Impatto della pandemia A.S. 2020/21

Scuola, online il report INDIRE sull’impatto della pandemia nella didattica

Uno studio, riferito al 2020/21, sulle diverse dimensioni dell’organizzazione scolastica

Firenze, 3 febbraio 2022 – INDIRE ha pubblicato la prima parte dell’indagine “Impatto della pandemia sulle pratiche didattiche e organizzative delle scuole italiane nell’anno scolastico 2020/21”. Il lavoro intende analizzare l’andamento della didattica nel corso delle varie fasi della pandemia, caratterizzata da momenti di chiusura forzata e da un numero rilevante di studenti e docenti in quarantena.

L’indagine è stata condotta attraverso un questionario online rivolto a un campione selezionato di 2.546 docenti a tempo indeterminato, non di sostegno. Di questi, 1.994 sono femmine e 552 maschi; il 26,8% fa parte della scuola primaria, il 20,3% della scuola secondaria di primo grado e il restante 52,9% della scuola secondaria di secondo grado. Il 38% ha un’età compresa tra i 44 e i 55 anni. A livello geografico, il 20,1% è del nord ovest, il 26,7% del nord-est, il 17,4% del centro, il 35,8% del sud e Isole.

A differenza del primo lockdown, nella primavera 2020, in cui la chiusura totale delle scuole ha condotto all’attivazione della didattica a distanza (DaD) come unica modalità di interazione tra i docenti e gli studenti, nell’anno scolastico 2020/21, a seguito delle diverse ondate della pandemia e delle misure anti-Covid previste dai vari Decreti, si è diffusa la didattica digitale integrata (DDI) come modalità complementare – e non alternativa – alla presenza.

Gli insegnanti hanno fornito informazioni sulle diverse tipologie didattiche messe in pratica insieme ai loro alunni (in presenza, a distanza, ibrida o alternata), sulla frequenza, sul tipo di conduzione delle attività in relazione alle dinamiche di classe e sulle strategie applicate.

Tra le dimensioni osservate nell’indagine INDIRE, l’uso della tecnologia (app, software e ambienti digitali), gli spazi adottati (ambienti diversi da quelli convenzionali, corridoi, palestre, parchi o teatri), i contenuti e il curricolo, l’organizzazione e la leadership scolastica (ruoli e gestione della crisi pandemica), la collaborazione con altre scuole e con soggetti esterni sul territorio, la valutazione (rilevazione, feedback e condivisione dei processi valutativi), la formazione (esperienze realizzate e loro utilità per lo sviluppo professionale).

L’indagine non è da intendersi come esaustiva della complessità vissuta in questo ultimo anno, ma rappresenta una prima analisi, che avrà ulteriori sviluppi, da cui poter far emergere delle riflessioni in merito a soluzioni didattiche e organizzative adottabili in futuro.

Nel corso dell’a.s. 2020/21 c’è stato un tentativo di ritornare alla “normalità” in presenza, dopo la fase più dura di lockdown, attestato dalla modalità didattica maggiormente praticata dai docenti italiani, la didattica in presenza (72,1%). Emerge, tuttavia, la portata del cambiamento “forzato” del modo di fare scuola che ha condotto la maggioranza degli insegnanti italiani a sperimentare con frequenza la didattica a distanza (68,6%), mentre quasi la metà ha optato per la didattica ibrida (48,2%) e quella alternata (45,2%).

A livello di metodologie, facendo riferimento alle Linee Guida della Didattica Digitale Integrata del MI per l’anno 2020/21, emerge come nel corso della pandemia siano state ampiamente utilizzate dai docenti metodologie didattiche innovative e interattive, quali il Project-Based Learning, la Flipped classroom, il Debate, l’Apprendimento cooperativo, la Didattica breve, che erano tra quelle raccomandate dal Ministero. Alcune di esse, tuttavia, erano già adottate anche prima della pandemia. Tra i task osservati, l’indagine ha approfondito anche le dinamiche relative all’uso della telecamera accesa nei vari momenti dell’attività didattica e alle strategie per il coinvolgimento e la motivazione degli studenti nelle lezioni a distanza.

In merito alla frequenza di utilizzo delle risorse didattiche, l’uso di supporti e risorse per la didattica, pur con qualche cambiamento rispetto a prima della pandemia, sembra non aver intaccato il primato detenuto dal libro di testo, che risulta ancora essere tra le risorse più frequentemente utilizzate. Nella scuola primaria, il 53,9% dei docenti l’ha utilizzato “sempre” e nel 39,7% “spesso”; nella scuola secondaria di primo grado, le percentuali sono rispettivamente del 49,3% e del 38,5%, mentre nella secondaria di secondo grado sono del 46,8% (“sempre”) e del 38,4% (“spesso”). Le risorse didattiche utilizzate nella scuola primaria dalla maggioranza dei docenti comprendono, oltre al libro di testo, contenuti digitali o espansioni digitali dei libri di testo, contenuti scansionati provenienti da altri libri di testo, contenuti digitali autoprodotti per le lezioni, contenuti provenienti da fonti informali, contenuti provenienti da spunti educativi offerti da webinar o altre iniziative di formazione.

Regole quarantena scuole medie e superiori: con due o più positivi in Dad per 5 giorni solo i non vaccinati

da OrizzonteScuola

Di redazione

Con il nuovo decreto legge approvato nel pomeriggio di oggi dal Consiglio dei ministri, cambiano le regole sulle quarantene a scuola. Alla scuola secondaria di primo e secondo grado, medie e superiori, dopo il secondo caso positivo vanno in Dad soltanto i non vaccinati.

