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M. Franzoso, Il bambino indaco

Guai in famiglia

di Antonio Stanca

franzosoA Dicembre del 2014 presso Einaudi, nella serie “Super ET”, è uscita una ristampa del breve romanzo Il bambino indaco di Marco Franzoso. Era stato pubblicato nel 2012 sempre da Einaudi e poi era diventato un film di Sergio Costanzo.

Franzoso è nato nel 1965 in provincia di Venezia e qui vive. Ha cominciato a scrivere nel 1995, quando aveva trent’anni. Allora scriveva racconti. Al 1998 risale il primo romanzo, Westwood dee-jay, scritto in dialetto veneto e ridotto per il teatro. Nel 2002 verrà Edisol-M. Water Solubile ma sarà con Tu non sai cos’è l’amore, romanzo del 2006, che Franzoso inizierà ad orientare la sua narrativa verso temi di carattere familiare, verso i problemi che ai giorni nostri possono verificarsi in una famiglia a causa delle mutate condizioni di vita. Alla storia di Elisabetta, che in Tu non sai cos’è l’amore è vittima di un antico malessere e che abbandona improvvisamente il marito e il figlio per tornare dai genitori, seguirà quella di Isabel, che ne Il bambino indaco per perseguire l’idea di purificarsi da tutto ciò che è materiale, terreno, elimina ogni alimento tradizionale dalla sua e dalla dieta del figlio appena nato e lo fa giungere in fin di vita. Ed ancora nell’ultimo romanzo, Gli invincibili, del 2014 si vedrà Franzoso impegnato a narrare di un padre quarantenne che rimasto solo col suo bambino è costretto ad accudirlo. All’inizio pensa di non farcela ma il tempo, la pazienza e la volontà lo aiuteranno al punto da fargli imparare tutto ciò che serve per un simile compito e da procurargli il piacere di veder diventare adulto il bambino grazie alle sue cure.

In un’intervista lo scrittore ha dichiarato che il proposito di trattare, nelle opere più recenti, della famiglia, di quanto in essa oggi può succedere e delle gravi conseguenze che ci possono essere per tutti, adulti, giovani, bambini, gli è derivato dall’osservazione di come attualmente si sia complicata la vita in casa e dall’intenzione di ritrarre situazioni familiari difficili, di fare dei suoi personaggi gli esempi, i simboli di realtà che si sono venute sempre più determinando e imponendo. Delle registrazioni vuol fare Franzoso con le sue opere, di problemi che a volte diventano assurdi vuol dire, dell’impossibilità di risolverli, della violenza che possono provocare.

Ne Il bambino indaco il caso della madre Isabel che intende fare di sé e del suo neonato degli spiriti eletti che non hanno bisogno di cibo, diventerà tanto grave, le ossessioni, le manie della donna diventeranno così estreme da portare il marito ad un tale stato di confusione da farlo assistere impotente ad un bambino che piange per la fame. A tanto orrore non resisterà la suocera che, esasperata, compirà un gesto improvviso, inaspettato. La vecchia sparerà contro Isabel, la ucciderà, accetterà la pena per la sua colpa e la sconterà senza soffrire perché contenta di aver liberato il bambino da quella che sembrava avviarsi a diventare una condanna a morte e il figlio dallo smarrimento, dai terrori che lo avevano assalito e reso incapace di reagire a quanto stava succedendo in casa.

Abile è stato il Franzoso nel rendere le diverse psicologie dei personaggi, acuto nell’osservarli e ritrarli pur nei pensieri più riposti. Sempre chiaro riesce lo scrittore nel suo discorso, non lo appesantisce, non lo complica nonostante dica di vicende così complesse. E’ il segno della certezza che possiede riguardo a tali argomenti, della chiarezza che cerca nei suoi lavori. Atti di accusa, denunce possono essere definiti essi di quanto si nasconde dietro le apparenze, dei gravi risvolti che i tempi moderni hanno comportato per la famiglia. Quello di Franzoso è un grido d’allarme, un richiamo all’attenzione. I casi che egli rappresenta tramite i suoi romanzi segnalano come oggi la diffusa condizione di crisi si sia riflessa anche nelle famiglie. Nessuna indicazione proviene, però, dallo scrittore circa quanto si dovrebbe o potrebbe fare per combattere il problema. Egli si limita a constatare i suoi effetti. Di troppo, in effetti, la gravità del fenomeno ha superato le capacità, le forze del singolo, troppo debole è diventato questi di fronte ad esso, sconfitto è destinato a rimanere e forse per sempre.

RSU

RSU

di Alessandro Basso

In questi giorni in cui si sta tenendo la tornata elettorale per rinnovare la rappresentanza sindacale unitaria della scuola, alcune considerazioni tracciando la dimensione storica e politico scolastica della materia.

Imomento per la scuola è un momento di riforma o meglio di riformismo ma non c’è nessun commentatore di settore che potrà dire di non trovare nella scuola un periodo di riforma e di cambiamento negli ultimi vent’anni o anche più. 

Per comprendere bene il ruolo della rappresentanza sindacale unitaria dobbiamo andare indietro nel tempo, alla contrattualizzazione del rapporto di impiego nella pubblica amministrazione, avvenuta con il decreto legislativo 29/93, in attuazione della riforma della pubblica amministrazione delineata dalla Legge 421 del 92.

L’introduzione del contratto di lavoro negoziato tra le parti,all’interno della scuola che si apprestava nel tempo a diventare istituzione scolastica autonomainsignita di personalità giuridica con a capo un dirigente proveniente dalla carriera degli ex presidi ed ex direttori didattici,  ha delineato, per ispirazione e per conseguenza, l’istituzione di una rappresentanza proveniente dai lavoratori in sostituzione delle rappresentanze accreditate dalle organizzazioni sindacali.

Per la definizione di questa nuova figura, le allora organizzazioni sindacali, attraverso un Accordo Quadro datato 7 agosto 1998,hanno stabilito concettualmente di che cosa si trattava, andando anche a rispolverare diritti dei lavoratori e agibilità sindacali direttamente discendenti dallo Statuto dei Lavoratori(L.300/1970).

Anche a quel tempo si parlava di riforma della Pubblica Amministrazione, proprio per questo motivo, l’istituzione della RSU nasceva come l’innesto di un profilo che andasse acontribuire al miglioramento della P.A. stessa, certo non pensando che la trattativa sindacale potesse in qualche modo e in qualche momento diventare “così difficile”.

Negli ultimi anni poi si è dovuto spesso ragionare di nuovi contenuti per la rappresentanza sindacalecosì configurata a seguito del decreto Brunetta che, di fatto, ha sottratto alla trattativa sindacale, al tavolo negoziale, l’organizzazione del lavoro.

Quanti dovessero leggere questo contributo, operando nel settore privato, sicuramente si domanderanno il motivo del contendere, in quanto è palese che l’organizzazione del lavoro spetti al datore di lavoro .

Può sembrare un interrogativo scontato, ma è uno dei punti cruciali dell’agire sindacale degli ultimi anni all’interno della scuolaquesta diatriba non ha forse sottratto alla rappresentanza il prezioso compito di supporto ai colleghi nella creazione di una buona scuola? Perché aspettiamo che la buona scuola la costruisca il vertice politico e di indirizzo e non si produce, invece, come co costruzione proveniente dalla basedove sinergie di intenti politichedi idee, di pensiero e di intenzioni si reifichino per creare un ambiente di lavoro positivo propositivo e allo stesso tempo dove si sta bene?

Non è forse la rappresentanza sindacale utile al raggiungimento di quegli obiettivi del sistema che  sono finalizzati al successo formativo degli alunni, al quale dobbiamo tendere tutti noi per mandato? 

Questo sarà un momento di misurazione della forza sindacale, un momento cruciale per le organizzazioni di rappresentanza che vedono culminare la loro attività dopo il Congresso : un’ ondata di democrazia scolastica che sarebbe auspicabile trovasse, al termine del voto, tutte le componenti unite, perché il momento è di quelli che bisogna stare tutti insieme perché sono cambiate le prerogative di ciascuno ma c’è ancora tanto spazio per fare bene dentro le strutture,  in una rinnovata collaborazione in orizzontale.

Sarebbe proficui che cessasse la contrapposizione fondata sugli obiettivi minimi perché si rischia di far sfuggire le cose essenziali. 

L‘esercizio della libertà sindacale non sia solo una dialettica ma un momento di confronto e di impegno, di democrazia finalizzato al buon funzionamento: i tempi ce lo richiedono,  sono maturi.

Non è più pensabile di poter sedere ad un tavolo contrattuale per puntare al ribasso, la forza della contrattazione deve essere il momento più alto della costruzione dell’offerta formativa, il compimento tecnico del POF, accettando le specificità di ciascun ruolo, le prerogative di ciascuno che sono ormai ben definite.

Non lasciamoci scappare questo momento di costruzione della buona scuola per inseguire dietrologie e sillogismi politici che ormai sono superati. Indietro non si può più tornare, non c’è più la forza del settore per voltarsi indietro, bisogna guardare avanti e accettare le nuove sfide dell’apprendimento e della conoscenza.

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p class=”s4″ style=”text-align: start; margin-bottom: 0px;”>Solo in questo modo potremo ripristinare serenità all’interno della scuola e solo in questo modo il sindacato potrà, a mio avviso, sedersi al tavolo del Ministro e poter contare . In questo modo fare scuola diventerà più facile per gli operatori e la dirigenza potrà essere il vero catalizzatore del successo formativo che non avverrà su piani isolati e su competenze suddivisema su competenze distribuite, su obiettivi di crescita comuni che sono gli obiettivi di crescita del sistema Paese e del sistema Europa.

Per cambiare bisogna conoscere

Per cambiare bisogna conoscere

di Enrico Maranzana

 

“Dobbiamo cambiare il modello educativo … questa è la grande scommessa” ha detto Matteo Renzi al termine del Consiglio dei Ministri su La buona scuola. Sorprendente il fatto che la bozza del decreto muova in direzione opposta. La tradizionale, obsoleta e inefficace idea di scuola rimane il suo fondamento: l’origine dello stallo in cui essa ristagna non è stata identificata.

