Archivi categoria: Politico Sindacale

Parlamento: presentati gli emendamenti sui precari Afam

Parlamento: presentati gli emendamenti sollecitati anche da ANIEF sui precari Afam

 

 

In VII commissione si votano gli emendamenti 7.01 e 7.05 Zazzera (IDV) e 7.022 di tutto il PD al ddl Asciutti (a.c. 4822), già approvato dal Senato. Anief invita tutti i deputati ad approvare la modifica.

 

Gli emendamenti analoghi al disegno di legge recante la valorizzazione del sistema dell’alta formazione e specializzazione artistica e musicale, introducono un articolo aggiuntivo che, se approvato, trasformerà in graduatorie ad esaurimento ai fini dell’attribuzione degli incarichi di supplenza e di ruolo le graduatorie di cui all’art. 2bis della legge 143/2004. Il personale inserito nelle graduatorie d’istituto con 3 anni di incarico presso le istituzioni di alta formazione artistica sarà inserito in tali graduatorie, mentre il Miur provvederà ad elaborare una ricognizione di tutti i posti vacanti e disponibili.

 

L’Anief, dopo essere stata contattata nei mesi scorsi da un gruppo di precari Afam, ha contribuito all’elaborazione legislativa della modifica proposta che auspica sia approvata la prossima settimana in Commissione per sanare un’evidente vacatio legis, oggi non più tollerabile.

Per un governo democratico della Scuola della Costituzione

Coordinamento Nazionale per la Scuola della Costituzione

Incontro pubblico

Per un governo democratico della Scuola della Costituzione

domenica 16 dicembre 2012

Palazzo della Provincia – via IV Novembre 119 – Roma

Sala Di Liegro (Piano I)

PROGRAMMA

Ore 10.30 – Apertura dei lavori: Antonia Sani

Introduzione: Carlo Salmaso

(Comitato Genitori ed Insegnanti per la scuola Pubblica di Padova)

Presentazione della proposta: Corrado Mauceri

Ore 11.30 – Dibattito con le Organizzazioni sindacali, le associazioni professionali e del mondo della scuola, le rappresentanze di movimenti, studenti, genitori

Ore 13.30 – Pausa pranzo in loco

Ore 14.30 – Ripresa del dibattito

Ore 15.30 – Tavola rotonda con le forze politiche di sinistra e centrosinistra

Ore 17.00 – Conclusioni

 

COORDINAMENTO NAZIONALE PER LA SCUOLA DELLA COSTITUZIONE

Norme per il governo della Scuola della Costituzione

ART. 1
Il governo democratico della scuola della Costituzione

1. Al fine di permettere alle scuole statali di ogni ordine e grado di conseguire le finalità istituzionali di cui agli articoli 3, 33 e 34 della Costituzione, nel rispetto della libertà di insegnamento intesa come garanzia di pluralismo e strumento di sviluppo della libertà di pensiero e dello spirito critico delle giovani generazioni, il sistema scolastico statale è governato, sia a livello di istituto sia a livello territoriale e nazionale, da organismi rappresentativi, secondo le disposizioni della presente legge.
2. E’ garantita l’autonomia professionale nello svolgimento dell’attività didattica, scientifica e di ricerca.
3. La libertà di insegnamento è altresì esercitata nel rispetto della coscienza morale e civile degli alunni.
4. Il Ministro dell’istruzione dell’Università e della Ricerca e le Regioni per quanto previsto dal Titolo V della Costituzione, mantengono le funzioni attribuite dalle leggi in vigore, ad eccezione di quelle attribuite dalla presente legge agli organismi rappresentativi di cui al comma 1.

ART. 2
L’autonomia delle istituzioni scolastiche statali
1. La disciplina dell’autonomia delle istituzioni scolastiche statali, richiamata dall’art. 117 della Costituzione , è riservata alle leggi statali ed agli atti aventi forza di legge.
2. Le istituzioni scolastiche statali esercitano l’autonomia sulla base dell’art. 21 della L. 15/03/1997 n. 59 e del DPR 08/03/1999 n. 275 e costituiscono per la comunità locale di riferimento un luogo aperto di cultura, di sviluppo e di crescita, di formazione alla cittadinanza e di apprendimento lungo tutto il corso della vita.
3. Le funzioni attribuite ai sensi del DPR. 8/3/1999 n.275 al Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, a garanzia dell’autonomia del sistema scolastico statale sono trasferite al Consiglio Nazionale dell’Istruzione di cui all’ art. 16 della presente legge.
In alternativa
Le funzioni attribuite ai sensi del DPR. 8/3/199 n.275 al Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca sono esercitate, previo parere conforme del Consiglio Nazionale dell’Istruzione di cui all’ art. 16 della presente legge.

ART. 3
Istituzione delle scuole statali di ogni ordine e grado
1. Ai sensi degli articoli 33 e 34 della Costituzione, tutti i residenti in territorio italiano, ancorché privi della cittadinanza italiana, hanno diritto a frequentare la scuola statale di ogni ordine e grado, ivi compresa la scuola dell’infanzia e sono assoggettati all’obbligo di cui al comma 2.
2. L’obbligo dell’istruzione scolastica inizia a cinque anni e si completa al diciottesimo anno di età. L’istruzione scolastica obbligatoria, comprensiva di tutti gli strumenti didattici, della mensa e dei trasporti, è gratuita.
In alternativa
aggiungere dopo gratuito, per coloro che hanno un reddito familiare inferiore ad euro….
3. Lo Stato è tenuto a garantire l’effettività del diritto all’istruzione scolastica e ad istituire a tal fine proprie scuole sulla base di piani regionali, deliberati dalle Regioni, previo parere dei consigli scolastici regionali e determinati secondo parametri definiti dal Consiglio Nazionale dell’Istruzione d’intesa con il Ministero dell’Istruzione e il Ministero dell’Economia.
In ogni caso ciascuna istituzione scolastica non può avere un numero complessivo di alunni superiore a 800 e di norma non può comprendere più di due Comuni.1
4. Al fine di garantire l’effettività del diritto all’istruzione, fermo restando l’obbligo dell’osservanza, in ogni caso, delle norme di sicurezza e di igiene, il numero massimo degli alunni per ciascuna classe non può essere superiore al 25 ed è ridotto a 20 (in alternativa della metà) in presenza di alunni con disabilità .

