PNRR e edilizia scolastica

Scuole non solo di nuova costruzione, ma anche e soprattutto innovative negli ambienti, sostenibili nei materiali utilizzati e nei consumi energetici, sicure e inclusive. Sono quelle previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: 195 nuovi istituti che saranno edificati su altrettante aree del Paese sulla base di indicazioni prodotte da un gruppo di alti esperti istituto dal Ministro Patrizio Bianchi.

Ieri la riunione, in videoconferenza, fra il gruppo e i vertici del Ministero, alla presenza dello stesso Ministro.

“Ringrazio tutti i componenti di questo gruppo di lavoro – ha sottolineato Bianchi –. Sono certo che dal loro contributo arriveranno indicazioni importanti e innovative per la costruzione delle nuove scuole, che metteranno al centro la sostenibilità, l’innovazione didattica, l’apertura al territorio. È il momento di fissare parametri che ci consentano di rilanciare l’idea di una scuola, di luoghi di apprendimento che siano punti di riferimento per la comunità. Stiamo realizzando un’operazione importante per il Paese, rimettendo in movimento capacità di azione e di pensiero che diventano atti concreti. Dobbiamo costruire edifici che siano un riferimento per tutti coloro che nel nostro Paese si porranno, da qui in avanti, il problema di realizzare scuole ed edifici pubblici. E lo faremo solo grazie al contributo di tutti”.

Il gruppo è composto da altissime professionalità:

  • Arch. Massimo Alvisi;
  • Arch. Sandy Attia;
  • Arch. Stefano Boeri;
  • Arch. Mario Cucinella;
  • Dott. Andrea Gavosto;
  • Arch. Luisa Ingaramo;
  • Prof. Franco Lorenzoni;
  • Dott.ssa Carla Morogallo;
  • Arch. Renzo Piano;
  • Arch. Cino Zucchi.

Il gruppo, che sarà seguito dalla struttura del PNRR del Ministero, elaborerà le proprie indicazioni entro il prossimo 10 marzo, indicazioni che saranno alla base del concorso di progettazione delle 195 scuole che saranno pensate per ospitare una nuova idea di scuola, che metta al centro la sicurezza, l’innovazione, la sostenibilità, l’inclusione.

La scherma inclusiva

invade San Lazzaro: 150 atleti da tutta Italia
SuperAbile INAIL del 11/02/2022

BOLOGNA. Lo sport inclusivo alla prova del ritorno alla normalità dopo due anni di pandemia. Il primo tassello parte da San Lazzaro di Savena, alle porte di Bologna, dove questo weekend andrà in scena la Seconda prova nazionale di scherma paralimpica e di spada per non vedenti. Saranno infatti circa 150 gli atleti provenienti da tutta Italia che si sfideranno da sabato 12 a domenica 13 febbraio al PalaSavena. Tra questi non ci sarà Bebe Vio, la massima rappresentante della scherma paralimpica in Italia, che ha dato forfait a causa di un infortunio. Sarà invece presente, anche in veste di ‘padrone di casa’, Emanuele Lambertini, più volte campione nazionale e mondiale nella spada e nel fioretto e ormai partecipante fisso alle Paralimpiadi, insieme agli altri bolognesi Leonardo Rigo, Matteo Addesso, Rossella Placuzzi, Monia Bolognini e Gianfranco Bompane. Niente da fare invece per la presenza del pubblico: il torneo sarà a porte chiuse, eccezion fatta per operatori del settore e stampa. Occasione rimandata, ma gli animi sono comunque caldi.

“Sono ‘stracarico’ per questo torneo perchè è in casa mia quindi non vedo l’ora”, confessa ‘Ema’,presente questa mattina alla conferenza stampa di presentazione dell’evento. “Sono stati due anni molto difficili, ma la federazione ha reagito al meglio. A parte i primi mesi del 2020 dove ho fatto allenamento sempre in casa, appena ottenuti i primi permessi dopo pochi mesi sono tornato ad allenarmi per le Paralimpiadi, spostate poi ad agosto 2021. è stato un problema perchè per molto tempo non ho potuto fare gare internazionali, infatti noi dell’Italia abbiamo partecipato senza averne fatte. È stato difficile ma ce l’abbiamo fatta”.

Il torneo sarà dunque l’occasione “per riportare di nuovo competizioni importanti a San Lazzaro dopo due anni di duro lockdown e l’occasione per avvicinare gli atleti paralimpici e olimpici al nostro sport”, aggiunge Magda Melandri, presidente della società organizzatrice Zinella scherma, nonché allenatrice di Lambertini. Gli ultimi due anni infatti, caratterizzati dalle restrizioni e dalle chiusure causa Covid, “sono stati duri, soprattutto per lo sport paralimpico perché atleti con disabilità più importanti hanno avuto grandissime difficoltà negli spostamenti”, racconta Melandri. “Chi prima si spostava con i mezzi pubblici non aveva più il coraggio di farlo ed era tutto molto più difficile, bloccato”, senza contare che “in sala scherma non potevamo toccare gli atleti, mentre un alteta con disabilità importante ha bisogno di sostegno anche fisico”. E purtroppo qualche defezione c’è stata. “Qualcuno ha sospeso, ma in tanti hanno proprio smesso- conferma- abbiamo circa 70 atleti. Prima del Covid eravamo intorno a 100, con 15 atleti paralimpici con risultati importanti, come la vittoria del campionato nazionale, per 7 anni sempre a podio nelle gare internazionali”.

