Maria Montessori: metodo o pedagogia?

Maria Montessori: metodo o pedagogia?

di Margherita Marzario

La scuola italiana trascura o ignora la pedagogia, come più volte segnalato anche dagli esperti contemporanei tra cui il pedagogista Daniele Novara, dimenticando che l’Italia è il Paese nativo di Maria Montessori e di altri pedagogisti che sono sempre attuali ma inascoltati. La scuola, purtroppo, continua a essere adultocentrica o “docente-centrata”, prospettiva che è emersa anche durante la pandemia con l’istituzione della DAD o dei LEAD (opinabili già gli acronimi). Una metodologia ben lontana da quanto scritto in varie fonti, per esempio l’art. 12 Carta dei diritti dei bambini all’arte e alla cultura: “I bambini hanno diritto a vivere esperienze artistiche e culturali accompagnati dai propri insegnanti, quali mediatori necessari per sostenere e valorizzare le loro percezioni”.

Maria Montessori, medico, diventata mamma fuori dal matrimonio andando contro il perbenismo del tempo, si fece mamma di tutti i bambini di cui si prendeva cura. Fondatrice di un “metodo” educativo, basato sulla manualità, materiale sensoriale, meticolosità, tutto a misura dei bambini, mantenere una giusta distanza dai bambini che devono essere protagonisti e artefici di quello che fanno e vivono: come dovrebbe essere e fare ogni educatore.

“Aiutami a farlo da solo”, il motto in cui è concentrato il pensiero pedagogico di Montessori: il principio e il fine di ogni buon intervento educativo, genitoriale e scolastico.

Daniele Novara scrive: “Le mamme e i papà per Maria Montessori stanno, infatti, alla base delle conquiste e degli apprendimenti infantili. Rappresentano il punto di riferimento essenziale per l’educazione dei figli. A loro è dedicata la sua famosissima frase «Aiutami a fare da solo», cioè l’invito ai genitori a creare le condizioni perché i bambini non debbano aver bisogno di loro ma possano usare, età per età, tutte le proprie risorse. La sua fu una vera rivoluzione. […] Il bello della sua pedagogia è il concetto della valorizzazione dell’ambiente: i bambini imparano se si predispongono situazioni adeguate nelle quali possano fare esperienze. Anzitutto, quindi, si cominciano a costruire spazi della casa a misura dei piccoli, dove questi possano prendere il sapone da soli, lo spazzolino dei denti da soli, le mutande da soli e tutto il resto senza dover continuamente chiedere ai genitori. La casa di Maria Montessori, insomma, è un ambiente dove si muovono in autonomia e trovano autonomamente i materiali per i loro giochi, per le loro attività di scoperta, per le loro esplorazioni”. La pedagogia montessoriana è basata su: autonomia, attenzione, attrezzi, adeguatezza, attività, ambiente di apprendimento. Principi che si trovano espressi in altro modo nell’art. 29 della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia, articolo relativo all’educazione.

Fondamentali e attuali alcuni principi espressi da Maria Montessori: il bambino nei primi anni di vita è un “embrione spirituale”; la “mente assorbente” del bambino; “casa dei bambini” (a misura di bambino e improntata al minimalismo); “educazione alla pace” (educazione e pace, educazione è pace). La pedagogia montessoriana non è valida solo per le scuole ma anche per l’educazione in famiglia, ancor di più nei casi di conflittualità tra i genitori che dovrebbero tener conto della particolare natura dei bambini nelle loro scelte affinché queste non diventino scempi avverso i figli.