ART. 4
Gli organi di governo delle istituzioni scolastiche
1. Gli organi di governo delle istituzioni scolastiche sono caratterizzati dalla partecipazione democratica di tutti i soggetti che concorrono al percorso formativo degli alunni e sono:

  1. il Consiglio di Istituto
  2. Il Collegio dei docenti
  3. Il consiglio di classe
  4. il nucleo di autovalutazione

1. Se la scuola deve essere un luogo di confronto aperto anche al sociale, devono essere esclusi i mega istituti ed istituti su più comuni che rendono difficile le forme di partecipazione
2. In ciascuna istituzione scolastica sono inoltre previste le assemblee dei genitori e degli studenti con i poteri consultivi e di proposte concernenti l’attività scolastica, di cui agli articoli 6 e 13 della presente legge, e del personale Ata la cui attività è disciplinata con regolamento del Consiglio d’Istituto2.

ART. 5
Funzioni del Consiglio di Istituto
1. Il Consiglio di Istituto è costituito e svolge la propria attività secondo le modalità previste dall’art. 8 del Decreto Legislativo n. 297/94 che si intendono integralmente riportate.
2. Il Consiglio di Istituto è convocato dal Presidente di sua iniziativa o su proposta del Dirigente Scolastico o su richiesta di almeno 3 decimi dei componenti, oppure su richiesta dell’assemblea del personale ATA, dei genitori o degli studenti con le modalità ed i tempi previsti dal regolamento di istituto. La convocazione del Consiglio di Istituto in ogni caso deve essere resa pubblica mediante affissione nell’albo e tramite il sito web della scuola.
3. Le sedute del Consiglio di Istituto sono pubbliche. L’eventuale audizione di esperti su specifici argomenti deve essere deliberata dal Consiglio di Istituto, a maggioranza assoluta dei componenti.

ART. 6
1. Il Consiglio di Istituto è l’organo di indirizzo generale dell’attività scolastica, ha potere deliberante nelle materie previste nell’art. 10 del Decreto Legislativo n. 297/94 e nel DPR n. 275/99, salvo quanto diversamente deliberato nella presente legge.
2. Al fine di garantire l’autonomia delle istituzioni scolastiche tutti i contributi erogati, a qualsiasi titolo, alle istituzioni scolastiche non possono essere subordinati a vincoli di destinazione.
3. Il Consiglio d’Istituto non può deliberare alcun contributo o onere di qualsiasi natura a carico degli studenti e dei loro genitori, fatti salvi i casi previsti dalla legge3.
4. Il Consiglio d’Istituto è tenuto entro 15 giorni a pronunciarsi con adeguata motivazione sulle proposte formulate dal collegio dei docenti, dall’assemblea del personale ATA, dalle assemblee dei genitori e/o degli studenti, previa audizione, ove richiesta, di una delegazione dei proponenti.

2 Il regolamento del Consiglio d’Istituto si rende necessario per gli Istituti intercomunali 3 Negli Istituti Professionali è previsto il contributo per il funzionamento dei laboratori

ART. 7
1. Le delibere del Consiglio d’Istituto sono immediatamente esecutive e sono pubblicate entro tre giorni nell’albo e nel sito dell’istituto.
2. Le delibere del CdI possono essere impugnate davanti agli organi di giustizia amministrativa, previo ricorso facoltativo all’organo di garanzia costituito presso il Consiglio Scolastico Locale, di cui all’art. 21; tale ricorso sospende i termini per l’impugnativa in sede giurisdizionale.
3. Le delibere del Consiglio d’Istituto possono essere annullate, in caso di palese illegittimità, dall’organismo dell’amministrazione scolastica competente a livello territoriale, previo contraddittorio con il presidente e previo parere conforme del consiglio scolastico regionale.
4. Nel caso di persistenti e gravi irregolarità, di impossibilità di funzionamento o di continua inattività, su proposta dell’organismo dell’amministrazione competente a livello territoriale, il consiglio scolastico regionale delibera il suo scioglimento e nomina un commissario fino alla costituzione del nuovo consiglio.

ART. 8
Rendicontazione
1. Sulle attività realizzate nell’ambito del piano dell’offerta formativa, anche in relazione alle finalità di cui all’articolo 1 della presente legge, nonché sulle procedure e sugli esiti dell’autovalutazione di istituto, il Consiglio di Istituto, di cui all’articolo 5, promuove annualmente una conferenza di rendicontazione, aperta a tutte le componenti scolastiche e ai rappresentanti degli enti locali e delle realtà sociali, economiche e culturali del territorio, e invia una relazione all’ufficio scolastico regionale.

ART. 9
Il collegio dei docenti
1. La composizione e le attribuzioni del Collegio dei docenti sono previste dall’art. 7 del Decreto Legislativo n. 297/94 e dal DPR n. 275/99.
2. Le delibere del Collegio dei docenti, per quanto riguarda l’attività didattica, tengono conto delle leggi dello Stato e degli indirizzi ed delle indicazioni nazionali deliberate dal Consiglio Nazionale dell’Istruzione.
3. Le delibere del Collegio dei docenti sono immediatamente esecutive e possono essere annullate in sede giurisdizionale su ricorso di chiunque vi abbia interesse previo ricorso facoltativo all’organo di garanzia costituito presso il Consiglio Scolastico locale o d’ufficio nelle ipotesi e con le stesse modalità previste per l’annullamento delle delibere del Consiglio d’Istituto; il ricorso facoltativo all’organo di garanzia di cui sopra sospende i termini per l’impugnativa in sede giurisdizionale.

