Archivi categoria: Governo e Parlamento

23 aprile DEF 2015 in Parlamento

Il 23 aprile l’Aula della Camera approva una proposta di risoluzione sul Documento di economia e finanza 2015 – DEF

PROPOSTA DI RISOLUZIONE

   La Camera,
premesso che
dopo i segnali di ripresa evidenziati nell’ultimo trimestre 2014, nel 2015 l’economia italiana, uscendo dalla recessione, si avvia su un sentiero di crescita;
la fase ciclica espansiva, quantificata in termini prudenziali dalle stime recate nel DEF, risente nel breve periodo anche di fattori di natura esogena internazionale, quali il deprezzamento dell’euro e l’ampia flessione del prezzo del petrolio, e di contesto europeo, legati al complesso delle misure espansive adottate dalla BCE, mentre nel medio periodo diventano prevalenti quelli legati alla domanda interna, connessi con la politica economica del Governo;
con riferimento alle prospettive di crescita dell’economia italiana a partire dall’anno 2015, il DEF 2015 presenta due scenari di previsioni macroeconomiche, uno tendenziale e l’altro programmatico: le due previsioni coincidono per l’anno in corso, stimando un tasso di crescita pari allo 0,7 per cento del PIL, mentre si differenziano gradualmente negli anni successivi, per i quali viene previsto un tasso superiore di un decimo di punto nel 2016 e di tre decimi nel 2017 e 2018 e di due decimi nel 2019 nelle previsioni programmatiche rispetto a quelle tendenziali, grazie anche alla completa disattivazione degli aumenti di imposte indirette previsti per il 2016, pari ad un punto percentuale di PIL, e dell’impatto delle riforme strutturali dall’anno 2018;
il miglioramento delle previsioni tendenziali macroeconomiche rispetto a quelle contenute nei documenti dello scorso autunno determina una più favorevole evoluzione dell’indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche per tutto il periodo di previsione, sia in termini nominali che strutturali: in particolare, il saldo nominale si attesterebbe a -2,5 per cento del PIL nel 2015, a -1,4 per cento nel 2016, a -0,2 per cento nel 2017, a 0,5 per cento nel 2018 e a 0,9 per cento nel 2019; in termini strutturali, il nuovo livello tendenziale dell’indebitamento netto sarebbe pari allo -0,5 per cento del PIL nel 2015 per arrivare al pareggio di bilancio nel 2016, a un avanzo dello 0,5 per cento nel 2017 e dello 0,8 per cento nel 2018 e nel 2019;
tuttavia, la permanenza di un elevato scarto tra prodotto interno lordo effettivo e potenziale, tale da configurare una congiuntura «molto sfavorevole» secondo le normative europee, induce il Governo a confermare l’obiettivo programmatico del Draft Budgetary Plan (DBP) di ottobre 2014, per gli anni compresi tra il 2015 e il 2017, in attuazione della nuova linea di politica economica e di bilancio del Governo, focalizzata non più solo sul rispetto dei vincoli europei del Patto di stabilità ma anche sull’obiettivo prioritario della crescita;
pertanto, l’indebitamento netto programmatico è fissato al -2,6 per cento del PIL nel 2015 (+0,1 rispetto al dato tendenziale), a -1,8 per cento nel 2016, a -0,8 per cento nel 2017, a 0 nel 2018 e 0,4 nel 2019, obiettivi che in termini strutturali determinano uno scarto rispetto agli andamenti tendenziali di 0,4 punti di PIL nel 2016, 0,5 nel 2017, 0,7 nel 2018 e 0,6 nel 2019;
nell’anno in corso, in particolare, le maggiori risorse derivanti dal miglioramento del quadro macroeconomico saranno utilizzate per l’adozione di specifiche misure coerenti con le finalità previste nel Programma Nazionale di Riforma ed entro gli obiettivi programmatici indicati nel documento di programmazione e gli spazi già autorizzati dal Parlamento;
per il 2016 il Governo intende avvalersi della flessibilità concessa nel caso di implementazione di significative riforme strutturali per un ammontare pari allo 0,4 per cento del PIL;
la costante crescita su base annua dell’avanzo primario, che passerebbe nel dato programmatico dall’1,6 per cento del 2015 (tra i più elevati nell’area euro) al 4 per cento del 2019, unitamente alla progressiva riduzione della spesa per interessi passivi, attesa scendere dal 4,2 per cento del PIL del 2015 al 3,7 per cento a fine orizzonte previsivo, e alla realizzazione degli introiti da privatizzazioni pari a 0,4 per cento di PIL nel 2015 e pari a 0,5 per cento di PIL nel 2016 e 2017 e 0,3 per cento del PIL nel 2018, determinerebbero una discesa del debito pubblico dall’attuale 132,5 nel 2015 al 120 per cento nel 2019, consentendo il rispetto della regola del debito nel triennio 2016-2018;
l’obiettivo programmatico della pressione fiscale è pari al 43,1 per cento nel 2014, al 42,9 per cento nel 2015, al 42,6 per cento nel 2016, al 42,1 nel 2017, al 41,9 per cento nel 2018 al 41,6 per cento nel 2019, in riduzione rispetto all’andamento tendenziale, che risente dell’aumento del gettito derivante dalla clausola di salvaguardia sulle aliquote IVA e sulle accise che il Governo si è impegnato a eliminare e dai criteri di classificazione contabile che impongono di registrare la misura relativa al riconoscimento del bonus 80 euro come spese per prestazioni sociali anziché come minore pressione fiscale sui redditi da lavoro dipendente;
sul fronte del mercato del lavoro, a partire dal 2015, il DEF prevede una ripresa del tasso di occupazione (+0,6 per cento nel 2015 e +0,9 per cento nel 2016) ed una graduale riduzione del tasso di disoccupazione, dal 12,3 per cento del 2015 fino al 10,9 per cento della fine del periodo di programmazione;
il Documento prefigura una continuità nell’azione di Governo per il rilancio dell’economia italiana mediante una politica fiscale e di bilancio di sostegno alla crescita nel rispetto delle regole europee, la prosecuzione del percorso delle riforme strutturali per aumentarne le capacità competitive, il miglioramento dell’ambiente normativo delle imprese e delle condizioni alla base delle decisioni d’investimento;
il Programma Nazionale di Riforma (PNR) individua, in coerenza con le Raccomandazioni del Consiglio europeo e l’analisi contenuta nella Relazione sulla prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici della Commissione trasmessa il 18 marzo 2015, gli ambiti prioritari dell’azione governativa e definisce gli interventi volti ad ottemperare agli impegni presi in sede europea secondo un preciso cronoprogramma;
in particolare, al fine di attivare in un’unica coordinata strategia interazioni positive con la politica di bilancio, il Governo nel Documento espone nel dettaglio le azioni compiute e le misure da attuare dell’ampio programma di riforme strutturali, che si articola lungo tre direttrici fondamentali: 1) l’innalzamento della produttività del sistema mediante la valorizzazione del capitale umano (Jobs Act, Buona Scuola, Programma Nazionale della Ricerca); 2) la diminuzione dei costi indiretti per le imprese connessi agli adempimenti burocratici e all’attività della PA, mediante la semplificazione e la maggiore trasparenza delle burocrazie (riforma della PA, interventi anti-corruzione, riforma fiscale); 3) la riduzione dei margini di incertezza dell’assetto giuridico e del quadro istituzionale;
il Documento stima che tali riforme, una volta completate, eserciteranno un impatto rilevante sulla crescita di lungo termine, sull’occupazione, sulla coesione sociale e sulla sostenibilità del debito pubblico;
le previsioni macroeconomiche tendenziali e programmatiche per gli anni 2015- 2019 sono state validate dall’Ufficio parlamentare di bilancio,

