Edilizia scolastica: sbloccati 905 milioni per 1.300 interventi

Edilizia scolastica, Giannini firma decreto:
“Varata la prima Programmazione nazionale pluriennale.
Sbloccati 905 milioni per 1.300 interventi”

“L’edilizia scolastica è sempre stata una priorità di questo governo e continua ad esserlo. Lo dimostra il decreto che ho firmato oggi grazie al quale, per la prima volta, il nostro Paese si dota di una Programmazione nazionale pluriennale di interventi sulla base delle priorità indicate dalle Regioni nei piani che ci hanno inviato a fine aprile e che oggi approviamo definitivamente”. Così il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini.

La Programmazione 2015/2017 ammonta a 6.368 interventi richiesti dalle Regioni (sulla base delle priorità indicate dagli enti locali) per un fabbisogno totale di 3,7 miliardi. I primi 1.300 interventi saranno coperti subito grazie ai 905 milioni dei mutui agevolati che le Regioni potranno accendere, con oneri di ammortamento a carico dello Stato, con la Bei (Banca europea per gli investimenti) e la Cassa depositi e prestiti. Il decreto firmato oggi, dando il via libera alla Programmazione unica nazionale, sblocca la spesa di questa somma. Fra i primi 1.300 interventi che saranno realizzati circa il 25% riguarda nuove costruzioni, il rimanente 75% è relativo a manutenzione e ristrutturazione di edifici esistenti.

“La Programmazione unica nazionale di cui l’Italia si dota oggi per la prima volta – spiega Giannini – scatta la fotografia delle necessità delle scuole e ci consente di fare quello che in passato non si è fatto: individuare in anticipo e su più annualità consecutive gli interventi da realizzare. Fino ad oggi si stilavano graduatorie ad hoc per ciascuna linea di finanziamento. Ora avremo una sola lista di priorità su cui investire le risorse che avremo a disposizione. Questo ci aiuterà a spendere meglio e più velocemente le risorse. Un approccio sistematico, un risultato importante – chiude il Ministro – che fa il paio con le novità sull’edilizia scolastica contenute nel disegno di legge ‘La Buona Scuola’ dove stanziamo 10 milioni in più all’anno per i mutui agevolati e 40 milioni per i controlli sui controsoffitti, dove recuperiamo risorse non spese in passato e sblocchiamo 300 milioni per la costruzione di scuole innovative”.

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Maturità, firmata l’ordinanza sugli Esami di Stato

Maturità, firmata l’ordinanza sugli Esami di Stato
Il 5 giugno on line le Commissioni
Prima prova il 17 giugno alle 8.30

Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini, ha firmato l’annuale Ordinanza con le indicazioni organizzative ed operative per lo svolgimento degli Esami di Stato.

La Maturità 2015 vedrà debuttare gli indirizzi della riforma delle superiori avviata nell’anno scolastico 2010/2011. Una novità recepita dall’ordinanza soprattutto per quanto riguarda la seconda prova scritta dove approdano materie come danza, musica, design, legate ai nuovi indirizzi.

A partire dal prossimo 3 giugno saranno pubblicate sul portale SIDI, accessibile agli Uffici Scolastici Regionali e alle scuole, le commissioni d’Esame che saranno poi visibili a tutti sul sito del Miur a partire dal 5 giugno (http://www.istruzione.it/esame_di_stato/index.html).

La prima riunione plenaria delle commissioni è fissata per il 15 giugno alle ore 8.30. Quest’anno, visto il debutto degli indirizzi della riforma all’Esame, sono molto rilevanti le riunioni territoriali di coordinamento dei Presidenti di commissione con gli Uffici Scolastici Regionali per fornire indicazioni e chiarimenti alle commissioni.

La prima prova scritta, italiano, avrà luogo mercoledì 17 giugno 2015 alle ore 8.30, per una durata massima di 6 ore. La seconda prova è in calendario giovedì 18 giugno alle ore 8.30. La durata è per tutti di 6 ore, tranne che per alcuni indirizzi come il Liceo musicale, coreutico, artistico, dove la prova si svolge in  due o più giorni. La terza prova, diversa per ciascuna scuola, è in calendario lunedì 22 giugno alle 8.30. La commissione, nella terza prova,  tiene conto, ai fini dell’accertamento delle competenze, abilità e conoscenze, anche delle eventuali esperienze condotte in alternanza scuola lavoro, stage e tirocinio, e della disciplina non linguistica insegnata tramite la metodologia CLIL, come descritte nel documento del Consiglio di classe. Anche il colloquio orale potrà partire da eventuali esperienze condotte in alternanza o in tirocinio.

L’ANP non è “garante dell’interesse generale”

L’ANP non è “garante dell’interesse generale”

L’ANP ha ritenuto di dover fornire indicazioni per il regolare svolgimento degli scrutini finali 2015. Al di là delle argomentazioni di tipo organizzativo e giuridico in essa contenute, e della loro fondatezza, ciò che non è accettabile è che sia l’ANP a farsi carico di “garantire l’interesse generale dell’utenza” messo a rischio dalle azioni di sciopero indette dai sindacati maggiormente rappresentativi del comparto scuola.

Tali azioni, come espressamente indicato nella nota di proclamazione dello sciopero, sono in realtà indette “nel pieno rispetto delle disposizioni di legge e contrattuali, salvaguardando le legittime aspettative di studenti e famiglie”; non vi è dunque alcuna necessità di particolari inviti alla vigilanza da parte di sedicenti garanti dell’interesse generale, essendo a tal fine ampiamente sufficienti le norme di legge e contrattuali alle quali responsabilmente le organizzazioni sindacali si stanno attenendo.

