Scuola: annunciate nuove immissioni in ruolo

Scuola: annunciate nuove immissioni in ruolo. Ma resta da colmare la distanza con l’organico di fatto

Le immissioni in ruolo di circa 57.000 docenti e 10.000 ATA non bastano per dare efficienza, serenità, stabilità e continuità didattica nelle scuole.

​Oggi ci sono le condizioni per trasformare in organico di diritto i circa 15.000 posti che ormai di anno in anno vengono concessi in organico, cosiddetto, di fatto. E ben 43.000 circa posti di sostegno, oggi concessi in deroga, possono diventare a tempo indeterminato. Sarebbero ben altri numeri.

Analoga operazione deve essere fatta per il personale ATA, recuperando i tagli degli ultimi anni e rivedendo i parametri di determinazione dell’organico, in quanto quelli attuali non sono più in grado di rispondere ai bisogni del servizio scolastico (assistente tecnico anche nelle scuole del primo ciclo, scuole aperte, lotta alla dispersione, implementazione dei PON a finanziamento europeo).

Coprire con rapidità tutti i posti liberi: questa è la vera lotta alla precarietà.

Sappiamo delle difficoltà e dei problemi che rendono difficile assegnare migliaia di posti, sia per carenza di aspiranti sia per ritardi nel concorso riservato agli abilitati, in particolare per il sostegno. Per questo invitiamo il Ministero dell’Istruzione ad una rapida verifica della situazione, a sollecitare la conclusione dei concorsi, ad attivare ulteriori corsi di sostegno (anche per il personale di ruolo), ad organizzare al più presto gli altri concorsi previsti, completare rapidamente quello per dirigente scolastico e bandire rapidamente il concorso per DSGA.

Dentro questa operazione devono rientrare i posti dei diplomati magistrali e dei laureati in scienze della formazione che hanno maturato il diritto all’immissione in ruolo, così come devono essere incluse le stabilizzazioni del personale educativo dei convitti e degli educandati.

PENSIONI

PENSIONI, FGU: ACCELERARE ESAME PRATICHE E TUTELARE LEGITTIMI INTERESSI 
Tempi rapidi ed elasticità nell’esame delle domande di pensionamento ancora da certificare: queste le richieste principali avanzate dalla FGU-Gilda degli Insegnanti durante l’incontro che si è svolto questa mattina al ministero dell’Istruzione tra sindacati, Miur e Inps sui pensionamenti nella scuola. 
“Ai vertici di viale Trastevere e dell’Istituto di previdenza – spiega la FGU – abbiamo chiesto di considerare che l’assenza di alcune documentazioni necessarie per accertare il diritto al pensionamento non significa non avere i requisiti e non dipende da chi presenta le domande ma dagli errori commessi in passato dall’Amministrazione. Il ritardo nell’esame delle pratiche sta danneggiando non soltanto coloro che hanno diritto alla pensione, ma anche i docenti interessati dalle procedure di mobilità e dalle prossime immissioni in ruolo, perché i posti non risultano disponibili”.
Al momento le domande su cui sono in corso le verifiche dei requisiti pensionistici sono 4.580 e di queste l’Amministrazione stima che potranno esserne regolarizzate circa 500.  
“Per evitare che nei prossimi anni si ripetano situazioni simili che ledono i diritti dei lavoratori, – conclude la FGU – abbiamo chiesto che vengano istituiti tavoli tecnici tra sindacati, patronati, Miur e Inps con l’obiettivo di anticipare i tempi e rendere più rapido l’esame delle pratiche”.     

Abilitazioni tardive e sostegno

Italia Oggi del 17-07-2018

Abilitazioni tardive e sostegno Riaperte le graduatorie di istituto

ROMA. Al via la riapertura delle graduatorie di istituto per consentire ai docenti di far valere abilitazioni e titoli di sostegno conseguiti tardivamente. Lo prevede il decreto 326 del 3 giugno scorso al quale l’amministrazione ha dato attuazione con la nota 32043 del’11 luglio scorso. In particolare l’inserimento in seconda fascia delle graduatorie di istituto potrà essere chiesto dai docenti che hanno conseguito il titolo di abilitazione oltre il previsto termine di aggiornamento triennale delle graduatorie ed entro il 1o agosto 2018, che verranno collocati in un elenco aggiuntivo alle graduatorie di seconda fascia. L’inserimento negli elenchi aggiuntivi di sostegno potrà essere chiesto dai docenti che conseguono il titolo di specializzazione per il sostegno agli alunni con disabilità oltre il previsto termine di aggiornamento triennale delle graduatorie ed entro il 1° agosto 2018, che verranno collocati in coda agli elenchi di sostegno della fascia di appartenenza. Infine, i docenti che conseguiranno l’abilitazione dopo il 1o agosto potranno chiedere il consueto riconoscimento della precedenza nell’attribuzione delle supplenze di III fascia di istituto nelle more dell’inserimento nelle finestre semestrali di pertinenza. I docenti precari che hanno conseguito l’abilitazione all’insegnamento oltre il previsto termine di aggiornamento triennale delle graduatorie ed entro il 1o agosto 2018, potranno farla valere per chiedere l’inserimento nella II fascia delle graduatorie di istituto. Per ottenere il beneficio, gli interessati dovranno presentare domanda entro il 3 agosto, utilizzando il modello A3 allegato al decreto 11 luglio 2018 n. 1069. L’istanza dovrà essere trasmessa tramite raccomandata con avviso di ricevimento oppure tramite posta elettronica certificata o consegna a mano con rilascio di ricevuta ad una istituzione scolastica della provincia prescelta. Lo ha fatto sapere il ministero dell’istruzione con la nota 32043 dell’11 luglio scorso. Coloro che risulteranno già iscritti nelle graduatorie del presente triennio dovranno trasmettere il modello alla medesima istituzione scolastica destinataria dell’istanza di inclusione. Laddove l’interessato non risulterà già iscritto in alcuna graduatoria, la domanda dovrà essere indirizzato ad una istituzione scolastica della provincia prescelta dall’interessato. Le istituzioni scolastiche destinatarie delle domande dovranno valutarle e trasmetterle al sistema informativo, tramite le relative funzioni che saranno disponibili nel periodo compreso tra il 1o agosto 2018 ed il 17 agosto 2018. Con la stessa nota l’amministrazione centrale ha spiegato che anche i docenti precari di sostegno che avranno conseguito il titolo di sostegno oltre il previsto termine di aggiornamento triennale delle graduatorie ed entro il 1o agosto 2018 potranno chiedere di farlo valere presentando un’apposita domanda. L’istanza dovrà essere presentata, esclusivamente, in modalità telematica, compilando il modello A5, che sarà disponibile sul portale Polis del sito internet del ministero dell’istruzione nel periodo compreso tra il 20 agosto 2018 e il 10 settembre 2018 (entro le ore 14,00). Non dovranno compilare il modello A5 i docenti di I fascia che abbiano presentato domanda di inserimento negli elenchi aggiuntivi di sostegno delle graduatorie a esaurimento, ai sensi dell’art. 3 del decreto 506 del 19/06/2018, i quali saranno automaticamente trasposti in graduatoria E non dovranno compilarlo nemmeno i docenti che chiederanno anche l’inserimento negli elenchi aggiuntivi di II fascia con il modello A3 in quanto potranno dichiarare il titolo di specializzazione nella sezione del modello A3 appositamente predisposta. I precari che conseguiranno l’abilitazione dopo il 1o agosto e che sono attualmente iscritti nella III fascia delle graduatorie di istituto potranno chiedere la priorità nelle assunzioni rispetto ai docenti di III fascia non abilitati. A questo proposito sarà disponibile sul portale Polis del sito internet del ministero, per tutto il triennio di validità delle graduatorie, l’apposito modello A4. L’istanza dovrà essere rivolta alla istituzione scolastica capofila prescelta all’atto di inclusione in III fascia che avrà cura di prenderla tempestivamente in carico con le funzioni Sidi appositamente predisposte. Infine, per quanto riguarda la scelta delle sedi, il ministero ha fatto sapere che i soggetti già collocati per altri insegnamenti nelle graduatorie di I, II, e III fascia delle graduatorie di istituto o negli elenchi aggiuntivi alla II fascia relativi alla finestra semestrale del 1o febbraio 2018, qualora abbiano conseguito il titolo di abilitazione entro il 1° agosto 2018 potranno sostituire, nella stessa provincia di iscrizione, una o più istituzioni scolastiche già espresse all’atto della domanda di inserimento esclusivamente per i nuovi insegnamenti. In particolare, le sedi già espresse potranno essere cambiate esclusivamente ai fini dei nuovi insegnamenti per i quali si chiederà l’inserimento nell’elenco aggiuntivo relativo alla finestra del 1o agosto 2018, mentre non sarà consentito cambiare sedi qualora nelle stesse tali insegnamenti risultino già impartiti. L’istanza dovrà essere presentata, esclusivamente, in modalità telematica, compilando il modello B, che sarà disponibile sul portale Polis del ministero dell’istruzione, nel periodo compreso tra il 20 agosto 2018 e il 10 settembre 2018 (entro le ore 14,00).

