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In arrivo i TFA speciali?

da tuttoscuola.com

In arrivo i TFA speciali?

Si riparla di TFA speciali, l’edizione straordinaria dei Tirocini Formativi Attivi, annunciata mesi fa dal ministro Profumo, di cui sembrava imminente l’avvio quasi in contestualità con i TFA ordinari.

Ne dà notizia il sen. Mario Pittoni (Lega) con un comunicato in cui ritorna, in particolare, sulla questione dei 360 giorni, di cui si era discusso animatamente a suo tempo.

“Con il parere del Consiglio di Stato, la cui trasmissione al ministero dell’Istruzione è data per imminente, diventa concreta la possibilità di avere i TFA speciali entro la fine dell’anno, forse addirittura nei termini che avevo discusso con il ministro Profumo all’inizio del suo mandato, riferiti cioè ai 360 giorni di servizio”.

Pittoni annuncia che la commissione Istruzione a palazzo Madama è già stata allertata. “Dopo la sessione di Bilancio, che impegnerà tutta la prossima settimana – precisa il senatore – avremo due settimane, prima delle feste natalizie, per “chiudere” il provvedimento sui TFA speciali”.

“to raccogliendo la disponibilità degli altri gruppi – prosegue Pittoni – per tornare alla proposta originaria dell’apertura a tutti gli insegnanti che hanno maturato 360 giorni di servizio. Nel vuoto attuale, figlio di una riforma del reclutamento su base concretamente meritocratica (fatti salvi i diritti acquisiti degli iscritti alle graduatorie ad esaurimento) ancora in lista d’attesa, la “paura” di numeri troppo elevati ha spinto il ministero a inserire paletti eccessivi per l’accesso ai corsi abilitanti, non riconoscendo il riferimento ai 360 giorni (sempre utilizzato dal 1971), corrispondenti a 2 anni scolastici.

Attenzione però: parametri diversi, se assunti senza cautele, alimentano il rischio di contenziosi volti a far risaltare il profilo professionale definito e stabilito dai contratti stipulati con i docenti delle graduatorie della III fascia d’istituto. E la Direttiva europea 36/2005 CE stabilisce che 3 anni di esperienza professionale sono assimilati a un titolo di formazione. Ho quindi raccolto – conclude Pittoni – anche la disponibilità di Luigi Fiorentino, capo di gabinetto del ministro, a rivedere la scelta».

La scuola, le occupazioni e chi non le capisce

da Il Fatto Quotidiano

La scuola, le occupazioni e chi non le capisce

 di

C’è gente che va in giro a dire che occupare le scuole non cambierà le sorti di questo paese, dicono che è solo un modo per defilarsi da noiose lezioni e pericolosi compiti in classe. C’è addirittura chi sostiene che sia una pratica dannosa. Pensa un po’ che quando me lo dicevano 10 anni fa io gli rispondevo che le cose così come erano non andavano bene e allora occupavamo e manifestavamo per cambiare le cose. Quando poi mi si chiedeva “Come?” non sapevo rispondere. Alla domanda “In che modo un’occupazione può cambiare in meglio il futuro di una generazione?” rimanevo sempre un po’ interdetto, pensavo: “Magari da qui facciamo partire la rivoluzione!” oppure “intanto facciamo bordello così quelli ascoltano quello che abbiamo dire”. Entrambe queste risposte non erano del tutto inesatte ma non servivano a placare la supponenza e la saccenteria degli anti-occupanti che, forti del loro automatismo logico basato sulla non esistenza di risultati tangibili, continuavano, hanno continuato e continuano tuttora a definirci fannulloni. Sul momento ti fregano, perché le vere ragioni che stanno dietro ad una pratica di protesta si imparano dopo, o meglio diventano più chiare, si definiscono in seguito.

Oggi, ad esempio, so a cosa serve occupare e so come cambierà il futuro.

Buttandola sul personale, io ho imparato molto di più in una settimana di occupazione che nei 4 anni di scuola precedenti a quella settimana. Ho anche imparato come si faceva ad imparare, pratica utilissima per i due anni successivi di scuola superiore e ancor più utile per l’università. Sono diventato curioso, sono cresciuto nella pratica e grazie alla pratica di protesta, decidendo i contenuti della mia scuola e non subendoli ho capito come ricevere in modo attivo l’ insegnamento. Ho lavorato molto in quelle settimane, era molto più faticoso che andare a scuola e stare seduto a scaldare la sedia. Fannulloni, dicevano, ma uno che non fa nulla come fa a stancarsi così tanto?  Ho conosciuto persone. Ho parlato con molta gente. Con la condivisione siamo cresciuti in tanti ed in tanti abbiamo acquisito consapevolezza sul mondo che ci circonda, sul sistema imposto e sulle schifezze del passato, del presente e del futuro. Occupare, stare insieme, parlare, condividere, progettare e fare la scuola che si desidera sono pratiche che tengono in vita ed alimentano questa consapevolezza. Magari il mondo non è cambiato e probabilmente il sistema scolastico di questo paese è addirittura peggiorato ma di una cosa sono certo: reprimere la protesta corrisponde ad una morte lenta e dolorosa di tutte le piccole speranze che ci tengono in vita.