Le nuove regole per scuole medie e superiori:

  • con un caso di positività tra gli alunni, l’attività prosegue per tutti in presenza con l’utilizzo della mascherina di tipo FFP2 da parte di alunni e docenti;
  • con due o più casi di positività tra gli alunni, coloro che hanno concluso il ciclo vaccinale da meno di 120 giorni o che sono guariti da meno di 120 giorni o che hanno effettuato la dose di richiamo, l’attività didattica prosegue in presenza con l’utilizzo di mascherine FFP2 per dieci giorni; per tutti gli altri le attività scolastiche proseguono in didattica digitale integrata per 5 giorni.

Oggi con un terzo caso positivo tutti vanno in Dad.


Didattica in presenza, come avverrà la verifica delle condizioni sanitarie degli studenti

da La Tecnica della Scuola

Di Lara La Gatta

Con riferimento alle novità introdotte dagli artt. 19 e 30 del D.L. 27 gennaio 2022, n. 4, il Ministero dell’Istruzione ha fornito alcune indicazioni in merito alla verifica digitale delle condizioni sanitarie che consentono la fruizione della didattica in presenza/la riammissione in classe in regime di auto-sorveglianza.

CIRCOLARE N.110

La verifica avverrà tramite l’APP Verifica C19, che sarà opportunamente aggiornata.

Le condizioni infatti per consentire di applicare il regime di auto-sorveglianza sono:

  • aver ricevuto la dose booster;
  • aver completato il ciclo vaccinale primario nei 120 giorni precedenti;
  • essere guariti da infezione da SARS-CoV-2 nei 120 giorni precedenti.

Tali condizioni assumono rilievo al fine di consentire agli alunni di continuare a frequentare in presenza, nei casi in cui nelle relative classi sia stata disposta la didattica digitale integrata e di essere riammessi in classe, nei casi in cui, a seguito di un contatto con soggetti risultati positivi all’infezione da SARS-CoV-2, nelle relative classi sia stata disposta la sospensione delle attività didattiche in presenza.

La verifica dei requisiti richiesti dovrà essere espletata nel rispetto della
normativa in materia di protezione dei dati personali.


Nuove misure anti-Covid, Cts: niente Dad per chi ha completato il ciclo vaccinale

da La Tecnica della Scuola

Di Redazione

Sono attese nel pomeriggio le novità in arrivo per le misure anti-Covid a scuola. Novità che riguarderanno le quarantene, la Dad e il Green pass. Alle 16 l’incontro del Cts che insieme al Consiglio dei Ministri di oggi (dopo quello di due giorni fa) andrà a svelare le novità presto in vigore.

L’obiettivo è ridurre le quarantene e la Dad e tornare il più possibile alle lezioni in presenza. Queste le nuove misure che dovrebbero essere approvate. Niente Dad per chi ha completato il ciclo vaccinale o che sono guariti da meno di 120 giorni, indipendentemente dal numero di contagi in classe.

Per i non vaccinati la Dad sarà al massimo di 5 giorni per tutti gli ordini e gradi, l’isolamento per i vaccinati con ciclo completo passerà da 7 a 5 giorni. La durata del Green pass passerà da 9 a 6 mesi. Ipotesi di durata illimitata del certificato verde per chi ha ricevuto le tre dosi. Altra ipotesi quella di non limitare le attività a chi è positivo ma asintomatico.

Rimane la proposta di Dad per i non vaccinati che però non piace ad alcune forze politiche.

Misure per grado di scuola

Secondo fonti Adn Kronos, non ci sarebbe uniformità di misure tra i vari gradi di scuola, ma ulteriori cambiamenti che sconvolgono ulteriormente le certezze dei dirigienti, dei referenti Covid e di chiunque si trova a gestire i casi Covid nelle scuole.

Scuola dell’infanzia

A quanto pare potrebbe accadere che nella scuola dell’infanzia si resti in presenza fino a 5 casi di positività. Dal sesto in poi i bambini andrebbero a casa.

Scuola primaria

A scuola primaria saranno 5 i casi di positività concessi prima che gli alunni non vaccinati vengano mandati in DaD per 5 giorni (mentre i compagni vaccinati resterebbero in classe).

Scuola secondaria

Quanto alla scuola secondaria, sempre Adn Kronos ci informa che fino a 2 positivi resterebbero tutti in classe, mentre dal terzo positivo andrebbero in DaD per 5 giorni tutti i non vaccinati.

Mascherine, tamponi, ammissione in classe, tutte le indicazioni operative del MI

da La Tecnica della Scuola

Di Carla Virzì

Come abbiamo più volte anticipato, per gli alunni e i docenti in auto-sorveglianza occorreranno mascherine Ffp2 e queste dovranno essere rese agli interessati gratuitamente. Adesso il Ministero dell’Istruzione chiarisce con una circolare alcuni aspetti operativi che riguardano la fornitura delle mascherine ma non solo. Una circolare di particolare interesse per le scuole, ancora una volta chiamate ad occuparsi di burocrazia sanitaria.

SCARICA LA CIRCOLARE DEL MI, N.110 DELL’1 FEBBRAIO 2022

Cosa chiarisce il MI?

