “COMMISSIONE NAZIONALE PER CONCORSI TRASPARENTI” [solo_testo] pag. 20  
Gazzetta di Parma  del  25-09-2013  
LA CARROZZA DICHIARA GUERRA AI CONCORSI FARSA [solo_testo] pag. 2  
l’Eco di Bergamo  del  25-09-2013  
UNIVERSITA’ IL MINISTRO:”CONCORSI DA RIFORMARE” [solo_testo] pag. 6  
la Prealpina  del  25-09-2013  
IL MINSITRO:”ORA BASTA NEPOTISMI NEI CONCORSI DI MEDICINA” [solo_testo] pag. 5  
La Repubblica – Cronaca di Roma  del  25-09-2013
AFFITTI IN NERO, ECCO LE TRAPPOLE PER STUDENTI SOLO IL 35 PER CENTO HA UN CONTRATTO REGOLARE (M.Lugli) [solo_testo] pag. 6/7
Italia Oggi  del  25-09-2013  
LORENZETTI SPINGEVA GLI ESAMI (B.Borruso) [solo_testo] pag. 14  
Corriere della Sera  del  25-09-2013    
“LA DEBOLEZZA ITALIANA: POCHE LAUREATE IN INGEGNERIA” (El.ser) [solo_testo] pag. 27    
il Messaggero – Cronaca di Roma  del  25-09-2013  
ACCADEMIA BELLE ARTI GLI EXTRACOMUNITARI PAGHERANNO IL DOPPIO (C.Mozzetti) [solo_testo] pag. 32  
Italia Oggi  del  25-09-2013      
ASPIRANTI REVISORI, E’ CAOS (B.Pacelli) [solo_testo] pag. 43      
TST Tutto Scienze e Tecnologie(La Stampa)  del  25-09-2013      
SCOPRI E DISCUTI C’E’ LA “NOTTE DEI RICERCATORI” (A.De bortoli/S.Scaramuzzi) [solo_testo] pag. 3      
Corriere della Sera – ed. Milano  del  25-09-2013      
LA NOTTE PIU’ ALLEGRA DEI RICERCATORI (F.Cavadini) [solo_testo] pag. 1      
il Giornale – ed. Milano  del  25-09-2013      
AI GIARDINI MONTANELLI LA “NOTTE DEI RICERCATORI” [solo_testo] pag. 11      
Rapporti24 Impresa (Il Sole 24 Ore)  del  25-09-2013      
QUEL FILO “VERDE” CHE PORTA ALLO SVILUPPO (E.Abirascid) [solo_testo] pag. 52      
Corriere del Trentino (Corriere della Sera)  del  25-09-2013      
LA CARICA DEI 140 RELATORI TRA RICERCATORI E “GURU” [solo_testo] pag. 10/11      
Corriere della Sera  del  25-09-2013      
Int. a G.Vitale: VITALE: DA TELECOM AD ANSALDO, UN ERRORE VENDERE LE TECNOLOGIE (S.Bocconi) [solo_testo] pag. 5      
Il Secolo Piu’ (Il Secolo XIX)  del  25-09-2013      
Int. a M.Arata: “RAGAZZI SVEGLI, UN AIUTO REALE ALLA RICERCA” (G.Sansalone) [solo_testo] pag. 3      
TST Tutto Scienze e Tecnologie(La Stampa)  del  25-09-2013      
IL “FERMI” AGLI 007 DELLE PARTICELLE (S.Regina) [solo_testo] pag. 1      
       

pubblica  amministrazione  e  societa’

     
       
