Associazione Nazionale Docenti Disegno e Storia dell’arte

Si è costituita,  con sede legale a Cento (FE), ARTEM DOCERE Associazione Nazionale Docenti Disegno e Storia dell’ arte.

L’Associazione si pone come punto di riferimento per i singoli individui ed enti che direttamente o trasversalmente operano nell’ ambito della didattica delle arti visive, e persegue, tra gli importanti scopi a livello nazionale e internazionale, l’ obiettivo di tutelare l’ Istruzione Artistica attraverso il raccordo con l’ Alta Formazione Artistica e le sue Istituzioni, e l’ ampliamento  dei fondamenti pedagogici dell’insegnamento del Disegno e della Storia dell’arte in tutti gli ordini di scuola e indirizzi.

Da oltre due anni, Artem Docere ha di fatto lavorato all’ apertura dei canali per la costruzione del dialogo con il Miur; all’ analisi dei provvedimenti ministeriali, oggetto della recente riforma  nella scuola Secondaria di Secondo Grado, che hanno inverosimilmente imposto la cancellazione degli Istituti d’ Arte; la riduzione dei quadri orario delle discipline artistiche in tutti gli indirizzi dei Nuovi Licei Artistici; la cancellazione di indirizzi e di discipline caratterizzanti nei Professionali e nei Tecnici, nonché la cancellazione di “Disegno e Storia del Costume” dall’ indirizzo Moda in quegli ambiti di studio; la cancellazione di “Storia dell’ arte” dai bienni dei Licei Classici, Linguistici, dagli indirizzi Turismo, Grafica degli Istituti Tecnici e dei Professionali; la cancellazione di “Disegno e Storia dell’ arte” dai bienni dei Licei Scienze Umane e Linguistici; la sottrazione del “Disegno” nei trienni di questi ultimi ambiti formativi; la cancellazione di “Disegno e Storia dell’ arte” dal “Nuovo” Liceo Sportivo

Artem Docere sta lavorando all’ analisi dell’ attuale offerta didattico educativa agli studenti italiani, i quali, al terzo anno ormai concluso dall’ applicazione della riforma, sono stati esclusi da opportunità formative e culturali fondamentali alla lettura e al confronto sulle forme del reale e dell’ arte, per la conoscenza dell’immenso patrimonio artistico italiano ed internazionale. L’arte è una risorsa intellettiva, culturale, etica, ma anche econo­mica.  Va sostenuta, incentivata,  valorizzata: nel nostro paese costituisce un fattore ottimale di crescita economica, il cui potenziale sviluppo è però trascurato e ancora atteso.

 

Fondatori di Artem Docere sono i docenti di Disegno e Storia dell’ arte. Di Cento, MARINELLA GALLETTI e SALVATORE AMELIO; da ogni città, in Italia: MARIATERESA CAPODICI, Saronno (VA); ANTONIETTA EMILI, Perugia; CINZIA GARBELLINI, Ferrara; NICOLA GHIARONI, Buccinasco (MI); MARIA MARTANO, Lecce; VANIA PEPE, Camalò di Povegliano (TV); TARCISIO RIVA, Inveruno (MI); MARIA CARMELA SGAMMATO, Portici (NA).

Oltre ai docenti numerosi che vi hanno aderito, e alle personalità del mondo della cultura e dell’arte, opinioni autorevoli convergono verso Artem Docere e dialogano nell’ intento comune della riqualificazione della scuola italiana.

 

L’ associazione cura due siti web, al fine della convergenza di competenze tecniche e storico-artistiche, che sono uniche nell’ ambito dell’ insegnamento, e per la diffusione  del valore delle sperimentazioni e della progettualità della didattica dell’ arte in tutti gli ordini di  scuole e nel territorio, per la costruzione del dialogo propositivo e interattivo tra scuole e istituzioni museali:

http://artemdocere.jimdo.com/  strumento tecnico informativo;

www.artemdocere.it   rete dei progetti didattici.

Artem Docere invita, chi non lo abbia ancora fatto, a dare la propria adesione per iniziare a farne parte, per sostenere la costruzione di importanti progetti per la riqualificazione dell’ insegnamento del Disegno e della Storia dell’ arte nella Scuola Italiana e per la rinascita dell’ Istruzione Artistica, scrivendo a artemdocere@gmail.com

MIUR assediato dal Pettine

MIUR assediato dal Pettine ANIEF: altre 9 sconfitte in Tribunale e 17.000 Euro di condanna alle spese

 

Il MIUR, assediato e travolto dai ricorsi Pettine ANIEF, subisce altre nove sconfitte presso i Tribunali del Lavoro di Bari, Brescia, Bergamo, Prato, Siracusa e Busto Arsizio con condanna all’inserimento “a pettine” dei nostri iscritti nelle graduatorie 2009/2011 e al riconoscimento del diritto all’immissione in ruolo da anni negata. Gli Avvocati Fabio Ganci e Walter Miceli, avvalendosi della preziosa collaborazione dei nostri legali sul territorio, ottengono una nuova pioggia di condanne per il MIUR che costa all’Amministrazione più di 17.000 Euro di spese legali e il biasimo di una nuova condanna ex art. 96 c.p.c. comminata dal Tribunale di Busto Arsizio per “inottemperanza ai giudicati”.

 

L’Avv. Anna Maria Ferrara, alla cui esperienza l’ANIEF ha affidato la tutela dei propri iscritti sul territorio, ci trasmette una nuova sentenza di pieno accoglimento pubblicata dal Giudice del Lavoro di Busto Arsizio che, sposando in pieno le tesi del nostro sindacato, dichiara il diritto della ricorrente all’immissione in ruolo sin dal 1° settembre 2009 e accoglie anche le richieste di condanna del MIUR ex art. 96 c.p.c. costatando che sussiste “una colpa dell’amministrazione ravvisabile nell’inottemperanza ai giudicati” e che “è documentale il fatto che il Ministero convenuto ha costretto la ricorrente a un estenuante iter giudiziario, nonostante il diritto della stessa fosse già stato ripetutamente accertato da una pluralità di pronunce da parte di diversi organi giurisdizionali (TAR Lazio, Consiglio di Stato, Corte Costituzionale), così procrastinando ingiustificatamente la realizzazione delle legittime aspirazioni della ricorrente e alimentando un contenzioso superfluo”. 2.100 Euro è il totale delle spese che dovrà pagare il MIUR per la sua riprovevole condotta.

 

Anche il Tribunale di Bari, in accoglimento di due ricorsi patrocinati con dovizia sul territorio per l’ANIEF dall’Avv. Michele Ursini, dichiara il diritto delle nostre iscritte all’assunzione a tempo indeterminato a far data dal 1° settembre 2009 e, con due sentenze di identico tenore, commina al MIUR una condanna alle spese esemplare per un totale di 8.000 Euro. Favorevoli alle tesi dell’ANIEF anche i pronunciamenti ottenuti grazie all’ottimo intervento dell’Avv. Enzo Di Feliciantonio (Tribunale di Bergamo); dell’Avv. Paolo Lombardi (Tribunale di Brescia), dell’Avv. Irene Lo Bue (Tribunale di Bergamo); dell’Avv. Simona Fabbrini (Tribunale di Prato) e dell’Avv. Giuseppina Rizza che presso il Tribunale di Siracusa ottiene la tutela cautelare richiesta per la nostra iscritta in attesa della risoluzione nel merito del contenzioso. MIUR, sempre soccombente, condannato a un totale di ulteriori 7.000 Euro di spese di giudizio.

 

Non c’erano dubbi che l’estate dei ricorsi “pettine” dovesse iniziare con una nuova ‘doccia fredda’ per il MIUR ancora ostinatamente “barricato” nella negazione di un diritto ormai accertato e consolidato dalla favorevole e univoca giurisprudenza ottenuta dall’ANIEF in materia. Il nostro sindacato esprime piena soddisfazione per gli ottimi risultati ottenuti dai propri legali nei tribunali del lavoro di tutta Italia e conferma il costante impegno nella tutela dei diritti dei propri iscritti al fine di ottenere il pieno rispetto del principio del merito e della libera circolazione dei lavoratori sul territorio nazionale che il MIUR, iniquamente, ha creduto di poter “dimenticare” all’atto dell’aggiornamento delle graduatorie 2009/2011.

