Salute mentale e lavoro, “nessuno puo’ dire che leggi e fondi non ci sono”

Redattore Sociale del 11-10-2017

Salute mentale e lavoro, “nessuno puo’ dire che leggi e fondi non ci sono”

Un confronto a Palermo con gli assessori Mangano e Mattina e gli utenti del dipartimento di salute mentale dell’Asp 6. L’associazione Meravigliosamente: “C’è tutto ma manca solo la volontà di aiutarci concretamente per farci impegnare per la nostra società” .

PALERMO. Quali sono oggi le opportunità lavorative per chi ha una disabilità di tipo psichico? A questa domanda hanno cercato di rispondere rappresentanti politici, utenti dell’Asp 6 e medici oggi a Palermo. L’incontro su “La salute mentale al centro. Il terzo settore e le istituzioni si confrontano”, curato dal coordinamento Si può fare, è avvenuto questa mattina nella sala delle Lapidi di Palazzo delle Aquile in occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale.

La giornata è stata aperta dalla cerimonia durante la quale il sindaco di Palermo Orlando ha premiato la cooperativa sociale Equonomia con la pergamena “Tessera Preziosa del Mosaico Palermo” per essersi distinta nel campo degli inserimenti lavorativi di persone con disagio psichico. “Noi disabili abbiamo diritto al lavoro e alla vita sociale come tutti gli altri – dice con forza Antonino Raro dell’associazione Meravigliosamente -. Nessuno può dire più che le leggi e i fondi non esistono. C’è tutto ma manca solo la volontà di aiutarci concretamente per farci impegnare per la nostra società. Il disabile psichico lavorando riesce, oltre ad avere un benessere personale ad ingenerare anche maggiore sensibilità in tutto l’ambiente di lavoro. Oltre all’assistenza sanitaria abbiamo quindi un forte bisogno di inserimento lavorativo che ci rende ancora più autonomi anche economicamente. La politica non ha più scusanti e noi possiamo essere messi nelle condizioni di attivarci per gli altri solo se ci danno le opportunità per fare valere i nostri diritti a partire dal lavoro”.

“Premettendo che oggi il lavoro è uno dei principali nodi problematici di questa società – afferma assessore regionale alla famiglia Carmencita Mangano – ancora più delicato è il tema del lavoro e disabilità e ancora di più del lavoro e disabili psichici. Ho pubblicato un documento che fa chiarezza relativamente al blocco delle assunzioni del 2008 che secondo quanto ribadito dalla Corte dei Conti non riguarda le persone con disabilità per le quali si riconosce l’obbligo di assunzione secondo la legge 68 del’99. Ci deve essere allora uno sforzo concreto da parte delle istituzioni affinchè ci possa essere la gestione di un modello condiviso tra l’assessorato al lavoro, l’Asp cittadina e le aziende. In questo momento si sta lavorando per avviare una convenzione in cui gli operatori della salute mentale si impegneranno ad accompagnare la persona con disabilità in un percorso di inclusione lavorativa all’interno di alcune aziende. Un altro punto importante è poi la costituzione di un albo dove soggetti del terzo settore e altre realtà potranno interloquire con le istituzioni per delle co-progettazioni”.

“Dobbiamo prendere piena consapevolezza di questo bene comune che è la salute mentale in cui ognuno deve dare il suo contributo. Nel piano strategico si sancisce che esiste il dipartimento di salute mentale integrato che prevede la piena partecipazione democratica di tante realtà – afferma Enzo San Filippo del dipartimento di salute mentale e rappresentante del coordinamento Si può fare -. Sia il piano di azione locale che l’albo per i soggetti terzi co-gestori dei progetti sono sicuramente due strumenti del dipartimento di salute mentale integrato che allargano la partecipazione a tutti nella prospettiva di raggiungere risultati concreti”.

Intanto al consiglio comunale è stata messa all’ordine del giorno una proposta per l’adozione del regolamento per inserimento sociolavorativo di soggetti in condizioni di svantaggio con una quota di riserva del 3% nel settore degli appalti di beni e servizi. “E’ evidente che in passato abbiamo perso tanto tempo e che le istituzioni devono chiedere scusa alle famiglie – sottolinea l’assessore alle Cittadinanza solidale Giuseppe Mattina –. Ci sono dei diritti e dei bisogni primari che rappresentano la vita delle persone su cui si è fatto ancora troppo poco. Questa proposta di regolamento può essere sicuramente una prima risposta e mi attiverò per questo insieme a tutti gli altri strumenti che bisogna mettere in campo per avviare un nuovo percorso. Abbiamo, per esempio, un tavolo di lavoro sulla disabilità che stilerà un documento entro il 31 dicembre a garanzia di tutti i diritti dei disabili in senso molto ampio: dall’abbattimento delle barriere architettonica all’integrazione lavorativa ecc. Il modello deve essere quello di avere un approccio nuovo e partecipativo che vuole dare risposte concrete che partono dal basso. La città si salva e cresce solo se c’è il contributo di tutti. Non servono soltanto le risorse economiche ma azioni e progetti che abbiano un senso alto”. (set)

Lettera aperta alla Ministra

Scuola =

Lettera aperta on. Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana) a Ministra Fedeli: incontriamoci.  Sull’alternanza scuola–lavoro serve una moratoria e un’inchiesta ministeriale

 

“Cara ministra Fedeli,  abbiamo un problema serio, che interessa 1 milione e mezzo di ragazze e ragazzi: non possiamo permetterci che vengano scaraventati in esperienze squalificate, svilenti se non addirittura pericolose.

Le avanziamo una proposta: sospendiamo le ostilità e le legittime divergenze sulla legge 107, abbiamo da affrontare un’emergenza.

