Presidenza del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR)

On line l’Avviso di chiamata pubblica per laPresidenza del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) 
Sul sito del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca è stato pubblicato oggi l’Avviso di chiamata pubblica per il rinnovo della Presidenza del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR).
Sono invitate ad avanzare la loro candidatura “persone di alto profilo scientifico e competenze tecnico organizzative, con comprovata esperienza professionale, in ambito nazionale e internazionale”. Le candidature, corredate del relativo curriculum vitae, dovranno essere inviate attraverso posta certificata all’indirizzo dgric@postacert.istruzione.it entro le ore 24 del trentesimo giorno successivo alla data di pubblicazione dell’Avviso. Qualora il termine di presentazione utile della domanda cada in giorno festivo, il termine stesso è prorogato al primo giorno non festivo successivo. 
Il Comitato di selezione, coordinato dal Professor Lamberto Maffei e composto da Mauro Ferrari, Fabiola Gianotti, Aldo Sandulli, Lucia Votano, esaminerà le domande e i requisiti di ammissibilità di ciascun candidato. Al termine dell’istruttoria proporrà al Ministro una rosa di cinque nominativi per la carica di Presidente tra i quali il Ministro effettuerà la propria scelta. 

LA VALUTAZIONE DEI DOCENTI E L’ATTRIBUZIONE DEL BONUS PREMIALE

LA VALUTAZIONE DEI DOCENTI E L’ATTRIBUZIONE DEL BONUS PREMIALE
(commi 126, 127, 128, 129 della L. 107/2015)

ANDIS VITERBO

Bonus scuola, prof in confusione: manca decreto per rendicontazione delle spese

da Il Fatto Quotidiano

Bonus scuola, prof in confusione: manca decreto per rendicontazione delle spese

È difficile capire come possano essere utilizzati i soldi messi a disposizione dal governo per l’aggiornamento professionale. A rendere tutto più complicato spunta anche la “responsabilizzazione del docente” che dovrebbe essere in grado di intuire le intenzioni del legislatore

In continuo aumento il numero degli studenti immigrati, migliora il livello delle competenze

da Il Sole 24 Ore

In continuo aumento il numero degli studenti immigrati, migliora il livello delle competenze

di Giuliana Licini

La scuola è centrale nell’integrazione dei ragazzi immigrati e delle loro famiglie, ma è anche spesso il centro di tensioni e pressioni. Il rapporto Ocse su “Scuola e migrazione, facilitare il viaggio dell’integrazione” contribuisce a sfatare miti e paure, fornendo spunti di riflessione soprattutto all’Europa, alle prese in questi mesi con l’ondata di decine di migliaia di migranti e rifugiati e, al tempo stesso, con i problemi causati dal mancato o difficile inserimento sociale delle precedenti ondate. Lo studio in particolare evidenzia che gli studenti immigrati non ostacolano l’apprendimento dei non-immigrati – che anzi negli anni, nel caso dell’Italia, è migliorato – e il gap di competenze che esiste tra di loro è frutto principalmente delle difficili condizioni economiche in cui spesso si trovano i ragazzi con un background di immigrazione e del fatto di trovarsi in ’scuole ghetto’ dove il denominatore comune è la situazione di svantaggio. L’interrogativo è se la scuola sia veramente all’altezza del compito di iniziare e dare sostanza al cammino dell’integrazione.

Le cifre italiane
I numeri per l’Italia – a una prima lettura – fanno sorgere dubbi, ma – come spiega Francesca Borgonovi, economista Ocse tra gli autori dello studio – le statistiche vanno interpretate e il messaggio che ne esce è positivo. Il punto di partenza è il forte aumento di studenti immigrati nel sistema scolastico italiano, uno dei maggiori nell’area Ocse: dall’1,7% registrato nel 2003 al 5,5% del 2012 per gli immigrati di prima generazione e dallo 0,4% al 2% per quelli di seconda generazione. Il passo successivo sono i cambiamenti nelle competenze tra il 2003 e il 2012 dell’insieme degli studenti: la performance in matematica dei non-immigrati è migliorata di 22 punti nei test Pisa (Invalsi) passando da 468 a 490. Per gli immigrati di seconda-generazione il voto è rimasto a 461 e per quelli di prima generazione è sceso da 441 a 435, quindi in entrambi i casi il divario con gli studenti “autoctoni” è aumentato.