ART. 10
Il Consiglio di classe, intersezione ed interclasse
1. La composizione e le attribuzioni del consiglio di classe, di intersezione ed interclasse sono disciplinati dall’art. 5 del Decreto Legislativo n. 297/94.
2. Il Consiglio di classe in sede di valutazione degli alunni è un collegio perfetto che richiede la presenza di tutti i suoi componenti.
3. Le delibere dei consigli di classe, di intersezione ed interclasse sono immediatamente esecutive e possono essere annullate, previo ricorso facoltativo all’organo di garanzia costituito presso il Consiglio scolastico locale, in sede giurisdizionale, su ricorso di chiunque vi abbia interesse o d’ufficio nelle ipotesi e con le stesse modalità previste per l’annullamento delle delibere del Consiglio d’Istituto. Il ricorso facoltativo all’organo di garanzia di cui sopra sospende i termini per l’impugnativa in sede giurisdizionale.

ART. 11
Nuclei di autovalutazione sul funzionamento dell’istituto
1. Ciascuna istituzione scolastica costituisce, in accordo con l’Istituto nazionale per la valutazione istituito presso il CNI un nucleo di valutazione dell’efficienza, dell’efficacia e della qualità complessiva dell’attività didattica.
2. Il nucleo di valutazione è costituito da sette componenti. Quattro componenti sono eletti, con voto limitato dal collegio dei docenti, nel suo ambito; gli altri componenti sono eletti dal Consiglio di Istituto tra gli appartenenti alle altre componenti dell’istituto. Nella scuola secondaria di II grado, uno dei tre componenti è eletto tra gli studenti.

ART. 12
Il dirigente scolastico
1. Il Dirigente scolastico ha la rappresentanza legale dell’istituzione scolastica e, nell’osservanza delle competenze degli organi collegiali di istituto:
a) garantisce la puntuale esecuzione delle delibere degli organi collegiali delle scuole;
b) presiede il collegio dei docenti e i consigli di classe, interclasse ed intersezione.
2. Spettano inoltre al Dirigente Scolastico le attribuzioni già previste nelle lettere d), e), f), g), h), i) ed l), dell’art. 396 del Decreto Legislativo n. 297/94.
3. In caso di assenza o di impedimento il Dirigente Scolastico è sostituito da un docente designato dal Collegio dei docenti.
4. I posti vacanti di Dirigente Scolastico sono coperti per incarico dai docenti in possesso dei requisiti per partecipare al relativo concorso sulla base di una selezione a livello provinciale per titoli.

ART. 13
Partecipazione e diritti degli studenti e delle famiglie
1. La partecipazione ed i diritti degli studenti e delle famiglie si realizzano in conformità delle disposizioni previste negli articoli 12,13,14 e 15 del Decreto Legislativo n. 297/94.
2. Il regolamento di istituto prevede le forme e le modalità di svolgimento delle assemblee di cui al comma precedente, tenendo conto della dislocazione degli eventuali plessi scolastici.

ART. 14
Reti di scuole
1. Fermo restando le disposizioni di cui all’art. 7 del DPR n. 275/99, ciascun Consiglio di istituto delibera in merito alla costituzione e/o adesione alle reti di scuole e alla designazione dei relativi rappresentanti, scelti in misura paritaria tra docenti e genitori (nella scuola secondaria studenti).
2. Il dirigente scolastico fa parte di diritto ed in posizione paritaria della rappresentanza dell’istituzione scolastica.

ART. 15
Organi di governo della scuola a livello territoriale e nazionale
1. Gli organi di governo della scuola a livello territoriale e nazionale sono:
a) il Consiglio Nazionale dell’Istruzione;
b) il Consiglio scolastico regionale;
c) i consigli scolastici locali.

ART. 16
Consiglio Nazionale dell’Istruzione
1. Il Consiglio Nazionale dell’istruzione è l’organo di garanzia dell’autonomia della Scuola Statale e della libertà di insegnamento di cui all’art. 33 della Costituzione
2. Il Consiglio Nazionale dell’istruzione è formato da 20 componenti di cui:
a) 10 eletti dalla componente elettiva che rappresenta la scuola statale nei consigli scolastici locali;
b) 5 designati dal Consiglio Nazionale dell’Università nell’ambito del personale docente delle Università.
c) 5 designati dalla Conferenza Stato – Regioni, scelti tra personalità di elevata cultura e di comprovata esperienza professionale sulla base di una valutazione comparativa dei relativi curricula.
3. La partecipazione all’interno della componente di cui al punto a) è incompatibile con cariche esecutive (o direttive), ai diversi livelli nelle Organizzazioni Sindacali, e nei partiti politici e con la condizione di parlamentare. La permanenza dell’incompatibilità determina la decadenza dalla carica di cui al punto a).
4. Il Consiglio elegge a maggioranza assoluta dei componenti il Presidente e l’Ufficio di presidenza composto da quattro membri scelti tra gli appartenenti alle categorie di cui alle lettere a) e b).
5. La carica dei componenti del Consiglio Nazionale dell’istruzione non dà diritto ad alcuna indennità, ma soltanto al rimborso delle spese regolarmente documentate, secondo le disposizioni vigenti per i dipendenti pubblici.