Corriere della Sera  del  25-09-2013      
AL QUIRINALE LEADER E MINISTRI IMPEGNO A CONTENERE LE POLEMICHE (M.Breda) [solo_testo] pag. 9      
Corriere della Sera  del  25-09-2013      
FINANZIAMENTO AI PARTITI: OGGI SI VOTA, MA L’ACCORDO NON C’E’ (D.Martirano) [solo_testo] pag. 8      
il Sole 24 Ore  del  25-09-2013      
DEBITI PA, I RIMBORSI A 11,3 MILIARDI (D.col.) [solo_testo] pag. 10      
il Sole 24 Ore  del  25-09-2013      
PIANO DISMISSIONI DA 4,5 MILIARDI (I.Bufacchi) [solo_testo] pag. 12      
Corriere della Sera  del  25-09-2013      
UN BUCO NELL’ACQUA DA 3,8 MILIARDI (L.Salvia) [solo_testo] pag. 21      
Corriere della Sera  del  25-09-2013      
I TAGLI “IMPOSSIBILI”, LE SPESE ECCESSIVE (S.Fassina/A.Alesina) [solo_testo] pag. 39      
Corriere della Sera  del  25-09-2013      
CAMUSSO: DEMOCRAZIA ECONOMICA, ORA APPLICARE L’ARTICOLO 46 (S.Camusso) [solo_testo] pag. 5      
Corriere della Sera  del  25-09-2013      
LA FEDE CONIUGATA CON LA RAGIONE RATZINGER DIALOGA COI NON CREDENTI (G.Vecchi) [solo_testo] pag. 39      
la Repubblica  del  25-09-2013      
LA NOVITA’ DI RATZINGER (C.Augias) [solo_testo] pag. 55      
la Repubblica  del  25-09-2013      
SIAMO IN LOTTA CONTRO IL MALE (U.Veronesi) [solo_testo] pag. 55      
Corriere della Sera  del  25-09-2013      
I 27 INCONTRI DEL FAI: MILANO RISCRIVE LA VITA DI MICHELANGELO (P.Panza) [solo_testo] pag. 35      
La Repubblica – Cronaca di Roma  del  25-09-2013      
INVITO A PALAZZO (S.Grattoggi) [solo_testo] pag. 17      
       
A cura di Giuseppe Colella e Federico Bandi

Scuola: 8 milioni per il comodato d’uso

Scuola: 8 milioni per il comodato d’uso, il ministro Carrozza firma il decreto
Priorità ai meno abbienti e ai meritevoli

Via libera alla distribuzione delle risorse stanziate nel dl scuola per il comodato d’uso. Il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Maria Chiara Carrozza, ha infatti firmato il decreto che stabilisce i criteri per ripartire gli 8 milioni disponibili (2,7 per il 2013, 5,3 per il 2014) alle istituzioni scolastiche .
I fondi serviranno per l’acquisto, da parte di scuole o reti di scuole, di libri di testo e dispositivi elettronici per la lettura di materiali didattici digitali da concedere in comodato d’uso agli studenti delle secondarie di primo e secondo grado. Si tratta del primo decreto attuativo del decreto scuola “L’Istruzione riparte” varato il 9 settembre scorso dal Consiglio dei ministri.

Priorità a meno abbienti e meritevoli:
Nella ripartizione delle risorse disponibili per il 2013 è stata data priorità ai territori dove le famiglie vivono una situazione di maggiore disagio economico e ai meritevoli. I 2,7 milioni disponibili per quest’anno sono infatti destinati alle scuole secondarie statali di primo e secondo grado che si trovano in Regioni dove il tasso di famiglie disagiate (con reddito netto fino a 15.493,71 euro) è superiore al 15%. Le risorse saranno date a ciascuna scuola in base al numero di studenti iscritti. I fondi disponibili per il 2014 (5,3 milioni) saranno destinati, con un successivo decreto, anche alle scuole delle restanti Regioni.

Criteri per l’accesso al comodato:
Le scuole daranno in comodato d’uso i testi o i dispositivi elettronici agli studenti che ne faranno richiesta, che avranno i requisiti economici necessari e che non risulteranno beneficiari di altri contributi per la fornitura gratuita, totale o parziale, dei libri di testo e per l’acquisto di supporti elettronici per la didattica. A parità di condizioni economiche, il comodato d’uso sarà concesso agli studenti più meritevoli in base ai voti finali dell’anno scolastico precedente. Viene data priorità, poi, ai ragazzi iscritti nelle classi dove i tetti di spesa sono più elevati: le prime delle scuole secondarie di primo grado e le prime e terze delle secondarie di secondo grado. Saranno le scuole, in piena autonomia, a decidere come ripartire la somma ricevuta tra l’acquisto di libri e l’acquisto di dispositivi elettronici. Sempre le scuole stabiliranno, nei loro regolamenti, i termini per l’utilizzo annuale e la restituzione di libri e dei dispositivi concessi in comodato.