impegna il Governo

a conseguire i saldi di finanza pubblica in termini di indebitamento netto rispetto al PIL, nonché il rapporto programmatico debito/PIL, nei termini indicati nel quadro programmatico del Documento di economia e finanza, in particolare a realizzare un rapporto tra deficit e prodotto interno lordo pari al 2,6 per cento nel 2015, all’1,8 per cento nel 2016 e allo 0,8 per cento nel 2017, con il raggiungimento del pareggio in termini nominali nel 2018, utilizzando nel 2015 lo spazio di manovra rispetto all’andamento tendenziale dei conti pubblici, con riferimento alla componente di spesa per interessi, per rafforzare l’implementazione delle riforme strutturali già avviate, nel limite dell’obiettivo programmatico indicato, e disponendo, prudenzialmente e in attesa di registrare tale margine con la presentazione del disegno di legge di assestamento, l’accantonamento di corrispondenti risorse nel bilancio dello Stato;
ad avvalersi per il 2016 della flessibilità concessa nel caso di implementazione di significative riforme strutturali ai sensi dell’articolo 3, comma 4, della legge 24 dicembre 2012, n. 243, e dell’articolo 5, comma 5, del Regolamento Europeo 1466/97 (cosiddetta «Clausola delle riforme»);
a neutralizzare l’entrata in vigore delle clausole di salvaguardia poste a garanzia dei saldi di finanza pubblica dalle due precedenti leggi di stabilità attraverso i maggiori spazi finanziari derivanti dalla citata Clausola sulle riforme, pari a 0,4 punti percentuali di PIL, e misure di revisione della spesa pubblica e delle agevolazioni fiscali per un ammontare pari a 0,6 punti di PIL nel 2016, assicurando comunque che le riduzioni di spesa siano operate selettivamente salvaguardando comunque l’efficienza e l’efficacia del sistema di protezione sociale e la qualità dei servizi ai cittadini, anche a livello locale, e che la revisione delle agevolazioni fiscali sia rivolta esclusivamente a quelle non giustificate da esigenze sociali o economiche o che costituiscono una duplicazione, salvaguardando in ogni caso la tutela dei redditi da lavoro dipendente e autonomo, dei redditi di imprese minori e dei redditi di pensione;
a considerare collegati alla manovra di finanza pubblica i seguenti provvedimenti: «Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali» (A.C. 2093); «Disposizioni in materia di semplificazione, razionalizzazione e competitività agricole del settore agricolo, agroalimentare e della pesca» (A.S. 1328); «Delega al Governo recante disposizioni per l’efficienza del processo civile» (A.C. 2953); «Misure di semplificazione per l’avvio delle attività economiche per i finanziamenti e le agevolazioni alle imprese»; «Riorganizzazione delle Amministrazioni pubbliche» (A.S. 1577); «Revisione della spesa, promozione dell’occupazione e degli investimenti nei settori della cultura e del turismo»; «Delega per la revisione dell’ordinamento degli enti locali»; «Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni vigenti» (A.C. 2994); «Legge annuale per il mercato e la concorrenza» (A.C. 3012);
a proseguire l’iter delle riforme strutturali, con particolare riferimento a quelle riguardanti le istituzioni, la scuola, il mercato del lavoro, il sistema fiscale, la pubblica amministrazione, la giustizia civile e a dare piena attuazione alle azioni contenute nel Programma nazionale di riforma per il rilancio dell’economia nazionale e della competitività delle imprese, con particolare riguardo alle politiche industriali, rafforzando il sistema di garanzie per gli investimenti;
ad adoperarsi affinché il quantitative easing della BCE rappresenti una occasione per la piena ripresa del credito per cittadini e imprese e per tale via di decisa ripresa dei consumi e degli investimenti; a favorire, a tal fine, misure per lo smaltimento dei crediti deteriorati che gravano sui bilanci delle banche italiane e rendono più costosa e difficile la trasmissione all’economia reale della liquidità monetaria creata dagli acquisti della BCE;
a cogliere appieno tutte le opportunità connesse alle risorse finanziarie che saranno poste a disposizione dal Piano Juncker, realizzando ogni possibile sinergia tra interventi nazionali e interventi comunitari e promuovendo in sede europea la possibilità di scomputare dal calcolo del saldo di finanza pubblica ai fini del Patto di stabilità e crescita tutto il flusso annuale di cofinanziamenti nazionali;
a dedicare specifica attenzione al rilancio delle aree sottoutilizzate, segnatamente nel Mezzogiorno, in considerazione del fatto che il differenziale di livello di sviluppo che caratterizza le zone del Centro-Nord rispetto a quelle del Meridione costituisce un elemento di debolezza intrinseco che deve essere superato, con un più efficiente e rapido utilizzo delle risorse dei fondi strutturali attraverso la predisposizione di interventi volti a rafforzare la capacità progettuale, la trasparenza nelle procedure, la governance e i processi di valutazione ex-ante ed ex-post dei progetti;
a proseguire al fine di completare il processo di pagamento dei debiti pregressi della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese;
a proseguire e a rafforzare, nei limiti delle compatibilità finanziarie, il percorso di sostegno e rilancio dei programmi di investimento degli enti locali considerando anche l’importante volano di sviluppo rappresentato dalle piccole e medie opere rapidamente cantierabili, al fine di soddisfare esigenze fondamentali di tutela del territorio, di miglioramento della qualità della vita delle comunità, di rilancio delle economie locali;