Incontriamoci, abbiamo una proposta: una moratoria dell’alternanza per attivare un’inchiesta ministeriale sul tema.”

Lo scrive in una lettera aperta il segretario nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, rivolgendosi alla titolare del ministero di Viale Trastevere.

“Sempre più spesso  -prosegue il leader di SI – emergono fatti di cronaca allarmanti intorno ai percorsi di alternanza scuola-lavoro. Da più parti arrivano segnalazioni di percorsi dallo scarso contenuto formativo, ai limiti del vero e proprio sfruttamento di ragazze e ragazzi che, come a lei è ben noto, non vengono retribuiti per le prestazioni che svolgono. Le associazioni studentesche hanno presentato inchieste e dossier inquietanti. A tutto questo si sono aggiunti, l’ultimo nei giorni scorsi, episodi con epiloghi drammatici dagli infortuni alle molestie. Troppi episodi e troppo preoccupanti per considerarli sfortunate coincidenze.”

“Sono convinto che serva un impegno diretto delle istituzioni per verificare i percorsi attivati, la loro qualità e i loro esiti. Serve  – conclude Fratoianni . un’indagine coordinata dal Ministero che coinvolga le scuole e gli studenti. Serve a tutti noi per tornare a discutere, anche a scontrarci, ma soprattutto a intervenire sull’alternanza scuola lavoro con ulteriori elementi di conoscenza.”

Tre scritti, e l’Invalsi in inglese: così cambia l’esame di terza media

da Il Sole 24 Ore

Tre scritti, e l’Invalsi in inglese: così cambia l’esame di terza media

di Claudio Tucci

Arriva il decreto che cambia, da quest’anno, l’esame di terza media: la partecipazione alle prove Invalsi diventa requisito d’ammissione alle prove, che, è un’altra novità, scendono a tre scritti più il colloquio orale. Insieme al diploma arriva poi un modello nazionale di certificazione delle competenze, risultato della sperimentazione già condotta da circa 2.700 istituti.

Le novità
La firma del decreto da parte della ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, rende operative le nuove regole (ridisegnate, come si ricorderà, da uno dei decreti attuatiti della legge 107). In arrivo anche una circolare alle scuole per illustrare pure la valutazione nel primo ciclo. Qui sarà il collegio dei docenti a deliberare criteri e modalità di valutazione di apprendimenti e comportamento. I criteri saranno resi pubblici e inseriti nel piano triennale dell’offerta formativa. Le scuole, per rendere più completa e chiara la valutazione anche alle famiglie, dovranno accompagnare i voti in decimi con la descrizione del processo e del livello globale di sviluppo degli apprendimenti raggiunto. La valutazione del comportamento sarà espressa d’ora in poi con giudizio sintetico e non più con voti decimali, per offrire un quadro più complessivo sulla relazione che ciascun studente ha con gli altri e con l’ambiente scolastico. La norma che prevedeva la non ammissione alla classe successiva per chi conseguiva un voto di comportamento inferiore a 6/10 è abrogata. Ma resta confermata la non ammissione alla classe successiva (in base a quanto previsto dallo Statuto delle studentesse e degli studenti) nei confronti di coloro a cui è stata irrogata la sanzione disciplinare di esclusione dallo scrutinio finale.

Ecco, punto per punto, le principali novità che interesseranno, a giugno, i circa 550mila studenti che qualche settimana fa hanno iniziato la terza media.

L’ammissione
Per poter sostenere il nuovo esame gli studenti dovranno aver frequentato almeno tre quarti del monte ore annuale, non aver ricevuto sanzioni disciplinari che comportano la non ammissione alle prove, e – la novità – aver partecipato ai test Invalsi di italiano, matematica e inglese. Le prove Invalsi si svolgeranno ad aprile, al computer. La partecipazione sarà requisito per l’accesso all’esame, ma non inciderà sul voto finale. Entro ottobre le scuole riceveranno le informazioni necessarie per lo svolgimento delle prove al computer. Nel caso in cui l’alunno non abbia raggiunto i livelli minimi di apprendimento necessari per sedersi davanti ai commissari, il consiglio di classe potrà deliberare, a maggioranza e con adeguata motivazione, la non ammissione.

Le prove
Terranno maggiormente conto, rispetto al passato, degli studenti e dei traguardi di sviluppo delle competenze definiti nelle indicazioni nazionali per il curricolo. Le prove scritte diventano tre: una di italiano, una di matematica e una per le lingue straniere.

Italiano
Verificherà la padronanza della lingua, la capacità di espressione personale, la coerente e organica esposizione del pensiero da parte delle alunne e degli alunni. Le tracce dovranno comprendere un testo narrativo o descrittivo; un testo argomentativo, che consenta l’esposizione di riflessioni personali, per il quale dovranno essere fornite indicazioni di svolgimento; una traccia di comprensione e sintesi di un testo letterario, divulgativo, scientifico anche attraverso richieste di riformulazione. La prova potrà essere strutturata anche in più parti, mixando le tre diverse tipologie.

Matematica
Sarà finalizzata ad accertare la capacità di rielaborazione e di organizzazione delle conoscenze, delle abilità e delle competenze acquisite dagli alunni nelle seguenti aree: numeri, spazio e figure, relazioni e funzioni, dati e previsioni. La prova sarà strutturata con problemi articolati su una o più richieste e quesiti a risposta aperta. Potranno rientrare nelle tracce anche metodi di analisi, organizzazione e rappresentazione dei dati, caratteristici del pensiero computazionale.