L’impatto
«C’è stato un forte aumento degli immigrati, ma il sistema scolastico è riuscito a dare un servizio ai nuovi arrivati e alle loro famiglie, e questo non è andato affatto a scapito delle competenze degli altri ragazzi, i non-immigrati, che anzi nel tempo sono migliorate», rileva d’altro canto Borgonovi. Il divario di competenze tra l’altro si riduce nettamente o si annulla se si tiene in conto lo status socio-economico degli studenti. «In genere la situazione di immigrato è di svantaggio economico e spesso questi bambini e ragazzi si ritrovano in scuole locali, frequentate da loro coetanei che sono a loro volta socio-economicamente svantaggiati. E’ la concentrazione delle difficoltà socio-economiche, non la concentrazione degli immigrati, ad avere un impatto negativo sull’apprendimento», rileva Borgonovi. Certo, se a queste poi si somma il problema dell’acquisizione della nuova lingua per i nuovi arrivati, per gli insegnanti si creano fortissimi problemi. Infatti i docenti italiani sono tra quelli – che in base alle statistiche Ocse – avvertono più l’esigenza di una formazione ad hoc nei confronti degli studenti immigrati.

“Scuola enclave”
L’Ocse bolla come “scuole enclave” quelle con un’alta concentrazione di immigrati la cui presenza è maggiore in Italia, Canada e Grecia. Il rapporto ha tra l’altro rilevato che il 76% degli studenti italiani è in scuole che non hanno immigrati o sono comunque sotto il 10%, mentre il 5,6% degli studenti è in scuole con oltre il 25% di immigrati (media Ocse 18%). Un altro mito da sfatare è quello del livello d’istruzione delle famiglie immigrate che non è affatto inferiore rispetto a quelle locali. Circa l’80% degli studenti immigrati di prima generazione in Italia ha almeno un genitore con lo stesso livello di istruzione degli studenti non immigrati. Anche i dati sul senso di appartenenza alla scuola vanno visti nel loro percorso. Il 78% degli studenti non immigrati in Italia avverte un “senso of belonging” alla propria scuola, mentre per i ragazzi immigrati di seconda generazione si scende al 74,2% e per quelli di prima al 69%. «Va visto il messaggio positivo: i ragazzi di seconda generazione sono sui livelli dei non-immigrati e tra la prima e la seconda generazione c’è un netto miglioramento del senso di appartenenza», spiega Borgonovi. I riflettori dell’Ocse vanno piuttosto su altri Paesi, come la Francia e il Belgio, dove sono i ragazzi immigrati di seconda generazione ad essere più a disagio a scuola rispetto a quelli di prima. In Francia si scende ad esempio dal 43% della “felicità” scolastica della prima generazione al 39,5% della seconda. E’ già una “spia rossa” di mancata integrazione, con tutto quello che ne può conseguire.

Le politiche educative
Cosa possono fare le politiche educative per favorire il successo scolastico e quindi l’integrazione dei ragazzi immigrati? La ricetta dell’Ocse è semplice: innanzitutto fornire un’assistenza linguistica il prima possibile ai nuovi arrivati. Associare l’apprendimento della nuova lingua e di contenuti è il modo più efficace per integrare i ragazzi immigrati. Un fattore molto importante è la frequenza a una scuola materna di alta qualità, che permetta ai bambini immigrati di accedere alla scuola primaria in condizioni di parità, o quasi, rispetto ai loro coetanei non immigrati. In Italia, ad esempio, aver frequentato una scuola pre-primaria si traduce per un quindicenne immigrato in 70 punti in più nelle competenze di matematica e 88 punti in quelle di lettura.

Formazione docenti
L’Ocse raccomanda inoltre di incoraggiare tutti gli insegnanti a prepararsi per classi molto varie, mentre ora spesso sono poco preparati pedagogicamente ad affrontare i problemi degli studenti immigrati. Va poi evitata la concentrazione di studenti nelle stesse, svantaggiate scuole («E’ solo buon senso») e vanno riviste le politiche educative. La suddivisione per abilità, le bocciature, il precoce incanalamento dei ragazzi su percorsi scolatici in base alle loro performance sono dannose per tutti gli studenti, ma lo sono soprattutto per gli studenti immigrati, ammonisce l’Ocse. Last but not least, vanno coinvolti i genitori dei ragazzi immigrati, perché gli studenti vanno meglio a scuola se i genitori capiscono l’importanza dell’istruzione, come funziona il sistema scolastico e come meglio possono sostenere i figli. Ma questa è una ricetta valida per tutti.

Il 35% degli alunni di terza media è ancora senza «orientamento»

da Il Sole 24 Ore

Il 35% degli alunni di terza media è ancora senza «orientamento»

di Maria Piera Ceci

Sono poco più della metà i ragazzi dell’ultimo anno della scuola secondaria di primo grado che hanno già deciso quale scuola secondaria di secondo grado frequentare il prossimo anno. E nonostante sia ormai partito il conto alla rovescia verso le iscrizioni, al via il 22 gennaio per chiudersi il 22 febbraio, sul fronte dell’orientamento c’è ancora molto da fare.
Secondo un sondaggio realizzato da Skuola.net, in collaborazione con Radio 24, il 38% degli studenti ha già fatto sia attività di orientamento che il questionario orientativo, il 28% ha fatto almeno una delle due cose, ma a preoccupare è quel 35% che non si è visto proporre dalla scuola né l’una né l’altro. Fra chi ha fatto orientamento inoltre, il 65% non ha avuto la possibilità di un colloquio personalizzato per capire quale potrebbe essere la scelta migliore nel suo caso specifico.

