Una rispostina a Tiriticco

Una rispostina a Tiriticco

di Raffaele Iosa

Gentile isp. Tiriticco

non mi fa alcun dolore dirle che in questa sua visione della disabilità la mia “distanza” da lei è abissale.
Anzi, la sua replica mi conferma purtroppo che sento in Lei un pregiudizio antico tipico dei “colleghi” delle superiori. Per me roba vecchia. Anzi ri-sento echi di quella professoressa di Don Milani, anche se in modo grazie a dio meno greve. La prego di rileggere la pag. 46 della “Lettera” da dove si dice “..cretini sono sempre i figli degli altri”.

Le rispondo solo con 5 piccole cose, da ex maestro elementare

1 Sono migliaia i ragazzi con disabilità che saprebbero benissimo capire il S. Bernardo di Dante ma non gli è permesso perché i “licei” (perfino con gli impliciti) disincentivano l’ingresso di differenze. D’altra parte per un alunno sordo oralista all’insegnante curricolare liceale non servirebbe fare “l’architetto pur essendo geometra”, basterebbe ricordarsi di parlare rivolgendo la sua bocca verso gli occhi dell’alunno, parlare forse un po’ più lento. Dunque puro buon senso. Ma Le potrei raccontare centinaia di storiacce perfino ridicole. Da qui la proposta di Ianes (non si scrive con la J) di migliorare le competenze di tutti, e di integrare meglio competenze di sostegno con competenze curricolari. Nella proposta c’è proprio l’idea di “superare” il distacco dilagante tra sostegni e curricolari, non c’è alcuna idea di ridurre ma di fare comunità. Ma rispetto le sue opinioni su una presunta falcidie di posti, cosa che io non vedo proprio. E’ la democrazia, ed è solo salute avere opinioni diverse.

2. D’altra parte le sue preoccupazioni sono poco significative e il timore per i licei non esiste. L’85% dei ragazzi con disabilità sono negli istituti professionali, per due ragioni: la prima per le opinioni di professionisti simili a Lei, la seconda per un “sano realismo” (come propone la Carta ONU per i diritti dei disabili) che chi si occupa di disabilità fa da sempre: non tutti ingegneri e dottori, ma cittadini sovrani, quindi scelte che realisticamente giovino sui “potenziali” dei disabili, non nello stigma. D’altra parte il pianeta disabilità è così composito che meriterebbe parlarne al plurale, sempre.

3. Mi fa piacere che Lei ricordi la Legge 517, che purtroppo però riguardava solo la scuola dell’obbligo. Infatti per far entrare i disabili nelle superiori ci è voluta una Sentenza della Corte Costituzionale, perchè la politica non era in grado di decidere, proprio riprendendo osservazioni simili alle sue su S. Bernardo. Quindi lei ha lottato “per noi” e la ringrazio molto. Mi pare meno per “lei” e i professori liceali. Ma non si preoccupi, siamo realisti : un ragazzo Down bravo cameriere dopo un buon professionale alberghiero ci fa impazzire di gioia senza disturbare i licei. Merito della sua “intelligenza emotiva” di cui ho già scritto. Ci pare così di cambiare il mondo più che le sue tesi “strutturali” sulle riforme scolastiche. La vita è così breve per tutti noi che già questo successo ci basta, quasi ci avanza e ne vorremmo donare a Lei anche un pezzetto di soddisfazione civile.

4. Disgraziatamente (o per fortuna?) la società porta oggi nelle scuole un’eterogeneità del tutto nuova, che va oltre l’handicap e i BES. C’è una crisi delle didattiche tradizionali “strutturale” (questa sì), cui non sappiamo rispondere bene. E di cui nessuno parla. Riguarda tutti sia gli handicappati che i normali, a citare il suo linguaggio. Non ho mai detto (e neppure Ianes) che i docenti curricolari devono diventare docenti di sostegno, ma Le ricordo che la Legge (la Legge) dice (per tutti gli ordini di scuola) che l’insegnante di sostegno è dato alla classe e non all’alunno disabile e che l’attività di sostegno alla persona è attività di tutti i docenti, con le modulazioni opportune e ovviamente realistiche (non siamo utopici), comunque in modo di comunità professionale riflessiva. Quindi servirebbe formazione, almeno quella di base per parlare in faccia ad un sordo, per tutti i docenti e una struttura curricolare che sappia partire dai potenziali di tutti. C’è una società eterogenea cui la scuola non sa cosa dire. Non abbiamo mai creduto che un professore di greco abbia ” perso tempo” con la zona prossimale di sviluppo di Vigotsky, che invece farebbe bene anche per i genietti dei licei e non solo per gli sfigati dal destino. Forse però servirebbe a tutti, anche ai docenti universitari che fanno lezioni desolanti con pessime didattiche.

5. La prego non solo di studiare, come sono sicuro lei fa da sempre, ma se le è possibile La prego di andare anche a vedere un certo numero di licei che invece accolgono disabili (anche gravi!) con ottimi risultati, e dove anche i docenti curricolari fanno “sostegno diffuso”. Non sono tutti, ma neanche pochi. Se Le serve le mando gli indirizzi. Perché non c’è handicap grave o no, ma persone tutte con diversissimi deficit e diversissimi potenziali. Non ascolti solo i professori che Le dicono che è impossibile perché loro sono…disciplinari. Nel suo articolo mi aveva perfino fatto balenare la buona idea che Lei pensasse ai docenti non solo come disciplinisti e quindi penso sarà capace di citare alcune alternative da suggerire oltre la sola presenza del sostegno.
Le do del Lei perché, a dir la verità, non ci siamo mai parlati personalmente, e perché do del tu solo ai miei amici. Non occorre essere amici nel lavoro e in politica. Il caso ha voluto che siamo stati perfettamente d’accordo contro i BES, e questa volta invece tra di noi il disaccordo è totale. C’ est la vie. Mi piace comunque che il nostro confronto sia senza veli e del tutto democratico, quindi tra colleghi cittadini con libertà di pensiero e di opinione. Mi basta darle del collega, non certo nemico (ci mancherebbe altro, ma “diversi “ sì). Ma neppure amico. Quindi le dico serenamente che mi batterò sempre contro tesi come le sue, con le armi miti della parola, del pensiero, del dialogo possibile anche che se mi rendo conto difficile. Altrimenti il “caro amico” saprebbe di ammuina che non mi piace da sempre.

Dal suo collega Raf Iosa