Bando di concorso 2019-20

SCUOLA: ONLINE IL NUOVO BANDO DI INTERCULTURA PER STUDIARE ALL’ESTERO

Sono 2.200 i posti a disposizione in 65 Paesi del mondo, 1.500 le Borse di studio

Milano, 25 luglio 2018_ E’ disponibile da oggi, mercoledì 25 luglio, sul sito di Intercultura (www.intercultura.it) il nuovo bando di concorso 2019-20 per trascorrere un intero anno scolastico, un semestre, un trimestre, un bimestre o 4 settimane estive in uno dei 65 Paesi di tutto il mondo dove l’Associazione di volontariato promuove i suoi programmi. In palio, un numero sempre maggiore sia di posti a disposizione sia di borse di studio totali o parziali: rispettivamente più di 2.200 i posti disponibili e 1.500 le borse, tra quelle offerte da sponsor esterni e quelle messe a disposizione direttamente da Intercultura.

Il bando è rivolto a tutti gli studenti delle scuole superiori nati tra il 1 luglio 2001 e il 31 agosto 2004. Le 1.500 borse di studio parziali o totali, di cui circa la metà provengono dall’apposito fondo di Intercultura, consentono la partecipazione ai programmi da parte degli studenti più meritevoli e bisognosi di sostegno economico (si va dalle borse totali che coprono il 100% della quota di partecipazione, a quelle parziali che coprono una percentuale variabile tra il 20% e l’80% della stessa). Le altre centinaia, tra borse di studio totali e contributi sponsorizzati, saranno messe a disposizione grazie alla collaborazione tra la Fondazione Intercultura e diverse aziende, banche, fondazioni ed enti locali. L’elenco verrà continuamente aggiornato da metà agosto in poi sul sito alla pagina http://www.intercultura.it/borse-di-studio-offerte-da-sponsor).

Per gli studenti che frequentano all’estero l’intero anno scolastico, la normativa scolastica italiana riconosce la possibilità di accedere alla classe successiva senza ripetere l’anno. Il Ministero dell’Istruzione ha chiarito (nota 843/2013) che le esperienze di studio all’estero sono “parte integrante dei percorsi di formazione e di istruzione” e che sono “valide per la riammissione nell’istituto di provenienza”. (www.intercultura.it/normativa).

Inoltre, le esperienze di studio all’estero sono equiparate ai progetti di Alternanza Scuola Lavoro: per riconoscerle contano le competenze acquisite e il parere del Consiglio di Classe. Il 28 marzo 2017 il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca ha pubblicato la Nota MIUR prot. 3355 con alcuni importanti chiarimenti sull’Alternanza Scuola Lavoro. In particolare, al punto 7 il MIUR si esprime sull’Alternanza Scuola Lavoro per “gli studenti che partecipano a esperienze di studio o formazione all’estero”. (http://www.intercultura.it/studenti/faq/).

Gli studenti potranno iscriversi al concorso tra il 1 settembre e il 10 novembre per aggiudicarsi un posto tra i programmi scolastici proposti e una delle borse di studio. Per ricevere tutte le informazioni sui programmi, è possibile già da ora consultare  sul sito i recapiti dei volontari di 157 città in tutta Italia e, a partire  da settembre, l’elenco degli incontri pubblici organizzati sempre dai volontari di Intercultura.

DAGLI ASTRONAUTI CRISTOFORETTI E PARMITANO A IMPRENDITORI COME BALICH, BERNABE’ E BARILLA: QUANDO L’ESPERIENZA VISSUTA ALL’ESTERO DA ADOLESCENTI CAMBIA LA VITA

Ad aver vissuto da giovani un’esperienza all’estero con un programma di Intercultura e ad aver lì maturato le competenze che li hanno aiutati ad emergere sono numerose altre eminenti figure dell’eccellenza italiana. Primi tra tutti i due astronauti del team ESA Samantha Cristoforetti e Luca Parmitano (grazie ai proventi dei diritti d’autore del suo libro “Volare” anche quest’anno una studentessa siciliana trascorrerà un anno scolastico in Cina). Ma anche: Diego Piacentini, Commissario Straordinario per l’attuazione dell’Agenda Digitale, Franco Bernabè ed Enrico Cucchiani, cavalieri del lavoro e dirigenti d’azienda, Luca Barilla, Vice Presidente Barilla SpA, Giovanni Gorno Tempini Presidente di Fondazione Fiera Milano, Roberto Toscano, già ambasciatore a Teheran e a New Delhi, Carlo Secchi, Docente, già Rettore dell’Università Bocconi, Maria Concetta Mattei, giornalista TG2 e Oliviero Bergamini corrispondente RAI a New York, Gustavo Bracco, Direttore Risorse Umane e Organizzazione, Pirelli, Gianfilippo Cuneo, Consulente di management, Marco Balich, ideatore di numerose cerimonie olimpiche e ora dello spettacolo “La Cappella Sistina”, Marco Frigatti Vicepresidente Guinness World Records e lo scrittore Antonio Scurati.

Il primo articolo scritto negli USA da una giovanissima Maria Concetta Mattei

La formazione internazionale delle nuove generazioni è  volta a sviluppare quelle competenze globali e interculturali che lo stesso Consiglio d’Europa e le rilevazioni PISA dell’OCSE ormai ritengono necessari per la formazione di un giovane.

Una ricerca della Fondazione Intercultura (www.scuoleinternazionali.org) svolta su 500 docenti universitari ha mostrato, ad esempio come i nostri studenti dimostrino essere non ancora pronti per il mondo universitario e lavorativo: i nostri neodiplomati appaiono impreparati (la loro preparazione prende un misero 5,5 in pagella), soprattutto perché sono fortemente in difficoltà nel parlare una lingua straniera e nel problem solving.

Quali sono invece le caratteristiche dello studente “brillante”? Secondo la ricerca dev’esserci un giusto mix tra tratti caratteriali, competenze trasversali e una adeguata preparazione scolastica.

Se, allo stato attuale -secondo i docenti universitari – gli studenti brillanti sono uno su quattro tra i neodiplomati, il numero potrebbe migliorare se solo le scuole investissero nelle competenze trasversali, creando un ambiente didattico che promuova la voglia di approfondire e la curiosità (29%), accompagnate da un atteggiamento di impegno e sacrificio (26%), la capacità di ragionamento e di elaborazione critica (30%), l’autonomia (23%), una buona preparazione scolastica (13%) e la conoscenza delle lingue straniere (7%).

In quest’ottica un’esperienza internazionale sembra essere in grado di contribuire in maniera determinante all’acquisizione delle competenze fondamentali per il successo degli studenti.

USA, CANADA, AUSTRALIA, NUOVA ZELANDA AL TOP DELLE SCELTE, MA ANCHE ASIA,  AMERICA  LATINA ED EUROPA (DALLE COLONNE D’ERCOLE AGLI URALI) LE METE PRIVILEGIATE DEGLI STUDENTI

E’ questione di pochi giorni e la campanella che segna l’inizio di un nuovo anno scolastico suonerà prima del solito per i circa 2.225 ragazzi tra i 15 e i 18 anni in partenza quest’estate per studiare all’estero con un programma di Intercultura.

Continua la scelta per mete alternative rispetto a quelle più scontate come gli USA e il Canada (destinazione del 22% dei ragazzi) o come l’Australia e la Nuova Zelanda (5%). Il 25% degli studenti sta per partire per l’America latina, il 13% per l’Asia, il 2% per l’Africa (richiestissimo il Ghana; riaprono i programmi in Tunisia e in Egitto dopo la loro chiusura durante la Primavera Araba), il 33% per i diversi Paesi dell’Europa.

Le destinazioni dell’America latina più richieste sono Brasile, Argentina, Cile, Costarica in primis ma anche Honduras, Colombia, Ecuador, Panama, Messico, Paraguay, Rep.Dominicana, Bolivia, Perù.

Dall’altro capo del mondo, rasentano quota 100 gli studenti che trascorreranno un anno scolastico in Cina, mentre gli altri studenti vincitori saranno suddivisi tra il Giappone, l’India, Hong Kong, la Malesia, la Thailandia, l’Indonesia, le Filippine.

Chi invece ha preferito l’Europa (sono il 32,6%) ha scelto i Paesi più classici come Irlanda, Francia, Germania, Belgio, Olanda, Portogallo, Spagna, ma anche quelli scandinavi (Finlandia, Norvegia, Islanda, Svezia, Danimarca, Islanda) e quelli dell’Est Europa (Russia, Lettonia, Rep.Ceca, Serbia, Croazia, Bosnia, Ungheria, etc).

