Sciopero scrutini? I giuristi non hanno dubbi: i docenti rischiano la sanzione

da La Tecnica della Scuola

Sciopero scrutini? I giuristi non hanno dubbi: i docenti rischiano la sanzione

Roberto Alesse, presidente Autorità di garanzia sugli scioperi: l’accordo del 1999 proibisce la proclamazione di scioperi nelle giornate di valutazioni degli alunni, vigileremo affinché quelle norme vengano rispettate. Cesare Mirabelli, presidente emerito corte costituzionale: se lo sciopero è limitato dal garante, viene meno la legittimità di quell’assenza, che diventa dunque una inadempienza all’obbligo contrattuale.

Nelle stesse ore in cui i Cobas ufficializzano il blocco degli scrutini per fermare il ddl di riforma della scuola, in corrispondenza dei due giorni successivi al termine della scuola, con differenze per ogni regione, si alzano gli scudi in difesa del diritto degli alunni ad essere valutati. Ad iniziare da Roberto Alesse, presidente dell’Autorità di garanzia sugli scioperi, che in un’intervista al Corriere della Sera ribadisce quanto già detto nei giorni scorsi ai media: “di fronte all’eventuale violazione palese delle normative di settore si porrebbe il problema di ricorrere a quello strumento eccezionale, a tutela delle famiglie e degli studenti che hanno diritto ad una regolare conclusione del loro cicli di formazione”, sostiene il garante.

“L’Autorità di garanzia – chiarisce il giurista – non ha ricevuto alcuna comunicazione. Se arriveranno, esamineremo le carte. Ma a nessuno è dato muoversi al di fuori delle regole. I diritti degli utenti vanno tutelati”. Alesse ritiene che l’accordo del 1999 proibisce in modo categorico la proclamazione di scioperi in concomitanza con le giornate nelle quali si effettuano gli scrutini finali. “E noi vigileremo affinché quelle norme vengano rispettate”.

Gli dà manforte Cesare Mirabelli, presidente emerito della corte costituzionale, che in un’intervista, stavolta al Messaggero, ha spiegato che la priorità in queste occasioni è “tutelare il diritto degli studenti ad ottenere le valutazioni annuali deve essere una priorità”.

Secondo Mirabelli, “lo sciopero è un diritto collettivo costituzionalmente garantito. Naturalmente allo stesso tempo vanno tutelati i servizi pubblici essenziali. Dunque è tollerabile uno slittamento dei tempi previsti per gli scrutini ma non è accettabile che siano presi in ostaggio i diritti degli studenti che a fine corso aspettano una valutazione, specie se dovessero essere messi a rischio gli esami di stato”.

L’esperto di normativa, sottolinea come di fronte ad una proclamazione dello sciopero, l’autorità garante “può dare delle prescrizioni, ad esempio facendo slittare le date. Se queste vengono violate, scattano le sanzioni nei confronti delle organizzazioni sindacali che hanno violato il dispositivo”.

Cosa rischiano i singoli insegnanti se non rispettano la prescrizione del garante? “Se lo sciopero è stato vietato o limitato dal garante, viene meno la legittimità di quella assenza, che diventa dunque una inadempienza all’obbligo contrattuale, con conseguenze da valutare caso per caso. Ma non credo che si arriverà a tanto”.

“Un muro contro muro sarebbe inutile. Se i sindacati proclameranno uno sciopero e questo sarà inibito o accettato con limiti di salvaguardia, il valore politico della protesta sarà stato comunque capitalizzato”, l’ex presidente della Corte Costituzionale.

A spingere contro il boicottaggio degli scrutini c’è ovviamente la maggioranza del Pd, il partito da dove ha preso avvio la riforma: secondo il democratico Matteo Colaninno, “la mobilitazione decisa dai Cobas, che prevede il blocco degli scrutini per due giorni, appare francamente incomprensibile”, perché “il governo e la maggioranza hanno raccolto tutte le indicazioni costruttive che sono arrivate, dando vita a un testo equilibrato e che rappresenta un punto di svolta”. “Tutte le riforme sono perfettibili – conclude Colannino – ma occorre decidere se vogliamo irrobustire quel percorso di uscita dalla crisi che il nostro Paese ha intrapreso: non possiamo rimanere vittime dell’immobilismo”.

