Blocco del contratto e degli scatti di anzianità

UIL: trattare insegnanti e lavoratori della scuola come sudditi non porta lontano

Blocco del contratto e degli scatti di anzianità

Inaccettabile la doppia penalizzazione per la scuola

 

Il Governo decide non solo il blocco del contratto ma addirittura, per la scuola, di prendere le risorse finanziarie già stanziate per le  anzianità e per la valorizzazione professionale (30% dei risparmi).
Una decisione inaccettabile.
Insieme agli altri sindacati, promuoveremo una azione di mobilitazione che, spiega il segretario generale della Uil Scuola, Massimo Di Menna, per rispetto a famiglie e studenti non riguarderà il primo giorno di scuola, per far cambiare idea al Governo.
Ci attendiamo una convocazione per discutere e trovare le soluzioni.
E’ insopportabile che rimangano sprechi e privilegi e si penalizzi chi ogni giorno fa funzionare la scuola pubblica.
Auspichiamo – aggiunge Di Menna – una seria riflessione nel Governo e tra le forze politiche che lo sostengono, per evitare che si comprometta il buon funzionamento delle scuole e la tranquillità che richiede la delicata funzione dell’insegnamento.

QUANDO UNA RIGA PUÒ FAR APRIRE LE SCUOLE

ASSOCIAZIONE ITALIANA PRODUTTORI E FORNITORI MATERIALE DIDATTICO E ARREDAMENTI
ASSODIDATTICA – Via Petitti 16 – Milano

QUANDO UNA RIGA PUÒ FAR APRIRE LE SCUOLE

APPROVATO L’EMENDAMENTO CHE ESCLUDE GLI ARREDI PER SCUOLA E INFANZIA DAL TAGLIO DI SPESA DELL’80% PER L’ARREDAMENTO. ASSODIDATTICA-CONFINDUSTRIA RACCONTA IL PROPRIO IMPEGNO PER FAR APPROVARE QUESTO IMPORTANTE EMENDAMENTO CHE SBLOCCA I FONDI DISPONIBILI PER GLI ARREDI DESTINATI ALLA SCUOLA E AI SERVIZI ALL’INFANZIA.

SCUOLE NUOVE DESTINATE A DIVENTARE MONUMENTI ALLA MEMORIA
Il provvedimento denominato Legge di Stabilità approvato la vigilia dello scorso Natale, aveva decretato un taglio
dell’80% per gli arredi, compresi quelli destinati alla scuola e ai servizi all’infanzia. Il testo prevedeva, infatti, che tutte
le Amministrazioni pubbliche non potessero acquistare arredamenti per una quota superiore al 20% di quanto speso
in media nel 2010/2011. Forse l’estensore aveva in mente uffici governativi o grossi Enti, o magari quel dirigente un
po’ narcisista che vuol cambiare scrivania ogni due anni. Ma il mondo è diverso, è fatto da oltre 8000 comuni, che
hanno la responsabilità diretta degli edifici scolastici. Questo decreto ha bloccato tutti gli enti locali, compresi quelli
medio piccoli (che sono circa il 96% del totale) che, avendo costruito un nuovo asilo o una scuola con l’immobile
pronto, non potevano arredarlo e quindi aprirlo!
Per non parlare della messa in sicurezza e la ricostruzione degli edifici scolastici (ad esempio quelli delle zone
terremotate d’Emilia). Le nuove strutture prive di arredo sembravano destinate a diventare Monumenti alla memoria,
perché le Amministrazioni non potevano metterci banchi e sedie, se non violando la legge. Avevano magari investito
un milione di euro per l’edificio con l’aiuto di Stato e Regioni, ma non avevano facoltà di spenderne 40.000 per
accogliere i bambini e, almeno, metterli a sedere.

L’IMPEGNO DI ASSODIDATTICA
Partendo dalle segnalazione degli operatori su questi problemi concreti Assodidattica, l’Associazione Italiana
Produttori e Fornitori Materiale Didattico e Arredamenti, si è assunta l’impegno di coinvolgere tutti i possibili referenti
per trovare una soluzione a favore dell’infanzia e della scuola. È così iniziata una campagna di sensibilizzazione e di
comunicazione attraverso interviste radiofoniche, articoli su Internet e Facebook per dare conoscenza e risalto alla
questione.
Contestualmente, si sono presi contatti con le istituzioni per cercare di proporre una soluzione a questo problema.
Abbiamo cercato di far comprendere come il limite di spesa previsto, lungi dal risolvere i problemi economici del
paese, aveva bloccato la possibilità di rendere attivi anche i servizi scolastici essenziali nonostante le spese ingenti già sostenute. Per questo si è studiato e proposto un emendamento alla Legge di Stabilità che permettesse di non
coinvolgere nel risparmio l’arredo per la scuola e l’infanzia che, un po’ come il pane a tavola, è povero ma essenziale.