L’Associazione Intercultura Onlus (www.intercultura.it)  L’Associazione Intercultura (fondata nel 1955) è  un ente morale riconosciuto con DPR  n. 578/85, posto sotto la tutela del Ministero degli Affari Esteri. Ha status di ONLUS, Organizzazione non lucrativa di utilità sociale, ed è iscritta al registro delle associazioni di volontariato del Lazio: è infatti gestita e amministrata da migliaia di volontari, che hanno scelto di operare nel settore educativo e scolastico, per sensibilizzarlo alla dimensione internazionale. E’ presente in 157 città italiane ed in 65 Paesi di tutti i continenti, attraverso la sua affiliazione all’AFS Intercultural Programs e all’EFIL. Ha statuto consultivo all’UNESCO e al Consiglio d’Europa e collabora ad alcuni progetti dell’Unione Europea. Ha rapporti con i nostri Ministeri degli Affari Esteri dell’ dell’Istruzione, Università e Ricerca. A Intercultura sono stati assegnati il Premio della Cultura della Presidenza del Consiglio e  il Premio della Solidarietà della Fondazione Italiana per il Volontariato per l’attività in favore della pace e della conoscenza fra i popoli. L’Associazione promuove e finanzia programmi scolastici internazionali: ogni anno più di 2.200 studenti delle scuole superiori italiane trascorrono un periodo di studio all’estero e vengono accolti nel nostro Paese quasi 1.000 ragazzi da tutto il mondo che scelgono di arricchirsi culturalmente trascorrendo un periodo di vita nelle nostre famiglie e nelle nostre scuole. Inoltre Intercultura organizza seminari, conferenze, corsi di formazione e di aggiornamento per Presidi, insegnanti, volontari della propria e di altre associazioni, sugli scambi culturali. Tutto questo per favorire l’incontro e il dialogo tra persone di tradizioni culturali diverse ed aiutarle a comprendersi e a collaborare in modo costruttivo.

Per informazioni: Associazione  Intercultura Onlus –  Ufficio Comunicazione e Sviluppo -Corso Magenta 56, 20123, Milano Tel-Fax: +39 02 48513586

AA.VV., Camilleri sono

È a uno tra i più grandi scrittori italiani a cavallo degli ultimi due secoli, Andrea Camilleri, che MicroMega ha deciso di dedicare il quinto numero dell’anno, in edicola, libreria, ebook e iPad da giovedì 26 luglio.

Un omaggio al bardo novantatreenne conosciuto al grande pubblico soprattutto per i gialli con protagonista il commissario Salvo Montalbano, nonostante la sua produzione letteraria sia sterminata, e includa anche straordinari romanzi storici.

Il numero si apre con una ricca testimonianza dello stesso Camilleri che racconta i suoi esordi da piccolo poeta ‘fascista’, i lunghi anni dedicati al teatro, il passaggio alla letteratura, la faticosa invenzione del vigatese, il ‘ricatto’ di Montalbano, le donne dei suoi romanzi e della sua vita, il suo impegno civile e politico fino al recente ritorno in teatro, con un monologo su Tiresia scritto da lui stesso: un modo per chiudere e riaprire il cerchio della sua vita artistica e letteraria che proprio in teatro era iniziata, nel 1947.

Alle peculiarità della scrittura di Camilleri è dedicata una prima sezione del numero con interventi di Salvatore Silvano Nigro, che spiega perché i due filoni narrativi dello scrittore (quello dei gialli e quello dei romanzi storici) costituiscono due parti di uno stesso ‘sistema’ letterario; Nunzio La Fauci ne analizza nel dettaglio le particolarità linguistiche; Giuseppe Marci racconta come e perché ha ‘adottato’ le opere dello scrittore agrigentino all’università; e infine Marilù Oliva ci conduce alla scoperta delle straordinarie figure femminili nella narrativa storica di Camilleri.

Una seconda sezione è invece incentrata sulle trasposizioni televisive dei romanzi di Camilleri. Luca Zingaretti racconta come ha fatto a dare un volto al commissario Montalbano; Alberto Sironi spiega le scelte di regia che stanno dietro alla serie più famosa della tv italiana; il produttore Carlo Degli Esposti descrive come è nata l’idea e come è stato possibile mantenere un tale livello di qualità negli anni; lo scenografo Luciano Ricceri spiega perché ha deciso di ambientare i film nel ragusano; Michele Riondino e Gianluca Maria Tavarelli raccontano la sfida di mettere in scena Il giovane Montalbano; Franco Piersanti rivela come è nata la colonna sonora della serie; e infine Francesco Bruni illustra il modo in cui dal romanzo si passa alla sceneggiatura dei film.

Quello di Camilleri è peraltro un successo planetario, nonostante tradurre i suoi romanzi in altre lingue sia un’operazione particolarmente complicata. Quattro tra i suoi traduttori – Stephen Sartarelli per l’inglese, Pau Vidal per il catalano, Moshe Kahn per il tedesco e Serge Quadruppani per il francese – ci raccontano cosa significa immergersi nella selva linguistica dello scrittore, quali sono le difficoltà principali e quali i ‘trucchi’ per superarle.

Al Camilleri dell’impegno civile e politico è dedicata un’altra parte del numero nella quale lo scrittore Maurizio de Giovanni spiega perché l’autore di Montalbano sia il padre nobile di tutti i giallisti italiani contemporanei, sia dal punto di vista letterario sia da quello dell’impegno civile; Giovanni De Luna illustra perché nei romanzi di Camilleri gli storici del futuro troveranno fonti preziose per ricostruire il nostro tempo e Tomaso Montanari ricorda tutti i momenti in cui Camilleri è intervenuto in maniera diretta nel dibattito pubblico, con la coerenza e l’integrità che caratterizzano i veri intellettuali.

Chiude il numero la sezione intitolata ‘Il mio Camilleri’ in cui Valentina Alferj, sua storica collaboratrice, ripercorre la storia di questo sodalizio umano e professionale; il poliziotto Corrado Empoli ricorda con nostalgia e affetto le lunghe conversazioni con ‘il professore’; Antonio Sellerio descrive il rapporto della casa editrice palermitana con il suo scrittore di punta; e infine Simonetta Agnello Hornby spiega perché Camilleri sarebbe degno del Nobel ma è il Nobel a non essere degno di lui.

SOMMARIO

NEL CORSO DI UNA VITA

Andrea Camilleri – Camilleri sono
Lo scorso giugno, a quasi novantatré anni e dopo quasi quarant’anni di assenza dalla scena, ormai cieco, Andrea Camilleri è tornato in teatro, recitando un monologo su Tiresia scritto da lui stesso. Un modo per chiudere e riaprire il cerchio della sua vita artistica e letteraria che proprio in teatro era iniziata nel 1947. In questa lunga testimonianza lo scrittore racconta i suoi esordi da piccolo poeta ‘fascista’, i lunghi anni dedicati al teatro, il passaggio alla letteratura, la faticosa invenzione del vigatese, il ricatto di Montalbano, le donne dei suoi romanzi e della sua vita, il suo impegno civile e politico. Un intellettuale sempre coerente, uno dei più grandi scrittori italiani del Novecento.

ICEBERG 1 – Camilleri scrittore-scrittore
Salvatore Silvano Nigro – Il sistema Camilleri
La ‘verità’ non è mai in bianco e nero nei romanzi di Camilleri, i ‘buoni’ non è detto che siano sempre completamente buoni, e la stessa cosa dicasi per i ‘cattivi’. Questo vale sicuramente per i romanzi storici, ma anche per i gialli, nei quali la scoperta dell’assassino non è la principale spinta ad andare avanti nella lettura. A Montalbano e ai suoi lettori interessano sempre meno le finali manette ai polsi, li appaga l’investigazione in sé, con il coinvolgimento emotivo che comporta. Questo sguardo, insieme a quell’originalissima lingua d’invenzione che è il vigatese, è ciò che tiene insieme tutta la sterminata produzione letteraria di Camilleri in un unico sistema.

Nunzio La Fauci – L’oceano linguistico di Camilleri
Bisogna distinguere due ‘Andrea Camilleri’: la persona e la funzione. Come persona, suscita un’ammirazione inesauribile e merita una permanente gratitudine per il suo generoso contributo allo spasso dell’umanità. La funzione ‘Andrea Camilleri’ è anzitutto un fenomeno linguistico, incarnando in una forma pressoché perfetta l’identità linguistica italiana, la cui essenza sta,a differenza di altre, nella commistione tra italiano standard e varietà dialettali. Camilleri però non si limita a mescolare italiano e siciliano, ma plasma il materiale linguistico a suo piacimento, creando dei giochi del tutto originali che non corrispondono a nessuna parlata reale. In una produzione letteraria che chiede anche la complicità del lettore e nella quale l’incidenza dell’apparire è cresciuta sempre più sopra quella dell’essere.