Il peggio comunque sembra passato. “L’anno scorso eravamo circa la metà, quest’anno abbiamo avuto un bel ritorno- fa i conti ancora Melandri- ancora non siamo a regimi normali, speriamo di tornare ai livelli di prima e magari anche meglio”.

Presente alla conferenza stampa di lancio anche la sindaca di San Lazzaro di Savena Isabella Conti, che ha salutato il ritorno agli eventi sportivi in città come “un inno alla vita, una grande rinascita, siamo molto orgogliosi questo sport è foriero di una serie di valori molto importanti, sui quali dovremmo riflettere anche a fronte di questi due anni di pandemia, che pare ci abbiano un po’ allontanato, un po’ disgregato nelle relazioni. La scherma lo sport la competizione sana e il rispetto dell’avversario, valori che lo sport ci trasferisce e che è molto importante che noi trasferiamo ai nostri ragazzi, spesso i nostri ragazzi sono gli interpreti migliori di questi valori”.

La disoccupazione giovanile e il doppio lavoro degli insegnanti

La disoccupazione giovanile e il doppio lavoro degli insegnanti

di Francesco Scoppetta

Sulla stampa si leggono talvolta notizie di inchieste come queste:

(L’Espresso, 4/10/2019, diAntonio Fraschilla) Università, lo scandalo dei professori con il doppio lavoro che ci costano 40 milioni. Per legge possono svolgere solo consulenze occasionali. Ma dietro questa formula avviene di tutto. E ora 600 docenti sono sotto esame. (Globalist, 7/5/2018, L’Università della vergogna: 411 professori con doppio lavoro sotto inchiesta. I docenti avevano scelto la formula dell’insegnamento a tempo pieno, che vieta di svolgere altre attività). “Si tratta di docenti che, pur avendo optato per il cosiddetto regime di “tempo pieno”, con divieto assoluto di svolgere altri incarichi se non con esplicita autorizzazione del Rettore, si dedicavano ad altre remunerative attività. L’accusa a loro carico è quella di svolgere un doppio lavoro”.

Oltre all’università altre inchieste sono state svolte a Roma all’Atac (macchinisti) e alle Asl (Il Messaggero, 2018). Gli insegnanti con doppio lavoro finiscono invece in cronaca solo per casi estremi di assenteismo prolungato.

(7/9/21) Il Gazzettino. it :  “Ha collezionato un totale di 769 giorni di assenza in soli tre anni scolastici. Per giustificarli, ha inviato alla segreteria della scuola certificati di malattia firmati dal proprio medico curante, per complessivi 459 giorni, e congedi parentali per seguire la figlia minore, per gli altri 310. Solo che durante il triennio, dal 2016 al 2019, in cui avrebbe dovuto insegnare Matematica applicata all’Istituto tecnico industriale «Kennedy» di Pordenone, per una cattedra di potenziamento, il professore ha anche svolto svariate consulenze per la sua attività libero professionale in tutta la Penisola, incassando quasi 100 mila euro”.

L’economista Roberto Perotti spiegò una volta su Repubblica (21/10/2019) perchè tagliare la spesa pubblica sia impossibile. Il fatto è che questo nostro paese non riesce a fare neppure le cose che sarebbero possibili. Ricordiamo tutti di quando Salvini affermava che con quota 100 per ogni pensionato avremmo avuto 3 giovani occupati in più. Bene, ci fosse stato uno solo (non 10, uno solo) che gli avesse risposto: per aumentare l’occupazione perchè non rendere obbligatorio il part-time nella scuola per chi svolge un doppio lavoro?

Occorre risalire ormai al lontano 1991 per rinvenire una proposta di legge dei deputati Mastrantuono, Di Donato e Iossa intesa a dichiarare incompatibile il lavoro autonomo con l’impiego pubblico. Gli ultimi che in parlamento ci provarono invano con il governo Prodi furono i deputati dei Verdi, i fisici Gianni Mattioli e Massimo Scalia, i quali, vado a memoria, ebbero il coraggio di presentare senza successo un emendamento alla finanziaria per obbligare al part-time gli insegnanti liberi professionisti. Così come nella sanità soltanto il ministro Rosy Bindi provò a cancellare la possibilità dei medici di lavorare sia per il pubblico che per il privato. Non c’è un argomento più rimosso di questo in Italia, eppure Salvini addirittura vorrebbe allargare ancora di più le possibilità del “doppio lavoro” dell’impiegato pubblico, il quale, secondo l’art. 98 della Cost. dovrebbe essere al servizio esclusivo della Nazione. L’aggettivo “esclusivo”, basta consultare la Treccani, non so bene come ormai sia o andrebbe interpretato. Nelle nostre scuole abbiamo avvocati, ingegneri, commercialisti, imprenditori, autonomi, i quali insegnano a tempo perso (o con diligenza, dipende soltanto dalla propria coscienza) cumulando due stipendi uno dei quali può essere considerato arrotondamento o salario accessorio. Ricordiamo che il dipendente pubblico, anche se a tempo pieno, può svolgere, se autorizzato dal dirigente scolastico, incarichi di tipo diverso, per esempio le attività non di lavoro subordinato esercitate sporadicamente ed occasionalmente, anche se eseguite periodicamente e retribuite, qualora per l’aspetto quantitativo e per la mancanza di abitualità, non diano luogo ad interferenze con l’impiego.