PSP: sempre meno insegnanti di sostegno con nuova riforma

OrizzonteScuola.it del 17-07-2018

PSP: sempre meno insegnanti di sostegno con nuova riforma

I PSP denunciano: con l’arrivo dei decreti applicativi della nuova riforma del sostegno, i docenti di sostegno saranno notevolmente ridotti perché vogliono togliere ai GLHO il potere di indicare le ore necessarie per gli alunni con disabilità e li vogliono attribuire non si sa bene a chi, forse al GIT.

Ma non si può fare questa cosa e lo dimostriamo.

Il retroscena ora è chiaro: se i GLHO di tutta Italia hanno il potere di personalizzare i PEI che servono ad indicare anche le ore ritenute necessarie caso per caso, se le Sezioni Unite di Cassazione dicono che il PEI è insindacabile, il MIUR, tramite gli USR, deve dare i docenti di sostegno corrispondenti alle ore indicate nei PEI , garantendo però alle famiglie di potersi rivolgere a un giudice per avere il docente di sostegno, qualora non venga garantito per tutte le ore indicate nel PEI;

se il MIUR toglie al GLHO questo potere per attribuirlo al GIT o altri, le ore di sostegno le stabiliscono i nuovi organi preposti alla razionalizzazione dei tagli, le famiglie non possono più chiedere maggiori ore perchè gli tolgono lo strumento più importante il PEI, che nella loro previsione non dovrà indicare più le ore di sostegno,
( l’art. 7 ) quindi la riduzione degli organici di sostegno sarà IMPRESSIONANTE, nonostante gli alunni con disabilità aumentino ogni anno come risulta dai dati Istat .

Se c’è un fabbisogno di cattedre è proprio quello sul sostegno.
Quello che conta è la valenza del PEI e del GLHO nell’indicare le ore che costringe oggi il MIUR ad assegnare quelle ore, quei docenti necessari a coprirli e se non lo fa, la famiglia può andare da un giudice e chiederle ed il MIUR sarà costretto a darli con la forza.

Dopo l’analisi del DECRETO LEGISLATIVO 13 aprile 2017, n. 66 contenente le
“Norme per la promozione dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilita’, a norma dell’articolo 1, commi 180 e 181, lettera c), della legge 13 luglio 2015, n. 107. (17G00074) (GU n.112 del 16-5-2017 – Suppl. Ordinario n. 23 ) note: Entrata in vigore del provvedimento: 31/05/2017”
Abbiamo rilevato le seguenti incongruenze

Il contenuto della delega legislativa.

Il comma 181 della Legge 107 del 2015 stabilisce che i decreti legislativi di cui al comma 180 sono adottati nel rispetto dei principi e criteri direttivi di cui all’art. 20 legge 1997 n. 59, nonché dei seguenti:
c) Promozione dell’inclusione scolastica degli alunni studenti con disabilità riconoscimento delle differenti modalità di comunicazione:

Richiamiamo solo i capitoli ove riteniamo esorbitante la delega:
1. individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni scolastiche, sanitarie e sociali, tenuto conto dei diversi livelli di competenza istituzionale;

  1. Revisione delle modalità di certificazione, che deve essere volta a individuare le abilità residue al fine di poterle sviluppare attraverso percorsi individuati di concerto con tutti gli specialisti di strutture pubbliche, private o convenzionate che seguono gli alunni riconosciuti ai sensi degli articoli 3 e 4 legge 1992 n. 104 e legge 201° n. 170, che partecipano ai gruppi di lavoro per l’integrazione e l’inclusione o agli incontri informali;

  2. Revisione e razionalizzazione degli organismi operanti a livello territoriale per il supporto all’inclusione.
    L’oggetto principale della legge 107 del 2015, per quel che concerne gli alunni con disabilità, è indiscutibilmente la garanzia del diritto allo studio (art.1 comma1); la prevenzione e il contrasto di ogni forma di discriminazione; nonché il potenziamento dell’inclusione scolastica e del diritto allo studio degli alunni con bisogni educativi speciali attraverso percorsi individualizzati e personalizzati, anche con il supporto e la collaborazione dei servizi socio – educativi del territorio e delle associazioni di settore ( lettera l art. 1 comma 1).

Ebbene se l’oggetto della legge delega è quello sopra citato e se i principi e i criteri direttivi sono quelli sopra indicati, allora occorre valutare se il legislatore delegante si è attenuto all’oggetto della delega o l’ ha esorbitato e se ha rispettato i principi e i criteri direttivi.

I PSP ritengono che vi sia stata un’evidentissima violazione dell’oggetto della delega.

Chi propone, indicandole specificatamente le ore necessarie di sostegno, per gli alunni con disabilità?

