Concorso scuola, due strade diverse per i supplenti di statali e paritarie

da Corriere della sera

Prova «analoga» ma «distinta»

Ci saranno due procedure distinte per il concorso straordinario tra chi ha insegnato nelle statali e chi ha invece prestato servizio nelle paritarie ovvero nei percorsi di istruzione o formazione professionale: è una delle novità che emerge dalla lettura del decreto scuola, il cui testo, dopo l’approvazione di martedì scorso alla Camera, è finalmente disponibile. La differenza sostanziale è che la prima permette agli insegnanti di essere assunti in ruolo, rientrando naturalmente nei primi 24 mila posti e ottenendo il punteggio minimo di 7/10; mentre la seconda consente di ottenere l’abilitazione per insegnare nelle secondarie. La prova sarà analoga a quella prevista per il reclutamento, ma sarà distinta. Potranno sostenerla quelli che hanno svolto almeno tre anni di servizio, anche non consecutivi, presso scuole statali, scuole paritarie, ovvero nell’ambito di percorsi di istruzione e formazione professionale. A parteciparvi potranno essere anche quelli che già insegnano ma che intendono appunto abilitarsi per un’altra classe di concorso rispetto a quella per cui insegnano. Quando si parla di tre anni, si intende compreso l’anno in servizio. Ma come sarà l’esame? Una prova scritta informatizzata, composta da quesiti a risposta multipla su argomenti afferenti le classi di concorso e sulle metodologie didattiche. La prova – che riguarda il programma di esame previsto per il concorso ordinario per titoli ed esami per la scuola secondaria bandito nel 2016 10 – si intende superata con un punteggio minimo di 7/10 o equivalente. Un’altra grande differenza è che mentre i 24 mila assunti potranno conseguire i 24 crediti formativi a carico dello Stato (il costo è di circa 4 mila euro), per gli abilitanti i crediti sono a carico proprio. Un altro elemento importante riguarda i tempi di assunzione, che potranno essere anche lunghi per i 24 mila: benché infatti la procedura straordinaria sia bandita solo per le regioni, per le classi di concorso e per le tipologie di posto per le quali si prevede che, negli anni scolastici dal 2020/2021 al 2022/2023, vi saranno posti vacanti e disponibili, si stabilisce sin da subito che, ove occorra, le immissioni in ruolo dei vincitori possono essere disposte anche successivamente all’a.s. 2022/2023, fino all’esaurimento della graduatoria.

Un solo concorso per i Dsga

Non sarà invece bandito un concorso ad hoc per quegli impiegati che abbiano già svolto il ruolo di dirigente amministrativo (Dsga) per almeno tre anni, anche se non sono laureati: l’unico concorso che resta in piedi è quello per chi ha il titolo universitario. Durante l’esame in sede referente alla Camera, era stata prevista la partecipazione alla procedura concorsuale in deroga al titolo di studio, non recata dal testo originario del decreto-legge. La deroga è stata poi soppressa a seguito del parere espresso il 2 dicembre 2019 dalla V Commissione, che ha rilevato che la stessa avrebbe potuto comportare una disparità di trattamento tra candidati laureati e diplomati, suscettibile di ingenerare contenziosi con connessi oneri a carico della finanza pubblica. Delusa Maddalena Gissi, Cisl: «Né il Governo, né il ministro sono riusciti a garantire la necessaria compattezza della maggioranza che li sostiene su impegni che avevano assunto e che risultano invece finora disattesi». E sottolinea Pino Turi, Uil: «I facenti funzioni dei DSGA con senso di responsabilità stanno garantendo il normale funzionamento delle scuole. Nessuno potrà però pensare che questo senso di responsabilità deve essere relegato solo ai lavoratori lasciando esente la politica». Ma i candidati laureati avevano già minacciato ricorsi contro l’equiparazione: per loro il concorso ad hoc «oltre a comportare un’assurda e insensata duplicazione della spesa» sarebbe stata «di per sé mortificante, in quanto alcuni di questi soggetti, magari scartati nella procedura ordinaria» avrebbero «una seconda chance a distanza ravvicinata con un concorso sicuramente più agevole in considerazione della platea di partecipanti prevista, molto più ristretta. Si pensi che al concorso in atto hanno preso parte alle preselettive più di 34.000 candidati e che a questa procedura riservata avrebbero, invece, accesso qualche centinaio di soggetti, assumendo, in sostanza, comunque i tratti di una progressione automatica tra aree».