Al via i test Invalsi per la licenza media

da Repubblica.it

Al via i test Invalsi per la licenza media

Stamattina 500 mila studenti saranno impegnati nella prova che contribuirà alla valutazione finale del diploma. La novità di quest’anno è la misura volta a ridurre il fenomeno dei “copioni”. Ma ci sono forti dubbi ancora sulla validità di questi test

di SALVO INTRAVAIA

Al via il primo test Invalsi di licenza media “anticopioni”. Nella mattina di oggi i 500mila studenti che frequentano la terza media saranno impegnati nella prova  predisposta dall’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione. La prova  –  contrariamente a quelle somministrate alle elementari, in prima media e al secondo anno delle superiori  –  contribuirà alla valutazione finale del diploma. La novità di quest’anno è la misura volta a ridurre il cosiddetto fenomeno di cheating, che in inglese significa “barare”: cinque diverse versioni dei quizzoni con le domande disposte in modo diverso.
Sembra infatti che nelle scorse edizioni della prova Invalsi, gli esperti dell’istituto di Frascati abbiano individuato “comportamenti anomali”. Nessuno, ovviamente, beccato con le mani nella marmellata ma, attraverso elaborazioni statistiche, è emerso che in alcune realtà si copia di più e in altre di meno. Il cheating può essere dovuto all’aiutino del prof durante la prova o alla mancanza di adeguata sorveglianza durate i test di Italiano e Matematica che consente ai ragazzini di darsi una mano a vicenda. L’anno scorso, i più copioni furono gli studenti calabresi e siciliani.
I primi, secondo l’Invalsi, hanno registrato un indice di propensione al cheating pari al 17 per cento in Italiano mentre ai secondi spetta il record per la Matematica: con un indice di propensione al cheating pari addirittura al 30 per cento.

Un parametro che è in grado di dire quante risposte corrette sono state fornite dagli studenti per effetto della loro preparazione e quante sono le risposte suggerite dai prof e racimolate da bigliettini, libri e altri stratagemmi dei ragazzi per azzeccare la risposta corretta.
Ma qual è l’impatto della prova Invalsi sulle esame di terza media? Per espressa disposizione dell’Istituto nazionale di valutazione, i professori non possono attribuire al quizzone un voto in decimi inferiore a quattro. E cosa sono in grado di dirci sull’apprendimento dei nostri ragazzini i test Invalsi? A rispondere a questa domanda ci ha provato Tommaso Agasisti, docente di ingegneria gestionale al Politecnico di Milano, che attraverso un recente studio effettuato alcuni mesi fa ha analizzato i risultati del test Invalsi di una terza classe dello scorso anno.
I test sono in grado di fornire un’informazione abbastanza precisa, anche al netto del cosiddetto cheating, sulle competenze in Italiano e Matematica degli alunni italiani. Con la possibilità di confronti fra classi, scuole e studenti (italiani e stranieri o di diverse aree geografiche). Ma non possono dirci “tutto quello che  –  spiega Agasisti  –  sarebbe utile conoscere”. “Il principale limite metodologico” è che “i dati sul singolo anno riflettono variabili “esterne” che non possono essere modificate dalle scuole: background degli studenti, caratteristiche di contesto, ecc”. Ma, soprattutto, “quanta parte dei risultati degli studenti può essere attribuita all’azione della scuola”.

La prova Invalsi di terza media? Un modello da imitare

da www.ilsussidiario.net

La prova Invalsi di terza media? Un modello da imitare

Tiziana Pedrizzi

lunedì 17 giugno 2013

Per quanto cerchi sensatamente di tenersene alla larga, l’Invalsi incappa sempre in nodi strutturali non risolti della scuola italiana. Nelle prove del Servizio Nazionale di Valutazione si tratta di ciò che gli studenti debbono sapere e saper fare (Standard? Osa? Traguardi?). Nella prova dell’esame di Stato (per ora della scuola media) si tratta dell’effettivo valore e comparabilità dei voti che danno gli insegnanti nei titoli di studio. Ma la colpa è dell’Invalsi o di chi questi nodi non vuole o non è capace di sciogliere? C’è chi sostiene che, nell’attesa di Godot, nessuno si deve muovere. Ma nel frattempo non esiste alcuna garanzia che ogni insegnante non vada per la sua strada e che non si consumino palesi ingiustizie con voti taroccati. Parliamo degli standard o come che li si voglia chiamare. L’Invalsi si sostituisce al Miur, o meglio ancora al Parlamento che dovrebbe legiferare in proposito! Grazie al cielo i nostri parlamentari della Commissione Cultura si dedicano generalmente ai problemi del personale e sembrano avere un certo senso della misura in relazione alle loro effettive competenze. Quando si dice Miur poi si intende o apparato o esperti. È vero che in passato ottimi laureati in legge dell’apparato hanno discettato e deciso su tutto lo scibile umano, ma ora ci troviamo palesemente di fronte ad un suo indebolimento, anche quantitativo. Gli esperti di ogni matrice poi si sono poi recentemente prodotti in ben tre edizioni di Indicazioni per la primaria e secondaria inferiore ed in un faticosissimo parto per la superiore. Non volendo dare un giudizio sui contenuti di queste elaborazioni, c’è tuttavia un dato incontrovertibile: nessuno si è voluto o potuto misurare con la indicazione di obiettivi concreti e specifici che potessero essere significativi per la concreta attività delle scuole. Qui non si tratta di discettare di conoscenze e di competenze e qui probabilmente ha ragione il professor Israel quando afferma che è più possibile e semplice misurare o verificare queste ultime. Non c’è peraltro nulla di male a misurare le conoscenze. Vogliamo parlare della condizione ortografica e grammaticale degli avvisi pubblici di ogni genere? Si tratta di creatività o degli stessi “buchi neri” che fanno disperare i prof universitari quando debbono leggere o meglio correggere le tesi? E la causa sta solo nelle maestre piombate nella più bieca ignoranza? O si tratta di uno dei frutti perversi e ritardatari di un antiautorismo d’accatto? Ed è poi così fuori luogo una bella batteria annuale di item Invalsi che ribadiscano la bellezza dell’h davanti alla a? È peraltro vero che gli item dell’Invalsi, nonostante quanto ne dicano detrattori anche famosi come Luciano Canfora, non sono affatto quiz, ma al contrario richiedono prestazioni di livello intellettuale più raffinato. Ed in quanto tali possono essere definiti test di competenze. La qual cosa è stata ben capita dagli insegnanti che – a differenza dei cattedratici – li analizzano e a volte ne lamentano non il semplicismo, ma l’eccesso di difficoltà. E sta qui la ragione profonda dell’assenza della sollevazione di massa dei docenti che alcuni sembravano attendere. È anche vero che a volte i terreni su cui si muovono – come l’analisi dei testi letterari – sono molto delicati ed opinabili e che bisogna andarci con i piedi di piombo, poiché l’ambiguità, che è caratteristica del testo letterario, mal si presta a minuziose letture univoche. Bene sta facendo Invalsi a spostarsi sul terreno dei testi funzionali, garantendo che i nostri studenti non riproducano pappagallescamente sofisticate analisi strutturaliste senza poi saper leggere le istruzioni del frigorifero. Tuttavia la tradizione della scuola italiana è sempre stata, a torto o a ragione, legata all’ analisi del testo letterario e forse sarebbe stato un eccesso di novità cominciare a piedi uniti con letture di grafici e di analisi statistiche. È poi forse il caso di dire una sgradevole verità. Che cioè l’apparato italiano di pedagogisti e cultori delle varie materie a livello universitario si è dimostrato incapace negli ultimi 20 anni di produrre un Sillabo minimamente attendibile che fosse di guida alle attività didattiche delle scuole. E che in questo vuoto, dovuto in parte alla cultura dell’inconoscibile e dell’impalpabile, ma forse più realisticamente alla incapacità culturale, si sono inserite le grandi valutazioni internazionali di Iea ed Ocse, che hanno dato delle linee e dei punti di riferimento. Che in altri paesi come la Germania hanno offerto il terreno per predisporre valutazioni nazionali ai vari livelli e con diversi obiettivi, confrontando i Framework internazionali con la tradizione culturale e pedagogica nazionale. E che qui invece faticano a trovare interlocutori validi, anche necessariamente ed auspicabilmente critici; le stesse associazioni disciplinariste si sono adeguate più o meno prontamente, ma non sono state un’avanguardia. Per il bene o per il male bisogna sempre ricordare che la battaglia per le valutazioni esterne standardizzate l’hanno condotta gli economisti dell’istruzione. Quando poi ci si sente sempre ricordare che la valutazione effettuata dagli insegnanti è “altra cosa”, si sente il desiderio di avere qualche informazione più chiara a riguardo: si tratta del fatto che si misura il percorso e non il punto di arrivo? O del fatto che solo una valutazione individuale e soggettiva può valutare competenze per esempio di espressione orale? Questo è ovvio, purché non si tratti della ben nota e famigerata interrogazione che è per lo più un modo di sprecare il tempo per verificare un mero possesso di conoscenze. Ma la valutazione “interna” e quella esterna debbono essere complementari e non sovrapposte. Tutte e due però di buon livello … Infatti, come nel caso della polemica sulla certificazione, il punto debole di certe posizioni sta nell’analisi dello stato attuale delle scuola italiana. In quel caso si sosteneva con molta decisione che è pratica comune della nostra scuola attuale collocare l’acquisizione di conoscenze in un contesto finalizzato al che farsene per la costruzione del proprio Io. Cioè alle competenze. In questo caso si ipotizza che non sia possibile introdurre alcuna forma di valutazione standardizzata, di cui infastidisce la pretesa di oggettività e di assolutezza. La valutazione dovrebbe invece essere fatta esclusivamente dai docenti di classe in continua interazione fruttuosa con i colleghi (attenzione! sulla valutazione!) ed in collegamento con le università. Sarebbe facile fare dell’ironia sul realismo di questo panorama. Purtroppo in Italia siamo ben abituati ad argomentazioni che condannano il possibile in nome dell’ideale ovviamente inesistente. Qualcuno può pensare che il difetto stia nell’estendere a tutta la scuola italiana le caratteristiche che sarebbero proprie dei licei, dove la presenza di una élite culturale ed intellettuale renderebbe possibili ed anzi comuni condizioni di apprendimento ideali, che verrebbero guastate dall’intrusione di maldestre domanducce di basso livello. Ma questo qualcuno ha messo piede nei nostri licei? È stucchevole ripetere che le eccezioni ci sono sempre, ma nella grande massa l’impressione è che sia perfino accentuata, rispetto agli altri tipi di scuola, l’abitudine ad una mera riproduzione delle conoscenze, grazie alla maggiore alfabetizzazione ed alla più formale educazione degli allievi. In definitiva l’impressione di un osservatore disinteressato è che il mondo esterno all’Invalsi che, per le più varie ragioni, ritiene di dover avere voce in capitolo si collochi a volte in posizioni di avversità pregiudiziale perché pensa di non essere sufficientemente consultato e valorizzato. Può essere che ciò sia vero, ma va tenuta in conto la difficoltà estrema in cui questa operazione si è mossa, l’arretratezza e l’ostilità della cultura della sinistra ed il solo parziale interesse e l’ambiguità di quella della destra in proposito. L’operazione Invalsi è iniziata più di 10 anni fa e solo la distrazione e l’incapacità di visione strategica dei suoi avversari, oltre che l’insostenibilità della realtà sociale italiana, ha permesso che si arrivasse, sia pur faticosamente, a questo punto. Punto che peraltro ogni anno viene con violenza rimesso in discussione da una rumorosissima minoranza. Si potrebbe anche pertanto capire una certa sindrome dell’assediato, che dovrebbe però scomparire via via che, come sta avvenendo, la situazione si afferma e si stabilizza. Tornando al nodo strutturale della presenza di una parte standardizzata negli esami, non si capisce come i sostenitori del valore legale del titolo di studio non comprendano che questa è la sola strada per mantenerlo. O forse si pensa di poter continuare con la disparità nei giudizi fra le varie parti d’Italia, notissima disparità che però 10 anni fa non si poteva neanche nominare e che solo le valutazioni esterne nazionali ed internazionali hanno messo in bella evidenza? Alcuni presidi ed insegnanti della media lamentano che ciò impedisce loro di dare la valutazione che ritengono giusta per i loro allievi. Innanzi tutto sarebbe interessante, sulla base dei dati, capire se, dalla data di introduzione della Prova Nazionale c’è davvero stato un tracollo dei voti di eccellenza, che son quelli per i quali si sarebbe verificato il problema. E poi non tutti la pensano così: c’è chi pensa che un controllo dall’esterno delle reali qualità degli allievi possa mettere in rilievo pregi e difetti che la scuola non sempre vede. Ad esempio, pare che le cosiddette intelligenze naturali, magari meno coltivate e socializzate, a volte in questo tipo di sfide tutt’altro che nozionistiche diano esiti insospettabili.

