Ilse Koch (La strega di Buchenwald)

Ilse Koch, tra gli orrori della storia

di Antonio Stanca

Della collana “I volti del male”, pubblicata da EMSE Italia e impegnata a ricostruire le figure dei peggiori criminali che hanno attraversato la storia, uomini o donne, il numero trentasei è stato dedicato a Ilse Koch, “la nazista più famosa”. S’intitolava Ilse Koch (La strega di Buchenwald) e ripercorreva la vita, la storia di questa donna tedesca diventata la più crudele, la più brutale tra quelle che svolsero il loro lavoro nei campi di concentramento durante gli anni Trenta, quando la Germania si avviava a diventare nazista e ad intraprendere la seconda guerra mondiale.

  Era nata a Dresda nel 1906 e nel 1967 era morta suicida nel carcere di Aichach, in Baviera. Di famiglia contadina, aveva abbandonato gli studi per lavorare in fabbrica e poi in biblioteca. In Germania si faticava a riprendersi dalla grave crisi avvenuta dopo la prima guerra mondiale e intanto era cominciata a circolare un’atmosfera carica di tensione, di rigore, quella che avrebbe portato al nazismo. Nel 1936 la Koch era stata assunta come guardiana e poi come segretaria nel campo di concentramento di Sachsenhausen, nei dintorni diBerlino. In seguito aveva conosciuto e sposato Karl Otto Koch col quale si era trasferita nel campo di concentramento di Buchenwald, dalle parti di Weimar. Qui il marito era stato incaricato di svolgere la funzione di comandante e qui i due, amanti del lusso, dell’esibizione smodata, della ricchezza, avevanoproceduto in maniera sistematica e clandestina ad arricchirsi di denaro e di altri beni sottraendoli ai deportati, alle loro famiglie e agli organi dello Stato tedesco ai quali erano destinati. Per la moglie Ottoavrebbe fatto preparare, dai prigionieri, un grande campo dove lei avrebbe praticato l’equitazione esibendosi nei modi più diversi. Aveva preso anche il vizio di eccitare i prigionieri e di farli punire quasi fosse stata una loro colpa e l’altro di appropriarsi dei loro tatuaggi e usarliper scopi ornamentali nella propria casa. Facevauccidere quelli tatuati e li faceva scuoiare. Queste e altre crudeltà aveva commesso Ilse a Buchenwald mentre gli interessi del marito erano stati soprattutto di carattere economico. Falsi fatturati, false contabilità erano state da lui praticate. Entrambi si erano presi le loro libertà sessuali senza nascondersele. Tantissima era la ricchezzaaccumulata, tantissimi i piaceri provati, vissuti, ma tanteerano anche le rivalità, le invidie alle quali si erano esposti. Queste avrebbero fatto indagare sulle loro azioni e li avrebbero fatti arrestare. Lui sarà condannato a morte e fucilato mentre per lei il processo avrà fasi e sentenze diverse fin quando non si sarebbe suicidata in carcere. Si è arrivati, intanto, agli ultimi anni della seconda guerra mondiale, la Germania ne è uscita sconfitta e molti altri erano stati i casi di tedeschicolpevoli scoperti, processati e condannati. Tanto altro male era stato commesso all’interno di una nazione che lo aveva seminato ovunque nel mondo. Ilse Koch sarebbe diventata l’emblema, il simbolo di quel male. Èquesto l’aspetto macabro della sua figura: come è stato possibile che abbia infierito tanto su prigionieri che già soffrivano, che abbia inseguito solo i suoi piaceri mentre dappertutto c’erano violenza e morte?

Con molta attenzione, con molta cura dei particolari il libro esamina questi aspetti del carattere della sua protagonista. E si sofferma pure a far vedere, a far sapere quanto avveniva nella Germania che preparava, costruiva, metteva in funzione i primi campi di concentramento, nella Germania che non voleva oppositori, dissidenti perché sola, unica voleva essere, nella Germania nazista che marciava verso la seconda guerra mondiale. È uno scorcio della storia tedesca che è rimasto poco noto e che viene ben illustrato. Frenetico, acceso era l’ambiente di quella Germania dove non sfuggivano, però, i tedeschi colpevoli di misfatti. Sarebbe stato così per Ilse e suo marito.