Le graduatorie

Arriva una mobilità volontaria per quei docenti presenti nelle graduatorie di merito degli ultimi concorsi, che potranno così spostarsi (in coda a chi è già in quella regione) in regioni dove c’è possibilità di essere assunti in tempi più brevi. Le graduatorie di istituto si trasformano in graduatorie provinciali; i soggetti inseriti in queste graduatorie dovranno comunque indicare un massimo di 20 scuole.

I dirigenti scolastici

Viene abolita la norma che prevedeva l’obbligo di rilevare la presenza dei dirigenti e del personale Ata con impronte biometriche: un successo per i dirigenti scolastici, gli unici tra tutti i dirigenti pubblici a cui sarebbe stata applicato l’obbligo delle impronte digitali. Si punta anche ad evitare le reggenze, ridotte al minimo grazie all’ultimo concorso per presidi: «Mettere in atto tutte le procedure necessarie a scongiurare il ricorso alla reggenza, oltre quelle obbligatorie per vincolo normativo (per es. sedi sotto dimensionate) e valutare a questo fine l’opportunità di prevedere, fin dal primo provvedimento legislativo utile, che la graduatoria di merito del concorso 2017 possa scorrere fino all’assunzione di tutti gli idonei», si legge in un ordine del giorno al decreto dei deputati di Italia Viva.
Saranno inoltre assunti 146 ispettori; la procedura di internalizzazione dei servizi di pulizia è stata articolata meglio: per i cosiddetti ex LSU, si stabilisce una proroga tecnica di due mesi per consentirne la stabilizzazione.

I prof di religione

Dopo quindici anni dal precedente, arriva un concorso per insegnanti di religione cattolica; la quota riservata al personale in servizio da più di tre anni è del 50%.

Nuovi prof con quota 100

Si prevede di recuperare oltre 9.000 cattedre dai pensionamenti avvenuti con quota 100, dando più insegnanti stabili al sistema. Sono cattedre che andranno a chi ne aveva diritto: docenti che si trovano nelle graduatorie a esaurimento, vincitori e idonei di concorso.

Università

L’abilitazione scientifica nazionale si estende: durerà nove anni, anziché sei. Inoltre le università potranno chiamare nel ruolo di professore ordinario di prima e seconda fascia anche personale già in servizio nell’ateneo. Metà delle risorse disponibili potranno essere utilizzate per coprire i posti di professore di ruolo per le chiamate a professore di seconda fascia di ricercatori a tempo determinato di tipo B.

l bonus insegnanti

Il bonus per la valorizzazione del merito del personale docente, inizialmente destinato solo agli insegnanti di ruolo, sia destinato anche ai docenti con contratto a tempo determinato fino al termine delle attività didattiche (30 giugno) o fino al termine dell’anno scolastico (31 agosto).

I contratti «interrotti»

Per evitare che ci sia discontinuità di insegnamento, i diplomati magistrali che «decadono» dalla cattedra per intervento della sentenza, potranno continuare a lavorare fino alla fine dell’anno scolastico, anche se il loro contratto sarà trasformato da tempo indeterminato a tempo determinato. Questa norma vale per chi abbia effettuato almeno venti giorni in classe.

L’educazione civica

Il testo dispone che l’introduzione dell’insegnamento dell’educazione civica – il cui avvio è slittato a settembre 2020 – non determina l’incremento della dotazione organica complessiva, né l’adeguamento dell’organico dell’autonomia alle situazioni di fatto oltre i limiti del contingente previsto.

Alunni stranieri, ne arrivano molti meno e sono sempre più integrati

da La Tecnica della Scuola

Numeri alla mano, sembrerebbe essersi esaurita l’onda lunga di alunni di cittadinanza non italiana che arrivano nelle scuole della Penisola: lo dice il 53mo Rapporto del Censis, presentato il 6 dicembre.

In totale sono 857 mila

I dati resi pubblici parlano chiaro: nel corso dell’anno scolastico 2018-2019, gli alunni stranieri sono diventati 857.729, con un incremento dell’1,9% rispetto all’anno precedente (+15.628 alunni) e costituiscono il 10% del totale.

I 15 mila nuovi alunni iscritti privi di cittadinanza italiana, a ben vedere sono meno della metà della metà di quelli che giungevano in passato: tra il 2003 e il 2007, ad esempio, la scuola italiana ha accolto ogni anno tra i 67.000 e i 72.000 nuovi studenti non italiani.

Progressivo miglioramento su più fronti

Dal Censis sono però giunte anche altre indicazioni. Ad iniziare dal dato che quasi due alunni stranieri su tre, il 63%, è rappresentato dalle seconde generazioni.