Giuseppe Marci – CamillerIndex. Il valore etico e letterario dell’opera camilleriana
Tutto nasce da un incontro in aeroporto in cui Camilleri si trova davanti “Montalbano in persona, con sotto braccio una copia del Birraio di Preston”. Si trattava in realtà del professore di Letteratura dell’Università di Cagliari che lo aveva invitato per un seminario. Da allora inizia un lungo sodalizio personale e letterario, culminato in molte iniziative, dai Quaderni camilleriani all’Index delle sue opere.

Marilù Oliva – Mogli, buttane e regine. Le fìmmine nella narrativa storica di Camilleri
Dalle donne metamorfiche della trilogia mitologica alla viceregina di La rivoluzione della luna, il caleidoscopio delle figure femminili nei romanzi e nei racconti storici di Camilleri è ricco e complesso. L’atto rivoluzionario dell’autore girgentino è stato infatti proprio quello di non essersi appiattito nello stereotipo della donna angelo del focolare o in quello della licenziosa, ma di aver dipinto figure dotate di spirito intraprendente, intelligenza, consapevolezza, arguzia, autodeterminazione.

ICEBERG 2 – sul piccolo schermo
Luca Zingaretti – Un personaggio in cerca d’attore
Incappò in un libro su Montalbano per puro caso e fu subito amore per quel personaggio da cui si sentiva tirato per la giacca. L’attore che ha dato il proprio volto al commissario più famoso della tv italiana racconta il suo primo incontro (all’Accademia nazionale d’arte drammatica, dove ha studiato tre anni) con quello che poi sarà il padre del suo personaggio, la scoperta del Camilleri scrittore, l’approdo alla serie e il lavoro sul set, in questa sorta di ‘bolla magica’ che si crea durante le riprese grazie a uno staff che da vent’anni lavora dando sempre il massimo.

Alberto Sironi – La creazione del cinema televisivo italiano
Paesaggi, musiche, cast, costumi: costruire cinematograficamente un mondo richiede pazienza e ricerca. Se poi quel mondo è la Sicilia del commissario Montalbano, vale a dire la Sicilia dell’infanzia di Andrea Camilleri, il lavoro è ancora più complesso: perché occorre richiamare un odore di antico all’interno di storie contemporanee. Dal provino di Luca Zingaretti – che scalzò da subito ogni altro candidato – alle straordinarie ambientazioni, il regista Alberto Sironi racconta passo passo la nascita del prodotto televisivo di maggior successo della televisione italiana, che ha creato un modello capace di conquistare i network mondiali.

Carlo Degli Esposti – La sfida di Montalbano in tv
Sono più di 30 i film per la televisione tratti dai romanzi e dai racconti sul commissario Montalbano. Alcune puntate fanno numeri da finali calcistiche. ‘Montalbano sono’ è ormai un modo di dire, i silenzi di Salvo mentre mangia o le sue lunghe nuotate mattutine sono entrati nell’immaginario collettivo. La serie tv tratta dai romanzi di Camilleri ha centrato un obiettivo difficilissimo: tenere insieme altissima qualità del prodotto e straordinaria popolarità. Il suo produttore ci racconta genesi e ‘segreti’ di un successo senza precedenti.

Luciano Ricceri – Alla ricerca di Vigàta
Vigàta non esiste, è un luogo immaginario della fantasia di Camilleri, che evoca una Sicilia fuori dal tempo. Ed è questa atmosfera quasi ‘metafisica’ che lo scenografo ha voluto ricreare percorrendo la Sicilia in lungo e in largo, e decidendo di fermarsi poi nel Ragusano. In quel fazzoletto di terra, mettendo insieme spicchi presi da diversi paesini, svuotando piazze e strade, è nata la Vigàta che tutti noi conosciamo e riconosciamo sul piccolo schermo.

Michele Riondino – Il rischio del ‘secondo’ Montalbano
Dalle incertezze iniziali – quando pensava che quella del Giovane Montalbano fosse un’operazione meramente commerciale – al primo incontro con Andrea Camilleri, che lo persuase a buttarsi nell’avventura: Michele Riondino racconta la costruzione del suo giovane Montalbano nonché l’impegno per la trasposizione televisiva del romanzo storico La mossa del cavallo, che lo ha visto ugualmente protagonista.

Gianluca Maria Tavarelli – Da Il giovane Montalbano al romanzo storico
Dalla scommessa di portare sullo schermo Il Giovane Montalbano alla sfida di trasporre televisivamente per la prima volta uno dei romanzi storici di Andrea Camilleri – cui l’autore è particolarmente legato: La mossa del cavallo. Il regista che ha compiuto entrambe le ‘imprese’ racconta genesi e sviluppo dei due progetti e in particolare i passaggi fondamentali di quel processo di ricerca di una propria identità, necessario per costruire un immaginario nuovo e diverso rispetto alla serie sul commissario con Luca Zingaretti.

Franco Piersanti – Montalbano Suite
La sigla di Montalbano è ormai diventata un’‘icona’ musicale, parte integrante e inscindibile della serie tv, al pari dell’ambientazione. Una musica con una forte identità, immediatamente riconoscibile eppure quasi irriproducibile, trattandosi di un brano molto lontano dai facili motivetti. “Una specie di tango ansimante che, in realtà, contiene qualcosa del teatro dei pupi. Dietro c’è l’ombra di un dialetto che racconta le favole, favole che sono anche capaci di fare paura”. Il compositore che l’ha creata ci racconta com’è nato quel brano e tutti gli altri che costituiscono la colonna sonora di Montalbano, ormai divenuta una vera e propria libreria musicale.

Francesco Bruni – La sceneggiatura un esercizio di equilibrio
I gialli, per gli sceneggiatori, sono il paradigma perfetto della narrazione, perché, almeno teoricamente, nessuna scena è inutile, ma tutto spinge in una precisa direzione: la scoperta della verità. Il lavoro si fa però più arduo (ma anche più avvincente) se l’autore è uno scrittore della portata di Andrea Camilleri, perché i suoi sono gialli di grande ricchezza e complessità narrativa. Lo sceneggiatore della serie più di successo della tv italiana racconta il processo che dalla pagina porta allo schermo.

ICEBERG 3 – Il vigatese in giro per il mondo
Stephen Sartarelli – La chiave è l’invenzione
L’espediente più comune quando si ha di fronte un testo che mischia la lingua standard con un dialetto è tradurre quest’ultimo con un dialetto della propria lingua. Errore madornale, in cui sono caduti anche traduttori di altissimo livello. Perché ogni dialetto è inestricabilmente legato al luogo in cui è nato e sentire mafiosi o poliziotti siciliani parlare come dei pastori delle highlands sarebbe più che ridicolo. Come affrontare allora l’‘ascesa’ di tradurre Camilleri? Affidandosi alla fantasia. E come Camilleri ha inventato il vigatese, il suo traduttore inglese ha inventato il suo vigatese anglo-americano da collage.

Pau Vidal – Enigmistica e pirotecnica per Camilleri in catalano

Dall’invidia nei confronti del primo traduttore provata leggendo La concessione del telefono alla ‘sfacciata’ proposta che quel lavoro venisse affidato a lui, forte della sua esperienza di autore di giochi enigmistici per El País. II traduttore catalano di Andrea Camilleri racconta il percorso che, tra tentativi ed esperimenti linguistici, lo ha condotto ad affinare la sua strategia per affrontare la pirotecnia verbale dello scrittore siciliano.

Moshe Kahn – Ogni traduzione è una nuova sfida

Tradurre non significa semplicemente rendere il senso di una frase, ma anche l’atmosfera, il ritmo, lo stile. È quindi un’operazione letteraria complessa, nella quale per Camilleri si aggiunge l’ulteriore livello del vigatese. Non c’è una regola universale per rendere in una lingua diversa dall’originale questi linguaggi particolari, perché un espediente che ha funzionato con un autore non è detto che funzioni per un altro. Ogni traduzione è una sfida a sé. Una sfida più semplice quando il traduttore può affidarsi alla solidità della narrazione, come nel caso di Camilleri.

