Piano per gli asili nido

Il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha pubblicato il 13 giugno le graduatorie relative al bando per il nuovo Piano per gli asili nido. Il Piano, previsto dal decreto interministeriale n. 79 del 30 aprile 2024 e avviato dal MIM con l’avviso pubblico il 15 maggio scorso, rappresenta un passo in avanti fondamentale per il superamento dei divari territoriali e infrastrutturali nei servizi per l’infanzia. Il Piano investe 734,9 milioni di euro, risorse in larga misura di fonte nazionale e aggiuntive rispetto al PNRR.

“Abbiamo messo in campo una procedura fortemente innovativa, che ci ha consentito di individuare direttamente i comuni che sono al di sotto della media del 33% di copertura del servizio per asili nido, così da perseguire in modo più incisivo e uniforme l’obiettivo di attivare i servizi per la fascia di età 0-2 anni su tutto il territorio nazionale. Ogni comune ha infatti ricevuto un target specifico da conseguire, con l’indicazione delle risorse spettanti. Consideriamo il potenziamento dei servizi per l’infanzia strategico per rispondere efficacemente alle esigenze delle famiglie e, in particolare, delle donne impegnate a conciliare vita familiare e lavorativa”, dichiara il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara.

Il bando ha finanziato 838 interventi (che si aggiungono ai 2.228 interventi precedentemente autorizzati e tuttora in corso di esecuzione) per un totale di 845 comuni beneficiari (alcuni hanno partecipato in forma aggregata), tutti quelli che hanno aderito alla procedura.

Particolare attenzione è stata riservata alle regioni del Mezzogiorno, alle quali andrà il 64,7% delle risorse, avendo riconosciuto in queste aree un maggiore gap nella copertura del servizio 0-2 anni.

“Grazie al Piano, e a un considerevole investimento nazionale, attiveremo oltre 31.600 nuovi posti negli asili nido di 845 comuni e non di 387 come riferito da alcuni esponenti delle opposizioni. Gli interventi”, precisa Valditara, “contribuiranno non solo a raggiungere il 33% di copertura nazionale, ma ci avvicineranno sempre più al 45% di copertura, obiettivo previsto per il 2030, e al target finale del PNRR. Continueremo a lavorare con impegno per offrire un sistema scolastico all’avanguardia e vicino alle esigenze di tutti i cittadini”.

Valditara: «Per i docenti presto l’aumento (tra il 2023 e il 2024) risulterà di circa 300 € al mese»

da Il Sole 24 Ore

Il ministro a Montecitorio è intervenuto anche sulle risorse per gli asili nido, sulle graduatorie e sui percorsi universitari abilitanti per il Sostegno
di Redazione Scuola

«Il Contratto collettivo 2019/2021 incrementa anche le indennità fisse previste per il personale Ata e per i docenti. L’indennità di direzione per il Dsga raggiunge un valore annuo pari a circa 2.760 euro (con un incremento di circa 930 euro). A ciò si aggiunge che sono stati incrementati del 10% tutti i compensi accessori per prestazioni aggiuntive all’orario d’obbligo da liquidare a carico del fondo Mof e innalzati i compensi relativi alle indennità di bilinguismo e trilinguismo e di lavoro notturno e/o festivo. L’ultima legge di Bilancio ha previsto 3 miliardi per il nuovo contratto della scuola e non si è mai visto nella storia della scuola italiana che, non appena chiuso un contratto, siano previste, già nell’anno successivo, le risorse necessarie a chiudere un nuovo contratto. Grazie a tali nuove risorse l’aumento medio per i docenti sarà pari a circa 160 euro al mese. Insomma, tra l’anno scorso e il 2024 saranno quasi 300 euro al mese di aumenti per i docenti». Così il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara nel corso del Question Time alla Camera, precisando che «per il personale Ata si stima un aumento medio mensile da 173 a 303 euro».
«Ricordo – ha poi aggiunto – che grazie a varie iniziative da noi assunte, come quelle sui docenti tutor, orientatori, sul potenziamento delle attività extracurricolari o con Agenda Sud e Agenda Nord, sono aumentate le possibilità di ulteriori retribuzioni per i docenti».