Inoltre, gli strumenti e le strategie messi in campo per rispondere ai bisogni di formazione e inclusione della nuova utenza stanno avendo esiti positivi, con un lento ma progressivo miglioramento dei tassi di scolarità, irregolarità negli studi e successo formativo.

Presidi soddisfatti, ma…

A confermarlo è stato oltre il 90% dei dirigenti scolastici interpellati dal Centro Studi Investimenti Sociali, i quali hanno infatti valutato soddisfacente il livello di integrazione a scuola degli alunni di origine immigrata, soprattutto quelli nati nel territorio italiano.

Sempre tra i capi d’Istituto delle scuole italiane, nell’ultimo triennio ben il 71% non ha riscontrato situazioni problematiche.

Va comunque rilevato che quasi la metà dei presidi interpellati, il 45,5%, ha segnalato la realizzazione di interventi mirati nelle classi interessate da episodi di intolleranza o discriminazione, svolti in collaborazione con il corpo docente e d’intesa con le famiglie degli stessi alunni.

Accessibilita’, nasce in Lombardia un centro tecnico specializzato

Redattore Sociale del 07.12.2019

Accessibilita’, nasce in Lombardia un centro tecnico specializzato

MILANO. Promosso da Ledha, Comune di Milano e Fondazione Cariplo, il CRABA offrirà assistenza e informazioni a famiglie e progettisti per abbattere barriere architettoniche, sensoriali o della comunicazione MILANO – Qual è la pendenza corretta per lo scivolo per le sedie a rotelle? Come realizzare un sito internet veramente accessibile alle persone ipovedenti? Per trovare una risposta a queste e a tante altre domande esiste ora il “Centro regionale per l’accessibilità e il benessere ambientale” (CRABA), presentato oggi a Palazzo Reale a Milano. È il primo centro di riferimento tecnico attivo nel capoluogo e in tutta la Lombardia che fornisce gratuitamente informazione, consulenze e supporto nella progettazione di ambienti accessibili. Il centro si rivolge alle persone con disabilità e ai loro famigliari oltre che ai tecnici e ai progettisti che lavorano presso enti pubblici e privati. È un progetto promosso e sostenuto dalla Lega per i diritti delle persone con disabilità (Ledha) della Lombardia, da Ledha Milano, Comune di Milano e Fondazione Cariplo.
“Oggi, quando una persona con disabilità o un anziano deve abbattere una barriera architettonica per rendere accessibile la propria casa non sa a chi rivolgersi per ottenere informazioni corrette in merito alla normativa, ai possibili contributi di cui usufruire, alle specifiche tecniche da rispettare-spiega Armando De Salvatore, direttore tecnico del CRABA-. In questi anni, inoltre, abbiamo capito che anche da parte di tecnici e progettisti c’è un grande bisogno di avere un supporto e delle indicazioni corrette per muoversi tra norme spesso di non semplice interpretazione. Il CRABA vuole dare una risposta organica a tutte queste esigenze”.
Consulenza e assistenza non si limiteranno al superamento delle barriere architettoniche: il CRABA vuole fornire un’assistenza a 360 gradi per eliminare quelle barriere fisiche, sensoriali o della comunicazione che impediscono alle persone con disabilità motoria, sensoriale intellettiva di vivere e accedere pienamente agli spazi pubblici e privati. Nei prossimi tre anni, inoltre, il CRABA curerà, in collaborazione con l’assessorato alle Politiche sociali e della casa, un progetto pilota su alcuni alloggi dove testare soluzioni progettuali, impiantistiche, spaziali e tecnologiche per migliorare l’accessibilità. Inoltre la collaborazione prevede un intervento finalizzato a orientare i cittadini con disabilità nelle progettualità e nell’accesso ai contributi previsti dalla legge sul “Dopo di noi” e a supportare i lavori dell’Ufficio barriere architettoniche del Comune di Milano. 
Per info: craba@ledha.it.

Formazione sostegno, attività per docenti e referenti. Moduli da 25 ore

da Orizzontescuola

di Nino Sabella

Formazione docenti sostegno, specializzati e non, e docenti curricolari: attività di primo e secondo livello. Le indicazioni del Miur

Nota

La nota Miur del 26/11/2019 ha fornito indicazioni in merito alla formazione dei docenti in tema di inclusione e alla progettazione delle iniziative formative,  comunicando inoltre l’assegnazione delle risorse finanziarie per l’a.s. 2019/20

Risorse disponibili

Le risorse finanziarie destinate alle succitate iniziative formative dal Miur sono pari a euro 931.500,00.