Dicevo che oggi so a cosa serve occupare e so come cambierà il futuro. Ma non lo voglio dire per non rovinare il gusto della scoperta di chi ancora non c’è arrivato.

Nelli Scilabra, la studentessa assessore che non piace ai baroni

da Il Fatto Quotidiano

Nelli Scilabra, la studentessa assessore che non piace ai baroni

di Massimiliano Lombardo

Si chiama Nelli Scilabra il nuovo Assessore alla Formazione della Regione Sicilia, classe ’83, professione studentessa, segni particolari da tanti anni in prima linea nella rappresentanza degli studenti. Scelta dal governatore Rosario Crocetta nel difficile compito di rivoluzionare la formazione professionale nella regione. Compito dalle tante difficoltà visto l’importanza di un assessorato che gestisce miliardi e interessi di tanti potenti, che in questi anni al posto di costruire una prospettiva è stato cassaforte di prebende e di voti. Sapevate che la Sicilia è l’unica regione d’Italia a non avere una Legge quadro sul diritto allo studio?

Si scatena un polverone, soprattutto a sinistra, dove si fa gara alla cattiveria più grande.

Non si capisce perché in una terra dove gli amministratori troppo spesso vengono arrestati, dove sono in troppi quelli che lavorano per la mafia, o per i loro affari (basti solo pensare che la vecchia assemblea parlamentare contava 1 indagato su due).

Adesso si punta il dito su una giovane donna che è cresciuta sulle barricate a pane e politica. Adesso sono le competenze che contano, visto che quelli di prima erano dei premi Nobel, iniziando a fare l’esame del sangue alla Scilabra.

La retorica degli “sfigati, mammoni, bamboccioni” viene recuperata per attaccare la Scilabra- colpevole di essere fuoricorso “ancora all’Università”, e come direbbe Martone “è una sfigata”. Poco importa che la Scilabra rappresenti proprio la generazione perduta dimenticata nei parcheggi delle Università del sud, ma rappresenta anche quei ragazzi che al posto di emigrare hanno deciso di lottare con passione. Tutti all’Università conoscono Nelli, chi diffida, chi l’ama e chi no, ma tutti apprezzano passione e intelligenza.

C’è di più. La Scilabra è rappresentante degli studenti in Senato Accademico, dove siede con Rettore e Presidi, possiamo dire che laurearsi, e magari, ottenere un dottorato le sarebbe venuto molto semplice? Al posto di avere una bassa media, condividere una casa con studenti fuorisede, perdere tempo nel rappresentare gli sfigati al posto di costruirsi una posizione. Beh, questa Scilabra sembra una pazza. Sorridiamo, ma dovremmo incazzarci, quando l’Università è il luogo dove si diventa professore se sei figlio di professore, dove le borse di studio non sono assegnate perché non ci sono i fondi, in un Paese dove la figlia del Ministro del Lavoro vince i concorsi grazie alle sponsorizzazioni della Fondazione diretta dalla mamma potente.

Adesso un “autorevole” professore, un dinosauro dell’Università si permette di giudicare come se il mondo fosse sempre la sua aula d’esami: il Professore Fiandaca si permette di dire che “chi spende tempo nell’associazionismo studentesco non è uno studente modello”. Certo perché la Vostra Università è ancora quella dei soldatini di latta con il numero, quelli che stanno zitti, davanti alla spartizione di cattedre e all’abuso dei privilegi. Per fortuna che avete fatto il ’68 verrebbe da pensare.

Mi fa imbestialire che non si riesca a mettere al centro il profilo della Scilabra, studentessa e donna. Più di un simbolo, un’amministratrice che viene dal mondo reale, da quel mondo che l’assessorato dovrebbe servire e rappresentare. Sento sempre che bisognerebbe riportare i contadini e gli operai in parlamento, che il problema dei sindacati è troppo spesso quello di non avere sindacalisti che vengono direttamente dal mondo del lavoro. Allora non capisco se uno studente, anzi una leader degli studenti, diventa Assessore di quel mondo che tanto ha combattuto e che tanto è ostile alle nuove generazioni quale è il problema? Poi ci commuoviamo quando i nostri giovani sono disoccupati, quando sono costretti a emigrare, lacrime di coccodrillo.