ART. 17
Attribuzioni del Consiglio Nazionale dell’Istruzione
1. Al Consiglio Nazionale sono attribuite le competenze già previste per il Ministro nell’art. 8, 9, 10, 11 e 12 del DPR n. 275/99.
In alternativa
Tutte le attribuzioni conferite al Ministro dagli artt. 8,9,10,11 e 12 dal DPR n. 275/99 nonché le competenze per le nomine delle Commissioni di esami per i concorsi e di studio sono esercitate dal Ministro, previo parere conforme del Consiglio Nazionale che deve essere formulato entro trenta giorni.
2. Il Consiglio inoltre esprime parere obbligatorio sulle seguenti materie:
a) determinazione degli organici del personale docente ed ATA delle istituzioni scolastiche e relativa ripartizione a livello regionale;
b) destinazione delle risorse finanziarie alle istituzioni scolastiche a qualsiasi titolo;
c) su ogni altro atto del MIUR e MEF concernente il sistema scolastico e le relative risorse finanziarie;
3. Il Consiglio nella formulazione dei pareri di cui al comma 2 deve garantire l’equilibrato sviluppo nel Paese delle istituzioni scolastiche e sollecitare gli interventi necessari per eliminare eventuali situazioni di criticità e di inadeguata efficienza.
4. Il Consiglio deve formulare i propri pareri nel termine di quarantacinque giorni con l’obbligo delle Amministrazioni ad una esplicita ed adeguata motivazione in caso di dissenso totale o parziale. Tutti gli atti per i quali è previsto il parere obbligatorio del Consiglio Nazionale dell’istruzione, in mancanza di detto parere, sono nulli.
5. Le delibere del Consiglio Nazionale dell’istruzione sono immediatamente esecutive e devono essere tempestivamente pubblicate nella Gazzetta Ufficiale oltre che nel sito del MIUR.
6. Le delibere del Consiglio Nazionale dell’istruzione possono essere annullate soltanto in sede giurisdizionale oppure, per manifesta illegittimità, dal Governo.
7. Il Consiglio Nazionale dell’istruzione nella sua prima seduta delibera il regolamento del proprio funzionamento.
8. Il regolamento per l’elezione e la designazione dei componenti del Consiglio Nazionale dell’istruzione è adottato con decreto di natura regolamentare dal Ministro previo parere conforme delle Commissioni Parlamentari e la Conferenza Stato – Regioni.
9. Per l’attività di segreteria e contabilità il Consiglio Nazionale dell’istruzione si avvale di un ufficio di segreteria, costituito d’intesa con il MIUR ed il MEF.

ART. 18
Attività di studio e consulenza
1- Per lo svolgimento dell’attività di cui all’art. 17 sono assegnati alle dipendenze funzionali del Consiglio Nazionale dell’istruzione i competenti dipartimenti del MIUR, compreso il sevizio ispettivo, nonché l’INVALSI4, fermi restando i rapporti di lavoro del personale.

4 Se il CNI deve svolgere in materia didattica le competenze oggi attribuite al Ministro, deve poter disporre di apparati amministrativi e tecnici adeguati, nell’ipotesi invece del Parere Conforme le strutture tecniche sono sempre necessarie, ma molto più agili.

ART. 19
Consigli scolastici regionali
1. I Consigli Scolastici Regionali sono organi di partecipazione democratica ed, oltre alle attribuzioni già previste dall’art. 4 del Decreto Legislativo 24/06/1999 n. 233, hanno il compito:
a) di collaborare con il Consiglio Nazionale dell’istruzione per tutte le attività di competenza di detto organo, anche per quanto concerne l’attività consultiva prevista dall’art. 4 del DPR n. 233/99;
b) di esprimere parere obbligatorio sull’attività di programmazione dell’offerta formativa predisposta dalla Regione;
c) di esprimere parere vincolante, a garanzia della libertà di insegnamento, in materia disciplinare nei confronti del personale docente in servizio nelle istituzioni scolastiche della Regione per le sanzioni più gravi della censura;
d) di esprimere parere vincolante per l’annullamento d’ufficio, in caso di manifesta illegittimità delle delibere del Consiglio d’Istituto, del Collegio dei docenti e dei consigli di classe, interclasse ed intersezione;
e) di deliberare lo scioglimento del Consiglio d’Istituto nell’ipotesi di cui all’art. 6 della presente legge;
f) formula proposte alla Regione ed al Consiglio Nazionale dell’istruzione;
2. Per lo svolgimento della propria attività è assegnato dall’Ufficio Scolastico Regionale alle dipendenze funzionali del Consiglio Scolastico Regionale un ufficio di segreteria, fermi restando i rapporti di lavoro del personale.

ART. 20
1. Il Consiglio Scolastico Regionale è costituito dai presidenti dei consigli scolastici locali, da un numero corrispondente di componenti eletti dalla rappresentanza del personale della scuola nei consigli scolastici locali e da tre rappresentanti delle Università della Regione, designate dai Rettori.
2. Non sono eleggibili i docenti che coprono cariche esecutive (o direttive) nelle Organizzazioni Sindacali e nei partiti politici, nonché i parlamentari e consiglieri regionali. La permanenza dell’incompatibilità determina la decadenza dalla carica di cui al comma 1.
3. Il Consiglio elegge a maggioranza assoluta il Presidente ed un Ufficio di presidenza composto da tre rappresentanti della componente elettiva.
4. Il Consiglio Scolastico Regionale per lo svolgimento della propria attività, adotta a maggioranza assoluta, un regolamento che deve in particolare disciplinare, nel rispetto delle leggi vigenti e con le garanzie del contraddittorio e della partecipazione, le procedure per le attribuzioni di cui all’ art. 19, comma 1 lettere c), d), e).

ART. 21
1. I consigli scolastici locali istituiti in conformità all’art. 5 del DPR n. 233/99 e svolgono le attività previste in dette disposizioni.

ART. 22
Abrogazioni
1. Sono abrogate tutte le norme in contrasto con la presente legge ed in particolare le norme che prevedono contributi, sotto qualsiasi forma, alle scuole private, ancorché paritarie.

ART. 23
Copertura finanziaria
1. All’onere della presente legge si provvede con la soppressione della spesa complessiva per contributi, sotto qualsiasi forma, per le scuole private e per il residuo con la corrispondente riduzione delle spese previste per il Ministero della Difesa nel bilancio dello Stato.

MAREMMA: SOLIDARIETA’ PER LE FAMIGLIE ALLUVIONATE

MAREMMA: SOLIDARIETA’ PER LE FAMIGLIE ALLUVIONATE

Dintorni di Albinia: decine di brave lavanderine combattono da giorni contro il fango usando acqua bollente e litri di disinfettanti e ammorbidenti. I volontari fanno la spola e restituiscono agli alluvionati un po’ di affetto e un pizzico di dignità insieme agli abiti e alla biancheria puliti. E così, spalando fango, trovando mobili e banchi, la gente di Maremma si stringe intorno a chi ha perso tutto e tocca con mano i bisogni veri. A loro, ai nostri soci impegnati negli aiuti, noi genitori di AGe Toscana abbiamo deciso di chiedere i nominativi delle famiglie più colpite per portare ancora una volta la solidarietà che giunge dai genitori di tutta Italia.