  • Come avverrà la fornitura di mascherine FFP2 per alunni/personale in regime di auto-sorveglianza;
  • Come avverrà la verifica digitale delle condizioni sanitarie che consentono la fruizione della didattica in presenza/la riammissione in classe degli alunni in regime di auto-sorveglianza;
  • Come verrà effettuata la somministrazione gratuita dei test antigenici rapidi per scuole primarie.

Intercultura, le scadenze per i programmi estivi 2022

da La Tecnica della Scuola

Di Lara La Gatta

Oltre ai programmi scolastici, Intercultura propone anche i programmi estivi, consentendo ai ragazzi di trascorrere un periodo di vacanza studio all’estero.

Le modalità di partecipazione ai programmi estivi di Intercultura differiscono per alcuni aspetti rispetto a quelle dei programmi scolastici:

  • Verificare i requisiti di età. Per partecipare ai programmi estivi è sufficiente verificare i requisiti di età della destinazione desiderata ed effettuare un colloquio di selezione con i volontari di Intercultura, disponibili nei 159 Centri locali in tutta Italia.
  • Richiedere il colloquio. Gli studenti interessati possono richiedere il colloquio utilizzando il modulo di iscrizione. È richiesto il pagamento della quota di iscrizione di 60 euro (che non sarà rimborsata in nessun caso) mediante pagamento con carta di credito o bonifico bancario. L’iscrizione al colloquio non impegna lo studente alla partecipazione futura al programma.
  • Modalità di partecipazione – iscritti entro il 10 novembre. Gli iscritti entro il 10 novembre 2021 saranno convocati per il colloquio indicativamente nella seconda metà di novembre. Successivamente riceveranno l’accesso ad alcuni documenti da compilare online e le istruzioni dai volontari per la consegna della documentazione.
  • Modalità di partecipazione – iscritti dopo il 10 novembre. Gli iscritti dopo il 10 novembre 2021 verranno contattati da un volontario di Intercultura della propria zona, per concordare la data del colloquio. Entro tre settimane dall’effettuazione del colloquio, gli studenti dovranno compilare online il proprio fascicolo di presentazione, in cui vengono richiesti alcuni dati e una breve descrizione personale, completare e firmare la documentazione cartacea e farla giungere alla sede nazionale di Intercultura di Colle Val d’Elsa. In caso di ritardato invio della documentazione, Intercultura considererà il candidato non interessato al programma e potrà procedere ad assegnare il posto ad altri.
  • Termine delle iscrizioni. Il termine delle iscrizioni varia a seconda dei Paesi di destinazione ed è riportato nel paragrafo di descrizione dei singoli programmi. Le iscrizioni potranno essere chiuse anticipatamente in caso di raggiungimento del limite dei posti disponibili e in questo caso la chiusura anticipata sarà riportata nella medesima pagina.
  • Accettazione domanda. Intercultura confermerà l’accettazione della domanda di partecipazione a seguito dell’avvenuto colloquio con i volontari e della ricezione della documentazione richiesta debitamente compilata.

I programmi estivi in scadenza

Riportiamo di seguito un elenco delle scadenze previste:

ARGENTINA (corso di spagnolo) – 31 marzo 2022

CANADA (corso di inglese) – 28 febbraio 2022

CINA (corso di cinese) – 31 marzo 2022

DANIMARCA (corso di inglese) – 31 marzo 2022

IRLANDA (CORSO DI INGLESE) –31 marzo 2022

IRLANDA (CORSO DI INGLESE, SLIGO) – 31 marzo 2022

REGNO UNITO – GALLES (CORSO DI INGLESE) – 31 marzo 2022

RUSSIA (corso di russo) – 31 marzo 2022

SPAGNA (corso di spagnolo) – 31 marzo 2022

TUNISIA (corso di arabo) – 31 marzo 2022

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Maturità 2022: il 70% degli studenti voleva l’esame ‘light’

da Tuttoscuola

Un primo tentativo di ritorno alla normalità. È il messaggio di fondo che emerge dalle decisioni del Ministero dell’Istruzione per quanto riguarda gli esami di Maturità che andranno in scena il prossimo giugno. Tutti, probabilmente, si aspettavano al massimo un piccolo passo indietro per ricominciare a riallineare la prova a quanto dicono le norme ufficiali, magari con il ritorno dello scritto d’Italiano ma con l’ennesima pausa per la seconda prova d’indirizzo. Invece l’accelerazione impressa a Viale Trastevere, giustificata dalla maggior continuità data alla didattica nel corso degli ultimi mesi, ha fatto saltare qualsiasi pronostico.

L’elaborato, più volte elogiato dal ministro Bianchi in persona come primo esercizio di organizzazione e approccio critico in vista di sfide future, specie per chi proseguirà con gli studi universitari, è stato messo un po’ a sorpresa in archivio alla prima occasione utile. Anche l’orale torna alla sua versione tradizionale, alla durata standard. L’unico favore concesso agli studenti, in considerazione dei disagi con cui hanno dovuto fare i conti specie nella prima parte dell’emergenza, è una seconda prova per così dire “su misura”, predisposta da ogni commissione – nuovamente, per fortuna dei ragazzi, tutta interna – a seconda del percorso seguito dalle singole classi durante la pandemia.

Ma è facile immaginare che gli spunti di riflessione a disposizione siano sufficienti per scatenare in brevissimo tempo la protesta di molti esponenti del mondo della scuola, per questo “colpo basso” del Ministero. In primis dei maturandi che, ancora nelle ultime settimane, spingevano in massa per mantenere la formula “leggera” – senza prove scritte ma con un orale più articolato – puntando sul fatto che gli effetti negativi della pandemia sulla didattica, per loro, hanno caratterizzato praticamente tutto l’ultimo triennio delle superiori. Rendendoli, di fatto, la più penalizzata tra tutte le generazioni di aspiranti diplomati dell’era Covid.