a garantire agli enti locali una reale autonomia, continuando il percorso per il superamento del patto di stabilità interno, secondo le modalità previste dalla legge n. 243 del 2012 e relative norme di attuazione, limitandosi ad indicare il quantum degli obiettivi di contenimento della spesa da realizzare e lasciando la definizione delle modalità attuative alla responsabilità dei singoli enti, e a definire un assetto complessivo della finanza locale caratterizzato da semplicità, chiarezza, equità, responsabilità, trasparenza nei meccanismi redistributivi e certezza sulle risorse in modo da consentire l’effettiva possibilità di programmazione virtuosa degli impegni;
a realizzare una definitiva revisione del sistema di tassazione locale sugli immobili, senza associarle alcun obiettivo di aumento del volume complessivo del relativo gettito in termini macroeconomici, dando stabilità a un settore che costituisce uno snodo strategico nei rapporti tra cittadini e fisco e che ha conosciuto troppe modifiche nel corso degli ultimi anni, perseguendo gli obiettivi prioritari di semplificazione del quadro dei tributi locali sugli immobili, certezza ai comuni circa le risorse derivanti da tale fonte di entrata e responsabilizzazione nelle loro scelte di politica tributaria in tale campo; in tale contesto, a rivedere l’imposta municipale sui terreni agricoli, estendendo l’ambito di esenzione a quelli siti in aree svantaggiate e tenendo conto dell’effettiva redditività dei terreni;
a valutare l’opportunità di mantenere anche successivamente all’anno 2015 misure di sgravio contributivo con riferimento ai nuovi contratti di lavoro subordinato a tempo indeterminato, eventualmente modificando l’entità del beneficio e l’area di applicazione;
ad operare per provvedere gradualmente, nell’ambito della legge di stabilità per il 2016 e nel quadro delle compatibilità finanziarie individuate in quella sede, al finanziamento a regime degli interventi adottati in attuazione delle deleghe legislative di cui alla legge n. 183 del 2014, con particolare riferimento all’assegno di disoccupazione (ASDI), all’indennità di disoccupazione per i lavoratori con rapporto di collaborazione coordinata e continuativa – DIS-COLL, nonché alle disposizioni di carattere oneroso contenute nello schema di decreto legislativo recante misure di conciliazione delle esigenze di cura, di vita e di lavoro (Atto n. 157), attualmente all’esame del Parlamento;
a migliorare l’efficacia dei regimi di sostegno alla famiglia, in coerenza con quanto indicato nelle Raccomandazioni del Consiglio dell’8 luglio 2014 su PNR 2014;
ad adottare ulteriori interventi di contrasto alla povertà, valutando anche l’estensione dell’attuale regime sperimentale del SIA;
a valutare l’opportunità di incrementare il finanziamento delle misure di detassazione della parte di retribuzione, entro i limiti di durata normale della prestazione, legata agli incrementi di produttività, contrattata a livello aziendale;
a valutare l’opportunità di promuovere, nell’ambito della legge di stabilità per il 2016 e nel quadro delle compatibilità finanziarie individuate in quella sede, interventi in materia previdenziale volti a introdurre elementi di flessibilità per quanto attiene all’età di accesso al pensionamento, anche attraverso l’introduzione di meccanismi di incentivazione e disincentivazione;
a proseguire e concludere, confermando il metodo di stretto confronto collaborativo tra Parlamento e Governo finora seguito, il processo di attuazione della delega per la riforma del sistema fiscale, la quale costituisce lo strumento fondamentale per dare risposta a molte delle raccomandazioni espresse dall’Unione europea e ai prioritari obiettivi di riforma in questo campo indicati dal PNR;
a realizzare tutte le misure necessarie a raggiungere l’obiettivo strategico del contrasto e della riduzione dell’evasione fiscale, dando pienamente attuazione a quanto previsto nella citata delega fiscale e nei conseguenti decreti legislativi;
al fine di garantire l’effettivo raggiungimento degli obiettivi di gettito indicati nel Documento, a definire in tempi brevi la questione relativa alle posizioni dirigenziali nelle Agenzie fiscali, individuando soluzioni di carattere amministrativo e, se necessario, normativo, che, nel pieno rispetto dei principi di legalità, trasparenza e promozione del merito, e di quelli dettati dalla Corte Costituzionale, consentano di assicurare la piena efficacia nell’azione delle Agenzie;
a realizzare tempestivamente la revisione sostanziale della normativa in materia di appalti pubblici, anche nella prospettiva dell’attuazione delle nuove direttive europee in materia, al fine di perseguire efficacemente gli obiettivi della tutela della legalità, della lotta più efficace alla corruzione, dell’efficienza amministrativa, della certezza e della riduzione dei tempi, nonché della diminuzione dei costi delle opere pubbliche, destinando alla crescita le risorse sottratte al circuito dell’economia illegale;
a destinare, nei limiti delle compatibilità finanziarie, ulteriori maggiori risorse agli interventi di sicurezza dell’edilizia scolastica, di messa in sicurezza del territorio e di contrasto del dissesto idrogeologico, nonché di efficientamento energetico, accelerando nel contempo la concreta attuazione dei relativi strumenti di programmazione.
(6-00136) «Marchi, Tancredi, Librandi, Tabacci, Pisicchio, Alfreider, Di Gioia, Antezza, Amoddio».

Il 23 aprile l’Aula del Senato approva una proposta di risoluzione sul Documento di economia e finanza 2015 – DEF

PROPOSTA DI RISOLUZIONE (6-00106) n. 5 (23 aprile 2015)

ZANDA, SCHIFANI, ZELLER.