Risorse per gli sili nido

«Abbiamo appena adottato un nuovo piano asili del valore di 734,9 milioni di euro, finanziato con risorse nazionali ulteriori rispetto a quelle del Pnrr, con cui attiviamo una significativa e aggiuntiva offerta di nuovi posti superando l’obiettivo del 33 per cento e avvicinandoci significativamente al raggiungimento del nuovo obiettivo di Barcellona, fissato al 45 per cento rispetto al numero di bambini residenti: saremmo ai primi posti in Europa», ha aggiunto il ministro in merito all’avanzamento dei progetti del “Piano asili nido”, anche con riferimento alla copertura territoriale del relativo servizio.

Graduatorie e abilitazioni al Sostegno

A proposito delle graduatorie per il sostegno, ha continuato Valditara «non vi è la necessità di un’ulteriore intervento sulla tabella dei titoli per le graduatorie provinciali per le supplenze sul sostegno, alla cui definizione questo ministero è pervenuto in esito ad un lungo e partecipato processo di ascolto di tutti i soggetti coinvolti». «Ritengo necessario specificare che il ritardo nell’attivazione dei nuovi percorsi abilitanti previsti dalla riforma del reclutamento del Pnrr non dipende in alcun modo dal ministero dell’Istruzione e del Merito, che ha comunicato al ministero dell’Università e della Ricerca il fabbisogno di docenti abilitati tra agosto e ottobre 2023. Inoltre il ministero dell’Istruzione e del Merito non ha alcuna possibilità di incidere sui tempi di organizzazione e di svolgimento delle procedure abilitanti, che sono poste in capo esclusivamente alle singole università», ha poi concluso Valditara.


Valditara sui concorsi scuola: “Entro il 31 dicembre 2024 le assunzioni Pnrr”. M5S: “Mancano tanti commissari, a rischio 5.000 nomine”

da OrizzonteScuola

Di redazione

Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, risponde a interrogazioni sulle iniziative a favore dei lavoratori del comparto scuola. In particolare risponde riguardo l’interrogazione presentata dal deputato Antonio Caso (M5S) riguardo le iniziative volte a incentivare gli insegnanti a candidarsi al ruolo di commissari nelle procedure di reclutamento dei docenti previste dal Pnrr. L’On. ha elencato il numero di commissioni ancora non costituite, che potrebbero “costare” 5.000 cattedre in meno il prossimo anno scolastico.

Il Ministro ha spiegato come i nuovi concorsi banditi con DDG n. 2575/2023 per la scuola secondaria e DDG n. 2576/2023 per la scuola di infanzia e primaria siano “nuovi”, diversi rispetto a procedure precedenti.

Numero di domande molto elevato ha rallentato la procedura che però si concluderà entro dicembre 2024, come da timeline concordata in Europa.

La riforma del reclutamento prevista dal Pnnr è al primo anno. Importante considerare gli aspetti logistici e organizzativi per l’espletamento delle procedure concorsuali“, spiega Valditara.

Basti considerare il concorso infanzia e primaria, bandito su un totale di 15 mila posti sono state presentate circa 115 mila domanda e i candidati all’orale sono stati 78 mila circa. Per la secondaria a fronte di 29 mila posti sono stati presentate oltre 437 mila domande con 302 mila e oltre candidati passati all’orale“, riporta il Ministro.

Valditara sottolinea che “questo Governo è dovuto intervenire per ottenere almeno regole più semplici per lo svolgimento dei concorsi, quindi c’erano regole sbagliate con il passato Governo“.

Aggiungo – prosegue Valditara –  che c’è stata la necessità di definire i regolamenti delle procedure che sono stati inviati alla commissione europea già a luglio 2023 e restituiti a ottobre 2023″.

Per evitare il ripetersi di notevoli ritardi dei precedenti concorsi, per assicurare le operazioni, abbiamo previsto l’aumento dei compensi dei commissari d’esame dei concorsi”, ricorda Valditara.