Sono decenni che nell’istituzione scolastica si contrappongono due movimenti di pensiero: da un lato il legislatore che ha sviluppato un’ipotesi per promuovere e rinforzare le qualità dei giovani, vista l’impossibilità di prefigurare lo scenario in cui si collocherà uno studente che accede alla secondaria; dall’altro lato il governo che difende un servizio frazionato in insegnamenti, scoordinato.

Da un lato una visione dinamica, in evoluzione; dall’altro lato le contingenze del presente.

La difformità della mission della scuola da quella universitaria è stata ignorata.

Sono state sterilizzate le importanti trasformazioni di cui la nuova denominazione dell’istituzione è portatrice: “Sistema educativo di istruzione e di formazione” è un concetto che implica finalizzazione, unitarietà, progettazione, coordinamento, feed-back.

Si è trascurato che le singole parti componenti una struttura organizzata trovano il loro senso nell’interazione con l’intero apparato, non possedendo significato autonomo.

Sono stati elusi i dettami delle scienze dell’amministrazione. Il “Principio di distinzione” tra organi d’indirizzo politico e di gestione è stato calpestato: “I dirigenti scolastici sono leader educativi” è scritto nelle diapositive di presentazione!

Pugni nello stomaco

Pugni nello stomaco

di Vincenzo Andraous

 

Un altro video della serie ” violenza e giovanissimi straccioni dell’umanità”.

Un altro video da fare vedere o nascondere, non sia mai che crei emulazioni o nuovi atti di imbecillità disumana.

Un altro video da decidere se prenderlo a esempio su quanto abbiamo costruito in questi anni di bullismo sociale, oppure assemblarlo per qualche altra puntata-salotto buono in tv .

Un altro video per fare accrediti sul proprio libricino della morale pedagogica e azione educativa, infatti il mondo adulto gonfia i polmoni, anche i bicipiti, quando rivendica il proprio ruolo di agente educativo, senza però riuscire a spostare di un solo millimetro le assi di s-coordinamento collettivo in cui sopravviviamo.

Un altro video per non parlarne troppo, perchè potrebbe fare male a chi lo vede, ai ragazzini che scopiazzano, a chi insegna, a chi s’accontenta della scienza, un pò meno della coscienza. Un altro video per tentare una volta per tutte di smetterla con le teorie, le belle parole, le canzonette, le cattedre e i massimi sistemi, le slide, i lucidi, i colori sgargianti delle tecniche di apprendimento, riducendo questo disagio relazionale che miete vittime da una parte e dall’altra, a una semplice connotazione intenzionale, persistente, asimmetrica.

Non è soltanto questo, ma storie anonime e blindate che ancora fanno testo per arginare lo spavaldo di turno.

Un altro video per affermare che trasgressione non è devianza, che non subordinare mai le proprie incapacità, passioni, bisogni, desideri, alle regole, significa farsi male e soprattutto fare male agli altri, agli innocenti.

Un altro video per porre un freno al buonismo deleterio che non fa bene ad alcuno, ai ragazzi nè agli adulti, al mondo professorale, genitoriale, educativo.

Un altro video per indicare esempi che non siano di cartapesta, che s’accartacciano e gettano via pochi istanti dopo averli letti e poco ascoltati.

Un altro video per scacciare la paura creata ad arte dall’omertà, ma anche la paura di non parlarne troppo, perchè potrebbe ferire la sensibilità di tante anime belle, perchè c’è persistente l’insidia dei comportamenti copia incolla.

Un altro video per consigliare chi afferma “politicamente” che nella propria scuola, nella propria famiglia, nel proprio orticello, non ci sono assolutamente erbacce, di conseguenza perchè parlarne, perchè farne materia di “incontro” e di “relazione”.

Un altro video per fare i conti con le storie personali delle persone e non con i soliti giudizi affrettati da bar dello sport.

Un altro video per scardinare i recinti in cui ognuno entra e ciascuno non consente all’altro di vedere, sentire, dialogare.

Un altro video per comprendere che quel sangue nulla altro è che sangue della vergogna, di quella ragazzina di 12 anni vigliaccamente demolita: ma carissimo il mio bullo/a, questo te lo dico io, puoi credermi, la tua arroganza e presunzione potrebbe risultare il tuo sangue domani, alla meno peggio, fuori dalla scuola, in un carcere, in un ospedale, ma qualche volta pure con i piedi in avanti per sempre.

Un altro video per disprezzare la platea plaudente tutt’intorno, che bestemmia, inveisce, grida di andare giù più forte, quanti partecipano ghignando beotamente al banchetto dei miserabili. Un altro video per riaffermare che infame ( un vocabolo assai in voga tra gli adolescenti che lo interpretano malamente senza ben sapere da dove arriva e che carichi di sofferenza comporta) non è chi si mette di traverso, di mezzo, per salvare quella ragazzina-vittima-predestinata, o chi denuncia questa piccola demente, infame è chi rimane in silenzio, chi fa da veterano di una guerra che non è mai stata sua, nè mai lo sarà.

Per un insegnante animaTTore

Per un insegnante animaTTore

di Maurizio Tiriticco

 

Molti anni fa – era il 1969 – quando sulla scena irruppe Dario Fo con il suo “Mistero buffo”, non mancarono polemiche. Oggi, di fronte a un attore più che affermato e Premio Nobel, di quelle polemiche non c’è più neanche l’eco, ma allora le cose erano molto diverse. L’opera riscuoteva ovunque un grande successo; tuttavia una certa critica, abituata a un teatro diverso, non gli risparmiò rilievi fortemente critici. Si sosteneva che, in effetti, si trattasse di un teatro di parte – erano gli anni della contestazione – più politico che artistico! E che Dario Fo, quindi, non fosse tanto un attore quanto un pedagogo, per non dire demagogo, irriverente verso la nostra tradizione religiosa, mosso più a mobilitare folle che a fare teatro.

Va anche ricordato che i tempi erano molto diversi. Nel 1964 al Festival dei Due mondi a Spoleto erano state rappresentate dal Nuovo Canzoniere Italiano per la prima volta in una manifestazione pubblica “ufficiale”, se si può dire così, le canzoni delle mondine, “Sebben che siamo donne”, “Sior parun dalle belle brache bianche, fora le palanche”, “Bella Ciao”, e quella fortemente politica “Gorizia, tu sia maledetta”. Nella battaglia di Gorizia dell’agosto del 1916 erano morti più di 90.000 soldati, di ambedue le parti, e i nostri superstiti crearono quella canzone che, ovviamente – si pensi anche agli anni del fascismo dilagante – non riscosse mai il crisma della “ufficialità”. Ebbene, quella canzone, per la prima volta cantata in una manifestazione pubblica, per di più internazionale, mandò su tutte le furie il nostro apparto militare e il Nuovo Canzoniere venne denunciato – udite, udite – per vilipendio delle forze armate. In un clima di quel genere, tutto ciò che “sapeva di nuovo”, e di provocatorio anche – il Sessantotto in effetti aveva rotto certi modi di intendere e di fare cultura, rispetto a una certa tradizione paludata [1], – un impertinente Dario Fo a molti non piacque: era semplicemente un agit-prop del Pci!

Io raccolsi la provocazione e scrissi un articolo su “l’Unità”. Sostenevo che i rilievi critici mossi contro Dario Fo andavano letti proprio con la medesima chiave adottata dai detrattori, ma in positivo: cioè che è il teatro stesso, se non ogni manifestazione artistica, che è anche insegnamento in senso lato. Basti ricordare le finalità del grande teatro tragico dell’antica Grecia. Chiunque voglia “dire” qualcosa, cerca sempre approvazione, consenso, condivisione. Non c’è produzione artistica “gratuita”: il “dire”, l’“informare” vuole anche e sempre “formare”, sollecitare la condivisione e il “fare”. Era vero, dunque! Dario Fo era ed è un pedagogo – e senza virgolette – proprio in quanto artista. In effetti, testi che, letti a scuola, sono di una noia mortale, rappresentati da un Dario Fo sono tutt’altra cosa. Se poi si pensa alla contestualizzazione storica che ne fa Dario Fo – anche alle riletture e alle transcodifiche che ne hanno sempre fatte i giullari, o il popolino stesso nelle ritualità di certe ricorrenze, nelle sacre rappresentazioni – e alla lettura che in genere se ne fa nelle aule scolastiche, la differenza è lampante! Dal coinvolgimento si passa alla noia. Si pensi alle storie di Lazzaro, di San Benedetto, delle Nozze di Cana, raccontate, drammatizzate… rivissute da Dario Fo.

E riflettevo sulla differenza che corre tra una classe scolastica annoiata, “costretta” a “studiare” su un libro inerte “O figlio, figlio, figlio! Figlio, amoroso giglio, figlio, chi dà consiglio al cor mio angustiato?” di Jacopone da Todi, per l’interrogazione del giorno dopo, e una platea animata da una drammatizzazione che ne farebbe Franca Rame che, ahimé, ci ha lasciati! Altro che note a pié di pagina, che raffreddano il testo con la pretesa di aiutarne lettura e comprensione! Dario e Franca sono capaci di immergerti in un’epoca in un mondo, in un insieme di emozioni che ti fanno rivivere da protagonista, da “attore”, non acquisire da “lettore”. E chissà quanti spettatori allora, grazie a Dario Fo, per la prima volta, nonostante anni e anni di scuola, hanno compreso e sentito nel profondo cose che avevano sempre letto sulla carta e scarsamente capito. Occorre, quindi, che nelle scuole un insegnante sia in grado non solo e non tanto di spiegare concetti, ma anche e soprattutto di suscitare emozioni, coinvolgimenti, partecipazione. Io non ho mai amato i Promessi Sposi, ma i miei alunni li hanno sempre amati… e mi seccava anche un po’! In effetti, una cosa è assegnare la lettura per il giorno x, altra cosa è drammatizzare l’oggetto hic et nunc. E drammatizzarlo con la partecipazione viva e creativa degli alunni. Occorre optare quindi per un insegnante animatore, o meglio per un insegnante attore, lato sensu, ovviamente, se si vuole!