In base alla normativa attuale, grazie all’art. 10 comma 5 del D.L. 2019 n. 78, conv. in legge 2010 n. 122, (normativa introdotta dopo l’intervento della Corte Cost. sentenza n. 80 del 2010), il gruppo pluridisciplinare di cui all’art. 12, comma 4 legge 1992, n. 104 ( GLHO), in sede di formulazione del PEI “ elabora proposte relative all’individuazione delle risorse necessarie, ivi compresa l’indicazione del numero delle ore di sostegno, che devono essere esclusivamente finalizzate all’educazione e all’istruzione”.
Tale modalità operativa, imposta da una norma di legge, garantisce certezza del diritto soggettivo e la necessaria personalizzazione del PEI ai bisogni dell’alunno/a.

Certezza del diritto e soggettività che invece scompaiono del tutto nel testo del Dlgs 66 del 2017, atteso che l’art. 18 comma 1 lettera a) prevede l’abrogazione del terzo e del quinto periodo del comma 5 dell’art. 10 Dl. 2010 n. 78, conv. in legge 2010 n. 122, ( di fatto neutralizzando i poteri del GLHO, ),senza che un altrettanto specifico potere sia attribuito ad altri organi.

Si tratta di una questione fondamentale non solo sotto il profilo concreto dell’effettiva garanzia del diritto allo studio, all’istruzione e all’inclusione scolastica.
L’assenza di una disposizione normativa specifica si traduce in un’ evidente illegittimità costituzionale del testo, perché ciò determina un travalicamento palese sia dell’oggetto della delega, sia dei principi e criteri direttivi che non hanno neppure previsto un’ ipotesi di tal genere, né può ritenersi che il potere delegante del governo possa estendersi fino al punto di ledere irrimediabilmente i diritti costituzionali degli alunni con disabilità.

Ora, nessuno dei criteri o dei principi direttivi, per non parlare dell’oggetto della delega, contenuti nella lettera c) del comma 181 L. 107 del 2015, fa riferimento alcuno alla possibilità per il legislatore delegante di intervenire normativamente sulla possibilità
“di neutralizzare il potere del GLHO nell’ambito della redazione del PEI, un potere giuridico sostanziale attribuitogli per legge, quale è quello di indicare le ore necessarie ed effettive di sostegno che ogni singolo alunno/a ha diritto a usufruire seconda la necessaria personalizzazione caso per caso, che solo quello specifico organo che conosce la storia e la vita dell’alunno/a è in grado di realizzare!

PROPOSTE DEI PSP

In ordine a quanto sopra esposto i PSP propongono di adottare due soluzioni:
La prima soluzione è quella che noi riteniamo la via maestra, la principale e ottimale, non adottare i decreti attuativi operando un rinvio degli stessi per un maggiore e opportuno approfondimento che nei 18 mesi per l’adozione dello schema del DLGS 66/ 2017, il Governo precedente non ha inteso fare, in quanto la riforma così come è stata congegnata contiene degli evidenti profili d’illegittimità costituzionale del decreto legislativo rispetto alla legge delega; e de plano d’illegittimità a sua volta dei decreti attuativi per l’insanabilità delle lacune normative del dlgs 66/2017.

Predisporre da subito il Governo e per esso il Ministro un nuovo testo correttivo, alla luce dell’art. 1 comma 184 della legge 107/ 2015, che sani le distorsioni e le lacune più evidenti, in quanto riteniamo non sia interesse di nessuno licenziare testi che rischierebbero di essere dichiarati illegittimi alla prima applicazione concreta, ovvero che rischierebbero eccezioni di incostituzionalità sollevate nelle sedi competenti.

Attraverso l’intervento normativo correttivo prevedere la modifica dell’art. 18 dlgs 66 del 2017 “abrogazione e coordinamenti” disponendo la non abrogazione dell’art. 10. Comma 5 D.L. 2010 n. 78, conv. in legge 2010 n. 122 e la modifica dell’art. 7 del Dlgs 66 del 2017 “ Piano Educativo individualizzato”, attribuendo e/o ribadendo in capo GLHO i medesimi compiti e poteri oggi riconosciuti dalla norma sopra citata.

La detta correzione si rende imprescindibile, in quanto il potere oggi attribuito al GLHO, non è fine a se stesso, ma è finalizzato a rendere effettivo il diritto all’istruzione e allo studio dell’alunno con disabilità, la persona al centro di ogni valutazione e portatore di diritti soggettivi fondamentali tutelati al massimo livello di copertura costituzionale.Pertanto, la neutralizzazione dei compiti essenziali attribuiti al detto organo incide in modo rilevantissimo sul diritto costituzionale allo studio e all’istruzione, in quanto priva l’alunno/a con disabilità dello strumento principale di personalizzazione e soggettività del suo diritto e quindi della sua tutela.

Tale operazione è manifestamente illegittima, non è possibile operarla, qualunque siano le ragioni che impongono la soppressione dei poteri del GLHO nell’ambito della redazione del PEI e con specifico riferimento all’ indicazione nel PEI delle ore di sostegno necessarie, quand’anche fossero, come temiamo, ragioni di carattere finanziario, si andrebbero a scontrare con i limiti invalicabili che i diritti fondamentali impongono al legislatore, come ha più volte ha ribadito la Corte Costituzionale dichiarando che: “i diritti sociali sono diritti fondamentali; l’art. 38 è norma vincolante per il legislatore; un diritto fondamentale costituisce un limite invalicabile alla discrezionalità del legislatore che è tenuto a renderlo effettivo, affinchè la sua affermazione non si traduca una mera previsione programmatica, ma venga riempita di contenuto concreto e reale (Cost. n. 80/2010 e 2016/275).

Chiediamo al Ministro Bussetti di fermarsi prima che sia troppo tardi. Seguire la strada già tracciata dal Pd è una follia nonché una contraddizione palese con la promessa di abrogare la Legge 107 del 2015 . I decreti attuativi si possono e si devono fermare

Incontro MIUR-INPS con i Sindacati

Nessuna emergenza e nessun allarme in materia di pensionamento degli insegnanti e del personale della scuola. La rassicurazione è arrivata dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e dall’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale durante l’incontro che si è tenuto questa mattina, a Viale Trastevere, con le Organizzazioni Sindacali.

MIUR e INPS hanno illustrato un quadro aggiornato di dati che segna un miglioramento rispetto al 2017. I dipendenti della scuola con diritto a pensione già certificato con esito positivo sono, infatti, alla data di oggi, oltre 36.700. Di questi, sono oltre 17.000 coloro che, alla data odierna, hanno la pensione già liquidata con pagamento all’1 settembre 2018, a fronte delle circa 8.000 pensioni liquidate nello stesso periodo del 2017.