Un professore e un Paese presi a schiaffi

da l’Unità

Un professore e un Paese presi a schiaffi

di Mila Spicola

Un’insegnante è stata presa aschiaffi da un genitore per avergli bocciato il figlio, – no, non il figlio, per esser stato bocciato, l’insegnante. C’è qualcosa di cui ha bisogno adesso l’Italia più del pane e sono il rispetto collettivo per ciò che siamo come paese e ciò che siamo lo dobbiamo anche alla scuola, nel bene e nel male. Non è possibile affatto che in un angolo del Paese, fosse anche il più remoto, un genitore prenda a schiaffi un’insegnante nell’esercizio delle sue funzioni pubbliche. Chi l’ha permesso? Abbiamo alle spalle anni di logorio sociale e di attacco mediatico e politico a una professione inattaccabile e la responsabilità è di chi ha favorito tutto ciò, confondendo pericolosamente responsabilità individuali, – che possono e devono essere individuate e sanzionate, ma nessuno lo fa -, che ci sono statisticamente in ogni professione, e ruolo collettivo, – che non può essere mai messo in discussione e invece lo fanno tutti, persino i premier-. L’Europa ha chiesto all’Italia, tra i diktat per toglierla dal procedimento d’infrazione, di ridare ruolo sociale e di riqualificare il lavoro dei docenti, non è una richiesta peregrina: è un obiettivo strategico fondamentale. La nuova geografica del lavoro mondiale coincide con la geografia dei saperi, lo hanno capito tutti nel mondo, tranne l’Italia, che si barcamena in ricette improbabili per combattere la crisi rimanendoci sull’orlo perché non è capace di comprendere quello che serve: innovazione, saperi qualificati e sguardo lungo. Per innovare e guardare lontano si devono promuovere alti livelli medi di conoscenza nella popolazione, e non lo fai attaccando un docente, ma migliorando le condizioni del sistema che deve promuoverli. A parole tutti lo desiderano nei fatti non sanno metterlo in atto, semplicemente perché ci vogliono azioni efficaci e competenti decise da chi di problemi complessissimi come l’innalzamento dei livelli medi si occupa da anni. Quasi tutti i rapporti relativi ai sistemi d’istruzione individuano come motore vero dell’innovazione dei sistemi d’istruzione e dunque dei paesi l’esercito degli insegnanti, non le strumentazioni da fornire agli insegnanti, o la valutazione dei docente, ma la formazione, la selezione e la qualificazione continua degli insegnanti. Qualcuno ha confuso la riqualificazione dei docenti con la valutazione dei docenti, quello è l’ultimo anello della catena. Non cambi il risultato in un sistema se ti limiti alla valutazione delle variabili dipendenti (l’operato dei docenti, i livelli cognitivi degli studenti), devi agire sulle cause dì quelle variabili. Tre sono i passi. Il primo: riqualificare la formazione universitaria. Diventi insegnante chi ha nel proprio bagaglio formativo non solo le conoscenze disciplinari (accade oggi) ma anche un bagaglio di «attrezzi del mestiere» che sono discipline come la pedagogia, la docimologia, la psicologia infantile e adolescenziale, la gestione e il management scolastico. Il secondo passo: la selezione dei docenti. Concorsi seri e veri. Che accertino non solo le conoscenze con batterie ridicole di test (spesso sbagliati, spesso oggetto di ricorsi, spesso abbonati a tutti per non incorrere in procedimenti d’infrazione) ma che prevedano prove che accertino anche le competenze necessarie per diventare insegnanti, comprese le predisposizioni psicoattitudinali a un mestiere difficilissimo. Il terzo passo. Rivoluzionare la professione. Un docente torni ad essere un intellettuale: deve studiare, deve avere il tempo di farlo e deve avere il riconoscimento perché lo fa. ‘È un lavoro intellettuale, che va praticato e riconosciuto come lavoro intellettuale, perché ciò accada bisogna, semplicemente porre in essere le condizioni affinché sia così. Non è peregrino immaginare che almeno ogni 4 anni un docente possa trascorrere sei mesi fuori dalle classi, a rotazione, per fare ricerca, dentro e fuori la scuola, per qualificarsi, studiare, partecipare a convegni, produrre sperimentazione, effettuare lavoro di supporto, organizzazione e produzione di saperi e attività dentro la sua scuola. Altro che tablet degli alunni. Tra 4 anni i tablet saranno obsoleti, la testa e il modo più adatto per usare qualunque strumento, prima di esserne usati, no. Studiare vuol dire coltivare parole, coltivare pensieri, discernere per agire e trasferire queste capacità agli alunni: è la qualità della democrazia, la pregiudiziale del lavoro. Altro che schiaffi