Lingua straniera
È prevista una sola prova di lingua straniera, distinta in due sezioni, che verificherà che le alunne e gli alunni siano in possesso delle competenze di comprensione e produzione scritta di livello A2 del Quadro comune europeo di riferimento per l’Inglese e A1 per la seconda lingua comunitaria. La prova potrà consistere: in un questionario di comprensione di un testo a risposta chiusa e aperta; nel completamento di un testo in cui siano state omesse parole singole o gruppi di parole, oppure riordino e riscrittura o trasformazione di un testo; nell’elaborazione di un dialogo su traccia articolata che indichi chiaramente situazione, personaggi e sviluppo degli argomenti; nell’elaborazione di una lettera o email personale su traccia riguardante argomenti di carattere familiare o di vita quotidiana; nella sintesi di un testo che evidenzi gli elementi e le informazioni principali.

Il colloquio
È finalizzato a valutare il livello di acquisizione delle conoscenze, abilità e competenze previsto dalla Indicazioni nazionali, con particolare attenzione alle capacità di argomentazione, di risoluzione di problemi, di pensiero critico e riflessivo, di collegamento fra discipline. Terrà conto anche dei livelli di padronanza delle competenze connesse alle attività svolte nell’ambito di Cittadinanza e Costituzione.

Voto finale
Il voto finale deriverà dalla media fra il voto di ammissione e la media dei voti delle prove scritte e del colloquio. Potrà essere assegnata la lode. Il decreto riserva particolare attenzione alle alunne e agli alunni con disabilità o con disturbi specifici dell’apprendimento (DSA): per loro sono previsti tempi adeguati, sussidi didattici o strumenti necessari allo svolgimento delle prove d’esame.

Ok alle date per i test Invalsi: dal 3 maggio nella primaria e dal 7 maggio nelle superiori

da Il Sole 24 Ore

Ok alle date per i test Invalsi: dal 3 maggio nella primaria e dal 7 maggio nelle superiori

di Laura Virli

E’ di qualche giorno fa la lettera pervenuta ai presidi dalla presidente dell’Invalsi che annuncia l’avvio delle procedure per lo svolgimento delle prove Invalsi 2018, anche alla luce delle novità apportate dal Dlgs 62/2017.

Scuola primaria
Le prove in questa fascia di età continuano ad essere somministrate con i tradizionali fascicoli cartacei. Ma per la prima volta, nell’ultimo anno (quinta elementare), esordirà la prova d’inglese per valutare le competenze ricettive (comprensione della lettura e dell’ascolto) riferite al livello A1 del Quadro comune europeo di riferimento per la conoscenza delle lingue (Qcer).
Secondo il calendario il 3 maggio 2018 ci sarà la prova d’inglese in V primaria, il 9 maggio 2018 la prova di italiano in II e V primaria (e la prova preliminare di lettura solo per le classi campione della II primaria); l’11 maggio 2018 la prova di matematica in II e V primaria.

Scuola secondaria di primo grado
Oltre alle prove di italiano e matematica, nelle classi III della scuola secondaria di primo grado esordirà la prova d’inglese che riguarderà le competenze ricettive (comprensione della lettura e dell’ascolto) riferite al livello A2 del Qcer.
Le terze medie sosterranno le prove in più sessioni organizzate autonomamente dalle scuole in un arco temporale definito dall’Invalsi, tra il 4 aprile e il 21 aprile 2018.

Scuola secondaria di secondo grado
Le classi II della scuola secondaria di secondo grado sosterranno le prove di italiano e matematica, comprensive anche del questionario studente, in più sessioni organizzate autonomamente dalle scuole in un arco temporale definito dall’Invalsi, tra il 7 maggio e il 19 maggio 2018.

Prove on line
Per le scuole secondarie di primo e secondo grado la somministrazione avverrà per la prima volta tramite computer (Cbt – computer based testing), quindi interamente on line con una piattaforma capace di operare sui principali sistemi operativi.
Le prove Cbt costituiscono un forte elemento di innovazione e consentiranno di fornire alle scuole informazioni più ricche e articolate. Inoltre, azzereranno il lavoro di immissione dei dati e di correzione delle domande a risposta aperta, fino all’anno scorso affidato ai docenti. Vantaggio da non sottovalutare, tenuto conto che, secondo il Dlgs 62/2017, le prove Invalsi e lo svolgimento delle azioni a esse connesse costituiscono attività ordinaria d’istituto.

Notizie aggiuntive
Per dar corso alle procedure connesse con le prove è necessario iscriversi, a partire dalle ore 15.00 del 10 ottobre 2017 ed entro le ore 16.30 del 31 ottobre 2017, seguendo le indicazioni fornite sul sito dell’Invalsi. In allegato alla lettera ai presidi, un dettagliato allegato tecnico.
Entro il 30 novembre 2017 l’Invalsi invierà alle scuole una nota specifica relativamente al trattamento dei dati connessi allo svolgimento della prova Invalsi, e una nota tecnica legata agli aspetti informatici e organizzativi per lo svolgimento delle prove.
Nella nota l’Invalsi comunica la sua estraneità a proposte di adesione, pervenute alle scuole in varie forme, a corsi online di addestramento alle prossime prove. Qualora queste iniziative dovessero ripresentarsi l’Istituto si tutelerà con idonee azioni legali.

Pronto concorso ad hoc per i prof «introvabili»

da Il Sole 24 Ore

Pronto concorso ad hoc per i prof «introvabili»

di Claudio Tucci

ROMA

Pronti concorsi ad hoc per coprire le migliaia di cattedre, matematica un pò ovunque, ma anche italiano in tante regioni del Nord, che ogni anno rimangono vuote per mancanza di professori da immettere in ruolo. A inizi 2018 verrà bandita una selezione riservata agli abilitati all’insegnamento nella scuola secondaria (compresa la seconda fascia): dopo lo svolgimento di un esame orale (non selettivo) gli interessati saranno inseriti in una nuova graduatoria regionale di merito (peseranno anche i titoli di servizio e professionali, per il 60% del punteggio complessivo), da cui poi attingere per i contratti a tempo indeterminato a partire da settembre 2018.