Approvata nel testo emendato. Votata per prima, ai sensi dell’articolo 125-bis, comma 4, del Regolamento

Il Senato, esaminato il Documento di economia e finanza 2015;

premesso che:

dopo i segnali di ripresa evidenziati nell’ultimo trimestre 2014, nel 2015 l’economia italiana, uscendo dalla recessione, si avvia su un sentiero di crescita;

la fase ciclica espansiva, quantificata in termini prudenziali dalle stime recate nel DEF, risente nel breve periodo anche di fattori di natura esogena internazionale, quali il deprezzamento dell’euro e l’ampia flessione del prezzo del petrolio, e di contesto europeo, legati al complesso delle misure espansive adottate dalla BCE, mentre nel medio periodo diventano prevalenti quelli legati alla domanda interna, connessi con la politica economica del Governo;

con riferimento alle prospettive di crescita dell’economia italiana a partire dall’anno 2015, il DEF 2015 presenta due scenari di previsioni macroeconomiche, uno tendenziale e l’altro programmatico: le due previsioni coincidono per l’anno in corso, stimando un tasso di crescita pari allo 0,7 per cento del PIL, mentre si differenziano gradualmente negli anni successivi, per i quali viene previsto un tasso superiore di un decimo di punto nel 2016 e di tre decimi nel 2017 e 2018 e di due decimi nel 2019 nelle previsioni programmatiche rispetto a quelle tendenziali, grazie anche alla completa disattivazione degli aumenti di imposte indirette previsti per il 2016, pari ad un punto percentuale di PIL, e dell’impatto delle riforme strutturali dall’anno 2018;

il miglioramento delle previsioni tendenziali macroeconomiche rispetto a quelle contenute nei documenti dello scorso autunno determina una più favorevole evoluzione dell’indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche per tutto il periodo di previsione, sia in termini nominali che strutturali: in particolare, il saldo nominale si attesterebbe a -2,5 per cento del PIL nel 2015, a -1,4 per cento nel 2016, a -0,2 per cento nel 2017, a 0,5 per cento nel 2018 e a 0,9per cento per il 2019; in termini strutturali, il nuovo livello tendenziale dell’indebitamento netto sarebbe pari allo -0,5 per cento del PIL nel 2015 per arrivare al pareggio di bilancio nel 2016, a un avanzo dello 0,5 per cento nel 2017 e dello 0,8 per cento nel 2018 e nel 2019;

tuttavia la permanenza di un elevato scarto tra prodotto interno lordo effettivo e potenziale, tale da configurare una congiuntura “molto sfavorevole” secondo le normative europee, induce il Governo a confermare l’obiettivo programmatico del Draft Budgetary Plan (DBP) di ottobre 2014, per gli anni compresi tra il 2015 e il 2017, in attuazione della nuova linea di politica economica e di bilancio del Governo, focalizzata non più solo sul rispetto dei vincoli europei del Patto di stabilità, ma anche sull’obiettivo prioritario della crescita;

pertanto, l’indebitamento netto programmatico è fissato a -2,6 per cento del PIL nel 2015 (+0,1 rispetto al dato tendenziale), a -1,8 per cento nel 2016, a -0,8 per cento nel 2017, a 0 nel 2018 e 0,4 nel 2019, obiettivi che in termini strutturali determinano uno scarto rispetto agli andamenti tendenziali di 0,4 punti di PIL nel 2016, 0,5 nel 2017, 0,7 nel 2018 e 0,6 nel 2019;

nell’anno in corso, in particolare, le maggiori risorse derivanti dal miglioramento del quadro macroeconomico saranno utilizzate per l’adozione di specifiche misure coerenti con le finalità previste nel Programma nazionale di riforma ed entro gli obiettivi programmatici indicati nel Documento di programmazione e gli spazi già autorizzati dal Parlamento;

per il 2016 il Governo intende avvalersi della flessibilità concessa nel caso di implementazione di significative riforme strutturali per un ammontare pari allo 0,4 per cento del PIL;

la costante crescita su base annua dell’avanzo primario, che passerebbe nel dato programmatico dall’1,6 per cento del 2015 (tra i più elevati nell’area euro) al 4 per cento del 2019, unitamente alla progressiva riduzione della spesa per interessi passivi, attesa scendere dal 4,2 per cento del PIL del 2015 al 3,7 per cento a fine orizzonte previsivo, e alla realizzazione degli introiti da privatizzazioni pari a 0,4 per cento del PIL nel 2015 e pari a 0,5 per cento del PIL nel 2016 e 2017 e 0,3 per cento del PIL nel 2018, determinerebbero una discesa del debito pubblico dall’attuale 132,5 per cento nel 2015 al 120 per cento nel 2019, consentendo il rispetto della regola del debito nel triennio 2016-2018;

l’obiettivo programmatico della pressione fiscale è pari al 43,1 per cento nel 2014, al 42,9 per cento nel 2015, al 42,6 per cento nel 2016, al 42,1 nel 2017, al 41,9 per cento nel 2018, al 41,6 per cento nel 2019, in riduzione rispetto all’andamento tendenziale, che risente dell’aumento del gettito derivante dalla clausola di salvaguardia sulle aliquote IVA e sulle accise che il Governo si è impegnato a eliminare e dai criteri di classificazione contabile che impongono di registrare la misura relativa al riconoscimento del bonus di 80 euro come spese per prestazioni sociali anziché come minore pressione fiscale sui redditi da lavoro dipendente;

sul fronte del mercato del lavoro, a partire dal 2015, il DEF prevede una ripresa del tasso di occupazione (+0,6 per cento nel 2015 e +0,9 per cento nel 2016) ed una graduale riduzione del tasso di disoccupazione, dal 12,3 per cento del 2015 fino al 10,9 per cento della fine del periodo di programmazione;

il Documento prefigura una continuità nell’azione di Governo per il rilancio dell’economia italiana mediante una politica fiscale e di bilancio di sostegno alla crescita nel rispetto delle regole europee, la prosecuzione del percorso delle riforme strutturali per aumentarne le capacità competitive, il miglioramento dell’ambiente normativo delle imprese e delle condizioni alla base delle decisioni d’investimento;

il Programma nazionale di riforma (PNR) individua, in coerenza con le Raccomandazioni del Consiglio europeo e l’analisi contenuta nella Relazione sulla prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici della Commissione trasmessa il 18 marzo 2015, gli ambiti prioritari dell’azione governativa e definisce gli interventi volti ad ottemperare agli impegni presi in sede europea secondo un preciso cronoprogramma;