Destinatari

Le iniziative di formazione sono rivolte a:

  • docenti referenti/tutor per ogni scuola, che seguiranno una formazione di secondo livello;
  • docenti curricolari e di sostegno, specializzati e non, che seguiranno una formazione di primo livello.

Articolazione formazione e docenti coinvolti

Le iniziative formative si articolano, come sopra accennato, in attività di primo livello e attività di secondo livello.

Partecipano alle attività di secondo livello i docenti referenti o coordinatori dell’inclusione (preferibilmente di sostegno), uno per ogni scuola.

Partecipano, invece, alle attività di primo livello i docenti di sostegno, specializzati e non, e quelli curricolari coinvolti nel processo di inclusione, quindi quelli delle classi in cui sono presenti alunni con disabilità.

Attività di secondo livello

Le attività di secondo livello si articolano in moduli formativi che accolgono mediamente 50 partecipanti ed hanno una durata di 25 ore.

In base alle risorse disponibili, è possibile attivare da 1 a 4 moduli formativi in ogni provincia.

I docenti referenti delle scuole, destinatari della formazione, si impegnano a svolgere funzione di tutoraggio e supporto ai colleghi delle scuole di appartenenza.

Il modulo formativo ha una durata, come detto sopra, di 25 ore, così articolate:

  1. 10 ore di attività formative in presenza (con interventi di esperti, formatori, testimoni di buone pratiche);
  2. 15 ore di laboratorio presso le scuole di appartenenza (con svolgimento di funzioni di tutoraggio di colleghi in servizio, di consulenza didattica, di osservazione in classe, di supporto a situazioni molto complesse).

Una parte delle risorse finanziarie assegnate al modulo è riservato al riconoscimento (parziale) dell’attività di tutoraggio svolta nei riguardi di colleghi della scuola di appartenenza, di cui al punto 2.

Attività di primo livello

La attività di primo livello si articolano in:

  • 10 ore dedicate a lezioni a cura di esperti;
  • 15 ore di tutoraggio affidato a docenti coordinatori dell’inclusione (i docenti destinatari della formazione di secondo livello).

Chi programma e realizza le azioni formative

Le attività formative sono programmate e realizzate, di norma, a livello provinciale o territoriale, e sono affidate in gestione alle scuole polo per l’inclusione.

Nella nota Miur si evidenzia la necessità dello stretto legame che deve esserci tra la scuola polo per l’inclusione e la scuola-polo della formazione, anche al fine di garantire la complementarietà delle risorse che possono essere destinate alla formazione per l’inclusione scolastica.

Un ruolo di coordinamento, ossia di regia complessiva delle operazioni di formazione a livello regionale, è affidato all’Ufficio Scolastico regionale.

Sarà opportuno, leggiamo sempre nella nota Miur, coinvolgere il GLIR (Gruppo regionale di lavoro per l’inclusione), anche per favorire le necessarie sinergie tra tutti i soggetti (ivi comprese le associazioni dei genitori) ed il reperimento di ulteriori risorse finanziarie.

Docenti di sostegno, con e senza specializzazione, dovranno formarsi. Quante ore. [Nota Miur]

Concorso ATA lavoratori pulizie: il 9 dicembre il bando. Avviso Miur e requisiti

da Orizzontescuola

di redazione

Concorso ATA per i lavoratori delle pulizie esterne: pubblicato in Gazzetta Ufficiale l’avviso del Miur. Il bando sarà pubblicato il 9 dicembre.

L’avviso in  Gazzetta Ufficiale

“Si comunica che il giorno 9 dicembre 2019, sul sito internet del Ministero dell’istruzione, dell’universita’ e della ricerca (www.miur.gov.it) e sui siti internet degli Uffici scolastici regionali verra’ pubblicato il bando della procedura selettiva riservata al personale impegnato per almeno dieci anni, anche non continuativi, purche’ includano il 2018 e il 2019, presso le istituzioni scolastiche ed educative statali, per lo svolgimento di servizi di pulizia e ausiliari, in qualita’ di dipendente a tempo indeterminato di imprese titolari di contratti per lo svolgimento dei predetti servizi, in attuazione dell’art. 58 del decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69, convertito con modificazioni dalla legge 9 agosto 2013, n. 98, come successivamente integrato dall’art. 1, comma 760, della legge 30 dicembre 2018, n. 145, e dall’art. 2, comma 5, del decreto-legge 29 ottobre 2019, n. 126.

Tale pubblicazione ha valore di notifica a tutti gli effetti.