La ministra Carrozza: Cari ragazzi, in bocca al lupo!

da Tecnica della Scuola

La ministra Carrozza: Cari ragazzi, in bocca al lupo!
“Più si è tranquilli, meglio si fa la prova”. La ministra Carrozza alla vigilia degli esami di stato non si scorda dei ragazzi che da mercoledì inizieranno l’iter per il diploma. Ma in bocca al lupo anche da Mengoni, I soliti idioti, dall’astronauta Paolo Nespoli e altri ancora
“In bocca al lupo a tutti gli studenti italiani che tra poche ore inizieranno le prove di Maturità”. La ministra dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza ha affidato al sito Skuola.net il suo saluto (video) ai maturandi, che mercoledì 19 inizieranno gli esami. Il consiglio per tutti è quello di “essere soprattutto tranquilli perché comunque vada bisogna dare il meglio di se stessi. E più si è tranquilli, meglio si fa la prova”. La stessa ministra riconosce tuttavia che la tensione è giustificata perché “La Maturità resterà sempre la Maturità, è il momento dell’ingresso in società e delle scelte”. Il pensiero degli studenti però deve essere rivolto al fatto che “è un’occasione per esprimere la propria creatività, le proprie idee, in particolar modo nella prova di italiano”. Infine come aveva anche anticipato nell’intervista rilasciata a “Io Donna”, la preoccupazione della ministra Carrozza è rivolta soprattutto alle scelte degli studenti dopo la Maturità, che vengono rimandate ad agosto dopo l’esame. Così il messaggio si chiude con l’invito a “Pensate al domani”.

Il finanziamento dell’edilizia scolastica e il cinque in condotta

da Tecnica della Scuola

Il finanziamento dell’edilizia scolastica e il cinque in condotta
di Aldo Domenico Ficara
In G.U. l’intreccio normativo riguardante la condotta degli studenti e il finanziamento di interventi per l’edilizia e la messa in sicurezza degli istituti scolastici
Nella Legge 30 ottobre 2008, n. 169 “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 1º settembre 2008, n. 137, recante disposizioni urgenti in materia di istruzione e università” pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 256 del 31 ottobre 2008, all’articolo 2 si può notare l’intreccio normativo riguardante la valutazione del comportamento degli studenti e il finanziamento di interventi per l’edilizia scolastica e la messa in sicurezza degli istituti scolastici. Infatti, in questo testo ci sono state alcune modifiche apportate dalla legge di conversione, che sono state stampate con caratteri corsivi. Questo è il caso dell’art. 2, dove il comma 1 bis riguardante il finanziamento di interventi per l’edilizia scolastica, interrompe i commi 1, 2 e 3 riguardanti la Valutazione del comportamento degli studenti. Di seguito, per notare questo insolito intreccio normativo, si riporta per intero l’art. 2 della Legge 30 ottobre 2008, n. 169 Art. 2. Valutazione del comportamento degli studenti 1. Fermo restando quanto previsto dal regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 24 giugno 1998, n. 249, e successive modificazioni, in materia di diritti, doveri e sistema disciplinare degli studenti nelle scuole secondarie di primo e di secondo grado, in sede di scrutinio intermedio e finale viene valutato il comportamento di ogni studente durante tutto il periodo di permanenza nella sede scolastica, anche in relazione alla partecipazione alle attività ed agli interventi educativi realizzati dalle istituzioni scolastiche anche fuori della propria sede.
1-bis. Le somme iscritte nel conto dei residui del bilancio dello Stato per l’anno 2008, a seguito di quanto disposto dall’articolo 1, commi 28 e 29, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, e successive modificazioni, non utilizzate alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, sono versate all’entrata del bilancio dello Stato per essere destinate al finanziamento di interventi per l’edilizia scolastica e la messa in sicurezza degli istituti scolastici ovvero di impianti e strutture sportive dei medesimi. Al riparto delle risorse, con l’individuazione degli interventi e degli enti destinatari, si provvede con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, di concerto con il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, in coerenza con apposito atto di indirizzo delle Commissioni parlamentari competenti per materia e per i profili finanziari. 2. A decorrere dall’anno scolastico 2008/2009, la valutazione del comportamento è effettuata mediante l’attribuzione di un voto numerico espresso in decimi. 3. La votazione sul comportamento degli studenti, attribuita collegialmente dal consiglio di classe, concorre alla valutazione complessiva dello studente e determina, se inferiore a sei decimi, la non ammissione al successivo anno di corso e all’esame conclusivo del ciclo. Ferma l’applicazione della presente disposizione dall’inizio dell’anno scolastico di cui al comma 2, con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca sono specificati i criteri per correlare la particolare e oggettiva gravità del comportamento al voto inferiore a sei decimi, nonché eventuali modalità applicative del presente articolo.
Un conosciuto politico dei giorni nostri avrebbe detto “ma cosa ci azzecca”.

Soprannumerari: quanto tempo per fare domanda di trasferimento?

da Tecnica della Scuola

Soprannumerari: quanto tempo per fare domanda di trasferimento?
di Lucio Ficara
Il contratto nazionale prevede che il docente individuato come perdente posto abbia 5 giorni di tempo per presentare domanda di trasferimento. Ma ci sono dirigenti scolastici che non rispettano le regole.
Scriviamo questo articolo perché siamo venuti a conoscenza che una dirigente scolastica di una scuola secondaria di secondo grado, ieri, sabato 15 giugno alle ore 12, ha notificato il soprannumero ad alcuni docenti e contestualmente ha imposto di presentare la domanda di mobilità alle ore 8 del lunedì successivo, il 17 giugno. In sostanza ai malcapitati docenti sono state concesse soltanto 44 ore di tempo per preparare la domanda di mobilità con relativi allegati.  Un modo scorretto di agire che confligge con l’art.23 comma 10 del CCNI sulla mobilità del 11 marzo 2013. In questo articolo del contratto sulla mobilità, da noi citato, si spiega che, qualora, dopo la scadenza dei termini per la presentazione delle domande di trasferimento, emergano nuove posizioni di soprannumero con riferimento alle dotazioni organiche determinate per l’anno scolastico cui le operazioni si riferiscono, l’ufficio territorialmente competente invita i dirigenti scolastici delle scuole ed istituti interessati ad indicare i docenti in soprannumero secondo le graduatorie interne d’istituto. I dirigenti scolastici avrebbero l’obbligo, sempre secondo quanto previsto dalla normativa contrattuale, di pubblicare all’albo on line della scuola, la comunicazione dell’ufficio territorialmente competente contenente l’indicazione della nuova dotazione organica.  Fatto questo notificano immediatamente agli interessati la loro posizione di soprannumerarietà, invitando formalmente i docenti medesimi, che saranno pertanto da considerare riammessi nei termini, a presentare, entro 5 giorni dalla data della predetta notifica, il modulo per la domanda di trasferimento ed eventualmente anche quello di passaggio di cattedra o di ruolo. Il passaggio di ruolo è ammissibile se non sono ancora state avviate le operazioni di mobilità relative al ruolo richiesto. Nel caso in cui il docente avesse già presentato la domanda di trasferimento, l’eventuale nuova domanda, inviata a norma del presente comma, sostituisce integralmente quella precedente; l’interessato potrà, altresì, integrare o modificare la domanda di passaggio di cattedra indicando a quale delle due domande intende dare la precedenza.  I dirigenti scolastici invieranno quindi immediatamente all’ufficio territorialmente competente i moduli-domanda dei docenti individuati come soprannumerari, insieme alle relative graduatorie ed agli eventuali reclami.  Detto questo si può notare che nel caso specifico i docenti a cui è stato notificato il soprannumero ieri 15 giugno avrebbero, secondo i dettami della norma, tempo fino al 19 giugno per presentare questa domanda di trasferimento. La cosa disdicevole di questa vicenda sta nel fatto che non si tiene assolutamente conto dello stato psicologico di quei docenti a cui viene notificato lo status di perdenti posto, ma si rincara la dose imponendo, con il rischio di fare errori, la celerità di consegna delle domande di mobilità.  Tanto, chi se ne frega se il soprannumerario dopo la beffa della perdita della cattedra subisce anche il danno di sbagliare domanda di mobilità?