“Lavare i panni è condividere un po’ della loro fatica quotidiana nel riemergere dal disastro –racconta Angela Rigucci, presidente di AGe Argentario- I primi giorni arrivavano abiti pieni di fango, addirittura è stato chiesto l’aiuto dei pescherecci per digrossare lo sporco, poi piano piano sono iniziati ad arrivare sacchi con abiti sporchi solo dal ginocchio in giù e ora arrivano i copriletto, la biancheria: è come un termometro dell’emergenza in diretta. Il fango è dappertutto e quando secca è quasi impossibile portarlo via; è per questo che è urgente fare l’impossibile per tornare al più presto alla normalità”.

L’iniziativa garantisce la massima trasparenza sia per chi dona che per chi riceve, come spiega la presidente di AGe Toscana, Rita Manzani Di Goro: ”Nelle prossime settimane andremo di persona ad incontrare le famiglie che riceveranno i vostri aiuti e vi daremo loro notizie. Come già lo scorso anno per Aulla, il nostro criterio sarà quello di consegnare un aiuto in contanti nelle mani delle famiglie segnalate tramite la rete di solidarietà e i nostri soci e amici di AGe Argentario. Nemmeno un euro donato sarà utilizzato per le spese, che anche questa volta saranno completamente a carico dell’Associazione”.

”Per gli alluvionati di Aulla lo scorso anno abbiamo raccolto 8.750,00 euro, che sono stati distribuiti immediatamente, via via che arrivavano: 2.000,00 euro alla scuola elementare, grazie alla raccolta effettuata dagli alunni dell’Istituto comprensivo di Stia (AR); 6.500,00 euro a tredici famiglie con bambini; 250,00 alla parrocchia, che è stata uno dei principali punti di riferimento per le famiglie alluvionate- prosegue Di Goro- Il nostro contributo, anche se modesto, è stato molto apprezzato per la puntualità degli aiuti: interventi mirati e tempi di consegna rapidissimi hanno segnato la differenza rispetto alla macchina ufficiale”.

La richiesta di aiuto è stata girata a tutte le Associazioni Genitori A.Ge. d’Italia, alle scuole e ai soci e simpatizzanti di AGe Toscana; gli aggiornamenti sulla situazione, insieme alle letterine dolcissime dei bambini dell’Argentario, saranno messi a disposizione sul sito web e sulla pagina facebook dell’Associazione.

Chi desidera offrire un concreto aiuto agli alluvionati può effettuare un versamento sul conto IT98H 03359 01600 100000006860 intestato all’Associazione Genitori A.Ge. Toscana presso Banca Prossima, citando la causale EMERGENZA MAREMMA. “Preghiamo i donatori di mandarci un messaggio –conclude Angela Rigucci-, in modo da poterli ringraziare di persona e tenerli poi aggiornati sulla situazione e sugli aiuti”.

Concorso a cattedre: a proposito del simulatore delle batterie di test

Concorso a cattedre: a proposito del simulatore delle batterie di test

Un’altra dimostrazione di come al Ministero dell’Istruzione poco interessi il vero “merito” della formazione dei docenti.
La FLC CGIL ha da subito visto nel bando di concorso a cattedre uno strumento per il Ministro Profumo di pura propaganda, non certo l’occasione per fornire alla scuola pubblica elementi di vero merito, o al precariato una soluzione di stabilizzazione.

 

I numeri di iscrizione al test preselettivo hanno denunciato la difficoltà di gestire nei limiti delle regole un concorso che è diventato l’occasione di rientro al lavoro per il mondo sempre più vasto nel nostro Paese dei disoccupati.

Del resto la modalità dei test preselettivi, gli argomenti che li caratterizzano, la tempistica con cui si effettuano poco parlano di quel famoso “merito” che tanto ha sbandierato in questi mesi il ministro Profumo.

 

L’ultima dimostrazione che conferma il nostro pensiero è nella presentazione della batteria dei test: manca la possibilità nelle esercitazioni individuali di poter verificare quale è la risposta giusta. Ciò è inammissibile e dimostra il vero intento del Ministero: sfoltire i numeri, costi quel che costi.

 

Come abbiamo già avuto occasione di scrivere, gli oltre 300.000 concorrenti meritano il rispetto dovuto a chi spera di entrare nel mondo del lavoro, in particolare nella scuola pubblica. Il Ministero ha l’obbligo morale di predisporre le procedure con serietà, evitando gli errori commessi per le prove di accesso ai TFA e predisponendo sedi e strumentazioni adeguate all’alto numero di partecipanti.

 

Nell’incontro del 29 novembre al Ministero porremo il problema derivante dalla pubblicazione delle batterie di simulazione dei test, insieme alla richiesta di garanzia che le prove saranno affrontate con il rigore che richiede la situazione drammatica del lavoro in Italia e che lasciano evincere i numeri di iscrizione alle prove preselettive.

 

Chiederemo garanzia che il Ministero stia lavorando per la qualità della scuola pubblica e che in questo percorso ci sia la soluzione del problema del precariato, come propedeutica a un reinvestimento nell’Istruzione come volano della crescita.

 

Ci faremo garanti per coloro che vedessero compromesse le loro aspirazioni dal pressappochismo e dalla fretta ingiustificata.

Di Meglio: abbiamo operato con correttezza e coerenza

Di Meglio: abbiamo operato con correttezza e coerenza

 

Intervista al coordinatore nazionale, che affronta le polemiche, risponde alle false notizie e spiega i risultati ottenuti. A cura di Renza Bertuzzi

 

Il 22 novembre i sindacati della scuola (esclusa la Cgil) hanno sospeso lo sciopero con manifestazione che avevano indetto a Roma per il 24 contro il blocco degli scatti di anzianità e contro l´aumento dell´orario di cattedra a 24 ore per i docenti della secondaria. La decisione, pur se conseguita alla Convocazione a Palazzo Chigi dei Sindacati e alla presentazione dell´Atto di indirizzo per il recupero degli scatti di anzianità, è arrivata a ridosso di un´organizzazione ormai predisposta e con docenti pronti allo sciopero.

