E. De Luca, Impossibile

De Luca, oltre l’umano

di Antonio Stanca

   Lo scorso Settembre l’inesauribile Erri De Luca è stato di nuovo in libreria con Impossibile, un romanzo che ha tutti gli aspetti di un racconto, di un lungo racconto e che è stato pubblicato da Feltrinelli nella collana “I Narratori”.

   De Luca ha sessantanove anni, è nato a Napoli nel 1950 e prima di arrivare alla scrittura narrativa si è impegnato in tanti modi, ha studiato e tradotto testi di antiche religioni, si è dedicato all’apprendimento di lingue straniere, al giornalismo, al teatro, alla poesia. Avrebbe pure scritto di narrativa ma senza mai pubblicare le sue opere. Lo avrebbe fatto solo nel 1989, quando a trentanove anni scrisse il romanzo Non ora, non qui. Ne sarebbero seguiti tanti altri, tra romanzi e racconti, e sempre alla vita, alle sue varie circostanze, alle sue persone, ai suoi casi si sarebbero ispirati riuscendo ogni volta a cogliere significati che superavano la realtà, la quotidianità in nome di principi, valori di carattere ideale, di verità che valessero per tutti e per sempre.

   Anche in Impossibile un caso della vita, una circostanza fortuita diventa un motivo di lunga osservazione e riflessione, un argomento sul quale soffermarsi, dal quale trarre insegnamento, acquista un significato superiore a quello della sua realtà.

  Lungo un sentiero che si snoda tra le montagne dell’Alto Adige e che a tratti procede tra dirupi e burroni due uomini camminano a distanza l’uno dall’altro e questo succede ormai da molti giorni, marciano finché quello che precedeva viene trovato morto nel burrone dove è precipitato senza che si capisca se si è trattato di una caduta accidentale o provocata dall’altro che veniva dietro. Tra questo, arrestato perché accusato di omicidio, e il giudice che conduce l’istruttoria si svolgerà per intero il romanzo, tra le domande di chi inquisisce e le risposte di chi è inquisito. Quest’ultimo si dichiarerà sempre estraneo alla morte del suo compagno di strada, dirà in continuazione di non averlo conosciuto, di non aver avuto nessuno scambio con lui né prima in albergo né dopo lungo quel sentiero. Lo sosterrà anche quando le indagini faranno sapere che nei primi anni del ‘900 i due avevano fatto parte di un’organizzazione clandestina, di un movimento estremista che si opponeva allo Stato e lottava contro le sue regole, la sua polizia. Quello che era morto nel precipizio era stato un delatore, aveva tradito e fatto arrestare molti compagni tra i quali l’altro che ora veniva accusato. Al giudice sembrava una delle cause più plausibili che potevano averlo mosso ad uccidere il vecchio compagno d’azione rivoluzionaria. Ma non poteva essere trascurata la possibilità che una volta incontratisi e riconosciutisi il traditore avesse assalito per primo e che il secondo avesse agito per difesa spingendolo nel burrone. “Impossibile” diventerà stabilire la verità anche perché potrebbe valere la versione dell’imputato, quella che lo vorrebbe estraneo ad ogni evento, fuori da ogni responsabilità.

   Alla fine di quell’interrogatorio, che sarà il contenuto di tutto il libro, l’imputato verrà messo in libertà dal momento che “impossibile” era risultato scoprire il vero colpevole, ricostruire la vicenda di quella morte.

   Risalterà, per l’intera opera, il tono sicuro, convinto, disinvolto che l’accusato assumerà fin dall’inizio. Sarà da attribuire alla sua età piuttosto avanzata, alle sue esperienze di giovane spesso indagato perché partecipe di un movimento di contestazione, di lotta contro le istituzioni, alla padronanza della situazione che viveva perché innocente o perché di fronte ad un giudice molto giovane e molto lontano dalla vita, dalle sue disavventure. Qualunque sia stata la causa quell’uomo uscirà vincitore dal confronto con la giustizia e si aggiungerà alla serie di eroi positivi che De Luca ha costruito, ha raffigurato tramite tante sue opere, di quei personaggi che sono diventati leggendari pur essendo dotati soltanto della loro volontà, della loro forza d’animo, del loro coraggio, di quanto appartiene a chi si è formato da solo, da solo ha superato tante avversità.

   Possono anche aver ucciso, come forse in questo caso, quelle figure ma rimangono grandi, si attestano tra le migliori perché di una dimensione superiore all’umana, perché uniche nella vita, poche nella storia.