Serge Quadruppani – Contro il grammaticalmente corretto

È nella ricca biblioteca della sua compagna dell’epoca che, nel 1997, il futuro traduttore francese di Andrea Camilleri scopre quella lussureggiante selva di lingue, parole, immagini e significati nata dalla penna del padre di Montalbano. Una selva in cui la difficoltà principale, come scoprirà ben presto, è quella di rendere il camillerese, questo italiano sicilianizzato che è una creazione tutta personale dell’autore e che richiederà di sfuggire alla dittatura della ‘fluidità’ e del ‘grammaticalmente corretto’ che aveva imposto a generazioni di lettori francesi un’idea troppo vaga dello stile reale di tanti autori.

ICEBERG 4 – Camilleri scrittore civile

Maurizio de Giovanni – Maestro di scrittura e di vita

Oggi la letteratura mainstream è sostanzialmente letteratura borghese. Gli unici a fare romanzi sociali, magari inconsapevolmente, sono i giallisti tra i quali, in Italia, si contano autori di grande qualità, tutti debitori di chi ha dato a questo genere la dignità letteraria che merita: Andrea Camilleri. Un intellettuale a tutto tondo, che non si è mai sottratto all’impegno civile e politico, che secondo de Giovanni è responsabilità e dovere di chi, a qualsiasi titolo, ha un “microfono in mano”. Un maestro di tutti noi, di scrittura e di vita.

Giovanni De Luna – Una fonte per gli storici del futuro

Gli studiosi che fra qualche tempo vorranno ricostruire le vicende italiane degli ultimi trent’anni troveranno nei romanzi di Camilleri un gigantesco giacimento documentario e archivistico al quale attingere. C’è infatti nei suoi libri la capacità di rispecchiare quell’insieme di scelte, comportamenti, bisogni, emozioni che definiscono l’esistenza collettiva di un paese. Ma c’è, soprattutto, una particolare efficacia nell’aiutarci a penetrare nelle profondità del rapporto tra realtà e rappresentazione della realtà, svelandone la finzione, abituandoci a una consapevolezza critica da usare come antidoto nei confronti di mitologie che appartengono oggi al mercato e ai media, così come in passato appartenevano ai regimi totalitari.

Tomaso Montanari – La scrittura e l’impegno

Una delle caratteristiche principali di Camilleri, tra gli autori italiani contemporanei più amati, è il suo cristallino e generoso impegno civile e politico, che lo scrittore non ha mai sentito disgiunto dalla sua attività letteraria. Un intellettuale a tutto tondo, di quelli che oggi scarseggiano nel nostro paese, capace di prendere posizioni nette senza guardare in faccia nessuno, né il potente di turno né i propri lettori.

ICEBERG 5 – Il ‘mio’ Camilleri

Valentina Alferj – La ‘magarìa’ di un incontro

“Mi sono ricordato dei tuoi occhi intelligenti e ti volevo chiedere di venire a lavorare per me”. È così che inizia il rapporto professionale e di amicizia tra Andrea Camilleri e Valentina Alferj, che qui ripercorre questi sedici anni di fruttuosa collaborazione: dai primi tempi, in cui andava a casa dello scrittore qualche pomeriggio a settimana per rispondere alle lettere e agli inviti, a oggi che ne è diventata gli occhi e la penna.

Corrado Empoli – Un poliziotto per amico

Le lunghe chiacchierate al Bar Vigàta a Porto Empedocle, le telefonate, i racconti di aneddoti della vita reale di chi lavora ogni giorno in commissariato. Corrado Empoli, poliziotto siciliano a capo della sezione criminalità organizzata della squadra mobile di Bologna, a lungo impegnato ad Agrigento, racconta del suo rapporto con ‘il professore’ rivelando alcuni dettagli del suo lavoro che sono finiti nei romanzi di Camilleri. Un’amicizia di cui va molto fiero e che gli ha lasciato tanto: “Come uomo e come poliziotto, gli insegnamenti del professore hanno avuto un grande peso nel tracciare il mio percorso di buonsenso e imparzialità”.

Antonio Sellerio – Camilleri in blu

Dal primo incontro come scrittore – con La stagione della caccia, che gli provocò un piacere nella lettura raramente provato prima – a quello dal vivo, in cui fu subito palese che, al di là del talento, fosse una persona con un carisma straordinario, fino alla dolorosa perdita dei genitori, periodo in cui lo sentì più vicino che mai: l’erede di Elvira ed Enzo Sellerio racconta il suo rapporto con Andrea Camilleri.

Simonetta Agnello Hornby – Il Nobel non è degno di Camilleri

Lo amava già come scrittore, poi sentendolo parlare in pubblico decide che la presentazione del suo primo libro avrebbe dovuto farla lui. È così che, tra lo scetticismo di amici e parenti, l’allora neoscrittrice Simonetta Agnello Hornby prende carta e penna e scrive una lettera al già celebre Andrea Camilleri per sondare la sua disponibilità. Passano tre giorni e poi, inaspettata, la telefonata di Andrea: “Venga a trovarmi”.

www.micromega.net

Competenze da… non dimenticare!

Competenze da… non dimenticare!

di Maurizio Tiriticco

Le scuole sono ormai chiuse e le vacanze sono in corso, ma… Appunto! Ma! Siamo certi che i nostri studenti, quelli che hanno concluso il percorso dell’istruzione obbligatoria decennale, abbiano raggiunto le competenze che lo Stato e la società tutta loro richiedono? Si tratta delle cosiddette competenze di cittadinanza! Ma di una cittadinanza che va letta non solo sotto il profilo normativo legale, ma anche e soprattutto sotto il profilo fattuale. In altri termini, ci chiediamo: quali comportamenti deve assumere un cittadino al termine dell’istruzione obbligatoria al fine di un ingresso e di un inserimento consapevole in un assetto sociale, o meglio nel nostro assetto sociale, organizzato e disciplinato dalle norme fondamentali di cui alla Costituzione della nostra Repubblica? E non è male ricordare che non è una Repubblica qualsiasi, ma quella che è nata dalla Resistenza e dalla lotta contro il nazifascismo! E ciò al fine della costruzione di un consesso sociale autenticamente democratico!

Va ricordato che si è trattato di conquiste assolutamente nuove per un Paese che aveva conosciuto e subìto venti anni di dittatura e decenni di una monarchia che si è imposta su un popolo! Sappiamo con quali criteri antidemocratici si sono svolti i referendum nel lontano Ottocento, quando via via parti del nostro territorio venivano annessi al Regno Sabaudo! I Savoia! Una casa regnante che non godeva affatto della stima di altri Regni, di altri Governi europei!

Ma, torniamo a noi! Nell’Allegato 2 del dm 22 agosto 2007, n. 139, relativo all’istituzione dell’obbligo di istruzione decennale, in ordine al comma 622 dell’articolo1 della Legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria relativa all’anno 2007) leggiamo testualmente: Titolo: “competenze chiave di cittadinanza da acquisire al termine dell’istruzione obbligatoria”.

Il testo esordisce così: “L’elevamento dell’obbligo di istruzione a dieci anni intende favorire il pieno sviluppo della persona nella costruzione del sé, di corrette e significative relazioni con gli altri e di una positiva interazione con la realtà naturale e sociale”. In effetti, si insiste sui tre aspetti fondanti e costitutivi di ciascun essere umano:

la costruzione del Sé in quanto persona – “Io sono”, l’esito di un processo di formazione;

la costruzione del Sé dei confronti dell’Altro – “Io collaboro”, l’esito di un processo di educazione;

la costruzione del Sé nei confronti delle cose – “Io faccio”, l’esito di un processo di istruzione.

Rinvio a quanto abbiamo scritto tanti anni fa, quando varammo l’autonomia delle istituzioni scolastiche. Al comma 2 dell’articolo 1 del DPR 275/99 (Regolamento recante norme in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche) leggiamo: “L’autonomia delle istituzioni scolastiche è garanzia di libertà di insegnamento e di pluralismo culturale e si sostanzia nella progettazione e nella realizzazione di interventi di educazione, formazione e istruzione mirati allo sviluppo della persona umana, adeguati ai diversi contesti, alla domanda delle famiglie e alle caratteristiche specifiche dei soggetti coinvolti, al fine di garantire loro il successo formativo, coerentemente con le finalità e gli obiettivi generali del sistema di istruzione e con l’esigenza di migliorare l’efficacia del processo di insegnamento e di apprendimento”. Ho sottolineato quel successo formativo che la scuola della Repubblica deve garantire a ciascun cittadino.

Ed ora riporto testualmente quando scritto e sancito dal citato allegato 2.

IL SE’:

Imparare ad imparare: organizzare il proprio apprendimento, individuando, scegliendo ed utilizzando varie fonti e varie modalità di informazione e di formazione (formale, non formale ed informale), anche in funzione dei tempi disponibili, delle proprie strategie e del proprio metodo di studio e di lavoro.

