L’e-book è un mezzo che veicola contenuti: ciò che conta è il metodo

L’e-book è un mezzo che veicola contenuti: ciò che conta è il metodo

 di Maurizio Tiriticco

Caro Agostino! Hai perfettamente ragione quando, nella intervista rilasciata ieri a Reginaldo Palermo, affermi che il problema degli e-book non è della massima urgenza. Eppure sei direttore della Garamond, una casa editrice che attende da anni alla produzione di materiali didattici multimediali e a iniziative di formazione via web.

In effetti, il problema non è quello di sostituire tout court, magari con una iussiva CM, il libro di testo cartaceo con un e-book, ma egualmente “di testo”. Occorre sempre considerare che in un’attività di insegnamento/apprendimento almeno tre variabili corrono sempre insieme: mezzi, contenuti, e metodi: l’una interagisce con l’altra. E sono queste che poi caratterizzano il tipo di scuola e le modalità operative che la caratterizzano. Un libro di testo – non un libro qualsiasi, un scritto solo per un certo tipo di scuola, e per quella classe e non un’altra – sta solo a significare che di determinati fenomeni descritti vi è una sola realtà, o meglio un solo punto di vista. In effetti, una scuola organizzata per materie e per ore di insegnamento conduce direttamente al libro di testo, se non addirittura al “libro di Stato”, che nella scuola fascista era eguale per tutte le scuole elementari: e i poveri maestri non avevano nessuna possibilità di scelta! In effetti lo stesso nostro Ministero nel 1929 aveva cambiato nome! Non era più della Pubblica Istruzione, ma dell’Educazione nazionale! Perché uno Stato totalitario sa solo Lui che cosa insegnare! Credere, obbedire e combattere!

Ma, torniamo a noi! Ho detto di una scuola organizzata per materie di insegnamento: che cosa significa? Una materia costituisce una sorta di sottoprodotto di una disciplina. Non averne a male! Mi spiego meglio. Una disciplina è in continuo movimento, non ha nulla di rigido: ciò che viene prodotto da un singolo ricercatore o in un istituto di ricerca, a proposito di un determinato oggetto (fenomeno, evento, personaggio) è diverso da ciò che viene prodotto altrove. Pensa, ad esempio alla annosa polemica tra atei e credenti, tra evoluzionisti e creazionisti. Una disciplina non è un insieme indiscriminato di conoscenze, di contenuti, è un’attività costante di ricerca, nel tempo e nello spazio, su determinati fenomeni. E’ un’attività del nostro cervello, non è un oggetto da apprendere, “depositato” su un libro di testo!

Una pianta è una pianta! Ma la ricerca su quella pianta è un fatto che appartiene a noi in quanto esseri pensanti. Abbiamo imparato da un’esperienza secolare che da un seme di grano nasce una pianta di grano e abbiamo inventato/scoperto l’agricoltura e la botanica! Una materia, invece, è un’altra cosa! Questa sì che è un oggetto! Di fatto è una disciplina adattata ai soli fini dell’insegnamento. O meglio qualcuno, che ha avuto a che fare con la scuola, si è data la briga di ritagliare nel campo della fisica, della chimica, della letteratura, della storia, ecc. i contenuti ritenuti essenziali, e spesso indiscutibili, che caratterizzano le singole discipline, per adattarli all’insegnamento. Anche e soprattutto perché qualcun altro, un ministero, ha deciso che cosa bisogna insegnare: i programmi ministeriali di un tempo, rigidi e prescrittivi. Insomma, la materia è nata per una scuola trasmissiva e direttiva! L’insegnante è responsabile dell’insegnamento di una materia. Poi hanno anche inventato quelle famigerate classi di concorso, che oggi si stanno spappolando, proprio a fronte di ciò che avviene nel campo della ricerca, sempre più veloce e sempre più ricca di contenuti, spesso trasversali, pluridisciplinari, interdisciplinari, transdisciplinari!!! E non sono parole! Dove finisce la chimica? Dove inizia la fisica? Per non dire di tutto ciò che lega la storia, la filosofia, l’arte, la letteratura, le stesse lingue!