In tale contesto, la nota dell’ANP suona addirittura irriguardosa nei confronti dei dirigenti scolastici, ai quali non mancano certo l’intelligenza e il discernimento per assumere, in questa circostanza, i comportamenti necessari per contemperare l’esercizio del diritto di sciopero con l’esigenza di un “regolare svolgimento degli scrutini finali 2015”, dando a intendere che il fine dell’azione di sciopero sia quello, mai dichiarato, di vederne compromessa la regolarità. Per questo, essa appare una deliberata provocazione, volta a creare un clima di divisione e tensione, laddove ci sarebbe bisogno di dialogo e confronto sui problemi di merito che sono al centro delle preoccupazioni dei lavoratori della scuola.

Pensare di strumentalizzare l’azione di protesta sindacale  presentandola come “destabilizzante”, con i dirigenti scolastici costretti a farsi carico da soli di “garantire l’interesse generale” messo a rischio dai sindacati stessi, non è solo sbagliato, ma irresponsabile.

Si tratta con tutta evidenza di una rappresentazione volutamente distorta della realtà, non rispondente né ai fatti né alle intenzioni di organizzazioni che sono peraltro ampiamente rappresentative anche  dei dirigenti scolastici, i quali condividono ragioni e obiettivi di una mobilitazione non rivolta contro di loro, ma contro un’idea di scuola, e delle relazioni fra i soggetti che vi operano, sbagliata e controproducente anche rispetto alla giusta esigenza di veder valorizzata in modo adeguato la funzione dirigente.

Per sostenere la richiesta di introdurre in questo senso al disegno di legge in discussione oggi al Senato i necessari cambiamenti, obiettivo condiviso anche da un vasto arco di organizzazioni rappresentative del corpo professionale e dell’utenza, è indetta la mobilitazione dei sindacati scuola, e in essa le azioni di sciopero proclamate in concomitanza con le operazioni di scrutinio. Un modo responsabile di fare sindacato, un modo responsabile per sostenere e promuovere la migliore scuola possibile, quella fondata sulla condivisione e sulla cooperazione fra le diverse figure, non su dannose contrapposizioni.

Flc CGIL, Domenico Pantaleo
CISL  Scuola, Francesco Scrima
UIL  Scuola, Massimo Di Menna
SNALS  Confsal, Marco Paolo Nigi
GILDA Unams, Rino Di Meglio

Scuola, Università e Democrazia

Roma, seminario su “Scuola, Università e Democrazia”

 

In un incontro seminariale, svoltosi presso Sala Santa Maria in Aquiro, del Senato della Repubblica, ieri 28 maggio 2015, sono stati evidenziati molti punti che presentano criticità sotto il profilo costituzionale.

 

Si è svolto a Roma presso la Sala Santa Maria in Aquiro, del Senato della Repubblica l’incontro seminariale organizzato dall’Associazione Nazionale Docenti (AND) su: “Scuola, Università e Democrazia”. Nel seminario è stato trattato il Disegno di legge AS 1934 di “Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti”.

Il progetto di legge, contro il quale si è mobilitato, come non mai, il mondo della scuola, studenti e genitori, e gran parte della società civile, è stato esaminato da parte di giuristi ed esperti, parlamentari e rappresentati del mondo associativo dei docenti.

I lavori sono stati coordinati da Valeria Bruccola, mentre le relazioni sono state svolte da Giuseppe Bagni, presidente del CIDI, da Francesco Greco, presidente dell’Associazione Nazionale Docenti e da Ferdinando Imposimato, presidente onorario aggiunto della suprema Corte di Cassazione. Particolarmente preciso ed efficace l’intervento di Imposimato il quale ha smontato punto per punto l’impianto del DDL appena approdato all’esame della Commissione Istruzione del Senato. Il presidente Imposimato ha rilevato evidenti elementi di criticità in aperto contrasto, tra gli altri, con gli articoli 33 e 97 della Costituzione, tanto da rendere possibile il ricorso alla Consulta, qualora dovesse diventare legge.

La senatrice Enza Blundo del Movimento Cinque Stelle è intervenuta affermando che il progetto di riforma del Governo rappresenta un attacco inaudito all’intero ordinamento scolastico italiano.

Nel suo intervento l’onorevole Stefano Fassina, deputato del PD, ha detto di ritenere molto importanti le iniziative di protesta perché tengono alta l’attenzione sulla scuola. Per parte sua, sosterrà insieme ad altri colleghi del PD azioni volte ad eliminare i punti critici del progetto di legge. Anche il senatore Walter Tocci del PD nell’incontrare i rappresentanti dell’AND, ha assicurato il proprio impegno nella discussione in Senato, affinché vengano apportati correttivi adeguati al progetto di riforma della scuola.

Fra gli intervenuti al seminario molti hanno comunque sostenuto la necessità di promuovere azioni di lotta ancora più incisive di quelle finora attuate, di dar luogo, in sostanza, a una vera e propria resistenza civile ormai assolutamente necessaria, visto il muro opposto dal Governo ad ogni richiesta di modifica.

Insomma, un incontro particolarmente intenso che contribuisce a tenere alto il livello del dibattito in atto sulla scuola italiana e sull’opposizione al progetto di riforma, che interviene a poche ore dall’audizione dell’AND in Commissione del Senato, nella quale è stato richiesto con estrema chiarezza il ritiro del Decreto legge del governo, che mira a smantellare completamente la scuola quale componente integrante di un sistema di valori, definito nella Carta Costituzionale che interpreta e afferma i principi imprescindibili dello Stato democratico.

Il corto-circuito della Buona Scuola

IL CORTO-CIRCUITO DELLA BUONA SCUOLA

di Giuseppe Guastini

 

Il DdL sulla buona scuola va avanti; ma intanto….