Il futuro della scuola. Il fallimento delle riforme ‘partisan’

da tuttoscuola.com

Il futuro della scuola. Il fallimento delle riforme ‘partisan’ 

Si è visto in passato che le riforme ‘partisan’ (da Berlinguer a Moratti a Gelmini) sono sostanzialmente fallite sia per il fatto di essere state fortemente contrastate al momento del varo e dell’implementazione (sia sul piano politico parlamentare che su quello sociale-sindacale) sia perché sono state in gran parte contraddette da riforme di segno diverso o opposto adottate dai governi successivi.

L’esperienza, non solo quella italiana, dimostra che per realizzare grandi e durature riforme scolastiche (come sarebbero oggi, per esempio, un piano di digitalizzazione della scuola a tutti i livelli, o l’eliminazione in radice della dispersione scolastica, o l’introduzione di una carriera per i docenti, o una vera ‘pari dignità’ di tutti i percorsi educativi) servirebbe la convergenza delle principali forze politiche su un disegno strategico di medio-lungo periodo. Servirebbero cioè vere ‘larghe intese’ per obiettivi di evidente interesse nazionale che sono perseguibili solo sulla base di un consenso ampio. Così è stato negli USA per le riforme Bush jr (No Child Left Behind) e Obama (Race to the top), ed è noto che i governi laburisti di Tony Blair non hanno contraddetto le riforme Thatcher, anzi le hanno rafforzate e rese più efficaci.

Da questo punto di vista eventuali iniziative o proposte del ministro Carrozza, o di esponenti del Pdl-Forza Italia o di Scelta civica, che si ponessero obiettivi di rilevanza strategica per il miglioramento della scuola non dovrebbero essere concepite e percepite come di parte, ma come occasioni per misurare la capacità delle ‘larghe intese’ di guardare lontano. Sarebbe un errore, per esempio, considerare le iniziative del ministro Carrozza come “del Pd”, sia che lo commetta lo stesso Pd per evidenziare la discontinuità con Gelmini, sia che lo commetta il Pdl-Forza Italia per sostenere la tesi che se il Pd non rispetta gli accordi su IMU e IVA, allora il Pdl non sosterrà le riforme Carrozza (copyright Renato Brunetta). Due errori simmetrici, entrambi rovinosi perché segnerebbero il ritorno a un’ottica ‘partisan’ di corto respiro.

Il problema di fondo da risolvere è tirare la scuola fuori dalla contesa politica, costruendo un’attenzione unitaria centrata sull’esigenza prioritaria di restituire autorevolezza e riconoscimento sociale al ruolo della scuola e quindi di chi con diverso ruolo e titolo lavora nella scuola e per la scuola. Nel dossier “Sei idee per rilanciare la scuola e contribuire alla crescita del Paese” crediamo di aver fornito numerosi elementi e piste di dibattito su come tentare di farlo.

Riforma della scuola: ops, ci siamo dimenticati i bambini

da Il Fatto Quotidiano

Riforma della scuola: ops, ci siamo dimenticati i bambini

di Alex Corlazzoli

“Drinnnn”. E’ suonata anche quest’anno la campanella. Quella della scuola è indimenticabile. Ha un suono che non trovi da nessun altra parte. E’ diversa da quella dell’operaio in fabbrica, differente da quel trillo che segna a teatro l’imminente apertura del sipario. La campanella della scuola è nell’immaginario di ciascuno di noi, resta nei ricordi, segna il valore dell’inizio di una giornata, ha il potere di interrompere una lezione. Accompagna l’inizio e la fine dell’anno scolastico. E’ l’alfa e l’omega del cammino dell’uomo. Ecco anche stavolta è suonata. Tutti a scuola. Ci risiamo, ognuno al suo posto: il preside ad aspettare sulla porta, la maestra, la bidella, mamma e papà ansiosi per il primo giorno. C’è anche il sindaco a portare il saluto: “Sarà un anno meraviglioso”. Chi manca?

Ops, i bambini. Dove sono?