Ed è un approdo teorico a cui giunsi molto più tardi, anche se le mie lezioni erano sempre fortemente animate, drammatizzate a volte, collettivamente. Nel 1980 con Tina Pietrangelo pubblicai “La programmazione nella scuola dell’obbligo” e, l’anno successivo, “La valutazione nella scuola dell’obbligo”. Erano anni di grandi cambiamenti e l’accesso sempre più massiccio di tanti bambini “obbligati” a frequentare la scuola media aveva indotto a ricercare e suggerire nuove strade per insegnare/apprendere, sulla scorta di un vero e proprio boom della ricerca pedagogica e della sperimentazione: quindi occorreva programmare per obiettivi e valutare per giudizi analitici e sintetici. Si trattava delle indicazioni di una legge che rivoluzionò il modo di fare scuola negli anni dell’obbligo: la legge 517 del 1977.

Se si voleva vincere la battaglia dell’obbligo di istruzione, la motivazione degli alunni e la conduzione dell’aula dovevano costituire il leit motiv dell’innovazione: perché con questa si giocava il destino culturale stesso, e civile anche, della nostra popolazione e del Paese. Occorreva, di fatto, “scaldare” il nuovo motore dell’insegnare/apprendere, perché il programmare e il valutare secondo criteri “altri” potessero diventare la vera parte viva di una scuola nuova. Fu per queste ragioni che proposi all’editore un nuovo libro, centrato sulla gestione dell’aula, sull’animazione, appunto. Jerome Bruner aveva già scritto nel 1962 i “Saggi per la mano sinistra”. A monte c’è la teoria che vuole che l’emisfero sinistro del nostro cervello presieda alle operazioni cognitive, quello destro a quelle emotivo/affettive; e che agiscano il primo sulla parte destra del corpo, il secondo sulla sinistra. Stando alla metafora, l’insegnante agisce con la mano destra, quando sollecita operazioni cognitive, e con la sinistra, quando sollecita operazioni emotive. Ma le prime sollecitazioni sono quelle dominanti, com’è noto. Esemplificando: due amici vedono il medesimo film, oggettivamente è quello e non un altro; ma, soggettivamente, al primo è piaciuto moltissimo, al secondo no. E ancora: è certo e da tutti condiviso che Manzoni ha scritto i Promessi Sposi; ma altra cosa è dire che è un capolavoro oppure una gran c… come “La corazzata Potiomkin” di Eisenstein, alias di Villaggio! In effetti, “spiegare” un capitolo dei Promessi Sposi è un’operazione da mano destra; “drammatizzarlo” è un’operazione da mano sinistra.

Si trattava in quegli anni, tutti incentrarti su processi e procedure programmatorie, di riflettere, anche e soprattutto, su come si anima e si gestisce un’aula e come si anima un gruppo classe e ogni singolo allievo. Insegnare in quanto fare lezione è facile; motivare all’apprendere non è affatto facile, anche e soprattutto perché la nostra scuola, da sempre, ha fatto della lezione cattedratica il clou di ogni attività. Avvertivo fortemente la necessità di avanzare una proposta che andasse, appunto, sulla via dell’animazione. Il concetto stesso di animazione, però, non era molto popolare, e non lo è ancora, nonostante i ripetuti richiami alla “didattica laboratoriale”. E l’editore stesso mi disse che un titolo sull’animazione non avrebbe suscitato particolare interesse. La programmazione, nel bene e nel male, era il ferro caldo che in quegli anni agitava la scuola e non avrei potuto ignorarlo. E il titolo fu, appunto, “Programmazione come animazione”, del 1986.

Si possono fare le programmazioni migliori, puntualmente rispondenti ai criteri e alle tappe indicate da tutte le innovazioni della ricerca pedagogica, ma, se non si gestiscono gli alunni, coinvolgendo veramente, ciascuno di loro, i percorsi previsti e puntualmente descritti sulla carta, su questa rimangono.

Io sono, certamente, per un insegnante programmatore – e programmatore collettivo, a livello di collegio docenti e di consiglio di classe; ma, più convintamente sono per un insegnante “anche” animatore e attore e, quando è il caso, capace di rendere attori, convinti partecipi dei processi di apprendimento, gli alunni della classe, nessuno escluso.

Programmare non è facile, animare è difficile, essere “attori” e sollecitare “attori”, o meglio motivare una partecipazione attiva e convinta della classe e di ciascun alunno in processi di apprendimento significativo, per dirla con Ausubel, è ancora più difficile. Sono convinto che oggi più di ieri scelte di questo tipo siano necessarie. Una popolazione scolastica sempre più eterogenea, genitori sempre più in difficoltà, una scuola sempre maltrattata, esigono di fatto che l’offerta educativa, istruttiva e formativa, se vogliamo garantire il successo formativo a tutti e a ciascuno (dpr 275/99, art. 1), sia condotta da insegnanti a tutto tondo, programmatori e animaTTori, appunto!


 

[1] In effetti negli anni Cinquanta sia le “Ceneri di Gramsci” che “Ragazzi di vita” avevano fatto storcere il naso a una certa parte della nostra critica letteraria. Ci sono voluti decenni perché certe incrostazioni di una cultura paludata perdessero voce e forza. E chi non riconosce a Pasolini, oggi, quel merito che in vita gli era da molti contestato?

Calendario, giuridico e non giuridico, di alcune giornate istituzionali

Calendario, giuridico e non giuridico, di alcune giornate istituzionali

di Margherita Marzario

 

Abstract: Giornate nazionali, europee, internazionali, giornata di… ogni giorno qualcuno o qualcosa da ricordare e promuovere nella propria vita per essere migliori in una società nazionale e internazionale migliore.

 

 

7 gennaio: Giornata nazionale della bandiera o festa del Tricolore italiano (istituita dalla legge n. 671 del 31 dicembre 1996). Tre i colori della bandiera italiana (art. 12 Costituzione), tre i principali articoli in cui è espressa l’identità della Repubblica italiana (artt. 1-3 Costituzione), tre le libertà inviolabili, libertà personale (art. 13 Costituzione), domicilio (art. 14 Costituzione), corrispondenza (art. 15 Costituzione), tre le zone geografiche italiane. Questa è l’Italia e l’italianità. Italianità: ricordare il valore del tricolore, dare onore al tricolore.

 

27 gennaio: Giornata della memoria (delle vittime dell’olocausto o shoah). Memoria è qualcosa di diverso e di più di ricordo: è un processo attivo, un processo di costruzione di qualcosa di migliore. È quanto si deve a tutte le generazioni passate, presenti, future! Le vecchie generazioni hanno il diritto di essere ricordate, le generazioni intermedie hanno il dovere di far ricordare, le nuove generazioni hanno il diritto e il dovere di ricordare. Fare memoria è promuovere lo sviluppo della cultura per il futuro e la ricerca del passato, conoscere la storia, patrimonio di tutti: tutti valori costituzionali espressi nell’art. 9 Costituzione.

 

2 febbraio: Giornata mondiale delle zone umide. Italia, Paese delle terre emerse: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione” (art. 9 Costituzione).

 

5 febbraio: Giornata nazionale contro lo spreco alimentare (istituita dal Ministero dell’Ambiente). “[…] adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale” (art. 2 Costituzione). L’educazione alimentare e alla solidarietà alimentare passa anche attraverso piccoli gesti quotidiani: per esempio, anziché comprare le patatine ai bambini ogni volta che si esce e che, spesso, vengono “seminate” lungo la strada come Pollicino, sarebbe preferibile preparare le patatine insieme a casa, a cominciare dall’imparare a sbucciarle. È importante anche comprendere la differenza tra cibare, alimentare e nutrire, soprattutto nei confronti dell’infanzia e delle relazioni umane.

 

10 febbraio: Giorno del ricordo (delle vittime del massacro delle foibe). “Quando un popolo non ha più un senso vitale del suo passato, si spegne. La vitalità creatrice è fatta di una riserva di passato. Si diventa creatori, anche noi, quando si ha un passato. La giovinezza dei popoli è una ricca vecchiaia” (Cesare Pavese, “Il mestiere di vivere”). Il ricordo è un dovere ed obbligo nei confronti delle nuove generazioni: non si deve sopprimere il ricordo collettivo e i loro ricordi. Occorre coltivare il ricordo nella relazione educativa, innanzitutto familiare. Educare le nuove generazioni al ricordo di eventi belli o brutti è educare alla resilienza, capacità di risalire da se stessi e di non farsi schiacciare dagli eventi.

 

11 febbraio: Anniversario dei Patti Lateranensi sottoscritti dallo Stato e dalla Chiesa nel 1929 e cui è dedicato l’art. 7 della Costituzione. Anziché attaccare sia lo Stato sia la Chiesa, sarebbe preferibile e proficuo rivedere la storia non col dilagante revisionismo storico ma con criticismo.

 

20 febbraio: Giornata mondiale della giustizia sociale. L’aggettivo “sociale”, il più ripetuto nella nostra Costituzione, e il termine “società” presente in due degli articoli più rilevanti, art. 4 sul lavoro e art. 29 sulla famiglia, sono state tra le più importanti novità della nostra Carta costituzionale: quando si capirà che la socialità (da cui scaturisce la solidarietà), intesa come contrario dell’individualismo, è un valore insopprimibile della nostra costituzione vivente, allora ci sarà più giustizia.

 

21 febbraio: Giornata internazionale della lingua madre (istituita dall’UNESCO nel 1999) e Nazionale del Braille. La lingua madre e il Braille consentono la comunicazione, importanti per ogni persona affinché si realizzi e si senta persona, a cominciare dal fanciullo che ha diritto ad una propria opinione, all’espressione e ad un proprio pensiero (articoli 12-13-14 della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia). “Noi apparteniamo ai legami, non esistiamo senza i legami: la nostra possibilità di essere persone individuate è strettamente connessa alla matrice di legame e tanto più le matrici di legame hanno una loro solidità, tanto più abbiamo la possibilità di esprimerci e di rischiare come persone individuate” (lo psicologo Vittorio Cigoli). La lingua madre non è solo mezzo di comunicazione con chi parla la stessa lingua, ma anche di globalizzazione perché se ne scoprono elementi di comunanza con altre lingue. Per esempio, la parola “gomma” deriva dal latino che aveva attinto dal greco che a sua volta aveva preso dall’egiziano.