Non a caso, guardando ai risultati di un recente sondaggio condotto dal portale Skuola.net, si poteva osservare come appena il 14% dei 2.500 maturandi intervistati avrebbe voluto svolgere un esame di Stato completo, con entrambe le prove scritte. Mentre il 70% avrebbe volentieri confermato la Maturità già vista nel 2020 e nel 2021.

E il motivo che portava la maggior parte di loro a pensarla così – lo sosteneva il 77% di quanti oggi saranno sicuramente delusi dalla scelta del MI – era proprio la constatazione che la Dad alla fine condizionerà in peggio o perlomeno renderà più difficoltosa la marcia di avvicinamento alla prova, per chiunque, dai più bravi ai meno preparati. A cui si aggiungeva un 13% che trovava la Maturità provvisoria più agevole dal punto di vista organizzativo, specie sul fronte del rispetto delle norme anti-Covid.

Maturità 2022: i presidi chiedono al ministro Bianchi di ripensarci ed eliminare la seconda prova

da Tuttoscuola

Il “progressivo ritorno alla normalità” auspicato dal ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, e iniziato con il ripristino delle prove scritte alla maturità 2022, non piace agli studenti, ma nemmeno ai presidi. Proprio l’Anp, l’Associazione nazionale presidi, chiede infatti al Ministro di “ripensarci” e di eliminare la seconda prova dal prossimo Esame di Stato.

Ricordiamo infatti che la maturità 2022 che si svolgerà dal prossimo 23 giugno, sarà diversa per ciascun indirizzo e predisposta dalle singole commissioni d’esame. Gli studenti hanno già annunciato che scenderanno in piazza per dire no a questa modalità di esame di Stato.

Dal Coordinamento dei presidenti del Consiglio di istituto di Roma e del Lazio, la decisione del ministro Bianchi viene intanto bollata come “l’ingiusta maturità“, in quanto convinti che alla normalità “si ritorna con i fatti quelli concreti, non a parole mettendo sulla carta un esame di maturità che è una beffa“.

Quarantene a scuola: per alunni vaccinati niente DaD dalla primaria. Draghi: ‘Scuola in presenza priorità’

da Tuttoscuola

Approvato da Consiglio dei Ministri il decreto con le nuove norme anti-Covid riguardanti la scuola, lo stop alle restrizioni per i vaccinati in zona rossa e la durata del Green pass. Non ha partecipato al voto su DaD e quarantene a scuola la Lega in quanto convinta che le norme approvate “discriminano i bambini non vaccinati”. “I provvedimenti di oggi vanno nella direzione di una ancora maggiore riapertura del Paese“, ha detto il premier Mario Draghi. “Oggi ci occupiamo della scuola in presenza, che è da sempre la priorità di questo governo. Veniamo incontro alle esigenze delle famiglie, che trovano il regime attuale delle quarantene troppo complicato e restrittivo“.

A partire dalle scuole primarie dunque gli alunni vaccinati non andranno più in Dad: è l’orientamento emerso nel corso della cabina di regia che si è svolta a Palazzo Chigi sulle nuove regole Covid per le quarantene a scuola. La didattica a distanza scatterà solo per i non vaccinati o guariti e durerà 5 giorni. Per la scuola primaria la Dad scatterà dopo 5 casi positivi in classe, per la scuola secondaria se si superano i 2 casi. I bambini di nidi e scuola dell’Infanzia, da 0 a 6 anni, invece andranno in Dad per 5 giorni se in classe ci sono più di cinque casi positivi al Covid. La Dad – viene spiegato – scatterà per tutti, dal momento che a questa età i bambini non sono vaccinabili e stanno in classe senza mascherina.

Il prolungamento dell’attività a distanza genera problemi, ma immaginiamo cosa sarebbe stato se quest’ultima non ci fosse stata. All’inizio della pandemia c’è stato uno sbando proprio perché non c’era nessun collegamento con la scuola. In quella bufera è stato rilevante avere almeno un collegamento con la scuola, presente con strumenti inediti“, ha dichiarato il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi nel corso di un evento online dell’università Bocconi. “La scuola – ha aggiunto – vuole essere caparbiamente in presenza: possono esserci esercizi di attività a distanza o integrata e surrogatoria, ma solo per tempi molto brevi“.

C’è un problema di nuova centralità della scuola – ha osservato il Ministro – che però va costruita e non è così ovvio e scontato. Non tutti i problemi sono sorti con la Dad e la pandemia, non attribuiamo problemi che sono molto più radicati nella nostra storia“.

Il virus ha esasperato le disuguaglianze. Attraverso il Pnrr stiamo facendo investimenti sulla scuola come mai successo prima. Abbiamo mantenuto la posizione di mantenere aperta la scuola in una fase in cui il virus ancora circola, in cui c’è ancora bisogno di strumenti a distanza per gestire con tutela alcune situazioni“, ha aggiunto Bianchi.