A certe condizioni il blocco degli scrutini è legittimo

da La Tecnica della Scuola

A certe condizioni il blocco degli scrutini è legittimo

Le condizioni sono sostanzialmente due: ciascun docente può scioperare al massimo per due giorni e dallo sciopero sono escluse le classi terminali della scuola secondaria. Già nel 2005 la Commissione di Garanzia considerò legittimo una proclamazione analoga a quella attuale dell’Unicobas in cui non è indicato il calendario preciso dello sciopero

Lo sciopero nei giorni degli scrutini, ove condotto secondo certe regole, è perfettamente legittimo.
Lo sostiene Stefano d’Errico, segretario nazionale Unicobas, che in un lungo comunicato diramato poche ore fa, invita gli altri sindacati (e soprattutto i Cobas che hanno già proceduto ad annunciare un proprio sciopero) a prestare molta attenzione alla forma e alle modalità della proclamazione.
La questione è effettivamente piuttosto complessa.
I Cobas, per esempio, hanno annunciato lo sciopero indicando con precisione il calendario specifico, diverso da regione a regione: in Emilia-Romagna e in Molise l’astensione è programmata per i giorni 8 e 9 giugno, per la Lombardia e il Lazio per il 9 e il 10 e così via, a seconda dei diversi calendari regionali.
Il fatto è – però – che le date degli scrutini non sono fissate dal calendario regionale ma possono essere decise dalle singole scuole, con l’unico vincolo che devono iniziare dopo il termine delle lezioni.
E così a Roma ci possono essere scuole primarie in cui si fanno gli scrutini il giorno 9 giugno e altre in cui si fanno il 12 o il 15.
A questo punto uno sciopero indetto nei giorni 9 e 10 potrebbe perdere buona parte della propria efficacia.
Ecco perché Unicobas già dal giorno 15 maggio aveva proclamato il proprio sciopero con una modalità diversa e cioè “per i primi due giorni di scrutinio di ogni singolo docente secondo le convocazioni nelle singole scuole dopo il termine delle lezioni (non contando le classi terminali, escluse dallo sciopero)”.
A chi fa osservare che gli scioperi devono essere sempre indetti con un calendario preciso, Stefano d’Errico replica: “Già anni addietro i confederali avevano usato una formula analoga e il Garante non ebbe nulla da ridire”.
In effetti, facendo una ricerca sul sito del Garante si scopre che a fine maggio del 2005 Cgil, Cisl e Uil indissero in Piemonte uno sciopero, sul quale il Garante non fece osservazioni, per il periodo che andava dall’8 al 18 giugno ricorrendo alla modalità che così veniva chiarita dalla Cisl Scuola del Piemonte: “l’astensione interesserà i primi 2 giorni previsti dal calendario degli scrutini predisposto da ogni singola istituzione scolastica; i singoli lavoratori aderiranno con scioperi articolati di durata oraria in coincidenza con l’inizio delle operazioni di scrutinio del consiglio di classe di cui fanno parte”.
Formulazione da cui, tra l’altro, consegue che se un insegnante romano è impegnato in un solo scrutinio il giorno 11 giugno dalle ore 10 alle ore 11 può benissimo scioperare solo per un’ora di quel giorno.
Su questo punto d’Errico insiste molto perché ritiene “la proclamazione dello sciopero e le informazioni da dare alla categoria devono essere chiare in modo da consentire che lo sciopero possa avvenire comunque, sia che i presidi convochino gli scrutini immediatamente nei due primi giorni successivi alla chiusura delle lezioni, sia che invece li convochino per la prima volta nel terzo, quarto, quinto giorno (etc.) successivo al termine delle lezioni”.
Per meglio comprendere la questione bisogna aggiungere che le riunioni dei consigli di classe per lo scrutinio finale sono valide solo se sono presenti tutti i docenti; basta quindi l’adesione allo sciopero di un solo docente perché sia necessario riconvocare il consiglio.
Peraltro, va anche detto che l’Unicobas è stato il sindacato ad aver indetto lo sciopero per primo e quindi le proclamazioni fatte successivamente ne dovranno tenere conto.
Adesso, quindi, non resta che attendere le osservazioni della Commissione di Garanzia che, forse un po’ troppo precipitosamente, aveva parlato nei giorni scorsi di illegittimità del blocco e di possibile precettazione del personale.

Graduatorie di istituto docenti integrate per abilitati oltre il termine

da La Tecnica della Scuola

Graduatorie di istituto docenti integrate per abilitati oltre il termine

L.L.