Ogni ulteriore informazione e documentazione inerente alla procedura selettiva e’ disponibile all’indirizzo www.miur.gov.it area «Ministero», sezione «concorsi» (Ministero > Concorsi > Procedura selettiva per la internalizzazione dei servizi).”

Presumibilmente il periodo di presentazione delle domande sarà 10 – 31 dicembre 2019 (da confermare).

Requisiti di accesso

  • diploma di scuola secondaria di primo grado, conseguito entro la data di scadenza del termine per la presentazione delle domande alla selezione;
  • aver svolto almeno dieci anni, anche non continuativi, nei quali devono essere inclusi gli anni 2018 e 2019, servizi di pulizia e ausiliari presso le istituzioni scolastiche ed educative statali, in qualità di dipendente a tempo indeterminato di imprese titolari di contratto per lo svolgimento di tali servizi.

I lavoratori saranno assunti nel profilo dei collaboratori scolastici dal 1° marzo 2020.

La bozza del decreto

Fioramonti ai docenti: non siete soli. Meritate aumento stipendio e considerazione sociale

da Orizzontescuola

di redazione

L’OCSE ha restituito un’immagine poco felice degli insegnanti italiani: demotivati, con stipendi tra i più bassi d’Europa, precari emigrati e con poco entusiasmo nel lavoro.

Docenti senza entusiasmo, precari “a vita” e con stipendi bassi. Dati OCSE

Come reagire a questa situazione? A rispondere è il Ministro Lorenzo Fioramonti in una intervista a Repubblica.

Per il Ministro pagare meglio gli insegnanti è un segnale per dire loro: “non siete soli, il valore del vostro lavoro è riconosciuto

Chi ha scelto di insegnare lo ha fatto per passione – prosegue Fioramonti –  per vocazione, per mettersi al servizio della crescita dei nostri ragazzi. 

Se si cambiano le condizioni della scuola, e gli insegnanti recuperano il ruolo e il riconoscimento che dovrebbero avere, cambierà tutto in meglio. ”

A che punto è il lavoro per raggiungere la cifra di cento euro lordi di aumento?

Fioramonti è ottimista. Ne parla ai nostri microfoni.

Nuove nomine al Miur: Consiglio dei Ministri approva Capi Dipartimento

da Orizzontescuola

di redazione

Il Consiglio dei Ministri del 5 dicembre 2019, su proposta del Ministro Lorenzo Fioramonti ha approvato alcune nuove nomine.

  • il conferimento dell’incarico di Capo del Dipartimento per la formazione superiore e per la ricerca del Ministero al prof. Fulvio ESPOSITO
  • il conferimento dell’incarico di Capo del Dipartimento per la programmazione e la gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali alla dott.ssa Giovanna BODA, dirigente generale,
  • la conferma dell’incarico di Capo del Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione alla dott.ssa Carmela PALUMBO, dirigente generale.

Rientro in provincia docenti “esiliati” da Buona Scuola. Camera approva Ordine del Giorno

da Orizzontescuola

di redazione

A darne notizia Elisabetta Maria Barbuto (M5S). Non sappiamo come e se il Governo interverrà in merito. In ogni caso la Camera ha ritenuto si tratti di una questione importante.

Ho presentato come prima firmataria un ordine del giorno (approvato ieri alla Camera) – afferma la Barbuto su Facebook – che impegna il Governo a valutare l’opportunità di porre in essere iniziative utili volte a contemperare le diverse esigenze manifestate dai docenti cosiddetti esiliati (che per colpa di un algoritmo fallace (dichiarato tale da tutti tribunali) si è trovata sbalzata a km e km di distanza dai propri affetti) e quelle delle immissioni in ruolo in modo che venga ristabilita equità e trasparenza.”

Percentuali mobilità – immissioni in ruolo

Al momento vige un Contratto di Mobilità valido per tre anni (2019 – 22) che stabilisce le seguenti percentuali

I posti vacanti e disponibili sono utili per la mobilità e le immissioni in ruolo:

  • 50% alle immissioni in ruolo;
  • 50% alla mobilità.

Il 50% destinato alla mobilità va, a sua volta, suddiviso tra mobilità territoriale (trasferimenti) e professionale (passaggi di cattedra/ruolo).

  • 2019-20: 40 % ai trasferimenti interprovinciali e 10% ai passaggi
  • 2020-21: 30% ai trasferimenti interprovinciali e 20% ai passaggi;
  • 2021/22: 25% ai trasferimenti interprovinciali e 25% ai passaggi.

Nel 2020/21 quindi la percentuale per i trasferimenti interprovinciali sarà del 30%. I docenti interessano la ritengono inadeguata, perché spesso coperta unicamente dalle precedenze.