Valditara poi chiarisce: “Il termine temporale previsto dal Pnrr è quello del 31 dicembre 2024. Termine entro il quale saranno certamente completate le procedure assunzionali seguendo il target definito di 20 mila assunzioni“.

“Grazie a questo sforzo si potrà confermare l’impegno per dare continuità delle assunzioni a tempo indeterminato con un sostenuto ritmo annuale a differenza di quanto avvenuto in precedenza, quando si preferivano concorsi straordinari destinati in buona parte a non concludersi”, conclude Valditara.

Caso si è detto insoddisfatto della risposta perché, di fatto, non è stato indicato come sopperire alla mancanza di docenti disposti ad accettare tale funzione.

I compensi per i commissari sono definiti dal decreto del 19 gennaio 2024


Bullismo: come funziona l’ammonimento del questore nei confronti dei minori

da La Tecnica della Scuola

Di Redazione

In merito ad un nostro articolo del 29 maggio scorso riceviamo questa precisazione da parte della senatrice Elena Ferrara che volentieri pubblichiamo.

Si è creata un po’ di confusione intorno alla notizia sull’ammonimento a un infraquattordicenne per condotte di bullismo avvenuto qualche giorno fa a Cesenatico. La stima che nutro nei confronti della testata La Tecnica della Scuola mi ha indotto a considerare l’accaduto una buona occasione, di cui sentitamente ringrazio, per fare un po’ di chiarezza in merito allo strumento dell’ammonimento del Questore, istituto di natura amministrativa introdotto nel nostro ordinamento dal DL 11/2009 per contrastare e sanzionare gli atti persecutori, cosiddetto stalking.
L’articolo pubblicato dalla Redazione il 29 maggio con il titolo Bullismo, 13enne ammonito dai Carabinieri: primo caso in Italia, genitori multati per omesso controllo, trova riscontro in annunci diffusi da diverse testate locali circa l’episodio di cronaca verificatosi in quelle ore.
Non stupisce che la notizia di un under14 ammonito per bullismo e di genitori multati per omesso controllo, richiami molta attenzione da parte della società tutta e, in particolare, dal mondo della scuola che affronta quotidianamente la prevenzione e il contrasto ai fenomeni di prevaricazione tra pari. Non è però infrequente riscontrare imprecisioni rispetto a interventi e strumenti normativi.
Ricordo che l’art. 7 della Legge 71/2017, di cui sono stata promotrice, prevede l’ammonimento del Questore per le persone minori, ma ultraquattordicenni, responsabili di gravi condotte di cyberbullismo (ingiuria, diffamazione, minaccia e utilizzo illecito e lesivo di dati personali).
Fino all’autunno scorso, con il DL Caivano, il nostro ordinamento non prevedeva l’applicazione della misura amministrativa dell’ammonimento del Questore per gli under14 considerati, a mio avviso giustamente, non imputabili e totalmente a carico della responsabilità genitoriale. Nei casi più gravi da quasi un secolo, minori anche infraquattordicenni “irregolari per condotta o per carattere” sono presi in carico dai servizi di giustizia minorile con finalità educative (art. 25 RD 1404 e smi).
Quali provvedimenti sono intervenuti in questi ultimi mesi?
La Legge n. 159/2023 (Caivano) Misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile, nonchè per la sicurezza dei minori in ambito digitale e la nuova Legge n. 70/2024 Disposizioni e delega al Governo in materia di prevenzione e contrasto del bullismo e del cyberbullismo che entrerà in vigore il 14 giugno 2024.
Tornando al titolo, risulta evidente che l’ammonimento del Questore di Cesena sia stato applicato in ottemperanza alla Legge 159/2023 (anche solo per il fatto che la nuova legge sul bullismo non era e non è ancora vigente). I riferimenti normativi riportati in calce all’articolo risultano non pertinenti: l’ammonimento per gli under14 non è previsto né dalla prima norma (2017) né dalla seconda (2024) che semplicemente estende l’ammonimento al “bullismo” e inserisce il reato di revenge porn.
Un altro aspetto merita una precisazione: solo il Questore è titolato a utilizzare gli strumenti dell’ammonimento o dell’avviso orale (Legge 159/2011). Si apprende, infatti, da altre fonti che i Carabinieri della Stazione di Forlì-Cesena hanno svolto un importante ruolo d’indagine, verificato l’attività vessatoria segnalata dai genitori della vittima infraquattordicenne e probabilmente suggerito di avanzare l’istanza di ammonimento in alternativa alla querela. Come nel caso in oggetto la Legge Caivano prevede anche sanzioni amministrative pecuniarie per i genitori del/la responsabile di condotte illecite per mancata vigilanza. Si tratta di una normativa che introduce sanzioni già a partire dai 12 anni (vedi comma 5 e seguenti dell’art. 5 Disposizioni in materia di prevenzione della violenza giovanile), distante dall’approccio preventivo dalla L.71/2017 per il quale l’ammonimento è un cartellino giallo finalizzato a responsabilizzare autori e famiglie. L’ammonimento decade con la maggiore età senza lasciare traccia sulla fedina penale.
Queste sono le osservazioni e alcuni approfondimenti rispetto all’articolo. Mi permetto di aggiungere un pensiero di carattere generale: i fenomeni di prevaricazione tra pari costituiscono una sfida educativa per tutte le istituzioni e la società, le politiche di antibullismo attivate nelle scuole coinvolgono la comunità educante, di cui fanno certamente parte anche le forze dell’ordine, e permettono di affrontare i problemi preventivamente, nelle aule scolastiche, evitando che approdino, spesso troppo tardi, nelle aule dei tribunali.