Non solo: il ministero dell’Istruzione è al lavoro anche per un concorso riservato ai precari, non abilitati, con almeno tre anni di servizio in classe, e per una selezione “ordinaria” che segnerà il debutto – a partire, probabilmente dall’anno accademico 2018/2019 – del nuovo, e innovativo, percorso di formazione iniziale e tirocinio (denominato «Fit») introdotto dalla legge 107.

Parlando, ieri sera, in audizione in Parlamento, la ministra Valeria Fedeli ha annunciato, poi, un’altra imminente novità: «Entro pochi giorni sarà bandita la selezione per 2.425 presidi» (l’obiettivo è eliminare il fenomeno delle reggenze). La titolare del Miur ha confermato, inoltre, anche la prima riduzione del numero di supplenze lunghe: quest’anno sono stati firmati circa 83mila contratti annuali (lo scorso anno si toccava quota 102mila).

Sempre ieri, la Fedeli ha firmato il decreto con le nuove regole sull’esame di terza media che scatteranno a giugno 2018. Per gli studenti del primo ciclo cambierà pure la valutazione: i voti restano in decimi ma saranno accompagnati da una descrizione del livello di apprendimento raggiunto. Una novità è prevista per il comportamento non più espresso in decimali, ma con un giudizio sintetico. Viene abrogata la norma che prevedeva la non ammissione alla classe successiva con un voto in condotta inferiore a 6/10. Resta però confermata la bocciatura nei confronti di coloro a cui è stata irrogata la sanzione disciplinare di esclusione dallo scrutinio finale.

Alternanza scuola-lavoro per diversamente abili, molto resta da codificare

da Il Sole 24 Ore

Alternanza scuola-lavoro per diversamente abili, molto resta da codificare

di Andrea Marchetti

La legge 107/15 prevede che gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado hanno obbligo di svolgere un percorso di alternanza scuola – lavoro: 200 ore per i licei e 400 ore per i tecnici e i professionali da effettuarsi negli ultimi tre anni del percorso quinquennale. Anche per lo studente con disabilità è necessario offrire le stesse condizioni in termini di ore, contenuti e pratica – professionale per le attività di alternanza scuola lavoro (Asl).

A partire dal primo gennaio 2019, il Dlgs 66/17 introdurrà importanti novità per l’inclusione degli alunni con disabilità nelle scuole di ogni ordine e grado. Assisteremo a un sostanziale cambiamento nel riconoscimento e nella certificazione dell’handicap da parte delle commissioni mediche competenti. In particolare, sarà prevista l’adozione del Profilo di funzionamento, come atto propedeutico e necessario alla predisposizione del Progetto individuale (Pi) e del Pei.
Di conseguenza, le scuole nella stesura dei percorsi didattico-formativi dovranno tener conto sia della certificazione della disabilità redatta secondo la Classificazione statistica internazionale delle malattie e dei problemi sanitari sorrelati (Icd) dell’Oms, sia del Profilo di funzionamento elaborato secondo la International classification of functioning, disability and health (Icf).

Attraverso l’utilizzo del sistema Icf le scuole dovranno rivedere le proprie modalità di valutazione dei livelli degli apprendimenti e delle competenze raggiunti dagli studenti con disabilità. Vi sarà, quindi, la necessità di riformulare la documentazione riguardante l’attestazione delle competenze fino ad oggi adottata dalle Istituzioni scolastiche per gli alunni diversamente abili sia per sostenere gli Esami di Stato, sia per coloro che svolgeranno percorsi formativi in alternanza scuola-lavoro.
La modalità di realizzazione del percorso formativo in alternanza dipende dal tipo di deficit, dalla condizione psicofisica dello studente e dal programma da lui seguito.
Nell’organizzazione dei percorsi in Asl presso le strutture ospitanti (So), l’istituzione scolastica dovrà prestare particolare attenzione nell’individuazione del tutor interno che dovrà seguire lo studente con disabilità presso la So. Nella maggior parte dei casi sarà opportuno prevedere la presenza nel nuovo contesto operativo del tutor interno che in questi casi può essere il docente di sostegno o l’assistente educatore, al fine di consentire un graduale inserimento e di verificare di volta in volta se lo studente diversamente abile è in grado di svolgere le mansioni a lui assegnate in autonomia.

L’attività in alternanza deve rispondere innanzitutto alle modalità previste dal Pei, quindi, se attinente a percorsi differenziati o globalmente corrispondenti agli obiettivi della classe.
Per gli studenti che seguono percorsi differenziati, potrebbe risultare necessaria una flessibilità o riduzione oraria del percorso di Asl nelle So. Vi sono, infatti, patologie legate a deficit psicotici o alla sfera psicologica del soggetto che impediscono allo studente con disabilità di svolgere percorsi di alternanza in luoghi diversi da quelli della scuola e per la totale quantità di ore previste. L’istituzione scolastica dovrà quindi prevedere per questi ragazzi con deficit di adattamento agli ambienti esterni e/o con particolari difficoltà attentive o di applicazione, percorsi eventualmente alternativi e più confacenti alla loro personalità e alle loro reali capacità come ad esempio percorsi formativi in cooperative sociali, strutture di volontariato, impresa formativa simulata, laboratori scolastici.