in particolare, al fine di attivare in un’unica coordinata strategia interazioni positive con la politica di bilancio, il Governo nel Documento espone nel dettaglio le azioni compiute e le misure da attuare dell’ampio programma di riforme strutturali, che si articola lungo tre direttrici fondamentali: 1) l’innalzamento della produttività del sistema mediante la valorizzazione del capitale umano (Jobs act, Buona scuola, Programma nazionale della ricerca); 2) la diminuzione dei costi indiretti per le imprese connessi agli adempimenti burocratici e all’attività della PA, mediante la semplificazione e la maggiore trasparenza delle burocrazie (riforma della PA, interventi anti-corruzione, riforma fiscale); 3) la riduzione dei margini di incertezza dell’assetto giuridico e del quadro istituzionale;

il Documento stima che tali riforme, una volta completate, eserciteranno un impatto rilevante sulla crescita di lungo termine, sull’occupazione, sulla coesione sociale e sulla sostenibilità del debito pubblico;

le previsioni macroeconomiche tendenziali e programmatiche per gli anni 2015-2019 sono state validate dall’Ufficio parlamentare di bilancio,

impegna il Governo:

a conseguire i saldi di finanza pubblica in termini di indebitamento netto rispetto al PIL, nonché il rapporto programmatico debito-PIL, nei termini indicati nel quadro programmatico del Documento di economia e finanza, in particolare a realizzare un rapporto tra deficit e prodotto interno lordo pari al 2,6 per cento nel 2015, all’1,8 per cento nel 2016 e allo 0,8 per cento nel 2017, con il raggiungimento del pareggio in termini nominali nel 2018, utilizzando nel 2015 lo spazio di manovra rispetto all’andamento tendenziale dei conti pubblici, con riferimento alla componente di spesa per interessi, per rafforzare l’implementazione delle riforme strutturali già avviate, nel limite dell’obiettivo programmatico indicato, e disponendo, prudenzialmente e in attesa di registrare tale margine con la presentazione del disegno di legge di assestamento, l’accantonamento di corrispondenti risorse nel bilancio dello Stato;

ad avvalersi per il 2016 della flessibilità concessa nel caso di implementazione di significative riforme strutturali ai sensi dell’articolo 3, comma 4, della legge 24 dicembre 2012, n. 243, e dell’articolo 5, comma 5, del Regolamento europeo n. 1466 del 1997 (cosiddetta “Clausola delle riforme”);

a neutralizzare l’entrata in vigore delle clausole di salvaguardia poste a garanzia dei saldi di finanza pubblica dalle due precedenti leggi di stabilità attraverso i maggiori spazi finanziari derivanti dalla citata Clausola sulle riforme, pari a 0,4 punti percentuali di PIL, e misure di revisione della spesa pubblica e delle agevolazioni fiscali per un ammontare pari a 0,6 punti di PIL nel 2016, assicurando comunque che le riduzioni di spesa siano operate selettivamente salvaguardando comunque l’efficienza e l’efficacia del sistema di protezione sociale e la qualità dei servizi ai cittadini, anche a livello locale, e che la revisione delle agevolazioni fiscali sia rivolta esclusivamente a quelle non giustificate da esigenze sociali o economiche o che costituiscono una duplicazione, salvaguardando in ogni caso la tutela dei redditi da lavoro dipendente e autonomo, dei redditi di imprese minori e dei redditi di pensione;

a considerare collegati alla manovra di finanza pubblica i seguenti provvedimenti: “Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali” (A.C. 2093); “Disposizioni in materia di semplificazione, razionalizzazione e competitività agricole del settore agricolo, agroalimentare e della pesca” (A.S. 1328); “Delega al Governo recante disposizioni per l’efficienza del processo civile” (A.C. 2953); “Misure di semplificazione per l’avvio delle attività economiche, per i finanziamenti e le agevolazioni alle imprese”; “Riorganizzazione delle Amministrazioni pubbliche” (A.S. 1577); “Revisione della spesa, promozione dell’occupazione e degli investimenti nei settori della cultura e del turismo”; “Delega per la revisione dell’ordinamento degli enti locali”; “Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni vigenti” (A.C. 2994); “Legge annuale per il mercato e la concorrenza” (A.C. 3012);

a proseguire l’iter delle riforme strutturali, con particolare riferimento a quelle riguardanti le istituzioni, la scuola, il mercato del lavoro, il sistema fiscale, la pubblica amministrazione, la giustizia civile e a dare piena attuazione alle azioni contenute nel Programma nazionale di riforma per il rilancio dell’economia nazionale e della competitività delle imprese, con particolare riguardo alle politiche industriali, rafforzando il sistema di garanzie per gli investimenti;

ad adoperarsi affinché il quantitative easing della BCE rappresenti una occasione per la piena ripresa del credito per cittadini e imprese e per tale via di decisa ripresa dei consumi e degli investimenti; a favorire, a tal fine, misure per lo smaltimento dei crediti deteriorati che gravano sui bilanci delle banche italiane e rendono più costosa e difficile la trasmissione all’economia reale della liquidità monetaria creata dagli acquisti della BCE;

a cogliere appieno tutte le opportunità connesse alle risorse finanziarie che saranno poste a disposizione dal Piano Juncker, realizzando ogni possibile sinergia tra interventi nazionali e interventi comunitari e promuovendo in sede europea la possibilità di scomputare dal calcolo del saldo di finanza pubblica ai fini del Patto di stabilità e crescita tutto il flusso annuale di cofinanziamenti nazionali;

a dedicare specifica attenzione al rilancio delle aree sottoutilizzate, segnatamente nel Mezzogiorno, in considerazione del fatto che il differenziale di livello di sviluppo che caratterizza le zone del Centro-Nord rispetto a quelle del Meridione costituisce un elemento di debolezza intrinseco che deve essere superato, con un più efficiente e rapido utilizzo delle risorse dei fondi strutturali attraverso la predisposizione di interventi volti a rafforzare la capacità progettuale, la trasparenza nelle procedure, la governance e i processi di valutazione ex-ante ed ex-post dei progetti;

a proseguire al fine di completare il processo di pagamento dei debiti pregressi della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese;

a proseguire e a rafforzare, nei limiti delle compatibilità finanziarie, il percorso di sostegno e rilancio dei programmi di investimento degli enti locali considerando anche l’importante volano di sviluppo rappresentato dalle piccole e medie opere rapidamente cantierabili, al fine di soddisfare esigenze fondamentali di tutela del territorio, di miglioramento della qualità della vita delle comunità, di rilancio delle economie locali;