LA RESA DEI CONTI: L’APPROVAZIONE DELL’EMENDAMENTO
Il 23 luglio l’emendamento è stato presentato al Senato che, introducendo un mini paragrafo aggiuntivo al comma
141, permettesse di escludere l’arredamento scolastico dalla norma 228 del 24/12/2012. Il testo, se approvato,
sarebbe tornato alla Camera per la seconda lettura. Tre giorni dopo, il 26 luglio, l’emendamento era stato introdotto
dall’ufficio legislativo del Senato, ma ancora non era il momento di dare nulla per scontato. Lo scoglio, al quel punto,
era la Ragioneria dello Stato, che per far passare l’emendamento, necessitava di trovare una copertura economica e
finanziaria. Abbiamo quindi dovuto in pochissimi giorni mettere insieme un documento con dati e numeri sulla spesa
negli ultimi anni per arredi scolastici, il risparmio atteso sul settore valutando costi e benefici e l’incidenza sul bilancio
dello stato. Tutto questo per consentire l’apertura delle scuole e dei servizi, aggiungendo questa semplice frase alla
norma: “[…] se non destinati all’uso scolastico e dei servizi all’infanzia”
Il 1 agosto dal Senato è arrivata la conferma dell’entrata dell’emendamento nel testo del decreto con un’ulteriore
buona notizia: l’emendamento era inserito come governativo, quindi con l’accordo di tutte le componenti. Ciò
significava che, al momento di approvazione del Decreto del Fare, l’emendamento sarebbe rientrato di sicuro perché
non sarebbe stato neppure discusso. Oggi, 9 agosto, finalmente il fatto è compiuto: prima della pausa estiva il
Parlamento ha approvato il Decreto del Fare che corregge la legge contestata aggiungendo la frase da noi proposta
che esclude la scuola e i servizi all’infanzia dal taglio alla spesa per gli arredi.

RINGRAZIAMENTI E PROSSIMI OBIETTIVI
Ringraziamo tutte le persone e le istituzioni che si sono attivate con noi per poter raggiungere questo obiettivo: il dott.
Sasselli di Confindustria, gli Enti locali e l’Anci, i parlamentari che hanno perorato la causa, e, in particolare la Senatrice
Francesca Puglisi, che ha assunto con grande scrupolo l’impegno di approfondire e dare credito autorevole alla finalità
dell’argomento a favore dell’infanzia e dell’educazione. Infine gli Assessori all’Istruzione, i Dirigenti Scolastici, i
pedagogisti di molte città italiane, alcune Università (tra le quali Bologna).
Ora rimane il tema del taglio (operato negli anni scorsi) dell’87% dei fondi per l’acquisto dei materiali educativi per il
quale contiamo di organizzare un incontro con il Miur a settembre. Grazie all’emendamento, infatti, le scuole
potranno essere riaperte, ma è necessario che i bambini possano usufruire degli strumenti educativi che permettano
alla nostra didattica tornare a raggiungere l’eccellenza che merita in Europa.
Per informazioni e approfondimenti è possibile contattare l’associazione all’indirizzo info@assodidattica.it
Marco Guerra – Presidente Assodidattica
Marco Canazza – Consigliere Assodidattica

Comma 141 della legge 228 del 24/12/2012 così modificato:
Ferme restando le misure di contenimento della spesa già previste dalle vigenti disposizioni, negli anni 2013 e 2014 le amministrazioni pubbliche inserite nel conto economico consolidato della pubblica amministrazione, come individuate dall’Istituto nazionale di statistica (ISTAT) ai sensi dell’articolo 1, comma 3, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, e successive modificazioni, nonché le autorità indipendenti e la Commissione nazionale per le società e la borsa (CONSOB) non possono effettuare spese di ammontare superiore al 20 per cento della spesa sostenuta in media negli anni 2010 e 2011 per l’acquisto di mobili e arredi, se non destinati all’uso scolastico e dei servizi all’infanzia, salvo che l’acquisto sia funzionale alla riduzione delle spese, connesse alla conduzione degli immobili. In tal caso il collegio dei revisori dei conti o l’ufficio centrale di bilancio verifica preventivamente i risparmi realizzabili, che devono essere superiori alla minore spesa derivante dall’attuazione del presente comma. La violazione della presente disposizione è valutabile ai fini della responsabilità amministrativa e disciplinare dei dirigenti.

DL FARE: CARROZZA, “BENE 450 MILIONI PER EDILIZIA SCOLASTICA

DL FARE: CARROZZA, “BENE 450 MILIONI PER EDILIZIA SCOLASTICA E PAROLE LETTA SU SCUOLA”

“Con il voto di oggi la Camera dei Deputati ha approvato il Dl Fare dopo un lungo e difficile lavoro”. Lo afferma il ministro dell’istruzione, università e ricerca Maria Chiara Carrozza dopo il voto dell’aula.

“E’ un fatto positivo – aggiunge – che per il mondo della scuola vuol dire prima di tutto lo stanziamento di 450 milioni di euro per l’edilizia scolastica e il primo segnale tangibile di una inversione di rotta che mette l’istruzione al centro dell’agenda del governo”.

“A questo si aggiunge la soddisfazione per il via libera del Ministero dell’Economia all’autorizzazione di 5.336 nomine di personale Ata in conto dell’anno scolastico 2012-2013, per le quali ho firmato ieri il decreto di assegnazione. Sono i primi risultati di un lavoro collettivo che ci fa ben sperare, anche per le parole spese recentemente dal Presidente del Consiglio Enrico Letta che – conclude il ministro – ha annunciato l’intenzione di puntare proprio su scuola, università e ricerca nei prossimi mesi”.

Definitiva la proroga del blocco della contrattazione e degli incrementi retributivi

Definitiva la proroga del blocco della contrattazione e degli incrementi retributivi

I dipendenti pubblici hanno già pagato un conto salato e continuano a pagarlo

Il Consiglio dei Ministri nella riunione dell’8 agosto 2013 ha approvato in via definitiva il decreto del Presidente della Repubblica recante “Regolamento in materia di proroga del blocco della contrattazione e degli automatismi stipendiali per i pubblici dipendenti”. Con tale atto il Governo Letta blocca fino a tutto il 2014 ogni meccanismo di adeguamento degli stipendi, ivi compresa l’erogazione dei previsti incrementi dell’indennità di vacanza contrattuale per il biennio 2013-2014, ed estende all’anno 2013, per il personale della Scuola, la sospensione della maturazione delle posizioni stipendiali e dei relativi incrementi economici. Vengono altresì bloccate, senza possibilità di recupero, le procedure contrattuali e negoziali ed i conseguenti incrementi economici ricadenti negli anni 2013-2014.