Didattica innovativa, Premio scuola digitale, buone pratiche. In arrivo 6 milioni di euro dal Miur

da Orizzontescuola

di redazione

I tre ambiti in cui il Piano nazionale per la scuola digitale prevede di intervenire sono a) strumenti;  b) competenze e contenuti;  c) formazione e accompagnamento;

Il Miur promuove il Premio nazionale scuola digitale.

Ritiene altresì necessario promuovere una capillare diffusione sul territorio dei principi e degli obiettivi di innovazione didattica e digitale nelle scuole, specie nelle aree più esposte di rischi di dispersione scolastica, anche al fine di utilizzare le tecnologie secondo un approccio abilitante e inclusivo;

E’ inoltre necessario consentire e sostenere la diffusione delle buone pratiche nazionali ovvero la promozione di progetti di didattica innovativa e digitale anche in occasione di iniziative sia nazionali sia territoriali sui temi legati alla diffusione del Piano nazionale per la scuola digitale;

Premio scuola digitale

  1. Al fine di favorire lo sviluppo delle migliori pratiche sul tema della didattica innovativa e digitale, è destinata la somma di euro 1.500.000,00 al Premio nazionale scuola digitale, che consiste nel far emergere i migliori progetti realizzati dalle scuole e legati alla didattica digitale, attraverso il coinvolgimento delle scuole a livello territoriale, provinciale, regionale e nazionale, in coerenza con l’azione #5 del Piano nazionale per la scuola digitale.

Azioni di diffusione territoriale

Al fine di assicurare una capillare diffusione sul territorio dei principi e degli obiettivi dell’innovazione didattica e digitale nelle scuole, specie quelle inserite nelle aree più esposte di rischi di dispersione scolastica, anche al fine di utilizzare le tecnologie secondo un approccio abilitante e inclusivo, e di sostenere la disseminazione delle buone pratiche nazionali ovvero la promozione di progetti di didattica innovativa e digitale nell’ambito di iniziative sia nazionali sia territoriali sui temi del Piano nazionale per la scuola digitale, è destinata la somma di euro 1.700.000,00.

Azioni per il potenziamento delle competenze degli studenti con metodologie didattiche innovative

Al fine di rafforzare lo sviluppo delle competenze digitali e di cittadinanza globale degli studenti attraverso metodologie didattiche innovative, anche in coerenza le azioni #15, #19, #20, #21 del Piano nazionale per la scuola digitale, con la promozione di progetti formativi sullo sviluppo sostenibile condotti con l’utilizzo delle nuove tecnologie e orientamento, è destinata la somma di euro 2.830.000,00, a valere sulle risorse stanziate, a carico del capitolo 2007 “Spese per l’innovazione digitale e didattica laboratoriale” del bilancio del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca per l’esercizio finanziario 2019, dall’articolo 1, comma 62, secondo periodo, della legge 13 luglio 2015, n. 107.

Il decreto Miur del 23 ottobre 2019 su finanziamento didattica digitale

Formazione docenti, risorse e priorità: dall’educazione civica alla privacy. Nota Miur

da Orizzontescuola

di redazione

Formazione docenti a.s. 2019/20: nota Miur del 28/11/2019. Azioni formative e priorità.

Assegnazione risorse e indicazioni formazione

In attesa della registrazione dell’ipotesi di CCNI, sottoscritta il giorno 19
novembre 2019 e concernente i criteri generali di ripartizione delle risorse per la formazione del personale docente, educativo ed ATA [ai sensi dell’art.22 comma 4 lettera a3) del C.C.N.L. del 19/4/2018]  e della conseguente definizione del Piano triennale di formazione docenti 2019-2022 (ai sensi dell’art.1 comma 124 della L.107/2015), con la succitata nota, il Miur procede all’assegnazione delle risorse finanziarie per la formazione a.s. 2019-2020 e a fornire indicazioni riguardanti le attività formative.

Azioni formative e priorità

Le azioni formative si articolano in azioni a carattere nazionale e azioni a livello di di singola istituzione scolastica.

