Code4Grow, con SAP e Yunik coding e robotica entrano nelle scuole

da Il Sole 24 Ore

Code4Grow, con SAP e Yunik coding e robotica entrano nelle scuole

di Al. Tr.

Sono 198 gli studenti di 5 scuole elementari e medie del milanese che durante l’anno scolastico appena concluso hanno partecipato a Code4Grow, il progetto realizzato da Sap e promosso dall’associazione Yunik con l’obiettivo di potenziare le abilità cognitive con il coding e la robotica educativa. Grazie alla collaborazione con il dipartimento di Scienze umane per la formazione dell’università Bicocca è stato possibile offrire laboratori gratuiti di robotica agli studenti di 5 istituti: le scuole primarie IC Vittorio Locchi (Milano), Guglielmo Marconi (Senago), Papa Giovanni (Magenta) e F.lli Cervi (Magenta) e la scuola secondaria IV Giugno 1859 (Magenta).

Le attività
I percorsi di apprendimento, spiega una nota, sono stati sviluppati in tre incontri per classe della durata di due ore ciascuno, con laboratori diversi a seconda dell’età degli studenti. Alle elementari gli alunni hanno avuto l’opportunità di osservare un robot per la prima volta e di formulare ipotesi sui suoi movimenti. Ma anche di imparare le basi di programmazione e informazioni sulle componenti principali di un robot: i blocchi motore, i blocchi loop e il meccanismo decisionale.
I ragazzi delle medie, invece, hanno affrontato un percorso più strutturato in cui, oltre a ricevere insegnamenti sui fondamenti della programmazione, hanno effettivamente programmato e fatto muovere il robot grazie ad un’interfaccia semplificata.
Durante i laboratori gli studenti hanno anche avuto l’opportunità di interagire per la prima volta con CoderBot, un robot creato per la didattica che può essere programmato da bambini dai 6 anni in poi attraverso una facile interfaccia. Grazie alla telecamera, ai sensori di distanza, al microfono e agli altoparlanti di cui è dotato il robot può muoversi ed emettere suoni e parole, mentre tramite i suoi algoritmi di visione artificiale può riconoscere oggetti e volti. In alcune classi è stato utilizzato anche Lego Mindstorms EV3, un robot che permette di ideare, progettare, assemblare e programmare a sua volta robot educativi. Entrambi, se utilizzati in modo consapevole dall’insegnante – spiega una nota – possono costituire un valido strumento per promuovere l’apprendimento di abilità e competenze di vario tipo, da quelle tecnico-scientifiche a quelle di ragionamento astratto alle soft skills.

Potenziare le competenze e prevenire il bullismo
«Il progetto Code4Grow è nato con l’obiettivo di sviluppare le competenze logico matematiche, digitali e computazionali degli alunni, potenziare le loro abilità cognitive, di lavorare in gruppo, di porre e risolvere problemi» ha detto Barbara Gianni, presidente di Yunik. Spiegando che «la robotica educativa stimola anche l’approccio relazionale, un fattore particolarmente importante per ragazzi così giovani, soprattutto in un’ottica di prevenzione dei fenomeni di bullismo». «Abbiamo sostenuto con grande entusiasmo il progetto educativo di Yunik, e l’azienda è pronta a rinnovare il proprio impegno a favore di Code4Grow» ha commentato Luisa Arienti, Amministratore Delegato di Sap Italia, sottolineando che «portare la robotica educativa nelle scuole significa offrire ai ragazzi uno strumento interessante e divertente con cui sviluppare competenze soft, motivandoli a lavorare in gruppo, stimolando l’inclusione, la collaborazione e lo spirito di squadra, per condividere esperienze e arricchirsi reciprocamente».

Inps, task force per definire 600 mila posizioni incerte

da Il Messaggero

Inps, task force per definire 600 mila posizioni incerte

La novità è diventata pienamente operativa da quest’anno

La novità è diventata pienamente operativa da quest’anno: tocca all’Inps accertare il diritto alla pensione del personale della scuola. Le prestazioni degli insegnanti e degli altri lavoratori vengono definite sulla base dei dati presenti sul conto assicurativo degli interessati e l’istituto deve collaborare con il ministero dell’Istruzione e con le scuole, a cui spetta l’invio delle informazioni aggiuntive necessarie. Un passaggio che come accade nella pubblica amministrazione incontra problemi di rodaggio, ma che fa parte in realtà di un disegno più ampio: ridare certezza in materia pensionistica non solo ai lavoratori della scuola ma ad una porzione ancora più consistente di dipendenti pubblici.