Il sondaggio
Fra i ragazzi a cui la scuola ha offerto una qualche forma di orientamento, il 48% si dice comunque molto soddisfatto, a fronte di un 13% che invece si dichiara del tutto insoddisfatto.
Entrando più nel merito, si scopre che fra i ragazzi che hanno fatto orientamento, il 24% ha visitato un’azienda e ha avuto la visita a scuola di qualcuno che lavora in azienda per conoscere più da vicino il mondo del lavoro. Il 7% ha fatto soltanto la visita in azienda, il 17% ha avuto a scuola la visita di qualcuno che lavora in azienda. A fronte di questo 48% di ragazzi che ha avuto quindi un qualche contatto con il mondo dell’impresa, c’è però un 52% che non si è visto offrire dalla scuola alcuna opportunità di questo genere.
Lo scollamento con il mondo del lavoro è ancora più evidente se si considera che il 40% dei 13enni che hanno risposto al sondaggio non ha idea di quali siano le professioni più richieste sul mercato del lavoro. Solo un 17% ha una vaga idea grazie alle informazioni ricevute in famiglia e un 18% grazie alle informazioni ricevute a scuola.
Poi c’è il capitolo riguardante i vari indirizzi di studio. Il 70% degli studenti che si è visto proporre un’attività di orientamento si dice convinto che la propria scuola abbia illustrato in maniera completa i vari indirizzi di scuola superiore, sia per quanto riguarda i licei, che gli istituti tecnici e i professionali. Fra questi, il 67% ha avuto la possibilità di ascoltare a scuola un esperto che ha illustrato in maniera specifica gli indirizzi e gli sbocchi degli istituti tecnici.
Nonostante questo, il 33% degli studenti resta convinto che gli istituti tecnici siano scuole adatte ai ragazzi meno bravi a scuola e che i migliori vadano al liceo, a conferma di un pregiudizio che è duro da sconfiggere, nonostante le tante campagne di informazione realizzate nelle scuole da parte delle istituzioni e di Confindustria. Anche se il 55% è convinto che questo sia solo appunto un pregiudizio.

Edilizia scolastica, Legambiente: allarme manutenzione per il 40% degli edifici, Trento al top per qualità delle strutture

da Il Sole 24 Ore

Edilizia scolastica, Legambiente: allarme manutenzione per il 40% degli edifici, Trento al top per qualità delle strutture

di Alessia Tripodi

I dati del rapporto «Ecosistema scuola»: bene anagrafe e maggiori investimenti, ma serve piano pluriennale credibile»

Edilizia scolastica, in Italia il 40% degli istituti ha ancora bisogno di manutenzione urgente, quasi il 30% si trova in un’area a rischio sismico e il 10% in zone a rischio idrogeologico o vulcanico. Ma in quadro di inefficienza spiccano le performance del Nord, con Trento, Reggio Emilia e Forlì a guidare la classifica delle città con le migliori scuole per qualità dell’edilizia. E se da un lato si registra un calo dei servizi scolastici, come scuolabus e mense, dall’altro cresce l’uso delle energie «verdi» da parte degli istituti.
E’ la fotografia scattata dal rapporto di Legambiente «Ecosistema scuola», l’indagine annuale sulla qualità dell’edilizia, delle strutture e dei servizi scolastici, secondo la quale nell’ultimo anno l’interesse e gli investimenti in edilizia scolastica sono aumentati, ma molto resta ancora da fare, in primis «una programmazione e un piano pluriennale credibile».

I numeri
Secondo gli ambientalisti, nella Penisola su 6.310 edifici circa il 65% è stato costruito prima dell’entrata in vigore della normativa antisismica del 1974, il 39% necessita di interventi di manutenzione urgente, il 29,3% si trova in aree a rischio sismico, il 10% in aree rischio idrogeologico e il 10,4% in aree a rischio vulcanico. Solo lo 0,6% delle scuole, poi, sono costruite con criteri di bioedilizia, mentre solo l’8,7% quelle edificate con criteri antisismici.
Il 2014, dice ancora il rapporto, registra piccoli passi avanti sul fronte delle certificazioni: salgono al 59,7% (con 2 punti percentuali in più rispetto allo scorso anno) le scuole dotate di certificati di agibilità, mentre sono il 72,7% quelle dotate del certificato igienico-sanitario contro il 58,1% del 2013. E aumentano anche le strutture (35,5%) dotate del certificato prevenzione antincendi.
Il 25,1% degli edifici ha eseguito la verifica della vulnerabilità sismica (contro il 22,2% del 2013), mentre sono in lieve calo i dati sui requisiti in materia di accessibilità: scendono all’81,4% gli edifici che hanno i requisiti di legge contro l’84% del 2013. In calo anche le scuole dove sono stati previsti interventi per l’eliminazione delle barriere architettoniche: si passa dall’8,7% del 2013 al 3,8% nel 2014.