Progettare: elaborare e realizzare progetti riguardanti lo sviluppo delle proprie attività di studio e di lavoro, utilizzando le conoscenze apprese per stabilire obiettivi significativi e realistici e le relative priorità, valutando i vincoli e le possibilità esistenti, definendo strategie di azione e verificando i risultati raggiunti.

IL SE’ E L’ALTRO:

Comunicare; comprendere messaggi di genere diverso (quotidiano, letterario, tecnico, scientifico) e di complessità diversa, trasmessi utilizzando linguaggi diversi (verbale, matematico, scientifico, simbolico, ecc.) mediante diversi supporti (cartacei, informatici e multimediali); rappresentare eventi, fenomeni, principi, concetti, norme, procedure, atteggiamenti, stati d’animo, emozioni, ecc. utilizzando linguaggi diversi (verbale, matematico, scientifico, simbolico, ecc.) e diverse conoscenze disciplinari, mediante diversi supporti (cartacei, informatici e multimediali).

Collaborare e partecipare: interagire in gruppo, comprendendo i diversi punti di vista, valorizzando le proprie e le altrui capacità, gestendo la conflittualità, contribuendo all’apprendimento comune ed alla realizzazione delle attività collettive, nel riconoscimento dei diritti fondamentali degli altri.

Agire in modo autonomo e responsabile: sapersi inserire in modo attivo e consapevole nella vita sociale e far valere al suo interno i propri diritti e bisogni riconoscendo al contempo quelli altrui, le opportunità comuni, i limiti, le regole, le responsabilità.

IL SE’ E LE COSE:

Risolvere problemi: affrontare situazioni problematiche costruendo e verificando ipotesi, individuando le fonti e le risorse adeguate, raccogliendo e valutando i dati, proponendo soluzioni utilizzando, secondo il tipo di problema, contenuti e metodi delle diverse discipline.

Individuare collegamenti e relazioni:

Individuare e rappresentare, elaborando argomentazioni coerenti, collegamenti e relazioni tra fenomeni, eventi e concetti diversi, anche appartenenti a diversi ambiti disciplinari, e lontani nello spazio e nel tempo, cogliendone la natura sistemica, individuando analogie e differenze, coerenze ed incoerenze, cause ed effetti e la loro natura probabilistica.

Acquisire ed interpretare l’informazione:

Acquisire ed interpretare criticamente l’informazione ricevuta nei diversi ambiti ed attraverso diversi strumenti comunicativi, valutandone l’attendibilità e l’utilità, distinguendo fatti e opinioni.

Fin qui il testo dell’allegato. E’ opportuno ricordare e sottolineare che le FINALITA’ e gli OBIETTIVI, di cui all’allegato, DEVONO COSTITUIRE parte viva ed integrante dell’azione didattica dei nostri insegnanti, dall’istruzione primaria al termine del biennio. Si tratta di dieci anni di studio purtroppo frammentati normativamente (primaria, media e biennio), ma che i nostri insegnanti dovrebbero riuscire a progettare, programmare, pianificare, realizzare! Una grande scommessa! Molto difficile! Ma che occorre affrontare e vincere!

Scuole all’estero, abilitazione, docenti Afam: confermato il pacchetto del Miur nel milleproroghe

da Il Sole 24 Ore

Scuole all’estero, abilitazione, docenti Afam: confermato il pacchetto del Miur nel milleproroghe

di Eu. B.

La notizia era nell’aria. Come anticipato su Scuola24 del 20 luglio le commissioni che dovranno valutare le circa 20mila domande degli aspiranti prof universitari avranno tre mesi in più. Al tempo stesso le nuove graduatorie per insegnare nelle scuole italiane all’estero arriveranno solo nel 2019/2020. A prevederlo è il decreto legge “milleproroghe” che è stato approvato dal Consiglio dei ministri di ieri e che non interviene sulle verifiche per la vulnerabilità sismica degli edifici scolastici.

Abilitazione scientifica nazionale
Il Dl varato ieri prevede che il termine previsto dal Dpr 85/2016 per l’abilitazione scientifica nazionale («La commissione conclude la valutazione di ciascuna domanda – recita l’articolo 8 del Dpr – nel termine di tre mesi decorrenti dalla scadenza del quadrimestre nel corso del quale è stata presentata la candidatura») venga prorogato al 31 ottobre 2018. Le commissioni abilitatrici avranno dunque più tempo (la scadenza della valutazione era prevista per inizio agosto) per valutare le domande degli aspiranti docenti.

Graduatorie Afam
Uno slittamento più ampio lo incassano i Conservatori e le accademie di belle arti. Lo stesso articolo 6 della bozza di decreto milleproroghe, al comma 2, estende all’intero anno accademico 2018/2019 la disposizione contenuta nel decreto “Carrozza” del 2013 (dal nome dell’allora ministra) la previsione che le graduatorie nazionali di cui all’articolo 2-bis del Dl 97/2004 fossero trasformate in graduatorie nazionali a esaurimento, utili per l’attribuzione degli incarichi di insegnamento con contratto a tempo indeterminato e determinato.

Scuole italiane all’estero
Prolungamento di un anno anche per le nuove modalità di selezione che riguarderanno gli insegnanti delle scuole italiane all’estero disciplinati dai uno degli ultimi decreti attuativi della Buona Scuola. Per effetto del comma 3 della bozza di milleproroghe il nuovo sistema di reclutamento partirebbe dall’anno scolastico 2019/2020. Fino ad allora, dunque, spazio alle modalità di assegnazione provvisoria contenute in quel testo.

Edilizia scolastica
Niente proroga invece per l’estensione dei termini sulle verifiche di vulnerabilità sismica degli edifici per accedere ai 350 milioni a disposizioni delle aree terremotate. La dead line resta fissata al 31 agosto 2018.

Ottobre sarà il “Mese dell’Educazione finanziaria”

da Il Sole 24 Ore

Ottobre sarà il “Mese dell’Educazione finanziaria”

di Al. Tr.

Si svolgerà dal 1° al 31 ottobre la prima edizione del “Mese dell’Educazione finanziaria”, il progetto di sensibilizzazione a una gestione sostenibile del denaro promosso dal Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria diretto dall’economista Annamaria Lusardi, al quale partecipa anche il Miur. Sono previsti eventi e manifestazioni in tutta Italia e da ora è possibile proporre iniziative da inserire nel già ricco programma del mese.

Eventi al via il 1° ottobre
Il Mese dell’Educazione Finanziaria, spiega il Miur in una nota, punta a informare sui comportamenti corretti nella gestione e programmazione delle risorse personali e familiari, con l’obiettivo di garantire il benessere economico attraverso l’utilizzo appropriato di strumenti finanziari, assicurativi e previdenziali. Il programma si aprirà con con la “World Investor Week” e terminerà il 31 ottobre, giornata mondiale del risparmio. Già in calendario in diverse città (Roma, Milano, Firenze, Torino) iniziative che comprendono convegni, incontri, seminari. Previsti anche diversi webinar.

Appello a presentare proposte
Il Comitato invita tutti i soggetti interessati a prendere parte all’iniziativa e a programmare iniziative «coerenti con l’obiettivo di migliorare l’educazione finanziaria dei cittadini». L’adesione al “Mese”, spiega Viale Trastevere, consente di utilizzare il logo della manifestazione e di comparire nella promozione su scala nazionale, così da garantire agli organizzatori di singole iniziative una maggiore visibilità e favorire l’efficacia delle azioni attraverso il coordinamento con altri soggetti.
Sul sito www.quellocheconta.gov.it si trovano tutte le informazioni utili per proporre iniziative da includere nel programma.

Chiamata diretta, è proprio finita

da ItaliaOggi

Chiamata diretta, è proprio finita

Così l’ufficio legislativo del Miur in risposta a un’interrogazione urgente alla camera

Alessandra Ricciardi

Superare, modificare, aggiornare, cancellare… Tutti verbi utilizzati dai rappresentanti del governo giallo-verde in merito al destino della chiamata diretta, uno dei cardini della riforma della scuola di Matteo Renzi. Ebbene a chiarire che cosa accadrà alla chiamata dei docenti presso le scuole ad opera dei presidi, meccanismo sospeso per quest’anno grazie a un accordo tra Miur e sindacati, è stato proprio il ministero dell’istruzione. In risposta la scorsa settimana all’interrogazione urgente di Gabriele Toccafondi, deputato di Civica popolare, ex sottosegretario con i centristi di Ncd proprio all’istruzione nella passata legislatura, l’ufficio legislativo del ministero dell’istruzione scrive: «Si procederà nel primo provvedimento legislativo utile a modificare i commi dal 79 a 83 della legge 107/2015 al fine di pervenire all’eliminazione dello strumento della cosiddetta chiamata diretta».