Tali incarichi non devono essere in conflitto con gli interessi dell’amministrazione e con il principio del buon andamento della pubblica amministrazione. L’impegno lavorativo derivante dall’incarico deve essere compatibile con l’attività lavorativa di servizio cui il dipendente è addetto e non pregiudicarne il regolare svolgimento. L’attività infine deve essere svolta al di fuori dell’orario di servizio. Il caso degli avvocati che una volta ottenuta l’autorizzazione dal preside pretendono orari mattutini confezionati on demand con ore buche centrali per potersi recare nei tribunali spiega la situazione.

Tale cumulo se poteva essere giustificato quando era difficile reclutare insegnanti (per cui negli anni sessanta finanche i notai insegnavano diritto) oggi è un vero privilegio che ancora una volta sacrifica i giovani in cerca di prima occupazione.

Così mentre Tito Boeri ex presidente Inps denuncia i privilegi dei trattamenti pensionistici dei sindacalisti (altri personaggi che posson fare due parti in commedia) la politica italiana ha ormai fatto diventare il doppio lavoro una modalità consentita a meno che non sia lo stesso libero professionista a chiedere il part-time nella scuola (che può essere a 9 o 12 ore). Nonostante grandi campagne condotte contro la casta e i privilegi dei politici, nessun zelo si è esercitato per disboscare nel pubblico cumuli di stipendi e indennità di gente indaffarata a fare (male) tante cose insieme (non solo insegnanti, ma anche medici, ingegneri, avvocati ecc.). Riuscite ad immaginare un Paese in cui si stabilisse che uno pagato dallo Stato deve fare un solo lavoro?

Da Bruno Vespa una volta il segretario del pd Letta ha avuto il coraggio di dire che il “reddito di cittadinanza” si è rivelato spesso un modo per incrementare il lavoro nero, che si aggiunge al sussidio. Questa verità, una grande scoperta dell’acqua calda, è approdata su Rai1 ma chissà se un giorno sarà mai possibile ascoltare da un politico la denuncia del doppio lavoro dei dipendenti pubblici. Il grande tema di come rendere più produttiva ed efficace la spesa del pubblico impiego, qualcosa come 170 miliardi di euro all’anno, infatti è sempre sul tappeto, così come la riforma del fisco o la lotta all’evasione fiscale. Temi ben trattati da accademici e studiosi ma sconosciuti per la politica italiana. Lo si è cercato di affrontare attraverso riforme di carattere strutturale (dalla cosiddetta “Riforma Brunetta” del 2009 alla riforma Madia, alla “Buona Scuola”), ma non sembrano rinvenirsi effetti positivi. Anzi, l’eccesso di regole e di interventi normativi si è persino rivelato controproducente.

Un esempio concreto può indurre a qualche riflessione in tema di produttività. Prendiamo il caso molto frequente di genitori che lavorino uno nel settore pubblico e l’altro in quello privato. Quale dei due non si recherà al lavoro la mattina per affrontare l’urgenza di un proprio figlio o congiunto? E’ chiaro, il dipendente pubblico. Il caso del dipendente Arlecchino servo dei due padroni non è mai stato avvertito come una vera emergenza nazionale. In questa sede non tratto il capitolo delle lezioni private, che pur presenta un giro di affari vicino al miliardo di euro. Secondo una ricerca della Fondazione Einaudi finirebbe in nero nelle tasche di 9 insegnanti su 10 (il 70% di essi viene reclutato da alunni della stessa scuola).

I nostri Truffaldini lavorano la mattina per lo Stato, in un ministero, una scuola, un ente, una partecipata, e il pomeriggio nel proprio ufficio, anche se sulla porta hanno messo il nome della moglie, del figlio, della suocera o di un sodale. E magari fosse così, perché il guaio sarebbe limitato. In realtà non c’è, non ci può essere separazione temporale  e così i padroni, Beatrice e Florindo, sono vittime insieme delle bugie, dell’ingordigia e della scaltrezza dell’abile servitore. Nel frattempo ci si lamenta per la disoccupazione, soprattutto giovanile, facendo finta di non sapere che la scarsa produttività della PA è il risultato del doppio lavoro di una parte dei dipendenti pubblici intrecciatosi con il grave ritardo, più grave in alcuni settori ed in alcune aree geografiche del Paese, nei processi di innovazione e modernizzazione del settore pubblico. Basterebbe immaginare (uno scenario davvero utopico, ne siamo tutti convinti) quanto migliorerebbe l’efficienza e la produttività se ogni dipendente pubblico non potesse svolgere alcuna attività privata. Quante opportunità nuove per i giovani, a patto che siano selezionati con seri concorsi pubblici, come prescrisse la costituzione tanti anni prima che si aprisse la stagione del disprezzo del merito, considerato un portato del neoliberismo.