Gli investimenti
Sul fronte delle risorse per la manutenzione straordinaria e ordinaria, Legambiente segnala ancora una volta una «forte disparità» tra nord e sud del Paese. Nel 2014 l’investimento medio per la manutenzione straordinaria ad edificio scolastico è stato di 33.987 euro contro i 17.614 euro del 2013. Nel nord la media degli investimenti per la manutenzione straordinaria è quattro volte quella del sud, nonostante vi sia una maggiore necessità di interventi nel meridione, spiega il rapporto, legata anche alla fragilità del territorio, al rischio idrogeologico, sismico e vulcanico. Regioni come Abruzzo e Campania hanno registrato, per esempio, un calo di investimenti in manutenzione straordinaria nonostante vi sia un’esigenza di manutenzione rispettivamente nel 91,1% e nel 55,1% degli edifici.
C’è poi da dire, sottolinea il rapporto, che dal 2013 al 2014 sono aumentati in media gli investimenti per edificio, sia nella manutenzione straordinaria di circa 58milioni di euro, sia in quella ordinaria di circa sei milioni. Ma nonostante vi sia stato un incremento notevole «siamo ancora lontani dalle cifre del 2010 e 2011, quando non era ancora presente il vincolo del patto di stabilità» dice il rapporto, spiegando che la differenza per la manutenzione straordinaria rispetto al 2010 (179.642.866) è di circa 16 milioni, mentre per quella ordinaria (45.576.021) di circa 10 milioni.

La classifica delle città
Nella top ten delle città con le migliori strutture scolastiche – guidata da Trento (1° posto), Reggio Emilia (2° posto) e Forlì (3°) – ci sono anche Verbania (4º), Piacenza (5º), Biella (6º), Bolzano (7º), Pordenone (8º), Brescia (9º) e Gorizia (10º). Per quanto riguarda la graduatoria delle grandi città, al primo posto c’è Firenze (14º), seguita da Torino (22º) e Milano (28º), tutte in crescita rispetto allo scorso anno. Napoli (41º) conferma la sua posizione, mentre Roma resta esclusa dalla graduatoria perché, spiega Legambiente, ha inviato meno del 50% dei dati richiesti.

I servizi scolastici
L’indagine segnala una «battuta d’arresto» per i servizi scolastici. Solo nel 5,3% delle mense si servono pasti interamente biologici, scendono al 55,9% le scuole che nelle mense servono acqua di rubinetto (nel 2013 erano il 65,1%) e solo il 25,8% delle scuole usufruisce del servizio scuolabus, mentre il 5,9% del servizio pedibus.
L’uso delle energie rinnovabili segna quest’anno una crescita, passando dal 13,6% del 2013 al 14,3% del 2014: tra gli edifici che utilizzano rinnovabili, la maggior parte presenta pannelli fotovoltaici (71,1%), e impianti solari termici (23,4%). A livello regionale fanno da portabandiera per l’utilizzo di fonti energetiche alternative Abruzzo e Puglia con rispettivamente il 40% e il 53,9% delle scuole, mentre maglia nera per la Lombardia, dove solo il 2,8% delle scuole utilizzano fonti rinnovabili, e Campobasso, capoluogo molisano dove nessuna scuola utilizza fonti energetiche alternative.

Un «buon inizio»
Secondo il rapporto i «primi timidi passi avanti» arrivati con la pubblicazione dell’attesa anagrafe scolastica, che Legambiente chiedeva da oltre 15 anni, e lo stanziamento da parte del Governo di maggiori fondi per la manutenzione e la messa in sicurezza degli edifici secondo gli ambientalisti «di certo rappresentano un buon inizio, ma non bastano».
«La presentazione di questa edizione di Ecosistema Scuola – ha detto Vanessa Pallucchi, responsabile Scuola e Formazione di Legambiente – avviene in un contesto in evoluzione segnato da una maggiore attenzione e sensibilità al tema dell’edilizia scolastica, dalla pubblicazione, seppur parziale, dei dati dell’anagrafe scolastica e dai finanziamenti per la manutenzione straordinaria e ordinaria. Ma questi interventi – ha continuato – non bastano, c’è bisogno di una programmazione di ampio respiro che poggi su tre linee di azione: messa in sicurezza, manutenzione ordinaria e innovazione delle nostre scuole, senza dimenticare un piano pluriennale credibile accompagnato da una efficace informazione».