Ribadendo quanto già espresso nei Comunicati di marzo e maggio 2013, la FP-CIDA e la CIMO dichiarano del tutto inaccettabile questo reiterato blocco: dirigenti, professionisti, quadri delle Pubbliche Amministrazioni hanno già pagato un conto salato sul versante retributivo e su quello di una consistente riduzione delle dotazioni organiche: hanno con ciò già dato il loro contributo per il risanamento economico del Paese (si veda anche il rapporto semestrale ARAN presentato nella stessa data dell’8 agosto 2013).

Per le categorie dei dirigenti, professionisti e quadri, rappresentate dalla FP-CIDA e dalla CIMO, i tagli degli organici a parità di volume di attività complessiva si sono tradotti in una crescita esponenziale delle responsabilità individuali, senza corrispondenti riconoscimenti economici. Tale situazione non potrà mancare di produrre in prospettiva effetti negativi sul buon andamento delle amministrazioni e degli enti pubblici.

Il blocco ora quinquennale della contrattazione impedisce inoltre al confronto negoziale di intervenire con le necessarie manovre perequative a favore di categorie fino ad ora ingiustamente penalizzate.

Nella stesura definitiva del Regolamento è presente la possibilità di una contrattazione normativa nelle aree e nei comparti, che perlomeno ripristinerebbe il sistema delle relazioni sindacali.

Giorgo Rembado- Presidente FP-CIDA

Riccardo Cassi – Presidente CIMO-ASMD

BLOCCO CONTRATTI DECISO DAL GOVERNO PROFONDA INGIUSTIZIA

SCUOLA: BLOCCO CONTRATTI DECISO DAL GOVERNO PROFONDA INGIUSTIZIA, LA 7a COMMISSIONE  AVEVA DATO PARERE CONTRARIO

Il Consiglio dei Ministri ha ieri approvato in sede definitiva il regolamento che proroga il blocco della contrattazione e degli automatismi stipendiali per i pubblici dipendenti, non tenendo affatto in considerazione quanto espresso dalle commissioni competenti del Senato .

Si puntualizza, infatti, che la Commissione 7 Senato Istruzione, beni culturali, ricerca scientifica, spettacolo e sport, chiamata ad esprimere le proprie osservazioni alle commissioni referenti sull’atto governo n. 9, aveva manifestato la propria contrarietà motivandola in maniera articolata.

In particolare, i rappresentanti del Movimento 5 Stelle, hanno espresso tutto il loro disappunto sul suddetto atto, verbalizzato sui resoconti, sottolineando la profonda ingiustizia del provvedimento che colpisce sempre i lavoratori più deboli e soprattutto quelli della scuola con accanimento ormai divenuto ripetitivo.

Il Governo aveva promesso che mai più ci sarebbero stati provvedimenti che toccassero la scuola ed invece nel silenzio della pausa estiva si procede a nuovi tagli.

Il Movimento 5 Stelle farà tutto ciò che è in suo potere per impedire questa ennesima  ingiustizia.

SCATTI ANZIANITA’ E CONTRATTI: “DA GOVERNO DECISIONE INACCETTABILE, PRONTI ALLA LOTTA”

SCATTI ANZIANITA’ E CONTRATTI, GILDA: “DA GOVERNO DECISIONE INACCETTABILE, PRONTI ALLA LOTTA”

“Una decisione inaccettabile sia sul piano della procedura che nel merito”. Così la Gilda degli Insegnanti bolla il regolamento, approvato ieri in esame definitivo dal Consiglio dei Ministri, che proroga al 31 dicembre 2014 il blocco della contrattazione e degli automatismi stipendiali per i pubblici dipendenti.

Per Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda, si tratta di un provvedimento “che impedisce qualsiasi tipo di ragionamento in sede parlamentare sulla situazione del pubblico impiego e della scuola. E’ evidente che il Governo sta cercando lo scontro e la Gilda non resterà in silenzio: il 21 agosto – annuncia Di Meglio – si riunirà la direzione nazionale che metterà a punto la strategia di lotta per ottenere la restituzione degli scatti 2012, su cui si sono già impegnati i governi precedenti, e per protestare contro questo ulteriore colpo basso di Palazzo Chigi”.

Abilitare 29mila docenti col Tfa ordinario è una truffa di Stato

SCUOLA – Abilitare 29mila docenti col Tfa ordinario è una truffa di Stato

 

Anief-Confedir: per partecipare ai corsi bisogna superare una selezione a numero chiuso, decine di esami, un duro e lungo tirocinio. E pagare 4mila euro. Ma ora il ministro Carrozza dichiara alla Camera che quell’abilitazione è carta straccia: gli idonei verranno collocati in una graduatoria che non vale per l’assunzione in ruolo.

 

A cosa serve conseguire un’abilitazione all’insegnamento se si può insegnare senza e in virtù dello stesso servizio poterla conseguire con i percorsi abilitanti speciali riservati? Sono stranezze di un Paese dove è possibile insegnare senza l’abilitazione e una volta conseguita si deve rinunciare all’esercizio della professione. Se non è una beffa, allora è una truffa di Stato”. Così Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, commenta la richiesta di autorizzazione presentata dal ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, a Mef e Funzione Pubblica per poter bandire un secondo ciclo di tirocinio formativo attivo ordinario, con oltre 29.000 posti da assegnare. Che però non serverà per entrare nelle graduatorie pre-ruolo.