 

6 marzo: Giornata europea della logopedia “Libera le parole”. Favorire il linguaggio aiuta lo svolgimento della personalità (art. 2 Costituzione) ed è una forma di rimozione degli ostacoli di ordine sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione (art. 3 Costituzione). Linguaggio e linguaggi: ci si deve preoccupare di dare ai bambini, innanzitutto, i mezzi per manifestare il loro mondo interiore.

 

8 marzo: Giornata internazionale della donna. “Oggi è l’uomo ad aver bisogno di essere liberato, emancipato, e sarebbero proprio le donne l’incentivo essenziale a questa evoluzione, solo desiderando uomini più autentici. Quando le donne si sono emancipate dal medioevo sociale che le voleva a casa a lavare i panni, l’uomo per lo meno è andato in crisi. Quando una parte delle nostre amiche hanno iniziato a fare di tutto per la carriera, cioè hanno imboccato la stessa strada sbagliata che avevamo percorso noi, gli uomini sono rimasti spiazzati, si sono chiusi, non hanno saputo accettare questa metamorfosi, non hanno saputo capire” (Simone Perotti, scrittore e navigatore). Giornata delle donne con gli uomini (figli, mariti, compagni, fratelli, amici, colleghi, conoscenti) e non contro gli uomini.

 

12 marzo 1930, Gandhi diede inizio alla “marcia del sale” (come forma di protesta contro la tassa sul sale imposta dall’amministrazione inglese in India), una delle più grandi azioni nonviolente della storia e il 20 marzo tenne un discorso alla folla (denominato “Il sogno del riscatto”) in cui, tra l’altro, disse: “La storia del mondo è piena di esempi di uomini che si sono elevati al ruolo di capi grazie unicamente alla loro fiducia in se stessi, al loro coraggio e alla loro tenacia”. Non si continui a dire, e meno che mai ai giovani, che non si può fare niente, si può invece praticare la nonviolenza, si può andare controcorrente, anche semplicemente col fare memoria. Fare memoria non è un’operazione di nostalgia, ma un’operazione d’investimento.

 

13 marzo: Giornata mondiale del rene. “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività” (art. 32 comma 1 Costituzione). La prevenzione, il consenso per l’espianto, la donazione per il trapianto da parte di un donatore vivente, l’associazionismo e altri gesti di sensibilità sono tutte forme di “solidarietà sociale” (art. 2 Costituzione).

 

17 marzo: Giornata dell’Unità nazionale. Art. 1 Costituzione: L’Italia è una Repubblica. Art. 5 Costituzione: La Repubblica, una e indivisibile.

 

20 marzo: Giornata mondiale della felicità, istituita dall’ONU. Se per gli adulti non esiste la felicità e fanno di tutto per infelicitarsi, i bambini hanno diritto ad un’infanzia felice (come già scritto nel Preambolo della Dichiarazione dei diritti del bambino del 1959). La felicità per i bambini e per tutti non è data da cose, ma da “amore e comprensione” (così si esprimono gli atti internazionali, mentre questa terminologia è attualmente ignorata dalla nostra legislazione).

 

21 marzo: Giornata mondiale della poesia (istituita dall’’UNESCO nel 1999). La poesia è cultura (art. 9 Costituzione), libertà di pensiero (art. 21 Costituzione), arte (art. 33 Costituzione). A scuola si facciano conoscere le poesie e gli elementi del testo poetico non perché così previsto o per fare dei bambini dei piccoli poeti ma perché la poesia è produzione ed espressione di vita. “Il fanciullo ha diritto alla libertà di espressione. Questo diritto comprende la libertà di ricercare, ricevere e diffondere informazioni e idee di ogni genere, a prescinderne dalle frontiere, sia verbalmente che per iscritto o a mezzo stampa o in forma artistica o mediante qualsiasi altro mezzo scelto dal fanciullo” (art. 13 par. 1 Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia del 1989).

 

21 marzo: Giornata in memoria delle vittime della mafia (istituita nel 1996). La mafia non è solo quella che si serve dell’intimidazione o che si tinge di rosso del sangue delle vittime, ma è anche “cultura mafiosa”, quella subcultura di illegalità di cui ognuno, più o meno consapevolmente, può rendersi complice o connivente.

 

22 marzo: Giornata mondiale dell’acqua (istituita dall’ONU nel 1992). È necessario educare i bambini ad un uso consapevole e responsabile dell’acqua (oro blu) e ricordare che l’acqua potabile è un diritto umano di tutti, quale estensione del diritto alla vita, ed in particolare dei bambini (art. 24 lettera c Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia del 1989). “Considero valore risparmiare acqua” (da “Considero valore” di Erri De Luca). I corsi d’acqua (si pensi al Nilo o al Tevere) e l’acqua in generale hanno consentito lo sviluppo e la diffusione di civiltà. “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione” (art. 9 Costituzione).

 

24 marzo: Giornata europea del gelato artigianale. Un buon gelato artigianale, una buona occasione di convivialità e educazione alimentare con i bambini per tornare bambini.

 

25 marzo: in America Latina si celebra la giornata del nascituro. Perché non anche altrove?

 

27 marzo: Giornata mondiale del teatro (dal 1962). Scuola di teatro, scuola di vita. Il teatro favorisce lo svolgimento della personalità dell’uomo (art. 2 Costituzione) e, come teatroterapia, la rimozione degli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana (art. 3 comma 2 Costituzione). Il teatro è una “costituzione vivente” nel senso che realizza molti valori costituzionali, tra cui “effettiva partecipazione” (art. 3 comma 2 Costituzione), “concorso al progresso materiale o spirituale della società” (art. 4 comma 2 Costituzione), “patrimonio storico e artistico” (art. 9 comma 2 Costituzione), “libertà personale” (art. 13 Costituzione), “libertà e insegnamento dell’arte” (art. 33 comma 1 Costituzione).

 

2 aprile: Giornata mondiale della consapevolezza dell’autismo. Prendere consapevolezza perché la salute è “fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività” (art. 32 comma 1 Costituzione). Consapevolezza è “sapere con”: sapere insieme qualcosa è una forma di comunicazione e fa uscire dall’isolamento. Così per l’autismo così per qualsiasi problema.

 

3 aprile: Giornata internazionale del lavoro invisibile. Il lavoro invisibile, quello delle casalinghe e di tutti i caregiver familiari (coloro che si prendono cura di persone non indipendenti, come bambini, anziani e disabili), quel lavoro dei cui benefici e delle cui economie non ci si rende conto se non quando viene a mancare ed emergono tutti i costi economici e sociali.

 

4 aprile: Giornata mondiale contro le mine anti-uomo. La peggiore mina anti-uomo è l’uomo contro l’altro uomo, soprattutto se bambino.

 

6 aprile: Giornata nazionale della memoria per le vittime delle calamità naturali. Tra le tante, troppe vittime i bambini morti sotto le macerie della chiesa di Balvano (PZ) il 23 novembre 1980 e i giovani che hanno smesso di sognare per il crollo della Casa dello studente a L’Aquila il 6 aprile 2009, a causa della mancata osservanza delle regole dell’edilizia. È bene ricordare che anche i feroci conflitti familiari sono devastanti per i bambini quanto le calamità naturali.

 

7 aprile: Giornata mondiale della salute. La salute non è solo assenza di malattie, ma soprattutto benessere (espressione ricorrente nella Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia del 1989). E benessere è “ben-essere”. Si è passati, purtroppo, dai bei templi della salute dell’antica Grecia o dalle terme per la salute pubblica degli antichi Romani ai grigi ospedali continuamente assoggettati ai tagli della spesa pubblica.

 

22 aprile: Giornata mondiale della Terra. Terra è la “cosa secca” in opposizione al mare che è la “cosa umida”. Così i figli sono gli esseri viventi che vengono alla luce quando si rompono le acque: difenderli come frutti della Terra, a volte anche dagli adulti.

 

25 aprile: Festa della Liberazione. Ricordare ogni giorno, tutti i giorni, con i fatti e nei fatti, per dare senso alla storia e rinnovare la memoria.

 

29 aprile: Giornata internazionale della danza. La danza contribuisce a portare a compimento molti valori costituzionali, dal lavoro (art. 4 Costituzione) alla cultura (art. 9 Costituzione), dalla libertà personale (art. 13 Costituzione) alla salute (art. 32 Costituzione).

 

1° maggio: Festa internazionale dei lavoratori o del lavoro. Diritto al lavoro, educazione al lavoro, rispetto di ogni lavoro. Lavoro e progresso spirituale: non dimenticare questo stupendo binomio che è stato sancito nell’art. 4 della Carta Costituzionale.

 

3 maggio: Giornata mondiale della libertà di stampa. La libertà di stampa è uno strumento fondamentale dell’espressione del singolo e della memoria collettiva che diviene storia collettiva, ma al tempo stesso deve rispettare il diritto e i diritti perché può ledere la storia individuale di una persona o di una famiglia e può falsare la storia.

 

5 maggio: Giornata nazionale per l’epilessia. L’epilessia non si manifesta solo con convulsioni e bava alla bocca, come nell’immaginario collettivo, ma anche con assenze o lipotimie, parestesie, o altri malesseri che, agli occhi degli altri, possono sembrare stranezze; per cui è preferibile parlare di “epilessie”. Più informazione, meno pregiudizi: in tal modo si realizza anche la solidarietà (art. 2 Costituzione) e la rimozione di ostacoli (art. 3 comma 2 Costituzione).

 

5 maggio: Giornata nazionale contro la pedofilia e giornata internazionale dell’ostetrica. La vita andrebbe aiutata a nascere in ogni momento e non deturpata, schiacciata, violata.

 

8-9 maggio: Ricordo e riconciliazione per coloro che hanno perso la vita durante la seconda guerra mondiale. Ricordare è ripercorrere il passato per riconciliarsi con se stessi e gli altri e per non ripetere gli stessi errori.

 

9 maggio: Festa dell’Europa. Per sentirsi simili ed uniti agli altri bisogna prima avere piena consapevolezza della propria identità.

 

17 maggio: Giornata mondiale della telecomunicazione e della società dell’informazione, per iniziativa dell’ONU. La telecomunicazione contribuisca alla comunicazione interpersonale e l’informazione alla formazione personale.