Elena Ferrara – Senatrice della XVII legislatura promotrice della Legge 71/2017

Sostegno, corsi per la specializzazione e misure per garantire la continuità: il decreto inizia l’iter alla Camera; giovedì 13 audizione di Valditara

da La Tecnica della Scuola

Di Reginaldo Palermo

Il “decreto scuola” 71 del 31 maggio scorso che abbiamo già avuto modo di illustrare sta iniziando in questi giorni l’inter parlamentare per la conversione in legge.
L’11 giugno il deputato Federico Mollicone ha presentato il provvedimento in Commissione Cultura della Camera.
Nella giornata del 12 giugno si è svolta una prima audizione: è stato infatti ascoltato il Ministro dello Sport Abodi (il decreto contiene alcuni articoli dedicati appunto ai problemi dello sport.
Il 13 giugno è prevista invece l’audizione del ministro dell’istruzione e del merito Giuseppe Valditara che dovrà entrare nel merito dei numerosi articoli che recano misure sulla scuola.
Le più importanti riguardano i corsi di specializzazione per i docenti che hanno già svolto 3 anni di incarico sul sostegno o che hanno conseguito il titolo all’estero.
E c’è poi l’articolo che dovrebbe consentire ai dirigenti scolastici di confermare, su richiesta della famiglia, l’incarico ai docenti precari di sostegno.

Assegnazioni provvisorie 2024-25, si decide tutto nella settimana prossima. Domande da presentare tra fine giugno e inizi di luglio

da La Tecnica della Scuola

Di Lucio Ficara

Sono migliaia i docenti in attesa di sapere quando e soprattutto chi potrà fare la domanda di assegnazione provvisoria 2024-2025. Presentazione delle domande dovrebbe avvenire tra fine giugno e prima decade di luglio.

Ecco i requisiti per l’assegnazione provvisoria

Per l’anno scolastico 2024/2025 il personale docente, educativo nonché gli insegnanti di religione cattolica potranno presentare le domande di utilizzazione e/o assegnazione provvisoria presumibilmente dal 24 giugno al 10 luglio 2024 mentre il personale ATA potrà presentare le istanze dal 28 giugno al 13 luglio 2024. Le date previste sono solo una ipotesi che dovrà essere ancora confermata o modificata. Quello che possiamo dire con certezza è che tra la fine di giugno e la prima metà di luglio la partita della presentazione delle istanze della mobilità annuale dovrebbe essere conclusa.