 

Questa scelta ha suscitato non solo attestazioni di stima per un successo ottenuto senza che i docenti ci rimettessero una giornata di lavoro e che permetterà il passaggio di gradone, il recupero degli arretrati e un conteggio più favorevole per la pensione ma anche proteste. Proteste dure e molto polemiche contro i sindacati, pronti sempre a cedere e ancora di più contro la Gilda che è sembrata rinunciare ad uno stile che fino ad allora l´aveva contraddistinta.

 

E´ vero, tutto ciò? La Gilda – e lo sa bene chi la segue – non ha mai avuto problemi a rispondere sulle sue scelte e sulle sue decisioni, che sono, lo ribadiamo, scelte politiche e come tali vanno giudicate.

 

Per questo, intervistiamo il Coordinatore nazionale, Rino Di Meglio, dando voce a quelle critiche inflessibili che si sono levate perché lo stile della Gilda è di trasparenza e di assunzione di responsabilità, nella consapevolezza che è l´appunto piuttosto che la lode lo strumento da privilegiare. Poiché permette di chiarire e di approfondire e di trovare anche nuove opportunità di azione in una situazione politica, non solo nazionale, che ogni giorno di più diventa complessa e difficile per la vita dei cittadini.

 

_______________________________

 

► Coordinatore, voci di protesta si sono levate per la sospensione dello sciopero. Davvero i sindacati hanno ottenuto tanto da giustificare questa scelta repentina?

La piattaforma unitaria dei quattro sindacati che avevano indetto lo sciopero del 24 novembre era costituita da due richieste: l´atto di indirizzo per il recupero degli scatti di anzianità del 2011, cui si era aggiunta la questione dell´aumento dell´orario.

Quest´ultima si è risolta con il voto del Parlamento, quella dell´atto di indirizzo (i cui contenuti sono quelli richiesti lo scorso 12 giugno) nel corso dell´incontro a Palazzo Chigi del 22 novembre. Certo l´estrema tardività del Governo, che ha ceduto a 24 ore dallo sciopero, ci ha messo in grande difficoltà in quanto la macchina della protesta era avviata ormai a pieno ritmo, come ci ha messo in difficoltà la scelta della CGIL che prima si era unita alla nostra piattaforma, poi ha deciso diversamente, dichiarandosi contraria ad attingere al fondo d´istituto per pagare gli scatti.

La CGIL sa bene, sin dallo scorso 12 giugno, quale sia la strada per recuperare gli scatti. Ma non è una novità che Gilda e CGIL abbiano sulla questione del fondo idee contrapposte.

 

► Cosa rispondere a quei colleghi che ritengono questa decisione un arretramento rispetto al pericolo che l´aumento di 6 ore di cattedra, senza compenso, venga riproposto in fase contrattuale?

La legge ha fissato al 2014 il rinnovo del CCNL, è meglio non sprecare le cartucce con troppo anticipo. Chiedo ai colleghi: sarebbe stato realistico scioperare a futura memoria? Io posso sin d´ora garantire che la Gilda non firmerà mai un contratto che peggiori le condizioni della docenza.

 

► E poi, dicono altri, i problemi della scuola (aule fatiscenti e sovraffollate, precari senza posto, burocrazia invadente ecc…) avrebbero più che giustificato questo sciopero…

Sono tutti problemi reali che da sempre la Gilda segnala e che spesso ha portato all´attenzione da sola e che contrasta con impegno e sistematicità ma ritengo che una singola battaglia debba fondarsi su ciò che è realisticamente conseguibile, altrimenti si cade nel gioco di chi agita i massimi sistemi, ben sapendo che questi non possono essere modificati con uno sciopero. A nostro parere, così facendo si prende in giro la categoria.

 

► In ogni caso, restava sempre il Progetto di Legge ex Aprea per il quale protestare…

In verità il Progetto di Legge è praticamente defunto e di questo risultato rivendichiamo la nostra parte. Gli studenti l´hanno più o meno scoperta oggi, la Gilda invece si è mossa da tempo. All´indomani dell´Assemblea nazionale di Marzo in cui se ne era parlato, io stesso ho cominciato i contatti politici, avendo avuto conferma dai componenti della VII Commissione del Senato che questo Progetto non sarebbe passato. Ebbene, così è stato. Durante l´estate tutti i membri di questa Commissione avevano ricevuto copia delle nostre osservazioni e in ottobre c´è stato il convegno del Centro Studi sulla Governance della scuola, alla presenza di politici che hanno ascoltato le critiche della Gilda. Oggi, la VII Commissione del Senato ascolta i sindacati (diversamente da quella della Camera), discute la proposta in sede referente (rimandandola all´aula Parlamentare e quindi di fatto mettendola da parte) e cassando quindi la decisione della Commissione della Camera che l´aveva approvata in sede deliberante. Oggi abbiamo dunque la soddisfazione di un´operazione politica riuscita.

 

► Non sarà che la Gilda, in nome dell´unità sindacale, sta cambiando fisionomia tanto da confondersi con gli altri?

L´unità sindacale è stata una scelta sofferta, dovuta all´emergenza, ma la nostra identità resta profondamente diversa dagli altri. Voglio qui ricordare a tutti i colleghi, soprattutto a quelli più critici, che la Gilda è sempre stata ed è tuttora autonoma dai partiti. E´ una libertà di cui si vanta, ma che ha un suo prezzo: nessuno protegge la Gilda e i successi che ottiene sono il risultato di un impegno che si rinnova ogni volta e non dell´appoggio a priori delle forze politiche in Parlamento. Ho ricordato questo perché rivendico la nostra libertà in ogni scelta politica, sempre dettata dal principio dell´opportunità e non dell´opportunismo.

Poi, la questione del FIS. Noi riteniamo che così come è stata sostenuta dagli altri abbia finito per degradare la funzione docente, spingendola all´impiegatizzazione. Il fondo viene utilizzato infatti per premiare soprattutto chi si presta a funzioni burocratico organizzative o al supporto del Dirigente, la cosiddetta “produttività” nella scuola per noi può significare soltanto avere buoni docenti che si dedichino al compito fondamentale di trasmissione della cultura e dell´educazione agli alunni, ad altri appartiene la responsabilità storica di aver sempre avuto una visione quantitativa della docenza, secondo la logica operaistica: “se vuoi guadagnare di più devi stare più tempo a scuola”. Sarebbe bene che i colleghi chiedessero conto ai sindacati di piattaforme e proposte, anche per evitare il rischio di essere usati per progetti che non condividono.