Privacy: informazioni su studenti con Dsa ed esiti scolastici

da Tecnica della Scuola

Privacy: informazioni su studenti con Dsa ed esiti scolastici
di L.L.
Il resoconto dei provvedimenti adottati nel 2012 nella relazione annuale del Garante per la protezione dei dati personali
Come ogni anno il Garante per la protezione dei dati personali ha presentato la relazione annuale dell’attività svolta nell’anno precedente. E come ogni anno, anche nel corso del 2012 l’Autorità ha in più occasioni fornito chiarimenti in relazione al trattamento di dati personali correlato all’istruzione pubblica.

Tra i vari provvedimenti adottati, uno riguardava la richiesta di un istituto scolastico pubblico circa la natura delle informazioni relative alla presenza di disturbi specifici di apprendimento: questi devono considerarsi dati sensibili, ai sensi dell’art. 4, comma 1, lett. d), del Codice? Al riguardo, l’Autorità ha evidenziato che i disturbi specifici di apprendimento sono considerati, dalle ricerche più accreditate, disturbi di origine neurobiologica e, in base alla normativa di settore, devono essere diagnosticati dal Servizio sanitario nazionale, sicché le relative informazioni costituiscono dati sensibili in quanto idonei a rivelare lo stato di salute degli interessati. Tali dati devono quindi essere trattati nel rispetto delle più stringenti regole poste dal Codice per tale categorie di informazioni e della specifica normativa di settore.

Insomma: ministro o ministra Carrozza?

da Tecnica della Scuola

Insomma: ministro o ministra Carrozza?
di Pasquale Almirante
Ci siamo persi. Mentre se parliamo di un maschio non ci sono problemi di genere e diremo: “il ministro” Profumo, senza titubanza, per la nuova titolare del dicastero, Carrozza, ma anche di altre, si saltella da “il ministro” a “la ministra” e perfino a “la ministro”. La chiarezza, perfino linguistica, non è della nostra “Nazione” (femm. sing.)
Vediamo cosa dice la Treccani sulla parola “ministra”: s. f. [dal lat. ministra, femm. di minister: v. ministro]. Forma un tempo scherzosa, e che oggi indica la donna che ricopre la carica di ministro, che è cioè titolare di un dicastero (ufficialmente, però, detta ministro). Che significa: “ufficialmente però detta ministro”, non è dato sapere, anche perché se c’è una “ufficialità” ci sarà pura una “ufficiosità”. E allora nelle sedute ufficiali, nei discorsi ufficiali e pure nelle dichiarazioni di stampa ufficiali, tutti dobbiamo dire: il ministro Carrozza, ma ufficiosamente, quando cioè incontriamo per caso (se ci sarà) la prof Carrozza o ne parliamo accidentalmente o nel chiuso di una riunione fra intimi, possiamo dire: “cara ministra Carrozza”. Non ci convince. Un barlume di chiarezza arriva da un post datato: “Pur essendo senza preconcetti, devo ammettere che è prassi in politica chiamare le Ministre Ministro al pari dei colleghi maschi, al contrario di quanto si scrive e si dice nelle cronache, dove i Ministri donna appaiono finalmente come Ministre”. L’equivoco nascerebbe dunque in Parlamento, e fra colleghi, dove la lingua, si sa, subisce forzature strane e dove le parole riscono pure ad avere un “non senso” e un significato arcano; parole che, in quanto tali, al momento opportuno in politica e nella fraseologia politica subiscono persino il mutamento di contenuto, così come suggeriva Charles Maurice de Talleyrand-Périgord alla sua cameriera quando doveva regolarsi sul desinare da approntargli. Ma allora “Il Ministro” o “la Ministra”? Secondo il linguista di professione sarebbero tre le possibilità: “il Ministro, la Ministra, la Ministro. Personalmente preferisco quest’ultima, perché consente di mantenere l’accordo al femminile conservando la carica (La Ministro… si è recata…); si aggira così l’ostacolo di una “femminilizzazione” della professione che fa storcere il naso anche a molte donne. Se si segue questa strada si dovrà naturalmente scrivere un’architetto, perché quell’un starà per una”. “Il modello maschile (“il Ministro”) è da accantonare se riferito a una donna; ne perpetua, infatti, il tanto deprecato, plurisecolare “occultamento linguistico”. Il diretto concorrente (“la Ministra”) può prestare invece il fianco, in determinate occasioni, a facili ironie: forse non sarà proprio il caso di architetta o Ministra, che sono abbastanza diffusi e sufficientemente accettati, ma potrebbe ben essere quello di assessora, questora, sindaca…” ma si dirà pure, dice il linguista: “la soprano e la contralto, senza che la regola patisca eccezioni, ma anche la sindaco e la questore, oppure una magistrato e una chirurgo.” E tutto questo arzigogolare di articoli e sostantivi di genere solo per risolvere, senza farsi criticare, l’impasse machiavellico di fronte ai casi nei quali la femminilizzazione non è ancora stata pienamente accolta nell’uso della nostra lingua Italiana e pure nella nostra partigiana e faziosa Italia. Eppure, proprio qualche giorno fa, la Cisl scuola, dando conto del suo congresso nazionale, racconta dell’intervento del presidente onorario dell’Accademia della Crusca, Francesco Sabatini, al quale è stato chiesto da qualcuno del pubblico il modo più corretto con cui si dovrà chiamata, la prof. Maria Chiara Carrozza: ministra?o ministro? E il prof Sabatini ha risposto: “ministra! e senza alcun dubbio!” Per quanto ci riguarda, e in omaggio non solo alla lingua italiana, che ha il termine, ma anche al rispetto di genere e di professione, per noi la prof Carrozza sarà “la ministra Carrozza”, così come tutte le altre donne (sost. femm. plu.) che ricoprono cariche storicamente appartenute solamente al maschile.

Decreto del “Fare”: interessate università e la ricerca. 100mln per l’edilizia scolastica