Per quanto concerne le iniziative di formazione in servizio dei docenti a carattere nazionale, anche a seguito delle innovazioni normative in corso di attuazione, gli USR, con il coinvolgimento delle scuole polo per la formazione, dovranno realizzare percorsi formativi incentrati sulle seguenti priorità:

a) educazione civica con particolare riguardo alla conoscenza della Costituzione e alla cultura della sostenibilità (Legge 92/2019);
b) discipline scientifico-tecnologiche (STEM);
c) nuova organizzazione didattica dell’istruzione professionale (D.I. 92/2018);
d) modalità e procedure della valutazione formativa e sistema degli Esami di Stato (D.lgs. 62/2017);
e) realizzazione del sistema educativo integrato dalla nascita fino ai 6 anni (D.lgs. 65/2017);
f) linee guida per i percorsi per le competenze trasversali e di orientamento (D.M.774/2019);
g) contrasto alla dispersione e all’insuccesso formativo;
h) obblighi in materia di sicurezza e adempimenti della Pubblica Amministrazione (privacy, trasparenza, ecc.).

Tra le priorità, il Miur ricorda anche:

i) l’inclusione degli alunni con Bes, DSA e disabilità (D.Lgs. 66/2017 e 96/2019);
j) il Piano nazionale Scuola Digitale, con particolare riferimento alla cittadinanza digitale.

Per ciò che riguarda invece le singole istituzioni scolastiche, potranno essere programmate e realizzate tutte le iniziative formative che rispondono ai bisogni individuati nel corso dei processi di autovalutazione, piani di miglioramento e rendicontazione sociale. Un ampio repertorio di temi e di possibili ambiti di riflessione sono contenuti nell’esito del confronto allegato al CCNI sulla formazione (19-11-2019).

Risorse

I fondi sono assegnati alle scuole polo per la formazione sulla base della tabella di seguito riportata e ammontano complessivamente a euro 24.000.000,00.

Il 50% dell’importo pari a euro 12.000.000,00 verrà erogato come di consueto in acconto e il restante 50%  verrà erogato successivamente alla rendicontazione delle scuole, presentata secondo le modalità che verranno definite con successiva nota del Miur entro il 30 gennaio 2020.

Tabella ripartizione regionale

Regione      % n. docenti  Impegno risorse finanziarie
Abruzzo          2,49%                        € 598.258,00
Basilicata       1,28%                         € 306.034,00
Calabria         4,43%                         € 1.062.990,00
Campania     12,95%                       € 3.106.788,00
Emilia Romagna 6,35%                € 1.523.480,00
Friuli Venezia Giulia 1,90%        € 456.362,00
Lazio                               9,20%        € 2.208.780,00
Liguria                           2,12%          € 508.550,00
Lombardia                  13,64%         € 3.274.142,00
Marche                           2,76%         € 661.260,00
Molise                             0,64%         € 153.182,00
Piemonte                       6,41%          € 1.539.514,00
Puglia                             7,86%         € 1.885.884,00
Sardegna                       2,93%         € 702.550,00
Sicilia                            10,64%        € 2.554.736,00
Toscana                          5,77%        € 1.384.268,00
Umbria                            1,56%        € 374.632,00
Veneto                             7,08%       € 1.698.590,00
Totale                          100,00%      € 24.000.000,00

nota

Assistenti ff. DSGA: alla Camera ripristinato testo decreto scuola senza deroga per il titolo di studio

da Tuttoscuola

Nell’intesa sul precariato del 1° ottobre scorso i sindacati della scuola hanno concordato con il ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti, un particolare intervento di salvataggio per gli assistenti amministrativi che hanno  svolto per almeno un triennio le funzioni di DSGA; salvataggio ritenuto necessario in quanto la prova preselettiva del concorso DSGA in fase di svolgimento aveva falcidiato i candidati ff. DSGA a cui il bando aveva garantito il 30% dei posti. Ma il decreto scuola recentemente approvato dalla Camera e che deve ricevere una nuova approvazione dal Senato ha cambiato un po’ le cose. Andiamo con ordine.

L’intesa dello scorso ottobre prevedeva di “Bandire un concorso per DSGA che sia riservato, ai sensi dell’articolo 22 comma 15 del decreto legislativo n. 75 del 2017, al personale amministrativo e, in particolare, a quello che abbia svolto la funzione di DSGA per almeno tre anni nei precedenti otto, anche in deroga al requisito della laurea specifica prevista per l’accesso dall’esterno. La graduatoria sarà utilizzata in subordine a quella del concorso ordinario in svolgimento, fino alla copertura di tutti i posti disponibili”.  Il decreto legislativo citato nell’intesa, all’art. 22, co. 15, prevede: “Per il triennio 2018-2020, le pubbliche amministrazioni, al fine di valorizzare le professionalità interne, possono attivare, nei limiti delle vigenti facoltà assunzionali, procedure selettive per la progressione tra le aree riservate al personale di ruolo, fermo restando il possesso dei titoli di studio richiesti per l’accesso dall’esterno”. Rispetto all’intesa, quindi, l’unico elemento (sostanziale) di differenza sta proprio nella deroga al titolo di studio (laurea) richiesto.