 

Quello che indigna il sindacato è la ferma opposizione del Ministro a collocare gli idonei che usciranno dai Tfa ordinari nelle graduatorie ad esaurimento: secondo Carrozza, questa soluzione “sarebbe contraria a precise disposizioni legislative, che a partire dal 2006 hanno ripetutamente disposto l’impossibilità di integrare le graduatorie”. In effetti, le modifiche al Regolamento n. 81 introdotte dall’art. 15, c. 27bis del D.M. 25 marzo 2013 (pubblicate in G.U. lo scorso 5 luglio), vietano l’inserimento nella terza fascia delle graduatorie ad esaurimento, già previsto per i docenti abilitati presso le SSIS o i corsi ex-lege 143/04. Solo che quel Regolamento, che modifica a sua volta il D.M. 249/2010 sul reclutamento, introduce un divieto senza averlo sottoposto alle Commissioni parlamentari di competenza. E poiché si tratta di un passaggio ineludibile, Anief-Confedir, che ha giù ottenuto l’inserimento nelle GaE di 10mila abilitati usciti dal IX ciclo delle Ssis, anche stavolta impegnerà tutte le sue forze per modificare l’assurda posizione del Miur.

 

Riteniamo irricevibile – continua Pacifico – la risposta data dal ministro Carrozza alla richiesta di inserimento nelle GaE dei docenti abilitati dalle Università. Quelle stesse Università che, con percorsi analoghi, per dieci anni rilasciavano le stesse abilitazioni che oggi sono considerate carta straccia. A questo punto sarà il TAR a decidere se ha ragione il ministro o i migliaia di docenti che si sono abilitati, a loro spese, pagando anche 4mila euro, per andare ad insegnare. E non perchè avevano soldi e tempo da perdere”.

 

L’incoerenza del Ministro – incalza il rappresentante sindacale – ci sorprende: come è possibile programmare l’accesso ai Tfa, sulla base dei posti disponibili nel triennio, e poi vietare a chi consegue l’abilitazione, al termine di quei corsi programmati, di potersi inserire nelle GaE? Negando, quindi, l’attribuzione a scorrimento di quegli stessi posti individuati per poter essere ricoperti da personale selezionato e preparato appositamente”.

 

Per questi motivi, Anief-Confedir impugnerà la decisione del Miur. Ma non, come hanno fatto altri, ricorrendo contro il decreto ministeriale che contiene l’annullamento dello status di riserva di unità di personale precario già inserite in precedenza. Bisogna stare attenti a cosa si impugna: attraverso i propri legali, il nostro sindacato ha deciso di rivolgersi al Tar Lazio, affinché quel regolamento venga sospeso per eccesso di delega e perché ha violato i principi costituzionali di parità, uguaglianza e ragionevolezza rispetto ai percorsi abilitanti pregressi.

 

Il riconoscimento dell’abilitazione per la sola II fascia delle Graduatorie d’Istituto è illegittimo e ridicolo, né l’ipotesi di nuovi concorsi può portare speranza visto che sembrano mancare addirittura i posti del concorso a cattedra attualmente in corso. Tutti coloro che hanno acquisito l’abilitazione tramite Tfa, che hanno quindi diritto all’inserimento nel canale di reclutamento che porta al 50% delle assunzioni, possono ricorrere chiedendo le istruzioni operative entro il prossimo 21 agosto scrivendo a tfaingae@anief.net

Blocco stipendi e Blocco contratti

PA – Anief-Confedir: blocco stipendi deciso CdM inatteso, ingiusto e incostituzionale: faremo ricorso

 

Pacifico: atto gravissimo, se queste sono le idee che vuole portare avanti il Governo farebbe bene a dimettersi

 

La proroga fino al 31 dicembre 2014 del blocco della contrattazione e degli automatismi stipendiali, decisa in esame definitivo dal Consiglio dei Ministri, di oltre tre milioni di dipendenti pubblici rappresenta una grave e inattesa decisione del Governo: invece di discutere e approvare il Decreto D’Alia, contenente alcuni importanti segnali di rilancio del sistema scolastico italiano, l’Esecutivo fa uscire dal “cilindro” un regolamento incostituzionale che, in particolare per il personale della scuola (nel 99% dei casi senza possibilità di attuare alcuna forma di “carriera” professionale), prevede non solo il blocco di ogni forma di adeguamento retributivo al costo della vita e degli scatti stipendiali (già a partire dal 2011), ma addirittura riduce ulteriormente le già esigue risorse destinate al trattamento accessorio (il cosiddetto Fondo d’istituto) di docenti e Ata.

 

Anief-Confedir annuncia sin d’ora che impugnerà questa operazione economica di risparmio ingiusta, approvata oggi in via definitiva dal CdM, in tutte le sedi e con tutte le modalità possibili: ricorda, infatti, che qualsiasi atto che dovesse introdurre un blocco degli stipendi pubblici rimane sempre in contrasto con la sentenza della Corte Costituzionale 223/2012, la quale ha dato ragione a quei magistrati che avevano rivendicato il diritto allo stipendio equo. Ora, poiché è stato appurato che l’irrecuperabilità stipendiale è lesiva degli articoli 1, 36 e 39 della Costituzione, tale principio può essere sicuramente allargato a tutte le professionalità che operano nel comparto pubblico.

 

E sempre per la sempre secondo la Corte Costituzionale non è neanche lecito giustificare il blocco stipendiale con l’attuale situazione di particolare crisi finanziaria nazionale. Come, invece, vorrebbe far credere Palazzo Chigi sostenendo che sussistono “condizioni di eccezionalità tali da giustificare la proroga al 31 dicembre del 2014 di una serie di misure in materia di pubblico impiego, comunque con un orizzonte temporale limitato, come richiesto nei pareri delle Commissioni parlamentari che hanno espresso parere favorevole sul provvedimento”.