IL CALCOLO
Per molti di loro infatti la pensione è avvolta dall’incertezza, che non riguarda tanto la data in cui sarà possibile lasciare il lavoro, ma i versamenti contributivi che saranno usati come base per calcolare il futuro trattamento e che condizionano anche il raggiungimento dei requisiti richiesti. Sono infatti potenzialmente incomplete o inesatte le informazioni che riguardano oltre un milione di dipendenti in attività. La conseguenza è che le amministrazioni fanno tuttora i conteggi a poche settimane dal momento dell’uscita e la pensione viene spesso liquidata su base provvisoria, in attesa di un calcolo definitivo che può arrivare anche dopo molti mesi. L’Inps (nel quale dal 2012 è confluita l’Inpdap e quindi la gestione dei dipendenti pubblici) ha deciso all’inizio di quest’anno di porre fine a questa situazione avviando il progetto Estratto conto dei dipendenti pubblici. Non sarà un lavoro breve e nemmeno facile, tant’è vero che l’orizzonte temporale su cui si sta ragionando è di tre anni, periodo nel quale saranno impegnati in prima linea, accanto ad altri dipendenti dell’istituto, 250-280 lavoratori interinali assunti per l’occasione. Le criticità riguardano in particolare il comparto Difesa e sicurezza (450 mila posizioni da popolare per i periodi precedenti al 2012), la scuola, con 595 mila posizioni del ministero dell’Istruzione che dovranno essere popolate e normalizzate, e il ministero della Giustizia in cui si concentra il grosso delle ulteriori 225 mila posizioni da verificare.

LE AMMINISTRAZIONI
In sintesi, si tratta di acquisire dalle amministrazioni interessate le informazioni relative a retribuzioni e contributi del passato (soprattutto prima del 2005), portarle in formato digitale, controllare errori e incongruenze: la mole di documenti coinvolti per una platea così vasta dà da sola l’idea di quanto il progetto sia impegnativo. Ma poi per ricostruire esattamente le carriere sarà necessario un lavoro ulteriore, esaminare le oltre 400 mila domande di riscatto, ricongiunzione e computo (queste ultime sono quelle che riguardano servizi resi alle dipendenze dello Stato in posizione non di ruolo). Dopo tutti questi passaggi gli interessati riceveranno il proprio estratto conto contributivo e avranno in prospettiva due vantaggi: la riduzione dei tempi necessari per l’erogazione della prestazione previdenziale, al momento di lasciare il lavoro e la possibilità – già durante il periodo di servizio – di farsi un’idea di cosa li attende alla fine della carriera lavorativa in termini di trattamento economico. E quindi fare le scelte conseguenti per quanto riguarda ad esempio il riscatto della laurea o la previdenza integrativa e più in generale prendere le decisioni sulla vita futura con maggiore consapevolezza.
Luca Cifoni

La fuga dei docenti: boom di pensionati e la scuola va in tilt

da Il Messaggero

La fuga dei docenti: boom di pensionati e la scuola va in tilt

È inaccettabile il grave ritardo nella determinazione del diritto alla pensione – denuncia Anna Fedeli, Flc Cgil nazionale

Prima la riforma Fornero, poi gli intoppi che arrivano dall’Inps: per le maestre della scuola parte la caccia ai contributi e la strada della pensione è sempre più in salita. E negli ex provveditorati è caos: «Se non mandiamo in pensione chi ne ha diritto, saltano anche le assunzioni e i trasferimenti per il prossimo anno». La scuola trema: da un lato c’è chi sogna la cattedra e dall’altro, invece, chi sogna la pensione. Un miraggio che rischia di allontanarsi ancora di più. Quest’anno, come effetto della riforma pensionistica varata dal governo Monti, negli uffici scolastici si sta registrando una vera e propria impennata di richieste di pensionamenti: secondo le prime stime si tratta di oltre 35mila persone che hanno presentato domanda, a fronte delle 20 o 25 mila richieste presentate negli anni passati. In base ai calcoli sull’anzianità, sarà così anche nei prossimi 3 anni, con un super lavoro da parte degli uffici periferici del ministero dell’istruzione. Alla carica, quindi, i docenti e il personale ata ( bidelli, segretari e amministrativi) della classe ’51: quella che, secondo i requisiti richiesti, nel 2018 raggiunge 67 anni di età, a cui si aggiungono tutti coloro che raggiungono invece 41 anni e 10 mesi di contributi. Hanno aspettato il loro momento, dopo anni di attesa e polemiche, e ora rischiano di doversi fermare di nuovo o comunque di patire per tutta l’estate prima di vedere realizzato il loro sogno della pensione. Il motivo? La nuova procedura per la verifica dei requisiti.