Nel decreto scuola (DL 126 del 29.10.2019) la deroga al titolo di studio però non c’è più. Infatti il comma 6 dell’art. 2 recita: “L’articolo 22, comma 15, del decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 75, si applica anche alla progressione all’area dei direttori dei servizi generali e amministrativi del personale assistente amministrativo di ruolo che abbia svolto a tempo pieno le funzioni dell’area di destinazione per almeno tre interi anni scolastici a decorrere dal 2011/2012. Le graduatorie risultanti dalla procedura di cui al primo periodo, sono utilizzate in subordine a quelle del concorso di cui all’articolo 1, comma 605, della legge 27 dicembre 2017, n. 205.

Dopo le proteste dei sindacati relative al fatto che il decreto scuola avesse disatteso l’intesa, ottengono ascolto dai deputati della Commissione che alla Camera proprio mentre il  salva-precari è ancora in discussione. Un emendamento allora integra il testo con questo inciso: “Anche in deroga al possesso del titolo di studio specifico previsto dalla normativa vigente per l’accesso al profilo di direttore dei servizi generali e amministrativi”. Il decreto legge, carico di emendamenti, va quindi in assemblea alla Camera per l’approvazione e subisce alcune modifiche, tra cui, il ripristino del testo originario del DL con eliminazione della deroga per il titolo di studio.

Il testo approvato dalla Camera è stato ora trasmesso al Senato per l’approvazione in seconda lettura. I sindacati non demordono e insistono per il rispetto dell’intesa.

Decreto scuola: la formazione sul coding è obbligatoria

da Tuttoscuola

Lo avevamo già anticipato nei giorni scorsi, lo ribadiamo oggi: l’emendamento che inserisce il coding tra le metodologie didattiche da acquisire nell’ambito dei crediti formativi o durante il periodo di formazione e prova legato al concorso, proposta dall’onorevole Valentina Aprea (Forza Italia), è nel testo del decreto scuola approvato alla Camera nei giorni scorsi e che ora deve avere anche l’ok del Senato. Si tratta dei 24 CFU in discipline pedagogiche e metodologie didattiche che costituiscono titolo di accesso al concorso ordinario. Crediti questi che dovranno essere acquisiti anche dai docenti del concorso straordinario secondo quanto già previsto dal testo del decreto scuola del 30 ottobre 2019.

Leggi cosa prevede nel dettaglio l’emendamento sul coding

Queste le parole con cui l’onorevole Aprea ha illustrato l’emendamento sul coding alla Camera:

“Si tratta, colleghi, di una svolta epocale nel momento in cui deliberiamo l’assunzione di 48 mila docenti – ha detto Aprea – epocale nel senso letterale del termine, poiché rimanda alla caratteristica della nostra epoca che è digitale, diversamente dal secolo scorso; ed è una norma che per la prima volta nella legislazione scolastica italiana non rimanda alla didattica digitale né con caratteristiche sperimentali né con riferimento solo ad alcuni docenti specialisti con competenze di tipo tecnologico, ma è finalizzata ad assicurare a tutti i docenti della scuola italiana, proprio tutti, le competenze dei docenti del terzo millennio”.

“Vorrei ricordare – ha aggiunto Aprea – che il nostro Paese, per ritardi di diversa natura, assenza di visione, non riuscirà a rispettare gli impegni presi in sede europea rispetto alla strategia Europa 2020, che include, come è noto, l’Agenda digitale europea 2020, una strategia per una crescita intelligente, sostenibile, inclusiva che prevede al punto 6 il miglioramento dell’alfabetizzazione, delle competenze e dell’inclusione appunto nel mondo digitale”.

“A fronte di questi obiettivi, che altri Paesi raggiungeranno nell’ormai prossimo anno 2020 – ha concluso la parlamentare di FI – l’OCSE nel rapporto Outlook 2019 ha evidenziato che ben il 75,2 per cento dei docenti italiani necessitano di una maggiore formazione in materia di ICT, risultando per questo la peggior performance dell’OCSE. Sempre l’OCSE ha per questo fissato in 15 anni il digital divide che separa l’Italia dagli standard della scuola europea. Insomma, in Italia per lasciare in una zona comfort i docenti della scuola italiana, che trascinano i modelli di insegnamento e apprendimento del Novecento nell’era digitale, stiamo rubando il futuro ai nostri giovani”.