a garantire agli enti locali una reale autonomia, continuando il percorso per il superamento del Patto di stabilità interno, secondo le modalità previste dalla legge n. 243 del 2012 e relative norme di attuazione, limitandosi ad indicare il quantum degli obiettivi di contenimento della spesa da realizzare e lasciando la definizione delle modalità attuative alla responsabilità dei singoli enti, definire un assetto complessivo della finanza locale caratterizzato da semplicità, chiarezza, equità, responsabilità e trasparenza nei meccanismi redistributivi e da certezza sulle risorse in modo da consentire l’effettiva possibilità di programmazione virtuosa degli impegni;

a realizzare una definitiva revisione del sistema di tassazione locale sugli immobili, senza associarle alcun obiettivo di aumento del volume complessivo del relativo gettito in termini macroeconomici, dando stabilità a un settore che costituisce uno snodo strategico nei rapporti tra cittadini e fisco e che ha conosciuto troppe modifiche nel corso degli ultimi anni, perseguendo gli obiettivi prioritari di semplificazione del quadro dei tributi locali sugli immobili, certezza ai comuni circa le risorse derivanti da tale fonte di entrata e responsabilizzazione nelle loro scelte di politica tributaria in tale campo; in tale contesto, a rivedere l’imposta municipale sui terreni agricoli, estendendo l’ambito di esenzione a quelli siti in aree svantaggiate e tenendo conto dell’effettiva redditività dei terreni;

a valutare l’opportunità di mantenere anche successivamente all’anno 2015 misure di sgravio contributivo con riferimento ai nuovi contratti di lavoro subordinato a tempo indeterminato, eventualmente modificando l’entità del beneficio e l’area di applicazione;

ad operare per provvedere gradualmente, nell’ambito della legge di stabilità per il 2016 e nel quadro delle compatibilità finanziarie individuate in quella sede, al finanziamento a regime degli interventi adottati in attuazione delle deleghe legislative di cui alla legge n. 183 del 2014, con particolare riferimento all’assegno di disoccupazione (ASDI), all’indennità di disoccupazione per i lavoratori con rapporto di collaborazione coordinata e continuativa – DIS-COLL, nonché alle disposizioni di carattere oneroso contenute nello schema di decreto legislativo recante misure di conciliazione delle esigenze di cura, di vita e di lavoro (Atto n. 157), attualmente all’esame del Parlamento;

a migliorare l’efficacia dei regimi di sostegno alla famiglia, in coerenza con quanto indicato nelle Raccomandazioni del Consiglio dell’8 luglio 2014 su PNR 2014;

ad adottare ulteriori interventi di contrasto alla povertà, valutando anche l’estensione dell’attuale regime sperimentale del SIA ;

a valutare l’opportunità di incrementare il finanziamento delle misure di detassazione della parte di retribuzione, entro i limiti di durata normale della prestazione, legata agli incrementi di produttività, contrattata al livello aziendale;

a valutare l’opportunità di promuovere, nell’ambito della legge di stabilità per il 2016 e nel quadro delle compatibilità finanziarie individuate in quella sede, interventi in materia previdenziale volti a introdurre elementi di flessibilità per quanto attiene all’età di accesso al pensionamento, anche attraverso l’introduzione di meccanismi di incentivazione e disincentivazione;

a proseguire e concludere, confermando il metodo di stretto confronto collaborativo tra Parlamento e Governo finora seguito, il processo di attuazione della delega per la riforma del sistema fiscale, la quale costituisce lo strumento fondamentale per dare risposta a molte delle raccomandazioni espresse dall’Unione europea e ai prioritari obiettivi di riforma in questo campo indicati dal PNR;

a realizzare tutte le misure necessarie a raggiungere l’obiettivo strategico del contrasto e della riduzione dell’evasione fiscale, dando pienamente attuazione a quanto previsto nella citata delega fiscale e dei conseguenti decreti legislativi;

al fine di garantire l’effettivo raggiungimento degli obiettivi di gettito indicati nel Documento, a definire in tempi brevi la questione relativa alle posizioni dirigenziali nelle agenzie fiscali, individuando soluzioni di carattere amministrativo e, se necessario, normativo, che, nel pieno rispetto dei principi di legalità, trasparenza e promozione del merito, e di quelli dettati dalla Corte costituzionale, consentano di assicurare la piena efficacia nell’azione delle agenzie;

a realizzare tempestivamente la revisione sostanziale della normativa in materia di appalti pubblici, anche nella prospettiva dell’attuazione delle nuove direttive europee in materia, al fine di perseguire efficacemente gli obiettivi della tutela della legalità, della lotta più efficace alla corruzione, dell’efficienza amministrativa, della certezza e della riduzione dei tempi, nonché della diminuzione dei costi delle opere pubbliche, destinando alla crescita le risorse sottratte al circuito dell’economia illegale;

a destinare, nei limiti delle compatibilità finanziarie, ulteriori maggiori risorse agli interventi di sicurezza dell’edilizia scolastica, di messa in sicurezza del territorio e di contrasto del dissesto idrogeologico, nonché di efficientamento energetico, accelerando nel contempo la concreta attuazione dei relativi strumenti di programmazione.

EMENDAMENTI ALLA PROPOSTA DI RISOLUZIONE (6-00106) N. 5

(6-00106) 5.1

DE BIASI, DIRINDIN, AIELLO, ROMANO, BIANCO

Approvato

Alla proposta di Risoluzione n. 5 dopo le parole: «salvaguardando l’efficienza e l’efficacia del sistema di protezione sociale» sostituire le parole: «e la qualità dei servizi ai cittadini» con le seguenti: «, nonché assicurando il mantenimento dei livelli e della qualità dell’assistenza sanitaria e sociale erogata ai cittadini e favorendone una maggiore omogeneità nel territorio nazionale,» .