Scuola, ancora migliaia di supplenti senza stipendio

da Repubblica.it

Scuola, ancora migliaia di supplenti senza stipendio

Secondo i sindacati si tratta di 30mila insegnanti che in alcuni casi non percepiscono nulla per il lavoro svolto fin da settembre

di SALVO INTRAVAIA

Trentamila, forse di più, supplenti non potranno godersi le vacanze di Natale perché senza stipendio da mesi. Dopo settimane di promesse e rimpalli di responsabilità, i sindacati sono sul piede di guerra. Per la neosegretaria della Cisl scuola, Lena Gissi, il “mancato pagamento dei supplenti è situazione vergognosa e intollerabile”. Si tratta dei cosiddetti supplenti brevi – quelli che prestano servizio da un giorno a qualche settimana, ma anche tutti quelli che sostituiscono insegnanti in maternità – che non ricevono lo stipendio in alcuni casi da settembre. Quest’anno, per accelerare le procedure, il ministero dell’Istruzione ha introdotto una novità: le scuole inseriscono i dati dei contratti stipulati nel sistema informatico centralizzato e sarà direttamente il ministero dell’Economia a pagare i supplenti d’istituto. Ma non è cambiato nulla circa i ritardi che colpiscono ogni anno migliaia di lavoratori della scuola per i pagamenti.

“Non c’è giustificazione che tenga – continua Gissi – quando viene negato a una persona il compenso cui ha diritto per il lavoro che svolge. Si faccia di tutto e di più per trovare subito una soluzione, sono davvero tante, troppe le persone che vengono a raccontarci, ogni giorno nelle nostre sedi, il dramma che stanno vivendo di fronte a scadenze di pagamenti che non possono onorare, spesso esposte al rischio di subire sanzioni o atti ingiuntivi”.

Dai calcoli della Flc Cgil si tratterebbe di almeno 30mila insegnanti che secondo Domenico Pantaleo non percepiscono nulla da settembre. “Il motivo? La mancanza di risorse e l’inefficienza del sistema informatico del Miur – spiegano dalla Cgil – ragione che appesantisce notevolmente i carichi di lavoro nel personale di segreteria e crea moltissime disfunzioni”. “Non è possibile – conclude Pantaleo – penalizzare i soggetti più deboli che quotidianamente consentono alle scuole di andare avanti nonostante le tante criticità aggravate dalla legge sulla brutta scuola. Perché non può essere ‘buona’ una scuola che lascia i suoi lavoratori senza stipendio. Per troppi di loro, questo, non sarà un buon Natale”.

I primi a lanciare un grido d’allarme, a novembre, i precari aderenti al Mida, il Movimento insegnanti da abilitare, molti dei quali ormai in possesso dell’abilitazione. Per Pino Turi, della Uil scuola, “occorre una emissione straordinaria per pagare il lavoro di migliaia di persone, il rimbalzo di competenze lascia i prof senza un euro”. “E’ questo il risultato – mette in luce Turi – di leggi emanate senza un piano di fattibilità. Così non solo la supplentite non è passata, ma siamo in presenza di insegnanti anche di ruolo che sono stati spostati lontano e lasciati senza retribuzione”.

Bonus 500 euro, il Governo apre anche all’acquisto dei quotidiani?

da La Tecnica della Scuola

Bonus 500 euro, il Governo apre anche all’acquisto dei quotidiani?

Il Governo potrebbe permettere ai docenti di ruolo di utilizzare il bonus di 500 euro per l’aggiornamento annuale anche per l’acquisto dei quotidiani.

L’apertura è giunta dal ministro della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia, nel corso del videoforum di Repubblica Tv.

Dopo aver confermato che la trattiva del rinnovo contrattuale, quindi l’aumento degli stipendi, si riaprirà dopo l’avvenuta riduzione dei comparti e “con una cifra che spero aumenti nel tempo, ma questo dipende dalla crescita dell’Italia”, la Madia ha risposto ad un docente: il professor Gianni Catellacci ha chiesto di includere anche i quotidiani nella lista dei prodotti di aggiornamento rimborsabile tramite il forfait annuale andato in pagamento a circa 600mila docenti di ruolo (anche i neo-assunti) nel mese di ottobre.

“Perché no – ha risposto il ministro -, i quotidiani sono fondamentali per tutti noi per capire a che punto sta il dibattito pubblico nelle scuole ritengo che sia fondamentale avere insegnanti al passo con il dibattito pubblico e le complessità del mondo e del nostro Paese”.