Non ci siamo accorti ma sui banchi ci sono solo gli astucci, i libri ancora una volta nuovi, la risma di carta portata perché la scuola non ha più i soldi per comprarla, il libretto delle assenze, i quaderni a righe, a quadretti, piccoli e grandi, le penne proprio come le vuole la maestra, i vecchi gessetti e la lavagna d’ardesia che non manca mai. Ah, dimenticavo anche la vecchia cattedra di legno c’è, puntuale come sempre! Ma dietro i banchi la sedia è rimasta vuota.

“Impossibile! Guarda bene, forse si saranno tutti nascosti”, afferma sconsolato il mio collega.

No, non ci sono proprio i bambini quest’anno. Forse ci hanno fatto uno scherzo, forse si sono dimenticati di venire proprio oggi. Non credo che si siano stancati della nostra scuola. Abbiamo pensato a tutto per loro: i maestri e i professori abbiamo cercato di trovarli qua e là in Italia; a Cremona abbiamo mandato quelli di Napoli, a Bologna quelli di Reggio Calabria, a Catania quelli che abitano a Palermo. In ogni aula hanno ancora qualche cartina geografica.

Nel laboratorio d’informatica abbiamo cercato di rimettere in sesto i vecchi pc per iniziare al meglio. L’intervallo è preparato. Anche la mensa con la crema di legumi con riso e crostini è pronta a fare la sua parte. E’ tutto come sempre: abbiamo anche i pifferi che aspettano da mesi di essere suonati dai bambini. E il consueto lavoretto per Natale, Pasqua, festa del papà e della mamma aspetta solo il momento di entrare in scena. Ma guarda, è arrivata anche la maestra “nuova”: l’hanno appena assunta, ha 52 anni. Dicono che era precaria ma ora fa parte della squadra di noi giovani docenti italiani. Aspetta, aspetta sono certo che ora i bambini arriveranno. Anzi sento dei rumori, forse sono loro. “Ma che fanno?” chiede il collega.

Stanno protestando. Hanno tutti un cartello: “Vogliamo un’altra scuola”. “Vogliamo i tablet in classe”, “Meno ore più gite”, “Appassionateci alla scuola”. C’è persino uno con in mano un lungo cartello: “Vorrei una scuola dove i maestri mi fanno divertire, dove hanno il tempo di giocare con me e non di compilare registri. Vorrei una scuola con le aule sempre aperte. Vorrei una scuola senza votiaperta anche il pomeriggio e la sera per vedere un film. Vorrei una scuola di tutti i colori pennellati su pareti e dentro ai cuori. Una scuola come un grande girotondo interamente aperta al mondo. Una scuola con grandi finestre, come occhi dentro il muro per vedere al di là del futuro.

Dove c’è posto per lo studio e per il gioco perché ahimè….lo spazio è sempre poco! E con piante e animali da curare per crescere imparando ad amare. Una scuola per il cervello e per le mani per conoscere e costruire il domani. Sì questa è la scuola che vorrei dove conta ciò che sai ma ancora di più ciò che sei”. Forse ci siamo dimenticati proprio di loro, di chiedere ai bambini come vogliono la scuola.

Napolitano: «Basta tagli ciechi alla scuola» Carrozza ai ragazzi: «Il Paese ha bisogno di voi»

da Corriere della Sera

Inaugurato al Quirinale nuovo anno scolastico con 3.000 studenti

Napolitano: «Basta tagli ciechi alla scuola» Carrozza ai ragazzi:  «Il Paese ha bisogno di voi»

Il presidente: «La scuola fa bene alla democrazia». E sull’immigrazione: «Si lasci entrare il mondo nelle aule»

Scuola motore del cambiamento e dell’innovazione sociale. Luogo principe per l’integrazione. Cuore pulsante del nuovo «Rinascimento» del Paese. Il ministro dell’Istruzione Maria  Chiara Carrozza ha parlato agli studenti e alle famiglie, agli insegnanti e alle istituzioni. Ai tremila ragazzi di tutta Italia raccolti nel cortile d’onore del Quirinale, per assistere alla cerimonia di inaugurazione dell’anno scolastico 2013-14, alla presenza del Presidente della Repubblica, il ministro ha raccontato una «scuola che per la prima volta da tempo torna al centro delle politiche». Ed è tornata a chiedere che «le risorse utilizzate per l’istruzione siano considerate come un investimento in un’ottica pluriennale e non come “spese”».