Il 21 e 22 aprile le 7e Commissioni di Camera e Senato esaminano il Documento di economia e finanza 2015 – DEF

10 aprile DEF 2015 in Consiglio dei Ministri

Il Consiglio dei ministri, nel corso delle riunioni del 7 e 10 aprile, esamina ed approva il Documento di economia e finanza 2015 – DEF, a norma dell’articolo 10 della legge 31 dicembre 2009, n. 196

DOCUMENTO DI ECONOMIA E FINANZA

Documento di economia e finanza 2015 – DEF, a norma dell’articolo 10 della legge 31 dicembre 2009, n. 196


(CdM, 10.4.15) Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’Economia e delle Finanze, Pietro Carlo Padoan, ha approvato il Documento di economia e finanza (DEF) previsto dalla legge di contabilità e finanza pubblica, n.196 del 2009 che si compone delle seguenti sezioni:

  • Sezione I: Programma di Stabilità dell’Italia
  • Sezione II: Analisi e tendenze della finanza pubblica
  • Sezione III: Programma Nazionale di Riforma

A questi si aggiungono i seguenti allegati:

  • Rapporto sullo stato di attuazione sulla riforma della contabilità e finanza pubblica
  • Le spese dello Stato nelle Regioni e nelle Province autonome
  • Relazione del Ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare sullo stato di attuazione degli impegni per la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra
  • Relazione sui fabbisogni annuali di beni e servizi della Pubblica Amministrazione e sui risparmi conseguiti con il sistema delle convenzioni Consip
  • Relazione del Ministro dello Sviluppo economico sugli interventi nelle aree sottoutilizzate
  • Programma delle infrastrutture strategiche del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti

Il Def sarà inviato alle Camere perché si esprimano sugli obiettivi programmatici in tempo utile per la trasmissione del Programma di Stabilità e del Programma Nazionale di Riforma al Consiglio dell’Unione europea e alla Commissione europea entro il 30 aprile.
Gli obiettivi della politica economica del Governo rappresentati nel documento di programmazione triennale approvato oggi possono essere così riassunti: sostenere la ripresa economica evitando aumenti del prelievo fiscale e allo stesso tempo rilanciando gli investimenti; avviare il debito pubblico (in rapporto al PIL) su un percorso di riduzione, consolidando così la fiducia del mercati e riducendo la spesa per interessi; favorire gli investimenti e le iniziative per consentire un deciso recupero dell’occupazione nel prossimo triennio. Nell’insieme il Def disegna un netto cambiamento di marcia nella situazione economica e finanziaria del Paese con il prodotto interno lordo che nel 2015 diventa positivo (+0,7%) dopo tre anni di recessione e imposta una politica economica a supporto di una crescita più sostenuta nel triennio successivo.

TABELLA CON L’ANDAMENTO DEL PIL

PIL (variazione su anno precedente)

2015

2016

2017

2018

Stime aprile 2015

+0,7%

+1,4%

+1,5%

+1,4%

Stime autunno 2014

+0,6%

+1,0%

+1,3%

+1,4%

Il Consiglio dei Ministri ha approvato l’Allegato Infrastrutture al DEF 2015.
Il testo rappresenta il documento strategico nazionale per quanto riguarda le infrastrutture di trasporto, disegnando un Paese più collegato all’Europa e al sistema Mediterraneo, con connessioni urbane più efficaci.
L’Allegato Infrastrutture dà rilevanza al collegamento strategico tra le scelte di investimento adottate dal Governo e dal Parlamento e gli indirizzi comunitari, a partire dall’integrazione tra i nodi portuali, aeroportuali, intermodali e urbani con i 4 Corridoi multimodali TEN-T che attraversano l’Italia.
In primo luogo, parte da un’attenta analisi del contesto trasportistico nazionale – in termini di dotazione e di domanda anche potenziale – e del quadro programmatorio e normativo europeo e nazionale.
Lo strumento principale di programmazione viene individuato nel Documento pluriennale di pianificazione (DPP), introdotto dal decreto legislativo 29 dicembre 2011, n. 288, che includerà e renderà coerenti tutti i piani e i programmi d’investimento nazionali per opere pubbliche a oggi presenti. Con questa scelta si intende dare forte preferenza alla scelta delle procedure ordinarie, anziché straordinarie, per la realizzazione delle infrastrutture pubbliche.
Data la rilevanza, il DPP dovrà essere definito rapidamente, entro settembre 2015, facendo perno su piani di settore, i contratti Anas e Rfi, intersecando le fonti di finanziamento europee, nazionali e private.
Nel DPP saranno quindi inserite le opere portuali e logistiche necessarie al perseguimento della strategia che sarà definita per ogni sistema portuale incluso nelle reti TEN, nonché le linee strategiche e le relative opere prioritarie per i collegamenti degli aeroporti principali con le reti core e con le città come stabilito dal piano aeroporti e quelle nei settori idrico e dell’edilizia scolastica come in corso di definizione dai rispettivi piani.
Il Programma delle Infrastrutture strategiche (PIS) 2015, contenuto nell’Allegato, corrisponde alle linee strategiche e si concentra su opere essenziali e di rilevanza nazionale, necessarie alla competitività del Paese e alla mobilità intelligente nelle aree urbane.
Viene indicato quindi un nucleo ristretto di opere, compiendo principalmente la scelta del ferro (ferrovie e metropolitane): opere che possono essere definite le “priorità delle priorità” su scala nazionale.
Gli interventi sono individuati secondo criteri di effettiva rilevanza dal punto di vista delle analisi Swot dei settori (punti di forza, di debolezza, opportunità e rischi), di positivo impatto sulla sicurezza, di reale
fattibilità nei tempi previsti, di strategicità complessiva del sistema logistico e infrastrutturale quale architrave della crescita economica e produttiva nazionale.
Il Programma delle infrastrutture strategiche 2015 identifica 25 opere prioritarie, per un costo totale di 70,9 miliardi di euro e coperture finanziarie pari a 48 miliardi di euro. Va rilevato che dei 41 mld di risorse pubbliche disponibile ben 31 sono dedicati alla mobilità ferroviaria e cittadina.
Rispetto ad altre opere pubbliche contenute nel precedente PIS 2012, di cui all’XI Allegato infrastrutture, si provvederà, a valle di un approfondito confronto con le Regioni, all’aggiornamento sullo stato di avanzamento in sede di definizione della nota di aggiornamento al DEF 2015 a settembre.
Relativamente alla capacità di realizzazione delle opere pubbliche – che secondo recenti statistiche vengono attuate scontando un 40% di tempi inerziali sui tempi complessivi di realizzazione – è stato elaborato un Piano di Rafforzamento Amministrativo (PRA) per affrontare le criticità dovute alla scarsa capacità amministrativa.
Sempre a questo fine e per la totale trasparenza dei dati, si assume l’impegno di un nuovo sistema di dati aperti, Opencantieri, in cui rendere disponibili ai cittadini tutte le informazioni.