Nella vita di ogni giorno chi è lumaca e chi lumachicida, come purtroppo si fa con i bambini quando si annienta tra l’altro la bellezza della lentezza, castrandoli o tarpandoli (genitori valutanti che temono errori, fallimenti e cadute dei figli, scuola competitiva e valutante…). I bambini, proprio perché tali, sono forieri di risorse (soprattutto emozionali), quello che Maria Montessori chiamava “segreto dell’infanzia” e che si può cogliere osservandoli: i bambini stringono abbracci improvvisi da dietro, esternano con trasporto affermazioni perentorie come “Lo sai che ti voglio bene!”, si aggrappano con fiducia alle mani degli adulti per essere accompagnati dagli stessi o per portare gli adulti verso le loro scoperte e nel loro mondo di primigenie emozioni. “Spontaneità” deriva dal latino “spons”, “volontà”, è perciò la spinta, la vitalità insita nella vita stessa: la spontaneità dei bambini è didascalia di vita. “Ogni fanciullo ha il diritto al rispetto dell’integrità fisica e morale della sua persona” (art. 8.19 Carta europea dei diritti del fanciullo, approvata dal Parlamento europeo con risoluzione A30172/92).

Daniele Novara aggiunge: “In realtà, come ha ricordato tante volte anche Maria Montessori, il bisogno di ordine dei bambini è connaturato alla loro crescita: trovare le cose al loro posto, recuperare i giocattoli dove sono sempre stati, avere quel senso di sicurezza che è dato dal sapere che il mondo, il mattino dopo, non subirà scossoni particolari”. I bambini hanno bisogno di ordine, hanno diritto all’ordine, nella loro casa, nella loro famiglia (e non vedere cambiare continuamente partner accanto ai loro genitori), nella cameretta, dei letti rassettati, sulla tavola, in classe, per essere educati all’ordine, per acquisire il dovere dell’ordine, il rispetto dell’ordinamento anche giuridico, per essere avviati al lavoro (“ordine” è concettualmente la disposizione delle cose nel mondo fatta dalla natura). “Riconosciuto che il fanciullo per il pieno ed armonioso sviluppo della sua personalità deve crescere in un ambiente familiare, in un’atmosfera di felicità, amore e comprensione” (dal Preambolo della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia). A proposito di “armonioso sviluppo”, anche in questo Maria Montessori è stata un’antesignana perché mirava all’armonia universale e all’educazione cosmica: tutto ciò che vuol far recuperare l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile.

I bambini hanno diritto all’esperienza. La consulente educativa Silvia Iaccarino precisa: “La Montessori diceva: “Il bambino è fatto dal materiale” e con questa affermazione intendeva sottolineare l’importanza di fornire ai piccoli i “giusti” stimoli attraverso degli oggetti in grado di catturarne l’attenzione e favorire la concentrazione. Inoltre, va evidenziato come il bambino in età prescolare apprenda attraverso il canale corporeo, coinvolgendo tutto se stesso nell’esperienza ed acquisendo i dati sulla realtà che lo circonda e su di sé attraverso i sensi. Pertanto, implicare nell’esperienza l’uso di più sensi è ciò che, in maggior misura, favorisce l’apprendimento e la costruzione del Sé”. I bambini hanno bisogno di esperienze tridimensionali e non bidimensionali davanti a schermi.

“Il principio base dell’educazione è l’aiuto alla vita, e l’educatore deve far sviluppare le potenzialità del fanciullo: la vita stessa svolgerà il suo compito di «costruttore dell’uomo». A tale scopo va favorita la libertà dei bambini: a loro non va imposto nulla; essi stessi devono scegliere come giocare, che cosa fare. L’educatore li aiuta nel preparare il materiale didattico e nell’accompagnarli nella crescita”. Questo quanto si ricava dal pensiero di Maria Montessori che ha anticipato la nuova cultura dell’infanzia e la Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia, tra cui il testo dell’art. 6: “Gli Stati parti riconoscono che ogni fanciullo ha un diritto innato alla vita. Gli Stati parti si impegnano a garantire nella più alta misura possibile la sopravvivenza e lo sviluppo del fanciullo”.