PIÙ ISTRUZIONE – Il presidente Napolitano, che ha dedicato un lungo discorso ai ragazzi che da qualche giorno sono tornati tra i banchi e ai loro insegnanti, ha ammesso che «la scuola negli ultimi anni ha sofferto delle ristrettezze provocate dalla crisi generale. Di incomprensioni e miopie, di rifiuti e tagli alla cieca». Ma ora, «grazie anche alla decisione e alla passione del ministro Carrozza, la tendenza si sta invertendo», ha detto. Bisogna cambiare strada, sostiene il capo dello Stato: «Rafforzare l’istruzione a tutti i livelli, sviluppare la ricerca scientifica, rendere più elevata e moderna la formazione dei giovani attraverso tutti i canali. Ciò è decisivo per superare la crisi, per combattere la disoccupazione per competere nel mondo di oggi».

DEMOCRAZIA – Napolitano ha poi puntato i riflettori su dati tristemente noti: «L’Italia resta ancora indietro rispetto agli altri Paesi avanzati – ha detto. – Siamo agli ultimi posti nei Paesi europei per il numero di quanti proseguono negli studi fino agli ultimi gradi: sono addirittura calate le iscrizioni alle università in concomitanza con la crisi economica». «È a rischio il progresso realizzatosi nel lungo periodo precedente», ha avvertito il capo dello Stato. Sulle istituzioni scolastiche devono invece concentrarsi sforzi e attenzione. Perché «la scuola, in quanto istituzione, contribuisce a far crescere una cultura diffusa, fa bene alla democrazia». E lo fa «attraverso l’impegno degli insegnanti a sensibilizzare ai temi della legalità, dei valori costituzionali, della non violenza e del dialogo. Senza dimenticare l’esempio di «apertura al mondo» dato dalla presenza di studenti di origine straniera nelle scuole: «La scuola deve lasciare che il mondo entri nelle sue aule».

INTEGRAZIONE – Di scuola «luogo principe per l’integrazione» ha parlato anche il ministro Carrozza. Che ha poi esortato i giovani: «Prendete in mano la vostra vita e il vostro Paese». «Sviluppate la vostra personalità trovando ogni occasione per partecipare alla vita pubblica. La politica – ha detto – ha bisogno di voi e di spirito di servizio».

«STUDIARE, UN PRIVILEGIO» – Il presidente della Repubblica ha concluso il suo discorso rivolgendosi direttamente agli studenti: «All’inizio dell’anno scolastico – ha ammesso – capita di affrontare la scuola con riluttanza, perfino come un pesante dovere, ma la scuola, il poter studiare è soprattutto un privilegio».

LA CERIMONIA – Alla cerimonia, che si è svolta nel cortile del Quirinale, erano presenti circa tremila ragazzi e ragazze, bambini e bambine con le magliette verdi, bianche e rosse, provenienti da tutta Italia. Numerose le personalità presenti: dal neopresidente della Corte Costituzionale, Gaetano Silvestri, al presidente del Coni, Giovanni Malagò, alla presidente della Rai, Anna Maria Tarantola. A salutare l’avvio del nuovo anno scolastico, anche personaggi del mondo dello sport e dello spettacolo: Claudio Baglioni ha cantato «Strada facendo»; la vincitrice di XFactor 6, Chiara Galiazzo, ha proposto il brano «Vieni via con me».

Intellettuali, assistenti sociali o semplici fannulloni: chi sono gli insegnanti?

da Corriere della Sera

Intellettuali, assistenti sociali o semplici fannulloni: chi sono gli insegnanti?

di Simone Giusti
La scuola è fatta principalmente dagli insegnanti. Che sia giusto o sbagliato, per pensare e, eventualmente, ripensare la scuola occorre partire da questa semplice constatazione. Specialmente in Italia, infatti, la scuola investe quasi tutte le sue risorse negli stipendi degli insegnanti. E quando si parla di scuola o la si rappresenta nei film o nelle fiction televisive, i protagonisti sono sempre gli insegnanti, impegnati nel loro lavoro quotidiano con gli alunni.