 

1° CORTOCIRCUITO: LA QUESTIONE DEL TETTO DI SPESA DEI LIBRI DI TESTO

                                    SCOLASTICI (QUANDO IL MIUR FA SCIOPERO)

 

COME E’ O DOVREBBE ESSERE IL   CORTOCIRCUITO
“ ….il tetto di spesa relativo alla dotazione libraria per le classi 1^ e 2^ di scuola secondaria di 1° grado e le classi 1^, 2^, 3^ e 4^ di scuola secondaria di 2° grado, che sarà definito con decreto ministeriale…” .Dalla CM 3690/2015 1) Il decreto ministeriale annunciato non è mai pervenuto, quindi le scuole non sanno quale tetto applicare (quello del 2012 incrementato dell’inflazione ?).2) Se cercate, presso qualsiasi libreria italiana, con libri di qualsiasi casa editrice, di mettere insieme la dotazione libraria necessaria per una classe 1^ di scuola sec. 1° grado, stanti i prezzi di mercato, non riuscirete mai a stare entro il tetto di spesa.

Ne segue che le scuole sono costrette a espedienti quali “libri consigliati” o, in qualche caso, persino a rinunciare a libri di testo (scuola senza libri: davvero “buona scuola”!).

Ma il MIUR ignora il problema.

(In alcune scuole i docenti hanno dichiarato lo sciopero dei libri di testo; in questo caso lo scioperante sembra proprio essere il MIUR).

 

 

2° CORTOCIRCUITO: AMMINISTRAZIONE TRASPARENTE (LO SCIOPERO CONTINUA)

Il 31/1/2014 scadevano i termini per i complessi adempimenti previsti dal “decreto trasparenza” (D.Lvo. 33/2013); tuttavia il 29 gennaio (NB: 2 giorni prima) il MIUR emana una curiosa e irrituale nota di “sospensione”.

 

COME E’ O DOVREBBE ESSERE IL   CORTOCIRCUITO
“…Tuttavia, considerata la specificità del settore della scuola…. è stata portata all’attenzione del Ministero per la pubblica amministrazione…. e dell’A.N.A.C. (Autorità nazionale anticorruzione) la necessità di individuare misure opportune di adattamento della suddetta normativa alla complessa realtà delle istituzioni scolastiche.                                     Tale esigenza è stata condivisa dai soggetti interpellati e….si è concordato che tutte le indicazioni per l’applicazione delle norme sopra richiamate alle scuole fossero inserite in un apposito atto aggiuntivo al Piano Nazionale Anticorruzione, che… è in corso di definizione.                                                         Tanto premesso, si richiede a codesti uffici (NB: la nota non è indirizzata alle scuole ma agli USR; ndr), nelle more della definitiva adozione del suddetto atto aggiuntivo…. di astenersi dall’adottare qualsiasi indicazione alle istituzioni scolastiche relativamente alle tematiche della trasparenza e dell’anticorruzione e di sospendere le iniziative eventualmente già avviate in merito….”                                           Dalla nota MIUR prot. 276 del 29/1/2014. Il preannunciato “atto aggiuntivo” non è mai pervenuto e le scuole sono rimaste in una condizione di “sospensione” e di incertezza a tempo indeterminato. Da quel 29 gennaio nessuna ulteriore indicazione è pervenuta da parte del MIUR.

3° CORTOCIRCUITO: L’APPLICAZIONE DEL D.L.vo 81/2008 (SICUREZZA NEI LUOGHI DI

                                     LAVORO) ALLE SCUOLE; UNO SCIOPERO LUNGO 3 ANNI

 

COME E’ O DOVREBBE ESSERE IL   CORTOCIRCUITO
Il D.L.vo 81/2008 prescrive regole molto severe e impegnative (e costose) per mantenere alto lo standard di sicurezza nei luoghi di lavoro; tuttavia, per ambienti con livelli di rischio più bassi, il legislatore ha previsto la possibilità di adottare misure meno stringenti e più adeguate a tali livelli di rischio (e meno onerose): 

Art. 3, comma 2: “Nei riguardi….degli istituti di istruzione ed educazione di ogni ordine e grado…le disposizioni del presente decreto legislativo sono applicate tenendo conto delle effettive particolari esigenze connesse al servizio espletato o alle peculiarità organizzative… individuate entro e non oltre ventiquattro mesi (poi prorogati a 36; ndr) dalla data di entrata in vigore del presente decreto legislativo con decreti emanati…..dai Ministri competenti….

3. ………….decorso inutilmente tale termine, trovano applicazione le disposizioni di cui al presente decreto”.

I “ministri competenti” non hanno mai emanato i decreti di adattamento alle scuole, le quali, essendo ormai scaduti i 36 mesi, sono obbligate ad applicare anche non poche inutili e costose misure restrittive (la più clamorosa è quella che equipara gli alunni delle classi 2.0 o con LIM a “lavoratori”, con conseguente obbligo di formazione per alunni – vi immaginate un corso standard per lavoratori a bambini di prima ? – e docenti i quali, di conseguenza, sono automaticamente equiparati a “preposti”).

 

 

 

4° CORTOCIRCUITO: ISTITUTI COMPRENSIVI E OMNICOMPRENSIVI CLANDESTINI

                                   (SCIOPERO A TEMPO INDETERMINATO)

 

COME E’ O DOVREBBE ESSERE IL   CORTOCIRCUITO
1) Gli Istituti comprensivi (I.C.) sono ormai il format prevalente nel 1° ciclo di istruzione.2) Da oltre un decennio si stanno sempre più diffondendo anche gli I.O. (istituti omnicomprensivi) che riuniscono la scuola dell’infanzia, primaria, secondaria di 1° e 2° grado in un’unica istituzione scolastica. 1) Se però cercate nelle norme ordinamentali scolastiche (cfr i DPR 81 e   89 del 2009) l’I.C. non compare mai; per l’ordinamento scolastico è un’istituzione fantasma.Non essendo mai state emanate norme sugli IC, ne è derivata la proliferazione dei cosiddetti “istituti scomprensivi”, ottenuti per effetto delle più strampalate forme di aggregazione di plessi e sedi scolastiche.