 

18 maggio: Giornata nazionale della salute della mano. Non si devono disdegnare i lavori manuali e coloro che svolgono lavori manuali, a cominciare dalle casalinghe. Soprattutto si deve avere manutenzione (da “condurre per mano”) di ciò che sta più a cuore e mantenimento (da “tenere in mano”) di chi sta più a cuore: la vita, le vite.

 

25 maggio: Giornata internazionale dei bambini scomparsi. “Se non vogliamo accettare passivamente che i bambini perdano la vita per mano dei violenti ma non siamo capaci di scendere a fianco delle famiglie e delle comunità colpite, le nostre convinzioni non valgono nulla, e la violenza avrà ottenuto il risultato voluto: terrorizzarci e isolarci gli uni dagli altri” (Fulvio Scaparro). Non si facciano “scomparire” (in ogni senso) i bambini dalla vita: i bambini, prima ancora di essere il futuro, sono il presente, come lo sono stati gli adulti. Far scomparire i bambini non è inteso solo fisicamente, ma anche nel senso di far sparire le caratteristiche dell’infanzia: la speranza, l’ingenuità, la gioia, il gioco, la bellezza della vita. Si deve ridare ai bambini diritto alla bellezza, diritto al futuro perché, in tal modo, li si riconosce a tutti, alla vita stessa. Lungo è l’elenco dei bambini che “scompaiono” agli occhi degli adulti, a cominciare dai genitori che non li ascoltano, non li rispettano, non li conoscono veramente, li coprono di attenzioni ma non di attenzione. Bisogna salvaguardare i bambini non solo dalla scomparsa fisica, ma anche dalla scomparsa della loro infanzia. Bisogna fare in modo che non diventino dei “Piccoli Principi” (dal capolavoro di Antoine de Saint-Exupéry) in giro da soli alla ricerca della loro reale età e di veri adulti.

 

Dal 25 al 31 maggio, Settimana di solidarietà con le persone dei territori non governati autonomamente (per iniziativa dell’ONU). La solidarietà è uno dei nostri principi costituzionali (art. 2 Costituzione). La parola solidarietà contiene solidità, perché è la base della società.

 

31 maggio: Giornata mondiale della lotta contro il fumo o giornata mondiale senza tabacco (per iniziativa dell’ONU). “Un comportamento migliore crea bambini migliori” (da uno slogan indiano). Il benessere dei bambini si tutela anche in questo modo. Anziché diventare dipendenti della nicotina, si diventi dipendenti della vita godendo di ogni piccola cosa, dalla visione di un’alba allo sbocciare di un fiore, che faccia sprigionare ogni nostra endorfina. Ogni giorno è propizio per dire no al tabagismo e sì ad una migliore vita.

 

2 giugno: Festa della Repubblica. La Costituzione comincia col riferimento alla Repubblica (art. 1) e finisce col richiamo della forma repubblicana (art. 139). Repubblica non è un semplice sinonimo di Stato (art. 5), Nazione (es. art. 9), Patria (es. art. 52), ma significa “cosa pubblica”, di cui tutti si dovrebbero ricordare tutti ed in particolare i politici e gli amministratori del bene comune.

 

12 giugno: Giornata mondiale contro il lavoro minorile. Se nei cosiddetti Paesi sottosviluppati bisogna combattere contro la piaga dello sfruttamento minorile, nei Paesi occidentali, invece, è doveroso educare i bambini e i ragazzi al lavoro e all’impegno, soprattutto con l’esempio costante e coerente.

 

14 giugno: Giornata mondiale del donatore di sangue. Il sangue è di colore rosso, colore associato solitamente all’amore: donare è dare agli altri un’altra possibilità di vita e d’amore. La donazione del sangue rappresenta e rappresenti una forma di solidarietà (art. 2 Costituzione), di rimozione degli ostacoli e di partecipazione all’organizzazione del Paese (art. 3 Costituzione) e di tutela della salute (art. 32 Costituzione).

 

17 giugno: Giornata mondiale per la lotta alla desertificazione e alla siccità (ricorrenza istituita dal 1995). “Quando avrete abbattuto l’ultimo albero, quando avrete pescato l’ultimo pesce, quando avrete inquinato l’ultimo fiume, allora vi accorgerete che non si può mangiare il denaro” (proverbio indiano).

 

20 giugno: Giornata mondiale del profugo (istituita nel 2001). “Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge” (art. 10 comma 2 Costituzione). Si è titolari di libertà democratiche, ma si è capaci di “effettivo esercizio”? L’Italia è fatta di storia di profughi: dai profughi greci che costruirono la grandezza e la bellezza della Magna Grecia ai profughi italiani dell’esodo istriano dal 1943 in poi.

 

21 giugno: Festa europea della musica. Ogni giorno sia espressione dell’euritmia (disposizione armonica delle varie parti di un’opera). Come i bambini che, nonostante l’aggressività e l’egocentrismo infantili, rivelano la musicalità della vita e cercano l’armonia con tutto.

 

26 giugno: Giornata internazionale per le vittime della tortura. “La tortura è un peccato mortale, è un peccato molto grave. Ribadisco la ferma condanna di ogni forma di tortura. Invito i cristiani ad impegnarsi per collaborare alla sua abolizione e sostenere le vittime e i loro familiari” (dalle parole di papa Francesco, giugno 2014). “Gli Stati si impegnano a garantire che: a) nessun fanciullo sia soggetto a tortura o trattamenti o punizioni crudeli, inumani o degradanti” (dall’art. 37 Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia).

 

26 giugno: Giornata mondiale contro la droga. Se si riuscisse a capire e a far capire che la vita, nonostante tutto e tutti, è fatta di interessi, passioni, piccoli e grandi piaceri, entusiasmo, che liberano, tra l’altro, nel nostro corpo le fisiologiche endorfine, forse si ridurrebbe il ricorso alle droghe e lo sprofondare nell’abisso delle dipendenze.

 

4 luglio 1976: Dichiarazione Universale dei Diritti dei Popoli. ­Dichiarazione non ufficiale, nota come Carta di Algeri perché lì sottoscritta, è molto attuale dall’incipit del Preambolo, “Noi viviamo tempi di grandi speranze, ma anche di profonde inquietudini; – tempi pieni di conflitti e di contraddizioni”, all’ultimo articolo, l’art. 30: “Il ristabilimento di diritti fondamentali di un popolo, quando essi sono gravemente misconosciuti, è un dovere che si impone a tutti i membri della comunità internazionale”.

 

6 luglio: Giornata mondiale del bacio (World Kissing Day, nata in Gran Bretagna nel 1990). Ai bambini e a chi sta più a cuore non si faccia mancare il bacio dell’anima, il vero contatto: “[…] un’atmosfera di felicità, amore e comprensione” (dal Preambolo della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia).

 

11 luglio: Giornata mondiale della popolazione. “[…] il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali ed inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace del mondo” (dall’incipit del Preambolo della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia). Non dovrebbe aumentare solo la popolazione, ma anche il senso di popolo (da “riunito, pieno”) e i diritti dei popoli.

 

19 luglio 1848: Prima conferenza per i diritti delle donne a Seneca Falls (U.S.A.), durante la quale è stata elaborata la prima convenzione dei diritti delle donne. Gli uomini si ricordino che sono figli, fratelli, amici, colleghi, compagni di una donna. Anche le donne si ricordino che hanno, comunque accanto, almeno un uomo nella vita. Uomini e donne ricordino insieme di consentire alla donna la sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione (dall’art. 37 Costituzione).

 

30 luglio: Giornata internazionale dell’amicizia (proclamata dall’ONU nel 2011). “[…] preparare il fanciullo ad assumere le responsabilità della vita in una società libera, in uno spirito di comprensione, di pace, di tolleranza, di uguaglianza tra i sessi e di amicizia fra tutti” (art. 29 lettera d Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia).

 

9 agosto: Giornata internazionale delle popolazioni indigene nel mondo. “L’educazione del fanciullo deve tendere a preparare il fanciullo ad assumere le responsabilità della vita in una società libera, in uno spirito di comprensione, di pace, di tolleranza, di uguaglianza tra i sessi e di amicizia fra tutti i popoli, gruppi etnici, nazionali e religiosi, e persone di origine autoctona” (dall’art. 29 della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia). “La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche” (art. 6 della nostra Costituzione).

 

8 settembre: Giornata internazionale dell’alfabetizzazione (istituita dall’UNESCO). L’alfabetizzazione non è alfabetismo, ma un percorso, un processo, un progetto che coinvolge ognuno e tutti, cui si addice il contenuto dell’art. 2 della Costituzione: riconoscere e garantire i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali, ove si svolge la sua personalità, e richiedere l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. Per vivere meglio, più alfabetizzazione a cominciare da quella affettiva, soprattutto degli adulti. Leggere e scrivere in se stessi per poter comprendere gli altri e la vita.

 

11 settembre: in Argentina il “Dìa del Maestro” (Giorno del Maestro). Questa data è stata scelta per rendere omaggio, nel giorno della sua morte, a Domingo Faustino Sarmiento, presidente dell’Argentina dal 1868 al 1874, ricordato per la sua profonda dedizione nello sviluppo dell’istruzione pubblica del paese. Relazione educativa: farsi ricordare come maestro, ricordarsi del maestro.

 

15 settembre: Giornata internazionale della democrazia. Nella Costituzione si parla di democrazia in cinque articoli: “Repubblica democratica” (art. 1); “libertà democratiche” (art. 10); “base democratica” (art. 39); “metodo democratico” (art. 49); ”spirito democratico” (art. 52). La democrazia dovrebbe essere innanzitutto esercitata nelle formazioni sociali ove si svolge la personalità (art. 2), a cominciare dalla famiglia.

 

16 settembre: Giornata internazionale per la preservazione dello strato di ozono. Dovere inderogabile di solidarietà (art. 2 Costituzione); tutela del paesaggio (art. 9 Costituzione); tutela della salute (art. 32 Costituzione). Nella Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia si parla di prevenzione, protezione e promozione dei diritti dei bambini: è anche per la loro tutela che la preservazione dello strato d’ozono diviene un dovere e un obbligo di tutti.

 

29 settembre: Giornata europea della cultura ebraica. Cultura da “coltivare”: coltivare le comuni origini dell’umanità e in particolare della cosiddetta cultura mediterranea (“in mezzo alle terre”), cultura di mediazione.