Le operazioni sono normate dal CCNI concernente le utilizzazioni e le assegnazioni provvisorie del personale docente, educativo ed A.T.A. sottoscritto in data 8 luglio 2020 in vigore per gli anni scolastici relativi al triennio 2019/20, 2020/21 e 2021/22 e la cui validità sembra che verrà prorogata per l’anno scolastico 2024-2025 con un’intesa che dovrebbe vedere la luce nei prossimi giorni.

Il requisito primario per potere fare domanda di assegnazione provvisoria in una provincia, è il ricongiungimento ad uno dei seguenti familiari o conviventi:

  1. ricongiungimento ai figli o agli affidati di minore età con provvedimento giudiziario;
  2. ricongiungimento al coniuge o alla parte dell’unione civile o al convivente, ivi compresi parenti o affini, purché la stabilità della convivenza risulti da certificazione anagrafica;
  3. ricongiungimento al genitore.
  4. gravi esigenze di salute del richiedente comprovate da idonea certificazione sanitaria;

La certificazione anagrafica in cui emerga la satbilità della convivenza del docente con i familiari è riferita solamente al convivente non legato da parentela o affinità e anche per i parenti e affini, non necessità per il coniuge o alla parte dell’unione civile. La convivenza non deve essere documentata nemmeno in caso di ricongiungimento ai genitori o ai figli o affidati di minore età con provvedimento giudiziario.

Quindi ricapitolando, poichè a volte le intepretazioni potrebbero negare dei diritti, non esiste il bisogno della convivenza anagrafica quando si chiede il ricongiungimento al coniuge o alla parte dell’unione civile, quando si chiede il ricongiungimento ai figli e ai genitori. Al contrario se si chiede il ricongiungimento per esempio al nonno, allo zio, al fratello o sorella, alla suocera o al suocero…C’è bisogno della certificazione anagrafica della convivenza per poterne fruire.

Molto importante dire che mentre la residenza della persona a cui si chiede il ricongiungimento deve risultare con iscrizione anagrafica, da almeno tre mesi alla data stabilita per la presentazione delle domande, non è necessario che la certificazione anagrafica di convivenza abbia esistenza da almeno tre mesi, questa è importante che esista all’atto della domanda e per tutto l’anno dell’assegnazione ottenuta.

Vincolati e docenti di ruolo a tempo determinato

I docenti vincolati non potranno fare domanda di assegnazione provvisoria in provincia diversa da quella di titolarità, ma c’è da prendere in considerazione che esistono ormai, recepite dal CCNI mobilità 2024-2025, delle deroghe ben precise al vincolo triennale di mobilità. Per cui è molto probabile che nell’intesa che andrà a prorogare il CCNI utilizzazioni 2019-2022, verrà specificato che i docenti con la deroga al vincolo per la mobilità 2024-2025, potranno presentare istanza di assegnazione provvisoria interprovinciale.

Ecco quali docenti potranno avere la deroga al vincolo, in caso di accordo per le assegnazioni provvisorie:

a) genitori di figlio di età inferiore a 12 anni; nel caso di genitori adottivi ed affidatari, qualunque sia l’età del minore, entro dodici anni dall’ingresso del minore in famiglia, e comunque non oltre il raggiungimento della maggiore età;
b) coloro che si trovano nelle condizioni di cui agli articoli 21 e 33, commi 3, 5 e 6, della legge 5 febbraio 1992, n. 104;
c) coloro che fruiscono dei riposi e permessi previsti dall’art.42 del decreto legislativo 151/2001 che rivestono la qualità di:
1) coniuge, parte di un’unione civile o convivente di fatto, convivente di soggetto con disabilità grave;
2) padre o madre anche adottivi o affidatari in caso di decesso, mancanza o in presenza di patologie invalidanti dei soggetti di cui al punto 1);
3) uno dei figli conviventi in caso di decesso, mancanza o in presenza di patologie invalidanti dei soggetti di cui al punto 2);
4) uno dei fratelli o delle sorelle conviventi in caso di decesso, mancanza o in presenza di patologie invalidanti dei soggetti di cui al punto 3);
5) parente o affine entro il terzo grado convivente in caso di decesso, mancanza o in presenza di patologie invalidanti dei soggetti di cui al punto 4).
d) il coniuge o figlio di soggetto mutilato o invalido civile di cui all’art.2, commi 2 e 3, della legge 30 marzo 1971, n.118.”