 

A parte il fatto che il parere delle Commissioni parlamentari – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – non è stato così favorevole come vuole far credere il Consiglio dei Ministri, oggi abbiamo assistito alla conferma che anche questo Governo continua l’opera di accanimento verso i dipendenti del pubblico impiego. Dopo aver cancellato 400mila posti negli ultimi quattro anni, si decide ora di lasciare più di tre milioni di persone ferme ad uno stipendio medio sempre più vicino alla soglia di povertà”.

 

L’Anief – continua Pacifico – ha già presentato ricorso contro il blocco, rappresentando il personale della scuola. Confedir, che nelle audizioni parlamentari del maggio scorso aveva denunciato l’incostituzionalità di qualsiasi ulteriore proroga, presto farà altrettanto allargando i ricorsi a tutti i dipendenti del pubblico impiego. Per quanto riguarda il Governo – conclude il sindacalista – se queste sono le idee che vuole portare avanti, dopo soli cento giorni di vita, allora farebbe bene a dimettersi”.

 

PA – Anief-Confedir: blocco dei contratti farà perdere agli statali tra i 6mila e i 60mila euro

 

Lo stop fino a tutto il 2014 priverà globalmente i dipendenti pubblici anche di 7mila euro, i medici fino a 25milla e i dirigenti più del doppio.

 

Pacifico: con questi presupposti è inutile avviare la contrattazione per la parte normativa.

 

La decisione del Governo di prorogare sino a tutto il 2014 il blocco dei salari e dei contratti dei dipendenti pubblici, in aggiunta al triennio 2011/2013, porterà agli impiegati della PA una grave perdita economica, stimabile in una cifra media che varia sino ai 6-7mila euro, ai medici che operano nel pubblico fino a 25mila euro e ai dirigenti statali anche di 60mila. A stimarlo è il sindacato Anief-Confedir, all’indomani dello stop fino al 31 dicembre 2014 della contrattazione e degli automatismi stipendiali approvato in esame definitivo dal Consiglio dei Ministri.

 

Secondo Anief-Confedir si tratta di una decisione gravissima, che renderà ancora più difficoltosa la ripresa del Paese. Visto che sono queste condizioni, tra l’altro, non serve avviare alcuna trattativa, come prospettato dalla Funzione Pubblica, della parte normativa del contratto del pubblico impiego: venendo meno due tasselli fondamentali dei diritti-doveri dei lavoratori, quali il merito e il corrispondente adeguamento economico, non ha alcun senso sedersi al tavolo con la parte pubblica per rinnovare gli aspetti giuridici del contratto. Sbagliano, quindi, gli altri sindacati a parlare di ripresa del dialogo con il Governo.

 

Se questi sono i presupposti – dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – come si fa a dire che l’avvio dalla trattativa con la parte pubblica delle norme contrattuali rappresenta ‘un minimo passo in avanti’? Come si fa, dal momento che proprio in queste ore il ministro della Funzione Pubblica, Gianpiero D’Alia, ha dichiarato che nel pubblico impiego solo negli ultimi due anni il congelamento del turnover ha determinato 120mila tagli, le retribuzioni sono calate dell’1,3% e l’età dei dipendenti pubblici è arrivata a sfiorare i 50 anni, regalando all’Italia l’ingrato record del Paese dell’area Ocse con i lavoratori statali più anziani?

 

Tutto questo non è casuale – continua Pacifico – ma frutto della strategia ossessiva del Governo nei confronti di oltre 3 milioni di dipendenti pubblici. A cui viene chiesto di tenere in piedi i conti del Paese attraverso il risparmio di 7 miliardi di euro sottratti agli aumenti e avanzamenti di carriera, peraltro già previsti dal contratto. E a cui viene imposto un assurdo e illogico blocco il turn over. Che, nel frattempo, costringe centinaia di migliaia di giovani, molti dei quali formati nelle nostre università, a non trovare più alcun genere di occupazione degna di questo nome. Mentre i costi della politica non si toccano. E di vero sviluppo economico si parla solo nei programmi pre-elettorali”.

 

Ma l’aspetto più paradossale di quanto sta accadendo – incalza il rappresentante sindacale – è che il blocco confermato per il quarto anno consecutivo non è servito a risanare nulla. Perché nello stesso periodo il debito pubblico non ha prodotto risparmi, ma un aumento di 10 punti di spesa. È evidente che l’unica colpa di quanto sta accadendo è della classe politica che ci governa. E che pur alternandosi continua a produrre lo stesso risultato fallimentare: i dipendenti sono sempre più vessati ma la spesa statale aumenta”.

 

Anief-Confedir conferma quindi l’intenzione di rivolgersi ai vari tribunali di competenza per impugnare la decisione del Governo di bloccare stipendi e carriere dei dipendenti pubblici. A tal proposito, ricorda che già sono state emesse una decina di ordinanze da diversi tribunali amministrativi e del lavoro, che saranno discusse nel prossimo autunno. E nello stesso periodo, il 5 novembre, è stata fissata l’udienza della Corte Costituzionale, la quale dovrà dirci se la sentenza n. 223/12, secondo cui la irrecuperabilità del diritto allo stipendio equo ai dipendenti pubblici lede vari articoli  della Costituzione – in particolare 1, 36 e 39 – a meno che applicata in casi “eccezionali, transeunti, non arbitrari e consentanei allo scopo prefisso”, può riguardare soltanto la magistratura. Oppure essere allargata, come sosteniamo noi, a tutti coloro che operano nel pubblico impiego.