Diamo una possibilità alla Scilabra, anzi mettiamoci al fianco della studentessa fuoricorso, come l’Italia intera d’altronde, per recuperare la strada perduta.

E tu cara Nelli non dimenticare da dove vieni, e non perdere mai di vista dove devi arrivare. Come avrai capito su di te tante attenzioni, non solo critiche e attacchi, ma anche le speranze di una generazione bisognosa di un’opportunità. In bocca al lupo.

Profumo: “Basta riforme a scuola”

da TGCOM24

Profumo: “Basta riforme a scuola”

“Ce ne sono già state fin troppe”

La scuola deve diventare “sempre più luogo di formazione, non di informazione”. A sostenerlo è il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, secondo il quale la scuola italiana non ha bisogno di nuove riforme, “avendone già avute fin troppe”, ma di una “oliatura” di meccanismi comunque funzionanti. Questo, ha concluso, “almeno sino a quando il Paese, oggi in una situazione finanziaria molto difficile, non starà meglio”.

Alla scuola serve più orientamento

da Il Sole 24 Ore

Alla scuola serve più orientamento

La crisi sta cambiando le scelte dei ragazzi. Ci si iscrive meno all’università e usciti dalla scuola si punta subito a un impiego stabile (e non importa se poco coerente con il percorso di studi fatto). L’indagine sui diplomati 2012 realizzata da AlmaDiploma, che verrà presentata oggi al ministero dell’Istruzione, mette in luce almeno due aspetti, su cui riflettere. Il primo è che il 42% dei neo diplomati è pentito del percorso di scuola superiore fatto; e c’è una quota di indecisi troppo alta (16%). E ciò si ripercuote sull’università: al primo anno si perde per strada il 18% delle matricole. L’Italia non può più permettersi un simile spreco di risorse umane; e ha ragione il ministro Profumo a voler anticipare l’attività di orientamento prima della fine della scuola superiore. Per aiutare i ragazzi a capire bene la strada da intraprendere, senza perdere tempo prezioso. C’è poi da capire perchè il 24% dei neo diplomati, se potesse tornare indietro, compirebbe studi che preparino meglio al mondo del lavoro. Di qui l’importanza di rivedere l’offerta formativa, rivalutando, in particolare, gli istituti tecnici e professionali, che rappresentano anche i settori in cui è più forte il mismatch tra domanda e offerta di lavoro. Con aziende che cercano, ma non trovano. Eppure negli indirizzi tecnici il 35% dei diplomati intervistati da AlmaDiploma vorrebbe solo lavorare, una percentuale che sale addirittura al 53% nei percorsi professionali. C’è da annodare, e meglio, filiere produttive e filiere formative; e trovare forme di collaborazioni più strette tra scuola, università e mondo del lavoro. Per ridurre un altro “spread”, oggi soprattutto non più tollerabile.

De Benedetti: “Usare per la scuola i soldi delle missioni militari”

da Repubblica.it

De Benedetti: “Usare per la scuola i soldi delle missioni militari”

Il presidente onorario della Cir al dibattito organizzato da MicroMega: “L’elemento di competitività è il sapere. Su questo bisogna investire, invece di spendere soldi per portare soldati all’estero in missioni che non ci possiamo permettere”. E sull’Ilva si è dichiarato d’accordo sul sequestro conservativo: “Ma le spese poi le deve pagare Riva”. Sul lavoro: “detassare i primi tre anni di assunzione”