E chi sono, quindi, questi personaggi che popolano l’immaginazione di alunni, genitori, amministratori pubblici, legislatori e cittadini comuni? Come sono rappresentati? E come si vedono loro stessi?

Diciamolo subito: per molti sono semplicemente dei fannulloni. Si tratta di un luogo comune che si è diffuso negli ultimi anni, durante i quali si è consolidata l’idea degli insegnanti come dipendenti pubblici che godono di particolari privilegi, quali lo stipendio fisso garantito a vita, periodi di vacanza più lunghi della media dei lavoratori, assenza di valutazione, ecc.

D’altronde è comprensibile che in tempi di crisi economica gli statali – per quanto essi stessi ne siano colpiti – divengano bersaglio di polemiche. E va detto che, al di là delle formule dispregiative, si diffondono nelle scuole pratiche e strumenti tipici del lavoro da impiegato: il cartellino da timbrare, le scartoffie da compilare, regole sempre più centrate sulle ore di lavoro piuttosto che sugli obiettivi da raggiungere.

Più nobile, per quanto vagamente elitario (e in molti casi velleitario), è l’insegnante intellettuale. È una rappresentazione che si è diffusa soprattutto tra gli insegnanti dell’area umanistica ai quali, soprattutto nel nostro paese, è riservata un’attenzione particolare da parte dei media e dell’opinione pubblica.

È l’insegnante che illumina la classe con la sua cultura, rischiara le menti e intimorisce colleghi e genitori: un modello difficile da standardizzare e replicare nella società di massa, che può dare soddisfazioni e, anche, produrre grandi frustrazioni.

Mi è capitato di sentire più di una volta colleghi insegnanti affermare con forza: «Ma io non sono un assistente sociale». Affermazione antipatica, utile a rappresentare il malcelato e offeso orgoglio di una categoria professionale che ha visto declinare il proprio prestigio con l’avvento della società di massa. All’insegnante, invitato anche dalle scienze pedagogiche a spostare l’attenzione verso la persona che apprende, può capitare di rivendicare il suo ruolo di esperto in una determinata disciplina (lo scienziato, il matematico, il letterato, ecc.): dei problemi degli alunni e del loro benessere se ne occupino gli operatori sociali!

Il vero problema, semmai, è rappresentato dal fatto che gli insegnanti, per quanto obbligati a affrontare problemi educativi e sociali complessi e sempre nuovi, non ricevono una preparazione professionale adeguata. Ma questo è un altro discorso.

Io ho sempre preferito associare la figura dell’insegnante a quella dell’artigiano. Certo, sono un po’ impiegato, un po’ intellettuale e un po’ operatore sociale, non c’è dubbio, ma se dovessi scegliere per un ruolo più chiaro e definito mi vorrei rappresentare come un artigiano.Come l’artigiano, infatti, domino l’intero processo produttivo, ho una notevole autonomia che mi consente di risolvere i problemi che incontro nel mio lavoro quotidiano in modo diretto e immediato. Inoltre, dialogo in modo continuo col committente (l’alunno e i suoi familiari), ne conosco le aspettative e i desideri e sono in grado di verificarne la soddisfazione. Per questo, come un buon artigiano, sono in grado di personalizzare il mio servizio. Ancora, aspiro a portare a termine un lavoro ben fatto: non mi verrebbe mai in mente di vantarmi delle bocciature dei miei alunni, che vivo come dei veri e propri fallimenti.

E voi, che insegnanti siete? E che insegnanti vorreste?

A partire da questa domanda, forse, potremmo ripensare la formazione degli insegnanti e quindi, finalmente, riformare davvero la scuola.

I nativi digitali hanno bisogno di guida

da LaStampa.it

I nativi digitali hanno bisogno di guida

 Un’indagine condotta sugli studenti lombardi
Più si è connessi meno si studia. Sembra una banalità, uno di quei mantra ripetuti dalle madri ai figli, ma è anche un’affermazione supportata da un’indagine condotta sugli studenti lombardi risultati molto social, forse troppo. Trascorrono circa tre ore al giorno in rete, principalmente chattando sui social network (83 per cento) e cercando informazioni e approfondimenti (53 per cento). Ma per ogni ora passata in più su Internet, l’apprendimento cala. Secondo quanto calcolato utilizzando i dati Invalsi la diminuzione di 0,8 punti in italiano e di 1,2 punti in matematica.