LA BUROCRAZIA
Ora è tutto in capo all’Inps ed è il primo anno, fino al 2017 infatti era compito degli uffici scolastici regionali raccogliere le certificazioni necessarie ed inviare tutto all’Inps per avviare la procedura di pensionamento. Prima ancora, gli uffici scolastici regionali dialogavano con l’Inpdap e godevano di una procedura più snella. Ora non è più così: le pratiche si stanno impantanando tra carte e burocrazia tanto che il rischio è quello di veder fermare tutta la macchina organizzativa, o almeno una buona parte, con possibili ripercussioni sull’avvio del prossimo anno scolastico. Un rischio concreto poiché i docenti in attesa di una risposta positiva alla domanda di pensionamento dovranno riceverla entro il 31 agosto, non possono avere un incarico dal 1 settembre. Lo stesso vale per il personale ata che, comunque, deve andare in pensione dal 1 settembre. A fronte delle aspettative di oltre 35mila persone che sperano nella pensione, ci sono le attese e le ansie di altrettante persone che sperano invece nell’agognato ruolo o in un trasferimento. «È inaccettabile il grave ritardo nella determinazione del diritto alla pensione – denuncia Anna Fedeli, Flc Cgil nazionale – sta creando gravi danni ai lavoratori, e al funzionamento delle scuole. Si creano effetti negativi anche sulla mobilità del personale scolastico e sulle immissioni in ruolo dei precari dal momento che i posti, occupati da coloro che dovrebbero andare in pensione, non sono disponibili. Non accetteremo nessuna lesione di diritti maturati con il lavoro, che oggi vengono messi in discussione da procedure cervellotiche e inique». Che cosa si intende per procedure cervellotiche? «Negli ultimi mesi – spiega la sindacalista Fedeli- tra le varie sedi Inps e gli uffici scolastici territoriali e le istituzioni Afam si sono verificati una serie di ritardi e un rimpallo di comunicazioni rispetto ai versamenti di contribuzione, alla presunta mancanza di domande di riscatto o computo o addirittura di contribuzione relativa ai periodi di lavoro di ruolo, non presenti negli archivi telematici dell’Inps».

LA RICHIESTA
Da qui la necessità di snellire le procedure. Altrimenti sarà un’estate di fuoco, tra certificati da reperire, domande da ripresentare e cattedre da sistemare. I sindacati per questo hanno già chiesto un incontro al ministro all’istruzione Bussetti e al presidente dell’Inps Boeri. Intanto però ci si prepara alla protesta: il 12 luglio, infatti, ci sarà un presidio sotto le finestre degli uffici centrali dell’Inps a Roma, nella sede dell’Eur.
Lorena Loiacono

A settembre previsto taglio cattedre a Sud, a rischio assunzioni e rientri prossimo anno

da Orizzontescuola

A settembre previsto taglio cattedre a Sud, a rischio assunzioni e rientri prossimo anno

di Anselmo Penna

Che si taglino cattedre a Sud non è una novità, è quanto succede da qualche anno a questa parte sotto il nome di “riduzione popolazione”.

Riduce la popolazione, i motivi sono vari tra cui l’abbandono economico delle regioni meridionali e seguente emigrazione, diminuiscono i figli, diminuiscono le cattedre.

A nord va meglio anche perché gli extracomunitari contribuiscono non poco, quindi c’è bisogno di più cattedre.

Tutto vero, però quando si parla di aumentare le cattedre con l’aumento del tempo pieno a Sud, dove è quasi inesistente in molte aree, i soldi vengono investiti sempre a nord.

Ne abbiamo già parlato con dati alla mano.