da Tecnica della Scuola

Decreto del “Fare”: interessate università e la ricerca. 100mln per l’edilizia scolastica
di P.A.
Via libera del Consiglio dei ministri alle misure per il rilancio dell’economia: “Darà uno sblocco significativo”, dice Enrico Letta. Nel pacchetto del “decreto fare” attenzione alle università, dove salirà il turnover dal 20 al 50%, e poi 19mln di euro in borse di studio e 100mln per l’edilizia
Tra i provvedimenti approvati ci sono anche norme sull’edilizia scolastica, “un problema enorme: grazie anche all’intervento dell’Inail, abbiamo la possibilità d’accordo di cominciare con 100 milioni di euro per la manutenzione degli edifici scolastici, un segnale importante anche per rassicurare le famiglie in vista dell’apertura dell’anno scolastico”, ha detto la ministra dell’istruzione Maria Chiara Carrozza. Per quanto riguarda l’università, aggiunge, “si ampliano le facoltà di assumere delle università e degli enti di ricerca per l’anno 2014, elevando dal 20 a 50% il turn-over, ovvero il limite di spesa consentito a rispetto alle cessazioni dell’anno precedente. Con questo provvedimento si libereranno posti per 1500 ordinari e 1500 nuovi ricercatori” di tipo B. Spesa prevista: 25 milioni nel 2014; 49,8 nel 2015. Le singole università potranno quindi assumere nel rispetto delle specifiche disposizioni sui limiti di spesa per il personale e per l’indebitamento senza superare, a livello di sistema, il 50% della spesa rispetto alle cessazioni. Arrivano pure le “Borse di mobilità” per studenti capaci e meritevoli. Cinque milioni per il 2013 e per il 2014, 7 milioni per il 2015 da iscrivere sul Fondo di finanziamento ordinario delle università per l’erogazione di ”borse per la mobilita”’ a favore di studenti che, avendo conseguito risultati scolastici eccellenti, intendano iscriversi per l’anno accademico 2013-2014 a corsi di laurea in regioni diverse da quella di residenza. Le risorse saranno suddivise tra le regioni con decreto del ministro dell’Istruzione, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano. Le borse saranno attribuite sulla base di una graduatoria adottata da ciascuna Regione per le università site nel proprio territorio. E ancora si renderà più flessibile il sistema di finanziamento delle università e di semplificazione delle procedure di attribuzione delle risorse. Per questo si unificano in un fondo comune le risorse attualmente destinate al finanziamento ordinario delle università (FFO) alla programmazione triennale del sistema, ai dottorati, e agli assegni di ricerca. Nello stesso provvedimento si decide di sottoporre all’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (Anvur) la valutazione dei servizi delle università e degli enti di ricerca per semplificare il sistema di valutazione attualmente in vigore. Per quanto riguarda la Ricerca, il Ministero favorirà interventi diretti al sostegno e allo sviluppo delle attività di ricerca fondamentale e di ricerca industriale, mediante la concessione di contributi alla spesa nel limite del 50% della quota relativa alla contribuzione a fondo perduto disponibili sul Fondo per la ricerca applicata (FAR). Si tratta di utilizzare il fondo rotativo, che si alimenta con i rientri del credito agevolato, che contiene anche risorse da destinare a contributi a fondo perduto. Gli interventi da finanziare riguardano principalmente lo sviluppo di start up innovative e di spin off universitari, la valorizzazione di progetti di social innovation per giovani con meno di 30 anni, il potenziamento del rapporto tra il mondo della ricerca pubblica e le imprese, il potenziamento infrastrutturale delle università e degli enti pubblici di ricerca.

L’esame di stato lo inizia la commissione

da Tecnica della Scuola

L’esame di stato lo inizia la commissione
di Giovanni Sicali
Domani, 17 giugno, in tutta Italia si insedieranno le commissioni per procedere agli esami di stato: ecco la procedura
In applicazione dell’O. M. 13/2013 sugli Esami di Stato, il 17 giugno 2013 alle ore 8,30 avviene l’insediamento plenario della commissione. Il Presidente (o, in sua assenza, il componente più anziano di età) comunica i nominativi degli assenti al CSA (se l’assenza riguarda il presidente o i commissari esterni) oppure al D.S., se l’assenza riguarda un commissario interno; quindi ricorda i principi e le norme relative agli esami di Stato e, sentiti i componenti delle classi della configurazione, individua gli aspetti organizzativi delle attività dell’esame, le date di svolgimento degli scrutini finali e la pubblicazione dei risultati. Il calendario definitivo delle operazioni delle due commissioni abbinate, viene definito dopo opportuni accordi operativi con i presidenti di altre commissioni, di cui eventualmente facciano parte i commissari interni. Tutti i componenti la Commissione dichiarano per iscritto: di avere o di non avere istruito privatamente i candidati della propria commissione; di avere o di non avere vincoli di parentela e di affinità entro il quarto grado, ovvero rapporto di coniugio, con i candidati. A questo punto si procede per riunioni preliminari separate. Vengono esamitati e controllati tutti i documenti e gli atti relativi alla classe, il documento cosiddetto del 15 maggio, la scheda personale relativa ad ogni candidato. Vengono disposti i turni di vigilanza da effettuare durante le prove scritte. In questa o in un’altra successiva riunione vengono stabiliti i criteri di correzione e valutazione delle prove scritte, di conduzione e valutazione del colloquio, per l’attribuzione del punteggio integrativo (fino ad un massimo di 5 punti) , per i candidati che abbiano conseguito un credito scolastico di almeno 15 punti ed un risultato complessivo nelle prove di esame di almeno 70 punti . Vengono anche stabili i criteri per l’attribuzione della lode a coloro che conseguono il punteggio massimo di 100 punti senza fruire della predetta integrazione e all’unanimità. Il Presidente della commissione, qualora in sede di esame della documentazione relativa a ciascun candidato, rilevi irregolarità insanabili, provvede a darne tempestiva comunicazione al Ministero cui compete, ai sensi dell’art. 95 del R.D. 4.5.1925, n.653, l’adozione dei relativi provvedimenti (esame con riserva); a fronte di irregolarità sanabili da parte dell’istituto sede d’esami, invita il dirigente scolastico a provvedere tempestivamente in merito, eventualmente tramite riconvocazione dei consigli di classe; se ci sono irregolarità sanabili da parte del candidato medesimo, lo invita a regolarizzare detta documentazione, fissando contestualmente il termine di adempimento. Sempre durante la riunione preliminare o in una successiva riunione plenaria appositamente convocata, le commissioni definiscono la data di inizio dei colloqui per ciascuna classe/commissione. Si stabilisce l’ordine di precedenza tra le due classi/commissioni e l’ordine di precedenza, in ciascuna commissione tra candidati esterni ed interni, nonché il momento del sorteggio (in presenza dei candidati) della lettera alfabetica per l’inizio dei colloqui.
Il 18 giugno potrà essere svolta una eventuale prosecuzione della riunione preliminare