L’integrazione riguarda anche chi consegue il titolo di specializzazione per il sostegno agli alunni con disabilità, purché entro il 1 °febbraio ed entro il 1° agosto

Con la nota prot. n. 14578 del 13 maggio 2015 il Miur ha trasmesso il decreto prot. n. 248 del 4 maggio 2015 concernente l’integrazione delle graduatorie di II fascia del personale docente.

Il decreto consente, con cadenza semestrale, l’inserimento in II fascia delle graduatorie di circolo e di istituto dei docenti che conseguono il titolo di abilitazione oltre il previsto termine di aggiornamento collocandosi in un elenco aggiuntivo relativo alla rispettiva finestra di inserimento.

Nelle more degli aggiornamenti periodici delle graduatorie di istituto di II fascia, a tali docenti è dunquericonosciuta la precedenza assoluta per l’attribuzione delle supplenze dalla III fascia di istituto ove già inclusi nella citata fascia di istituto. In particolare, hanno titolo all’inclusione nella II fascia delle graduatorie di circolo e di istituto i docenti che conseguono il titolo di abilitazione entro il 1° febbraio e entro il 1° agosto di ciascun anno di vigenza del triennio di validità delle graduatorie. Oltre al titolo di accesso, sono valutabili i titoli di cui alla Tabella A allegata al D.M.n. 353/2014, posseduti alla data del 23 giugno 2014.

Negli stessi termini temporale è consentito agli aspiranti che abbiano conseguito il titolo di specializzazione per il sostegno agli alunni con disabilità, di inserirlo nelle graduatorie ove sono presenti per l’ attribuzione delle relative supplenze, senza tuttavia riconoscimento del relativo punteggio nelle more dell’aggiornamento.

Con successivo Decreto Direttoriale verranno comunicati, di volta in volta, termini e modalità per la presentazione delle istanze.

Scrima (Cisl): “Avanti con le iniziative unitarie”

da La Tecnica della Scuola

Scrima (Cisl): “Avanti con le iniziative unitarie”

 

Pantaleo sul Manifesto parla di blocco degli scrutini, ma in un comunicato del pomeriggio di domenica la posizione è più morbida. Scrima: “E’ strumentale interpretare le dichiarazioni di Annamria Furlan come un cambio di rotta”

Si complica (e non poco) la vicenda del blocco degli scrutini anche perchè dai sindacati rappresentativi arrivano messaggi non propriamente univoci.
Sul Manifesto di oggi, per esempio, compare una intervista al segretario nazionale della Flc-Cgil Mimmo Pantaleo che ribadisce l’intenzione di andare avanti con lo sciopero degli scrutini nei primi due giorni successivi all termine delle lezioni (e quindi con una proclamazione della protesta analoga a quella dei Cobas).
Ma il comunicato diramato nel pomeriggio è decisamente più morbito: “In assenza di risposte concrete le lotte continueranno a partire dai presìdi a Montecitorio e in tutta Italia del 18, 19 e 20 maggio. Non escludiamo nulla compresi ulteriori scioperi e non ci faremo intimidire da nessuno”.
Intanto dalla CislScuola arrivano alcune precisazioni in merito alla intervista ad Annamaria Furlan pubblicata oggi sulla Stampa e che ha fatto parlare anche di una possibile “rottura” dell’unità sindacale.
“E’ del tutto pretestuoso e strumentale – sostiene Francesco Scrima, segretario nazionale di CislScuola – il tentativo di accreditare inesistenti ‘cambi di rotta’, attraverso letture distorte e fuorvianti di un’intervista nella quale non vi è alcuna presa di distanza, e ancor meno smentita, rispetto al percorso che unitariamente si sta seguendo nel confronto in atto col governo per ottenere sostanziali modifiche al ddl in discussione alla Camera”.
Al contrario, secondo Scrima la rottura o l’indebolimento del fronte sindacale “è responsabilità che in questo momento ricade per intero su chiunque inneschi e alimenti polemiche pretestuose e strumentali, rischiando di vanificare per pura smania di protagonismo il patrimonio di credibilità e di forza costruito con una grande mobilitazione e uno sciopero così ampiamente condiviso”.
Secondo CislScuola, poi, in questa fase non ha molto senso “assumere come questione centrale del dibattito il cosiddetto ‘blocco degli scrutini’, offrendo al governo un comodo diversivo per distogliere l’attenzione dal cuore delle questioni su cui è invece indispensabile concentrare attenzione e impegno”.
Insomma il messaggio di Scrima è chiaro: la Cisl è per la prosecuzione di iniziative unitarie per ottenere il massimo possibile dal Governo, ma non fino al punto di arrivare al blocco degli scrutini.
Chi si vuole avventurare su questa strada si assume la responsabilità di rompere l’unità che si è costruita in queste settimane.