Nell’intesa con i sindacati il MIM prevede di consentire, ai docenti con contratto a tempo determinato entrati in ruolo nel 2023/2024 dalla prima fascia GPS sostegno, ai sensi dell’art.59, comma 4, del decreto legge 73/2021, di potere fare domanda di assegnazione provvisoria interprovinciale. Stessa cosa potrebbe valere per i docenti di ruolo ex art.59, comma 9 bis del dl 73/2021.

Fase 42 o rimodulazione?

I docenti di sostegno di ruolo a tempo determinato, pur avendo la specializzazione sul sostegno, verranno trattati come nell’anno scolastico 2023-2024? Ovvero la sequenza operativa li vedrà in fase 42, dopo i docenti non specializzati sul sostegno e i docenti specializzati ma non di ruolo e inseriti in GAE e GPS? Questo uno dei temi principali della prossima intesa che darà ultrattività del CCNI 2019-2022. Restiamo in attesa di conoscere le nuove norme delle utilizzazioni e assegnazioni provvisorie per l’anno scolastico 2024-2025, ritenendo troppo corti i tempi per un rinnovo contrattuale delle utilizzazioni e considerando più probabile una intesa volta a prorogare le norme già esistenti.

G. Bensoussan, Storia della Shoah

Georges Bensoussan tra i misteri della Shoah

di Antonio Stanca

   Allegata a Il Sole 24 Ore- Cultura, su licenza della casa editrice Giuntina che l’aveva pubblicata nel 2013, è uscita recentemente una nuova edizione di Storia della Shoah, ampio studio dello storico francese Georges Bensoussan. La traduzione è di Vanna Lucattini Vogelmann. L’opera risale al 1997, era stata tra le prime dell’autore ed era rientrata tra quelle che meglio avrebbero espresso i suoi interessi principali, la storia, la vita del popolo ebreo. Anche di cultura moderna e contemporanea si sarebbe interessato Bensoussan, anche di essa avrebbe scritto molto ma la sua origine ebraico-marocchina avrebbe fatto tendere i suoi studi verso quanto era successo al popolo dal quale proveniva.

   Nato in Marocco nel 1952, Bensoussan è ritenuto uno dei maggiori esperti di fenomeni quali l’antisemitismo, la Shoah, il sionismo. Molti studi ha compiuto a questi riguardi, molto ha scritto e molto è stato tradotto. Ha ottenuto notevoli riconoscimenti: è il responsabile editoriale del “Mémorial de la Shoah” di Parigi, dirige la Revue d’histoire de la Shoah.

   Come nelle altre opere anche in Storia della Shoah riesce molto chiaro, molto convincente pur trattando di un problema così complicato. Un problema che è durato a lungo, dagli ultimi anni ’30 ai primi anni ’40 del secolo scorso, si è combinato con la seconda guerra mondiale, ha coinvolto tante nazioni, assunto tanti aspetti, interessato tanti luoghi. È diventato il più grave della storia europea degli ultimi tempi. Tanto grave da tornare quasi in continuazione nel ricordo, nella memoria.