È il risultato a cui è giunta l’Indagine sull’uso dei nuovi media tra gli studenti delle scuole superiori lombarde condotta dal Gruppo di Ricerca sui Nuovi Media del Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Milano-Bicocca, coordinata da Marco Gui, ricercatore in Sociologia dei media e con la supervisione scientifica di Giorgio Grossi, ordinario di Sociologia della comunicazione. Alla ricerca ha collaborato anche l’Osservatorio sulla Comunicazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.

La ricerca è stata svolta su un campione di 2.327 studenti delle seconde superiori in Lombardia, e ha analizzato le dotazioni tecnologiche, l’uso dei nuovi media e le competenze digitali degli studenti. Per la prima volta in Italia, inoltre, ha associato l’utilizzo dei media digitali ai livelli di apprendimento, utilizzando i dati dei test Snv/Invalsi . Il campione è rappresentativo per tipo di scuola e area geografica.

E, quindi, c’è poco da fare, più si è connessi meno si riesce a studiare. Il calo nell’apprendimento è ancora più marcato se si considera solo la quota di tempo che gli studenti trascorrono online per motivi di studio: meno 2,2 punti in italiano e meno 3,2 punti in matematica. Inoltre, gli usi poco frequenti e molto frequenti della rete sono associati alle performance peggiori, mentre gli utilizzi moderati sono associati a quelle migliori.

La posizione sociale dei ragazzi non conta. I ragazzi dei centri di formazione professionale ormai superano quelli dei licei e dei tecnici nel tempo speso online. La permanenza online dello studente medio è infatti di circa 3 ore giornaliere, ma i ragazzi dei licei stanno online in media circa 2 ore e 48 minuti, quelli dei centri di formazione professionale circa 3 ore e un quarto.

Per quanto riguarda invece l’utilizzo dei social network, Facebook è protagonista: l’82 per cento degli intervistati possiede un profilo e il 57 per cento lo tiene addirittura aperto mentre fa i compiti. Tuttavia esistono due diversi modi di usarlo: uno più chiuso con poche informazioni condivise online, profilo privato e con contatto prevalentemente con persone conosciute offline (tipico dei ragazzi dei licei e di chi ha genitori istruiti) e uno più aperto alle nuove conoscenze online con molte info messe a disposizione e profilo aperto (più frequente tra gli studenti con meno risorse culturali ed economiche: il 35 per cento degli studenti dei Centri di formazione professionale hanno un profilo completamente pubblico contro il 18 per cento dei liceali).

I genitori sono percepiti dai ragazzi come meno competenti di loro e sembrano non essere in grado di fornire competenze digitali avanzate. Un po’ più competenti i genitori dei liceali che sono anche quelli che controllano maggiormente i tempi di permanenza al computer dei figli.

L’uso di Internet per la scuola appare diffuso (il 32,4 per cento cerca informazioni che non trova nei testi, il 41 per cento scambia informazioni con i compagni) ma poco guidato da genitori e insegnanti, cosa che spiega probabilmente anche la relazione non incoraggiante di queste attività con l’apprendimento.

Il livello di competenza digitale critica (inteso come capacità di valutare le fonti, capire i rischi, comprendere la natura dei contenuti) mostra disuguaglianze per tipo di scuola e tra italiani e figli di immigrati (i liceali rispondono correttamente al 69 per cento delle domande del test, gli studenti dei Centri di formazione professionale solo al 56 per cento; un divario simile si nota tra figli di italiani e figli di genitori immigrati). In generale, i problemi principali si riscontrano nella consapevolezza del funzionamento del web e delle logiche commerciali che lo sostengono. Ad esempio solo il 32,7% ha risposto correttamente a una domanda dettagliata sul modo in cui funziona Wikipedia, un’analoga percentuale (34,8%) riesce a riconoscere una pagina di login falsificata a partire dall’indirizzo web, e il 33% si rende conto dello scopo di lucro dietro a siti commerciali di uso comune.