Resta da capire come potrà essere possibile certificare l’avvenuto acquisto del quotidiano: poiché il Miur richiede una fattura o uno scontrino nominale (con intestato il codice fiscale dell’acquirente), appare difficile pensare che edicole e supermercati possono soddisfare questa esigenza. È più probabile, invece, che la Madia si riferisse all’acquisto dei quotidiani attraverso la formula dell’abbonamento. Che è poi la stessa per assicurarsi la visione di un film al cinema o di una recita teatrale, senza incappare nel diniego dei revisori dei conti. La quale, si tradurrebbe in un’automatica sottrazione della corrispettiva somma dai 500 euro previsti sempre per la formazione per il prossimo anno scolastico.

La proposta dell’autocertificazione (perché le edicole non rilasciano scontrino, ma al massimo una ricevuta su richiesta), indicata dal professor Catellacci al ministro della Funzione Pubblica, ad oggi appare infatti non attuabile.

“Non è possibile lavorare a scuola fino a 67 anni e lasciare i giovani disoccupati”

da La Tecnica della Scuola

“Non è possibile lavorare a scuola fino a 67 anni e lasciare i giovani disoccupati”

“Non è possibile stare su una impalcature, su una gru ma anche in altri ambiti lavorativi come gli ospedali o le scuole fino a 66 – 67 anni”.

A dirlo, nel suo intervento conclusivo a Torino all’iniziativa dei sindacati per chiedere modifiche alla Legge Monti-Fornero, è stata Annamaria Furlan, segretario generale della Cisl.

“Il Governo deve riaprire subito il confronto sulla riforma delle pensioni che è la peggiore d’Europa. E’ un dovere morale. Noi siamo pronti a discutere ma vogliamo una proposta chiara dal Governo che deve assumersi le sue responsabilità. Basta con le ipotesi fumose e le promesse”, ha dichiarato la sindacalista.

Secondo Furlan, “bisogna distinguere tra lavori. Ma occorre cambiare anche il sistema di calcolo per fare avere una pensione dignitosa ai giovani. Il nostro modello sindacale è quello della solidarietà tra le generazioni, non la rottamazione o la frattura tra giovani ed anziani”.

“Da tanti mesi – ha proseguito la leader della Cisl – leggiamo ed ascoltiamo le ipotesi più disparate su come cambiare le pensioni. Ognuno ha la sua ricetta: editorialisti, ministri, il presidente dell’Inps. Persino l’ex ministro Fornero critica la legge Fornero. Ma noi aspettiamo una parola chiara dal Governo. E per questo oggi offriamo una piattaforma sulla previdenza in modo che il Governo rifletta e svolgere il suo ruolo”.

Perché, “con l’età che avanza è più complicato fare innovazione per le imprese ed è più complicato per migliaia di giovani accedere al mondo del lavoro. Cambiare questa legge deve essere tra le priorità del paese per ritrovare la necessaria coesione sociale tra giovani ed anziani”.

Per la leader della Cisl “bisogna ripristinare la flessibilità in uscita con quote dignitose. Non si può dire che mancano le risorse in un paese in cui ogni anno abbiamo 150 miliardi evasione fiscale e contributiva, oltre che il primato europeo della corruzione. Occorre rimettere al centro la dignità del lavoro, creando un modello sociale ed economico diverso, tenendo conto della fatica del lavoro”.

Questa è la posizione della Cisl, quindi. Che poi è la stessa di tutti i sindacati. I quali, in caso di immobilismo del Governo, minacciano la mobilitazione.

Francamente, viene da chiedersi perché vi sia tanta determinazione a quattro anni dell’approvazione dell’ultima contestatissima riforma pensionistica. Forse perché anche il Governo Renzi continua a rimandare i promessi ritocchi alla Fornero all’anno che verrà?

 

Espero, per il Miur un’importante opportunità per i neoassunti

da La Tecnica della Scuola

Espero, per il Miur un’importante opportunità per i neoassunti

L.L.

Con nota prot. n. 40234 del 16 dicembre 2015 (pubblicata da SNALS-Confsal) il Miur ha scritto ai Dirigenti scolastici per invitarli a divulgare le informazioni sul Fondo pensionistico complementare.

Nella nota il Ministero definisce l’adesione al Fondo Espero un’ “importante opportunità” per il personale della Scuola, anche neoassunto.

L’accordo stipulato il 14/03/2001 tra le Organizzazioni Sindacali del settore (FLC CGIL, CISL Scuola, UIL Scuola, SNALS-Confsal, GILDA-UNAMS, CIDA) e l’amministrazione statale, ha consentito la creazione di un sistema di contribuzione pensionistica integrativa che determina l’obbligo per il datore di lavoro di versare un contributo aggiuntivo pari all’1% della retribuzione utile ai fini del calcolo del TFR.