La normativa vigente per l’alternanza scuola-lavoro non indica un rapporto prefissato tra l’attività pratica e quella teorica, quindi lo studente con disabilità può svolgere specifici moduli teorici o laboratoriali a scuola e parte dei moduli tecnico – professionali nelle strutture ospitanti. Di conseguenza, il percorso di formazione deve essere inserito all’interno di una programmazione idonea al raggiungimento dei risultati di apprendimento.

Su questi e altri aspetti inerenti l’Asl per gli studenti con disabilità, si attendono, da parte del Miur specifiche indicazioni che dovranno affrontare le modalità per sostenere il nuovo esame di Stato, il contestuale rinnovo della modulistica relativa alla certificazione delle competenze per i ragazzi che affrontano percorsi differenziati e l’auspicio di una pubblicazione di linee guida a loro dedicate per la progettazione dei percorsi di alternanza scuola-lavoro.

Alternanza scuola lavoro “rimandata a settembre”: bene negli istituti, male nei licei

da Il Sole 24 Ore

Alternanza scuola lavoro “rimandata a settembre”: bene negli istituti, male nei licei

di Marzio Bartoloni

Ha già coinvolto oltre un milione di ragazzi, più del doppio dell’anno prima. L’obiettivo era fornire agli studenti degli ultimi anni della scuola superiore la possibilità di imparare facendo, avvicinandoli al mondo del lavoro. Come è andata a finire la loro prima esperienza di alternanza scuola lavoro? Per metà degli studenti bene: la giudicano utile per gli studi e per orientarsi nelle scelte di un lavoro futuro. Ma un terzo – soprattutto chi frequenta i licei – non ha invece un bel ricordo: l’esperienza è stata poco formativa, anche perché in molti casi è mancato un insegnante che li guidasse in questo percorso e anche nel posto di lavoro il tutor non era molto preparato a seguirli. A rivelarlo è una indagine su 4mila ragazzi delle superiori realizzata dalla rete degli studenti medi che – alla luce di alcuni nodi emersi – parlano di alternanza «rimandata a settembre».

I principali risultati
L’indagine ha preso in esame istituti professionali, tecnici e licei suddivisi in base al loro peso. Il risultato principale, come detto, è che uno studente su due da una valutazione complessivamente positiva dell’alternanza scuola lavoro (400 ore obbligatorie nell’ultimo triennio negli istituti e 200 ore nei licei) : in particolare è stata ritenuta utile per «l’acquisizione di competenze specifiche» e per «capire il lavoro per cui si è più portati». Ma uno studente su tre ha dato invece una valutazione pesantemente negativa: nel mirino soprattutto la poca coerenza con il percorso scolastico e la mancata personalizzazione del percorso di alternanza. E qui entrano in gioco le valutazioni di chi arriva da un istituto professionale e tecnico o da un liceo. Per quest’ultimi i giudizi in media sono più negativi: per chi viene da un istituto tecnico o professionale – dove, va detto, l’alternanza scuola lavoro è più rodata – il giudizio è molto positivo (in media 4 punti su 5) sia rispetto alla coerenza del percorso svolto, che all’utilità, che all’orientamento al lavoro. Dagli studenti dei licei arriva invece un giudizio molto critico: alle stesse domande corrispondono punteggi bassi, sotto la sufficienza (in media 2,5 su 5).

La differenza di giudizi tra licei e istituti tecnici e professionali
Dall’indagine della rete degli studenti medi risulta innanzitutto che i liceali sono quelli che hanno svolto maggiori esperienze prive di attività propedeutiche: il 59,5% non è stato formato prima contro il 40,5% degli istituti tecnico professionali. Nei licei tra l’altro è più frequente che i percorsi di alternanza si svolgano all’esterno dell’orario scolastico. Ma il dato forse più importante è che i liceali possono fare affidamento su docenti spesso più impreparati per questa esperienza: a dichiarare di avere un insegnante adeguatamente formato è stato solo il 31% dei liceali (contro il 69% degli altri studenti). C’è poi anche un problema di formazione dei tutor nei posti di lavoro che colpisce sempre di più i liceali: il 62% degli studenti che non lo avevano affatto (15,4% del totale) proviene proprio da lì. Più in generale solo il 25% degli studenti è stato seguito da un dipendente con delega specifica, mentre sono il 33% quelli che avevano come tutor aziendale un dipendente con altre mansioni (principalmente negli enti pubblici e nei musei). Il 24,6% aveva lo stesso datore di lavoro, soprattutto nel caso di micro e piccole imprese. Più preoccupante invece il dato secondo il quale un 15,4% di studenti è stato completamente lasciato a se stesso, privi di una qualsivoglia guida.

Contratto, è caccia alle risorse ma anche la normativa è un rebus

da ItaliaOggi

Contratto, è caccia alle risorse ma anche la normativa è un rebus

Cgil, cisl, uil e Snals hanno avviato la mobilitazione

Marco Nobilio

Il ruolo svolto dalle docenti e dai docenti è prezioso. La loro valorizzazione e il riconoscimento della dignità della loro professione è importante. È per questo che stiamo lavorando al rinnovo del loro contratto, bloccato ingiustamente per troppo tempo. Siamo impegnati a trovare le risorse in legge di bilancio per adeguare le loro retribuzioni». Lo ha detto Valeria Fedeli, ministra dell’istruzione, in una nota diffusa il 6 ottobre scorso in occasione della giornata mondiale dell’insegnante. Dunque, i soldi per il rinnovo del contratto di lavoro dei docenti ed personale Ata ancora non ci sono. Ma anche se fossero stati trovati, sarebbero comunque insufficienti per recuperare la perdita salariale che si è accumulata per effetto del blocco della contrattazione collettiva ormai ferma dal 2009.