MIUR e INPS hanno confermato di essere al lavoro per affrontare le singole situazioni in cui, ad oggi, si registra un diniego della richiesta di pensionamento. Casi che saranno affrontati uno ad uno, ma che, comunque, risultano percentualmente in diminuzione rispetto al 2017, nonostante le richieste di pensionamento siano cresciute del 30% (fra docenti e non docenti sono oltre 41.000). Il numero di dinieghi per carenza di requisiti ammonta, ad oggi, al 10% circa delle richieste totali, contro il 15% circa registrato un anno fa. Si tratta di 4.580 casi su cui INPS e MIUR stanno portando avanti puntuali verifiche dei diritti acquisiti o meno.

“Va avanti – hanno ribadito i vertici di MIUR e INPS nella riunione di oggi – il lavoro congiunto del tavolo voluto, subito dopo il suo insediamento, dal Ministro Marco Bussetti per accompagnare un passaggio di competenze sulle pratiche di pensionamento dagli Uffici territoriali del MIUR a quelli dell’INPS, avvenuto in un anno di grande incremento delle domande. Il confronto è costante, il quadro dei dati non è allarmante ed è in continuo aggiornamento. In prospettiva MIUR e INPS porteranno avanti, anche con le Organizzazioni Sindacali, le attività per programmare da subito il lavoro dei prossimi anni nei quali si prevede che il numero di richieste di pensionamento continuerà a crescere”. Lavoro che potrà essere svolto anche attraverso appositi tavoli provinciali, chiesti dalle Organizzazioni Sindacali.

Intanto è già stato avviato un progetto specifico, annunciato durante l’incontro di oggi, per rendere più rapido il passaggio di dati e informazioni fra MIUR e INPS che consentirà di lavorare con anticipo e maggiore velocità sulle pratiche del 2019.

Abilitazioni tardive e sostegno Riaperte le graduatorie di istituto

da ItaliaOggi

Abilitazioni tardive e sostegno Riaperte le graduatorie di istituto

DI CARLO FORTE

Al via la riapertura delle graduatorie di istituto per consentire ai docenti di far valere abilitazioni e titoli di sostegno conseguiti tardivamente. Lo prevede il decreto 326 del 3 giungo scorso al quale l’amministrazione ha dato attuazione con la nota 32043 del’11 luglio scorso. In particolare l’inserimento in II fascia delle graduatorie di istituto potrà essere chiesto dai docenti che hanno conseguito il titolo di abilitazione oltre il previsto termine di aggiornamento triennale delle graduatorie ed entro il 1° agosto 2018, che verranno collocati in un elenco aggiuntivo alle graduatorie di II fascia. L’inserimento negli elenchi aggiuntivi di sostegno potrà essere chiesto dai docenti che conseguono il titolo di specializzazione per il sostegno agli alunni con disabilità oltre il previsto termine di aggiornamento triennale delle graduatorie ed entro il 1° agosto 2018, che verranno collocati in coda agli elenchi di sostegno della fascia di appartenenza. Infine, i docenti che conseguiranno l’abilitazione dopo il 1°agosto potranno chiedere il consueto riconoscimento della precedenza nell’attribuzione delle supplenze di III fascia di istituto nelle more dell’inserimento nelle finestre semestrali di pertinenza. I docenti precari che hanno conseguito l’abilitazione all’insegnamento oltre il previsto termine di aggiornamento triennale delle graduatorie ed entro il 1° agosto 2018, potranno farla valere per chiedere l’inserimento nella II fascia delle graduatorie di istituto. Per ottenere il beneficio, gli interessati dovranno presentare domanda entro il 3 agosto, utilizzando il modello A3 allegato al decreto 11 luglio 2018 n. 1069. L’istanza dovrà essere trasmessa tramite raccomandata con avviso di ricevimento oppure tramite posta elettronica certificata o consegna a mano con rilascio di ricevuta ad una istituzione scolastica della provincia prescelta. Lo ha fatto sapere il ministero dell’istruzione con la nota 32043 dell’11 luglio scorso. Coloro che risulteranno già iscritti nelle graduatorie del presente triennio dovranno trasmettere il modello alla medesima istituzione scolastica destinataria dell’istanza di inclusione. Laddove l’interessato non risulterà già iscritto in alcuna graduatoria, la domanda dovrà essere indirizzato ad una istituzione scolastica della provincia prescelta dall’interessato. Le istituzioni scolastiche destinatarie delle domande dovranno valutarle e trasmetterle al sistema informativo, tramite le relative funzioni che saranno disponibili nel periodo compreso tra il 1° agosto 2018 ed il 17 agosto 2018. Con la stessa nota l’amministrazione centrale ha spiegato che anche i docenti precari di sostegno che avranno conseguito il titolo di sostegno oltre il previsto termine di aggiornamento triennale delle graduatorie ed entro il 1° agosto 2018 potranno chiedere di farlo valere presentando un’apposita domanda. L’istanza dovrà essere presentata, esclusivamente, in modalità telematica, compilando il modello A5, che sarà disponibile sul portale Polis del sito internet del ministero dell’istruzione nel periodo compreso tra il 20 agosto 2018 e il 10 settembre 2018 (entro le ore 14,00). Non dovranno compilare il modello A5 i docenti di I fascia che abbiano presentato domanda di inserimento negli elenchi aggiuntivi di sostegno delle graduatorie a esaurimento, ai sensi dell’art. 3 del decreto 506 del 19/06/2018, i quali saranno automaticamente trasposti in graduatoria E non dovranno compilarlo nemmeno i docenti che chiederanno anche l’inserimento negli elenchi aggiuntivi di II fascia con il modello A3 in quanto potranno dichiarare il titolo di specializzazione nella sezione del modello A3 appositamente predisposta. I precari che conseguiranno l’abilitazione dopo il 1° agosto e che sono attualmente iscritti nella III fascia delle graduatorie di istituto potranno chiedere la priorità nelle assunzioni rispetto ai docenti di III fascia non abilitati. A questo proposito sarà disponibile sul portale Polis del sito internet del ministero, per tutto il triennio di validità delle graduatorie, l’apposito modello A4. L’istanza dovrà essere rivolta alla istituzione scolastica capofi la prescelta all’atto di inclusione in III fascia che avrà cura di prenderla tempestivamente in carico con le funzioni Sidi appositamente predisposte. Infi ne, per quanto riguarda la scelta delle sedi, il ministero ha fatto sapere che i soggetti già collocati per altri insegnamenti nelle graduatorie di I, II, e III fascia delle graduatorie di istituto o negli elenchi aggiuntivi alla II fascia relativi alla finestra semestrale del 1° febbraio 2018, qualora abbiano conseguito il titolo di abilitazione entro il 1° agosto 2018 potranno sostituire, nella stessa provincia di iscrizione, una o più istituzioni scolastiche già espresse all’atto della domanda di inserimento esclusivamente per i nuovi insegnamenti. In particolare, le sedi già espresse potranno essere cambiate esclusivamente ai fi ni dei nuovi insegnamenti per i quali si chiederà l’inserimento nell’elenco aggiuntivo relativo alla fi nestra del 1° agosto 2018, mentre non sarà consentito cambiare sedi qualora nelle stesse tali insegnamenti risultino già impartiti. L’istanza dovrà essere presentata, esclusivamente, in modalità telematica, compilando il modello B, che sarà disponibile sul portale Polis del ministero dell’istruzione, nel periodo compreso tra il 20 agosto 2018 e il 10 settembre 2018 (entro le ore 14,00).