 

1 ottobre: Giornata internazionale delle persone anziane, istituita dall’ONU nel 1990 per accrescere la consapevolezza sui temi riguardanti gli anziani, come la senilità e gli abusi senili. “[La Repubblica] Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione” (art. 9 comma 2 Costituzione). “Paesaggio”, ciò che si vede, “patrimonio”, ciò che deriva dal padre: perché non considerare le persone anziane “paesaggio vivente” e “patrimonio vivente” da tutelare?

2 ottobre: Giornata internazionale della nonviolenza, istituita dall’ONU nel 2007 (nel giorno della nascita di Gandhi) con la finalità di promuovere una cultura di pace, tolleranza, comprensione e nonviolenza. La prima culla della nonviolenza è la famiglia se e quando riconquista la sua naturalità, di cui all’art. 29 comma 1 Costituzione: “[…] famiglia come società naturale fondata sul matrimonio” (o convivenza more uxorio), ovvero salda su regole reciproche.

 

5 ottobre: Giornata mondiale degli insegnanti (istituita dall’UNESCO nel 1994). “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento” (art. 33 comma 1 Costituzione). La libertà d’insegnamento oggi? Una chimera: dai dirigenti scolastici che, spesso, si atteggiano come i dirigenti aziendali ai genitori che avversano aprioristicamente gli insegnanti, dalla scuola ridotta a “progettificio” ai frequenti casi di bambini con seri disturbi comportamentali. Insegnare: assegnare compiti per consegnare competenze, formare responsabilità e abilità per lo “svolgimento della personalità” (art. 2 Costituzione).

 

10 ottobre: Giornata mondiale della salute mentale (istituita dall’OMS nel 1992). La promozione dello sviluppo della cultura e della ricerca (art. 9 comma 1 Costituzione) é certamente a tutela della salute mentale.

 

11 ottobre: Giornata internazionale delle bambine e delle ragazze (UNICEF). “Senza distinzione di sesso” (art. 3 comma 1 Costituzione): è costituzionale e/o educativo far indossare, ancora nel presente futuristico, in alcune scuole dell’infanzia e scuole primarie un grembiule di colore diverso alle “femminucce”? Non è con la “diversità” di colore e di abbigliamento che si forma e si rispetta la “differenza” d’identità sessuale.

 

13 ottobre: Giornata internazionale per la riduzione dei disastri naturali. “Ha molte spine ma nessun confine, chiuderla nei recinti dietro i muri è impresa vana: la terra è vento e non si fa arrestare. Ha l’anima di polvere e la tosse di cenere, scatarro di vulcani. La terra è oggi, ma chissà domani” (da “Bizzarrie della provvidenza” di Erri De Luca). Nella Costituzione l’aggettivo naturale è usato due volte, tra cui nell’art. 29 ove la famiglia è definita “società naturale”: essa è la prima risorsa naturale da salvaguardare.

 

16 ottobre: Giornata mondiale dell’alimentazione (istituita per iniziativa della FAO nel 1981). Nell’art. 24 lettera c della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia si parla di “fornitura di adeguati alimenti nutritivi”. Ci si dovrebbe preoccupare di fornire ai bambini “adeguati alimenti nutritivi” non solo per il fisico, ma anche per la mente e per lo spirito.

 

24 ottobre: Giornata delle Nazioni Unite, Giornata mondiale dell’informazione sullo sviluppo, inizio della settimana internazionale per il disarmo. L’ONU non sia solo una sigla, ma il sigillo di un impegno concreto per la difesa della pace fra tutti e della dignità di ognuno, valori della Costituzione. Questa è la società migliore che si deve, si può e si vuole costruire per i bambini di ogni angolo del mondo.

 

27 ottobre: Giornata mondiale del patrimonio audiovisivo (UNESCO). Il vero patrimonio audiovisivo è la vita: educare e educarsi all’ascolto e allo sguardo.

 

6 novembre: Giornata internazionale per la prevenzione dello sfruttamento dell’ambiente in tempo di guerra e di conflitto armato. “Abbiamo la Terra non in eredità dai genitori, ma in affitto dai figli” (proverbio indiano). Coloro che nei conflitti deturpano i beni ambientali e culturali non solo distruggono la pace di tutti, ma anche ogni dimensione temporale, passato, presente e futuro, dei bambini.

 

9 novembre: Giorno della libertà. “La Repubblica italiana dichiara il 9 novembre Giorno della Libertà, quale ricorrenza dell’abbattimento del Muro di Berlino, evento simbolo per la liberazione di Paesi oppressi e auspicio di democrazia per le popolazioni tuttora soggette al totalitarismo” (art. 1 legge 61/2005). Nella Costituzione italiana l’aggettivo “democratico” è scritto in cinque articoli, dall’art. 1 all’art. 52, nel quale si legge la significativa locuzione “spirito democratico”. Se non ci sono impegno e coerenza da parte di tutti, la democrazia non solo rimane un mero auspicio ma diventa democratismo o demagogia o demagogismo.

 

10 novembre: Giornata mondiale della scienza per la pace e lo sviluppo (istituita dall’UNESCO nel 2001). Scienza, pace e sviluppo: parole presenti anche nella Costituzione. Bisogna fare in modo che la nostra Costituzione, oltre ad essere una delle più belle e lungimiranti del mondo, sia pure “costituzione vivente”. Dipende da tutti e da ognuno.

 

12 novembre: Giornata di memoria dei caduti di pace (in passato dedicata ai caduti in mare). “Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie” (“Soldati” di Giuseppe Ungaretti, 1918, mentre era soldato in trincea). Fare di ogni caduta un’occasione di risalita, come hanno fatto i grandi dell’arte e della letteratura: anche così si salvaguarda il patrimonio storico e artistico della Nazione (art. 9 comma 2 Costituzione).

 

13 novembre: Giornata mondiale della gentilezza. Inculcare nel fanciullo il rispetto, da quello dei diritti dell’uomo (art. 29 lettera b Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia) a quello per l’ambiente naturale (art. 29 lettera e Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia).

 

16 novembre: Giornata internazionale per la tolleranza (proclamata dall’UNESCO nel 1995). Tollerare significa etimologicamente portare o togliere: portare gli uni i pesi degli altri, togliersi vicendevolmente i pesi della vita. Nella Costituzione si parla di solidarietà (art. 2) e di mutualità (art. 45). Nel Preambolo e nell’art. 29 lettera d della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia si parla di tolleranza prima dell’uguaglianza, perché l’una è premessa imprescindibile dell’altra.

 

17 novembre: Giornata internazionale degli studenti (per ricordare le proteste degli studenti cechi contro l’occupazione tedesca nel 1939). “Studiare” significa etimologicamente “adoperarsi, sforzarsi di fare, farsi innanzi”, quindi non è teoria ma vita. “[…] occorre preparare appieno il fanciullo ad avere una vita individuale nella società” (dal Preambolo della Convenzione Internazionale sull’Infanzia).

 

19 novembre: Giornata internazionale dell’uomo (inaugurata nel 1999). “[…] il diritto del fanciullo di conservare la propria identità, nazionalità, nome e relazioni familiari” (art. 8 Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia). La differenza (e non diversità) tra maschi e femmine dipende da molti fattori, da quelli anatomici a quelli relazionali, e non dal colore dei grembiuli o dai bagni separati o giochi differenziati nelle scuole e così di seguito.

 

20 novembre: Giornata mondiale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (per ricordare la Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia sottoscritta a New York il 20 novembre 1989). I primi diritti che gli adulti devono ricordare e rispettare sono il diritto all’infanzia e il diritto all’adolescenza, altrimenti in futuro si avranno tanti adulti apparenti. Non c’è niente di più sognante, solare e sorprendente del sorriso dei bambini. Dovrebbe essere una regola di vita di ogni giorno, di tutti i giorni: i bambini hanno il diritto di sorridere e diritto al sorriso.

21 novembre: Giornata nazionale degli alberi, istituita dalla legge 10/2013. Gli alberi come i bambini, i bambini come gli alberi.

 

25 novembre: Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. “Questo afferrare le risorse crea la cultura dello stupro, lo stupro della terra, delle economie locali autosufficienti, lo stupro delle donne. Ho ripetutamente sottolineato che lo stupro della terra e lo stupro delle donne sono collegati, sia metaforicamente nel modo di vedere il mondo e materialmente nel dare forma alla vita quotidiana delle donne” (Vandana Shiva, attivista e ambientalista indiana nel 2012). “In un contesto sociale patriarcale, dove la violenza domestica non viene sempre percepita come un crimine, le risposte dello Stato non sono appropriate e sufficienti” (dal richiamo dell’ONU all’Italia nel 2012). Bisogna ricordare e ricordarsi che ogni donna è o sarà madre, sorella, figlia, moglie, amica, compagna o collega di un uomo e che potrà farlo rimanere “piccolo” o rendere “grande” nella vita. Lo devono tenere a mente anche quelle donne che si rendono complici o autrici della violenza domestica, forse la peggior forma di violenza perché la si subisce in quello che dovrebbe essere il luogo più protetto, luogo d’amore. “La violenza contro le donne rimanda a una concezione dei rapporti umani tragicamente deviata, in cui si instaura un gioco crudele tra carnefice e vittima. Se il primo, infatti, non sa accettare la parità né rinunciare al possesso, la seconda è rassegnata a un destino di sudditanza” (prof.ssa Ada Fonzi, esperta di psicologia dello sviluppo). La parità tra l’uomo e la donna non significa che sono uguali, ma significa pari dignità sociale e eguaglianza davanti alla legge senza distinzione di sesso (art. 3 comma 1 Costituzione) e pari opportunità (art. 3 comma 2 Costituzione). “Considerando che l’ignoranza, l’oblio o il disprezzo dei diritti della donna sono le cause delle disgrazie pubbliche e della corruzione dei governi, hanno deciso di esporre, in una Dichiarazione solenne, i diritti naturali, inalienabili e sacri della donna, affinché questa dichiarazione, costantemente presente a tutti i membri del corpo sociale, ricordi loro senza sosta i loro diritti e i loro doveri, affinché gli atti del potere delle donne e quelli del potere degli uomini, potendo essere paragonati ad ogni istante con gli scopi di ogni istituzione politica, siano più rispettati, affinché le proteste dei cittadini, fondate ormai su principi semplici e incontestabili, si rivolgano sempre al mantenimento della Costituzione, dei buoni costumi, e alla felicità di tutti” (dal Preambolo della Dichiarazione dei Diritti della Donna e della Cittadina del 1791, Francia). Ogni violenza è generata dall’ignoranza, dall’oblio e dal disprezzo.