È possibile aderire autonomamente ai servizi del Fondo Espero accedendo ai servizi self service del Portale NoiPA, selezionando la voce “Previdenza complementare”.

Maggiori informazioni possono essere reperite consultando il sito web del Fondo www.fondoespero.it. sul quale sono anche presenti strumenti on-line per effettuare una simulazione degli effetti dell’adesione al Fondo sul proprio regime pensionistico, oppure contattando direttamente Espero ai seguenti recapiti:

  • via Aniene, 14- 00198 Roma
  • call center 848800270
  • tel. 06 52279155- dal lunedì al venerdì dalle 10:00 alle 12:00 e dalle 15:00 alle 16:00
  • Fax. 06 52272348
  • info.aderenti@fondoespero.it

Pensionamento del personale della scuola in salvaguardia

da La Tecnica della Scuola

Pensionamento del personale della scuola in salvaguardia

L.L.

Potranno andare in pensione anche dal 1° settembre 2016 coloro che hanno ricevuto la certificazione dall’Inps con decorrenza 1° settembre 2015.

Come abbiamo già comunicato, l’Inps, con il messaggio n. 7327 del 4 dicembre 2015, ha precisato che la data di decorrenza indicata nella certificazione di diritto alla salvaguardia costituisce la prima decorrenza teorica utile della pensione,fermo restando la possibilità di conseguire il pensionamento in qualsiasi momento successivo. In questo modo è stato chiarito che il personale della scuola, che gode di un’unica finestra di uscita, potrà accedere alla pensione anche con decorrenza successiva a quella indicata nella certificazione di salvaguardia.

Quindi, i dipendenti del comparto della scuola che hanno ricevuto la certificazione con decorrenza 1°settembre 2015 potranno accedere al pensionamento anche dal 1° settembre 2016.

A tale proposito, la Flc Cgil segnala che, a seguito di un incontro presso il Ministero del Lavoro tra MIUR e INPS, è scaturita l’ipotesi di presentazione di un emendamento alla legge di stabilità in discussione in Parlamento per consentire ai lavoratori della scuola di accedere al pensionamento in salvaguardia non appena approvata la legge stessa. Si tratta di un emendamento già approvato dalla Quinta Commissione Bilancio della Camera con il seguente testo:

“Emendamento 18.107: Art. 1 comma 145 bis – Decorrenza trattamento pensionistico personale comparto scuola e AFAM

Dopo comma 145, aggiungere il seguente:

“145-bis. I lavoratori del comparto scuola e AFAM i quali, a seguito dell’attività di monitoraggio e verifica relativa alle misure di salvaguardia che ha dato luogo alla rideterminazione degli oneri di cui al comma 145 e che, in applicazione del procedimento di cui all’articolo 1, comma 193, della legge 27 dicembre 2013, n. 147, che ha disposto il riconoscimento dell’applicazione della salvaguardia anche ai titolari di congedo, ai sensi dell’articolo 42, comma 5, del testo unico di cui al decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, o permessi, ai sensi dell’articolo 33, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, eccedenti il limite numerico previsto dal decreto-legge 31 agosto 2013, n. 102, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 ottobre 2013, n. 124, e dalla legge 10 ottobre 2014, n. 147, hanno ricevuto la lettera di certificazione del diritto a pensione con decorrenza dal 1° settembre 2015, possono accedere al trattamento pensionistico a decorrere dal primo giorno successivo alla risoluzione del rapporto di lavoro, anche in deroga alle disposizioni del testo unico di cui al decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, e all’articolo 59, comma 9, della legge 27 dicembre 1997, n. 449.”

I lavori interessati dovranno, pertanto, attendere l’approvazione definitiva della legge prima di produrre le domande di dimissioni che consentiranno loro di accedere al pensionamento con decorrenza immediata.

Anno di prova, Usr Molise elabora documento per gli assunti su grado diverso dall’attuale

da La Tecnica della Scuola

Anno di prova, Usr Molise elabora documento per gli assunti su grado diverso dall’attuale

L’uffico scolastico regionale del Molise fornisce un modello valido per l’espletamento dell’anno di prova per i docenti assunti su grado scolastico diverso dalla sede di servizio attuale.
Scarica il modello

Ricordiamo che la legge 107/2015 e il DM 850 del 27 ottobre 2015 dispongono di alcune precise novità per quanto riguarda l’anno di prova degli insegnanti neoassunti.