Toccafondi nella sua interrogazione aveva evidenziato una certa confusione circa il destino della riforma. Con l’intesa Miur-sindacati sulla mobilità per il prossimo anno è stato ripristinato il sistema delle graduatorie e dunque della prevalenza dell’anzianità di servizio rispetto alla scelta ad opera del dirigente. Una scelta dall’inizio osteggiata dai sindacati perché ritenuta troppo discrezionale. L’accordo rappresenta «un passo indietro», per l’ex sottosegretario perché l’anzianità di servizio è «criterio apparentemente semplice e imparziale, ma non rispondente a una logica equa, non valorizzando le qualità specifiche di ciascuno ma partendo dal presupposto che tutti siano uguali, salvo per l’anzianità».

E in merito allo strumento giuridico utilizzato per sospendere il ricorso alla chiamata per l’anno che inizia il prossimo settembre, critica Toccafondi: «La norma di legge dovrebbe essere abolita con una norma di pari grado e non con un accordo sindacale». Resta dunque da chiarire a questo punto quali siano le intenzioni del ministro Marco Bussetti, se il «ministro intende cancellare i commi 79 e 80 della legge 107 sulla chiamata diretta o se vuole procedere a modifiche degli stessi, in che modo e con quali tempistiche».

In risposta, il Miur ha precisato che «l’istituto della cosiddetta chiamata diretta ha manifestato criticità riconducibili in particolare, in fase applicativa, all’ampia discrezionalità lasciata al dirigente scolastico e alle numerose incombenze a suo carico legate all’individuazione per competenze dei docenti in un momento peraltro fondamentale per l’espletamento delle attività propedeutiche all’avvio dell’anno scolastico».

Per questo, già il precedente esecutivo con la ministra Valeria Fedeli, e il legislativo Miur lo ricorda, nel dare gli indirizzi all’Aran per il rinnovo del contratto nazionale di comparto, aveva favorito la riduzione del campo di azione della chiamata.

Il secondo step è stato il contratto del 26 giugno, insediatosi il nuovo governo Lega-M5s, che ha sostituito la chiamata diretta «con criteri trasparenti indirizzi e obiettivi di mobilità e assegnazione dei docenti dagli uffici territoriali agli istituti scolastici». Il prossimo passo? «L’eliminazione» per legge del sistema della Buona scuola, precisa il dicastero di viale Trastevere.

Resterà dunque in piedi l’attribuzione dei docenti di ruolo alle sedi attraverso l’utilizzo delle graduatorie utili per la mobilità. Per la chiamata diretta è proprio finita.

In ruolo i supplenti over 36 mesi, smontato un altro pezzo della 107

da ItaliaOggi

In ruolo i supplenti over 36 mesi, smontato un altro pezzo della 107

Il decreto dignità elimina il tetto, il ddl pittoni stabilizza

Carlo Forte

Immissione in ruolo di diritto per i precari che superano i 36 mesi di insegnamento e, in assenza di disponibilità, precedenza assoluta per gli incarichi di supplenza. Lo prevede il disegno di legge S 355 presentato il 9 maggio, dal presidente della commissione istruzione del senato, Mario Pittoni (Lega). Che sarà calendarizzato a breve per la discussione. La proposta prevede che se i docenti avranno lavorato per più di 3 anni con contratti a tempo determinato avranno diritto ad essere stabilizzati con un contratto di lavoro a tempo indeterminato. E fa il paio con un emendamento al decreto Dignità, presentato dalla maggioranza per cancellare il divieto di reiterazione delle supplenze su posi e cattedre vacanti e disponibili oltre i 36 mesi previsto dalla legge 107.

Limite valido dal settembre 2016, «per i contratti di lavoro a tempo determinato stipulati con il personale docente, educativo, amministrativo, tecnico e ausiliario presso le istituzioni scolastiche ed educative statali, per la copertura di posti vacanti e disponibili». Le due proposte sono collegate tra loro. Perché la proposta Pittoni prevede una soluzione strutturale, secondo la quale, la maturazione dei 36 mesi di servizio su posti vacanti e disponibili in organico sarà utile a maturare il diritto all’immissione in ruolo. Ma l’assunzione, non sarà immediata, perché dovrà fare i conti con l’effettiva presenza di disponibilità in organico di diritto. Fermo restando che non sono previste modifiche all’attuale sistema di reclutamento. Secondo il quale le cattedre e i posti utili all’assunzione dei precari storici sono determinati nell’ordine del 50% delle disponibilità che si verificano di anno in anno. Mentre il restante 50% rimane utile solo ed esclusivamente per le immissioni in ruolo da concorso.

Si tratta, quindi, di una sorta di precedenza che non dovrebbe comportare stravolgimenti dell’attuale sistema. I docenti che matureranno il diritto alla stabilizzazione, infatti, nella maggior parte dei casi coincidono con i precari storici che occupano le prime posizioni nelle graduatorie a esaurimento. E che maturerebbero, in ogni caso, il diritto all’immissione in ruolo per effetto dello scorrimento di tali graduatorie. Le nuove disposizioni, se approvate, introdurranno delle novità solo per i precari non compresi nelle graduatorie a esaurimento che, al compimento del 36esimo mese di servizio con supplenze annuali, matureranno il diritto ad essere graduati in nuovi elenchi in tutto simili alle graduatorie a esaurimento.

In buona sostanza, dunque, il sistema delineato nel disegno di legge si tradurrebbe in una sorta di riedizione delle graduatorie a esaurimento, alle quali avrebbero accesso tutti i precari triennalisti a prescindere, però, dal fatto di essere muniti dell’abilitazione all’insegnamento. Va detto subito che il disegno di legge non fa menzione dell’inclusione dei nuovi triennalisti in apposite graduatorie. Ma una lettura costituzionalmente orientata delle relative norme non potrebbe prescindere dal fatto che il sistema di reclutamento nella pubblica amministrazione è informato al principio del merito. Principio che, nei concorsi per soli titoli, viene attuato secondo il sistema delle graduatorie e dei punteggi.

L’analogia con il sistema delle graduatorie a esaurimento viene in rilievo anche coordinando i vari commi del disegno di legge (che prevede l’immissione in ruolo di diritto dei precari triennalisti) con i commi successivi. Al comma 3, infatti, viene disposta una clausola di salvaguardia per tutti quegli insegnanti che, allo scadere dei 3 anni di servizio, vengano a trovarsi nell’impossibilità di conseguire la stabilizzazione a causa di carenza di posti.

A questo proposito è prevista una precedenza nella stipula di contratti a tempo determinato nell’organico di fatto, per le graduatorie dove i docenti interessati risultino inseriti. Precedenza che assumerebbe rilievo in primo luogo per le supplenze fino al 30 giugno, che vengono attribuite dall’ufficio scolastico tramite lo scorrimento delle graduatorie a esaurimento. E un’ulteriore precedenza è prevista anche per le supplenze temporanee, nell’ambito della provincia di appartenenza. Precedenza, quest’ultima, che viene, di fatto, già attribuita dai dirigenti scolastici agli aspiranti docenti inclusi nella prima fascia delle graduatorie di istituto. In questo caso, però, ci sarebbe una novità. Il disegno di legge prevede, infatti, che la precedenza debba avvenire «senza limitazioni di scelta delle scuole». Dunque per tutte le scuole della provincia.

Il dispositivo prevede, inoltre, che ai precari triennalisti venga attribuito il diritto all’immissione in ruolo, dall’anno successivo alla maturazione dei 36 mesi, nelle assunzioni a tempo indeterminato «nella provincia o regione diverse da quelle di appartenenza, a condizione che siano esaurite tutte le graduatorie a tempo indeterminato e che non ne sia previsto l’aggiornamento per l’anno successivo».

Il dispositivo, se approvato, sostituirà il comma 131 della legge 107/2015.

Assunzioni, la prima volta del Fit

da ItaliaOggi

Assunzioni, la prima volta del Fit

Un anno da supplenti per i prof del concorso riservato

Marco Nobilio

Il ministero dell’istruzione ha chiesto al dicastero dell’economia di autorizzare 57.322 immissioni in ruolo di docenti e 9.838 di Ata (si vedano le anticipazioni di ItaliaOggi di martedì scorso). È nel frattempo ha predisposto una prima bozza di circolare con le disposizioni a cui dovranno attenersi gli uffici per disporre materialmente le assunzioni. A breve saranno anche definiti i contingenti suddivisi per regioni, province, posti e classi di concorso.