“Alla tradizionale disciplina dell’immobilità del bambino a scuola la Montessori oppone la «disciplina della libertà» («No ai banchi!»): «disciplina» nel senso che un individuo «è padrone di se stesso e quindi può disporre di sé ove occorra seguire una regola di vita». Essa comporta quindi il rispetto degli altri, il mantenimento dell’ordine, il muoversi senza dar fastidio ai vicini. Originale anche l’educazione al silenzio, che aiuta alla concentrazione e all’attenzione. Sono aboliti del tutto i premi e i castighi. Nulla viene trascurato per ciò che riguarda l’alimentazione, l’igiene, l’abbigliamento, l’arredo scolastico, le scatole per i materiali e i gessi colorati, i piccoli lavori, i quadri alle pareti. Un’altra delle scoperte è che «l’uomo si costruisce lavorando». Il lavoro è fondamentale per il bambino, e la manualità favorisce lo sviluppo dell’intelligenza” (cit.). La pedagogia montessoriana è in linea con l’intera Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia, a cominciare dalla cura dell’ambiente circostante il bambino: se l’ambiente è curato diventa più facile e diretto educare il bambino ad averne cura (art. 29 lettera e Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia).

“Con il metodo Montessori si capì che per far passare dei contenuti era necessario lavorare insieme ai bambini, stimolando la loro mente grazie a una maggiore libertà di azione che permettesse loro di fare tentativi e arrivare a delle soluzioni, altro concetto alla base del metodo. Con questo metodo, Maria Montessori, cambiò radicalmente la concezione dell’educazione dei bambini” (cit.). Montessori asseriva che il suo non era un metodo ma un aiuto ai bambini, un approccio, per cui gli insegnanti e gli educatori devono avere lo stesso atteggiamento, ovvero modulare il loro intervento in base ai bambini e al singolo bambino e non in base al loro punto di vista.

Montessori ha individuato i “periodi sensitivi” che corrispondono alle fasi di sviluppo durante le quali i bambini sono particolarmente predisposti e interessati ad assorbire una certa abilità. Alla prima infanzia (fase evolutiva relativa all’età da asilo nido e ingresso nella scuola dell’infanzia) corrisponde il periodo sensitivo del movimento, che appare fin dalla nascita ed è prevalente fino almeno ai 4 anni, per cui gli adulti di riferimento devono offrire opportunità di movimento che rispondano correttamente alle esigenze dei bambini, dalla nascita fino ai 4 anni. Da ricordare che movimento ed emozioni sono strettamente correlate (intelligenza emotiva).

“Il percorso montessoriano in Italia, a differenza che negli altri Paesi Europei ed extraeuropei, è poco diffuso ed è riconosciuto solo per la scuola dell’infanzia e la scuola primaria, obbligando i genitori e i ragazzi a rinunciare al proseguimento di una forte scelta metodologica. Da anni è attiva una sperimentazione della scuola secondaria di primo grado a indirizzo Montessori, che ha ottenuto diversi decreti ministeriali di autorizzazione fino a diventare una sperimentazione nazionale nel 2021. In questi anni è aumentato l’interesse di diverse scuole nei confronti dei principi Montessoriani. L’attualità del metodo della grande pedagogista si può riscontare nella straordinaria importanza dell’autoeducazione, della libera scelta, delle interconnessioni delle discipline” (cit.). Nella scuola (pubblica) non si dovrebbe richiedere agli insegnanti la specializzazione in qualche metodo ma ogni scuola dovrebbe accogliere e applicare i principi validi e effettivi dei vari metodi proposti. Tra i principi montessoriani più incisivi e più disattesi oggi: non usare le cattedre; curare l’ambiente circostante (basti guardare gli edifici scolastici); far usare le mani; far svolgere in autonomia le attività.

Maria Montessori nella prima metà del XX secolo e, poi, Mario Lodi nella seconda metà, entrambi sono andati controcorrente rispetto a un sistema consolidato, da quello scolastico a quello adulto, sostenendo la “vera” centralità del bambino che è fondamentale per il “vero” benessere del bambino, al quale si dà tutto ma non sempre ciò che è adeguato o che lo faccia sentire adeguato.