Come già riportato in precedenza, prima di tutto è utile sapere che, ai sensi dell’art.3 comma 1 del Decreto Ministeriale su citato, il superamento del periodo di formazione e prova è subordinato allo svolgimento del servizio effettivamente prestato per almeno 180 giorni nel corso dell’anno scolastico, di cui almeno 120 per le attività didattiche.
Nel conteggio dei 180 giorni vanno calcolate anche tutte le attività connesse al servizio scolastico, ivi compresi i periodi di sospensione delle lezioni e delle attività didattiche, gli esami e gli scrutini ed ogni altro impegno di servizio, ad esclusione dei giorni di congedo ordinario e straordinario e di aspettativa a qualunque titolo fruiti.
Va computato anche il primo mese del periodo di astensione obbligatoria dal servizio per gravidanza. Per quanto riguarda i 120 giorni, che è una novità rispetto al passato, vanno calcolate sia i giorni effettivi di insegnamento sia i giorni impiegati presso la sede di servizio per ogni altra attività preordinata al migliore svolgimento dell’azione didattica, ivi comprese quelle valutative, progettuali, formative e collegiali.

Mancato pagamento dei supplenti, situazione vergognosa e intollerabile

da tuttoscuola.com

Mancato pagamento dei supplenti, situazione vergognosa e intollerabile
Lena Gissi, segretaria generale Cisl Scuola, denuncia la gravità della situazione

È una situazione vergognosa quella che si sta determinando a causa del mancato pagamento degli stipendi ai supplenti. Vergognosa e intollerabile. Lo dichiara Lena Gissi, segretaria della Cisl-Scuola.

Non c’è giustificazione che tenga quando viene negato a una persona il compenso cui ha diritto per il lavoro che svolge.

Si faccia di tutto e di più per trovare subito una soluzione, sono davvero tante, troppe le persone che vengono a raccontarci, ogni giorno nelle nostre sedi, il dramma che stanno vivendo di fronte a scadenze di pagamenti che non possono onorare, spesso esposte al rischio di subire sanzioni o atti ingiuntivi.

Abbiamo da tempo e più volte denunciato questi problemi all’Amministrazione, non è davvero comprensibile e accettabile che non si sia ancora trovata una soluzione a problemi che è doveroso assumere come assoluta priorità, ponendo fine a una situazione che sta assumendo i caratteri di una vera e propria emergenza sociale.

Maestre che innamorate

MAESTRE CHE INNAMORATE di Umberto Tenuta

CANTO 591 O voi Maestre che innamorate

solo voi educate

solo voi educate ad apprendere

solo voi meritate

 

Mi si chiede quali siano i criteri per valutare i docenti.

Non so rispondere.

Stamattina, davanti a questa pagina bianca del display, viene fuori la risposta.

Non la migliore, ma l’unica risposta.

Entrate in un’aula e guardate.

Esile, mingherlina, evanescente, dolce la sua voce riempie i cuori dei suoi venticinque giovanetti.

Incantati, i suoi alunni ascoltano!

Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s’annega il pensier mio:
e il naufragar m’è dolce in questo mare. 

Non traduce in prosa, la Maestra, no!

Ma gli alunni sentono la poesia nella sua voce.

E se ne innamorano.

Non spiega la Geometria, la Maestra.

Gli alunni si incantano a mirar le forme d’ogni cosa attorno!

Case, finestre, portoni, tetti, foglie, fiori…

Non spiega la Geografia, la Maestra.

Gli alunni si incantano a mirar prati fioriti, verdi colline, cime innevate dei monti…

Non spiega la Storia, la Maestra.

Legge pagine di storici latini e greci.

Fa vedere filmati.

Immerge i suoi alunni nel passato.

Storia rivissuta!

Rivissuta ed amata.

Non spiega la Zoologia, la Maestra.

Oh quanti animali attorno!

La mosca che ronza nell’aria, la farfalla che svolazza su fiori.

La lucertola a prendere il sole sul muro.

Il lombrico che non vuol morire…

Amore degli animali, non delle bestie!

E, meraviglia delle meraviglie, i papaveri nel verde dei prati!

E i ciclamini, e le pratoline, e le gialle margheritine!

Musica, Maestra!

Antonellina, qui si canta.

E che canti dei tuoi bimbi innamorati!

Innamorati di te, al par di me, o Maestra che innamori.

Maestre che innamorate, solo voi meritate!

Tutti i miei Canti −ed altro− sono pubblicati in:

http://www.edscuola.it/dida.html

Altri saggi sono pubblicati in

www.rivistadidattica.com

E chi volesse approfondire questa o altra tematica

basta che ricerchi su Internet:

“Umberto Tenuta” − “voce da cercare”

 

 

Programmazione dei Fondi Strutturali europei 2007-2013 Asse II. Avviso

Oggetto: Programmazione dei Fondi Strutturali europei 2007-2013 PON FESR “Ambienti per l’apprendimento” – Asse II. Avviso Congiunto Prot. AOODGAI/7667 del 15.06.2010 e s.m.i.
Necessità estensione dei termini di erogazione dei pagamenti da parte degli Istituti Bancari.

Nota prot. n. 24853 del 18 dicembre 2015