2) Ancora peggio è andata ai tanti I.O. italiani: non soltanto non sono previsti dagli ordinamenti ma addirittura sono tutti commissariati perché in oltre 10 anni a nessuno al MIUR è venuto in mente di disciplinare l’elezione del consiglio d’istituto in tali scuole.

Se davvero il desiderio del MIUR fosse quello della “buona scuola” ci sarebbe già ora molta materia da “buonificare”.

LA BUONA SCUOLA INSEGNA A RISOLVERE I PROBLEMI

LA BUONA SCUOLA INSEGNA A RISOLVERE I PROBLEMI

Alla Palestra dell’Innovazione della Fondazione Mondo Digitale gli studenti di tutta Italia si contendono il titolo di campioni olimpici di problem solving. La settima edizione dell’iniziativa promossa dal Miur coinvolge 63 squadre di scuola primaria e secondaria che si affrontano per la sfida finale a colpi di nozioni di informatica e sintesi logica.

L’appuntamento con le Olimpiadi di Problem Solving. Informatica e pensiero algoritmico nella scuola dell’obbligo è per sabato prossimo 30 maggio, alle 10, a Roma in via del Quadraro 102. Dopo una fase preliminare di gara che ha visto la partecipazione di circa 4.000 squadre di tutta Italia, i vincitori delle competizioni regionali si contendono nella finalissima il titolo di campione nazionale. L’iniziativa, promossa dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, nasce con l’obiettivo di favorire lo sviluppo delle capacità di problem solving nei giovani, valorizzare le eccellenze presenti nel mondo scolastico e sollecitare la diffusione dell’informatica come disciplina scientifica e strumento di formazione concettuale.

Le competizioni si svolgono all’Istituto comprensivo Viale dei Consoli 16 e nella Palestra dell’Innovazione della Fondazione Mondo Digitale, negli spazi dedicati all’apprendimento esperienziale e all’esercizio delle digital e soft skills, fondamentali per vivere e lavorare nel 21°secolo. La manifestazione intende infatti allineare istruzione e formazione alle nuove richieste del mercato del lavoro, proponendo agli studenti percorsi formativi che sviluppino competenze digitali e trasversali. L’obiettivo è sensibilizzare i giovani allo studio dell’informatica come metodo concettuale che consente di formalizzare e risolvere problemi in ogni campo. In 90 minuti le 63 squadre finaliste si sfidano in prove di crescente difficoltà articolate tra le varie aree disciplinari di base e orientate all’impiego e allo sviluppo delle competenze fondamentali del problem solving.

Intervengono all’iniziativa per augurare il proprio in bocca al lupo agli studenti in gara Edvige Mastantuono, direzione generale ordinamenti scolastici Miur, e Alfonso Molina, professore di Strategie delle Tecnologie all’Università di Edimburgo e direttore scientifico della Fondazione Mondo Digitale. Ulteriori informazioni sono disponibili su www.olimpiadiproblemsolving.com

Maturità 2015, ministero: “Vietato uso di smartphone e web”. Vigilerà la Polizia

da Il Fatto Quotidiano

Maturità 2015, ministero: “Vietato uso di smartphone e web”. Vigilerà la Polizia

Questo potrebbe essere ricordato come l’anno più difficile per i “furbetti”. I controlli saranno ancora più serrati che nel 2014: “Nel corso delle prove scritte – si legge nella circolare ministeriale contenente le disposizioni tecnico operative per la prova di Stato – dovrà essere disattivato il collegamento alla rete Internet di tutti i computer presenti nelle sedi scolastiche. Inaccessibili aule e laboratori di informatica”

Maturità 2015, tolleranza zero per i «furbetti» del telefonino

da Corriere.it

Maturità 2015, tolleranza zero per i «furbetti» del telefonino

Le regole per l’esame: al bando cellulari e smartphone. Chi copia verrà espulso dalle prove. Nelle scuole disattivata la connessione Internet. Tutti gli adempimenti

di Antonella De Gregorio

Venti giorni all’esame. E mentre i ragazzi mettono a punto preparazione e tesine, inizia il conto alla rovescia anche per prof e dirigenti, che hanno ricevuto in queste ore la circolare con le disposizioni «operative e organizzative» perché tutti funzioni nei giorni della maturità. Un documento in capitoli, che dedica attenzione in particolare alle modalità di invio, tramite il plico telematico, delle tracce delle prove scritte degli esami; all’individuazione di locali idonei allo svolgimento degli esami; alle attrezzature che dovranno essere messe a disposizione delle commissioni (telefoni, fax, stampanti, fotocopiatrici «perfettamente funzionanti»). E che si dilunga in particolare sull’utilizzo di cellulari e smartphone durante lo svolgimento delle prove. Guerra ai «furbetti», è la linea del Miur. Che impone ai presidenti delle commissioni e ai commissari controlli rigidi.

Guerra ai «copioni»

Niente «cellulari, smartphone di qualsiasi tipo, dispositivi di qualsiasi natura e tipologia in grado di consultare file, di inviare fotografie ed immagini, nonché apparecchiature a luce infrarossa o ultravioletta di ogni genere», sta scritto. Niente «palmari, pc, in grado di collegarsi all’esterno degli edifici scolastici tramite connessioni wireless o alla normale rete telefonica». E «collegamento alla rete Internet disattivato per tutti i computer presenti all’interno delle sedi scolastiche interessate dalle prove scritte». Saranno resi inaccessibili aule e laboratori di informatica. Copiare, insomma, sarà una mission impossible. E l’esclusione dalle prove una minaccia reale. Anche perché insieme agli insegnanti, sulle prove vigilerà anche la Polizia delle comunicazioni, che controllerà i dati in entrata e in uscita dalle scuole e i siti che pubblicano in anticipo le soluzioni.