(CdM, 7.4.15) Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’Economia e delle Finanze, Pietro Carlo Padoan, ha avviato l’esame del Documento di economia e finanza previsto dalla legge di contabilità e finanza pubblica, n.196 del 2009, la cui approvazione è prevista entro il 10 aprile di ogni anno.

Presentazione DEF
La programmazione economico-finanziaria viene aggiornata alla luce di un quadro macro favorevole all’Italia e all’Eurozona: il prezzo dell’energia ha subito un drastico calo e al tempo stesso il rapporto euro/dollaro è più coerente con i fondamentali delle due aree economiche. Questa seconda componente del quadro macro si è realizzata grazie alla politica di quantitative easing della BCE, resa possibile sia dalla gestione responsabile dei bilanci nazionali dei paesi dell’Unione europea, sia dal nuovo clima maturato durante la presidenza italiana dell’Unione europea.

Dopo un lungo periodo caratterizzato dall’instabilità politico-istituzionale e dall’emergenza finanziaria, il Governo lavora alla politica economica in una prospettiva non più emergenziale e intende cogliere l’opportunità offerta dalla finestra temporale favorevole dando continuità alla propria strategia di medio termine: riduzione delle tasse compensata da risparmi sulla spesa, ripresa degli investimenti, gestione responsabile del bilancio statale, riforme strutturali.

Il Documento di Economia e Finanza 2015 opera quindi in continuità con i principali provvedimenti assunti nei mesi precedenti (il decreto legge 66, la legge di stabilità, l’investment compact) e conferma l’ambizioso programma di riforme che costituisce il segno distintivo del Governo: piena realizzazione del jobs act, riforma della pubblica amministrazione, riforma della legge elettorale e dell’architettura istituzionale, riforma della scuola, adeguamento del settore del credito, revisione della spesa orientata sia alla generazione di risparmi che all’aumento dell’efficacia dei servizi pubblici offerti a cittadini e imprese. Un programma che ha l’obiettivo di migliorare strutturalmente la capacità competitiva del Paese a partire dal capitale umano e dalle infrastrutture.

L’affacciarsi della crescita dopo tre anni di recessione e la realizzazione di riforme lungamente attese consentono di impostare un ciclo della fiducia: il circolo virtuoso che fa risalire la domanda e insieme alla revisione della spesa crea spazio per la riduzione delle tasse e la ripresa degli investimenti pubblici; il risultato sarà un ritmo di crescita più elevato nel 2016 e 2017, il rafforzamento dell’occupazione e quindi della fiducia.

Questa strategia si sviluppa entro il vincolo stringente dovuti all’elevato debito pubblico che grava sulle finanze del paese. Questo vincolo trova manifestazione nelle regole comuni adottate nell’ambito dell’Unione europea, che il Governo italiano rispetta integralmente (vincolo del 3% nel rapporto deficit/PIL, saldo strutturale in evoluzione verso il pareggio, regola del debito). Una strategia che ha consentito finora di consolidare la fiducia dei mercati (con un beneficio consistente nella riduzione del costo del debito) e ha dato la possibilità alle istituzioni europee di mettere in campo una strategia per la flessibilità e per una politica monetaria espansiva.

Le stime di crescita e il programma di finanza pubblica
Il quadro programmatico contempla una crescita superiore alle precedenti previsioni, grazie alla cancellazione delle tasse contemplate per il 2016 dalle clausole di salvaguardia e nonostante l’impatto negativo dei risparmi sulla spesa:

PIL (variazione su anno precedente) 2015 2016 2017 2018
Stime aprile 2015

+0,7%

+1,4%

+1,5%

+1,4%

Stime autunno 2014

+0,6%

+1,0%

+1,3%

+1,4%

 
QUADRO PROGRAMMATICO 2015 2016 2017 2018
DEFICIT NOMINALE / PIL

-2,6%

-1,8%

-0,8%

0

DEFICIT STRUTTURALE / PIL -0,5% -0,4% 0 0
DEBITO PUBBLICO / PIL 132,5% 130,9% 127,4% 123,4%
 
QUADRO TENDENZIALE AGGIORNATO 2015 2016 2017 2018
DEFICIT NOMINALE / PIL

-2,5%

-1,4%

-0,2%

+0,5%

DEFICIT STRUTTURALE / PIL -0,5% 0 +0,5% +0,8%
DEBITO PUBBLICO / PIL 132,4% 130,3% 127,2% 123,7%
 
QUADRO PROGRAMMATICO
NOTA AGG. DEF
2015 2016 2017 2018
DEFICIT NOMINALE / PIL

-2,9%*

-1,8%

-0,8%

-0,2

DEFICIT STRUTTURALE / PIL -0,6%* -0,4% 0 0
DEBITO PUBBLICO / PIL 133,4% 131,9% 128,6% 124,6%

(*): Il rapporto deficit/PIL per il 2015 è stato corretto a 2,6% con la legge di stabilità 2015.
Il quadro tendenziale aggiornato consentirebbe di raggiungere il pareggio di bilancio strutturale già nel 2016, tuttavia il Governo ha ritenuto opportuno confermare al 2017 il conseguimento di tale obiettivo così da conferire una natura espansiva alla programmazione per il 2016.

Per il 2016, infatti, il Governo si impegna a cancellare l’aumento delle tasse contemplato dalle clausole di salvaguardia, per un valore corrispondente a 1 punto di PIL. Questo intervento viene effettuato grazie ai risparmi della revisione della spesa e al beneficio che si registra grazie alla crescita maggiore e alla spesa per interessi sul debito inferiore rispetto alle previsioni precedenti.

Il ricorso alla “clausola delle riforme” prevista dalle linee guida sulla flessibilità delle regole europee pubblicate dalla Commissione a gennaio di quest’anno, consente di contenere l’aggiustamento strutturale a 0,1% del PIL rispetto allo 0,5% altrimenti richiesto dalle regole comuni.

Il debito pubblico si stabilizza nel 2015 e comincia il percorso di riduzione a partire dal 2016. Un percorso che libererà il Paese da un grave fardello. La regola del debito viene quindi rispettata e l’obiettivo viene centrato nel 2018.

Il Ministro Padoan ha acquisito un primo consenso da parte del Consiglio dei Ministri sul Documento, il cui coordinamento verrà completato entro la data prevista dalla legge.

1 aprile Ministro in 11a Commissione Senato

Il 19 marzo e l’1 aprile, nell’11a Commissione del Senato, si svolgono le comunicazioni del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, Stefania Giannini, sul programma europeo Garanzia giovani.