La novità di quest’anno è l’avvio del nuovo sistema di reclutamento dei docenti previsto dalla legge 107/2015: non più l’assunzione diretta a tempo indeterminato, ma l’ammissione al cosiddetto Fit (Formazione iniziale e tirocinio). Va detto subito, però, che quest’anno l’applicazione delle nuove regole sarà limitata ai docenti che saranno assunti per effetto dello scorrimento del concorso riservato indetto con il decreto 85 del 1° febbraio 2018.

Vale a dire, gli insegnanti che avranno superato il concorso riservato agli abilitati. Che però non dovranno frequentare tutti e 3 gli anni del Fit, ma soltanto l’ultimo. Resta fermo il criterio duale secondo il quale il 50% delle assunzioni sarà riservato ai vincitori di concorso e il restante 50% agli aventi titolo tratti dalle graduatorie a esaurimento.

Le prossime immissioni in ruolo saranno effettuate dando la priorità, come di consueto, allo scorrimento delle graduatorie di merito dei concorsi ordinari tuttora vigenti. A tale procedura sarà destinato il 50% dei posti da destinare alle assunzioni a tempo indeterminato. Dopo l’assunzione degli aspiranti collocati in posizione utile ai fini della copertura dei posti messi a concorso, in caso di ulteriori disponibilità, si procederà con lo scorrimento della graduatoria assumendo anche gli idonei.

Una volta esaurite le graduatorie di merito del concorso del 2016, sui posti residui si procederà a scorrere le graduatorie dei concorsi banditi nel 2018. Sempre che tali procedure risultino concluse entro il 31 agosto 2018. In caso contrario, le relative assunzioni avverranno il prossimo anno. In ogni caso, i docenti da immettere in ruolo per effetto dello scorrimento dei concorsi banditi nel 2018 non saranno immediatamente assunti a tempo indeterminato. Per questi ultimi, infatti si applicheranno le nuove regole contenute nella legge 107/2015, che prevede l’ammissione al cosiddetto Fit. Nel caso dei concorsi del 2018, peraltro, trattandosi di concorsi riservati agli abilitati, la normativa prevede che saranno ammessi direttamente al terzo anno del percorso di formazione.

Pertanto, saranno assunti con un contratto a tempo determinato della durata di un anno al termine del quale, se supereranno l’esame finale davanti al comitato di valutazione, saranno immessi in ruolo definitivamente e riceveranno un incarico triennale.

Trattandosi di immissioni in ruolo da concorso, sebbene riservato, l’assegnazione della sede dove svolgeranno il terzo anno del Fit avverrà con priorità rispetto alle assegnazioni che saranno disposte in favore degli immessi in ruolo tramite scorrimento delle graduatorie a esaurimento.

In ogni caso, le assunzioni in ruolo e le ammissioni al percorso di formazione (terzo anno del Fit) non potranno essere in numero superiore al totale dei posti vacanti e disponibili assegnati.

Una volta terminata la fase delle immissioni in ruolo dei vincitori di concorso, utilmente collocati nelle graduatorie di merito, gli uffici procederanno alle assunzioni a tempo indeterminato degli aventi titolo tratti dalle graduatorie a esaurimento ai quali andrà il restante 50% dei posti. Il governo conta di svuotare quasi completamente le graduatorie a esaurimento già nella prossima tornata di assunzioni.

Se nel decorso anno scolastico gli uffici non avessero effettuato le immissioni in ruolo dei vincitori del concorso del 2016, perché non erano ancora state pubblicate le graduatorie di merito definitive, i posti non assegnati dovranno essere recuperati. E dovranno essere aggiunti a quelli spettanti nella tornata di assunzioni di quest’anno sottraendoli a quelli spettanti agli aspiranti della graduatoria a esaurimento.

La normativa prevede, infatti, che qualora in una delle due graduatorie (quello del concorso e quella delle Gae) non vi siano candidati a sufficienza, i posti riservati alla graduatoria incapiente debbano essere assegnati alla graduatoria dove vi siano aspiranti a sufficienza. Salvo poi restituire i posti non assegnati nella successiva tornata alla graduatoria incapiente.

Per esempio, se l’anno scorso spettavano 2 assunzioni ai vincitori del concorso, ma le immissioni non vennero effettuate perché la graduatoria ancora non era in vigore, l’amministrazione avrebbe comunque disposto le 2 assunzioni assegnandole a 2 aspiranti collocati nella graduatoria a esaurimento.

Quest’anno, dunque, bisognerebbe procedere al contrario sottraendo due assunzioni da quelle spettanti alla graduatoria esaurimento e disponendo due assunzioni in più in favore degli aspiranti collocati nella graduatoria del concorso.

Il sindacato che non firma il contratto collettivo nazionale è fuori da ogni trattativa a livello integrativo e di scuola

da ItaliaOggi

Il sindacato che non firma il contratto collettivo nazionale è fuori da ogni trattativa a livello integrativo e di scuola

Lo ha stabilito il tribunale di roma in risposta al ricorso dello snals-confsal

Marco Nobilio

Le organizzazioni sindacali che non sottoscrivono il contratto nazionale perdono la qualifica di parte contraente e con essa il diritto di partecipare alla contrattazione integrativa. E se vengono ammesse ai tavoli, i contratti sottoscritti sono nulli. Perché la contrattazione integrativa non può risultare in contrasto con il contratto nazionale a cui dà attuazione. È questo il principio affermato dal giudice del lavoro di Roma, con un decreto d’urgenza pubblicato il 17 luglio scorso 70407/2018. Il provvedimento è stato emesso in sede cautelare a seguito della presentazione di un ricorso da parte del sindacato Snals. Che lamentava l’esclusione dalla contrattazione sulle utilizzazioni e le assegnazioni provvisorie. Esclusione motivata dal ministro dell’istruzione proprio con il fatto che lo Snals non risulta tra le organizzazioni sindacali che hanno firmato il contratto nazionale.

La cessazione del diritto a partecipare ai tavoli dove vengono pattuite le disposizioni di attuazione del contratto nazionale deriva da due norme contenute nel decreto legislativo 165/2001. La prima è l’articolo 43, comma 5, che prevede che i soggetti e le procedure della contrattazione collettiva integrativa sono disciplinati dai contratti collettivi nazionali. E la seconda è l’articolo 40, comma 3, il quale dispone che «la contrattazione collettiva integrativa si svolge sulle materie, con i vincoli e nei limiti stabiliti dai contratti collettivi nazionali, tra i soggetti e con le procedure negoziali che questi ultimi prevedono». E sulla base di queste due disposizioni, secondo il giudice del lavoro, sarebbe legittima l’esclusione dalla contrattazione integrativa delle organizzazioni sindacali non firmatarie del contratto collettivo nazionale di lavoro prevista dall’articolo 22 del medesimo accordo.

A sostegno di questa tesi il giudice del lavoro ha anche citato la giurisprudenza delle Sezioni unite della Corte di cassazione (9146/2001) secondo le quale sarebbe da escludere che l’amministrazione possa stipulare contratti integrativi in contrasto con le prescrizioni contenute nel contratto di lavoro. Perché se lo facesse, tali pattuizioni risulterebbero nulle. Di qui la necessità di precludere allo Snals l’accesso alla contrattazione integrativa, per evitare di invalidare i contratti integrativi derivanti dal contratto nazionale che non hanno firmato. Come, per esempio, quello sulla mobilità annuale.

Lo Snals aveva anche eccepito che le disposizioni del decreto legislativo 165/2001 sarebbe costituzionalmente illegittime. Perché la preclusione in esse contenuta «si risolverebbe in una illegittima limitazione della libertà di autodeterminazione del sindacato che, per non essere escluso dalla contrattazione integrativa si vedrebbe costretto a sottoscrivere contratti nazionali ritenuti contrastanti con gli interessi collettivi di cui è portatore». Ma anche su questo il Tribunale ha dato torto all’organizzazione sindacale di via Leopoldo Serra. Perché, nella fase cautelare, il giudice non avrebbe il potere di sollevare una questione di legittimità costituzionale disponendo contestualmente un provvedimento conservativo. In altre parole, nella fase d’urgenza il giudice non potrebbe disporre che, nel periodo del giudizio di legittimità costituzionale, il ricorrente disponga del diritto chiesto nel ricorso. Perché il diritto potrebbe esistere solo in caso di accoglimento della questione di legittimità costituzionale. E oltretutto, secondo il Tribunale, le norme che dispongono l’esclusione dai tavoli della contrattazione integrativa sarebbero costituzionalmente legittime.