Secondo quanto risulta a Italia Oggi la perdita del potere di acquisito delle retribuzioni dal 2009 ad oggi si aggirerebbe intorno al 15%. Mediamente: dai 150 ai 250 euro netti in meno in busta paga. Mentre, secondo l’accordo sul pubblico impiego del 30 novembre scorso, il governo si sarebbe impegnato a garantire un aumento medio lordo di 85 euro. Dei quali giungerebbero in busta paga meno della metà, secondo i calcoli della Gilda degli insegnanti. Dagli 85 euro si sottrae la parte di oneri previdenziali a carico dello stato, ovvero il 24%. Dopo questa operazione la cifra diventa di euro 64,6. Si debbono poi sottrarre gli oneri previdenziali a carico del dipendente: 11%, e la cifra diventa 57,5 euro. Restano infine le imposte, tra nazionale, comunale e regionale siamo attorno al 30%. «A questo punto», conclude il coordinatore di Gilda, Rino Di Meglio, «gli 85 euro sono diventati 40, centesimo in più o meno».

Le rassicurazione della ministra dell’istruzione non convincono nemmeno Cgil, Cisl, Uil e Snals che, in un comunicato congiunto, fanno sapere che «ad oggi, nessun atto di indirizzo sia stato inviato all’Aran». E la firma dell’intesa con il governo che si impegnava al rinnovo è datata 30 novembre 2016. Per protestare hanno varato una serie di proteste che culmineranno con la manifestazione del 18 novembre a Barbiana. Per Cgil, Cisl, Uil e Snals, «occorre dare risposte convincenti all’emergenza stipendiale che colpisce tutto il personale della scuola».

Il governo, incalza il numero uno della Flc-Cgil, Francesco Sinopoli, «non dimentichi come ha votato la scuola al referendum». Sul piatto anche i fondi dei bonus per il merito, «vanno tolti dalla legge e assegnati al tavolo contrattuale», sottolinea il segretario della Uil scuola, Pino Turi. Chiede chiarezza anche Elvira Serafini, segretario generale Snals-Confsal: «Serve una risposta vera e senza inganno». Ma la strada è tutta in salita.

Sebbene la questione centrale resti quella degli incrementi retributivi, c’è anche un’altra questione di non poco conto che le parti dovranno affrontare al tavolo negoziale: la inderogabilità delle norme di legge da parte della contrattazione collettiva. Nell’accordo del 30 novembre il governo si era impegnato a ripristinare la supremazia del contratto rispetto alla legge. Ma ciò è avvenuto solo in parte. Prima dell’avvento del decreto Brunetta, infatti, la contrattazione collettiva poteva derogare tutte le norme di legge che regolassero questioni afferenti i diritti e i doveri dei lavoratori della scuola. Tale facoltà è stata cancellata dalla legge 15/2009 e dal decreto 150/2009 (il cosiddetto decreto Brunetta). E dopo l’accordo del 30 novembre i sindacati si aspettavano dal governo un colpo di spugna che equiparasse nuovamente il settore pubblico a quello privato. Ma così non è stato.

Il decreto Madia ha effettivamente previsto nuovamente la possibilità di derogare le norme di legge con i contratti. Ma ciò riguarda solo le assenze tipiche. Perché «nelle materie relative alle sanzioni disciplinari, alla valutazione delle prestazioni ai fini della corresponsione del trattamento accessorio, della mobilità, la contrattazione collettiva è consentita nei limiti previsti dalle norme di legge». In materia di sanzioni disciplinari, dunque, le parti potranno solo modificare la disciplina sostanziale delle sanzioni. E cioè il collegamento tra il catalogo delle sanzioni e i comportamenti antidoverosi a cui debbano applicarsi.

Senza toccare in alcun modo le regole del procedimento disciplinare e quelle relative alle impugnazioni. E non potranno nemmeno introdurre vincoli alla discrezionalità dei dirigenti ai fini delle dazioni conseguenti alla valutazione. Idem per quanto riguarda ambiti e chiamata diretta, materie introdotte dalla legge 107/2015 e direttamente collegate alla mobilità, che non potranno essere modificate dalla contrattazione collettiva. E infine c’è anche l’incognita dei maggiori costi collegati alla necessità di rimuovere le disparità di trattamento tra personale di ruolo e non di ruolo in materia di assenze e permessi e, soprattutto, in materia di riconoscimento dell’anzianità di servizio ai fini delle retribuzioni. Necessità che discende direttamente dalla normativa europea.

Manovra, la Fedeli batte cassa

da ItaliaOggi

Manovra, la Fedeli batte cassa

Le misure all’esame di Palazzo Chigi per la legge di Bilancio. In testa, i salari dei prof

Alessandra Ricciardi

Ci sono i dirigenti scolastici che, sobbarcati di oneri con la riforma della Buona scuola, si sono messi di traverso proprio sull’attuazione della riforma pretendendo l’equiparazione agli altri dirigenti pubblici: aumentare la parte fissa agli 8 mila presidi costa 95 milioni. Forse 100. Ci sono poi i docenti, che chiedono di poter continuare ad avere il bonus degli 80 euro anche se nella fascia a rischio, quella del reddito tra i 24 mila e i 26 mila euro annui, che potrebbe perderlo con gli 85 euro di aumento medio mensile promessi dal governo Renzi con il prossimo rinnovo del contratto.

E qi il costo complessivo della parte rimanente degli 85 euro (che è ancora da finanziare) e del bonus dipende anche dai conteggi delle retribuzioni dei precari. Stima circa 700 milioni di euro. La soluzione per consentire la convivenza delle due misure sarà di tipo fiscale e si applicherà a tutto il pubblico impiego. Il pacchetto delle misure predisposto dalla ministra Valeria Fedeli in vista della prossima legge di bilancio è stata inviato a Palazzo Chigi. Vi figura anche lo sblocco degli scatti per i professori universitari, la richiesta di assunzione per 1.500 ricercatori, nuove assunzioni per il ministero stesso, circa 500.