L’esame

Si scaldano i motori, insomma. I «saranno maturi 2015» attendono di conoscere i nomi dei commissari esterni, per far partire la caccia alle informazioni che potrebbero tranquillizzarli. Si parte mercoledì 17 giugno con la prima prova scritta, il tema di italiano, con le tracce uguali per tutti gli istituti e diverse tipologie a scelta. Si continua giovedì 18 giugno con la seconda prova scritta, che prevede materie differenti a seconda della scuola: matematica al liceo scientifico, latino al classico, lingua straniera al linguistico, Scienze umane per il liceo delle Scienze umane . Ma quest’anno anche le nuove discipline della riforma delle superiori: design al liceo artistico e tecniche della danza e musica ai licei coreutici. Lunedì 22, infine, il terzo scritto, il «quizzone».

Dirigenti incaricati, l’appello dei 50 dimenticati dalla riforma: «Salvateci»

da Corriere.it

Dirigenti incaricati, l’appello dei 50 dimenticati dalla riforma: «Salvateci»

Hanno presentato un emendamento ai senatori per essere stabilizzati: «Siamo diventati una razza in via di estinzione»

di Valentina Santarpia

Se dovessero essere bollati con un’etichetta, potrebbe essere quella di «dimenticati»: non sono probabilmente gli unici, ma sicuramente rappresentano un caso esemplare di questa «nuova Scuola» in via di realizzazione. Sono i dirigenti scolastici «a tempo», anche detti «presidi incaricati», un gruppetto sparuto di una cinquantina di professionisti che da anni, in alcuni casi da dieci anni, reggono le sorti di istituti scolastici in tutta Italia, di solito in sedi disagiate, senza essere mai tecnicamente «promossi» alla presidenza da un concorso. «Anche se, dopo oltre dieci anni di onorato servizio, sono state superate tutte le possibili pensabili e impensabili prove concorsuali», spiega l’Associazione professionale sindacale Di.S.Conf. nell’appello rivolto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al presidente del Senato Pietro Grasso, al presidente del Consiglio Matteo Renzi e al ministro dell’Istruzione Stefania Giannini.

L’emendamento salva-presidi

L’obiettivo? E’ quello di far passare al Senato un emendamento che li stabilizzi , sancendo con la forma giuridica una situazione che è già esistente di fatto: la retribuzione di questi dirigenti è infatti già stata riconosciuta loro l’equiparazione economica con le posizioni dei dirigenti scolastici in ruolo. Il tentativo alla Camera è fallito perché la Commissione bilancio ha certificato che l’emendamento salva presidi avrebbe potuto «determinare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica». «Il che è del tutto infondato», replicano i dirigenti «a tempo» sottolineando che «con la stabilizzazione potrebbe, addirittura, determinarsi una economia e non un aumento di oneri per la finanza pubblica». Perché, a causa del mancato riconoscimento della «ria», la retribuzione individuale di anzianità, la retribuzione che i colleghi percepiranno da dirigenti scolastici sarà inferiore rispetto a quella percepita da preside incaricato.

La linea ufficiale: solo per concorso

Dal ministero dell’Istruzione per ora filtra solo la linea ufficiale del governo: e cioè che i dirigenti a tempo sono destinati a «morire», nell’ottica di assumere sempre e solo per concorso, come succederà per gli insegnanti. «Ai pubblichi impieghi si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge», fanno notare i dirigenti incaricati, ribadendo di essere un’eccezione stabilita dalla legge:« E, ragionevolmente, la legge dovrebbe statuire la sottoposizione ad un colloquio sull’esperienza dirigenziale dei colleghi, che se positivamente valutato comporti la conferma in ruolo e della sede al momento occupata». Ma questo non significa, concludono, che debbano essere lasciati in un limbo, come una razza in via di estinzione. «E’ un atto di giustizia, civiltà e democrazia che un Paese civile non può ignorare o sottovalutare».

L’allarme di AlmaLaurea: solo tre giovani su dieci si iscrivono all’università

da Il Sole 24 Ore

L’allarme di AlmaLaurea: solo tre giovani su dieci si iscrivono all’università

di Gianni Trovati

 Un Paese immobile dal punto di vista sociale e mobile, ma solo in chiave negativa, sul piano geografico, con un esodo continuo di competenze dal Sud al Nord e dall’Italia all’estero. Se un quadro come questo riguarda i giovani, è inevitabile che il fenomeno sia destinato ad approfondire i propri effetti nel tempo, e proprio questo è l’aspetto più preoccupante dei rapporti di AlmaLaurea sul profilo dei laureati e sul lorosuccesso occupazionale , presentati ieri dall’Università di Milano Bicocca.

Pochi laureati
Il punto di partenza è noto: in Italia solo tre diciannovenni su dieci si immatricolano all’università, con il risultato che si allarga la distanza fra il nostro Paese, dove solo il 22% delle persone fra 25 e 34 anni ha una laurea in tasca, e il resto d’Europa, dove lo stesso dato sale al 37%. Nella “nicchia” dei laureati, è l’accoppiata fra immobilità sociale e parziale mobilità geografica a produrre gli effetti peggiori, generando quella che AlmaLaurea definisce una «polarizzazione crescente» con una vittima designata: «gli studenti più capaci ma meno mobili, e residenti nei contesti favoriti», alle prese con il «peggioramento progressivo della qualità dei servizi didattici e del contesto educativo». In altre parole, a perdere chance sono i giovani del Sud che avrebbero talento e competenze per eccellere, ma non hanno alle spalle una famiglia in grado di finanziare gli studi dei figli lontano da casa.

