La Disoccupazione nella Innovazione Tecnologica Europea

La Disoccupazione nella Innovazione Tecnologica Europea

di Paolo Antonio Manzelli <egocreanet2016@gmail.com>

 

Le profonde radici della disoccupazione manuale e del precariato intellettuale risalgono alla strategia Europea di Lisbona nel marzo 2000 fine di rendere l’Europa “l’economia più competitiva e dinamica del mondo basata sulla conoscenza.” che e stata proseguita e rimaneggiata nella attuale  “Strategia Europa 2020”.

 

Queste politiche di innovazione non hanno messo in evidenza come la innovazione tecnologica andava sistematicamente ad escludere il valore del capitale umano; cosi che tali strategie politiche si sono rivelate irresponsabili perche’  incuranti di come la automazione e la computer intelligence  avrebbero determinato una crescita della economia finanziaria  a discapito della  costante decrescita delle opportunita’ di lavoro.

 

L’ Europa competitiva e dinamica ha rivolto al suo interno la concorrenza tra i vari stati nazionali anziche’ rivolgerla preferenzialmente verso l’ estero . Alla concorrenza interna per il Profitto di ciascuna Nazione , ci ha costretto una Europa con una moneta “Double Face” :infatti da un lato è unitaria Europea mentre dall’ altra faccia è Nazionale . Cio significa che la concorrenza interna tra i paesi Europei, di differenziata potenza economica, ha determinato uno Spread monetario tra di essi.

 

Cosi che mentre si è fatto  credere alla gente di avere in tasca una moneta Unica in Europa in realta’ ogni Paese Europeo deve moltiplicare il valore unitario della faccia EU del conio per il coefficiente di Spead proprio di ciascuna Nazione. Cosi di fatto ogni Paese Europeo non ha una moneta Unica ma essenzialmente diversa nel suo valore effettivo di mercato e pertanto la differenza dello indicatore di “spread”’ va a favore dei paesi capaci di effettuare maggiori profitti dal mercato Europeo .

 

La responsabilita’ di questo stato di squilibrio delle economie in Europa, agisce sul deprimere la capacita produttiva e di sviluppo del lavoro dei paesi piu deboli , sta proprio nel aver accettato che in Europa fosse possibile una spietata concorrenza interna che si traduce in differenti velocita di sviluppo strategico dei paesi Europei, la quale è messa in perfetta evidenza fin dall’ origine dell’ Euro, dal conio DOUBLE FACE e al conseguente “Spread” , anziche essere rivolta verso le opportunita’ di innovazione del lavoro necessarie per realizzare una unione Europea capace di concorrere ad elevati livelli di conoscenza con il resto del mondo .

 

A peggiorare la situazione ha concorso l’ atteggiamento dell’ Italia favorevole alla globalizzazione dei mercati che ha condotto alla  attuale profonda crisi economica e che ha decretato un considerevole aumento dei tassi di disoccupazione e ad una maggiore domanda di protezione delle credito bancario e finanziari.

 

In risposta a tutto cio’ la politica del PD ed in particolare del governo Renzi , ha inteso aumentare la flessibilita’ del lavoro prima con la eliminazione dell art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, e poi con la recente riforma del (Jobs Act) per garantire sempre di piu’ la economia finanziaria e gli investimenti in innovazione tecnologica a detrimento dello sviluppo del capitale umano e sociale.

 

Questa flessibilita del lavoro adattandosi al mercato in favore del capitale finanziario, rischia una ulteriore della coesione sociale che incide nella possibilita’ democratica di ricercare e condividere nuove  soluzioni alternative  alla reale necessita’ di rapido cambiamento delle modalita’ di lavoro che fanno seguito alle trasformazioni indotte dallo sviluppo scientifico e tecnologico,  che viceversa   avrebbero ottimali potenzialita’ di migliorare le condizioni di vita della gente.

 

La trasformazione del sistema economico-produttivo  infatti oggigiorno  richiede anzitutto di un profonda rielaborazione della educazione sociale e una formazione altamente innovativa, tale che sia alla altezza del cambiamento e quindi capace di favorire una netta  “sostituzione” di nuove strategie di produzione: ad es la progressiva ed impellente sostituzione del petrolio con l’ Idrogeno ed un sempre piu’ ampio ricorso alle energie rinnovabili , cosi che produzione e consumi divengano a basso  dispersione energetica e con minimo impatto sulle risorse naturali per l’alto contenuto ecologico .

 

Questa strategia di innovazione è fondamentalmente  basata sul capitale umano in quanto è indirizzata allo sviluppo della moderna ” Economia Circolare” . (1)

 

EGOCREANET (NGO c/o Incubatore della Universita di Firenze)  è impegnata a promuovere la nuova strategia scientifica e culturale della “Economia Circolare”  curandone l’ impatto alternativo sulla evoluzione della educazione e delle competenze professionali al fine di  migliorare le opportunita di sviluppo del lavoro delle giovani generazioni nel quadro di un rinnovamento culturale e scientifico volto ad ampliare l’ impegno per attuare  politiche attive di cambiamento cosciente e responsabile del capitale umano per un futuro ancora basato su una societa  “Fondata sul Cambiamento del Lavoro” .

 

  • Economia circolare : http://www.caosmanagement.it/222-economia-circolare