Ricorso contro il blocco degli stipendi

da Tecnica della Scuola

Ricorso contro il blocco degli stipendi
Lo comunica Anief che impugnerà “questa operazione economica di risparmio ingiusta, approvata in via definitiva dal CdM, in tutte le sedi e con tutte le modalità possibili”
E il comunicato continua dicendo: “La proroga fino al 31 dicembre 2014 del blocco della contrattazione e degli automatismi stipendiali, decisa in esame definitivo dal Consiglio dei Ministri, di oltre tre milioni di dipendenti pubblici rappresenta una grave e inattesa decisione del Governo: invece di discutere e approvare il Decreto D’Alia, contenente alcuni importanti segnali di rilancio del sistema scolastico italiano, l’Esecutivo fa uscire dal “cilindro” un regolamento incostituzionale che, in particolare per il personale della scuola (nel 99% dei casi senza possibilità di attuare alcuna forma di “carriera” professionale), prevede non solo il blocco di ogni forma di adeguamento retributivo al costo della vita e degli scatti stipendiali (già a partire dal 2011), ma addirittura riduce ulteriormente le già esigue risorse destinate al trattamento accessorio (il cosiddetto Fondo d’istituto) di docenti e Ata”. Anief ricorda inoltre che qualsiasi atto che dovesse introdurre un blocco degli stipendi pubblici rimane sempre in contrasto con la sentenza della Corte Costituzionale 223/2012, la quale ha dato ragione a quei magistrati che avevano rivendicato il diritto allo stipendio equo. Ora, poiché è stato appurato che l’irrecuperabilità stipendiale è lesiva degli articoli 1, 36 e 39 della Costituzione, tale principio può essere sicuramente allargato a tutte le professionalità che operano nel comparto pubblico. E sempre per la sempre secondo la Corte Costituzionale non è neanche lecito giustificare il blocco stipendiale con l’attuale situazione di particolare crisi finanziaria nazionale”. Come, invece, vorrebbe far credere Palazzo Chigi sostenendo che sussistono “condizioni di eccezionalità tali da giustificare la proroga al 31 dicembre del 2014 di una serie di misure in materia di pubblico impiego, comunque con un orizzonte temporale limitato, come richiesto nei pareri delle Commissioni parlamentari che hanno espresso parere favorevole sul provvedimento”. “A parte il fatto che il parere delle Commissioni parlamentari non è stato così favorevole come vuole far credere il Consiglio dei Ministri, questo Governo continua l’opera di accanimento verso i dipendenti del pubblico impiego. Dopo aver cancellato 400mila posti negli ultimi quattro anni, si decide ora di lasciare più di tre milioni di persone ferme ad uno stipendio medio sempre più vicino alla soglia di povertà”.

Docenti inidonei: garantire le professionalità

da Tecnica della Scuola

Docenti inidonei: garantire le professionalità
di R.P.
La richiesta arriva dai deputati delle Commissioni Cultura e Lavoro. Adesso tocca al Ministro predisporre il decreto applicativo. Ma le disposizioni della spending review restano.
Importante riunione congiunta delle Commissioni Cultura e Lavoro della Camera per affrontare il nodo dei docenti inidonei. L’incontro ha avuto luogo nel pomeriggio dell’8 agosto e si è concluso con l’adozione di una risoluzione approvata da tutti i gruppi.
Il documento rappresenta la sintesi di 5 risoluzioni diverse presentate a suo tempo dalle diverse forze politiche. In concreto le Commissioni impegnano il Governo “a valutare, attraverso un confronto con le parti coinvolte, prima dell’emanazione del decreto ministeriale attuativo del comma 15 dell’articolo 14 del decreto-legge n. 95 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 135 del 2012, tutte le iniziative, anche di carattere normativo, volte ad individuare le migliori soluzioni per l’utilizzo e la piena valorizzazione professionale del personale docente dichiarato inidoneo e degli insegnanti tecnico pratici, che assicurino anche piena e corretta funzionalità del servizio scolastico”.  In altre parole i parlamentari delle due Commissioni non chiedono la modifica della norma contenuta nella “spending review” dello scorso anno ma più semplicemente vogliono che il Governo, nel dare via libera al decreto attuativo, si preoccupi di adottare le migliori soluzioni possibili per valorizzare la professionalità del personale inidoneo. Quest’anno non c’è stato nessun decreto e il personale inidoneo non è stato trasferito nei ruoli Ata; i maggiori costi sono stati coperti ricorrendo ai risparmi di sistema derivanti dai tagli agli organici.
Difficile prevedere cosa accadrà nelle prossime settimane, ma appare ormai certo che la norma non verrà né cancellata né modificata. Si tratta di capire in che modo il Ministro potrà concretamente operare per rispettare le indicazioni del Parlamento.

Social network a scuola? La convivenza è possibile

da Wired
09 agosto 2013

Social network a scuola? La convivenza è possibile

di Marco Santini

Da una parte c’è la scuola con i suoi saggi professori e i rituali programmi didattici e dall’altra ci sono gli studenti, che hanno una relazione con il web e con le tecnologie tutt’altro che arida e occasionale, anzi vissuta quotidianamente. Questo enorme divario culturale, tra due “soggetti” che soffrono storicamente un pizzico di rivalità, provoca continui conflitti nell’educazione scolastica.

AARON HARRIS / FOR THE TORONTO STAR

Purtroppo, il modo più semplice per la scuola è evitare il più possibile stravolgimenti nei contenuti formativi delle materie, annusando il meno possibile l’aria che tira nel nostro panorama innovativo ed economico. Esporsi troppo, potrebbe richiedere un costoso aggiornamento (formativo) da parte delle scuole e dei professori. Un altro modo, è demonizzare i social network, poiché sono conosciuti come i migliori strumenti per vanificare le giornate dei ragazzi.