 

1 dicembre: Giornata mondiale contro l’AIDS. Oltre alla Sindrome da Immunodeficienza Acquisita, uno dei mali di oggi è la Sindrome da Indifferenza Diffusa Acquisita. Nessuno può ritenersi immune da quello che pensa possa capitare solo agli altri.

 

2 dicembre: Giornata internazionale per l’eliminazione della schiavitù. Schiavitù è il contrario di libertà (“schiavo”, etimologicamente da “prigioniero slavo”, è colui che è privato della libertà): è tale anche la soggezione a propri limiti o, peggio, a dipendenze e l’assoggettamento cui si sottopone qualcuno, a cominciare dall’ambito familiare. Oggi, purtroppo, le dipendenze rendono l’uomo schiavo (tra le ultime, la ludopatia e l’internet-patia) perché vengono meno le vere relazioni umane, per cui la schiavitù, oltre ad essere uno dei crimini contro l’umanità, sta diventando sottrazione della vera umanità.

 

3 dicembre: Giornata internazionale delle persone con disabilità. Ricordarsi che tutti, più o meno lo si è o si può esserlo, perché o quando si è impediti da incapacità o ostacoli peggiori di quelli fisici. Preoccuparsi di non rendere disabili nella vita i bambini col mancato amore o insano amore. Nonostante le disabilità (piccole o grandi, chi non ne ha?), non rendere le persone anche inabili ad essere amate e non rendersi inabili ad amare. Non chiudere nessuno e non chiudersi in una sorta di collettiva “sindrome del chiavistello”. “Quanti significati nascosti dietro qualcosa che nasce semplicemente dalla vista, o meglio dalla nostra percezione! Eppure, a volte, sono proprio le nostre percezioni, quello cioè che ci sembra di vedere, a condizionare le nostre azioni e a far parlare i nostri desideri. D’altronde, come scriveva lo scrittore e drammaturgo tedesco Wolfgang Goethe agli inizi dell’Ottocento nel celebre “La teoria dei colori”, «la scienza è uscita dalla poesia…». Una bella immagine, quella dell’intellettuale tedesco, che mi ricorda anche quanto a fare la differenza siano piuttosto le sfumature” (Claudio Imprudente, giornalista e scrittore con tetraparesi spastica). Chi può stabilire la differenza tra la cosiddetta normalità e la disabilità? Le persone sono tutte “sfumature di normalità”, dell’arcobaleno umano.

 

5 dicembre: Giornata internazionale del volontariato per lo sviluppo economico e sociale (istituita dalle Nazioni Unite nel 1985). Il volontariato dovrebbe far parte dell’agire quotidiano quale “adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale” (art. 2, ultima parte, Costituzione).

 

9 dicembre: Giornata internazionale contro la corruzione. Corrotti, corruttibili, corruttori: non ritenersi mai superiori a questi ruoli. Urge sostituire alla corruzione la corresponsabilità, in applicazione di vari principi costituzionali, dall’art. 2 “[…] l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale” all’art. 23 “Nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere imposta se non in base alla legge”.

 

‎10 dicembre: Giornata internazionale dei diritti umani (per ricordare la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo adottata il 10 dicembre 1948). Se si rispettassero i diritti umani di tutti non ci sarebbe bisogno di categorizzare gli altri diritti, come diritti delle donne, diritti dei bambini, diritti dei bambini africani o altri. Tutti gli esseri umani sono uguali con diritti umani uguali. Come si può parlare di rispetto dei diritti umani quando ancora si riserva il saluto (che è il gesto più semplice nei rapporti umani) con una certa riverenza in base al titolo di studio o a un ceto sociale? Saranno rispettati i diritti umani il giorno in cui non sarà più necessario parlarne. I diritti umani SONO: ecco perché sono “racchiusi” in una dichiarazione e non in una convenzione, anche se questo li rende più “deboli”. Dipende da ognuno, nel quotidiano, non la formale tutela, ma il concreto rispetto. I vertici non sono altro che l’espressione della base: non si è considerati uguali perché già nelle relazioni interpersonali quotidiane non ci si considera uguali, nelle piccole e nelle grandi cose. “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza” (art. 1 Dichiarazione Universale dei Diritti Umani sottoscritta il 10 dicembre 1948). Senza diritti umani non possono esistere nemmeno gli altri diritti.

 

11 dicembre 1946, mercoledì: nascita dell’UNICEF; in Italia i Costituenti discutono sugli articoli 9 (cultura) e 10 (relazioni internazionali e condizione dello straniero) della Costituzione. Temi attuali e vilipesi. Più diritto e più giustizia a cominciare dall’infanzia e soprattutto nei confronti dell’infanzia: questa è la prima forma di cultura di cui farsi promotori.

 

16 dicembre 1966: l’ONU approva il Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici. Per la tutela e l’esercizio dei diritti civili e politici, bisogna recuperare e rinforzare l’educazione civica e politica di tutti prima ancora di quella dei giovani. Anche perché “Fattori politici, economici, sociali, culturali, ambientali, comportamentali e biologici possono favorire la salute, ma possono anche danneggiarla” (dalla Carta di Ottawa per la promozione della salute, 1986, 20 anni dopo rispetto al Patto Internazionale).

 

18 dicembre: Giornata internazionale per i diritti dei migranti. Si dovrebbe considerare gli altri sempre soggetti titolari di diritti senza alcun etichettamento (migranti, disabili o altro) e non solo nelle relative giornate istituzionali rendendosi conto che si è tutti, in senso atecnico, migranti della e nella vita. Come gli uccelli migratori sono forieri di nuove stagioni così i migranti sono forieri di nuove storie. La storia è stata scritta e segnata da un continuo flusso di migrazioni.

 

20 dicembre: Giornata internazionale della solidarietà umana (istituita nel 2005). La solidarietà è un dovere di cittadinanza (“adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”, art. 2 Costituzione italiana) e un dovere educativo (allevare il fanciullo nello spirito di solidarietà, dal Preambolo della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia del 1989). L’umanità stessa è solidarietà, perché senza non sarebbe esistita e non esisterebbe.

 

Iscrizioni a.s. 2015-2016: alunni con disabilità ultradiciottenni

Iscrizioni a.s. 2015-2016: alunni con disabilità ultradiciottenni solo nei corsi per adulti (CM 51/14)

di Salvatore Nocera

La C.M. n° 51/14 per le iscrizioni all’anno scolastico 2015-16 reca una novità relativa alle iscrizioni degli alunni con disabilità ultradiciottenni.

In quella dello scorso anno (vedi scheda n° 457. Iscrizioni per l’anno scolastico 2014-2015 (CM 28/14)) era stabilito che gli alunni con disabilità ultradiciottenni non in possesso del diploma conclusivo del primo ciclo e non già frequentanti le scuole superiori dovevano iscriversi ai corsi per adulti, godendo di tutti i diritti che la normativa garantisce agli alunni con disabilità frequentanti le scuole del mattino.

L’attuale C.M. n° 51/14 a questa casistica ha aggiunto quella degli alunni con disabilità ultradiciottenni anche in possesso del diploma conclusivo del Primo Ciclo e non già frequentanti i corsi di scuola superiore.

Perciò da quest’anno tutti gli alunni con disabilità ultradiciottenni che debbano iscriversi al primo anno di scuola superiore lo possono fare solo nei corsi per gli adulti, godendo di tutti i diritti previsti per gli alunni con disabilità frequentanti le scuole superiori del mattino.


OSSERVAZIONI

L’aggiunta sembra coerente con la logica del divieto di iscrizione ai corsi mattutini basato sul criterio del divario di età tra gli alunni che normalmente frequentano i corsi del mattino (14-18 anni) e gli alunni ultradiciottenni e non già sul possesso o meno del diploma conclusivo del Primo Ciclo.

Quindi, mentre si apprezza questa integrazione, si deve però far rilevare una palese discriminazione che di fatto si realizza ai danni delle persone con disabilità.

Infatti lo stesso divieto di iscrizione ai corsi del mattino non è previsto per gli alunni ultradiciottenni senza disabilità e non si comprende quale sia la logica di questa omissione, che di fatto crea una discriminazione perseguibile ai sensi della l. n° 67/06.

Se tale legge venisse attivata da qualche alunno con disabilità ultradiciottenne, con o senza diploma conclusivo del Primo Ciclo, la norma di quest’anno verrebbe vanificata dall’annullamento del Tribunale.

Questo Osservatorio ha scritto al MIUR affinchè venga eliminata la discriminazione, prevedendo il divieto di iscrizione ai corsi del mattino anche per gli alunni ultradiciottenni senza disabilità. Si è ancora in attesa delle determinazioni del ministero.


AGGIORNAMENTO DEL 2/3/2015

La Direzione Generale per gli Ordinamenti Scolastici del MIUR ha inviato la Nota prot. n° 1730 del 27/02/2015 in risposta alla nostra richiesta di chiarimenti sulla discriminazione degli alunni con disabilità ultradiciottenni relativa all’obbligo d’iscrizione ai corsi serali per adulti.

Rimaniamo in attesa delle emanande istruzioni per le iscrizioni ai corsi per adulti che dovrebbero eliminare tale discriminazione.

 

Programma il Futuro

#Coding, successo per il progetto “Programma il Futuro”
Oltre 290.000 studenti coinvolti, 1.900 scuole e 15.000 classi

Quasi 2.000 scuole iscritte, 300.000 studenti coinvolti e 15.000 classi protagoniste. Sono solo alcuni dei numeri del progetto sul #Coding, Programma il Futuro, realizzato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca in collaborazione con il Cini (il Consorzio Interuniversitario nazionale per l’informatica) per lanciare la programmazione informatica tra i banchi. Partito nel mese di settembre 2014 (con una apposita circolare ministeriale), il progetto è stato ufficialmente presentato lo scorso 3 dicembre dal Ministro Stefania Giannini. Programma il Futuro ha una durata triennale, si inserisce tra gli obbiettivi del piano di Governo de “La Buona Scuola”, e vuole insegnare agli alunni i rudimenti della programmazione con il pc in maniera semplice, divertente, accessibile.