 

► A proposito di “produttività”, si dice che l´atto di indirizzo, grazie al quale lo sciopero è stato sospeso, condizioni il recupero degli scatti alla produttività dei docenti. E´ vero?

Nell´incontro con il Governo non si è sottoscritto assolutamente nulla, è stata data lettura dell´atto di indirizzo sugli scatti, da parte del ministro Profumo che non conteneva la parola “produttività”. La questione della produttività è stata citata da ambienti CGIL, nella scuola è normalmente connessa al fondo d´istituto, non sicuramente agli scatti che ricordiamo bene, sono trattamento fondamentale e pensionabile, non accessorio, destinati a tutti e non a pochi. Il Ministro dell´Economia, Grilli, nel corso di uno stringato intervento ha fatto riferimento all´accordo sulla produttività siglato il giorno prima per il settore privato, ed ha detto che anche nella scuola si sarebbe dovuto ragionare di produttività nel futuro contratto di lavoro. La Gilda, replicando al Ministro Grilli, ha precisato che nella scuola produttività significa insegnamento e trasmissione della cultura e che, nella Scuola sino ad oggi le risorse per la cosiddetta produttività, quelle per del fondo di istituto, sono state in gran parte utilizzate male in quanto tese non a rafforzare l´offerta didattica, ma utilizzate per incentivare i compiti burocratici amministrativi, e talvolta inutili progettifici. La Gilda ed i docenti, ho detto, auspicano che si apra un dibattito culturale su queste tematiche, e sugli errori compiuti, prima del contratto del 2014.

 

► Come ci si muoverà nel prossimo futuro? Cosa farà la Gilda di fronte ad una deriva tragica dell´Istruzione, quali impegni intende prendere e mantenere?

La Gilda continuerà a battersi strenuamente per la difesa della Scuola pubblica statale, per i valori che essa esprime come Istituzione della Repubblica, secondo la nostra Costituzione e contro chi la vuole trasformare in un “servizio su domanda”.

La Gilda sosterrà sempre la centralità della professione docente, contro la deriva impiegatizia.

 

► Quali parole la Gilda, attraverso il suo Coordinatore nazionale, può dire a quegli iscritti un po´ delusi?

Voglio ricordare loro che usciamo a testa alta da questa vicenda perché abbiamo operato secondo i principi di correttezza e coerenza (non dimentichiamo che le richieste alla base dello sciopero sono state ottenute) anche soffrendo. Siamo insegnanti e anche questi sono valori importanti che noi dobbiamo trasmettere ai giovani.

 

R.B.

 

Sindacato: sorpresa alle ultime rilevazioni

Sindacato: sorpresa ANIEF alle ultime rilevazioni

 

È l’associazione che registra il maggior aumento di deleghe e diventa la sesta sigla sindacale, dopo aver superato i Cobas, la prima tra i non rappresentativi.

 

Alle ultime elezioni RSU che erano state rinviate per un triennio, al netto dei 200.000 lavoratori precari in meno cancellati dal Governo, perdono voti rispetto alle precedenti elezioni tra i rappresentativi CGIL (- 0.66), CISL (- 1.76), SNALS (- 3,15), aumenta la UIL (+ 2.57), stazionaria la Gilda (+0,16); mentre tra i non rappresentativi perdono COBAS (- 0,99), stazionari CISAL (- 0,11) e UNICOBAS (+ 0,07).

 

La perdita di un terzo dei voti dei Cobas è compensata dalla nascita di un nuovo sindacato alternativo, l’ANIEF, che con i suoi quasi 10.000 voti dopo la ritirata di ANP-ANQUAP risulta il vincitore di queste elezioni grazie anche al fatto che in tre anni riesce a superare la barriera delle 8.500 deleghe mentre gli stessi COBAS perdono 400 deleghe (ridotti a 6.500), CISAL più di 1.000 e UNICOBAS e ANP più di 200.

 

Il dato è tanto più importante se si pensa che finalmente, dopo venti anni, nella scuola si comincia a percepire un’alternativa ai sindacati tradizionali di potere o di base. La scelta di non connotare ideologicamente il nuovo sindacato, ma di orientarlo alla tutela dei diritti attraverso il sapiente ricorso alla magistratura, oggi risulta non soltanto apprezzata dai colleghi ma vincente in un momento in cui la contrattazione è bloccata. L’esperienza maturata nelle aule parlamentari e giudiziarie alla fine rende merito alla fiducia prestata da migliaia di lavoratori della scuola che rivendicano, grazie al sindacato, il diritto a essere nuovamente protagonisti del Paese.

 

Nelle scuole dove si voterà nei prossimi giorni si potrà confermare questa nuova scelta di campo. Nel frattempo, il giovane sindacato si avvia al primo congresso, che sarà celebrato a Cefalù (PA) il prossimo 8 dicembre; segno che la difesa della scuola non si ferma neanche per le feste.

INSEGNANTI per non morire più di luoghi comuni

INSEGNANTI
per non morire più di luoghi comuni

Qualcuno di noi pensava che la sortita delle 24 ore del Ministro Profumo, appena rientrata, sarebbe prima o poi riuscita fuori, stante i luoghi comuni radicatissimi sugli insegnanti. Magari il prossimo anno. Francamente però non ci aspettavamo tanta tempestività da parte del governo, oltretutto in evidente spregio al lavoro del Parlamento che ha unanimemente cassato l’aumento dell’orario di lezione frontale degli insegnanti nel Ddl di Stabilità.

Occorre però una riflessione sulle priorità da opporre per scardinare questi luoghi comuni che altrimenti si ripresenteranno periodicamente, puntuali come le tasse.