Nota 3 febbraio 2022, AOODGCASIS 366

Ministero dell’istruzione
Dipartimento per le risorse umane, finanziarie e strumentali
Direzione generale per i sistemi informativi e la statistica

A tutti gli utenti del sistema informativo dell’Istruzione

Oggetto: Aggiornamento delle politiche di sicurezza per gli utenti del sistema informativo dell’Istruzione

Elezione del Presidente della Repubblica

Giovedì 3 febbraio 2022, alle ore 15.30, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha prestato giuramento di fedeltà alla Repubblica e di osservanza della Costituzione dinanzi al Parlamento riunito in seduta comune integrato dai delegati regionali che hanno partecipato all’elezione.

Messaggio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Parlamento nel giorno del giuramento

Roma, 03/02/2022

Signori Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica,

Signori parlamentari e delegati regionali,

il Parlamento e i rappresentanti delle Regioni hanno preso la loro decisione.

È per me una nuova chiamata – inattesa – alla responsabilità; alla quale tuttavia non posso e non ho inteso sottrarmi.

Ritorno dunque di fronte a questa Assemblea, nel luogo più alto della rappresentanza democratica, dove la volontà popolare trova la sua massima espressione.

Vi ringrazio per la fiducia che mi avete manifestato chiamandomi per la seconda volta a rappresentare l’unità della Repubblica.

Adempirò al mio dovere secondo i principi e le norme della Costituzione, cui ho appena rinnovato il giuramento di fedeltà, e a cui ho cercato di attenermi in ogni momento nei sette anni trascorsi.

La lettera e lo spirito della nostra Carta continueranno a essere il punto di riferimento della mia azione.

Il mio pensiero, in questo momento, è rivolto a tutte le italiane e a tutti gli italiani: di ogni età, di ogni Regione, di ogni condizione sociale, di ogni orientamento politico. E, in particolare, a quelli più in sofferenza, che si attendono dalle istituzioni della Repubblica garanzia di diritti, rassicurazione, sostegno e risposte al loro disagio.

Queste attese sarebbero state fortemente compromesse dal prolungarsi di uno stato di profonda incertezza politica e di tensioni, le cui conseguenze avrebbero potuto mettere a rischio anche risorse decisive e le prospettive di rilancio del Paese impegnato a uscire da una condizione di gravi difficoltà.

Leggo questa consapevolezza nel voto del Parlamento che ha concluso i giorni travagliati della scorsa settimana.

Travagliati per tutti, anche per me.

È questa stessa consapevolezza la ragione del mio sì e sarà al centro del mio impegno di Presidente della nostra Repubblica nell’assolvimento di questo nuovo mandato.

Nel momento in cui i Presidenti di Camera e Senato mi hanno comunicato l’esito della votazione, ho parlato delle urgenze – sanitaria, economica, sociale – che ci interpellano. Non possiamo permetterci ritardi, né incertezze.

La lotta contro il virus non è conclusa, la campagna di vaccinazione ha molto ridotto i rischi, ma non ci sono consentite disattenzioni.

È di piena evidenza come la ripresa di ogni attività sia legata alla diffusione dei vaccini che proteggono noi stessi e gli altri.

Questo impegno si unisce a quello per la ripresa, per la costruzione del nostro futuro.

L’Italia è un grande Paese.

Lo spirito di iniziativa degli italiani, la loro creatività e solidarietà, lo straordinario impegno delle nostre imprese, le scelte delle istituzioni ci hanno permesso di ripartire. Hanno permesso all’economia di raggiungere risultati che adesso ci collocano nel gruppo di testa dell’Unione. Ma questa ripresa, per consolidarsi e non risultare effimera, ha bisogno di progettualità, di innovazione, di investimenti nel capitale sociale, di un vero e proprio salto di efficienza del sistema-Paese.

Nuove difficoltà si presentano. Le famiglie e le imprese dovranno fare i conti con gli aumenti del prezzo dell’energia. Preoccupa la scarsità e l’aumento del prezzo di alcuni beni di importanza fondamentale per i settori produttivi.

Viviamo una fase straordinaria in cui l’agenda politica è in gran parte definita dalla strategia condivisa in sede europea.

L’Italia è al centro dell’impegno di ripresa dell’Europa. Siamo i maggiori beneficiari del programma Next Generation e dobbiamo rilanciare l’economia all’insegna della sostenibilità e dell’innovazione, nell’ambito della transizione ecologica e digitale.

La stabilità di cui si avverte l’esigenza è, quindi, fatta di dinamismo, di lavoro, di sforzo comune.

I tempi duri che siamo stati costretti a vivere ci hanno lasciato una lezione: dobbiamo dotarci di strumenti nuovi per prevenire futuri possibili pericoli globali, per gestirne le conseguenze, per mettere in sicurezza i nostri concittadini.

L’impresa alla quale si sta ponendo mano richiede il concorso di ciascuno.

Forze politiche e sociali, istituzioni locali e centrali, imprese e sindacati, amministrazione pubblica e libere professioni, giovani e anziani, città e zone interne, comunità insulari e montane. Vi siamo tutti chiamati.

L’esempio ci è stato offerto da medici, operatori sanitari, volontari, da chi ha garantito i servizi essenziali nei momenti più critici, dai sindaci, dalle Forze Armate e dalle Forze dell’ordine, impegnate a sostenere la campagna vaccinale: a tutti va riaffermata la nostra riconoscenza.

Questo è l’orizzonte che abbiamo davanti.

Dobbiamo disegnare e iniziare a costruire, in questi prossimi anni, l’Italia del dopo emergenza.

È ancora tempo di un impegno comune per rendere più forte la nostra Patria, ben oltre le difficoltà del momento.

Un’Italia più giusta, più moderna, intensamente legata ai popoli amici che ci attorniano.