Per crescere, è necessario collaborare per spezzare questo processo, che rende pressoché sterile l’istruzione nel nostro paese. Ecco 3 consigli che aiuterebbero e permetterebbero alla scuola e agli studenti di convivere meglio e trarre rispettivamente maggiori frutti:

Facebook non è tabù
Che ci piaccia o no, Facebook è entrato prepotentemente nella nostra vita, nel nostro modo di comunicare. Come ogni grande scoperta e invenzione, ci sarà sempre chi giudicherà questo strumento come “il giocattolo dei ragazzi”. Invece è necessario conoscerlo, sapere come funziona ed evidenziarne assieme agli studenti i rischi e le potenzialità. Questo è il punto di partenza per riguadagnarsi l’interesse dei ragazzi. Il discorso, è valido e necessario per tutte le piattaforme social.

Un esempio? LinkedIn
Non si può continuare a banalizzare i social network, generalizzando l’intero insieme con una parola, Facebook. Le evolute piattaforme web, dai social network ai servizi di web storage gratuiti, sono fortunatamente più di una, con caratteristiche ed obiettivi differenti che meritano molta attenzione, poiché possono rivelarsi potenti strumenti per il futuro degli studenti e quindi per la nuova produttività del nostro paese. Per esempio LinkedIn è un potente strumento di condivisione nell’ambito professionale, ormai adottato dalla grande maggioranza dei responsabili delle risorse umane, soprattutto in fase di recruiting: non si può aspettare di conoscerlo solo quando si potrà avere un fitto elenco di esperienze lavorative, ma è necessario spiegare nei banchi di scuola, che strumenti come il classico CV sono cambiati e si sono moltiplicati in rete. LinkedIn è solo una delle piattaforme sconosciute nelle scuole. Ne esistono tante altre che permettono di lavorare e collaborare per la creazione di prestigiosi progetti creativi.

Reverse-mentoring

Chi ha detto che le lezioni nelle quali i professori hanno meno argomenti da proporre, non possano essere esposte proprio dagli studenti? Sarebbe per entrambi un’esperienza interessante, divertente, affascinante. In questo modo, oltre ad un modo dinamico per coinvolgere maggiormente gli studenti, sarà facilmente possibile dimostrare interesse per quegli argomenti talvolta ostici e troppo innovativi.

Spero che questi progetti potranno favorire la relazione tra scuola e studenti, dalla quale ne trarrà sicuramente vantaggio la qualità dell’istruzione e la speranza in un futuro del quale i giovani saranno i protagonisti.

Buone vacanze!
Marco Santini

Sorpresa: il Governo blocca i contratti pubblici

da Tecnica della Scuola

Sorpresa: il Governo blocca i contratti pubblici
di Reginaldo Palermo
La decisione è stata presa – un po’ a sorpresa – dal Consiglio dei Ministri dell’8 agosto.
Per scuola e pubblico impiego la riunione del Consiglio dei Ministri dell’8 agosto è andata molto peggio di ogni previsione.
Fino a un paio di giorni addietro pareva che tutto fosse pronto per una rapida approvazione del cosiddetto “decreto D’Alia” che avrebbe dovuto dare una risposta ai problemi del precariato, dei “Quota 96” e dei docenti inidonei.
Poi nella serata del 7 agosto è arrivata la doccia fredda: nell’ordine del giorno della riunione del Governo non era previsto l’esame del provvedimento.
Ma la vera gelata è arrivata poche ore fa quanto è stato reso noto il comunicato integrale dell’intera seduta. “Il Consiglio – si legge nel sito del Governo – ha approvato in esame definitivo, a seguito del parere espresso dalle Commissioni parlamentari e dal Consiglio di Stato, un regolamento che proroga il blocco della contrattazione e degli automatismi stipendiali per i pubblici dipendenti”. Insomma, non solo non ci sono misure a favore della scuola ma c’è addirittura un provvedimento che peggiora ulteriormente la situazione. Il regolamento prevede non solo il blocco di ogni forma di adeguamento retributivo, classi, scatti di stipendio e progressioni di carriera comunque denominate, ma anche una ulteriore riduzione dell’ammontare delle risorse destinate al trattamento accessorio del personale (per la scuola si tratta del fondo di istituto). Stando alle ultime indiscrezioni pare che sul “decreto D’Alia” sia intervenuto persino il Quirinale per segnalare che il decreto stesso suscitava non poche perplessità. Per quanto si era potuto capire, infatti, il provvedimento conteneva norme piuttosto eterogenee e non per tutte si giustificava l’urgenza. D’altronde è un po’ difficile giustificare l’urgenza di disposizioni che in questo stesso momento sono all’esame del Parlamento. Sta di fatto che di tutto questo si riparlerà, nella migliore delle ipotesi, fra una decina di giorni e non prima.
E con quali esiti è davvero difficile prevedere.