Citando la giurisprudenza del tribunale di Milano il giudice monocratico ha spiegato che « è proprio il carattere di specificità della contrattazione integrativa nel pubblico impiego e il suo rapporto per così dire di derivazione dalla contrattazione nazionale», si legge nel provvedimento, «a far viceversa apparire ragionevole e conforme al dettato dall’art. 39 Cost. la scelta legislativa di demandare integralmente al Ccnl l’individuazione dei soggetti legittimati a partecipare ai livelli integrativi di contrattazione».

La pronuncia del tribunale di Roma, peraltro, è in contrasto con un precedente della Corte d’appello di Catanzaro (1413/05) secondo la quale, invece, le organizzazioni sindacali rappresentative (come lo Snals) avrebbero comunque diritto a partecipare alla contrattazione integrativa. La questione, dunque, è controversa anche in giurisprudenza. E allo stato attuale manca una pronuncia della Corte di cassazione e un qualche pronunciamento della Corte costituzionale. Che peraltro, in un’analoga questione riguardante il settore privato, aveva dato ragione all’organizzazione sindacale ricorrente affermando l’incostituzionalità della norma di legge che ne prevedeva l’esclusione dai tavoli perché non aveva firmato il contratto nazionale (231/20i3). Nel frattempo, però, i tavoli della contrattazione integrativa dovranno fare a meno dello Snals. Un indebolimento, in generale, del fronte sindacale.

Diplomati magistrali e precari 36 mesi, voto finale entro il 2 agosto

da Orizzontescuola

Diplomati magistrali e precari 36 mesi, voto finale entro il 2 agosto

di redazione

Il testo di legge con cui verrà convertito il Decreto Dignità arriverà in aula il 30 di luglio. Il voto finale è previsto per il 2 agosto.

I punti che riguardano la scuola e per i quali cresce sempre di più l’attesa per la legge di conversione sono quelli sui diplomati magistrali interessati dalla sentenza del Consiglio di Stato, il tema dei docenti precari che, in teoria, non potrebbero superare i 36 mesi di lavoro a tempo determinato su posti vacanti e disponibili: condizione di fatto impraticabile per i supplenti della scuola.

Riguardo alla questione dei diplomati magistrali, si è già espressa nei giorni scorsi la Commissione Cultura, che ha avanzato un parere favorevole con una condizione, questo il testo:

“La Commissione esprime parere favorevole con la seguente condizione:
sia modificato l’articolo 4 del decreto-legge, individuando modalità di esecuzione delle sentenze relative ai diplomati magistrali idonee a salvaguardare, nel preminente interesse delle alunne e degli alunni, la continuità didattica per tutto l’anno scolastico 2018/2019, nonché a dare compiuta definizione al relativo quadro normativo, contemperando gli interessi dei diplomati magistrali con quelli di coloro che sono in possesso dei titoli attualmente richiesti dalla normativa di settore per l’accesso all’insegnamento nella scuola primaria e nella scuola dell’infanzia”.

Aumento stipendio Dirigenti: 130 euro su retribuzione di posizione, il resto su quella di risultato più risorse legge Bilancio

da Orizzontescuola

Aumento stipendio Dirigenti: 130 euro su retribuzione di posizione, il resto su quella di risultato più risorse legge Bilancio

di redazione

In data odierna, come preannunciato, si è svolto l’incontro Aran-sindacati per il rinnovo del Contratto dei dirigenti scolastici.

Aumenti stipendiali

L’incontro si è focalizzato, come riferisce la Cisl Scuola, sull’aumento stipendiale, per il quale la legge di Bilanciato ha stanziato apposite risorse:

  • 37 mln per il 2018;
  • 41 mln per il 2019;
  • 96 mln dal 2020.

Le risorse sono state stanziate per armonizzare la retribuzione di posizione parte fissa a quella degli altri dirigenti della Pubblica Amministrazione. Allo stesso fine dovevano essere destinati i 35 mln inizialmente destinati al FUN dalla legge 107/2015.

Proposta dell’Aran

L’Aran, nella proposta presentata ai sindacati per tutto il Comparto, ha considerato soltanto le risorse contrattuali.

La proposta si rifà alle percentuali dell’Atto di indirizzo Madia (0,36% – 2016; 1,09%-2017; 3,48%-2018) applicabili alle retribuzioni medie.

Le suddette percentuali porteranno a regime ad un aumento medio mensile di 125 euro per 13 mensilità per i dirigenti di II fascia del Comparto.

Per i dirigenti scolastici l’aumento sarebbe a regime di 10 euro al mese per 13 mensilità. Le altre risorse contrattuali andrebbero ad incrementare la retribuzione di risultato, che non è stata però quantificata dall’ARAN. Alle predette risorse si aggiungono quelle stanziate nella legge di Bilancio.

Criticità

La Cisl ha evidenziato che un primo problema riguardante i succitati 35 mln di euro che il Miur vuole destinare al FUN, per cui  sarebbero disponibili per l’equiparazione nel 2018 solo circa 11 milioni di euro.

Un altro problema riguarda il fatto che le somme stanziate per il 2020 sono fuori dalla vigenza del Contratto 2016-18. Al riguardo, l’Aran ha proposto di inserire nel CCNL una dichiarazione di intenti circa la loro destinazione. Anche questa ipotesi è apparsa debole e la CISL Scuola ha avanzato alcune articolate soluzioni tecniche al fine di consentire sin dal primo gennaio 2019 l’equiparazione sulla retribuzione di posizione di parte fissa.

L’Agenzia  ha preso atto delle proposte e si è riservata di vagliarle.

Il prossimo incontro potrebbe svolgersi i primi di settembre.

Graduatorie di istituto, Consiglio di Stato ha deciso: diploma ITP non è abilitazione

da Orizzontescuola

Graduatorie di istituto, Consiglio di Stato ha deciso: diploma ITP non è abilitazione

di redazione

Il Consiglio di Stato, con decisione assunta il 5 luglio scorsa e sentenza N. 04503/2018 pubblicata ieri 23, ha deciso sull’appello del Miur al ricorso che aveva collocato gli insegnanti ITP nella II fascia delle graduatorie di istituto, riservate ai docenti in possesso di abilitazione all’insegnamento.

ITP: non è consentita l’iscrizione nella II fascia delle Graduatorie di istituto

La questione posta all’esame della Sezione attiene alla valenza abilitante o meno del diploma degli insegnanti tecnico pratici (Itp) ai fini dell’inserimento nelle graduatorie di circolo e di istituto di seconda fascia.

L’appello – dichiarano i giudici – è fondato.

La decisione

Scrive il Consiglio di Stato “L’accertamento della oggettiva mancanza di percorsi abilitanti ordinari può giustificare la partecipazione degli insegnanti pregiudicati a concorsi pubblici che richiedono l’abilitazione in quanto in questo caso la verifica dell’idoneità all’insegnamento stesso passa attraverso il filtro della procedura concorsuale. Ma la suddetta mancanza non può valere per consentire l’iscrizione nella seconda fascia che autorizza direttamente l’insegnamento. Si tratterebbe di una finzione giuridica priva di fondamento giustificativo. ”

Dunque il fatto che non siano stati istituiti corsi abilitanti ordinari per gli ITP non giustifica l’inserimento nella II fascia delle graduatorie di istituto.

Scrivono ancora i giudici “Applicando la normativa sopra riportata alla fattispecie in esame, non può ritenersi che il diploma Itp abbia valore abilitante.

Come questa Sezione ha più volte avuto modo di affermare in sede cautelare (da ultimo, ordinanze 6 luglio 2018, n. 3087; aprile 2018, n. 1587) non risulta infatti che le parti resistenti abbiamo seguito uno dei percorsi ordinari o speciali sopra riportati.

Né il valore abilitante può desumersi, come ritenuto dal primo giudice, dal decreto ministeriale 30 giugno 1998, n. 39, in quanto tale decreto si è limitato ad ordinare le classi di concorso.

Non sussistono, pertanto, i presupposti giuridici, previsti dalla normativa sopra riportata, perché gli insegnanti in possesso del diploma in esame abbiano diritto all’iscrizione nelle seconde nelle graduatorie di circolo e di istituto di seconda fascia.”

Vaccini, si va verso l’obbligatorietà “graduale”

da La Tecnica della Scuola

Vaccini, si va verso l’obbligatorietà “graduale”

Come fare carriera nella scuola? Una sola strada: la dirigenza

da La Tecnica della Scuola

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