Un Paese che cresca in unità.

In cui le disuguaglianze – territoriali e sociali – che attraversano le nostre comunità vengano meno.

Un’Italia che offra ai suoi giovani percorsi di vita nello studio e nel lavoro per garantire la coesione del nostro popolo.

Un’Italia che sappia superare il declino demografico a cui l’Europa sembra condannata.

Un’Italia che tragga vantaggio dalla valorizzazione delle sue bellezze, offrendo il proprio modello di vita a quanti, nel mondo, guardano ad essa con ammirazione.

Un’Italia impegnata nella difesa dell’ambiente, della biodiversità, degli ecosistemi, consapevole delle responsabilità nei confronti delle future generazioni.

Una Repubblica capace di riannodare il patto costituzionale tra gli italiani e le loro istituzioni libere e democratiche.

Rafforzare l’Italia significa, anche, metterla in grado di orientare il processo per rilanciare l’Europa, affinché questa divenga più efficiente e giusta; rendendo stabile e strutturale la svolta che è stata compiuta nei giorni più impegnativi della pandemia.

L’apporto dell’Italia non può mancare: servono idee, proposte, coerenza negli impegni assunti.

La Conferenza sul futuro dell’Europa non può risolversi in un grigio passaggio privo di visione storica ma deve essere l’occasione per definire, con coraggio, una Unione protagonista nella comunità internazionale.

In aderenza alle scelte della nostra Costituzione, la Repubblica ha sempre perseguito una politica di pace. In essa, con ferma adesione ai principi che ispirano l’Organizzazione delle Nazioni Unite, il Trattato del Nord Atlantico, l’Unione Europea, abbiamo costantemente promosso il dialogo reciprocamente rispettoso fra le diverse parti affinché prevalessero i principi della cooperazione e della giustizia.

Da molti decenni i Paesi europei possono godere del dividendo di pace, concretizzato dall’integrazione europea e accresciuto dal venir meno della Guerra fredda.

Non possiamo accettare che ora, senza neppure il pretesto della competizione tra sistemi politici ed economici differenti, si alzi nuovamente il vento dello scontro; in un continente che ha conosciuto le tragedie della Prima e della Seconda guerra mondiale.

Dobbiamo fare appello alle nostre risorse e a quelle dei Paesi alleati e amici affinché le esibizioni di forza lascino il posto al reciproco intendersi, affinché nessun popolo debba temere l’aggressione da parte dei suoi vicini.

I popoli dell’Unione Europea devono anche essere consapevoli che ad essi tocca un ruolo di sostegno ai processi di stabilizzazione e di pace nel martoriato panorama mediterraneo e medio-orientale. Non si può sfuggire alle sfide della storia e alle relative responsabilità.

Su tutti questi temi – all’interno e nella dimensione internazionale – è intensamente impegnato il Governo guidato dal Presidente Draghi; nato, con ampio sostegno parlamentare, nel pieno dell’emergenza e ora proiettato a superarla, ponendo le basi di una stagione nuova di crescita sostenibile del nostro Paese e dell’Europa. Al Governo esprimo un convinto ringraziamento e gli auguri di buon lavoro.

I grandi cambiamenti che stiamo vivendo a livello mondiale impongono soluzioni rapide, innovative, lungimiranti, che guardino alla complessità dei problemi e non soltanto agli interessi particolari.

Una riflessione si propone anche sul funzionamento della nostra democrazia, a tutti i livelli.

Proprio la velocità dei cambiamenti richiama, ancora una volta, al bisogno di costante inveramento della democrazia.

Un’autentica democrazia prevede il doveroso rispetto delle regole di formazione delle decisioni, discussione, partecipazione. L’esigenza di governare i cambiamenti sempre più rapidi richiede risposte tempestive. Tempestività che va comunque sorretta da quell’indispensabile approfondimento dei temi che consente puntualità di scelte.

Occorre evitare che i problemi trovino soluzione senza l’intervento delle istituzioni a tutela dell’interesse generale: questa eventualità si traduce sempre a vantaggio di chi è in condizioni di maggiore forza.

Poteri economici sovranazionali tendono a prevalere e a imporsi, aggirando il processo democratico.

Su un altro piano, i regimi autoritari o autocratici tentano ingannevolmente di apparire, a occhi superficiali, più efficienti di quelli democratici, le cui decisioni, basate sul libero consenso e sul coinvolgimento sociale, sono, invece, più solide ed efficaci.

La sfida – che si presenta a livello mondiale – per la salvaguardia della democrazia riguarda tutti e anzitutto le istituzioni.

Dipenderà, in primo luogo, dalla forza del Parlamento, dalla elevata qualità della attività che vi si svolge, dai necessari adeguamenti procedurali.

Vanno tenute unite due esigenze irrinunziabili: rispetto dei percorsi di garanzia democratica e, insieme, tempestività delle decisioni.

Per questo è cruciale il ruolo del Parlamento, come luogo della partecipazione. Il luogo dove si costruisce il consenso attorno alle decisioni che si assumono. Il luogo dove la politica riconosce, valorizza e immette nelle istituzioni ciò che di vivo emerge dalla società civile.

Così come è decisivo il ruolo e lo spazio delle autonomie. Il pluralismo delle istituzioni, vissuto con spirito di collaborazione – come abbiamo visto nel corso dell’emergenza pandemica – rafforza la democrazia e la società.