Pensioni, il Governo mette le mani avanti: no anticipi a 62 anni

da Tecnica della Scuola

Pensioni, il Governo mette le mani avanti: no anticipi a 62 anni
di A.G.
Per il ministro del Welfare, Enrico Giovannini, la riforma Fornero testimonia l’impegno del Paese per la stabilità e il rafforzamento dell’economia europea e dell’Unione Monetaria: cambiare i parametri introdotti minerebbe la sostenibilità di lungo periodo della finanza pubblica. Viene da chiedersi, allora, a cosa serva il lavoro di verifica della Commissione Lavoro della Camera sulla fattibilità della riduzione dei requisiti per alcune categorie di lavoratori, tra cui quelli della scuola.
Ha destato un certo rammarico, soprattutto nei componenti del Comitato “Quota 96”, la smentita della portavoce del ministro del Welfare, Enrico Giovannini, sulla presunta volontà del Governo in carica di abbassare a 62 anni l’età del pensionamento, soprattutto per alcune categorie professionali particolarmente faticose, tra cui quelle attinenti alla scuola:  attraverso una nota, la rappresentante del ministro ha detto che non alcun fondamento la notizia che l’esecutivo stia valutando tale possibilità, aggiungendo anche che stravolgerebbe “la riforma pensionistica adottata dall’Italia nel 2011”.
Il problema è che la riforma delle pensioni del precedente governo Monti ha innalzato bruscamente a 66 anni l’età della pensione. “Tale riforma – continua la nota – ha contribuito in modo decisivo a determinare la sostenibilità di lungo periodo della finanza pubblica italiana e, insieme alle altre riforme strutturali varate dall’Italia (come quella sul mercato del lavoro), testimonia l’impegno del nostro Paese per la stabilità e il rafforzamento dell’economia europea e dell’Unione Monetaria, obiettivo al quale il governo italiano sta lavorando intensamente insieme agli altri partner europei”, conclude la nota.
A molti la precisazione è sembrata eccessiva. Soprattutto i toni perentori. Solo qualche giorno fa, infatti, Maria Luisa Gnecchi e Manuela Ghizzoni, capogruppo Pd nella Commissione Lavoro e vicepresidente della Commissione Cultura, avevano dichiarato con un certo entusiasmo che “l’Ufficio di Presidenza della Commissione Lavoro della Camera ha posto all’ordine del giorno dei lavori della prossima settimana la nostra proposta di legge n. 249 che modifica la manovra Fornero in merito ai requisiti di accesso al trattamento pensionistico per il personale della scuola”. La contraddizione appare quindi netta: mentre la commissione Lavoro sta valutando le carte, quindi anticipando il suo parere tecnico, alcuni membri del Governo (anche il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni si è espresso nella stessa direzione del collega Giovannini) rendono pubblico già l’epilogo della vicenda.
Anche Elena Centemero, responsabile nazionale Scuola del PdL, si era prodigata nella stessa direzione del Pd avviando una interpellanza parlamentare al sottosegretario al lavoro, Carlo Dell’Aringa, per chiedere, al suo interno, “al Ministro dell’Istruzione, Carrozza, al Ministro Della Funzione Pubblica, D’Alia, e al Ministro del Lavoro, Giovannini, di riconoscere la specificità del settore scuola e i diritti delle circa 3.500 persone, tra docenti e personale della scuola, che hanno visto sfumare la possibilità di andare in pensione a causa di un errore dell’ex Ministro Fornero. Questa situazione ha creato un contenzioso, con ulteriori costi per lo Stato. Le istituzioni non possono rimanere in silenzio ancora una volta, va riconosciuto il valore di chi lavora nella scuola, luogo di educazione, di cultura e di crescita. Cerchiamo risposte immediate ad un diritto violato”. La risposta è arrivata. Peccato che sia negativa. Senza se e senza ma.
Sulla decisione del Governo è intervenuta pure l’Anief, trovandola “discriminante. Vale la pena ricordare – ha scritto il sindacato autonomo – che in Italia esistono delle categorie di lavoratori che continuano a mantenere dei requisiti pensionistici fortemente ridotti: lo stesso Inps lo scorso 10 gennaio, con la comunicazione n. 545, ha ricordato che seppur adeguando i requisiti agli incrementi della speranza di vita per l’accesso alla pensione di anzianità, il personale appartenente al comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico continua a fruire di ‘tetti’ decisamente di vecchio stampo: per questi lavoratori, infatti, i requisiti per l’accesso al pensionamento ‘a decorrere dal 1° gennaio 2013 e fino al 31 dicembre 2015 l’accesso al pensionamento anticipato prevede il raggiungimento di un’anzianità contributiva non inferiore a 35 anni e con un’età di almeno 57 e anni e 3 mesi’. Addirittura è stato mantenuto, anche se per una minima parte di lavoratori, ‘il raggiungimento della massima anzianità contributiva corrispondente all’aliquota dell’80%, a condizione essa sia stata raggiunta entro il 31 dicembre 2011 (attesa l’introduzione del contributivo pro-rata dal 1° gennaio 2012), ed in presenza di un‘età anagrafica di almeno 53 anni e 3 mesi’.
Per i dipendenti che operano nei settori sicurezza, difesa e soccorso pubblico, continua dunque ad essere valida la soglia corrispondente a “quota 92”, derivante dalla somma dell’età anagrafica e contributiva. “Il sindacato – specifica l’Anief – non ha nulla da eccepire sulla volontà del Governo di mantenere in essere tali agevolazioni, sicuramente legate a professioni fortemente logoranti. Per quale motivo, però si ostina a negare ai dipendenti della scuola di lasciare il servizio mediamente dieci anni dopo questi colleghi?”. L’Anief ricorda, inoltre, che nella scuola “i docenti con oltre 20-25 anni di anzianità potrebbero non necessariamente essere collocati in pensione, ma anche rimanere in servizi come tutor-formatori degli ultimi assunti. Non gravando, in tal modo, sulla previdenza e aprendo le porte alla staffetta generazionale. A questo punto, il sindacato – conclude – confida nella decisione che il prossimo 17 novembre prenderà la Corte Costituzionale proprio sulla legittimità dello stop alla pensione per i cosiddetti ‘Quota 96’ della scuola”.

17 giugno Prova scritta Nazionale Esami conclusivi I Ciclo

La prova scritta, a carattere nazionale, nell’ambito dell’esame di Stato conclusivo del primo ciclo di istruzione si svolge, per l’anno scolastico 2012/2013, per l’intero territorio nazionale ed in sessione ordinaria il giorno 17 giugno 2013, con inizio alle ore 8.30.

Rassegna Stampa 15 – 17 giugno 2013

IN PRIMO PIANO

 
   
L’Unita’  del  16-06-2013  
SCUOLA: EDILIZIA E RICERCA, CAMBIA TUTTO (L.Cimino) [solo_testo] pag. 10  
L’Unita’  del  17-06-2013  
Int. a M.Carrozza: “SCUOLA, LA PRIMA INVERSIONE DI ROTTA” (L.Cimino) [solo_testo] pag. 4  
la Stampa  del  17-06-2013  
UNIVERSITA’, CI SARANNO TREMILA ASSUNTI (F.ama.) [solo_testo] pag. 6/7  
il Sole 24 Ore  del  17-06-2013  
ISCRIZIONI E CONTRIBUTI ECCO GLI SCONTI DEL FISCO (L.De vico/C.Fei) [solo_testo] pag. 10  
Avvenire  del  16-06-2013  
PARITARIE, RISPARMIO PER TUTTI (E.Lenzi) [solo_testo] pag. 11  
Avvenire  del  16-06-2013  
Int. a G.Toccafondi: “BASTA IDEOLOGIA, QUESTA E’ SCUOLA PUBBLICA” (E.Lenzi) [solo_testo] pag. 11  
   

MINISTRO

 
   
L’Unita’ – Ed. Toscana  del  15-06-2013  
IL PD TOSCANO: “SVOLTA SULLA SCUOLA” CARROZZA: “ISTRUZIONE PRIORITARIA” (S.Renzini) [solo_testo] pag. 23  
Corriere Fiorentino (Corriere della Sera)  del  15-06-2013  
IL MINISTRO CARROZZA: ORA IL FONDO UNICO PER L’EDILIZIA SCOLASTICA [solo_testo] pag. 9  
L’Unita’  del  15-06-2013  
CARROZZA: LA SCUOLA TORNA CENTRALE PER IL GOVERNO (G.Vittori) [solo_testo] pag. 6  
Libero Quotidiano  del  16-06-2013  
PER ASSUMERE UN ADDETTO STAMPA LA CARROZZA FA UN BANDO ILLEGITTIMO (A.Castro) [solo_testo] pag. 11  
la Nazione – ed. Pisa  del  17-06-2013  
VIP E MINISTRI I SUPER- OSPITI [solo_testo] pag. 3  
Affari&Finanza (la Repubblica)  del  17-06-2013  
INNOVAZIONE, SERVE UN VERO “ECOSISTEMA” (E.Occorsio) [solo_testo] pag. 9  
   

MINISTERO

 
   