La prima regione a lamentarsi è stata la Campania. Oggi l’Aska riporta di uno cambio epistolare tra il Ministro e De Luca circa gli organici.

De Luca ha segnalato “ alcune delle criticità che potrebbero verificarsi in Campania con l’apertura del prossimo anno scolastico 2018/2019. In particolare – spiega una nota – nella lettera è stata sottolineato il rischio della riduzione delle cattedre nell’ambito del riparto nazionale, relativo sia all’organico ‘di diritto’ che a quello ‘di fatto’. Il ministro Bussetti, ha risposto confermando che “in base a criteri ben ponderati” in Campania è prevista una riduzione di 321 posti, con una compensazione parziale di un incremento di 149 docenti presso l’istruzione professionale

Allarme confermato. Però, De Luca va oltre e chiede investimenti.

A fronte del decremento di alunni in Campania è stato rappresentato al ministro di valutare la necessità di considerare l’attivazione del ‘tempo prolungato“, ad esempio chiede.

Inoltre, fa notare che è “importante rilanciare le iniziative per non ridurre le cattedre, a cominciare dall’estensione del tempo pieno. Occorre proseguire in uno sforzo straordinario contro la dispersione scolastica, a cominciare da Scuola Viva. Ma, è importante considerare nei criteri di riparto la condizione sociale reale, spesso drammatica nei nostri territori”.

Meno cattedre, meno docenti da assumere e meno possibilità per chi è a Nord di poter ritornare.Tutto passa, come sempre, da uno stretto collo di bottiglia.

Pensioni scuola, boom: sono 35mila. Più posti per supplenze, poi assunzioni

da Orizzontescuola

Pensioni scuola, boom: sono 35mila. Più posti per supplenze, poi assunzioni

di redazione

Sono oltre 35mila le richiesta di pensionamento quest’anno, a fronte dei 25mila degli anni precedenti. Si tratta di 25 mila docenti, cui si aggiungono quasi 8 mila Ata (bidelli, assistenti tecnici, amministrativi) e circa 300 presidi.

Boom di pensionamenti

A scriverlo è oggi il Messaggero spiegando che il picco sarebbe dovuto a un precedente blocco stabilito dalla legge Fornero. A chiedere di andare in pensione sono i docenti e il personale Ata classe ’51: quella che, secondo i requisiti richiesti, nel 2018 raggiunge i 67 anni di età, a cui i aggiungono tutti quelli che raggiungono invece 41 anni e 10 mesi di contributi.

Ma ora il rischio è che non possano vedere realizzato il loro sogno di pensione a causa, scrive il quotidiano, della nuova procedura per la verifica dei requisiti in mano, per la prima volta, all’Inps. Cosa che potrebbe avere ripercussioni sull’avvio del prossimo anno scolastico. Un rischio concreto perché i docenti in attesa di una risposta positiva alla domanda di pensionamento dovranno riceverla entro il 31 agosto, non possono avere un incarico dal 1° settembre.

MIUR al lavoro per corretto avvio anno scolastico

Il ministero dell’Istruzione è al lavoro per garantire un corretto avvio dell’anno scolastico, anche alla luce delle domande di pensionamento, già presentate all’inizio dell’anno, di prof e personale non docente.

Le domande di pensionamento, quest’anno, sono

  • circa 25 mila insegnanti, docenti di sostegno compresi;
  • quasi 8 mila Ata (bidelli, assistenti tecnici, amministrativi) e
  • circa 300 presidi.

Il Ministro Marco Bussetti ha attivato subito un percorso rafforzato di collaborazione fra Miur e l’Inps, con il tavolo di lavoro attivato a metà giugno, “proprio per facilitare lo scambio dei dati e delle informazioni tra le due istituzioni“.

Tra gli obiettivi primari del tavolo c’è “quello di velocizzare il dialogo tra uffici territoriali del Miur e dell’Ente previdenziale e far ‘parlare’ tra loro i rispettivi sistemi informativi, agevolando l’inserimento e il reperimento di quelle informazioni che consentono di accertare il diritto alla pensione del personale docente”.

Supplenze e assunzioni

Per quanto riguarda l’avvio dell’anno scolastico, infine, a Viale Trastevere si spiega che, in attesa si capire quante domande di pensione saranno effettivamente accettate, i posti rimasti vacanti a settembre saranno coperti da supplenti con un incarico annuale, in attesa di fare l’assunzione definitiva il successivo anno scolastico.