Volti del Male: le foibe e l’esodo

Volti del Male: le foibe e l’esodo

di Gabriele Boselli

Come accade da qualche anno il dibattito storiografico sulle foibe è oscurato da polemiche di varia provenienza e motivazione che su tutto si reggono  tranne che su una serena analisi di quel che accadde intorno al 1945. La questione è così  sottratta al dibattito scientifico e invasa da retoriche, luoghi comuni, paragoni improponibili, disattenzione alle specificità, moralismi. La ricostruzione storica è sempre poco oggettiva, spesso più racconto che scienza,  ma sull’argomento lo è ancor meno.

            Ne ha fatto le spese una recente lettera ministeriale intenzionata a invitare a una riflessione approfondita. Si potrebbe forse eccepire sulla scrittura (teniamo conto però che l’Autore è un ingegnere….) ma il clamore mediatico intorno alla recente Nota 8 febbraio 2022, AOODPIT 193 sulle foibe mi sembra ingiustificato e, probabilmente, segno di un attacco trasversale alla persona del Ministro, persona di grandi qualità intellettuali e morali. Il quale opera però ambienti ove la mancanza di cultura dei circoletti ivi dominanti da vent’anni genera fantasmi e colpisce direttamente o indirettamente anche i tecnici -giunti da poco- animati dalle migliori sensibilità e intenzioni .

Nello scritto “incriminato” non si traccia alcun paragone fra le tragedie richiamate, tragedie chiaramente incomparabili. Ove si  volesse proprio stabilire un ordine di gravità, il primo posto toccherebbe allo sterminio peraltro ancora in corso (distruzione del loro ambiente) delle popolazioni indigene del continente americano.

Vi si ricorda solo che i corpi morti e vivi degli italiani gettati nelle caverne sono un episodio ricorrente pure nella storia degli ultimi secoli, uno dei volti del male in cui l’etnia vincente cancella quelle perdenti, con particolare accanimento -nel caso- contro quella parte che si era ideologicamente più esposta.  Etnia che fu non solo massacrata ma in centinaia di migliaia di casi privata di ogni bene e costretta all’esodo. Osservo che i fascisti avevano mortificato, anche se non sterminato, che l’etnia slovena e i comunisti iugoslavi, profittando di un’epoca in cui sterminare era l’ordinarietà, assassinarono o costrinsero all’esilio molte migliaia di italiani anche non fascisti e già che c’erano anche antifascisti di orientamento politico diverso dal loro: socialisti,  monarchici, popolari; perfino comunisti italiani non di osservanza titina. Una strage e un esodo, dunque, in cui fu dominante la motivazione etnica.

La polemica è dunque, a mio parere, frutto di un intenzionale fraintendimento, forse originato pure da suggerimenti interni di faide trasteverine. La lettura attenta della circolare, non troppo diversa nei toni di fondo dal discorso del Presidente della Repubblica, suggerisce nel migliore dei casi, proprio a voler esser buoni, l’idea che se l’Autore non è forse troppo bravo a scrivere, i giornalisti che lo attaccano certamente non siano troppo bravi a leggere.


Sostegno

Sostegno. Il TAR Lazio IV Bis accoglie il ricorso e reintegra la ricorrente negli elenchi aggiuntivi: illegittima la esclusione durante il periodo di riconoscimento del titolo di specializzazione

Di particolare interesse l’ordinanza n 834 del 10 febbraio 2022 della IV sezione BIS del TAR Lazio ,  con cui  in  accoglimento del ricorso patrocinato dall’Avv. Maurizio Danza del Foro di Roma, ha sospeso il  decreto di esclusione della USR Lombardia-Ambito Territoriale di Milano n°17685 del 04/11/2021 , nella parte in cui esclude la ricorrente dagli elenchi aggiuntivi delle c.d. GPS prima fascia-Sostegno- ,per mancanza di riconoscimento della specializzazione conseguita all’estero entro il 31.07.2021 ex art. 1 comma 1 DM n. 51/2021, sia in esecuzione della nota MUR n. 25348 del 17.08.2021”.

Nel caso di specie dopo un primo rinvio con richiesta di memorie finalizzate a chiarire il dubbio sulla giurisdizione amministrativa, la sezione quarta si è pronunciata accogliendo la tesi esposta dall’Avv. Maurizio Danza e finalizzate a dimostrare come in tema di elenchi aggiuntivi previsti dal DM n°51/2021, oramai sia pacifica la competenza del giudice amministrativo anche tenuto conto di recenti pronunce del Consiglio di Stato favorevoli allo studio Legale Danza ( cfr. ordinanza n°254/2022 ).

 Il Collegio, accogliendo l’istanza cautelare ha infati così motivato –“ sembra di dubbia legittimità – in relazione al combinato disposto degli artt. 7 co. 4lett. e) del O.M. n. 60/2020, 1, 2 e 7 del D.M. n. 51/2021 nonché 3 e 4 del D.M. n. 242/2021 – la decisione dell’Amministrazione di escludere dagli elenchi aggiuntivi alle GPS i docenti il cui titolo di specializzazione, conseguito all’estero, è in corso di riconoscimento presso il competente organo ministeriale.

Considerato il conseguente grave danno ed irreparabile in capo alla parte ricorrente con riferimento alle mancate possibilità di natura professionale e lavorativa.

Per tali motivi, il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio (Sezione Quarta Bis) ha accolto la domanda cautelare e per l’effetto  ha disposto l’ammissione con riserva nella graduatoria indicata in epigrafe.