Nuove assunzioni, ecco i numeri

da ItaliaOggi

Bussetti apre la partita con l’Economia. A Funzione pubblica il bando per 2.004 Dsga

Nuove assunzioni, ecco i numeri

Chieste 57.322 immissioni di docenti e 9.838 di Ata

DI ALESSANDRA RICCIARDI

Si passa alla fase operativa. Il ministro dell’istruzione, Marco Bussetti, ha iniziato la partita più delicata per il suo dicastero e più attesa dalla scuola, quella delle assunzioni. Secondo quanto risulta a ItaliaOggi, Bussetti ha inviato al collega dell’economia, Giovanni Tria, la richiesta di autorizzazione ad assumere per settembre 57.322 docenti a tempo indeterminato.

Richiesta di assunzione in partenza anche per un contingente di 9.836 ausiliari tecnici e amministrativi. Numeri che dovrebbero servire a coprire non solo i pensionamenti del 2018/2019 ma anche un pezzo di posti vacanti e disponibili negli organici.

Bussetti, sempre secondo quanto risulta a ItaliaOggi, ha formalizzato con la Funzione pubblica anche la richiesta per sbloccare il concorso per 2.004 Dsga, i direttori dei servizi generali amministrativi. Un contingente che dovrebbe coprire quasi tutti i posti vuoti in organico, se ne contano 2.160 da settembre, dando una boccata di ossigeno alle segreterie da anni in sofferenza. Al concorso potranno partecipare non solo i laureati ma anche quanti negli ultimi otto anni di servizio ne hanno svolti almeno tre nelle funzioni previste. Le nomine chieste, se confermate, supererebbero di quasi 6 mila unità quelle realizzate lo scorso anno per gli insegnanti e di 2500 quelle per gli Ata. Uno spiraglio anche per i dirigenti scolastici, circa 200 i nuovi ingressi da realizzare dalle precedenti graduatorie, intanto che va avanti il concorso. Per quanto riguarda i tempi, le immissioni dei docenti devono essere chiusure entro il 31 agosto e seguiranno la nuova procedura prevista dall’intesa Istruzione-sindacati che ha superato il sistema della chiamata diretta prevista dalla riforma della Buona scuola.

I tempi dunque sono stretti, il relativo decreto interministeriale deve essere pronto per fine luglio, al massimo i primi giorni di agosto. Obiettivo di Bussetti, come del resto dei suoi predecessori, è garantire un avvio di anno scolastico sereno, senza intoppi, con tutti i docenti al loro posto sin dal primo settembre, salvo le vacanze fisiologiche che dovranno essere coperte da supplenze. Le immissioni in ruolo, ancora da definire la ripartizione tra ordini di scuola e territori, saranno realizzate attingendo per il 50% dalle graduatorie di merito del 2016 e per la restante metà dalle Gae, le graduatorie a esaurimento. Anche per gli Ata la scaletta parla di un ingresso in ruolo ad avvio di anno scolastico. Mentre per i direttori dei servizi, ci saranno tempi più lunghi: una volta autorizzato il concorso, le prove potrebbero tenersi in autunno. Ora si attendono le risposte degli altri ministeri.

Più scuola per i ragazzi del nostro Mezzogiorno

da Corriere della sera

Più scuola per i ragazzi del nostro Mezzogiorno

di Alberto Alesina e Francesco Giavazzi

Q uesto articolo è rivolto alle ragazze e ai ragazzi italiani che vanno ancora a scuola, soprattutto a quelli che abitano nelle città del Mezzogiorno.

Il punto di partenza è il medesimo che ha sollevato Ernesto Galli della Loggia sul Corriere del 7 luglio scorso. Le generazioni che vi hanno preceduto, i vostri genitori e i vostri nonni, vi trasmettono un’Italia che, dopo la Seconda guerra mondiale, ha fatto passi straordinari, trasformandosi da un Paese sostanzialmente agricolo, e quindi povero, in uno dei più ricchi al mondo. Purtroppo questo miracolo da 20 o 30 anni si è arenato. Mentre era diventato normale aspettarsi una vita migliore di quella dei propri genitori, oggi non è più così. Paesi simili al nostro ormai crescono più di noi. La Spagna, che quarant’anni fa era molto più povera di noi e oppressa dalla dittatura franchista, oggi ci ha superato in termini di reddito pro capite. L’Irlanda nel 1980 era più povera di noi di circa un 30 per cento, la popolazione emigrava e il Paese pareva destinato al declino più buio. Con un colpo di reni straordinario oggi ha un reddito pro capite che è più del doppio del nostro. Per non parlare dei Paesi nordici e della Germania, rasa al suolo alla fine della guerra e oggi molto più ricca di noi! Molte ragazze e ragazzi che hanno solo qualche anno più di voi scelgono di lasciare l’Italia per fare i camerieri a Londra o gli autisti di Uber a Parigi e cercare di costruirsi una vita in quelle città.

M olti ci riescono. Tanti giovani ricercatori se ne vanno negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, in Francia, Svizzera, ma anche a Singapore.

Galli della Loggia vi invita, giustamente, a prendere in mano il vostro futuro. Ha ragione, ma per farlo dovete averne gli strumenti, a cominciare da pari opportunità per tutti, non vantaggi ingiusti per i più ricchi, i più fortunati e per chi vive nelle città del Nord. Questo è il compito, forse l’ultimo, della generazione che vi precede e che finora non vi è riuscita.

Le prospettive di chi nasce nel Mezzogiorno sono peggiori di chi ha avuto la fortuna di nascere al Nord. Questa è quella che da 160 anni, cioè dall’Unità d’Italia, si chiama la «questione meridionale» sulla quale si sono scritte migliaia di pagine, da Benedetto Croce a Gaetano Salvemini, a Edward Banfield e Robert Putnam, solo per citare i più conosciuti. Non siamo certo noi a scoprirla.