«Quelli che vengono definiti nativi digitali appaiono invece bisognosi di guida rispetto agli usi significativi della Rete», afferma Marco Gui. «C’è oggi un grande spazio di intervento per scuola, istituzioni e ricerca nell’identificazione e promozione di “diete mediali” che supportino lo sviluppo scolastico e personale dei ragazzi».

Adesso la vera sfida è accettare i controlli

da Il Messaggero

Adesso la vera sfida è accettare i controlli

di Giorgio Israel

La necessità di un’azione profonda e durevole sull’istruzione non è favorita dal contesto instabile della politica. Ma l’esigenza resta. Alla scuola dovrebbero essere dati gli strumenti per divenire protagonista, e non oggetto, di un’azione che ne inverta il declino. Il primo obbiettivo dovrebbe essere una grande indagine conoscitiva, mediante un questionario con cui le scuole illustrino, in prima persona e in modo non burocratico, la condizione degli edifici e delle strutture, dell’organico, la densità delle classi, la presenza di studenti immigrati e di studenti diagnosticati con disturbi di apprendimento, la propria valutazione dei risultati conseguiti sul piano didattico. A tale indagine dovrebbe accompagnarsi l’inizio di un processo di autovalutazione che si sviluppi in modo progressivo negli anni. È chiaro che una valutazione deve riferirsi a obbiettivi prefissati. Crediamo poco alle mitologie aziendaliste dei “benchmark” quantitativi. Diane Ravitch, già consigliere del presidente Clinton e autrice della riforma basata su test e “accountability” ha scritto un libro di radicale autocritica in cui sostiene che il ricorso estensivo ai test sta distruggendo l’istruzione negli Usa. Secondo noi, Ravitch ha indicato perfettamente in che cosa consista il successo educativo e quindi l’obbiettivo da perseguire. Esso è dato dalla definizione di persona ben istruita: «Una persona bene istruita ha una mente ben fornita, formata dal leggere e dal pensare la storia, la scienza, la letteratura, le arti e la politica. Una persona ben istruita ha appreso come spiegare le idee e come ascoltare rispettosamente gli altri». Sono indicazioni quasi rivoluzionarie in un contesto in cui troppi predicano che i contenuti e le discipline non contano nulla, che leggere non è importante, ancor meno sapersi spiegare e non si fa nulla per educare all’ascolto, anzi si incentiva la chiacchiera presuntuosa. Occorre inoltre che la scuola sia un luogo in cui si lavora in modo disteso e sereno, che non è sinonimo di un clima “ludico”, che può ben essere improduttivo e isterico. Le scuole debbono impegnarsi a farsi valutare. Invece di insistere con progetti confusi e sperimentazioni di scarso successo, occorre seguire l’unica via sensata: un sistema di ispezioni incrociate da parte di commissioni composte da insegnanti esterni e ispettori. In attesa che questo sistema venga definito in dettaglio, le scuole potrebbero promuovere un processo virtuoso sottoponendosi a forme di giudizio tra pari. Ad esempio – sul modello di istituzioni estere – si potrebbe introdurre la prassi di sottoporre al giudizio di colleghi di altre scuole una scelta a campione di testi e valutazioni di compiti scritti. Questi giudizi andrebbero discussi nell’ambito di una commissione di valutazione d’istituto ponendoli a confronto con quelli dei docenti interni. Ciò determinerà forme di confronto, anche dialettico, che saranno un sicuro fattore di crescita. Un maestro che propone a raffica calcoli ripetitivi o un professore di letteratura che propone schede di lettura standardizzate avranno modo di riflettere, di difendere o rivedere le proprie scelte.

Quanto all’Invalsi è bene che si limiti alla valutazione complessiva del sistema senza entrare direttamente in campo. La prova Invalsi di terza media basata sull’idea assurda di interferire sulla valutazione e poi valutarla, va cancellata. Per riqualificare la scuola italiana occorre responsabilizzarne i protagonisti e non deresponsabilizzarli riducendoli a esecutori di precetti standardizzati. Una forte parsimonia nel ricorso ai test può evitare la piaga dell’insegnamento volto al superamento dei test (“teaching to the test”) che ovviamente fa emergere gli insegnanti peggiori, quelli che anziché fare il lavoro di classe si limitano a trasmettere ricette confezionate altrove.