C’è poi il personale ausiliario, tecnico e amministrativo delle scuole: per loro il nodo di nuove assunzioni, almeno 6 mila in più rispetto al turnover, e il ripristino delle supplenze brevi eliminate dal governo di Mario Monti. Per gli Its, gli istituti tecnici e superiori, un fondo di 14 milioni per far raddoppiare gli studenti dei corsi, oggi 8mila, visti i brillanti risultati: 81% di occupati a un anno dal diploma. Questo capitolo però potrebbe andare sull’Industria 4.0, e dunque sul bilancio del ministero dello sviluppo economico. Ci sono poi altri titoli che potrebbero però finire negli emendamenti parlamentari di maggioranza: organico del potenziamento anche sulla scuola dell’infanzia, stabilizzare una quota delle supplenze in deroga sul sostegno.

Il capitolo più impegnativo riguarda quello contrattuale. I sindacati chiedono che la Fedeli sia coerente con quanto affermato sulle basse retribuzioni dei docenti e che dunque metta mano al portafogli con aumenti ad hoc. Se un docente di scuola media a metà carriera ha un cedolino di 30 mila euro lordi, la media Ue è di 36 mila, che sale a 44 mila a fine carriera contro i 37 mila dell’Italia. L’obiettivo è avere più soldi sulla parte fissa, ma anche su quella variabile, riportando a contrattazione il bonus per l’aggiornamento professionale e quello per il merito a favore dell’avvio di un nuovo sistema di welfare. Si tratterebbe però di definanziare due capitoli importanti della riforma della Buona scuola, una mossa dalle evidenti ricadute politiche che è arduo per il governo di Paolo Gentiloni portare avanti.

Dalla formalizzazione della legge di bilancio dipende anche l’invio dell’atto di indirizzo per l’aperture delle trattative. Cgil, Cisl, Uil e Confsal hanno deciso di giocare di anticipo e di andare comunque a una fase di mobilitazione per chiedere che la direttiva all’Aran ci sia subito, visto che l’accordo sullo sblocco dei contratti, fermi da nove anni, risale a quasi un anno fa. Ma è evidente che fino a quando non sarà trovata la quadra sulla manovra, dal ministero dell’economia non giungerà nessuna autorizzazione ad aprire tavoli contrattuali. E non è solo una questione economica. Anche sulla ricontrattualizzazione dell’organizzazione del rapporto di lavoro, a cui apre la riforma Madia, ci sono da soppesare ambiti di applicazione ed effetti. Non solo in termini di controbilanciamenti di poteri nella pubblica amministrazione e di funzionamento della macchina, ma anche di posizionamento in campagna elettorale.

Offerta formativa da rivedere

da ItaliaOggi

Offerta formativa da rivedere

Il monito del dicastero dell’istruzione ai dirigenti scolastici: troppi buchi nei Ptof varati

Carlo Forte

Non sempre dalla lettura e dall’analisi qualitativa dei piani triennali dell’offerta formativa, presenti sui siti istituzionali e sulla piattaforma Scuola in chiaro, si evince chiaramente l’identità culturale, pedagogica e progettuale dell’istituzione scolastica. Il monito ai dirigenti scolastici, seppure nella lingua felpata delle note ministeriali, viene dal vertice amministrativo del ministero dell’istruzione: il capo dipartimento, Rosa De Pasquale. Che ha preso carta e penna e ha scritto una nota indirizzandola ai dirigenti scolastici e ai dirigenti degli uffici periferici, per fornire una serie di orientamenti per la redazione del Ptof (nota prot. 18.30 del 06.10.2017). Il capo dipartimento ha fatto presente che le istituzioni scolastiche, finora, hanno redatto piani che valorizzano alcuni aspetti trascurandone altri. Mentre, per il futuro, sarà necessario che in ogni Ptof vengano valorizzati «quegli elementi che, previsti a livello normativo devono essere necessariamente presenti e leggibili in modo trasversale». A questo proposito, l’amministrazione centrale ha fatto riferimento ai decreti legislativi già adottati e che saranno adottati in futuro per dare piena attuazione alla legge 107/2015, la Buona scuola.

In particolare, il dicastero di viale Trastevere ha ricordato che il decreto 60/2017 sulla promozione della cultura umanistica ha previsto che il Ptof debba comprendere anche attività artistico musicali da realizzarsi anche grazie al supporto dei docenti di potenziamento in possesso delle relative competenze. E che comprendendo nel Ptof queste attività, ciò potrà essere preso in considerazione dagli uffici scolastici anche in vista dell’assegnazione di docenti di potenziamento con competenze specifiche.

Inoltre, il legislatore ha rivisitato le norme sulla valutazione degli alunni, sulla certificazione delle competenze e sugli esami di stato. I nuovi esami del I ciclo sono già a regime mentre quelle sugli esami del II ciclo saranno applicate a partire dall’anno scolastico 2018/19. In ogni caso la definizione dei criteri di valutazione spetta ai collegi dei docenti. E tali criteri dovranno essere inseriti organicamente nel Ptof.

Il decreto legislativo 66/2017 ha disposto espressamente che ogni istituzione scolastica dovrà redigere il piano per l’inclusione dei docenti portatori di handicap. E che tale piano, anch’esso da inserire nel Ptof, dovrà prevedere anche la definizione delle modalità per l’utilizzo coordinato di tutte le riprese presenti nell’istituzione scolastica, in modo tale da agevolare tale inclusione. L’amministrazione centrale ha ricordato inoltre che il piano per l’inclusione è già da quest’anno scolastico uno dei documenti necessari anche al fine di favorire in futuro l’assegnazione adeguata del numero dei docenti di sostegno.