Il Professor Monti, infatti, si è esibito in tv in una disinvolta diagnosi dedicata ai malanni e alle storture dell’Istruzione in Italia. “In alcune sfere del personale della scuola c’è grande conservatorismo” ha affermato. Chi mai potrebbe negare una affermazione tanto ovvia quanto generica? Magari estendendola anche fuori dai recinti dell’Istruzione, naturalmente.
Poi, forse per uscire da questa nebulosa genericità, ha proseguito lanciandosi in una esemplificazione un po’ spericolata e non consueta per il personaggio: “tale conservatorismo “- ha proseguito – si è rivelato al mondo quando gli insegnanti hanno mostrato “indisponibilità a fare anche due ore in più alla settimana, che avrebbero permesso di aumentare la produttività”. A parità di stipendio naturalmente.
Ha esplicitato, unendo considerazioni da imprenditore “manchesteriano” del primo capitalismo ad una esercitazione elementare di contabilità spicciola – se per la stessa cifra il salariato rimane sul tornio due ore in più alla settimana, la produttività di quel lavoratore aumenta. Alleluja! – un pensiero condiviso da molti: gli insegnanti – quelli italiani – lavorano poco. Sono quindi dei privilegiati. Anzi sono i più privilegiati tra i pubblici dipendenti. Coerentemente solo a loro il governo aveva chiesto di lavorare di più a parità di stipendio.

La improvvida e singolarmente non corretta affermazione del Presidente – le ore di lezione frontale aggiuntive e gratuite richieste agli insegnanti erano 6 alla settimana e non 2 – può essere figlia di un momentaneo abbassamento dei freni inibitori, di una “voce dal sen fuggita” in uno studio televisivo, oppure dalla stanchezza provocata dall’attivismo che l’alto incarico esige…

Certamente l’intimo pensiero del Presidente Monti è uno dei tanti risvolti amari del sindacalismo scolastico italiano di stampo operaio ed impiegatizio, il più potente d’Europa, che ha trasformato ad hoc l’antico slogan per cui ’l’unione fa la forza” in un contratto unico che vede assemblati insieme insegnanti, personale di segreteria, bidelli etc. Tutti “operatori scolastici” quindi: todos caballeros in una non veritiera sorta di egualitarismo ideologico delle funzioni.

Nella scuola conseguentemente non ci sono che “operai non specializzati” (unskilled per il professor Monti): per tutti la produttività si misura, all’ingrosso, nelle ore passate in torneria, a fare buchi nel metallo. I nostri “buchi” al tornio? Le lezioni frontali naturalmente. Troppo pochi quei “buchi”, evidentemente, per i professori del governo.

Ma se si accetta tale logica la conclusione è inevitabile: o si fanno più ore frontali – i bidelli ne fanno già “troppe” – o si e’ più presenti a scuola, magari a imitazione dell’orario impiegatizio. Molti insegnanti si dicono d’accordo su tale seconda ipotesi: meglio passare 30-36 ore a scuola-tutto compreso – piuttosto che… passare per lavativi agli occhi dei benpensanti.
L’alternativa a questo sentire collettivo, che come uno schiacciassasi stritola la “professione docente”, è una sola: la serena accettazione che, anche a scuola, non siamo tutti, necessariamente, “eguali”. Che la specializzazione, la professionalità, la necessità di una carriera e il merito, in definitiva non sono una mera rivendicazione ideologica ma una semplice constatazione, serena, quasi ovvia: la differenza tra una dimensione “professionale”, con annessa formazione di tipo superiore, laurea, abilitazione, specializzazione e formazione continua e una dimensione impiegatizia. Con tutti gli oneri e onori connessi.

Con ciò qualcuno sul campo, potrebbe guadagnarsi, continuando nel paragone precedente, gli ambiti galloni di “operaio specializzato” che oltre a fare buchi, sa anche assemblare ad arte i pezzi di un puzzle complesso, quello della conoscenza.
Da ciò stipendi e orari diversi e contrattualmente separati da quelli di bidelli, amministrativi etc. Perchè, pacatamente, facciamo un altro mestiere. E, spesso, lo facciamo bene!
Un ultima considerazione: perché i presidi hanno un contratto separato pur potendo rientrare nell’abusato schema degli “operatori scolastici” sostenuto da sindacati &C? Semplicemente perché svolgono una attività diversa da quella della “manovalanza” fatta da bidelli e insegnanti.
E questa diversita e’ stata riconosciuta contrattualmente.
Con buona pace dell’”unione fa la forza” e di simili, superate amenità.

 

Lettera aperta sulle dichiarazioni di Monti

lettera aperta del Cidi
sulle dichiarazioni di Monti

Caro prof. Monti,
bisogna avere rispetto per la scuola, non può essere oggetto di poche e frettolose battute in un programma televisivo. Non si può scaricare sugli insegnanti la responsabilità delle scelte del governo.
Noi abbiamo un’idea diversa dalla sua di “aumento della produttività” della scuola.
Per noi significa “prendersene cura”: dalla formazione degli insegnanti ai luoghi del fare scuola, dalla ricerca all’attenzione per la cultura di tutti. Per noi “aumento della produttività” significa stare più vicini ai nostri alunni per aiutarli, attraverso lo studio, a disegnare autonomamente il proprio futuro.
Per lei, invece, significa abbassare i “costi di produzione”, causando una dequalificazione del servizio e colpendo tanti giovani docenti, espellendo dalla scuola italiana la loro cultura, professionalità ed energia. Di loro poco ci si cura, tanto sono parte di quei tanti “invisibili” su cui si regge il nostro paese, insegnanti che non alzeranno le statistiche dei licenziati perché semplicemente non verranno riassunti.

In conclusione, chi è che usa i giovani “alla stregua di scudi umani” per giustificare le proprie scelte? Chi è che cerca di convincerli che è per migliorare il loro avvenire che si peggiora quello dei loro genitori?
Per fortuna, caro professor Monti, la reazione della scuola alle sue parole e soprattutto i ragazzi e le ragazze che in questi giorni invadono le strade ci danno la sicurezza che il paese reale dà un valore all’istruzione ben diverso da quello da lei espresso.

 

Beppe Bagni

Presidente nazionale