Ascensore sociale bloccato
Quello che emerge dalle tabelle elaborate dal AlmaLaurea, che dopo l’adesione di gran parte delle università milanesi segue ormai la vita di quasi tutti gli studenti italiani (il consorzio abbraccia 72 atenei da cui esce il 91% dei laureati), è un rigido doppio binario, che si riflette anche sul successo nel mondo del lavoro. Tra 2006 e 2014 la quota di laureati occupati è scesa del 10% fra i figli di famiglie più svantaggiate, e solo del 3% quando almeno un genitore è laureato, e anche se si resta nel campo degli occupati si incontra una dinamica simile nelle retribuzioni: la flessione (in questo caso gli anni considerati sono il 2008-2014) sono scese del 20% in termini reali quando in famiglia non ci sono altri titoli di studio, e del 13% tra i figli di almeno un laureato.In questo senso, il mondo del lavoro non fa che riflettere la realtà universitaria, in cui si incontra un elevatissimo tasso di fedeltà fra le scelte dei padri e quelle dei figli, soprattutto maschi: su 100 padri laureati in giurisprudenza, calcola AlmaLaurea, l’82% dei figli maschi ha scelto la stessa facoltà, il 69% dei padri laureati in farmacia ha un figlio con lo stesso titolo, e questi tassi sono al 53% fra i medici e al 50% fra gli architetti. Se si aggiunge che la tendenza a proseguire la formazione anche dopo la laurea, rafforzando il proprio curriculum con esperienze più specialistiche, cresce insieme Al livello sociale della famiglia d’origine cresce la si arriva alla regola enunciata dal rapporto: «All’aumentare dello status sociale aumenta la probabilità di lavorare».

Le contromisure
Di un fenomeno così articolato è impossibile trovare una causa unica, fra un sistema universitario sottofinanziato (la spesa pubblica e privata per laureato è superiore a quella italiana del 71% in Spagna e Francia, e del 101% in Germania) e un mondo delle imprese più frammentato, con il 66% di imprese a gestione famigliare in Italia contro il 36% della Spagna e il 28% della Germania, e quindi meno propenso ad assorbire i profili più elevati. La domanda di competenze, spiega però Gianfelice Rocca, presidente di Assolombarda, c’è e va intercettata, ma per farlo le università devono mettersi in competizione fra loro sul piano dell’innovazione dell’offerta formativa. Una “competizione” che in parte è già stata avviata nel finanziamento, con l’aumento delle quote distribuite in base ai costi standard e ai risultati di didattica e ricerca (si veda anche Il Sole 24 Ore di ieri). Nella valutazione, però, finora si è stati più attenti a parametri “interni” che all’output, a partire dai risultati occupazionali dei propri studenti. «Questi dati – assicura però Stefano Fantoni, presidente dell’agenzia nazionale di Valutazione – saranno al centro delle verifiche, perché la valutazione deve essere sia interna sia esterna». Il nodo, sintetizza però il presidente della Crui Stefano Paleari, è «riportare studenti e università al centro dell’attenzione, come accade nei principali Paesi del mondo»: anche per evitare che la politica, in cerca di voci di spesa da tagliare, guardi ancora all’università.

«Protocolli in rete», ecco le 40 scuole che riceveranno le schede Intel gratuite

da Il Sole 24 Ore

«Protocolli in rete», ecco le 40 scuole che riceveranno le schede Intel gratuite

di Al. Tr.

Il Miur ha pubblicato on line l’elenco degli istituti beneficiari del materiale hi-tech

 

Progetto Galileo, il Miur ha pubblicato l’elenco delle 40 scuole superiori che beneficieranno della fornitura gratuita di 5 schede di sviluppo Intel Galileo ciascuna.

L’iniziativa
L’assegnazione rientra nel progetto «Protocolli in Rete», l’iniziativa lanciata dal Miur per permettere ad associazioni, enti e fondazioni di mettere a disposizione degli istituti scolastici beni e servizi hi-tech attraverso la sottoscrizione di protocolli d’intesa. Con l’obiettivo di favorire e potenziare il processo di digitalizzazione delle scuole italiane.
La fornitura di schede Intel per le scuole selezionate (clicca qui per scaricare l’elenco ) è stata resa possibile grazie all’accordo stipulato lo scorso gennaio tra il Miur e Intel Corporation.
Le informazioni su tutti gli accordi stipulati (e i relativi elenchi delle scuole selezionate) e le istruzioni per aderire alle nuove iniziative sono disponibili all’indirizzo Web http://www.istruzione.it/ProtocolliInRete/index.html

Non scegliere i libri di testo, l’ultima protesta dei prof

da La Stampa

Non scegliere i libri di testo, l’ultima protesta dei prof

I docenti puntano a un referendum e i presidi si organizzano per garantire gli scrutini
flavia amabile

ROMA

Inizia la battaglia finale sulla scuola. Sarà grande festa per gli studi legali, un po’ meno per la serenità dello studio e delle lezioni. Ieri sono iniziate le audizioni in Senato sul ddl di riforma, oggi prenderanno il via i lavori della commissione Cultura. Dalla prossima settimana si prosegue con la discussione sugli emendamenti (almeno 1500). Dialogare, ascoltare ma senza mai fermare l’iter del ddl: questo è il mantra ripetuto dal governo, a partire da Matteo Renzi.