Scuole paritarie, Bussetti: “no modifiche”. M5S e Lega, visioni differenti

da Orizzontescuola

Scuole paritarie, Bussetti: “no modifiche”. M5S e Lega, visioni differenti

di Elisabetta Tonni

Il finanziamento alle scuole paritarie potrebbe creare una frizione fra Lega e 5 Stelle. Il ministro per l’Istruzione Marco Bussetti, in un’intervista di qualche giorno fa all’Avvenire, quotidiano della Conferenza episcopale italiana (Cei), aveva difeso il sistema delle scuole paritarie.

Le frasi del Ministro

“All’ordine del giorno – aveva detto il Ministro – non ci sono interventi o modifiche sulla questione delle scuole paritarie”.  E ancora: “Faremo tutto ciò che serve per migliorare la qualità complessiva del sistema che comprende sia le scuole statali sia quelle paritarie”.

La frase del Ministro è stata rilanciata dal Sir, il Servizio di Informazione Religiosa.

Le dichiarazioni di Bussetti sono perfettamente in linea con il programma elettorale della Lega, che non ha mai fatto mistero di voler mantenere quanto già fatto nel settore delle scuole private gestite in buona sostanza dall’apparato cattolico.

Nessuna reazione dal M5S

Anche se finora non sono state registrate reazioni da parte del Movimento 5 Stelle, la loro linea di pensiero è stata sempre stata contraria al finanziamento. In piena campagna elettorale, il 14 febbraio, il Giornale.it titolava: “Di Battista a testa bassa contro le paritarie“.

Il quotidiano riferiva testualmente: “Durante un comizio in piazza in provincia di Rovigo Dibba ha sparato a zero contro il sistema dei finanziamenti alla scuola non statale. E a sostegno di questa tesi, pubblicava una dichiarazione di Di Battista: «Vogliamo cancellare qualsiasi forma di finanziamento pubblico alle scuole private e alle scuole paritarie che hanno raggirato la legge Berlinguer. Vogliamo finanziare solo la scuola pubblica. Se vuoi andare alla scuola privata, paghi».

Il cambio di rotta per amore del contratto

La posizione del M5S sulle paritarie si è un po’ smussata con l’avanzare dell’ipotesi di un Governo a doppia trazione in alleanza con la Lega. Nei giorni di lavoro frenetico per la scrittura del contratto di Governo, il sito Formiche.net rilevava il cambio di rotta.  “In principio era lo stop totale dei finanziamenti alle scuole paritarie – si legge nell’articolo di Simona Stgiu – poi si è trasformato in uno stop parziale che esclude le scuole dell’infanzia e i nidi, ‘perché per questa fascia d’età (0-6 anni) le scuole private paritarie nella maggior parte dei casi suppliscono alla mancanza di scuole pubbliche statali’”. La giornalista faceva notava che il M5S “Dapprima aveva proposto l’eliminazione dei contributi statali alle scuole paritarie (e della stessa parità scolastica), poi ha virato verso una linea più morbida, perlomeno sulla carta“.

E forse ha visto giusto sempre il sito Formiche.net quando il 25 maggio scriveva un nuovo articolo, evidenziando come il punto sulle paritarie, nel contratto di Governo relativo alla scuola, fosse stato molto smussato, al limite della vaghezza. 

Ministro Bussetti: audizione in Parlamento l’11 luglio

da La Tecnica della Scuola

Ministro Bussetti: audizione in Parlamento l’11 luglio

Concorso DS: prova preselettiva con qualche refuso e quesiti troppo mnemonici

da La Tecnica della Scuola

Concorso DS: prova preselettiva con qualche refuso e quesiti troppo mnemonici

Mancano i diplomati tecnici. Appello di Confindustria alla Scuola

da Tuttoscuola

Mancano i diplomati tecnici. Appello di Confindustria alla Scuola

Non mancano i posti di lavoro, mancano le persone che possano coprirli. Mancano i diplomati tecnici. È Confindustria dall’Open Innovation Summit 2018, l’evento dedicato alle startup innovative che si svolge a Saint-Vincent, a lanciare un allarme che diventa anche un appello alla scuola.