Maturità cambia l’attribuzione del punteggio, le scuole decidono la seconda prova

da Il Sole 24 Ore 

Rimodulata la divisione della valutazione tra percorso scolastico e prove di esame: assegnati 50 punti per il triennio e 50 per le prove

di Redazione Scuola

Dopo giorni di proteste, manifestazioni e occupazioni da parte degli studenti, arrivano alcune modifiche all’ ordinanza che definisce la modalità in cui si terranno gli esami di maturità a partire dal prossimo 22 giugno e che, con l’ordinanza sugli esami di terza media, sono state trasmesse ai presidenti di Camera e Senato per l’acquisizione del parere da parte delle Commissioni parlamentari, così come previsto dalla legge di Bilancio. E dunque, se per la maturità resta l’impianto con le due prove scritte e il colloquio orale, viene però rimodulata la divisione del punteggio fra il percorso scolastico e le prove di esame.

Cambio di passo

Nella prima versione dell’ordinanza si parlava di 40 punti per il triennio finale e di 60 per le prove d’esame (20 per ciascuno scritto, 40 per l’orale). Nella nuova versione, vengono attribuiti 50 punti per il triennio e 50 per le prove (15 per ciascuno scritto e 20 per l’orale). La decisione arriva dopo l’incontro del Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi di martedì scorso con le Consulte studentesche che avevano proposto una revisione dei pesi della valutazione: il ministro aveva promesso di rifletterci, aprendo a questa ipotesi.

Seconda prova scritta

L’altra novità riguarda la seconda prova dell’esame di maturità che sarà predisposta a livello di istituto: i docenti titolari della disciplina oggetto del secondo scritto che fanno parte delle commissioni d’esame, entro il 22 giugno, proporranno tre tracce sulla base dei documenti consegnati a maggio dai consigli di classe. Il giorno del secondo scritto sarà estratta una delle tre tracce.

Le reazioni degli studenti

«È un primissimo passo avanti ma noi chiediamo molto di più: una revisione complessiva dell’esame di stato. Quindi siamo insoddisfatti», dice Luca Redolfi, coordinatore dell’Unione degli studenti, il quale ricorda l’altro grande tema che sta a cuore agli studenti, i Pcto, ovvero l’ex alternanza scuola-lavoro, definita «il simbolo del ruolo passivo della scuola nei confronti del mercato»: per gli studenti i Pcto «devono essere ritirati, per riflettere su un altro modo di dare concretezza e praticità alla dimensione teorica dell’istruzione». Gli studenti chiedono poi «risposte e prese di posizioni concrete su numerose questioni, prima tra tutte quella della repressione. I fatti degli ultimi mesi hanno evidenziato un inasprirsi delle dinamiche di repressione nei confronti della lotta studentesca». L’Uds e altre organizzazioni studentesche lamentano infine il nodo aperto per non essere state ricevute dal ministro che ha incontrato le Consulte. Per l’11 febbraio è stata organizzata una nuova mobilitazione studentesca in diverse città, mentre una decina di scuole sono occupate a Torino e quattro a Milano. «Le mobilitazioni non si fermeranno, vogliamo che venga cambiata la scuola nel paese», dicono i ragazzi.

Nuove regole quarantena, i docenti non rientrano nel conteggio dei positivi per far scattare la Dad

da OrizzonteScuola

Di Ilenia Culurgioni

La positività dei docenti/altri operatori scolastici va considerata ai fini del conteggio dei casi? No, la positività di docenti/altri operatori scolastici e non viene mai conteggiata per determinare il numero di casi positivi nella classe. La FAQ è dell’Asur Marche (aggiornata al 9 febbraio), ma già il ministero aveva chiarito nel vademecum dedicato alle nuove regole sulla quarantena a scuola introdotte con il dl 5/22.

Nel vademecum ministeriale si specifica infatti: “Ai fini del calcolo dei casi confermati positivi al COVID-19 non è considerato il personale educativo e scolastico”.

E si fornisce uno schema sul conteggio dei positivi per far scattare la Dad

Nella provincia di Trento, invece, nel conteggio dei positivi nella scuola dell’infanzia rientra anche il personale scolastico.

FAQ Asur Marche

Maturità 2022, Bianchi cambia i punteggi: conteranno di più i voti del triennio, massimo 15 a ogni scritto e 20 all’orale

da La Tecnica della Scuola

Di Alessandro Giuliani

Dieci punti: sono quelli che il ministero dell’Istruzione ha deciso di togliere dagli esiti delle tre prove (due scritti e l’orale, tutti confermati) per aggiungerli alle medie di rendimento dell’ultimo triennio. In questo modo, il voto degli esami di Maturità, quindi, dipenderà meno dall’esame e più dal percorso scolastico precedente.

Il testo alle Camere

La modifica della bozza dell’ordinanza è stata già consegnata ai presidenti di Camera e Senato per l’acquisizione del parere delle Commissioni parlamentari, così come ha indicato l’ultima Legge di Bilancio.

Il testo comprende anche le regole della terza media, anche queste molto vicine all’esame “classico”, con due prove scritte (su tre) da svolgere, cui seguirà l’orale finale.