Programma il Futuro piace, non solo agli alunni, ma anche ai docenti. Stando al monitoraggio effettuato tra settembre 2014 e gennaio 2015, hanno attivamente partecipato al progetto e svolto attività di formazione culturale all’informatica 1.911 scuole, 14.948 classi e 290.516 studenti. Al 15 gennaio, gli iscritti registrati erano, in totale, oltre 7.400 (si tratta di singoli insegnanti, studenti e utenti interessati).

L’Italia, durante la settimana internazionale dell’Ora del Codice (dall’11 al 17 ottobre scorsi), è stato il Paese con la maggiore partecipazione all’iniziativa, a parte gli Usa.

Le scuole primarie, più degli altri ordini, sono protagoniste di Programma il Futuro: più della metà (il 55% per esattezza) delle iscrizioni. Seguono poi le medie, con un’adesione del 28 per cento, e le secondarie (il 15%).

A metà dicembre gli iscritti erano 6.840 (7.400 all’ultima rilevazione). Di questi: quasi 7 su 10 sono insegnanti (il 67,9 per cento), il 20,1 per cento sono studenti e il 12 per cento utenti di altro tipo.

Ma come sono arrivate le scuole a conoscere il #Coding? Più della metà (il 57,1% degli iscritti) tramite la circolare diramata dal Miur, mentre quasi una su quattro dal sito web del Ministero dell’Istruzione.
La Lombardia, con il 15,6 per cento, è in testa alla classifica regionale della partecipazione. Seguono la Puglia (10,2%), l’Emilia Romagna (9,8%), il Piemonte (9,7%), il Veneto (7,7%), la Campania (7,6%) e il Lazio (7%).

Programma il Futuro piace, appunto. Quattro iscritti su cinque si sono detti soddisfatti delle attività; il 72,5% ha utilizzato il servizio di supporto; il 67,6% le risposte alle domande più frequenti (le Faq), il 59,5% ha fatto ricorso al Forum. Il 94,7% ha seguito le lezioni interattive e il 66,5% quelle cosiddette “senza rete”. L’89,8% ha utilizzato i video introduttivi delle lezioni.
Il 97% degli insegnanti ha valutato il progetto utile o molto utile e una percentuale uguale di studenti si è detto interessato o molto interessato.
Il progetto, al quale le scuole possono aderire facoltativamente, proseguirà per tutto l’anno scolastico, con la possibilità per gli istituti di iscriversi ancora.
Tra i suggerimenti e le osservazioni forniti dai partecipanti, emergono in particolare la richiesta di proseguire ed estendere la formazione sul “pensiero computazionale”, andando al di là dell’iniziale alfabetizzazione digitale.


Rapporto monitoraggio (settembre 2014 -gennaio 2015)

Scuola e apprendimento digitale

Lunedì 2 e Martedì 3 MARZO 2015 (ore 15:00)

ISTITUTO COMPRENSIVO “G. PASCOLI”
MASSAFRA (TA) (PLESSO ANDRIA via Aosta s.n.)

SEMINARIO DI FORMAZIONE

SCUOLA E APPRENDIMENTO DIGITALE

INTERVENTI:

Maria Rosaria CHIRULLI (Docente)

Dario CILLO
Dirigente Scolastico Polo Professionale “L. SCARAMBONE”

Marcello CAFIERO
Docente / Learning & Technology Consultant

  • Modelli e pratiche didattiche innovative
  • Creazione di Learning Objects

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Aspettando che il gallo canti

Aspettando che il gallo canti


di Stefano Stefanel

Qualche giorno fa un mio breve intervento dal titolo Prima che il gallo canti cercava di evidenziare alcuni punti sospesi della scuola italiana prima che fossero sommersi dalle inevitabili polemiche successive ai provvedimento ministeriali in via di emanazione (un decreto e un disegno di legge, così so io). Poiché è tutto slittato di qualche giorno  intervengo su alcuni argomenti che mi stanno a cuore e che animano i dibattiti di nicchia senza scaldare però alcuna opinione pubblica. Premetto che condivido integralmente Per una scuola che attui la Costituzione di Franco De Anna. E trovo corrette le posizioni di Antonio Valentino e Fabrizio Da Crema pubblicate sul sito www.pavonerisorse.it


POTERI E COMPETENZE


Ho letto però con attenzione le tesi di Corrado Mauceri e la Legge di iniziativa popolare con annessi e connessi richiami alla Costituzione e alla Democrazia (protette e difese solo dai fautori di quella legge e non da tutti gli altri, me incluso). L’articolo 25 del d.lgs 165/2001 scrive: “Il dirigente scolastico assicura la gestione unitaria dell’istituzione, ne ha la legale rappresentanza, èresponsabile della gestione delle risorse finanziarie e strumentali e dei risultati del servizio. Nel rispetto delle competenze degli organi collegiali scolastici, spettano al dirigente scolastico autonomi poteri di direzione, di coordinamento e di valorizzazione delle risorse umane. In particolare, il dirigente scolastico organizza l’attività scolastica secondo criteri di efficienza e di efficacia formative ed è titolare delle relazioni sindacali.” Non capisco cosa ci sia di poco chiaro in questo passaggio del decreto, che sta alla base anche del successivo d.lgs 150/2009, che viene derubricato spesso a “incidente di percorso” perché legato al nome di Renato Brunetta e non considerato legge dello Stato.

Il dirigente scolastico ha “autonomi poteri”, gli organi collegiali solo “competenze”. Una cosa è il potere, un’altra la competenza. Nell’ambito dell’autonomia decisionale (che non è arbitrio e non è discrezionalità) il dirigente scolastico esercita la sua funzione, è l’unico organo di gestione, ha il potere di firma e per questo risponde dei risultati del servizio. Gli Organi collegiali non  hanno alcun potere (e infatti non gestiscono nulla), ma solo competenze che vanno esercitate in base a quello che dice la norma. Ad esempio i Collegi docenti non hanno alcuna competenza per bocciare le Riforme (come ai tempi della Moratti) o per deliberare contro La Buona Scuola (come hanno fatto le 200 scuole citate dai fautori della LIP). Non hanno alcuna competenza per stipulare contratti, fare nomine, ecc. Hanno competenze tecnico-professionali chiare che riguardano il Pof, i curricoli, ecc. 

Dire che il Dirigente scolastico e gli Organi collegiali sono soggetti equo ordinati significa non voler leggere la realtà normativa. Quindi è chiaro ed evidente che la LIP elimina la figura del Dirigente scolastico. Quando la LIP sarà legge non avrò più poteri, ma finché è in vigore il d.lgs 165/2001 li ho. Il problema non è di volontà, perché quei poteri io devo esercitarli rispettando le leggi ed applicandole, anche quelle che non piacciono a coloro che si sono autoproclamati difensori della Costituzione contro i suoi distruttori. Però in Italia – per fortuna – è la Corte Costituzionale che dice se una legge è in linea o meno con la Costituzione, non gruppi autoproclamatisi. 


L’ART. 117 DELLA COSTITUZIONE 

L’articolo 117 della Costituzione modificato e confermato da un referendum non piace a molti perché collide con un’idea di scuola tutta statale. Non è possibile però continuare ad invocare la Costituzione e non voler leggere gli almeno due elementi di grande innovazione (che negli Annio Settanta non c’erano):

– l’autonomia scolastica
– la legislazione esclusiva e concorrente delle Regioni nell’istruzione

Negare l’autonomia delle scuole per quello che è va semplicemente contro la Costituzione. Poi ovviamente ci sono i contributi alle Scuole private (che non sono “oneri” e per questo non contraddicono l’articolo 33: sono al massimo una scelta sbagliata) e l’idea che lo Stato deve gestire scuole di ogni ordine e grado dovunque, mentre l’articolo 33 della Costituzione dice: La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi”. E infatti lo fa, ma non è detto che deve farlo dovunque e che non possa applicare al sistema statale un’idea più ampia di “pubblico” (che non coincide con “statale”).

L’articolo 117 della Costituzione viene considerato di valore inferiore all’articolo 33 da coloro che non vogliono modificare niente, ma questa è una scelta personale che non può toccare chi lavora nella scuola e deve rispettare tutta la Costituzione per come è scritta e non per come qualcuno vorrebbe fosse scritta. 


IO ADORO GLI ANNI SETTANTA

Negli Anni Settanta ho frequentato il Liceo che oggi dirigo. Quindi li amo come poche altre cose. A quel tempo però centravanti dell’Inter era Cappellini e del Milan Sormani. I due dovrebbero oggi essere signori settantenni: chi li metterebbe in campo oggi ? Chi metterebbe due settantenni al posto di Icardi e Pazzini, che sono due giocatori che non mi dicono niente? Questa banalmente la questione quando si citano cose del passato per parlare dell’oggi. Molte norme sulla scuola risalgono ai tempi di Cappellini e Sormani per questo sono inapplicabili, stanche e preda di qualsiasi difensore di Lega Pro (non c’è più la serie C). La LIP vuole riportarci al passato. A me il passato piace, ma non voglio farci tornare i ragazzi di oggi, che devono vivere questo presente.

Ritengo però che il richiamo al passato sia un modo per farci tornare autarchici e rimanere fuori dall’Europea e dai suoi parametri. Tutta l’Europa fa una scuola diversa dalla nostra: solo un passatismo che diventa legge può farci uscire dal confronto e tenerci stretti i nostri diplomi, il nostro valore legale, i nostri programmi, il nostro modo di valutare, il nostro assemblearismoprivo di responsabilità. 


UN GRAZIE A REGINALDO PALERMO

Ringrazio Reginaldo Palermo per l’ospitalità che dà ai miei interventi su PavoneRisorse. Ma lo ringrazio anche perché su Facebook mi ha difeso da atteggiamenti aggressivi, da prese in giro, da insulti malamente mascherati. Lo ringrazio da qui perché su Facebook tengo una atteggiamento che mi porto dietro dagli Anni Settanta quando riuscivo a stare in mezzo al “movimento” senza prenderle né dagli autonomi né dalla polizia.