Risparmiare in spese militari cancellando anche la missione di pace in Afghanistan e investire questi soldi nella scuola e nel sapere per costruire il futuro.
E’ quanto ha affermato l’industriale Carlo De Benedetti affrontando uno dei nodi che serve per creare competitività nel sistema Italia, intervenendo in  un dibattito organizzato da MicroMega sui temi di attualità.  “So di dire una bestemmia ma lo dico lo stesso – ha affermato – in un Paese come il nostro invece che spendere soldi per attività militari e in missioni all’estero che non ci possiamo permettere, come quella in Afghanistan, se investissimo nel sapere evidentemente costruiremmo il nostro futuro”.
De Benedetti ha ricordato che nel mondo su 3 miliardi di persone in età lavorativa ce ne sono 1,2 che stanno cercando lavoro. “Qual’è in questo contesto l’elemento di competitività – ha detto – è il sapere. Non i soldi ma la testa. E su questo bisogna investire”.
De Benedetti ha quindi risposto ad alcune domande relative ai nodi che pesano sullo sviluppo del Paese. “Il costo del lavoro assolutamente no”, ha detto mettendo invece in risalto l’irrilevanza che l’Italia e l’Europa hanno nella nuova geografia politica e economica del mondo.
Su questo punto De Benedetti ha disegnato un cambiamento che sposta il peso del mondo verso l’Est e verso gli Stati Uniti. “Dieci anni fa – ha portato ad esempio – la Borsa italiana capitalizzava due volte quella della Corea del Sud, ora quest’ultima è quattro volte quella italiana”.
L’ingegnere ha parlato anche della situazione dell’Ilva. “Farei un sequestro conservativo, ridurrei la capacità produttiva e aggiornerei l’impianto. Poi direi ai Riva ‘prendi l’impianto e paga o altrimenti lo vendo’ “. “Magari dico banalità, ma la responsabilità di costruire quell’impianto è stata dello Stato, con l’Italsider, – ha detto De Benedetti – poi Riva è stato abilissimo a comprarlo e a farci i soldi”.
“Vorrebbe fare un esproprio proletario?” gli ha chiesto il direttore di MicroMega Paolo Flores d’Arcais. “Chiamatelo come vi pare ma lo Stato ha la responsabilità di risanare e poi di chiedere a Riva di pagare il conto. Se lo fa bene altrimenti lo mette in vendita”.
Nel corso del dibattito De Benedetti ha anche accennato all’impegno che i Riva hanno avuto nell’acquisto di Alitalia, tema su cui era intervenuto anche Landini per evidenziare “una commistione di interessi”. “Concordo con Landini – ha detto De Benedetti – non conosco Riva ma se è il primo azionista di Alitalia, con soldi buttati nel gabinetto, lo ha fatto per benevolenza politica. Magari per far chiudere gli occhi su quello che faceva in acciaieria”.
Sul tema del lavoro, De Benedetti ha lanciato la sua proposta: Togliere i contributi ai datori di lavoro e le tasse ai lavoratori nei primi tre anni di assunzione. “Per me la precarietà non dovrebbe esistere – ha sostenuto – tutti dovrebbero avere lo stesso contratto ma per i neoassunti bisognerebbe prevedere nei primi tre anni nessun contributo e nessuna imposta. Le aziende risparmierebbero così sul costo del lavoro e i lavoratori avrebbero un vantaggio sul salario. Ma in questi tre anni si potrebbe licenziare liberamente. Credo che però un imprenditore dopo aver allevato un buon artigiano o dipendente non lo fa poi andar via”.
De Benedetti ha detto di aver parlato della sua idea ad un ministro “ma mi ha detto che così il contratto sarebbe troppo rigido mentre a me sembra che ci sarebbe molta flessibilità. Inoltre – ha aggiunto De Benedetti – “sarebbe a costo zero e, alla fine, anche se non ci sarebbero tasse e contributi, lo stato incasserebbe la maggior Iva dovuta ai consumi dei nuovi salari”. Secondo De Benedetti tra i vantaggi di questo sistema ci sarebbe quello “di far sentire tutti i lavoratori uguali con lo stesso trattamento”.

Ciak in classe: “Vi racconto l’identità

da LASTAMPA.it

Ciak in classe: “Vi racconto l’identità di un altro diverso da me”

«To.do dire, fare… guardare il cinema» al Bodoni diventa un diario fotografico

chiara priante
torino

Ciak in classe. Torino conferma il suo ruolo di capitale del cinema, già tra i banchi di scuola. In queste settimane, mentre la città è in fibrillazione per il Tff, oltre cento studenti sono impegnati in un progetto, unico a livello italiano, firmato Sottodiciotto. È il secondo anno che il festival dedicato ai ragazzi, al via il 9 dicembre, promuove 3 workshop in istituti superiori con professionisti del cinema, grazie al progetto «TO.Do: dire, fare… guardare il cinema», finanziato dalla Presidenza del Consiglio-Dipartimento Gioventù.

 

«L’iniziativa si sta rivelando d’indubbio valore, offre agli allievi l’opportunità di sperimentare sul campo competenze e attitudini e di confrontarsi con professionisti» spiega la neo-direttrice del festival, Lia Furxhi. Si parte dall’istituto Bodoni-Paravia dove da più d’un mese si lavora a un singolare progetto di fotografia. Quaranta studenti delle quarte, sotto la guida di Simone Martinetto, hanno analizzato il tema di Sottodiciotto 2012, l’identità, attraverso il workshop fotografico «Chi sei tu? – Diari per gli occhi». «Ogni partecipante da un mese sta seguendo la vita quotidiana d’una persona di sesso opposto: un genitore, il fidanzato, un’amica, un conoscente» spiega Mario Galleana, docente di fotografia al Bodoni. Un marcare a uomo che produrrà foto-racconti esposti al Massimo durante il festival: «Immagini reali che vanno oltre le foto perfette di cui oggi siamo saturi e che favoriscono la conoscenza più profonda dell’altro».