I nuovi punteggi

Ancora una volta, il dibattito è concentrato sulla Maturità. Nella prima versione dell’ordinanza, infatti, erano 40 i punti massimi derivanti dal triennio finale; mentre 60 punti, sempre come punteggio massimo, derivavano dalle tre prove d’esame.

Nella nuova versione, vengono attribuiti 50 punti per le tre annualità, dal terzo al quinto, e 50 punti per le verifiche che si svolgeranno dal 22 giugno: 15 punti per ciascuno scritto e 20 per l’orale.

Su questo versante, quindi, dopo il ‘no’ alla tesina al posto della seconda prova scritta, il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi è venuto incontro alle richieste degli studenti formulate venerdì 4, nel giorno delle manifestazioni, e martedì 8, durante l’incontro con le Consulte studentesche. Non ha avuto seguito nemmeno la presa di posizione, molto critica, del Cspi.

Solo sulla revisione dei pesi della valutazione, aveva fatto intendere il ministro, “si può ragionare”. E così è stato.

Seconda prova scritta confermata

Nessuna novità, rispetto alla bozza dell’ordinanza, invece per la seconda prova dell’esame di maturità: sarà decisa dai docenti titolari dell’indirizzo scolastico e che fanno parte delle commissioni d’esame.

I prof proporranno tre tracce sulla base dei documenti, a partire dal portfolio, consegnati da ogni studente nel mese di maggio. E nel giorno del secondo scritto sarà estratta una delle tre tracce predisposte.

Prove scritte che, comunque, sembrano trovare il consenso da parte della maggior parte degli insegnanti, come confermato dal sondaggio svolto dalla Tecnica della Scuola.

Studenti non soddisfatti

Soddisfatti a metà si dicono gli studenti: “è un primissimo passo avanti ma noi chiediamo molto di più: una revisione complessiva dell’Esame di Stato”, ha detto Luca Redolfi, coordinatore dell’Unione degli Studenti.

Redolfi si è detto deluso anche per la conferma del Pcto, le esperienze degli studenti nel mondo del lavoro, che ha un ruolo non indifferente sempre nell’ultimo triennio delle superiori ed incide sull’ammissione alla stessa Maturità: il Pcto è stato bollato dal rappresentante degli studenti come “il simbolo del ruolo passivo della scuola nei confronti del mercato”.

Per gli studenti i Pcto “devono essere ritirati, per riflettere su un altro modo di dare concretezza e praticità alla dimensione teorica dell’istruzione”.

La protesta continua

Tra gli studenti c’è poi delusione per “l’inasprirsi delle dinamiche di repressione nei confronti della lotta studentesca”. “Le mobilitazioni non si fermeranno, vogliamo che venga cambiata la scuola nel paese”, hanno detto i giovani.

Mentre una decina di scuole sono occupate a Torino e quattro a Milano, per venerdì 11 è stata organizzata una nuova mobilitazione studentesca in diverse città.

Gli Stati generali e metà mese

Gli studenti dell’Uds si sentono poi esclusi dall’incontro con le Consulte. E ricordano che dal 18 al 20 febbraio hanno organizzato a Roma gli Stati Generali della scuola pubblica: “un momento storico per il nostro paese, in cui studenti e studentesse da tutta Italia – hanno spiegato – si riuniranno a Roma assieme a realtà politiche e sociali, per ricostruire un nuovo immaginario di scuola”.

Covid a scuola, Garante privacy: va evitata ogni discriminazione nei confronti dei minori non vaccinati

da La Tecnica della Scuola

Di Lara La Gatta

Se il trattamento dei dati “sensibili” degli studenti è funzionale all’applicazione di un regime didattico differenziato, fondato sulla condizione vaccinale degli studenti, è sulla ragionevolezza di tale differenziazione che il legislatore deve interrogarsi. Va infatti evitato ogni tipo di discriminazione, sia pur indiretta, peraltro nei confronti dei soggetti, quali i minori, cui l’ordinamento accorda una tutela rafforzata. Da questa scelta di fondo dipende anche la legittimità del conseguente trattamento dei dati personali degli studenti.

Queste le parole pronunciate dal Garante per la Protezione dei dati personali, Pasquale Stanzione, nell’audizione in Commissione Affari sociali, nell’ambito dell’esame del disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge n. 1 del 2022.

Stanzione è intervenuto dunque sulla modalità di gestione di questi dati sensibili degli studenti, affinché siano trattati nella misura strettamente indispensabile alla verifica della sussistenza delle condizioni per l’ammissione a scuola in presenza..

Secondo il Garante, andrebbe previsto che la verifica del possesso dei requisiti per l’accesso sia effettuata:

  • per il solo periodo di sorveglianza previsto dalla legge (dieci giorni), nei confronti dei soli studenti i quali fruiscano della didattica in presenza e a questo esclusivo fine;
  • secondo modalità che assicurino la sicurezza e l’integrità dei dati, escludendo comunque l’acquisizione preventiva della relativa documentazione che deve avvenire solo al ricorrere dei presupposti normativi (due casi di positività) ed all’atto del controllo;
  • nel caso di esibizione del green pass, utilizzando esclusivamente l’App di verifica C-19 (modalità rafforzata);
  • da parte personale autorizzato e debitamente istruito allo scopo;
  • escludendo la conservazione della documentazione (ivi inclusa quella di esenzione da vaccinazione e quella relativa all’esito del test) e, naturalmente, ogni ipotesi di comunicazione indebita o diffusione dei relativi dati personali.

