G.J.J. Biesta, Oltre l’apprendimento

G.J.J. Biesta, Oltre l’apprendimento. Un’educazione democratica per umanità future

Pubblicato per la prima volta nel 2006, e vincitore del Critic’s Choice Book Award nel 2008, “OLTRE L’APPRENDIMENTO. Un’educazione democratica per umanità future” di Gert J.J. Biesta esce adesso in Italia, tradotto e curato da Chiara Carla Montà.

È lo stesso autore, in Introduzione, ad anticipare un possibile dubbio: cosa può dire, relativamente all’educazione di oggi, un libro di diciassette anni?

“[…] penso che, da un lato, sia superficiale affermare che tutto nel mondo di oggi sia soggetto a rapidi cambiamenti: pensiamo alla povertà, alle disuguaglianze, ai conflitti e alla crisi ambientale. Dall’altro lato, penso che sia pericoloso dare credito solo alle più recenti tendenze, definendo obsoleto tutto ciò che arriva dal passato. Inoltre, credo che l’educazione ponga delle questioni che perdurano nel tempo, che non sono di facile risoluzione e che quindi richiedono un’attenzione costante. A tal proposito, una chiave di lettura di Oltre l’apprendimento potrebbe essere proprio quella di ritenerlo un testo che si interroga sulle “grandi” e perduranti questioni educative”.

Questioni altissime e ragionate anche ponendosi all’ascolto dei grandi filosofi: Lévinas, Foucault, Arendt, Bauman, Derrida…
D’altra parte una delle problematiche centrali di cui si occupa qui Biesta riguarda il nostro esistere, il significato dell’essere umani, e dunque il ruolo dell’educatore che deve “equipaggiare le nuove generazioni affinché possano vivere nel mondo”. Un educatore che dovrà cercare la risposta alla domanda sull’essere umani “solo nel mentre del discorso educativo e non prima”. 

La pedagogia, l’idea di comunità, la responsabilità educativa: su questo riflette Biesta supportando gli educatori nel comprendere cosa comporta impegnarsi per un’educazione veramente democratica. 

Sostengo – afferma l’autore – che la responsabilità dell’educatore non abbia solo a che fare con il creare “spazi mondani” in cui si possano incontrare l’alterità e la differenza ma anche con il porre “domande difficili”, che ci sollecitano ad assumerci una responsabilità verso questa alterità e differenza, in modi personali e unici”. 

Il testo è diviso in 6 capitoli: inizialmente Biesta si concentra sulla critica del passaggio da un linguaggio dell’educazione al linguaggio dell’apprendimento e sulle conseguenti mancanze per i nuovi educatori, ma anche educandi. Nei successivi capitoli entra nel merito della relazione educativa e dei suoi elementi costitutivi, proponendo una personale visione di approccio e di analisi. Il percorso di riflessione parte dall’abbandono della domanda su essenza e natura del soggetto umano a favore dell’indagine su dove il soggetto umano  può “venire alla presenza” come essere unico e singolare. Il capitolo successivo entra nel merito dei significati di “comunità” per arrivare quindi a evidenziare come si possa venire al mondo “solo e solo se anche l’altro può fare lo stesso”. Dipendenza dunque da pluralità e differenza, che rende difficoltoso e talvolta contraddittorio il processo educativo. La responsabilità educativa è tema del quinto capitolo, dove l’educazione è messa a confronto con l’architettura nell’analisi della creazione di “spazi mondani” plurali e diversificati, per concludere con un capitolo finale tutto dedicato al rapporto tra educazione e democrazia. 

L’Epilogo – quattro pagine dense dove tra l’altro si ricorda che la responsabilità dell’educatore riguarda ciò che verrà, senza la possibilità di conoscerlo in anticipo – porta il tema della pedagogia dell’interruzione e la correlata domanda educativa, da Biesta ritenuta difficile e fondamentale, “Che cosa ne pensi”?
Le ultimissime righe tornano a parlare di democrazia, più precisamente di promessa della democrazia, di pluralità e differenza. L’ultima parola dell’ultima pagina è “libertà”.