 

Ma non solo il Bodoni è coinvolto. Luca Pastore e Alessandro Cocito della casa di produzione Legavideo stanno realizzando con 45 ragazzi – IV A e IV B del Dipartimento audiovisivi dello Steiner – un corto che sarà presentato nella serata inaugurale. Coordinati dagli insegnanti Vittoria Castagneto, Vito Martinelli, Paolo Maria Pedullà, Armando Rubino e Luca Toselli, i ragazzi pensano all’elaborazione del soggetto, alla regia, al montaggio, s’occupano di aspetti produttivi e organizzativi.

 

La terza iniziativa coinvolge la III L del Gioberti in un workshop di scrittura giornalistica e critica cinematografica con Emiliano Morreale. Il laboratorio si concretizzerà, durante il festival, in un blog con recensioni e interviste dei ragazzi. L’obiettivo è far conoscere meglio il mondo del cinema, direttamente dalle voci dei protagonisti, ma dare anche concrete opportunità di lavoro. «Alcuni studenti dello Steiner che l’anno scorso hanno seguito il workshop con Daniele Gaglianone e Ladis Zanini, sono stati chiamati sul set del nuovo film della Rossofuoco, la casa di produzione di Davide Ferrario» dice, con orgoglio, Lia Furxhi.

Il Miur chiarisce l’uso del simulatore con 4 faq

da Tecnica della Scuola

Il Miur chiarisce l’uso del simulatore con 4 faq
Così come anticipato dalla nostra testata, il Ministero ha fornito alcune delucidazioni sulle prove: non sarà possibile utilizzare alcuni tablet. Attivata anche la sezione per la segnalazione degli errori
Queste le faq del Ministero sul simulatore
N. 24 – Posso avere l’elenco di tutti i quesiti in formato pdf con tutte le risposte esatte?
No, non è possibile avere l’archivio dei quesiti in formato elettronico ma è possibile prepararsi alla prova preselettiva solo attraverso il simulatore al fine di evitare che l’esercitazione si trasformi in un puro esercizio mnemonico.
N. 25 – Posso vedere l’esito del test indipendentemente dal risultato conseguito?
Sì, il sistema consente di visualizzare le risposte date indipendentemente dal risultato ottenuto.
N. 26 – Al termine dell’esercitazione è possibile visualizzare le risposte?
Sì, il simulatore restituisce l’elenco delle risposte date, evidenziando la risposta in verde, se corretta e in rosso, se errata.
N. 27 – Non riesco ad avviare il simulatore con il mio tablet.
Il simulatore non è utilizzabile da alcuni tablet in quanto non tutti i dispositivi consentono di scaricare ed installare Java.
N. 28 – Non riesco ad aprire i moduli delle domande presenti nel simulatore.
Per aprire i moduli è necessario installare la versione aggiornata del Plugin Java disponibile sul link del sito scuola in chiaro nella sezione esercitatore e attivare nel browser “consenti popup per questo indirizzo”
Tutte le faq sul concorso
Inoltre dal 29 novembre è stata attivata il modulo per la segnalazione degli errori. I candidati potranno indicare sia il malfunzionamento dell’eseritatore che l’eventuale domanda errata, indicandone il codice così come proposto nell’esercitatore