Giorno/Resto/Nazione  del  15-06-2013  
SCUOLA, NUOVA SFIDA DELLA CARROZZA “CAMBIERO’ L’ESAME DI MATURITA'” (S.Mastrantonio) [solo_testo] pag. 8  
Io Donna (Corriere della Sera)  del  15-06-2013  
Int. a M.Carrozza: “IN BOCCA AL LUPO, RAGAZZI! MA LA MATURITA’ VA CAMBIATA” (C.Lacava) [solo_testo] pag. 54/56  
il Messaggero  del  17-06-2013  
MATURITA’ MERCOLEDI’ IL TEMA AGLI STUDENTI PIACE IL SAGGIO BREVE (A.Camplone) [solo_testo] pag. 10/11  
il Messaggero  del  17-06-2013  
Int. a L.Favini: L’UOMO CHE PREPARA LE TRACCE: “NON CI SARA’ QUELLASULLA SIRIA” (A.cam.) [solo_testo] pag. 10  
Corriere della Sera  del  17-06-2013  
L’ANSIA PER LE PROVE E IL TOTO-TRACCIA IN CINQUECENTOMILA ALLA MATURITA’ [solo_testo] pag. 21  
il Mattino  del  17-06-2013  
Int. a E.Affinati: AFFINATI: “LA MANIA DEI TEST NON FA STUDIARE SERIAMENTE” (F.Coscia) [solo_testo] pag. 12  
Giorno/Resto/Nazione  del  17-06-2013  
SCATTA OGGI IL TEST INVALSI, LO SPAURACCHIO DEI TREDICENNI [solo_testo] pag. 11  
Corriere della Sera  del  16-06-2013  
IL CUSTODE DELLA SCUOLA UCCIDE LA PROFESSORESSA CHE L’AVEVA RESPINTO (F.Cavallaro) [solo_testo] pag. 20  
L’Unita’  del  16-06-2013  
DONNE, LA STRAGE QUOTIDIANA (M.Modica) [solo_testo] pag. 11  
L’Unita’  del  16-06-2013  
Int. a J.Idem: “DIRITTI UGUALI PER TUTTI STAVOLTA SI PUO’ FARE” (N.Lombardo) [solo_testo] pag. 4/5  
Corriere della Sera  del  15-06-2013  
IDEM: SETTIMANA NELLE SCUOLE CONTRO L’OMOFOBIA (F.Cavallaro/F.Di frischia) [solo_testo] pag. 15  
Corriere della Sera  del  17-06-2013  
DON MAZZI SULLE ORME DI DON MILANI COSI’ I RAGAZZI DIFFICILI RITROVANO LA SCUOLA (E.so.) [solo_testo] pag. 21  
L’Unita’  del  17-06-2013  
LA MAESTRA E’ UN’ARTISTA (M.Trinci) [solo_testo] pag. 19  
la Repubblica  del  17-06-2013  
LA RIVINCITA DEL FIGLIO UNICO – AMMANITI MASSIMO (M.Ammaniti) [solo_testo] pag. 23  
Domenica (Il Sole 24 Ore)  del  16-06-2013  
NELLE AULE SCOLASTICHE CROCIFISSI O MEZZELUNE? (F.Foradini) [solo_testo] pag. 38  
Italia Oggi  del  15-06-2013  
BORSE DI STUDIO PER I FUORI SEDE MERITEVOLI (A.Ricciardi) [solo_testo] pag. 21  
il Sole 24 Ore  del  17-06-2013  
LA LAUREA LANCIA LA SFIDA-OCCUPAZIONE (E.Della ratta/C.Fei) [solo_testo] pag. 9  
il Sole 24 Ore  del  17-06-2013  
MEDICINA RESISTE IN VETTA DELLE OPPORTUNITA’ (P.Del bufalo) [solo_testo] pag. 16  
il Sole 24 Ore  del  17-06-2013  
LA CARTA DELLE LINGUE PER ACCELERARE LA CONQUISTA DEL POSTO (A.Lanzarini) [solo_testo] pag. 12  
il Sole 24 Ore  del  17-06-2013  
STUDIARE RENDE: PIU’ CHANCE DI LAVORO (A.Cammelli) [solo_testo] pag. 9  
il Sole 24 Ore  del  17-06-2013  
TEST D’INGRESSO A SETTEMBRE (B.Bisazza) [solo_testo] pag. 9  
il Sole 24 Ore  del  17-06-2013  
“DOPPI TITOLI” A QUOTA 925 (E.Della ratta) [solo_testo] pag. 11  
il Sole 24 Ore  del  17-06-2013  
ITER SPECIFICI PER IL RICONOSCIMENTO (E.d.r.) [solo_testo] pag. 11  
la Repubblica  del  17-06-2013  
GLI UNIVERSITARI ASSUNTI DALL’ATENEO “COSI’ POTRANNO PAGARSI GLI STUDI” (G.Caporale) [solo_testo] pag. 20  
la Gazzetta del Mezzogiorno  del  16-06-2013  
SETTE CANDIDATI IN LIZZA PER UN POSTO MAGNIFICO (L.Barile) [solo_testo] pag. VI/VII  
il Mattino  del  15-06-2013  
UNIVERSITA’, CORSI IN CARCERE PER I DETENUTI (Va.es.) [solo_testo] pag. 46  
Il Secolo XIX  del  15-06-2013  
ERZELLI, LA CORTE DEI CONTI DICE NO (D.Grillo) [solo_testo] pag. 19  
Italia Oggi Sette  del  17-06-2013  
STUDIARE A BOLOGNA CONVIENE (F.Grossi) [solo_testo] pag. 40  
Giornale di Sicilia  del  17-06-2013
“CERVELLI IN FUGA E POCHE RISORSE TORNERREMO A ESSERE UN PAESE DA NOBEL?” (A.Cardinale) [solo_testo] pag. 10
La Lettura (Corriere della Sera)  del  16-06-2013  
VUOI FONDI PER LA RICERCA? SCRIVI (SOLO) UNA PAGINA (G.Remuzzi) [solo_testo] pag. 8  
Libero Quotidiano – Ed. Milano  del  15-06-2013  
LA REGIONE: NON COMPRIAMO LE AREE CERBA [solo_testo] pag. 41  
Corriere della Sera – ed. Milano  del  17-06-2013  
L’ISTITUTO DEI TUMORI DIVENTA POLO UNIVERSITARIO (S.rav.) [solo_testo] pag. 3  
Corriere della Sera  del  16-06-2013  
SEMINATI OGM IN FRIULI, IL MINISTRO: ILLEGALE (M.De bac) [solo_testo] pag. 22  
Giorno/Resto/Nazione  del  15-06-2013  
I PROIETTILI ITALIANI CONTRO IL CANCRO [solo_testo] pag. 36  
Avvenire  del  15-06-2013  
TECNO-RIFIUTI, IL TESORO NASCOSTO (A.Guerrieri) [solo_testo] pag. 3  
Domenica (Il Sole 24 Ore)  del  16-06-2013  
LA FILOSOFIA CHE CHIARISCE LA FISICA (C.Rovelli) [solo_testo] pag. 29  
La Notizia (Giornale.it)  del  15-06-2013  
2013 ODISSEA NELLO SPRECO SPESE SPAZIALI INUTILI E COSTOSE (A.Koveos) [solo_testo] pag. 5  
Il Secolo XIX  del  16-06-2013  
LA NONNNA DELLE STELLE (F.Coliolo) [solo_testo] pag. 37  
   

PUBBLICA  AMMINISTRAZIONE  E  SOCIETA’

 
   
il Sole 24 Ore  del  16-06-2013  
LO STATO PAGHERA’ SE RITARDA (D.Colombo) [solo_testo] pag. 11  
Italia Oggi  del  15-06-2013  
ORA LA BUROCRAZIA PAGA IL CONTO (F.Cerisano) [solo_testo] pag. 22  
L’Unita’  del  17-06-2013  
Int. a G.D’alia: “RISARCITI I PRIVATI CONTRO LA BUROCRAZIA” (C.Fusani) [solo_testo] pag. 5  
Corriere della Sera  del  15-06-2013  
DUE REGISTRI PER L’AGENDA DIGITALE MAGGIORE CHIAREZZA SUI COMPITI (E.Segantini) [solo_testo] pag. 58  
il Sole 24 Ore  del  17-06-2013  
DIPENDENTI MA CON IL DOPPIO LAVORO (A.Cherchi) [solo_testo] pag. 7  
la Stampa  del  16-06-2013  
“DALLO SBLOCCO DEI CANTIERI 30 MILA NUOVI POSTI” (R.Giovannini) [solo_testo] pag. 6  
L’Unita’  del  17-06-2013  
“SBLOCCACANTIERI” NELLE CITTA’ PER FAR RIPARTIRE L’ECONOMIA (M.fr.) [solo_testo] pag. 3  
il Messaggero  del  17-06-2013  
ORA IL PREMIER PUNTA TUTTO SULL’OCCUPAZIONE (M.Conti) [solo_testo] pag. 1  
il Messaggero  del  16-06-2013  
OCCUPAZIONE, SBLOCCATI 5 MILIARDI DEI FONDI EUROPEI (G.Franzese) [solo_testo] pag. 2  
la Gazzetta del Mezzogiorno  del  15-06-2013  
AL VIA IL “PIANO D’AZIONE” OCSE (R.Schena) [solo_testo] pag. 17  
il Messaggero  del  16-06-2013  
GENERAZIONE IN FUGA, L’ELDORADO E’ TEDESCO (A.Di lellis) [solo_testo] pag. 1  
il Mattino  del  16-06-2013  
VIA DAL SUD ANCHE I BORGHESI UN CERVELLO SU 3 VUOLE EMIGRARE (A.Noto) [solo_testo] pag. 8  
la Repubblica  del  17-06-2013  
QUEL CHE RESTA DELL’AMBIENTE (F.Erbani) [solo_testo] pag. 34  
Corriere della Sera  del  17-06-2013  
LACERATE, SPORCHE O SCOLORITE LE BANDIERE D’ITALIA (P.Di stefano) [solo_testo] pag. 18  
   
   
   
A cura di Giuseppe Colella e Federico Bandi