Una delle cause, forse la principale, della differenza fra la situazione dei ragazzi del Mezzogiorno e quella dei loro coetanei al Nord o nel resto d’Europa è la scuola. Basterebbe rileggere gli articoli che scriveva un secolo fa Salvemini. Le statistiche raccolte dall’Ocse (l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) sulle competenze degli studenti quindicenni documentano un divario molto ampio fra la qualità delle scuole del Nord e di quelle del Mezzogiorno. Prendiamo ad esempio i risultati dei test che misurano l’abilità di un quindicenne di leggere e comprendere un testo. L’ultima indagine disponibile, che risale a tre anni fa, mostra che la differenza fra le scuole del Nordest (i cui risultati sono simili a quelli dei paesi migliori analizzati dall’Ocse) e quelle del Mezzogiorno è del 12 per cento. Il divario sale al 14 per cento per le competenze nelle scienze. Non lasciatevi ingannare da numeri che possono sembrare relativamente piccoli: è come se, a parità di apprendimento, i ragazzi del Sud andassero a scuola due anni meno di quelli del Nord. Come se uno studente di terza media del Sud avesse la stessa preparazione di uno di prima media al Nord. Non è colpa dei ragazzi del Sud ma di una scuola che non funziona e li fa partire svantaggiati rispetto ai loro coetanei nati al Nord o altrove in Europa. Certo, ci sono eccezioni straordinarie. Tre fra le giovani economiste di maggior successo al mondo, Oriana Bandiera, Paola Sapienza e Paola Giuliano, che oggi insegnano a Londra, Chicago e Los Angeles, si sono formate al liceo classico di Siracusa. Ma questo purtroppo non è vero per la maggioranza.

Il nuovo governo vuole aiutare il Sud con più sussidi. Abbiamo cercato di farlo per 150 anni: il risultato è che, dall’unificazione a oggi, il divario nel reddito pro capite tra Nord e Sud anziché chiudersi si è allargato (si vedano a questo proposito i calcoli pubblicati da due professori dell’università di Catanzaro, Vittorio Daniele e Paolo Malanima, sulla Rivista di Politica Economica nel 2007). I sussidi non risolvono nulla. Certo, un sussidio di disoccupazione tra un lavoro e l’altro è necessario, ma non aiuta a trovarlo. Anzi, spesso, se il sussidio è disegnato male, come lo è il reddito di cittadinanza, almeno nelle proposte viste sinora, può addirittura scoraggiare a trovare un lavoro e facilitare il lavoro in nero. Per creare occupazione al Sud occorre indurre le imprese, soprattutto quelle più produttive, che pagano salari più alti, ad aprire impianti nel Mezzogiorno. Per farlo ci vogliono lavoratori preparati, meno criminalità e più «capitale sociale», cioè una società che funzioni meglio. Qui ci occupiamo della scuola, dove, secondo noi, ci vuole una vera rivoluzione.

La «casa» dei giovani

Primo, la scuola deve essere la «casa» di voi ragazzi. Non deve chiudere, nei giorni di lezione, alle 14 e poi andare in vacanza dall’8 giugno all’8 settembre. Nei giorni di scuola deve rimanere aperta fino alle 18 e le vacanze estive devono essere molto più brevi, un mese, sei settimane al massimo. Le famiglie più ricche hanno molti modi per tenere occupati i figli durante le lunghe vacanze: seconde case, baby sitter per i più piccoli, corsi all’estero per imparare una lingua. Le famiglie meno abbienti no. Non dobbiamo stupirci quindi se ragazzi lasciati tanto a lungo con nulla da fare sono attratti dalla criminalità, molto abile a reclutare ragazzi delusi dalla scuola e annoiati.

In molti luoghi, per la verità più a Milano che in Calabria, sono le parrocchie a fare supplenza il pomeriggio e durante le vacanze: che questo aiuto sia benvenuto! Ma lo Stato non può abdicare e affidarsi alla Chiesa cattolica. Uno Stato laico non può obbligare i ragazzi ad andare in parrocchia, ma può richiedere che stiano a scuola e tenerla aperta. Quindi scuole aperte molto più a lungo. Questo ovviamente richiede un’integrazione di stipendio per gli insegnanti del Sud. Saranno fondi ben spesi, anche tenendo conto che la vita al Sud costa meno che al Nord, e a patto di controllare il loro lavoro e di retribuire meglio gli insegnanti che più si impegnano.

Secondo, la qualità e la sicurezza degli edifici scolastici. L’immagine e la fiducia che un ragazzo sviluppa verso lo Stato dipendono anche dalla qualità dei servizi che lo Stato gli offre. Una scuola sporca o fatiscente non lo invoglia a diventare un buon cittadino. Nel Mezzogiorno ci sono circa 18.000 edifici scolastici. Spendere, in media, un milione per edificio per rinnovarli costerebbe la metà del denaro che serve per introdurre un reddito di cittadinanza nella forma auspicata dal contratto di governo (secondo la stima del presidente dell’Inps, Tito Boeri). Con quei soldi, quasi 40 miliardi, si possono sistemare le scuole e anche compensare gli insegnanti per il maggior impegno che viene loro richiesto. E probabilmente basterebbe meno.

Siamo in Italia e, come è accaduto con i terremoti, imprenditori edili scorretti, in particolare quelli legati alla criminalità organizzata, festeggerebbero questa proposta prevedendo di arricchirsi aggiustando le scuole con la sabbia. I lavori devono essere affidati alla Banca europea per gli investimenti (Bei), la quale, oltre a far svolgere la riparazione delle scuole del Sud anche a qualche impresa danese, potrebbe (almeno in parte) finanziare questi interventi con fondi europei. Il problema dell’adeguamento degli edifici scolastici è più grave in Italia che altrove in Europa, ma anche altri Paesi europei hanno problemi analoghi. Invece di chiedere astrattamente di escludere gli investimenti dal calcolo del deficit, come ripete il ministro Tria — per sentirsi rispondere che l’Europa, giustamente, non si fida — proponiamo un grande progetto europeo per gli edifici scolastici affi-dato alla Bei. Se questo fosse possibile non solo nel Mezzogiorno ma anche nelle zone meno ricche del Nord, se non dovunque, tanto meglio! Ma l’urgenza oggi è in primo luogo al Sud. L’Italia non si riprende se abbandona quasi una metà dei suoi ragazzi in condizioni di partenza tanto svantaggiate.

L’esempio di Harlem

Gli esempi di investimenti nella scuola che hanno avuto ricadute positive sull’ambiente circostante sono numerosi. A New York, nel mezzo del quartiere una volta poverissimo di Harlem, c’era un grande spazio abbandonato che era diventato un centro di spaccio di droga. Una fondazione privata lo ha acquistato e vi ha costruito una scuola moderna con buoni insegnanti. Oggi quel progetto, Harlem Children Zone (www. hcz.org) , non solo produce ragazzi che poi vanno in ottime università, ma ha radicalmente cambiato una parte di Harlem, tramite osmosi positive. In una generazione la Corea del Sud è passata da essere il Paese con il più basso numero di laureati nell’Ocse a quello con il numero più elevato e questo grazie a un grande investimento nelle scuole.