Concorso a cattedra, il Miur modifica il simulatore. Ma le proteste continuano

da Tecnica della Scuola

Concorso a cattedra, il Miur modifica il simulatore. Ma le proteste continuano
di A.G.
Ora al termine dell’esercitazione appaiono tutte le risposte fornite: corrette e errate (le prime in verde, le seconde in rosso). Solo che, continuando a mancare il “librone” contenente tutti i 3.500 quiz in modo consequenziale, quando la risposta è errata non si riesce ancora a risalire a quella esatta. Per farlo, i candidati sono costretti a sottoporsi alla sessione completa almeno un’altra volta. Intanto il tempo passa e la prova ufficiale si avvicina. ULTIMA NOVITA’: ci i può esercitare anche senza codice fiscale
Un passo avanti è stato fatto. Ma i 321mila candidati al concorso a cattedra si aspettavano sicuramente di più. Sono queste le prime reazioni alla decisione del ministero dell’Istruzione di venire incontro alle loro proteste per modificare il simulatore on line contenente, all’interno dei 70 “pacchetti” da 50 domande ciascuno, tutti i 3.500 quiz a risposta multipla che il 17 e 18 dicembre saranno utilizzati per la preselezione.
Dai Forum che trattano di scuola, tanti dei diretti interessati non nascondono la soddisfazione per aver indotto il Miur a non limitarsi (come era stato deciso inizialmente) a pubblicare solo l’esito numerico delle risposte fornite.
Ora, invece, al termine di ogni sessione di 50 esercizi appare una scritta contenente le seguenti informazioni (di volta in volta completate automaticamente dal software sulla base delle risultanze derivanti dall’esercitazione): Modulo selezionate, Risposte esatte, Risposte sbagliate, Risposte errate, Punteggio, Test completato in. Seguono, all’interno di un riquadro, le 50 domande (riportate per esteso ed identificate con il “codice originario”).
Sotto ad ogni domanda, sono posizionate le risposte prescelte dall’aspirante docente che si è sottoposto alla verifica preparatoria: le risposte corrette sono evidenziate in verde, quelle sbagliate in rosso.
Il problema, ed ora entrano in ballo gli scontenti, è che, al contrario di quello che era trapelato poche ore prima, il candidato che non ha indicato l’item corretto continua a non conoscere con immediatezza qual’era la risposta su cui avrebbe dovuto far cadere la preferenza. L’unico modo per saperlo è sottoporsi di nuovo a quella sessione di prove. Consapevole che la domanda a cui non si è riusciti a rispondere correttamente verrà sicuramente riproposta. Dovrà però stare attento a memorizzarla mentalmente (non è possibile copiare o stampare nulla di quello che appare sullo schermo), perché sarà posizionata diversamente. E se il candidato non riuscirà a rispondere ancora bene, dovrà sottoporsi alla sessione addirittura una terza volta. Considerando che questa procedura andrebbe seguita per 50 volte, c’è davvero poco tempo da perdere. Soprattutto perché i giorni a disposizione sono davvero pochi.
Insomma, chi ha a cuore il passaggio alle prove selettive vere e proprie farebbe bene a dedicare molte ore al giorno agli esercizi proposti dal Miur via internet. Infine. dal 29 novembre chiunque potrà esercitarsi senza essersi iscritto preventivamente al sitema Polis e aver presentato la domanda al concorso. Il codice fiscale infatti, non è più necessario per accedere al simulatore.

Graduatorie di circolo e di istituto e posti di sostegno

da Tecnica della Scuola

Graduatorie di circolo e di istituto e posti di sostegno
di Lara La Gatta
Il Miur pubblica alcuni chiarimenti ad integrazione di una precedente nota
Con la nota n. 8879 del 23 novembre il Miur aveva risposto ai quesiti ricevuti circa il mantenimento o meno, su posto di sostegno, del supplente privo di specializzazione nominato “in attesa dell’avente titolo”, nei casi in cui la carenza di aspiranti forniti di titolo di specializzazione permanga, sia nella scuola sia in tutte le altre istituzioni scolastiche della provincia, anche dopo la pubblicazione degli elenchi definitivi di sostegno di seconda e terza fascia. Al riguardo, venivano le disposizioni precedentemente impartite con le note 9379 del 15 novembre 2011 e 20893 del 31 ottobre 2007, secondo cui, in carenza assoluta di aspiranti specializzati, i dirigenti scolastici, in considerazione della particolare tutela della continuità didattica in favore degli alunni disabili, provvederanno alla conferma definitiva sui predetti posti di sostegno del docente privo di titolo già in servizio sui posti in questione con contratto in attesa dell’avente titolo.
Con la successiva nota prot. n. 9039 del 28 novembre 2012 il Miur fa seguito alla precedente nota e chiarisce che le disposizioni di conferma su posti di sostegno del personale privo di titolo già in servizio sui posti stessi con contratto in attesa dell’avente titolo riguardano, ovviamente, i docenti a suo tempo individuati come destinatari in quanto inclusi nella prima fascia delle graduatorie di circolo e di istituto vigenti per il corrente anno scolastico.
Per gli stessi posti, invece, ricoperti da supplenti eventualmente attinti dalle precedenti graduatorie di II e III fascia si dovrà precedere all’attribuzione di nuovi contratti a titolo definitivo scorrendo integralmente le nuove graduatorie definitive.