Calendario e festività a.s. 2013/2014

da Tecnica della Scuola

Calendario e festività a.s. 2013/2014
di L.L.
La prima prova dell’esame di Stato del secondo ciclo è fissata al 18 giugno 2014, la prova a carattere nazionale degli esami del primo ciclo si svolgerà invece il 19 giugno.
Come ogni anno, il Miur ha pubblicato ordinanza riguardante il calendario delle festività e degli esami per l’anno scolastico successivo.
Per l’a.s. 2013/2014 l’O.M. 696 dell’8 agosto 2013 dispone che la prova scritta, a carattere nazionale, nell’ambito dell’esame di Stato conclusivo del primo ciclo di istruzione si svolge, per l’anno scolastico 2013/2014, per l’intero territorio nazionale ed in sessione ordinaria il giorno 19 giugno 2014 con inizio alle ore 8.30; in prima e seconda sessione suppletiva potrà essere espletata il giorno 25 giugno 2014 e il giorno 2 settembre 2014 con inizio alle ore 8.30.
L’esame di Stato conclusivo dei corsi di studio di istruzione secondaria di secondo grado per l’anno scolastico 2013-2014 ha inizio, per l’intero territorio nazionale, con la prima prova scritta, il giorno 18 giugno 2014 alle ore 8.30. La prima prova scritta suppletiva verrà svolta il giorno 1 luglio 2014 alle ore 8.30.
Confermate le consuete festività:
tutte le domeniche;
il 1° novembre, festa di tutti i Santi;
l’8 dicembre, Immacolata Concezione;
il 25 dicembre, Natale;
il 26 dicembre;
il 1° gennaio, Capodanno;
il 6 gennaio, Epifania;
il giorno di lunedì dopo Pasqua;
il 25 aprile, Anniversario della Liberazione;
il 1° maggio, festa del Lavoro;
il 2 giugno, festa nazionale della Repubblica;
la festa del Santo Patrono.

Abbandono e completamento nell’istruzione superiore in Europa

da Tecnica della Scuola

Abbandono e completamento nell’istruzione superiore in Europa
La Commissione ha approvato un’iniziativa per aiutare gli Stati membri a raggiungere uno degli obiettivi della strategia “Europa 2020”, quello cioè di ridurre a meno del 10% il tasso di abbandono scolastico che è del 14.4%.
Nell’Unione europea sono più di sei milioni i giovani che abbandonano gli studi o la formazione, ragion per cui si vuole avviare un programma per l’apprendimento durante tutto l’arco della vita, mettendo a disposizione 450.000 euro per realizzare uno studio riguardante l’abbandono e il completamento nell’istruzione superiore in Europa.
L’appalto verrà aggiudicato all’offerta economicamente più vantaggiosa in base ai criteri indicati nel capitolato d’oneri. Il termine per il ricevimento delle offerte è il 25 settembre 2013. Tutta la documentazione utile per la presentazione di un progetto è disponibile nel sito ufficiale della Commissione europea: http://ec.europa.eu/education/index_en.htm per controllare eventuali avvisi o integrazioni alla documentazione . I giovani che abbandonano l’istruzione hanno grosse difficoltà a trovare un lavoro e sono più spesso disoccupati e dipendenti dall’assistenza sociale. Nello stesso tempo, sostiene l’Ue, l’abbandono scolastico precoce frena lo sviluppo economico e sociale e ostacola il raggiungimento dell’obiettivo dell’Unione europea di una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. Il tema della riduzione dell’abbandono e del conseguente miglioramento dei tassi di completamento nell’istruzione superiore è fortemente collegato agli obiettivi prioritari dell’Unione europea di promuovere impiegabilità e occupazione, giustizia sociale e crescita. L’obiettivo generale dello studio è fornire una descrizione consolidata e aggiornata delle misure/politiche nazionali relative alla riduzione dell’abbandono e al miglioramento dei tassi di completamento nell’istruzione superiore in Europa nonché fornire conclusioni sull’efficacia delle diverse misure/politiche sistemiche.

Governo: retribuzioni bloccate per tutto il 2014

Governo: retribuzioni bloccate per tutto il 2014

Il Governo rinvia le risposte alle tantissime emergenze nei comparti della conoscenza e in particolare nei comparti scuola, Afam e ricerca. Si rimandano decisioni urgentissime e quindi non si danno soluzioni per il personale precario amministrativo e tecnico della scuola che rischia di vedere sfuggire per il secondo anno di seguito la possibilità delle immissioni in ruolo, quindi al personale inidoneo all’insegnamento e agli ITP appartenenti alle classi C999 e C555 che ormai dal 2011 vive una situazione di incertezza insostenibile rispetto alla prospettiva di essere coattivamente fatto transitare sui ruoli amministrativi tecnici. Nei prossimi mesi migliaia di precari ATA rischiano di ritrovarsi disoccupati. Il Presidente del Consiglio Letta ha annunciato interventi sull’istruzione ma occorre indicare tempi e risorse disponibili.

La FLC CGIL chiede al Parlamento e al Governo un atto di responsabilità verso questo personale ingiustamente vessato. Così come non si danno risposte sulla stabilizzazione dei posti di sostegno per gli alunni disabili, il dimensionamento e per “quota 96” come richiesto dalla stessa Ministra Carrozza. Identica condizione di attesa anche per l’Alta formazione artistica e musicale che non vede risolte le emergenze del precariato e degli istituti musicali pareggiati la cui situazione è drammatica.

Su università e ricerca non si offrono risposte reali per i precari e per il rilancio del reclutamento. Anzi, si rischia l’asfissia per l’effetto combinato di mancanza di risorse, blocco del reclutamento e scadenza dei contratti. Gli interventi sul diritto allo studio sono molto parziali mentre molti atenei a causa dei tagli intendono aumentare ulteriormente le tasse. Gli unici investimenti concreti riguardano l’edilizia scolastica e gli arredi che sono sicuramente importanti ma rappresentano solo una parte degli interventi necessari per la scuola pubblica.

Come abbiamo più volte ribadito bisogna passare dalle parole ai fatti. Non si può sempre giustificare l’assenza di risposte con la ristrettezza delle risorse dopo aver massacrato con i tagli epocali la scuola, l’università, la ricerca e l’Afam.

Ribadiamo che siamo radicalmente contrari nel pubblico impiego all’ulteriore blocco dei contratti, dei salari e degli scatti d’anzianità che aggraverebbe la condizione dei lavoratori in tutti i comparti della conoscenza.

Senza una inversione di tendenza sarà un autunno caldissimo a partire dai primi giorni dell’inizio del nuovo anno scolastico.