Nel frattempo il fronte della protesta non sta a guardare. Il tempo a disposizione non è molto, circa tre settimane prima dell’approvazione da parte del Senato, tre settimane cruciali anche nelle scuole. In questi giorni si decide l’adozione dei libri di testo per il prossimo anno. Martedì il collegio dei docenti del liceo classico Mamiani di Roma ha deciso di non decidere: sospesa la delibera.

Su quali testi studieranno i ragazzi da settembre? Secondo alcune indicazioni degli insegnanti che stanno protestando dovranno servirsi di quelli lasciati in eredità dagli studenti che terminano le lezioni a giugno. Ma chi ha visto un libro dopo un anno tra zaini, banchi e scrivanie sa perfettamente che si tratta di utopia. Altri prof a settembre distribuiranno dispense gratuite realizzate da loro. Altri indicheranno testi scelti in totale libertà. In questa situazione si trovano già diversi istituti, dal classico Francesco Vivona all’istituto tecnico statale Arturo Bianchini di Terracini o all’Ipsia Orso Maria Corbino di Partinico o l’IISS Ferrara di Palermo.

Molto preoccupati gli editori. Giorgio Palumbo, presidente dell’Associazione italiana editori si chiede perché il costo del dissenso contro la riforma «finisca per scaricarsi interamente sulle spalle di aziende e operatori del settore che altra colpa non hanno se non quella di prestare un servizio di informazione e aggiornamento alle scuole e alla classe docente».

Un altro fronte aperto è la raccolta di firme per un referendum abrogativo della riforma. L’obiettivo è arrivare a 500mila firme, dopo due settimane hanno superato quota 20mila. La raccolta avviene attraverso i social ma anche attraverso i neonati gruppi di protesta su Whatsapp. Sugli stessi canali girano le istruzioni dei sindacati su come effettuare in modo regolare ed efficace lo sciopero degli scrutini: basta che manchi un docente durante il primo giorno perché la seduta venga rinviata di cinque giorni, spiegano.

Anche i presidi si sono organizzati con una contro-guida dell’Anp su come garantire gli scrutini nonostante lo sciopero e non esclude l’anticipo delle sedute o la convocazione di sabato pomeriggio o, persino, di domenica. Su social e chat riscuotono molto successo i pareri giuridici come quello di Ferdinando Imposimato, magistrato, presidente onorario aggiunto della Corte di Cassazione, che ha individuato sette motivi di incostituzionalità nella riforma. Innanzitutto la disparità tra docenti (e personale Ata) e gli altri lavoratori del pubblico impiego: tutti hanno un posto fisso solo nella scuola si verrebbe condannati a peregrinare da una scuola all’altra. Oppure la valutazione del lavoro dei prof da parte di chi non ha le competenze adeguate come genitori ed alunni.

Gli idonei al concorso del 2012 che si sono visti scavalcare nel ddl dai 100mila precari che il governo ha scelto svuotando le graduatorie ad esaurimento, hanno fatto anche di più: hanno chiesto al costituzionalista Michele Ainis un parere. Hanno ottenuto un documento di 29 pagine che individua tre motivi di palese incostituzionalità. Se non cambierà qualcosa nel provvedimento, i ricorsi sono già pronti ad essere spediti.

Riforma, grande partecipazione ai flash mob anti-DdL: tutti vestiti di rosso e sul cuore un libro

da La Tecnica della Scuola

Riforma, grande partecipazione ai flash mob anti-DdL: tutti vestiti di rosso e sul cuore un libro

Riuscita l’iniziativa organizzata in una trentina di città: circa un migliaio di partecipanti a Catania e Palermo (di cui riportiamo alcune immagini). Gramita anche Piazza di Spagna a Roma. Tra i manifestanti, diversi politici in opposizione al Governo.

Ha riscosso un successo oltre le aspettative l’iniziativa dei flash mob anti-riforma, svolta la sera di giovedì 28 maggio in una trentina di piazze italiane.

Dalle prime informazioni che stanno pervenendo alla nostra redazione giornalistica da diverse località della penisola, risulta che alle manifestazioni spontanee contro il ddl di riforma si sono recati migliaia di docenti, studenti e comuni cittadini. Tra le piazze con un alto numero di presenze, figurano Catania e a Palermo (in questo articolo pubblichiamo alcuni “scatti” effettuati proprio durante l’iniziativa svolta nel capoluogo siciliano).

I partecipanti, vestiti di rosso e sul cuore un libro, hanno espresso il loro dissenso con diversi cori e slogan, unanimamente orientati a chiedere il ritiro del disegno di legge 1934 in questi giorni all’esame di Palazzo Madama e che il Governo Renzi ha indicato al Parlamento di votare entro la metà di giugno.

Tanti i presenti anche a piazza di Spagna a Roma, che i cronisti decrivono “gremita”, con la celebre scalinata, una delle opere simbolo della capitale, colme di manifestanti seduti: con loro, anche diversi politici, in prevalenza appartenenti al Movimento 5 Stelle e a Sel.

Tutti coloro che sono interessati ad avere ulteriori informazioni e immagini sui flash mob del 28 maggio, possono collegarsi alla pagina Facebook ‘FLASH MOB: VESTITI DI ROSSO CON UN LIBRO SUL CUORE‘.

Istituti tecnici superiori, entro 180 giorni lavoro assicurato per tre studenti su quattro

da La Tecnica della Scuola

Istituti tecnici superiori, entro 180 giorni lavoro assicurato per tre studenti su quattro

Su 1.098 diplomati 761 (69,3%) risultano essere occupati dopo 6 mesi (650 in coerenza con il percorso svolto), con una quota che sale a 860 a 12 mesi di distanza (78,3%): i dati presentati a Firenze, nel corso della IV Conferenza dei Servizi “Gli Istituti Tecnici Superiori per lo sviluppo del Paese”, organizzata dall’Indire, promossa dal Miur ed in collaborazione con la Conferenza delle Regioni.