Terzo, che cosa insegnare ai ragazzi in tante ore in più a scuola? Non solo e non tanto più nozioni (anche se questo è importante). Soprattutto va insegnata quella che una volta si chiamava «educazione civica». Che non deve voler dire imparare a memoria la Costituzione senza capirla, ma far propri concetti fondamentali, ad esempio che copiare i compiti non è accettabile perché è disonesto, così come farseli fare dai genitori. Se i ragazzi credono che copiare sia accettabile, poi penseranno che anche tante piccole (e poco a poco non così piccole) disonestà nella vita di tutti i giorni siano accettabili: e questo blocca la fiducia reciproca che è la linfa cha fa funzionare le società più avanzate. Va insegnato che i beni pubblici devono essere rispettati, che lo Stato non è un ente astratto e nemico, ma che lo Stato, la collettività, siamo noi e che quindi evadere le imposte è un furto a noi stessi. Bisogna insegnare a lavorare in gruppo e a collaborare con fiducia verso gli altri punendo chi non collabora, costruendo gruppi di studio che mischino ragazze e ragazzi, diverse religioni ed etnie, favorendo così l’integrazione degli immigrati. Bisogna far fare i compiti, magari in gruppo. Va insegnato da un lato a rispettare l’autorità (cioè gli insegnanti), dall’altro a conciliare rispetto con creatività, che richiede un pizzico di ribellione contro lo status quo. È importante portare lo sport nella scuola così che ragazzi e ragazze lo pratichino con attrezzature adeguate e non giocando a calcio in strade polverose, un’attività che esclude le ragazze. Non servono costosissime piscine olimpioniche: un campo di pallacanestro, uno di pallavolo, un paio di campi da tennis, qualche bicicletta, un po’ di attrezzi, anche all’aria aperta, e un allenatore che porti i ragazzi a correre, magari alle 18 quando la scuola chiude.

Assegnazione provvisoria 2018/19, preferenze e scuole comune di ricongiungimento

da Orizzontescuola

Assegnazione provvisoria 2018/19, preferenze e scuole comune di ricongiungimento

di Nino Sabella

Il CCNI sulle utilizzazioni e assegnazioni provvisorie per l’anno scolastico 2018/19 presenta diverse novità, tra le quali quella relativa alle preferenze riguardanti il comune ricongiungimento.

Prima di parlare della succitata novità, ricordiamo la tempistica e le modalità di presentazione delle domande e le preferenze esprimibili nell’istanza.

Presentazione domande

Le domande vanno presentate tramite Istanze OnLine da parte dei docenti:

  • della scuola primaria e dell’infanzia: 13 – 23 luglio
  • della scuola secondaria di primo e secondo grado: 16 – 25 luglio

Le domande sono presentate in formato cartaceo da:

  • il personale utilizzato nelle discipline specifiche dei licei musicali: 16 – 25 luglio
  • il personale educativo e docenti di religione cattolica: 16 – 25 luglio
  • il personale ATA: 23 luglio – 3 agosto

I modelli e i facsimile di domanda:

Preferenze

L’assegnazione può essere richiesta per una sola provincia ed è disposta esclusivamente su scuola.

In caso di assegnazione provvisoria interprovinciale è possibile esprimere anche il codice provincia.

Le preferenze esprimibili nel modulo domanda sono massimo:

  • 20 per la scuola dell’infanzia e primaria
  • 15 per la scuola secondaria di primo e secondo grado.

Preferenza scuola comune di ricongiungimento

Rispetto allo scorso anno scolastico, non vige più l’obbligo di indicare tutte le scuole del comune di ricongiungimento prima di poter esprimere quelle di altri comuni.

Così leggiamo nel Contratto:

Ai fini del ricongiungimento al familiare per i motivi di cui al comma 1 del presente articolo è sufficiente indicare come prima preferenza una scuola sede di organico del comune di ricongiungimento, indicando poi in subordine scuole dei comuni viciniori anche di diverso ambito

E’, dunque, sufficiente esprimere una sola scuola del comune di ricongiungimento e non tutte quelle in esso ricomprese.

Esempio: docente chiede ricongiungimento per il Comune di Sciacca (AG) e indica come prima preferenza l’I.C. “Dante Alighieri”; dopo tale preferenza può indicare istituti di altri paesi della provincia e poi gli altri istituti del predetto comune.

Mancata indicazione scuola comune di ricongiungimento

La mancata indicazione di almeno una delle scuole presenti nel comune di ricongiungimento non comporta l’annullamento dell’intero domanda, tuttavia l’Ufficio non può prendere in considerazione eventuali altre preferenze o altre classi di concorso o posti di grado diverso. In tal caso, l’Ufficio prende in considerazione soltanto le preferenze analitiche relative a specifiche scuole del comune di ricongiungimento e per la stessa classe di concorso/posto di titolarità.

Il testo del contratto – nota trasmissione

nota ATA

Assegnazioni provvisorie 2018/19 il testo del contratto: novità, requisiti, sostegno, preferenze e precedenze, ATA. Il nostro speciale

Carta docente 500 euro 2016/17, si potrà spendere anche dopo agosto 2018

da Orizzontescuola

Carta docente 500 euro 2016/17, si potrà spendere anche dopo agosto 2018

di redazione

Nella giornata di ieri, abbiamo riferito su quanto scritto da Repubblica in merito al Bonus 500 euro e alla preoccupazione espressa dal medesimo giornale relativamente al rischio di perdere anche le somme del 2017/18 non spese entro il 31 agosto p.v.

Bonus 500 euro, Repubblica: “meglio spenderlo tutto entro il 31 agosto”. Cosa dice il Miur

La normativa vigente

La nostra redazione, facendo riferimento alla normativa vigente, ha chiarito che le somme dell’a.s. 2016/17 andrebbero spese entro il 31 agosto 2018, mentre quelle del 2017/18 entro il 31 agosto 2019.

Rassicurazioni Miur

Fonti ministeriali rassicurano sul fatto che le somme, relative all’anno scolastico 2017/18, andranno spese entro il 31 agosto 2019, secondo normativa vigente.

Non solo, il Ministero, considerato che le somme dell’anno scolastico 2016/17 sono state accreditate nel mese di dicembre, sta lavorando affinché tali somme non siano rendicontate entro il 31 agosto 2018, bensì entro il 31/08/2019. In tal modo si verrebbe incontro ai docenti, che pertanto non rischiano di perdere nessuna somma: né quella del 2016/17 né tanto meno quella del 2017/18.

Organico di fatto 2018/19, acquisizione dati dal 16 luglio per il primo ciclo, dal 18 per la secondaria II grado

da Orizzontescuola

Organico di fatto 2018/19, acquisizione dati dal 16 luglio per il primo ciclo, dal 18 per la secondaria II grado

di redazione

Il Miur ha comunicato alle scuole la disponibilità delle funzioni SIDI per l’adeguamento dell’organico dell’autonomia alle situazioni di fatto.

Tempistica

Le funzioni di acquisizione dei dati relativi all’organico di fatto sono disponibili, secondo il seguente calendario:

  • dal 16 luglio per le scuole del primo ciclo (infanzia, primaria e secondaria di primo grado)
  • dal 18 luglio per le scuole secondarie di II grado.

Indicazioni

Il Decreto Interministeriale del 15 maggio 2018 disciplina l’adeguamento dell’organico dell’autonomia alle situazioni di fatto, evidenziando che il predetto adeguamento deve avvenire nei limiti indicati nella Tabella C allegata al Decreto.