Il Ds non decide l’orario scolastico

da Tecnica della Scuola

Il Ds non decide l’orario scolastico
di Giovanni Sicali
Il dirigente scolastico non ha il potere di disattendere le delibere del consiglio di istituto concernenti l’orario scolastico…fino a prova contraria
Fino a prova contraria il Testo Unico per le scuole italiane non è stato abrogato ed è legge. La delibera per la determinazione dell’orario scolastico compete quindi al Consiglio di Istituto (vero Governo della scuola), sentito il parere del collegio dei docenti. Il Ds, che “dirige” ma non “governa” la scuola, provvede alla formulazione dell’orario e alla sua estensione. La forma è sostanza e il rispetto delle procedure di legge è importantissimo, tranne che la scuola italiana non venga intesa dai dirigenti scolastici come affare privato o un’azienda di cui si è plenipotenziari o addirittura luogo dove la democrazia è interdetta perché il dirigente si ritiene sovrano assoluto con poteri dittatoriali. Così recita il Testo Unico (D.L.vo 16 aprile 1994, n. 297): Art. 7 – Il collegio dei docenti (…) c.2. b) formula proposte al direttore didattico o al preside per (…) la formulazione dell’orario delle lezioni e per lo svolgimento delle altre attività scolastiche, tenuto conto dei criteri generali indicati dal consiglio di circolo o d’istituto; Art. 10 – Attribuzioni del consiglio di istituto (…) c. 3. Il consiglio di circolo o di istituto ha potere deliberante, nelle seguenti materie: (…) c) adattamento del calendario scolastico alle specifiche esigenze ambientali; Art. 396 – Funzione direttiva (…) c. 2. Al personale direttivo spetta: (…) d) procedere alla formulazione dell’orario, sulla base dei criteri generali stabiliti dal consiglio di circolo o d’istituto e delle proposte del collegio dei docenti. Così da parte del Legislatore viene garantita la democrazia tra le mura scolastiche con buona pace di Montesquieu e la sua divisione dei poteri. In linguaggio terra terra: il procedimento è caratterizzato da tre fasi. Nella prima fase, il consiglio di istituto detta le regole per la compilazione dell’orario e la relativa scansione settimanale. Dopo di che il collegio dei docenti dà un parere tecnico sulla relativa attuazione. Infine, il dirigente scolastico vi dà attuazione con un provvedimento, che deve essere informato ai criteri dettati dal consiglio di istituto, avuto riguardo alle valutazioni fornite dal collegio. Tutti i lavoratori della conoscenza e gli utenti della scuola pubblica e privata sono tenuti al rispetto delle norme scolastiche. La Legge non ammette ignoranza. Nessuno escluso.

Il Miur corregge simulatore, sedi e date di nascita dei candidati al concorsone

da Tecnica della Scuola

Il Miur corregge simulatore, sedi e date di nascita dei candidati al concorsone
La Flc-Cgil dice che è merito delle sue proteste se il Miur è intervenuto sul simulatore dei test, ripubblicato le sedi delle prove e aggiustato le date di nascita. Tuttavia gli inviti a mettere ordine nel caos erano partiti anche dal nostro sito. Verifichino i candidati periodicamente il calendario.
Nella serata di ieri, 28 novembre, il Miur ha ripubblicato le sedi delle prove preselettive correggendo anche le date di nascita dei candidati, che nella precedente pubblicazione risultavano errate a causa di un disallineamento degli archivi. Ma ancora balbettante tuttavia risulta, sottolinea Flc, il simulatore dove al termine dell’esercitazione vengono indicate le risposte esatte e quelle errate, ma non è possibile rivedere le domande per individuare gli errori commessi. “Inoltre non è possibile terminare la simulazione prima dei 50 minuti se si è scelto di non rispondere a qualche domanda, cosa invece esplicitamente prevista.” Ma soprattutto, dice il sindacato, c’è il rischio che la procedura sia giudicata illegittima perché non sono rispettati i 20 giorni previsti dal bando per la pubblicazione della batteria dei test con le relative risposte esatte. Proprio oggi, si impegna la Flc-Cgil, si chiederà al ministero di rendere disponibili le batterie dei test con le relative risposte esatte, mentre si consiglia ai candidati di verificare periodicamente il calendario in considerazione di eventuali ulteriori modifiche.