L’unità sindacale si è già liquefatta

da La Tecnica della Scuola

L’unità sindacale si è già liquefatta

Cisl-Scuola rompe il fronte che si era creato in occasione dello sciopero del 5 maggio.
E’ addirittura la segretaria nazionale della confedazione Annamaria Furlan ad annunciare che “non faremo da sponda ai Cobas”.  Adesso si tratta di capire cosa decideranno gli altri sindacati.

L’inedito “fronte” che si era creato in occasione dello sciopero del 5 maggio si sta già sgretolando, come peraltro era pressochè inevitabile: pensare che dallo Snals ai Cobas passando attraverso la Cgli, la Gilda e l’Unicobas possano essere tutti d’accordo sulle modalità di prosecuzione della “battaglia” contro il ddl sulla scuola fa parte più della fantapolitca che della realtà.
E infatti proprio poche ore fa la Cisl ha fatto sapere di non essere assolutamente disponibile a prendere in considerazione l’ipotesi di bloccare gli scrutini. Per dare maggior peso a questa decisione è uscita allo scoperto persino la segretaria nazionale Annamaria Furlan che ha dichiarato: “Nessuna sponda ai Cobas sul blocco degli scrutini, ma il governo deve rispettare l’impegno di dialogare con il sindacato. il blocco crea disagio alle famiglie e agli studenti. Ci stiamo spendendo per evitare una situazione così grave. Il governo e anche il sindacato devono assumersi le loro responsabilità”.
In effetti una protesta che veda uniti Bernocchi,  d’Errico, Nigi, Scrima e tutti gli altri segretari nazionali non sarebbe molto realistica. D’altra parte anche nei giorni scorsi Cisl Scuola non si era esposta più di tanto facendo appunto intuire di non voler assumere posizioni troppo estreme.
A questo punto, però, bisognerà vedere cosa decideranno gli altri sindacati: già in occasione dello  sciopero del 5 maggio, per esempio, Massimo Di Menna (Uil-Scuola) e Rino Di Meglio (Fgu-Gilda) aveva fatto sapere di essere intenzionati a proseguire nella protesta arrivando anche alla sciopero degli scrutini. E anche Mimmo Pantaleo della Flc e Marco Paolo Nigi dello Snals si erano pronunciato in questa direzione. Ma adesso il passo indietro della Cisl fa sorgere un problema di non facile soluzione: Cgil e Uil manterranno fede agli annunci dei giorni scorsi o si allineeranno alla scelta della Cisl per evitare di rompere del tutto quella parvenza di unità sindacale che sembrava essere rinata il 5 maggio?

Better life 2015 – Istruzione

OECD – Better life 2015

betterlife

Istruzione

Contesto

L’istruzione svolge un ruolo fondamentale nel trasmettere a ciascun individuo le conoscenze, qualifiche e competenze di cui ha bisogno per partecipare attivamente alla vita sociale ed economica. Inoltre, può migliorare la vita delle persone in ambiti come la salute, l’impegno civico, la partecipazione politica e la felicità. Gli studi mostrano che le persone istruite vivono più a lungo, partecipano in modo più attivo alla vita politica e della comunità in cui vivono, commettono meno reati e sono meno dipendenti dai sussidi sociali.

Anni d’istruzione

In un’economia della conoscenza in costante evoluzione, lo scopo dell’istruzione è l’acquisizione di competenze per la vita. Ma quanti anni di scuola, di università o di formazione occorreranno alle generazioni future per acquisirle? A giudicare dalla proporzione di persone di età compresa tra i 5 e i 39 anni iscritte a scuola o all’università, la risposta è che in media le popolazioni dei Paesi dell’OCSE possono sperare di compiere 17,7 anni di studio. I risultati variano da 14,4 anni in Messico, a circa 20 anni in Islanda.

Livello d’istruzione

Possedere un buon livello d’istruzione migliora considerevolmente le possibilità di trovare un lavoro e guadagnare bene. Le persone con un livello d’istruzione elevato sono meno colpite dalla disoccupazione, perché in genere le loro qualifiche sono molto richieste sul mercato del lavoro. La remunerazione lungo tutto l’arco della vita aumenta ugualmente in funzione del livello di studi conseguito.