Con tali integrazioni, si potrebbe garantire in maniera più certa la minimizzazione del trattamento e del suo impatto sulla riservatezza individuale, circoscrivendo il flusso informativo entro i limiti strettamente indispensabili a garantire la didattica in presenza.

VAI ALL’AUDIZIONE

Educazione civica. In arrivo aggiornamento delle linee guida

da La Tecnica della Scuola

Di Carla Virzì

Il Ministero dell’Istruzione ha appena comunicato l’insediamento del nuovo gruppo di esperti e del Comitato tecnico-scientifico ai quali è stato affidato il compito di accompagnare l’attuazione della legge n. 92 del 2019, che ha introdotto l’insegnamento scolastico dell’Educazione civica, dalla scuola dell’infanzia e per tutti i cicli di istruzione. 

Un gruppo di altissimo livello – sottolinea il ministro Bianchi -. “Esperti a disposizione delle scuole, delle studentesse e degli studenti, ma anche del Ministero stesso che, grazie al loro contributo, può potenziare e svolgere al meglio quella funzione amministrativa e culturale che è fondamentale nella nostra comunità. L’introduzione dell’Educazione civica nelle nostre scuole non è solo un obbligo morale, è un impegno che vogliamo sostenere con il contributo di competenze altamente qualificate”.

Il gruppo di esperti del MI per l’aggiornamento delle Linee guida

Il gruppo di esperti avrà compiti di consulenza e supporto al Ministro sull’insegnamento trasversale dell’Educazione civica e sulla stesura definitiva delle Linee guida relative, emanate con il Decreto Ministeriale 35 del 2020. Inoltre, formulerà proposte, progetti e percorsi formativi. È composto da:

  • Prof. Alessandro Pajno, Presidente emerito del Consiglio di Stato (Coordinatore);
  • Prof. Francesco Bilancia, Professore ordinario di diritto pubblico presso l’Università di Chieti-Pescara;
  • Prof. Federico Maria Butera, Professore emerito presso il Politecnico di Milano;
  • Prof. Giacomo D’Amico, Professore ordinario di diritto costituzionale presso l’Università di Messina;
  • Prof. Adriano Fabris, Professore ordinario di filosofia morale presso l’Università di Pisa;
  • Prof. Bernardo Mattarella, Professore ordinario di diritto amministrativo presso l’Università Luiss Guido Carli di Roma;
  • Prof.ssa Anna Maria Nico, Professore ordinario di diritto pubblico presso l’Università di Bari.

Il comitato tecnico scientifico

Il Comitato tecnico-scientifico svolge compiti consultivi, propositivi, con particolare riferimento alla definizione di tempi, forme e modalità di monitoraggio delle attività svolte dalle istituzioni scolastiche. Ne fanno parte:

  • Dott.ssa Maria Assunta Palermo – Direttore generale, Ministero dell’Istruzione – (Coordinatrice);
  • Dott. Sergio Auriemma, Corte dei conti;
  • Prof. Mario Pireddu, Professore associato;
  • Dott. Giuseppe Pierro – Dirigente amministrativo, Ministero dell’Istruzione;
  • Dott.ssa Flaminia Giorda – Dirigente tecnico, Ministero dell’Istruzione;
  • Dott.ssa Maria Rosa Silvestro – Dirigente tecnico, Ministero dell’Istruzione;
  • Dott.ssa Anna Bravi – Dirigente tecnico, Ministero dell’Istruzione;
  • Dott.ssa Elena Centemero, Dirigente scolastico, Ministero dell’Istruzione;
  • Dott.ssa Lucia Taverna, Dirigente scolastico, Ministero dell’Istruzione;
  • Dott. Vincenzo Lifranchi, Dirigente scolastico;
  • Prof.ssa Avv. Giuliana Michela Cartanese, docente;
  • Prof.ssa Giorgia Menditto, docente;
  • Prof.ssa Loredana Sferrazza, docente;
  • Prof.ssa Maria Serroni, docente.

I nuclei tematici dell’insegnamento dell’Educazione civica a scuola

  1. Costituzione, Diritto (nazionale e internazionale), legalità e solidarietà.
  2. Sviluppo sostenibile, educazione ambientale, conoscenza e tutela del patrimonio e del territorio.
  3. Cittadinanza digitale.

Sono questi i tre assi su cui si basa il nuovo insegnamento trasversale dell’Educazione civica.

Educazione Civica, insediati il gruppo di esperti e il Comitato tecnico-scientifico per l’attuazione della legge

da Tuttoscuola

Si è svolta lo scorso 9 febbraio alla presenza del Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, la riunione di insediamento del gruppo di esperti e del Comitato tecnico-scientifico ai quali è stato affidato il compito di accompagnare l’attuazione della legge n. 92 del 2019, che ha introdotto l’insegnamento scolastico dell’Educazione civica, dalla scuola dell’infanzia e per tutti i cicli di istruzione.