Non compete a me indicare percorsi riformatori da seguire. Ma dobbiamo sapere che dalle risposte che saranno date a questi temi dipenderà la qualità della nostra democrazia.

Quel che appare comunque necessario – nell’indispensabile dialogo collaborativo tra Governo e Parlamento è che – particolarmente sugli atti fondamentali di governo del Paese – il Parlamento sia posto in condizione sempre di poterli esaminare e valutare con tempi adeguati. La forzata compressione dei tempi parlamentari rappresenta un rischio non certo minore di ingiustificate e dannose dilatazioni dei tempi.

Appare anche necessario un ricorso ordinato alle diverse fonti normative, rispettoso dei limiti posti dalla Costituzione.

La qualità stessa e il prestigio della rappresentanza dipendono, in misura non marginale, dalla capacità dei partiti di esprimere ciò che emerge nei diversi ambiti della vita economica e sociale, di favorire la partecipazione, di allenare al confronto.

I partiti sono chiamati a rispondere alle domande di apertura che provengono dai cittadini e dalle forze sociali.

Senza partiti coinvolgenti, così come senza corpi sociali intermedi, il cittadino si scopre solo e più indifeso. Deve poter far affidamento sulla politica come modalità civile per esprimere le proprie idee e, insieme, la propria appartenenza alla Repubblica.

Il Parlamento ha davanti a sé un compito di grande importanza perché, attraverso nuove regole, può favorire una stagione di partecipazione.

Anche sul piano etico e culturale è necessario – proprio nel momento della difficoltà – sollecitare questa passione che in tanti modi si esprime nella nostra comunità. Tutti i giovani in primo luogo, tutti, particolarmente loro, sentono sulle proprie spalle la responsabilità di prendere il futuro del Paese, portando nella politica e nelle istituzioni novità ed entusiasmo.

Rivolgo un saluto rispettoso alla Corte Costituzionale, presidio di garanzia dei principi della nostra Carta.

Nell’inviare un saluto alle nostre Magistrature – elemento fondamentale del sistema costituzionale e della vita della società –mi preme sottolineare che un profondo processo riformatore deve interessare anche il versante della giustizia.

Per troppo tempo è divenuta un terreno di scontro che ha sovente fatto perdere di vista gli interessi della collettività.

Nella salvaguardia dei principi, irrinunziabili, di autonomia e di indipendenza della Magistratura – uno dei cardini della nostra Costituzione – l’ordinamento giudiziario e il sistema di governo autonomo della Magistratura devono corrispondere alle pressanti esigenze di efficienza e di credibilità, come richiesto a buon titolo dai cittadini.

È indispensabile che le riforme annunciate giungano con immediatezza a compimento affinché il Consiglio Superiore della Magistratura possa svolgere appieno la funzione che gli è propria, valorizzando le indiscusse alte professionalità su cui la Magistratura può contare, superando logiche di appartenenza che, per dettato costituzionale, devono restare estranee all’Ordine giudiziario.

Occorre per questo che venga recuperato un profondo rigore.

In sede di Consiglio Superiore ho da tempo sottolineato che indipendenza e autonomia sono principi preziosi e basilari della Costituzione ma che il loro presidio risiede nella coscienza dei cittadini: questo sentimento è fortemente indebolito e va ritrovato con urgenza.

I cittadini devono poter nutrire convintamente fiducia e non diffidenza verso la giustizia e l’Ordine giudiziario. Neppure devono avvertire timore per il rischio di decisioni arbitrarie o imprevedibili che, in contrasto con la certezza del diritto, incidono sulla vita delle persone.

Va sempre avvertita la grande delicatezza della necessaria responsabilità che la Repubblica affida ai magistrati.

La Magistratura e l’Avvocatura sono chiamate ad assicurare che il processo riformatore si realizzi, facendo recuperare appieno prestigio e credibilità alla funzione giustizia, allineandola agli standard europei.

Alle Forze Armate, sempre più strumento di pace, elemento significativo nella politica internazionale della Repubblica, alle Forze dellordine, garanzia di libertà nella sicurezza, esprimo il mio apprezzamento, unitamente al rinnovo del cordoglio per quanti hanno perduto la vita nell’ assolvimento del loro dovere.

Nel salutare il Corpo Diplomatico accreditato, ringrazio per l’amicizia e la collaborazione espressa nei confronti del nostro Paese.

Ai numerosi nostri connazionali presenti nelle più diverse parti del globo va il mio saluto affettuoso, insieme al riconoscimento per il contributo che danno alla comprensione dell’identità italiana nel mondo.

A Papa Francesco, al cui magistero l’Italia guarda con grande rispetto, esprimo i sentimenti di riconoscenza del popolo italiano.

Un messaggio di amicizia invio alle numerose comunità straniere presenti in Italia: la loro affezione nei confronti del nostro Paese in cui hanno scelto di vivere e il loro apporto alla vita della nostra società sono preziosi.

L’Italia è, per antonomasia, il Paese della bellezza, delle arti, della cultura. Così nel resto del mondo guardano, fondatamente, verso di noi.

La cultura non è il superfluo: è un elemento costitutivo dell’identità italiana.

Facciamo in modo che questo patrimonio di ingegno e di realizzazioni – da preservare e sostenere – divenga ancor più una risorsa capace di generare conoscenza, accrescimento morale e un fattore di sviluppo economico. Risorsa importante particolarmente per quei giovani che vedono nelle università, nell’editoria, nelle arti, nel teatro, nella musica, nel cinema un approdo professionale in linea con le proprie aspirazioni.