   Ampio, esteso è lo studio che Bensoussan compie nel libro riguardo alla Shoah, molto puntuale, molto preciso si mostra circa gli avvenimenti che allora si verificarono, i personaggi che ne furono responsabili, le vittime, i tempi, i luoghi, i modi della strage del popolo ebreo voluta dalla Germania nazista mentre combatteva una guerra che avrebbe dovuto procurarle il dominio del mondo e fare di quella tedesca l’unica umanità possibile. In tale prospettiva quella degli ebrei era un’impurità che andava eliminata, cancellata. Si trattò di un’operazione perpetrata, perseguita dai tedeschi di Hitler e da loro attuata soprattutto nelle zone dell’Europa orientale, quelle conquistate all’inizio delle ostilità e molto abitate dagli ebrei. Qui sorsero i campi di concentramento, le camere a gas con gli annessi forni crematori. Prima, però, che si arrivasse ad un’operazione ben determinata, rigorosamente eseguita, prima che partissero tanti treni carichi di deportati, prima che la si capisse come una vera e propria persecuzione contro gli ebrei, ovunque fossero, si era cominciato con provvedimenti restrittivi nei loro riguardi, con limitazioni, con modi che, però, non lasciavano sospettare dove si sarebbe giunti, non facevano pensare ad un piano prestabilito, lo sterminio di un popolo. In silenzio hanno cominciato i tedeschi, con la guerra hanno mascherato le loro intenzioni, nemmeno dopo le prime vittime si era sospettato il pericolo che incombeva, come lo si stava preparando. Sarebbero diventati sempre più crudeli, più feroci quei primi modi soprattutto quando le sorti della guerra avrebbero cominciato a volgere contro la Germania. Dappertutto, anche fuori dai campi di concentramento, ovunque ci sarebbe stata la morte per gli ebrei, per centinaia, migliaia di ebrei. Non si sarebbe distinto tra uomini e donne, madri e figli, vecchi e giovani, sani e malati. Sfiniti dalla fame, dal freddo, dai lavori forzati, dalle lunghe marce sarebbero diventati tutti prima di morire. Oggetti da eliminare, bruciare, distruggere e si sarebbe continuato così anche dopo un certo tempo dall’arrivo delle forze alleate. A sei milioni sarebbe giunto il numero degli ebrei uccisi durante la Shoah. Molte sarebbero state le condanne, le pene assegnate ai colpevoli dal processo di Norimberga nella sua lunga attività che, però, verso la fine si sarebbe mostrata incline ad una certa clemenza.

   Nessun particolare di un avvenimento che è durato tanto, che tante persone, tra perseguitati e persecutori, vittime e carnefici, ha visto coinvolte, sfugge al Bensoussan di quest’opera. Leggendo si ha l’impressione che abbia assistito personalmente a quelle vicende: tutto di esse riporta persino i pensieri più segreti, i discorsi più brevi, le parole più intime che possono essersi verificate nelle tantissime circostanze che della Shoah hanno fatto parte. Un documento importante va considerato il suo lavoro anche perché oltre allo storico che registra Bensoussan è il saggista che valuta, lo studioso che giudica. Stavolta più che mai molti sono i punti che lo muovono a riflettere: nella storia sono state commesse altre atrocità ma hanno avuto una causa, sono venute da una grave offesa, un torto, una colpa, un danno mentre gli ebrei non erano colpevoli, non avevano commesso misfatti, non erano “impuri”. Come spiegare tanto accanimento verso di loro? Come farlo rientrare in quel diffuso e sempre latente fenomeno dell’antisemitismo che dalla storia più antica è giunto fino ai giorni nostri? Perché così poco o niente si è fatto in quel momento da parte delle altre nazioni al fine di contenere la strage, aiutare gli ebrei, offrire loro un rifugio, un ricovero? Perché neanche la Chiesa lo ha fatto? Perché li si è lasciati così soli, li si è abbandonati? Come mai in tempi moderni quali quelli dell’Europa di metà Novecento c’è stato posto per tanto male? Come si può essere tanto primitivi, tanto barbari mentre si è tanto nuovi? Perché da parte dei colpevoli si è provveduto a cancellare, far perdere le tracce di quanto commesso? Perché tante colpe sono state occultate e tante pene ridotte?

   Sono queste mancate risposte ad aver fatto della Shoah un evento mai dimenticato, sempre pronto a rinascere. In quanto c’è d’incomprensibile, d’inspiegabile sta l’interesse che ancora suscita, nei problemi che neanche Bensoussan ha saputo risolvere. Tornerà lo studioso a scrivere della Shoah, tornerà su quanto è rimasto di non chiarito ma non lo chiarirà e accetterà il carattere di mistero che può assumere a volte la storia dell’umanità.