Morris, Manzoni e la scimmia nuda: questioni di “cultura” sanremese

Morris, Manzoni e la scimmia nuda: questioni di “cultura” sanremese

di Luigi Manfrecola

 

Ed ora chi glielo dice a Gabbani che l’hanno informato male?

E chi glielo racconta alle migliaia di spettatori entusiasti che s’erano illusi di avere scoperto tempi, ritmi e modi dell’evoluzione della specie (quella che gli Scienziati chiamano “ominazione”) ?.

Tutta colpa o merito di un certo Signor Morris , un etologo che ha avuto molto successo come ROMANZIERE. Non uso il termine a caso perché ritengo la sua opera molto simile a quella del Manzoni, solo che, invece di favoleggiare sul Seicento italiano, il nostro Morris si è spinto un po’ più indietro nel tempo : all’incirca di alcuni milioni di anni. Sì, perché il nostro scrittore non si è limitato a spostarsi indietro di soli 200.000 anni -epoca in cui si presume sia comparso il primo esemplare di “homo sapiens”- ma ha scavato ben oltre, fino a decine di milioni di anni fa .

Va da sé che , in mancanza di tracce o di attendibili reperti, ha dovuto lavorare di fantasia, ma l’ha fatto così bene da rendere le sue congetture” verosimili” e ciò dà ragione al mio parallelo col Manzoni. Ne è venuto fuori quasi un romanzo accattivante che i lettori sprovveduti, senza alcuna voglia di approfondire la faccenda, hanno preso per oro colato fino a spiegarsi le origini della fedeltà di coppia, dell’istinto sociale connesso alle esigenze della caccia di gruppo et similia…fino a credere nella tesi che discendiamo in origine da un ANIMALE INSETTIVORO. Un insettivoro dal quale poi sarebbe disceso il ramo dei PRIMATI, ordine di cui fanno parte , con l’uomo,  tutte le scimmie antropomorfe (fatto che, esso da solo, già risale a cinque o sei milioni di anni fa). Teoria, quella dell’insettivoro, ORAMAI ABBANDONATA ALLA LUCE DI ULTERIORI RICERCHE E RITROVAMENTI   FILOGENETICI

Insomma, alla fine dei conti, tutte LE IPOTESI avanzate da Morris restano semplici ipotesi destituite da un vero fondamento scientifico. Bene è che l’Autore si sia cimentato in tal senso , ma sbagliato è che al libro si stia affidando un marchio di scientificità che assolutamente non merita.

E non ci voleva mica l’etologo per farci capire come “l’homo abilis” abbia specializzato la sua manualità per poter forgiare gli utensili e le armi necessarie alla sua sopravvivenza in un mondo abitato da carnivori più forti e più dotati di quanto lui non lo fosse… e così via.

Ma , tutto sommato, non è questo il principale problema. Il problema vero è che l’uomo NON PUÒ ESSERE RIDOTTO alla sola sua dimensione biologica ed alla sua ovvia animalità.

L’UOMO E’ un ANIMALE SIMBOLICO , come sosteneva Cassirer, e ciò che realizza e costruisce è concreto e reale al pari di quel mondo in cui è immerso.

Quel mondo che è figlio dell’operosità e dell’intelligenza umana – Il MONDO 3 (Popper) – non è meno suggestivo, produttivo, condizionante, generativo dell’albero, della montagna e del fiume.

Ma una tale questione merita ben altra attenzione e ad essa ci dedicheremo in tempi successivi.