Consentitemi di ricordare, per renderle omaggio, una grande protagonista del nostro cinema e del nostro Paese: Monica Vitti.

Sosteniamo una scuola che sappia accogliere e trasmettere preparazione e cultura, come complesso dei valori e dei principi che fondano le ragioni del nostro stare insieme; scuola volta ad assicurare parità di condizioni e di opportunità.

Costruire un’Italia più moderna è il nostro compito.

Ma affinché la modernità sorregga la qualità della vita e un modello sociale aperto, animato da libertà, diritti e solidarietà, è necessario assumere la lotta alle diseguaglianze e alle povertà come asse portante delle politiche pubbliche.

Nell’ultimo periodo gli indici di occupazione sono saliti – ed è un dato importante – ma ancora tante donne sono escluse dal lavoro, e la marginalità femminile costituisce uno dei fattori di rallentamento del nostro sviluppo, oltre che un segno di ritardo civile, culturale, umano.

Tanti, troppi giovani sono sovente costretti in lavori precari e malpagati, quando non confinati in periferie esistenziali.

È doveroso ascoltare la voce degli studenti, che avvertono tutte le difficoltà del loro domani e cercano di esprimere esigenze, domande volte a superare squilibri e contraddizioni.

La pari dignità sociale è un caposaldo di uno sviluppo giusto ed effettivo.

Le diseguaglianze non sono il prezzo da pagare alla crescita. Sono piuttosto il freno per ogni prospettiva reale di crescita.

Nostro compito – come prescrive la Costituzione – è rimuovere gli ostacoli.

Accanto alla dimensione sociale della dignità, c’è un suo significato etico e culturale che riguarda il valore delle persone e chiama in causa l’intera società.  

La dignità.

Dignità è azzerare le morti sul lavoro, che feriscono la società e la coscienza di ognuno di noi. Perché la sicurezza del lavoro, di ogni lavoratore, riguarda il valore che attribuiamo alla vita.

Mai più tragedie come quella del giovane Lorenzo Parelli, entrato in fabbrica per un progetto scuola-lavoro.

Quasi ogni giorno veniamo richiamati drammaticamente a questo primario dovere del nostro Paese.

Dignità è opporsi al razzismo e all’antisemitismo, aggressioni intollerabili, non soltanto alle minoranze fatte oggetto di violenza, fisica o verbale, ma alla coscienza di ognuno di noi.

Dignità è impedire la violenza sulle donne, piaga profonda e inaccettabile che deve essere contrastata con vigore e sanata con la forza della cultura, dell’educazione, dell’esempio.

La nostra dignità è interrogata dalle migrazioni, soprattutto quando non siamo capaci di difendere il diritto alla vita, quando neghiamo nei fatti dignità umana agli altri.

È anzitutto la nostra dignità che ci impone di combattere, senza tregua, la tratta e la schiavitù degli esseri umani.

Dignità è diritto allo studio, lotta all’abbandono scolastico, annullamento del divario tecnologico e digitale.

Dignità è rispetto per gli anziani che non possono essere lasciati alla solitudine, e neppure possono essere privi di un ruolo che li coinvolga.

Dignità è contrastare le povertà, la precarietà disperata e senza orizzonte che purtroppo mortifica le speranze di tante persone.

Dignità è non dover essere costrette a scegliere tra lavoro e maternità.

Dignità è un Paese dove le carceri non siano sovraffollate e assicurino il reinserimento sociale dei detenuti. Questa è anche la migliore garanzia di sicurezza.

Dignità è un Paese non distratto di fronte ai problemi quotidiani che le persone con disabilità devono affrontare. Confidiamo in un Paese capace di rimuovere gli ostacoli che immotivatamente incontrano nella loro vita.

Dignità è un Paese libero dalle mafie, dal ricatto della criminalità, libero anche dalla complicità di chi fa finta di non vedere.

Dignità è assicurare e garantire il diritto dei cittadini a un’informazione libera e indipendente.

La dignità, dunque, come pietra angolare del nostro impegno, della nostra passione civile.

A questo riguardo – concludendo – desidero ricordare in quest’aula il Presidente di un’altra Assemblea parlamentare, quella europea, David Sassoli.

La sua testimonianza di uomo mite e coraggioso, sempre aperto al dialogo e capace di rappresentare le democratiche istituzioni ai livelli più alti, è entrata nell’animo dei nostri concittadini.

“Auguri alla nostra speranza” sono state le sue ultime parole in pubblico.

Dopo avere appena detto: “La speranza siamo noi”.

Ecco, noi, insieme, responsabili del futuro della nostra Repubblica.

Viva la Repubblica, viva l’Italia!


ELEZIONE DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA (22A00701)
(GU Serie Generale n.24 del 29-01-2022)

Il Parlamento in seduta comune, con la partecipazione dei delegati regionali, con l’ottava votazione, nella giornata di sabato 29 gennaio, ha eletto Sergio Mattarella Presidente della Repubblica.

I voti per Mattarella sono stati 759. Per essere eletti era necessario raggiungere un quorum di 505 voti. Per Mattarella si tratta del secondo mandato da Capo dello Stato.

Il Presidente della Camera dei deputati, Roberto Fico, sentito il Presidente del Senato della Repubblica, Maria Elisabetta Alberti Casellati, ha convocato il Parlamento in seduta comune, con la partecipazione dei delegati regionali, lunedì 24 gennaio, alle ore 15, per l’elezione del Presidente della Repubblica.