Inoltre, le competenze richieste dal mercato del lavoro sono sempre più basate sulla conoscenza. Questo cambiamento nella domanda ha fatto sì che un diploma di scuola secondaria superiore, o di maturità, sia il titolo minimo per ottenere un lavoro in quasi tutti i Paesi membri dell’OCSE. Le percentuali di diplomati della scuola secondaria superiore danno, in questo senso, una buona indicazione della capacità di ciascun Paese a preparare i propri studenti alle esigenze minime del mercato del lavoro.

In media, nei Paesi dell’OCSE, il 75% degli adulti di età compresa tra i 25 e i 64 anni, ha completato gli studi secondari superiori. Tale percentuale è leggermente più alta per gli uomini, poiché il 76% di essi completa gli studi secondari superiori, a fronte del 75% delle donne. Nei 29 Paesi dell’OCSE e nella Federazione Russa, almeno il 60% della popolazione di età compresa tra i 25 e i 64 anni ha completato almeno gli studi secondari superiori. In alcuni Paesi, è esattamente l’opposto: in Messico, Portogallo e Turchia almeno il 60% della popolazione compresa tra i 25 e i 64 anni non ha completato gli studi secondari superiori. Le donne hanno tuttavia maggiori possibilità, rispetto agli uomini, di conseguire una laurea o un diploma di istruzione terziaria nella maggior parte dei Paesi dell’OCSE, e ciò rappresenta un’inversione di tendenza rispetto al passato. In media, nei Paesi dell’OCSE, il 35% delle donne di età compresa tra i 25 e i 64 anni ha conseguito un titolo di studio universitario a fronte del 31% degli uomini.

Competenze degli studenti

Sebbene importanti, i tassi di conseguimento di un diploma dicono poco sulla qualità dell’insegnamento ricevuto. Il Programma internazionale per la Valutazione degli Studenti (PISA) esamina in che misura gli studenti hanno acquisito, alla fine della scuola obbligatoria (in genere intorno ai 15 anni) alcune conoscenze e competenze, in particolare in lettura, matematica e scienze, essenziali per una piena partecipazione alla società moderna.

Nel 2012,il programma PISA ha valutato gli studenti di 65 paesi, compresi i Paesi membri dell’OCSE, il Brasile e la Federazione Russa. I test hanno valutato le loro competenze in lettura, matematica e scienze. Gli studi mostrano che queste competenze costituiscono degli indicatori più attendibili del livello di benessere economico e sociale rispetto al numero di anni di scuola o d’insegnamento post-scolastico. Lo studente medio nell’area OCSE ha ottenuto un punteggio di 497. Le ragazze hanno ottenuto risultati migliori dei ragazzi in tutti i Paesi, tranne che in Cile, Giappone e Lussemburgo. In media nei Paesi dell’OCSE, le ragazze hanno ottenuto un punteggio di 501 a fronte di un punteggio di 493 per i ragazzi. Tale divario tra ragazze e ragazzi è ancora più ampio in Estonia, Finlandia, Francia, Grecia, Islanda, Israele, Norvegia, Polonia, Slovenia, Svezia, Turchia e Federazione Russa.

Giappone e Corea sono i Paesi dell’OCSE in testa alla classifica, con un punteggio rispettivo di 542 e 540 punti. Seguono la Finlandia (529), l’Estonia (526), il Canada (522) e la Polonia (521). In fondo alla classifica, il Messico con un punteggio medio di 417. Il divario tra il primo e l’ultimo Paese dell’OCSE classificato è quindi di 125 punti. Il divario con il Brasile è ancora più ampio: 140 punti separano il punteggio medio del Brasile e della Corea.

I sistemi scolastici più efficaci riescono a trasmettere un insegnamento d’alta qualità a tutti gli studenti. In Estonia, Islanda e Norvegia, ad esempio, gli studenti ottengono buoni risultati a prescindere dal contesto socioeconomico. In Francia, Nuova Zelanda e nella Repubblica Ceca, invece, il divario tra gli studenti provenienti da contesti socioeconomici più elevati e gli studenti provenienti da contesti socioeconomici più disagiati è di oltre 125 punti, un dato che suggerisce che il contesto socioeconomico degli studenti ha un impatto sui loro risultati. In media, nei Paesi dell’OCSE, il divario tra studenti provenienti da contesti socioeconomici più avvantaggiati e studenti provenienti da contesti socioeconomici più svantaggiati è di 96 punti.