Eppure tutte queste belle cose – il mondo della ricerca è entusiasmante – a scuola sono diventate da sempre materie! E ciascuna è ben circoscritta nella sua ora, in quella classe di alunni, in quella tipologia di scuola, in quella classe di concorso! Per un alunno la grammatica è un oggetto, il libro di testo, quando invece la grammatica, con le sue tre articolazioni, fonologia, morfologia e sintassi, è la modalità umana dell’esprimersi e comunicare! Il modello della lezione ancorata al libro di testo ha funzionato per anni! E ci ha dato una scuola autoreferenziale, che si serve di un insegnante che trasmette contenuti, non davvero cultura: perché la cultura non si trasmette, si produce. E un alunno deve imparare (apprendere fa più fine) ciò che gli viene “insegnato”, tracciato nella testa! La testa dei latini era il vaso di coccio su cui il vasaio tracciava i segni che lo abbellivano. Una testa ben piena di segni, appunto! Ma vuota al suo interno!

Per farla breve, ora, per la diffusione sempre più massiccia delle informazioni (e anche per altre ragioni che conosci meglio di me), questo modello non regge più! Anche nei testi ministeriali c’è un certo pudore a parlare di materie! Dire discipline fa più fine! Le Indicazioni nazionali e le Linee guida che sostituiscono e superano i programmi prescrittivi di un tempo parlano solo di discipline. Però la struttura della scuola resta sempre la stessa! Le ore per ciascuna materia – pardon, disciplina – le classi di alunni, le classi di concorso, la campanella che scandisce tempi eguali per tutti, promossi e respinti… e poi l’invenzione dei debiti da saldare… maggiorenni che ancora stazionano su scomodi banchi di cento anni fa! A ciascuno il suo banco e la sua aula. Si avverte l’esigenza di cambiare, ma non si è capaci di farlo! Un passo avanti uno indietro! Indicazione nazionali nuove che, però, si somministrano in una scuola vecchia!

In questa situazione di grande movimento – a cui però non corrisponde una reale innovazione istituzionale e organizzativa (l’autonomia è per tanti versi una chimera) – il libro di testo autoreferenziale fa fatica a sopravvivere! Ce lo dice lo stesso sviluppo che questa tipologia di libri ha avuto negli ultimi decenni! Ai tempi del mio liceo con il manuale del buon Sapegno me la cavavo: Dante, vita e opere e qualche nota critica! Ed era così per tutti gli autori! Ora, se maneggi il Baldi Giusso, ecc. o il Barberi Squarotti, ecc. hai voglia a ricercare l’essenziale, dico l’essenziale della “materia”! Un autore deve battere l’altro, un editore deve battere l’altro! E in ciascun volume, anno dopo anno sempre più pesante, è una gran fatica trovare l’essenziale, tra mille informazioni, mille letture, mille approfondimenti, mille rinvii, e mille prove di verifica… vanno di moda… poi ci sono anche le scadenze Invalsi… e bisogna preparare gli alunni! Certo: i tempi sono cambiati e dagli studenti dobbiamo pretendere di più, ma… Viviamo una contraddizione! Le proposte avanzate dai nuovi libri di testo vanno in una direzione in cui si sollecitano ricerca, interconnessioni pluridisciplinari, ma… l’organizzazione scolastica non differisce di molto da quella degli anni Quaranta!!!

Ritorno alle tre variabili a cui ho accennato in apertura, mezzi, contenuti e metodi. I contenuti nei libri di testo sono profondamente cambiati. Ma il mezzo è sempre lo stesso, la carta stampata, il libro, a volte accompagnato da un dischetto. E i metodi? Questi sono sempre gli stessi, soprattutto nel secondo ciclo di istruzione, salvo qualche rara eccezione! L’insegnante “sa tutto” e presume che l’alunno “non sappia nulla”. Spetta a lui erogare le informazioni, spetta agli alunni ritrovarle sul testo e acquisirle! E poi c’è l’interrogazione, scritta e orale, magari con qualche aggiustamento innovativo: una scelta multipla o un quesito a risposta aperta ci vogliono… perché poi c’è l’esame finale con le prove innovative introdotte da Berlinguer… e sostenute da De Mauro! Quanti insegnanti hanno penato con la riforma degli esami di Stato!