Il contingente, infatti, è stato preventivamente definito a causa dell’adeguamento dell’organico triennale dell’autonomia, che ha comportato una revisione degli obiettivi regionali di contenimento dell’adeguamento alle situazioni di fatto.  In poche parole, all’incremento dell’organico di diritto si è accompagnato un decremento di quello di fatto.

Decreto 15 maggio 2018

nota 29 marzo 2018

Esami di Stato II grado, la sessione straordinaria avrà inizio il 18 settembre

da Orizzontescuola

Esami di Stato II grado, la sessione straordinaria avrà inizio il 18 settembre

di redazione

Il MIUR ha pubblicato le date per la sessione straordinaria degli Esami di Stato II grado per l’anno scolastico 2017/18.

Questo il diario di esami:

La prima prova scritta: martedì 18 settembre 2018; •
La seconda prova scritta: giovedì 20 settembre 2018 e, per i licei artistici, musicali e coreutici, con prosecuzione secondo i tempi e le modalità fissati per la sessione ordinaria;
La terza prova scritta: lunedì 24 settembre 2018, secondo i tempi previsti per la sessione ordinaria; • per i licei artistici, licei musicali e coreutici, la terza prova scritta si svolge al termine della seconda prova scritta;
La quarta prova scritta: mercoledì 26 settembre 2018; • inizio dei colloqui: dopo la correzione e la valutazione degli elaborati delle prove scritte e pubblicazione degli esiti degli scritti.

Per i candidati che non devono sostenere la prima prova scritta, le altre due prove si svolgono nei giorni di giovedì 20 settembre 2018 (seconda prova) e lunedì 24 settembre 2018 (terza prova).

Per i candidati che non devono sostenere le prime due prove scritte, la terza prova è fissata per martedì 18 settembre 2018.

Per i candidati che non devono sostenere alcuna prova scritta, il colloquio ha luogo martedì 18 settembre 2018.

Le commissioni, nella stessa composizione in cui hanno operato nella sessione ordinaria, si insediano lunedì 17 settembre 2018 presso gli istituti ove sono presenti candidati che hanno chiesto di sostenere gli esami nella sessione straordinaria.

Decreto

Sicurezza, nuovi obblighi per i dirigenti scolastici. Circolare Inail

da Orizzontescuola

Sicurezza, nuovi obblighi per i dirigenti scolastici. Circolare Inail

di Elisabetta Tonni

A partire dal 12 luglio scorso, le scuole dovranno attenersi alle nuove disposizioni fornite dall’Inail in tema di sicurezza.

Che cosa dice la circolare

La novità è contenuta nella circolare n.29/2018 dell’11 luglio.

Il documento prevede che la comunicazione del nome del responsabile per la sicurezza del lavoro debba avvenire esclusivamente per via telematica.

Con il documento, l’Inail obbliga il dirigente scolastico a trasmettere per via telematica allo stesso Istituto, ovvero al Sistema informativo i nomi dei rappresentanti dei lavoratori in tema di sicurezza.

La circolare prevede anche che il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca (Miur) debba inoltrare la comunicazione secondo le indicazioni fornite nel paragrafo “Istruzioni Operative”.

Il rinnovo della comunicazione

Durante la prima comunicazione andranno indicati i nomi dei rappresentanti già eletti o quanto meno designati. Nel caso in cui ci fossero variazioni rispetto ai nomi forniti, queste andranno segnalate, altrimenti viene ritenuta valida l’ultima comunicazione inoltrata anche se non aggiornata rispetto alla realtà.

Un’altra parte importante del documento è la seguente: “è escluso dall’obbligo di richiesta delle credenziali di accesso all’Istituto, il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca che può procedere all’inoltro della comunicazione del nominativo RLS in cooperazione applicativa tramite una nuova area funzionale SIDI dedicata alle istituzioni scolastiche e agli uffici dell’Amministrazione centrale e periferica per la compilazione e l’invio, in modalità on line, dei nominativi dei Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza“.

Qui tutte le informazioni relative alla comunicazione del succitato nominativo tramite SIDI

Concorso Dirigenti Scolastici: esito preselettiva immediato, punteggio per superarla

da Orizzontescuola

Concorso Dirigenti Scolastici: esito preselettiva immediato, punteggio per superarla

di redazione

Il 23 luglio si svolgerà la prova preselettiva del corso concorso per il reclutamento di 2.425 Dirigenti Scolastici, da assumere presumibilmente dall’a.s. 2019/20.

Banca dati quesiti

Lo scorso 27 giugno è stata pubblicata la banca dati di 4.000 test da cui saranno estratti i 100 che formeranno, per ciascuno, la prova preselettiva. La prova ha la durata di 100 minuti.

Come si svolge la prova

Al termine della prova il candidato è tenuto a non lasciare la propria postazione e ad attendere lo sblocco della postazione da parte del responsabile tecnico d’aula per visualizzare il punteggio ottenuto a seguito della correzione automatica e anonima del proprio elaborato eseguita dall’applicazione. Al termine della prova quindi il responsabile tecnico d’aula si reca su ogni singola postazione e procede a visualizzare il punteggio ottenuto sul monitor del candidato.

Il candidato alla presenza del responsabile tecnico d’aula è tenuto ad inserire il proprio codice fiscale nell’apposito modulo presentato dall’applicazione. Dopo che tutti i risultati di tutti i candidati saranno stati raccolti e caricati verrà prodotto l’elenco dei candidati contenente cognome, nome, data di nascita ed il punteggio da loro ottenuto. Questo elenco sarà stampato ed affisso fuori dall’aula. Successivamente i candidati controfirmeranno il registro cartaceo d’aula per attestare l’uscita e potranno quindi allontanarsi dall’aula.

Il punteggio

La prova preselettiva assegna un punteggio massimo di 100,0 punti, ottenuti sommando 1,0 punti per ciascuna risposta esatta, 0,0 punti per ciascuna risposta non data e sottraendo 0,3 punti per ciascuna risposta errata.
Il punteggio della prova preselettiva è restituito al termine della stessa.

Ammissione alla prova scritta

Sulla base delle risultanze della prova preselettiva sono ammessi a sostenere la prova scritta 8700 candidati. Sono, inoltre, ammessi tutti i candidati che conseguono un punteggio pari a quello del candidato collocato nell’ultima posizione utile.

L’elenco dei candidati ammessi a sostenere la prova scritta, leggiamo all’articolo 8 del DM 138/2017, e’ pubblicato sul sito internet del Ministero.

Il mancato superamento della prova comporta l’esclusione dal prosieguo della procedura concorsuale.

Il punteggio della prova preselettiva non concorre alla formazione del punteggio finale nella graduatoria di merito del concorso di accesso al corso di formazione dirigenziale e tirocinio.

Scuola: stipendi bassi perché ci lavorano quasi esclusivamente le donne?

da La Tecnica della Scuola

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