ITALIA

Principali risultati

Una popolazione dotata di un buon livello di istruzione e di formazione è molto importante per il benessere sociale ed economico di un Paese. L’istruzione ha un ruolo fondamentale nel trasmettere alle persone conoscenze, qualifiche e competenze necessarie per partecipare attivamente alla società e alla vita economica. Possedere un buon livello d’istruzione migliora considerevolmente le opportunità di trovare un lavoro e di guadagnare bene.

Gli Italiani possono sperare di compiere 16,8 anni di studio, tra i 5 e i 39 anni, ossia un numero inferiore di anni rispetto alla media dell’OCSE pari a 17,7.

Possedere un diploma di scuola media secondaria è diventato sempre più importante in tutti i Paesi, da quando le competenze richieste dal mercato del lavoro sono sempre più basate sulla conoscenza. Le percentuali di diplomati della scuola secondaria superiore danno, in questo senso, una buona indicazione della capacità di ciascun Paese a preparare i propri studenti alle esigenze minime del mercato del lavoro. In Italia, il 57% degli adulti di età compresa tra i 25 e i 64 anni ha completato gli studi secondari superiori, ovvero una percentuale nettamente inferiore alla media dell’OCSE pari al 75%.Nei Paesi dell’OCSE, un percentuale leggermente più alta di uomini ha un diploma di scuola secondaria superiore rispetto alle donne dello stesso gruppo di età. In Italia, invece, il 59% delle donne ha completato con successo l’istruzione secondaria superiore, a fronte del 56% degli uomini. Anche a livello di istruzione terziaria, una percentuale più elevata di donne completa gli studi universitari rispetto agli uomini, il 18% e il 14% rispettivamente. Tale differenza 4 punti percentuali è in linea con la media dell’area OCSE.

Sebbene importanti, i tassi di conseguimento di un diploma dicono poco sulla qualità dell’insegnamento ricevuto. Il Programma internazionale per la Valutazione degli Studenti (PISA) esamina in che misura gli studenti hanno acquisito, alla fine della scuola obbligatoria (in genere intorno ai 15 anni) alcune conoscenze e competenze, in particolare in lettura, matematica e scienze, essenziali per una piena partecipazione alla società moderna. Nel 2012,il programma PISA ha valutato le competenze in lettura, matematica e scienze degli studenti, poiché gli studi mostrano che tali competenze costituiscono degli indicatori più attendibili del livello di benessere economico e sociale rispetto al numero di anni trascorsi a scuola.

In Italia, il punteggio medio ottenuto dagli studenti in lettura, matematica è pari a 490, ovvero inferiore alla media dell’OCSE pari a 497. Le ragazze superano mediamente i ragazzi di 6 punti, un divario inferiore alla media dell’area OCSE pari a 8 punti.

I sistemi scolastici più efficaci riescono a trasmettere un insegnamento d’alta qualità a tutti gli studenti. In Italia, il divario medio tra studenti provenienti da contesti socioeconomici più avvantaggiati e studenti provenienti da contesti socioeconomici più svantaggiati è pari a 83 punti, ovvero inferiore alla media di 96 punti dell’area OCSE. Tale dato sembra indicare che il sistema scolastico italiano fornisce un accesso relativamente equo a un’istruzione di alta qualità.

Politiche migliori per vite migliori

Educazione tra pari per gli studenti a rischio

L’istituto d’istruzione superiore “Filippo Bottazzi” di Casarano, in provincia di Lecce, ha istituito un programma di educazione tra pari in cui gli studenti delle classi superiori fanno da tutor agli studenti più giovani a rischio. Circa il 35% degli studenti della scuola provengono da contesti disagiati e la scuola registra un tasso medio di abbandono scolastico del 30%.

I tutor sono scelti tra i volontari che mostrano grande motivazione per il programma e sono dotati di competenze sociali. Frequentano un corso di formazione prima di fornire assistenza didattica.

I tutor interagiscono con gli studenti non solo durante le lezioni in classe, ma anche durante le giornate di orientamento e le attività ricreative.

Il progetto ha dato ottimi risultati in termini di aumento del livello d’impegno degli studenti nelle attività scolastiche (+18%), autostima (+22%) e senso del benessere a scuola (+25%) rispetto all’anno precedente. Esistono inoltre numerose indicazioni dell’aumentata efficacia in termini di abilità legate alle competenze sociali e comportamentali come la comunicazione (+ 18%), la condivisione e la collaborazione (+21%). Il tasso di abbandono scolastico è notevolmente diminuito (-8%). Livelli di soddisfazione più elevati (+32% rispetto ai dati precedenti) si registrano anche tra gli insegnanti.