Dislessia 2.0: la nuova piattaforma digitale di supporto ad insegnanti e genitori per didattica inclusiva

da La Tecnica della Scuola

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Invalsi, nessun corso online di esercitazione alle prove computerizzate

da La Tecnica della Scuola

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Atto di indirizzo contratto scuola, sbloccato dal MEF

da La Tecnica della Scuola

Atto di indirizzo contratto scuola, sbloccato dal MEF

L’ultima novità è che il MEF ha sbloccato l’atto d’indirizzo predisposto dalla ministra e, pare, senza nemmeno troppi interventi restrittivi. Si tratta di un via libera che lascia ben sperare in un prossimo avvio dei tavoli tecnici.

Alicia Gimenez Bartlett

Alicia Gimenez Bartlett
“Morti di carta”, “Un bastimento carico di riso” e “ Nido vuoto”
Sellerio editore

di Mario Coviello

In una edizione speciale i periodici della Mondadori avevano nei mesi scorsi in allegato tre indagini di Pedra Delicado e del suo vice Fermin Garzon , due personaggi di Alicia Gimenez Bartlett amati da milioni di lettori nel mondo per il loro fascino e la loro umanità.

Pedra Delicado, divorziata due volte e già avvocato, a Barcellona si trova di fronte tre casi intricati con morti ammazzati e personaggi loschi e complicati.  Nelle indagini Petra è proprio come il suo nome una pietra determinata, capace di andare fino in fondo, non perdonando nulla prima di tutto a se stessa e , allo stesso tempo delicata, capace di avere pietà per gli assassini che persegue. Con lei fedele, saggio, con un formidabile buon appetito, il vice Fermin, grasso, vestito sempre in modo improbabile, spesso in completi gessati. Femminista scontrosa, progressista e decisionista Petra, bonario, pratico, esperto e risoluto Fermin. I due personaggi riescono ad intendersi alla perfezione grazie alla stima reciproca e all’ironia.

Le storie si dipanano nel confronto tra i due protagonisti. Petra è una donna emancipata, colta, che ama ascoltare i notturni di Chopin e che ha imparato in un ambiente prevalentemente maschile a farsi valere come donna poliziotto, dotata di intuito e di intelligenza. Fermin è figlio di persone umili, semplici, più avanti negli anni di Petra, vedovo, “all’antica”. Gli scontri tra i due sui giovani, l’amore, la società che cambia, gli ideali sono epici e spesso si acquietano in un pranzo in un ristorante tipico, con una bevuta di birra, un buon whisky.

Il mondo di “ Morti di carta” è quello del gossip giornalistico e televisivo. Il morto ammazzato è un odiato esperto in scandali rosa e sessuali. Petra e Garzon sono costretti a fare la spola tra Barcellona e Madrid per passare al setaccio questo miscuglio di spettacolo, ricchezze e vizi pubblici e privati e mano a mano che si avvicinano alla soluzione, la loro strada si lastrica di nuovi cadaveri.

In “ Un bastimento carico di riso” l’assassinato è un barbone che calza scarpe eleganti e costose e i due poliziotti sono costretti ad esplorare un mondo parallelo e in tutto separato dal mondo cosiddetto normale: dormitori clandestini, centri di assistenza e istituzioni di carità. Petra vuole giustizia per questo barbone e per il suo amico, barbone anche lui assassinato brutalmente, che sognava di avere un bastimento carico di riso con cui navigare nei mari del sud e cucinare paella per rendere tutti felici. E mentre i due sono alla ricerca dell’assassino si scontrano perché Petra ha una storia con uno psichiatra e Garzon ospita l’unico figlio maschio, chirurgo affermato in America, che ha portato a Barcellona il compagno con cui vive e non riesce ad accettare questa situazione.

In “ Nido vuoto” Petra Delicado si fa rubare la pistola da una bambina di otto anni in un centro commerciale ed è costretta ad entrare in un inferno di bambini sfruttati, figli di immigrati clandestini, abusati o venduti sul mercato della pornografia, alla ricerca della sua pistola di ordinanza che uccide uomini e donne dal passato misterioso e dal presente indegno. Petra è sull’orlo della depressione e provvidenziale entra nella sua vita un uomo rassicurante con una caterva di figli nati da due precedenti matrimoni. Con lei Fermin, pressato dall’ amante molto distinta e stagionata che lo vuole sposare.

Barcellona è da sempre il teatro delle indagini di Petra e Fermin e la città, come avviene con i romanzi di Camilleri, sono strade,volti, odori, bar, ristoranti e violenza.

Cesare Cases recensendo i libri della Bartlett parla di “ un genio mediterraneo per il giallo. E lo individua nell’umorismo, che permette di concentrarsi nei dialoghi, cioè nei quadri vivi e nelle atmosfere locali, e ricuce insieme le trame più ricche di finzione. Sicché il giallo può uscire dal tecnicismo di genere e diventa punto di vista del raccontare pezzi di tempo e parti di mondo, con uomini e cose, mediterranei.”

Il sito ufficiale della Bartlett si apre con questa citazione :“Mi piacerebbe che il lettore sentisse i personaggi come gente che ha conosciuto talmente bene da appassionarsi ai problemi che li appassionano. L’intenzione di fondo è una certa rivendicazione di un sentimento come la passione che tanto coinvolge le donne. “

Alunni delle medie devono tornare accompagnati? “Ecco i prossimi bamboccioni!”

da La Tecnica della Scuola

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