Abbiamo deciso di istituire un Comitato tecnico-scientifico e un gruppo di così alto livello – ha dichiarato il Ministro Bianchi – per dotarci di punti di riferimento che generino un nuovo livello di riflessione sul Paese, sul nostro vivere civile, su questioni importanti per la crescita delle nuove generazioni. Esperti a disposizione delle scuole, delle studentesse e degli studenti, ma anche del Ministero stesso che, grazie al loro contributo, può potenziare e svolgere al meglio quella funzione amministrativa e culturale che è fondamentale nella nostra comunità. L’introduzione dell’Educazione civica nelle nostre scuole non è solo un obbligo morale, è un impegno che vogliamo sostenere con il contributo di competenze altamente qualificate”.

Il gruppo di esperti avrà compiti di consulenza e supporto al Ministro sull’insegnamento trasversale dell’Educazione civica e per giungere alla stesura definitiva delle Linee guida relative, emanate con il Decreto Ministeriale 35 del 2020. Inoltre, formulerà proposte, progetti e percorsi formativi. È composto da:

  • Prof. Alessandro Pajno, Presidente emerito del Consiglio di Stato (Coordinatore);
  • Prof. Francesco Bilancia, Professore ordinario di diritto pubblico presso l’Università di Chieti-Pescara;
  • Prof. Federico Maria Butera, Professore emerito presso il Politecnico di Milano;
  • Prof. Giacomo D’Amico, Professore ordinario di diritto costituzionale presso l’Università di Messina;
  • Prof. Adriano Fabris, Professore ordinario di filosofia morale presso l’Università di Pisa;
  • Prof. Bernardo Mattarella, Professore ordinario di diritto amministrativo presso l’Università Luiss Guido Carli di Roma;
  • Prof.ssa Anna Maria Nico, Professore ordinario di diritto pubblico presso l’Università di Bari.

Il Comitato tecnico-scientifico svolge compiti consultivi, propositivi, con particolare riferimento alla definizione di tempi, forme e modalità di monitoraggio delle attività svolte dalle istituzioni scolastiche. Ne fanno parte:

  • Dott.ssa Maria Assunta Palermo – Direttore generale, Ministero dell’Istruzione – (Coordinatrice);
  • Dott. Sergio Auriemma, Corte dei conti;
  • Prof. Mario Pireddu, Professore associato;
  • Dott. Giuseppe Pierro – Dirigente amministrativo, Ministero dell’Istruzione;
  • Dott.ssa Flaminia Giorda – Dirigente tecnico, Ministero dell’Istruzione;
  • Dott.ssa Maria Rosa Silvestro – Dirigente tecnico, Ministero dell’Istruzione;
  • Dott.ssa Anna Bravi – Dirigente tecnico, Ministero dell’Istruzione;
  • Dott.ssa Elena Centemero, Dirigente scolastico, Ministero dell’Istruzione;
  • Dott.ssa Lucia Taverna, Dirigente scolastico, Ministero dell’Istruzione;
  • Dott. Vincenzo Lifranchi, Dirigente scolastico;
  • Prof.ssa Avv. Giuliana Michela Cartanese, docente;
  • Prof.ssa Giorgia Menditto, docente;
  • Prof.ssa Loredana Sferrazza, docente;
  • Prof.ssa Maria Serroni, docente.

Le scuole hanno già a loro disposizione un portale con informazioni e materiali utili sull’insegnamento della disciplina. Costituzione, Diritto (nazionale e internazionale), legalità e solidarietà. Sviluppo sostenibile, educazione ambientale, conoscenza e tutela del patrimonio e del territorio. Cittadinanza digitale. Sono questi i tre assi su cui si basa il nuovo insegnamento trasversale e attorno a cui ruotano i contenuti della pagina dedicata.

Il portale: https://www.istruzione.it/educazione_civica/

Legge Costituzionale 11 febbraio 2022, n. 1

Legge Costituzionale 11 febbraio 2022, n. 1

Modifiche agli articoli 9 e 41 della Costituzione in materia di tutela dell’ambiente. (22G00019)

(GU n.44 del 22-2-2022)  

La Camera dei deputati ed il Senato della Repubblica, in seconda votazione e con la maggioranza dei due terzi dei componenti di ciascuna Assemblea, hanno approvato;

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Promulga la seguente legge costituzionale:

Art. 1
1. All’articolo 9 della Costituzione e’ aggiunto, in fine, il seguente comma: «Tutela l’ambiente, la biodiversita’ e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali».

Art. 2
1. All’articolo 41 della Costituzione sono apportate le seguenti modificazioni: a) al secondo comma, dopo la parola: «danno» sono inserite le seguenti: «alla salute, all’ambiente,»; b) al terzo comma sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: «e ambientali».

Art. 3
1. La legge dello Stato che disciplina i modi e le forme di tutela degli animali, di cui all’articolo 9 della Costituzione, come modificato dall’articolo 1 della presente legge costituzionale, si applica alle regioni a statuto speciale e alle Province autonome di Trento e di Bolzano nei limiti delle competenze legislative ad esse riconosciute dai rispettivi statuti.

La presente legge costituzionale, munita del sigillo dello Stato, sara’ inserita nella Raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana. E’ fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato.

Data a Roma, addi’ 11 febbraio 2022

MATTARELLA

Draghi, Presidente del Consiglio dei ministri

Visto, il Guardasigilli: Cartabia