Il Governo continua a inviare messaggi entusiastici sulla spendibilità dei titoli acquisiti dopo la frequenza positiva degli Istituti tecnici superiori: i dati aggiornati su questo moderno ciclo di studi post-diploma, sono stati presentati il 28 maggio a Firenze, all’interno dell’Auditorium del complesso di Santa Apollonia, nel corso della IV Conferenza dei Servizi “Gli Istituti Tecnici Superiori per lo sviluppo del Paese”, organizzata dall’Indire, promossa dal Miur ed in collaborazione con la Conferenza delle Regioni.

Ebbene, su 1.098 diplomati 761 (69,3%) risultano essere occupati dopo 6 mesi (650 in coerenza con il percorso svolto), con una quota che sale a 860 a 12 mesi di distanza (78,3%).

Siamo ormai certi che questo genere di istituti, ha detto Gabriele Toccafondi, sottosegretario al Miur, costituiscono “un ruolo strategico per la crescita socio-economica del Paese e possono contribuire considerevolmente a invertire la tendenza negativa dell’occupazione giovanile poiché nascono come scuola speciali di tecnologia. Ora, con questo monitoraggio, abbiamo i dati per capire in che modo il sistema sta funzionando, quali sono le strategie che si sono rivelate vincenti, quali le criticità da analizzare, quali gli interventi da mettere in atto”.

I dati presentati riguardano i 63 percorsi conclusi da almeno un anno al dicembre 2014 e portati a termine nel corso del triennio 2010-2013. Il 76% di chi ha scelto questi percorsi è di genere maschile, con una percentuale di abbandono del 22,3%. Il 96% dei frequentanti è diplomato e il 4% è laureato. La percentuale maggiore di donne partecipanti è nella fascia di età superiore ai 30 anni mentre per gli uomini si trova nella fascia di età compresa tra i 20 e i 24 anni. Le aziende che hanno ospitato i corsisti in attività di stage sono 1055. Il 65,3% dei docenti proviene dal mondo del lavoro, tra imprese (71%) e liberi professionisti (29%).

Le unità formative progettate sono 1.543; di queste, 23 sono svolte all’estero (1,5%) e 199 sono svolte in lingua estera. Per la prima volta, una quota dei contributi statali destinati agli Its, pari al 10%, viene assegnata grazie a un criterio di premialità che mette al centro, fra l’altro, il numero di diplomati, il loro esito nel mondo del lavoro, la qualità della didattica e degli stage effettuati. Su 63 percorsi valutati 42 riceveranno questo contributo che servirà per rafforzare i percorsi attivati. Con il ddl sulla “Buona Scuola” il Governo, già dal 2016, intende portare dal 10 al 30% la percentuale di risorse assegnate su base premiale alle singoli fondazioni. In Italia attualmente le Fondazioni Its sono 75, con 349 percorsi attivati e 7.838 studenti ammessi, di cui il 25,2% di sesso femminile. Fanno parte delle Fondazioni Its oltre 1.335 soggetti partner, tra imprese, Istituti secondari di II grado, agenzie formative, enti Locali, Dipartimenti universitari, enti di ricerca, camere di commercio, organizzazioni sindacali e altri soggetti del mondo del lavoro e della formazione.

Alcuni dei 75 Its operano in più aree tecnologiche e in più ambiti. Il numero più elevato di Its (30, pari al 40%) appartiene all’area tecnologica Nuove Tecnologie per il made in Italy, in prevalenza nell’ambito del sistema agro-alimentare (12) e del sistema della meccanica (11). Seguono gli Its dell’area tecnologica Mobilità sostenibile (13), Efficienza energetica (11), Tecnologie innovative per i beni e le attività culturali – Turismo (10), Tecnologie della informazione e della comunicazione (6) e Nuove Tecnologie della vita (5). Il numero più alto di Fondazioni Its è presente in Lombardia (16), seguita da Lazio ed Emilia-Romagna (ciascuna con 7 Its) e dal Veneto (6).

 

I nuovi livelli di reddito per la corresponsione dell’assegno nucleo familiare

da La Tecnica della Scuola

I nuovi livelli di reddito per la corresponsione dell’assegno nucleo familiare

L.L.

L’Inps ha pubblicato le tabelle rivalutate valevoli per il periodo dal 1° luglio 2015 al 30 giugno 2016

Come ogni anno l’Inps ha pubblicato la circolare con la quale vengono trasmesse le tabelle contenenti i nuovi livelli reddituali e i corrispondenti importi mensili dell’assegno per il nucleo familiare.

La circolare n. 109 del 27 maggio 2015 si riferisce all’ammontare della prestazione per il periodo dal 1° luglio 2015 al 30 giugno 2016.

La legge n. 153/88 ha stabilito che i livelli di reddito familiare ai fini della corresponsione dell’assegno per il nucleo familiare sono rivalutati annualmente, con effetto dal 1° luglio di ciascun anno, in misura pari alla variazione dell’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati, calcolato dall’Istat, intervenuta tra l’anno di riferimento dei redditi per la corresponsione dell’assegno e l’anno immediatamente precedente.

Secondo l’Istat, la variazione percentuale dell’indice dei prezzi al consumo tra l’anno 2013 e l’anno 2014 è risultata pari allo 0,2%. L’Inps ha dunque tenuto conto di questo indice per la rivalutazione dell’assegno.

Le nuove tabelle contengono i livelli di reddito rivalutati e gli importi mensili della prestazione, da applicare dal 1° luglio 2015 al 30 giugno 2016, alle diverse tipologie di nuclei familiari.

Gli stessi livelli di reddito avranno validità per la determinazione degli importi giornalieri, settimanali, quattordicinali e quindicinali della prestazione.