“Il concetto oggi della formazione tecnica in questo Paese è ancora un concetto residuale. Perché tantissime famiglie ritengono che quella tecnica non sia una formazione adeguata: i figli devono essere mandati all’università. Ebbene questo creerà un grosso danno, non solo culturale, ma ahimè di posti di lavoro”. Lo ha detto Carlo Robiglio, presidente della Piccola industria di Confindustria, spiegando che “se dagli istituti tecnici ogni anno esce in Italia qualche migliaio diplomati, in Germania ne escono 750 mila”. Ma “nei prossimi anni è prevista la necessità per il nostro Paese di trovare oltre 280 mila figure professionali laureate, diplomate in materie tecniche con competenze tecniche-digitali. Questo sarà un problema, sarà un forte problema, perché non li abbiamo e li dovremo prendere dall’estero”.

“Quanto sta accadendo – conclude Robiglio – è una rivoluzione profondamente culturale alla quale noi dobbiamo prepararci” proprio “aprendo la testa, in particolare per quanto riguarda il mio mondo, agli imprenditori. Abbiamo in Confindustria migliaia e migliaia di piccoli imprenditori che fanno prodotti eccellenti ma che” dovranno confrontarsi “con questo passaggio epocale”.

Nota 9 luglio 2018, AOODGPER 31552

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione
Direzione generale per il personale scolastico

Agli Uffici Scolastici Regionali
LORO SEDI
p.c. Al Dipartimento per il Sistema Educativo di Istruzione e Formazione
SEDE

Oggetto: Ipotesi di CCNI Utilizzazioni e assegnazioni provvisorie personale ATA a.s. 2018-2019.

Si fa seguito alla nota di questa Direzione generale prot. n. 30691 del 04/7/2018, con cui si anticipa, in attesa della certificazione prevista ai sensi dell’articolo 40bis del D. lgs. 165 del 2001,
l’ipotesi del CCNI in oggetto.
Relativamente al personale ATA, il contratto integrativo in esame non presenta modifiche sostanziali, ad eccezione, come già anticipato con la nota sopra richiamata, della possibilità prevista dall’attuale art. 17, comma 1, di richiedere l’assegnazione provvisoria per il ricongiungimento, oltre che per il coniuge o parte dell’unione civile o convivente, anche per parenti o affini, purché la stabilità della convivenza risulti da apposita certificazione anagrafica.
Al medesimo comma viene ammessa l’istanza di ricongiungimento al genitore, senza richiedere l’ulteriore requisito della convivenza.
Si fa presente che le domande potranno essere presentate in modalità cartacea tra il 23 luglio e il 3 agosto. Si trasmette a tal fine il modello di domanda di utilizzazioni e assegnazioni provvisorie del personale ATA per l’a.s. 2018-2019 e si prega di darne la massima diffusione.
Le operazioni di utilizzazione e assegnazione provvisoria ai sensi dell’art 19 dell’ipotesi contrattuale dovranno concludersi inderogabilmente entro il 31 agosto 2018.
Si ricorda quanto previsto dal Regolamento UE n. 679/2016.
Si ringrazia per la consueta collaborazione.

Il dirigente
dr. Filippo Serra


Nota 9 luglio 2018, AOODGOSV 11476

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione
Direzione generale per gli ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione
Ufficio VII

Ai Direttori Generali ed ai Dirigenti preposti agli Uffici Scolastici Regionali
LORO SEDI
Al Sovrintendente agli Studi per la Regione Autonoma Val d’Aosta
AOSTA
Al Sovrintendente Scolastico per la Scuola di Lingua Italiana
BOLZANO
All’Intendente Scolastico per la Scuola di Lingua Tedesca
BOLZANO
All’Intendente Scolastico per la Scuola di Lingua Ladina
BOLZANO
Alla Provincia Autonoma di Trento
TRENTO
Al M.A.E.C.I. – Direzione Generale per la Promozione del Sistema Paese – Piazzale della Farnesina, n.1
00135 ROMA
e, p.c.
Al Capo del Dipartimento per il Sistema Educativo di Istruzione e Formazione
SEDE

Nota 9 luglio 2018, AOODGOSV 11476

OGGETTO: U.N.E.S.C.O. (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione e la Scienza e la Cultura): Rete Nazionale delle Scuole Associate a.s. 2018-2019.