Rivoluzione a scuola, il prof diventa jolly

da Il Messaggero

Rivoluzione a scuola, il prof diventa jolly

Fulcro della riforma scolastica, l’organico funzionale è la voce più discussa in queste settimane che precedono l’approvazione del Piano Scuola, prevista per il prossimo gennaio

L’ANTICIPAZIONE
ROMA Fulcro della riforma scolastica, l’organico funzionale è la voce più discussa in queste settimane che precedono l’approvazione del Piano Scuola, prevista per il prossimo gennaio. Perché con l’attuazione di quella “sacca” di docenti a disposizione degli istituti, il governo punta a eliminare, in primis, l’annoso problema del precariato e quello che riguarda soprattutto le supplenze. Una buona parte di quei 149mila docenti precari, tolti dalle graduatorie a esaurimento, a partire da settembre 2015 con un costo per lo Stato di tre miliardi di euro spalmati da qui al 2017, dovrebbe andar a comporre l’organico funzionale. Per la precisione saranno 80mila: 60mila nelle scuole d’infanzia e in quelle elementari, 20mila nelle secondarie, medie e superiori. Un progetto quest’ultimo di certo non innovativo. Già nel 1996 l’allora ministro dell’Istruzione, Luigi Berlinguer, tentò di portare a dama, con scarsissimi risultati, l’organico funzionale. Il disegno naufragò e nonostante lo sforzo di attuarlo, è rimasto lettera morta per quasi vent’anni.
Ma cosa andrebbero a fare realmente i docenti che comporranno questo gruppo? La versione più attendibile, stando alle linee guida della “Buona scuola”, è quella di creare la figura del docente jolly. Si rispolverano, ampliandoli, naturalmente i vecchi progetti: dalle attività didattiche in compresenza alla programmazione, dall’organizzazione alla realizzazione d’iniziative di raccordo con le realtà socio-economiche di ogni territorio fino all’ampliamento dell’offerta formativa. Primo in classifica sarà l’utilizzo di questi docenti per coprire le supplenze.
LE SOSTITUZIONI

Quantomeno quelle brevi e non superiori a un mese. Con un problema che il Miur e il governo dovrà risolvere sugli istituti superiori. Per le scuole di primo grado, infatti, le supplenze, (brevi o lunghe che siano), non vengono assegnate sulla base della classe di abilitazione dell’insegnante. Per cui, se in una scuola dovesse mancare il maestro d’italiano, quell’istituto potrebbe attingere al proprio organico, chiamando anche un insegnante di altre materie. Lo stesso, tuttavia, non può essere fatto nei licei dove alla mancanza di un professore di Fisica non potrà di certo sopperire il docente dell’organico funzionale abilitato all’insegnamento di Filosofia. Come analizza l’Associazione nazionale presidi e la stessa Flc-Cgil, «L’organico funzionale – spiega Mario Rusconi, vicepresidente del’l’Anp – servirà a poco nel caso di assenze prolungate da parte di un docente di ruolo, perché se nell’organico funzionale di quell’istituto mancasse un professore abilitato all’insegnamento della stessa materia, si dovrebbe dar seguito inevitabilmente a un altro contratto a termine».
GLI ALTRI RUOLI
Ciononostante, l’organico funzionale non servirà solo a tamponare le supplenze. I docenti potranno essere usati anche per altre mansioni. Dal contrasto alla dispersione scolastica al potenziamento del tempo pieno per le scuole d’infanzia ed elementari. Un altro capitolo riguarderà l’orientamento tenendo fede al principio dell’integrazione verticale. Ai docenti dell’organico, il compito presunto di creare quel ponte per gli studenti tra il passaggio dalla scuola secondaria di primo grado a quella secondaria di secondo grado. E ancora, docenti in grado di contrastare meglio l’analfabetismo informatico e sostenere l’ingresso dell’educazione finanziaria nei licei e negli istituti tecnici, senza dimenticare il ruolo di tutor che molti organici funzionali si troveranno a coprire nell’ambizioso progetto scuola-lavoro. I docenti dovranno essere formati come assistenti per i ragazzi in azienda. Ora resta solo da capire a chi, e secondo quali modalità, sarà affidato il compito di un progetto formativo per insegnanti precari da anni abilitati all’insegnamento delle tradizionali materie scolastiche.
Camilla Mozzetti