Renzi e la riforma di “sinistra” della scuola

da Tecnica della Scuola

Renzi e la riforma di “sinistra” della scuola
di Pasquale Almirante
Nel confronto televisivo tra Bersani e Renzi, in vista del ballottaggio per la presidenza del consiglio alle prossime elezioni politiche, il sindaco di Firenze ha detto: ”La riforma Berlinguer della scuola di sinistra aveva solo il nome”. Domanda: che significa riforma della scuola di sinistra?
”La riforma Berlinguer della scuola di sinistra aveva solo il nome”: e quando mai una riforma della scuola ha avuto bisogno di una etichetta politica o di caratterizzarsi di destra o di sinistra? Da dove spunta fuori questa idea che chi va a governare debba comportarsi come Brenno, mettere cioè sulla bilancia del governo il peso della spada della vittoria?
Una riforma seria della scuola, e voluta soprattutto da persone serie, ha bisogno solo di condivisione, che è appunto dividere insieme nella logica di una visone unitaria e la più ampia possibile, e non quella di far prevalere la propria visione del mondo e il proprio particolare ideologico. Mosse proprio da questa sbagliata prospettiva, e dall’affermazione del principio di una parte, lo stravolgimento operato da Letizia Moratti, subito dopo la vittoria del centro destra nel 2001, della riforma della scuola di Luigi Berlinguer che oggettivamente aveva dei buoni spunti innovativi, come il biennio unico, ma che furono macinati proprio per questo concetto balzano che chi comanda decide perfino su delle riforme che coinvolgono, non solo tutta la nazione, e dunque destra e sinsitra, ma anche il futuro della sua futura classe dirigente in funzione perfino delle sue scelte culturali e di competitività economica. E c’è forse riforma più importante e delicata di quella dell’istruzione? Dire dunque che di sinistra la riforma della scuola di Luigi Berlinguer avesse solo il nome, significa, a nostro parere, o non avere chiaro il concetto di istruzione e quindi di scuola nel suo complesso, oppure cercare di fare breccia nell’elettorato di sinistra, iniettando il dubbio del consociativismo con la destra. In entrambi i casi non ci pare un modo serio di fare politica nella convinzione che se si vuole mettere mano, come si dovrebbe finalmente fare, a una riforma seria della nostra scuola, affinchè sia competitiva in Europa e si piazzi ai massimi vertici delle classifiche internazionali, occorre buttare a mare ideologie e ammiccamenti elettorali, procedendo con rigore e lungimiranza, al di fuori e al di sopra di qualche miglio di voti da racimolare. Di riforme epocali ne abbiamo viste fin troppe, non vorremmo quindi vedere nemmeno riforme di sinistra o di destra, ma solo riforme per il bene della Nazione.

Almalaurea: gli studenti promuovono i docenti

da tuttoscuola.com

L’82% li giudica competenti
Almalaurea: gli studenti promuovono i docenti

Ragazzi ancora bisognosi di orientamento (il 42% dei maturandi se potesse tornare indietro cambierebbe indirizzo o scuola) e sono ancora pesantemente condizionati dal contesto socio-culturale di origine. Ma i diplomati si dichiarano, comunque, piuttosto soddisfatti della propria esperienza scolastica (31 su 100 ‘decisamente soddisfatti’ e 54 ‘moderatamente’).

E soprattutto, un po’ a sorpresa, promuovono con buoni voti i loro insegnanti: l’82% dei diplomati è soddisfatto della competenza dei docenti, il 75% della chiarezza espositiva e il 65% della loro capacità di valutazione. Il 74% dei diplomati è soddisfatto anche della disponibilità al dialogo.

E’ la fotografia che emerge dal Profilo dei diplomati 2012 diffuso da Almadiploma, ”uno strumento – spiega il direttore di Almalaurea Andrea Cammelli – che permette ai dirigenti scolastici e ai collegi dei docenti di avere informazioni per migliorare il migliorabile nella propria scuola”.

Il rapporto dà conto anche di come passano il tempo libero gli studenti: il 64% dei diplomati pratica un’attività sportiva e il 16% è coinvolto in esperienze di volontariato. Ma tra le attività extrascolastiche ha acquisito uno spazio sempre più importante l’utilizzo di Facebook o altri social network, divenuto un’abitudine quotidiana per il 65% degli studenti; altri 27 diplomati su cento si collegano comunque almeno una volta alla settimana.

Sulla scuola, che cosa è ‘di sinistra’?

da tuttoscuola.com

Sulla scuola, che cosa è ‘di sinistra’?
Sulla scuola, si sono avute alcune delle maggiori stoccate, nel duello televisivo Bersani-Renzi

La prossima legislatura deve essere costituente dal punto di vista della scuola senza interventi scomposti, senza dare schiaffoni ogni sei mesi. Bisogna mettere il sistema in tranquillità e sicurezza perché la scuola è l’ultima cosa che si può tagliare“. Lo ha detto il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, al confronto con Matteo Renzi su Raiuno.

Quanto agli insegnanti, Bersani ha osservato: “Non riusciamo a dargli i soldi ma almeno a parole trattiamoli bene“. Infine, sull’università: “Se 16mila giovani non vanno all’università è perché c’è un problema. Uno che vuol studiare ma non può riceve un ferita alla dignità umana“.

Sul tema il sindaco di Firenze ha nuovamente attaccato l’azione del centrosinistra al governo negli ultimi venti anni: “Oggi la dignità sociale del maestro – sostiene Renzi – è stata tolta e l’abbiamo tolta anche noi con riforme che non hanno premiato il merito. Portare il merito nella scuola è cosa di sinistra. La riforma Berlinguer di sinistra aveva solo il nome. Ha ragione Bersani a dire che bisogna dire bravi agli insegnati ma noi li abbiamo presi a ‘ciaffate’. La scuola a parole è stata considerata una priorità ma anche questa come è stata invece l’ultima ruota del carro“.