Nei documenti del Miur si sollecita una didattica innovativa, si sottolinea l’importanza di una didattica laboratoriale: il docente dovrebbe essere anche e soprattutto animatore (la mano sinistra che motiva, incentiva, gratifica, sostiene) oltre che programmatore (la mano destra che progetta e valuta). Ma ciò richiederebbe una organizzazione diversa: ad esempio gruppi di ricerca invece delle consuete classi di età, un insegnante che non va in aula, ma che attende il gruppo di studio nel suo studio o nel suo laboratorio… e tante altre cose che non sto a dire, ma che in altri Paesi esistono e funzionano!

I metodi non sono neutri: sono indotti da altrettanti modelli organizzativi! La catena di montaggio contro cui si scagliò il movimento delle human relations condusse alle “isole”… e poi, con i processi sempre più innovativi indotti dalle tecnologie, a modelli lavorativi sempre diversi. Il discorso sarebbe molto più complesso, anche in considerazione del fatto che i processi di globalizzazione stanno sconvolgendo l’intero assetto della realtà lavorativa e produttiva. Voglio solo ricordarti che il mezzo discende dall’assetto organizzativo, e quest’ultimo finisce con l’ingoiare anche le innovazioni più avanzate come un micidiale buco nero! Autonomia e indicazioni nazionali! Carte assolutamente nuove, ma che cosa possono cambiare, se l’organizzazione della nostra scuola è quella di sempre? Lo stesso Ministero ha cambiato da anni la sua struttura organizzativa, ma… a valle le scuole sono sempre le stesse! E sembra un flatus vocis parlare di “Sistema educativo di istruzione e formazione”. Dov’è questo sistema? E’ solo un insieme di edifici scolastici spesso fatiscenti, ma di norma “istituzioni scolastiche autonome”!

Caro Agostino! Hai colto nel segno quando affermi che l’e-book non è il vero problema. Anche un e-book sarebbe fagocitato dal buco nero di un’organizzazione fatiscente che è quella che è. Se l’e-book non è altro che la copia cartacea del libro di testo, l’innovazione ne risulta assai povera: solo un help per le spalle dei nostri studenti, oggi affaticati da zainetti pesantissimi! Altro discorso da fare sarebbe quello delle Tic e del web! Ma sono mezzi, strumenti e oggetti che possono e debbono essere usati solo se a monte ci sono indicazioni chiare su come si conducono ricerche sugli spazi sconfinati della rete, anche perché non si tratta di ricercare sulla Treccani! La Treccani è ricca, è costituita di migliaia di pagine; ma il monitor del computer è una finestra spalancata sul mondo: tonnellate di pagine! Una enciclopedia ti dà una serie di informazioni su un dato oggetto, che sono quelle che sono e lì si esauriscono. Il web è una enciclopedia ipertestuale e su Hitler e Stalin trovi condanne e lodi a iosa! Anche il Mein Kamps e il Breve corso della storia del partito comunista (bolscevico) dell’Urss. E scegliere non è facile! Soprattutto per chi deve apprendere! E guidare alla scelta è più che difficile! E questo dovrebbe essere il compito di un insegnante del Terzo millennio!

Concludo – ma è un discorso che non può avere conclusioni, e lo sai – dicendo che dovremmo sollecitare una formazione degli insegnanti fondata su almeno due punti forti: come si fa ricerca e come si promuove una ricerca ai diversi stadi dell’età evolutiva! Non occorre censire quello che “sanno”, ma quello che devono “ saper fare”! Il sapere è volatile! Non chiedermi l’elenco di tutte le battaglie della seconda guerra mondiale, ma posso sempre discutere delle cause e degli effetti. Ma la nostra amministrazione è lontana anni luce! Che cosa hanno proposto agli insegnanti dell’ultimo concorso? Una prova di logica, come se una laurea e anni di insegnamento fossero trascorsi in piena imbecillità! E perché non valutare anche il QI? E quale tipo di intelligenza poi, anche se Gardner ci dice che ce ne sono almeno sette? Ed è stato proposto loro anche di svolgere una lezione!!! Capisci?! Fare finta di avere di fronte a sé bambini invece che annosi commissari di esame!

Un’amministrazione che non sa guardare lontano non è neanche capace di prefigurare insegnanti diversi da quelli di sempre! Ben venga l’e-book, ma che non sia la copia dei libri di testo che conosciamo! Ben venga, comunque, se è in grado di offrire guide e di sollecitare ricerche!

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