Lettera al Ministro sulla legge di bilancio

Al Ministro dell’istruzione
Prof. Patrizio Bianchi
Viale di Trastevere 76/a
00153 Roma
segreteria.ministro@istruzione.it

Illustre Ministro,

siamo in pieno iter di approvazione della legge di bilancio e, quindi, ritengo opportuno riproporre alla Sua attenzione le principali richieste già formulate dall’ANP in precedenti occasioni di confronto.

  1. Adeguare la retribuzione di posizione (parte variabile) e la retribuzione di risultato a quelle degli altri dirigenti dell’area “istruzione e ricerca”.
  2. Allineare la contrattazione integrativa all’anno scolastico in corso nel più breve tempo possibile, superando anche la scandalosa vicenda dei colleghi entrati in ruolo negli ultimi anni che, per inspiegabili meccanismi burocratici, non stanno ancora percependo tutte le voci retributive loro spettanti per contratto.
  3. Favorire al massimo la mobilità interregionale dei vincitori di concorso assegnati lontano dalle regioni di residenza, sia incrementando dal 30% al 100% la disponibilità di posti, sia rendendo disponibili per l’immissione in ruolo le sedi scolastiche con almeno 500 studenti.
  4. Incrementare il fondo per il cosiddetto “organico Covid”, lasciando ai dirigenti la possibilità di scegliere quale personale nominare (docente o ATA) in base alle concrete esigenze del servizio.

Inoltre – ma non certo in ultimo per importanza – si deve trovare la soluzione a un problema che ritengo sempre più grave: a seguito dell’emergenza sanitaria in corso da quasi due anni, i colleghi e i loro staff lavorano continuativamente, sette giorni su sette e spesso anche in tarda sera, senza possibilità di recuperare le loro energie psicofisiche.

Il senso di responsabilità con cui la dirigenza delle scuole sta accanitamente garantendo alle famiglie la didattica in presenza – rispettando il protocollo di gestione delle quarantene e quasi sempre sostituendosi alle autorità sanitarie – non può e non deve in alcun modo giustificare la compromissione della propria salute. Lavorare la sera può rendersi necessario, così come lavorare durante il fine settimana, ma non è pensabile che lo si faccia sempre, senza soluzione di continuità, privandosi della propria vita per ottemperare alle “esigenze del servizio”.

Siamo perfettamente consapevoli di dover combattere una vera e propria guerra contro la pandemia e non intendiamo “lasciare il fronte” ma a nessun soldato in guerra si può richiedere tutto questo.

Confido nella Sua sensibilità e colgo l’occasione per porgerLe i più distinti saluti.

Roma, 16 dicembre 2021

Antonello Giannelli